lunedì 9 dicembre 2013

τοῦ λεγομένου Χριστοῦ è un'interpolazione cristiana (IX)

Segue dal post precedente.
Conoscenza di Origene di un altro passaggio di Giacomo

Come dobbiamo allora comprendere il riferimento a ''il fratello di Gesù che fu chiamato Giacomo, il cui nome era Giacomo'', che ora appare in Antichità Giudaiche 20:200? Ci sono cinque possibili scenari:

 1) L'intero passaggio su Anano è una interpolazione. E' stata avanzata l'ipotesi che l'intero passaggio che tratta della rimozione di un sommo sacerdote e della designazione di uno nuovo è una interpolazione. Ma poichè il testo si adatta così bene al suo contesto e la storia ha un ruolo importante e considera un evento storico piuttosto importante, questo è decisamente improbabile.


2) ''Il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo, il cui nome era Giacomo'' è l'interpolazione. Uno deve tenere a mente che Giuseppe racconta del fato di Anano, e non di quello di Giacomo. Giuseppe non aveva motivo di menzionare veramente Giacomo: questo fu irrilevante alla storia. Il punto principale di Giuseppe è di spiegare perchè Anano fu deposto, in particolare perchè cosa fece non era lecito. Sarebbe stato abbastanza per Giuseppe scrivere che Anano illegalmente condannò alcune persone a morte e per questa ragione fu deposto. Così forse Giuseppe non menzionò affatto Giacomo in questo punto. Nella sua opera precedente, la Guerra Giudaica, egli descrive Anano in una luce completamente diversa e decisamente più favorevole; come ''venerando sotto ogni rispetto e di assoluta integrità'' e ''straordinariamente attaccato alla libertà e alla democrazia''. In questo libro egli non menziona l'esecuzione di Giacomo, ma invece che gli Idumei e gli Zeloti più tardi avrebbero trucidato Anano, e che furono le loro azioni che condussero alla ''morte di Anano [e non la morte di Giacomo] segnò l'inizio della distruzione della città, e che le sue mura caddero e lo stato dei giudei andò in rovina a cominciare dal giorno in cui essi videro scannato in mezzo alla città il loro sommo sacerdote e il capo della loro salvezza''. [1]

3) ''Il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo'' è l'interpolazione aggiunta nello scritto originario di Giuseppe, che in tal caso fu solo a proposito di qualcuno ''il cui nome era Giacomo'' (Iakôbos onoma autô, Ἰάκωβος ὄνομα αὐτῷ). Sembra improbabile che Giuseppe avesse usato il nome Cristo, specialmente al fine di identificare Gesù, poichè Giuseppe è sempre rimasto un fariseo e quindi un ebreo praticante. Ma neppure fu strettamente necessario per lui spiegare l'identità di questo fratello di Giacomo. Se si rimuove la frase ''il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo'' la storia diventa interamente coerente. Il sommo sacerdote Anano fu deposto dalla carica perchè illegalmente aveva condannato a morte ''uno il cui nome era Giacomo e alcuni altri''. Questo fu anche il modo ufficiale di Giuseppe di identificare una persona che era irrilevante alla storia o di cui egli non ne sapeva abbastanza. Più tardi, qualche lettore cristiano ipotizzò che Giacomo dovesse essere il fratello del Signore Giacomo, che secondo la tradizione cristiana era il leader della chiesa cristiana di Gerusalemme. Il lettore dunque, forse col supporto di Matteo 1:16, ha fatto una nota a margine: ''il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo''. Quando il manoscritto poi fu copiato, il copista considerò la nota appartenente al testo originale, o almeno pensò che così dovesse essere, e indotto da questa personale personale la incluse. Non era inusuale che tali note marginali (cosiddette glosse) fossero incluse nel testo quando i manoscritti della Bibbia furono copiati.

