mercoledì 11 dicembre 2013

Ken Olson: il Testimonium Flavianum è un Falso (II)

  ...Questa libera traduzione dell'articolo di Ken Olson, A Eusebian Reading of the Testimonium Flavianum (2013) continua dal post precedente...


Sembrerebbe ragionevole supporre che l'identità di Gesù come il Cristo (una etichetta appropriata per Gesù), e non meramente un uomo saggio (una vera ma inadeguata classificazione per Gesù), è stabilita basandosi sulle tre ragioni che sono state appena fornite nel testo. Il termine “autore di opere straordinarie” παραδόξων ἔργων ποιητής, contrariamente a cosa si trova di frequente nella letteratura sul Testimonium, è di gran lunga più caratteristico di Eusebio piuttosto che di Giuseppe. Giuseppe mai altrove userebbe la parola ποιητής nel senso di “autore” o “fattore” al posto di “poeta”. E né mai altrove combina una forma di ποιέω con παράδοξος nel senso di operatore di miracoli.
La combinazione di παράδοξος e ποιέω a significare “operatore di miracoli” è estremamente comune in Eusebio e occorre più di un centinaio di volte. Insieme alla controversa eccezione dello stesso Testimonium, la parola ποιητής modificata da παραδόξων ἔργων non appare da nessun'altra parte nella base dati Thesaurus Linguae Graecae della letteratura greca esistente prima di Eusebio, che usa questa combinazione di parole dieci volte fuori dal Testimonium, di solito riferite a Gesù, ma anche a Dio. Egli dice, per esempio, che Dio divenne “un autore di opere straordinarie” per l'imperatore Costantino nella Vita di Costantino 1.18.2. Due aspetti del modo in cui il termine viene usato nel Testimonium sono degni di nota. In primo luogo, Eusebio usa il fatto che Gesù fu un “autore di opere straordinarie” nella Dimostrazione per dimostrare che Gesù fu al di là dell'umano nella sua natura. Nella Dimostrazione 3.3.20, Eusebio dice si voler discutere Cristo come se egli avesse solo una comune natura umana e passerebbe poi a discutere il suo lato più divino. La sezione successiva inizia con il suo primo utilizzo del termine παραδόξων ἔργων ποιητής come etichetta per Gesù (3.4.21). Eusebio sembra di star usando il termine a suggerire che Gesù fu più di un uomo ordinario, proprio come il Testimonium lo usa per giustificare l'interrogativo se sia adeguato chiamare Gesù un uomo. In secondo luogo, Eusebio frequentemente afferma che fu predetto nelle profezie che il Cristo sarebbe stato un operatore di miracoli, e una volta perfino che egli sarebbe stato un παραδόξων ἔργων ποιητής (Storia Ecclesiastica 1.2.23), e questo sarebbe implicato dal Testimonium, altrettanto.

