mercoledì 19 febbraio 2014

Stephen Law, o della Fondazione del Dubbio sui soli vangeli

Nella mia esperienza, il punto decisivo in cui, quasi una folgorazione, mi sono reso conto che Gesù non è mai esistito, è stato man mano che comprendevo le lettere autentiche di Paolo attraverso le illuminanti pagine di Jesus: Neither God Nor Man di Earl Doherty: a quel punto, a metà libro, mi sono reso conto che, qualsiasi testimonianza sarebbe venuta dopo Paolo a proposito di Gesù, qualunque ne fosse stata la provenienza (se da uno storico come Flavio Giuseppe o da un agiografo come Marco) , l'avrei irrimediabilmente vista per quel che era: il banale tentativo di antropomorfizzare l'angelo Gesù che tanto impatto ebbe sull'esistenza dell'uomo chiamato Paolo.

Dopo qualche anno, è cresciuta la meraviglia con cui gli storicisti, quando non sono banali, Folli Apologeti pronti a citare il Testimonium Flavianum di turno e/o il Testimonium Taciteum, sono convinti di fondare la storicità di Gesù con i soli vangeli alla mano. Agiscono come automi: come se i vangeli siano stati scritti prima delle epistole di Paolo. Per contro, io ero (e forse sono tuttora) convinto che solo se un vangelo precede Paolo allora Gesù probabilmente è storico. Ma non avevo ancora letto questo articolo, di un filosofo inglese, Stephen Law. Articolo che, sebbene di natura filosofica in principio (e dunque non critico-letteraria), illustra mirabilmente come non si possa affatto fondare la certezza di un Gesù storico sui soli vangeli, contrariamente a quanto pensano storicisti come Dale Allison.
L'ottimo libro Proving History del miticista Richard Carrier mi aveva già convinto del fatto che i criteri di autenticità falliscono uno dopo l'altro - e/o tutti assieme - a recuperare un detto o un atto (almeno ''essenzialmente'') gesuano. Ma questo articolo fa ancora di più: fonda un legittimo, puro agnosticismo sull'esistenza stessa di Gesù, basandosi sui soli vangeli. Sfido qualunque lettore, dopo averlo veramente letto e veramente compreso, ad avere ancora la stessa fede di prima nella storicità di Gesù. E sfido i più tenaci lettori, in possesso cioè di ancora una leggera propensione verso l'idea di un Gesù storico, a ritenere la loro fede ''sopravvissuta'' nel (figlio dell')uomo ancora abbastanza forte da resistere contro il più forte argomento miticista su Paolo (ricordandosi l'assioma per cui un argomento debole deve sempre cedere il posto dinanzi ad un argomento forte).
L'articolo NON dimostra la sua tesi perchè non è il suo scopo. Il suo obiettivo è solo impostare correttamente un argomento, ad uso e consumo dell'esperto del settore che vorrebbe applicarlo su Gesù sostanziandolo di una efficace dimostrazione della natura interamente mitico-letteraria dei vangeli. Esattamente quanto ha promesso di fornire Richard Carrier nel suo prossimo volume On the historicity of Jesus.

Sarà utile illustrare al lettore quali sono le tre possibili visioni dell'entità Gesù criticamente esaminata.
Gli storicisti sono tali perchè erroneamente convinti di rintracciare, nella presunta intersezione tra Storia reale e i vangeli, mediante i cosiddetti criteri di autenticità, l'''essenza'' del Gesù storico, se non le sue ipsissima verba et acta.
Nella misura in cui lo storicista è un Folle Apologeta, ovvero nella misura in cui tende a preferire letture letteraliste dei vangeli invece di bandirle, allora quell'intersezione tende vergognosamente ad espandersi.

Ma può anche avvenire il contrario. Rendendosi conto delle reali reali proporzioni a cui la vera natura mitico-letteraria dei vangeli esclude sempre più - e definitivamente - eventuali letture letteraliste, lo ''storicista'' rinuncia prima o poi a recuperare l'''essenza del Gesù storico'' senza tuttavia negare l'uomo, ridotto ora ad una mera ipotesi astratta, ad un unico, invisibile punto di intersezione tra la Storia reale e il Mito appiccicatogli addosso.