4) Solamente ''che fu chiamato Cristo'' è l'interpolazione. Un'altra possibilità è che solo le parole ''che fu chiamato Cristo'' sono aggiunte. Giuseppe allora avrebbe scritto ''il fratello di Gesù, il cui nome era Giacomo''. Questa mi sembra la spiegazione più probabile. Il Gesù a cui Giuseppe riferisce in tal caso era Gesù, il figlio di Damneo, che Giuseppe solo dopo un pò di righe dice che fu designato nuovo sacerdote dopo Anano. Anche questa soluzione farebbe di Giacomo e di Gesù dei fratelli, ma comunque figli di Damneo e non di Giuseppe. Questo chiarirebbe altrettanto perchè Giuseppe non spiegò chi fosse Gesù (a meno che naturalmente il paragrafo non recitava in origine ''il fratello di Gesù figlio di Damneo, il cui nome era Giacomo''). Questo invece diventa evidente un pò di frasi dopo. Allo stesso tempo questo spiega anche perchè Giacomo è ucciso. Egli e suo fratello Gesù, il figlio di Damneo, appartennero ad una fazione rivale che l'ala di Anano colse l'opportunità di decimare quando nessun procuratore era sul posto.  Gesù, il figlio di Damneo, ovviamente è sconvolto dall'uccisione del fratello, e perciò aizza le masse. L'insurrezione popolare che segue, forza Agrippa II a deporre Anano e fare di Gesù il nuovo sacerdote. Più tardi, in Antichità Giudaiche, apprendiamo che il re Agrippa II depone anche Gesù, il figlio di Damneo, e designa Gesù, il figlio di Gamaliele, al suo posto: un uomo che in Guerra Giudaica è associato all'ala di Anano. [2] Questo significa che la carica contesa di sommo sacerdote passò dall'ala di Anano all'ala di Damneo e ritornò all'ala di Anano nuovamente.

Shaye Cohen fornisce numerosi esempi tratti dalla Vita di Giuseppe, che dimostra che Giuseppe spesso si riferisce ad una persona per nome, senza spiegare chi è, e solo poco più tardi identifica la persona. [3] Anche Steve Mason esemplifica come Giuseppe menziona una persona per nome e solo in seguito ne dà l'identificazione -- precisamente come sarebbe il caso se Giuseppe identificò in Giacomo il fratello di Gesù, e un pò di frasi dopo informò il lettore che questo Gesù era il figlio di Damneo e fu designato sommo sacerdote dopo Anano. Mason si domanda se Giuseppe possa star usando ''una deliberata tecnica narrativa'' al fine di indurre il lettore a chiedersi chi sia quella persona. Un pò di frasi più tardi egli fornisce la risposta, nello stesso modo in cui nei film spesso vi chiedete chi è la persona e solamente più tardi ottenete la risposta. [4]

Se Giuseppe scrisse proprio ''il fratello di Gesù, il cui nome era Giacomo'' e solo un pò di frasi dopo identificò questo Gesù come il figlio di Damneo e il nuovo sommo sacerdote, questo non sarebbe affatto straordinario e anzi sarebbe totalmente in linea con il modo in cui Giuseppe procedeva in altre situazioni. Questo spiegherebbe anche perchè Gesù è posto prima di Giacomo nella frase. Si tratta di un invito al lettore a prestrare attenzione all'importanza di questo Gesù per l'identificazione di Giacomo (e quindi per la comprensione dell'episodio), e un pò di frasi dopo viene detto che Gesù fu costituito nuovo Sommo Sacerdote. Se così, l'aggiunta cristiana ''che fu chiamato Cristo'' cambiò completamente il significato di cosa in origine scrisse Giuseppe, eclissando il legame tra il nuovo sommo sacerdote e il suo fratello assassinato.

5) Giacomo, il fratello del Signore! Una quinta possibilità è che il paragrafo in origine recitava: ''Giacomo, il fratello del Signore''. Infatti nel nono secolo Fozio dice nella sua resa del passaggio che Anano ''accusò Giacomo, il fratello del Signore, e altri con lui, di disobbedire alle leggi''. [5] Questo sarebbe allora coerente con la descrizione di Paolo a proposito di Giacomo come il fratello del Signore. E se questa fu la lettura originale allora questa frase è chiaramente una interpolazione cristiana, perchè Giuseppe per virtù della sua fede ebraica non chiamerebbe mai Gesù ''il Signore''.