La descrizione di Gesù come di “un maestro di uomini che accolgono con piacere la verità” ha generato qualche difficoltà alla tesi dell'autenticità perchè sembra appellarsi alla verità degli insegnamenti di Gesù. Alcuni studiosi hanno difeso tramite congetture la correzione della parola da τἀληθῆ a τ’ ἄλλ’ ἤθη, “altre dottrine” per evitare la difficoltà. Altri hanno pensato che la parola ἡδονή (“piacere”) possiede una connotazione chiaramente negativa nell'uso del Nuovo Testamento (e quindi plausibilmente pure nell'uso di altri antichi cristiani) ma Giuseppe impiega la parola in entrambi i sensi, positivo e negativo.
Meier trova difficile dire con precisione cosa questo testo possa significare per Giuseppe:
La frase greca τῶν ἡδονῇ τἀληθῆ δεχομένων poteva implicare semplicemente entusiasmo, perfino auto-delusione. Tuttavia, mentre è possibile, questo non è necessariamente il senso. Potremo avere qui un esempio di cosa sta facendo Giuseppe per tutto il Testimonium: scrivere accuratamente un testo ambiguo che diversi uditori potevano prendere in diversi modi.
Meier 1991:76n19
Meier quindi ipotizza che Giuseppe deliberatamente creò un testo ambiguo così che noi non possiamo essere sicuri su cosa intendeva con esso.
Possiamo trovare una spiegazione di gran lunga migliore di cosa il testo dice veramente se investighiamo la possibilità che lo scrisse Eusebio. In due opere differenti (In Onore di Costantino 17.11, Martiri di Palestina 6.6), Eusebio elogia i cristiani che subirono il martirio con ἡδονή (“piacere”), e nei suoi commenti del Salmo 67.4 (PG 23 col. 684D) parla del godimento del divino piacere nella presenza di Dio. Eusebio, come Giuseppe e altri scrittori, riconosce sia buone sia cattive forme di piacere.
Al pari della frase “autore di opere straordinarie”, la frase διδάσκαλος ἀνθρώπων (“maestro di uomini”) è anch'essa più caratteristica di Eusebio piuttosto che di Giuseppe. Neville Birdsall, che tentò di negare l'autenticità del Testimonium basandosi su un esame del suo linguaggio, osservò che la parola διδάσκαλος seguita dai recipienti, invece dei contenuti, dell'insegnamento nel genitivo è estremamente raro in Giuseppe. Esso si trova solo in Guerra Giudaica 7.444, dove Giuseppe colloca sia i recipienti sia il contenuto dell'insegnamento nel genitivo. Eusebio d'altra parte chiama Gesù un “maestro di uomini” altrove nella Dimostrazione e pretende anche che fu predetto nella profezia che Cristo sarebbe stato un “maestro di uomini” (Dimostrazione 3.6.27, 9.11.3; nota anche le varianti in 3.7.6 e 5.Proem.24). In un'altra circostanza, Eusebio identifica Gesù come il salvatore degli esseri umani e il maestro di barbari e greci insieme e colloca i recipienti dell'insegnamento nel genitivo (Dimostrazione 5.Proem.25). In tutti quei casi il contenuto dell'insegnamento di Gesù è εὐσέβεια, religione o pietà, e in due di loro in particolare è la ''vera religione'', un termine che egli definì nell'introduzione alla sua Preparazione al Vangelo come adorazione dell'unico Dio che è creatore di tutto (Preparazione 1.1). Questo è probabilmente il significato qui, perchè Giuseppe a volte usa il neutro plurale τὰ ἀληθῆ a indicare le credenze religiose monoteistiche degli antichi ebrei che Gesù ricostituì insegnandole ai suoi discepoli, come in Dimostrazione 4.13, dove Eusebio dice:
Egli insegnò loro verità (τὰ ἀληθῆ) non condivise da altri, ma istituite come Leggi da Lui o dal Padre in lontani periodi di tempo per gli uomini di Dio ebrei antichi e pre-mosaici.
Dimostrazione 4.13.169
Preso assieme, tutto questo suggerisce che quando il testo descrive i recipienti degli insegnamenti di Gesù come “uomini che accolgono con piacere la verità”, esso non è né polemico né intenzionalmente ambiguo. Ciò significa che Gesù insegnò le verità circa l'Unico Dio a coloro che erano disposti a riceverle.
La dichiarazione che “attirò a se molti Giudei e anche molti dei Greci”, è stata una dei punti principali portati a sostegno della posizione che il testo sia parzialmente autentico. Un mucchio di studiosi pretende che un cristiano non avrebbe detto che Gesù guadagnò molti ebrei e gentili perchè i vangeli descrivono la missione di Gesù rivolta solamente agli ebrei e che la missione ai gentili non iniziò se non dopo la sua morte. Ma qui dobbiamo riconoscere che quanto dicono i vangeli ai lettori moderni non è necessariamente cosa dicevano agli antichi interpreti.