[1] Flavio Giuseppe scrive:
''Non credo di sbagliare dicendo che la morte di Anano segnò l'inizio della distruzione della città, e che le sue mura caddero e lo stato dei giudei andò in rovina a cominciare dal giorno in cui essi videro scannato in mezzo alla città il loro sommo sacerdote e il capo della loro salvezza. Era stato un uomo venerando sotto ogni rispetto e di assoluta integrità, che pur dall'alto della sua nobiltà, del suo rango e della sua onorifica posizione si era sempre compiaciuto di trattare alla pari anche le persone più umili, un uomo straordinariamente attaccato alla libertà e alla democrazia,  
che all'interesse privato aveva sempre anteposto il bene comune. Quello di salvare la pace fu il primo dei suoi pensieri, perché sapeva che non sarebbe stato possibile battere i romani, ma, costretto dalla necessità, si preparò anche alla guerra in modo che, se i giudei non fossero riusciti a raggiungere un accordo, potessero almeno scendere in campo in condizioni favorevoli. Insomma, se Anano fosse sopravvissuto, certamente i giudei sarebbero venuti a un'intesa, perché egli era un abile parlatore, capace di convincere il popolo, e già aveva preso il sopravvento sugli avversari; altrimenti, in caso di guerra, avrebbero dato molto filo da torcere ai romani sotto un simile comandante.'' (Flavio Giuseppe, Guerra Giudaica 4:314)
[2] Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche 20:212–214, Guerra Giudaica, libro 4.

[3]  Shaye Cohen dà qualche esempio dalla Vita di Giuseppe:
"Il metodo insolito di introdurre e re-introdurre personaggi e luoghi è particolarmente evidente in Vita. Cestio Gallo, il governatore della Siria, è menzionato la prima volta in Vita 23 , ma il suo titolo non apparire fino a Vita 30. Vita 49 e Vita 214 ricordano solo il nome, Vita 347 e 373 aggiungono il titolo. Il villaggio di Dabaritta è citato in Vita 126 ma Giuseppe non spiega la sua posizione fino a Vita 318. Gesù ben Saffia è introdotto in Vita 134 come se fosse un nuovo personaggio, anche se è apparso almeno una volta prima (Vita 66). Incontriamo Anania, un membro dell'ambasciata, in Vita 197, ma Giuseppe lo descrive in Vita 290 come se fosse per la prima volta. Anche altrove, Giuseppe impiega la stessa non-tecnica. I monumenti di Elena sono menzionati in Guerra Giudaica 5.55 e 119, ma Elena non è identificata fino a 147 e 253. Giovanni di Giscala appare per la prima volta in Guerra Giudaica 2.575, ma viene introdotto solo nel 585. Antiochia è descritta in Guerra Giudaica 3.29 anche se è stata evocata di frequente in Guerra Giudaica 1 e 2. Giuda il Galileo, il figlio di Ezechia, è introdotto due volte (Guerra Giudaica 2.56//Antichità Giudaiche 17.271 e Guerra Giudaica 2.118//Antichità Giudaiche 18.4). Antipatro il padre di Erode è descritto come se fosse un nuovo personaggio in Guerra Giudaica 1.180-81//Antichità Giudaiche 14.121. Eventuali deduzioni a proposito delle fonti di Giuseppe sulla base di queste stranezze sono inaffidabili.''
(Shaye J. D. Cohen, Josephus in Galilee and Rome: his vita and development as a historian, 1979 Leiden, pag. 111)
[4] Steve Mason scrive:
"Il Gesù di Tiberiade (da Vita 271) è l'arconte, o presidente del consiglio (278-79) - un esempio di menzione del nome poco prima di darne l'identificazione. Questo accade occasionalmente anche in Guerra Giudaica. io mi sono chiesto se non sia una deliberata tecnica narrativa: provocare il lettore a chiedersi chi sia questo tizio, e poi fornirne l'identificazione, dopo un paio di frasi (il modo in cui i film spesso sollevano domande del genere -- Chi è questa persona? -- per poi solo successivamente fornire la risposta".
(David C. Hindley su Freethought & Rationalism Discussion Board, dove cita un paio di paragrafi da una lettera di Steve Mason)  
[5] Fozio scrive:
''Quindi, questo Anania, quando Festo era morto in giudea e prima che Albino ricoprisse la carica, riunì il Sinedrio di sua propria volontà e accusò Giacomo, il fratello del Signore, e altri con lui, di disobbedire alle leggi e ne ordinò la morte mediante lapidazione.'' (Fozio, Bibliotheca, codex 238 [Su Antichità dei Giudei])