Eusebio introduce il Testimonium nel corso della sua difesa della testimonianza dei discepoli come fornita nei vangeli. Seguendo la sua citazione del Testimonium e le brevi menzioni di Atti e i vescovi ebrei di Gerusalemme, egli dice:
Quindi la totale calunnia contro i suoi discepoli è distrutta, quando mediante la loro prova, e anche a parte da quella prova, dev'essere confessato che molte migliaia di ebrei e gentili furono portate sotto il Suo giogo da parte di Gesù il Cristo di Dio mediante i miracoli che aveva eseguito.
Dimostrazione 3.5.109 (mia enfasi).
Eusebio non solo accetta la pretesa del Testimonium che Gesù guadagnò a sé numerosi gentili, ma esagera il numero -- ''molte migliaia'' -- e pretende che questa pure sia la testimonianza degli evangelisti. E neppure è questo il solo contesto in cui Eusebio afferma che Gesù attrasse i gentili durante il suo ministero. Nella Dimostrazione IV, 10, Eusebio elenca tra gli altri atti di Gesù durante la sua incarnazione: ''Egli rese tutti quelli da Lui venuti liberi da superstizioni vecchissime e dalle paure dell'errore idolatra'' (4.10.14). Presumibilmente non si sta riferendo agli ebrei. Nella Dimostrazione 8.2, Eusebio afferma che ''mediante l'insegnamento e i miracoli Egli rivelò i poteri della Sua Divinità a tutti in eguale misura se greci o ebrei'' (8.2.109). Nella Storia Ecclesiastica, Eusebio introduce la storia della conversione di re Abgar e la città di Edessa dicendo: “La divinità del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo divenne famosa tra tutti gli uomini a causa del suo meraviglioso potere miracoloso, e condusse a lui migliaia perfino di quelli che erano in terre straniere assai remote dalla Giudea, nella speranza di guarire dalle malattie e da tutti i generi di sofferenza” (1.13.1). Nel Libro VII, racconta anche di una statua di Gesù a Cesarea di Filippo eretta per onorare la guarigione di Gesù di una donna con una perdita di sangue. Eusebio commenta: ''E non è affatto sorprendente che quei gentili, che a lungo ricevettero benefici dal nostro Signore, dovessero aver fatto quelle cose'' (7.18.4). Qualsiasi cosa potremo supporre intorno alla possibilità che Gesù attrasse gentili durante il suo ministero, dovremmo concedere che Eusebio pensò che Gesù fece così. Inoltre, Eusebio dedica tutto il Libro II della Dimostrazione a rispondere all'accusa che il Cristo fu promesso agli ebrei. Eusebio dimostra, al contrario, che la speranza del Cristo fu promessa in pari misura a ebrei e a gentili e che la chiesa cristiana contiene sia i gentili sia i rimanenti degli ebrei.
Il fatto che Gesù insegnò la vera religione non solo tra gli ebrei, ma pure tra i gentili, è cosa permette la conclusione che segue nel Testimonium: “Egli era il Cristo”. Nel secondo capitolo del Libro III della Dimostrazione, tre capitoli prima di introdurre il Testimonium, Eusebio presenta un esteso argomento che Gesù è il profeta come Mosè la cui venuta fu predetta in Deuteronomio 18. Sia Mosè sia Gesù hanno operato miracoli. Sia Mosè sia Gesù hanno impartito la verità intorno all'Unico Dio. Ma mentre Mosè ha impartito questa verità solamente tra gli ebrei, Gesù fu il primo ad aver insegnato la vera religione dell'Unico Dio non solo tra gli ebrei, ma agli esseri umani di tutte le nazioni. E' il compimento delle profezie intorno al Cristo che permette al Testimonium di concludere a questo punto nel testo che, in realtà, egli era il Cristo.
La lettura proposta per la prima metà del Testimonium, perciò, è che esso pone in discussione se sia adeguato chiamare Gesù un uomo e conclude che egli non fu solamente un uomo, ma il Cristo. La giustificazione per questa conclusioone è che egli fu un operatore di opere miracolose, impartì agli esseri umani la verità intorno all'unico Dio, e conquistò non solamente gli ebrei ma i gentili altrettanto -- cioè, tutte le persone al di là della nazionalità o della precedente appartenenza religiosa. Quelle sono cose che Eusebio pretende altrove che furono predette intorno a Cristo nella profezia.

                                                                                                      ...continua...