Questa posizione era lo scenario più radicale che potevo immaginare prima di leggere Earl Doherty, quando leggendo Paolo e già allora non trovando nulla del Gesù storico (e tuttavia senza potermi neppure liberare del tutto dalle note ''lenti colorate di vangelo'' perchè ignaro di portarle) mi rassegnavo all'idea che il Colossale Apostolo Paolo avesse definitivamente eclissato Gesù (al punto da rispondere all'inquietante e sinistro interrogativo ''A cosa serviva l'uomo Gesù a Paolo di Tarso?'' solo con risposte cospirazioniste, à la Eisenman).

Ma negare la storia non significa negare l'uomo.
Non negare l'uomo presenta dunque due possibilità, perchè apre un bivio molto sottile, eppure reale.
Se il ricercatore segue la logica classica, non negare l'uomo Gesù significa l'esatto contrario (e solo quello): affermare la sua esistenza. Lo storicista diventa minimalista. Una specie di Giano Bifronte, come i membri del Jesus Seminar, che da un lato si arroccavano dogmaticamente intorno ad un ''Gesù storico'' e dall'altro, in pari misura non sapevano che biascicare pochissimo intorno a lui, non accorgendosi della idiosincrasia nata dalla  fede dogmatica nell'esistenza storica di ''uno-di-cui-non-si-sa-nulla''.
Se al contrario si preferisce alla logica classica la logica intuizionistica (decisamente più ''elastica''), ''non negare l'uomo'' non per questo implica ipso facto affermarne l'esistenza, specie se non si portano dimostrazioni di quest'ultima frase. Insomma, la famosa zona grigia.
Il Dubbio è gettato sull'esistenza di Gesù, dal momento che, pur valendo ancora come ragionevole ipotesi, quella del Gesù storico è ormai ridotta ad una ipotesi astratta, passiva e inerte, senza più il minimo barlume di un'''essenza'' da recuperare perchè irrimediabilmente perduta dietro quel puro mito che sono i vangeli.
Lo storicista diventa Jesus Agnostic.


Gesù in quel caso si può paragonare a Ned Ludd, il (mitico?) fondatore del luddismo, più che a Buddha.


 Quest'ultimo probabilmente non è mai esistito, perchè fin troppo spesso in quel lontano, ancestrale passato un dio o semidio o uno spirito veniva antropomorfizzato (in un processo simile a quanto avvenuto al biblico Sansone, in origine una primitiva divinità solare, o prima ancora a Giosuè, probabilmente YHWH stesso antropomorfizzato mentre alla guida di Israele in armi). In generale, in quei tempi così ancestrali, la posizione di default da prendere è sempre quella della non-esistenza. Con Gesù invece è diverso.
Io invece, fortemente in debito con Earl Doherty, propenderei sempre più a fare un ulteriore passo rispetto all'agnosticismo sulla storicità, illustrato dalla totale separazione tra il mito di Gesù nei vangeli e la Storia reale,

perchè sono convinto che, ad un'attenta lettura delle epistole di Paolo, il Gesù di cui si parla non è un uomo, ma un essere cosmico, un angelo crocifisso dai demoni sotto la Luna, non sulla terra firma. La possibilità di un Gesù storico rimane, ma il concetto stesso di ''Gesù storico'' è così a tal punto messo in discussione dal quadro che emerge dalle lettere paoline, dalla epistola agli Ebrei e dall'Apocalisse, che perfino parlare di un ipotetico Gesù storico difficilmente sembra avere senso, perchè si tratta di una mera ipotesi astratta, del tutto inutile, passiva e inerte, che non spiega nulla e a fatica, davvero a fatica, si introduce in quel quadro - e quelle poche volte che lo fa, non riesco a non dubitare dell'effettiva efficacia della sua forzata introduzione, e a non ritenere quella stessa intrusione, al contrario, l'ennesima fantasia che si costruisce sopra un'altra fantasia, il sogno partorito da un altro sogno, la nuova di una vecchia illusione.

Quella che segue è la mia libera traduzione dell'articolo originario di Stephen Law EVIDENCE, MIRACLES AND THE EXISTENCE OF JESUS (Published in Faith and Philosophy 2011. Volume 28, Issue 2, April 2011. Stephen Law. Pages 129-151)
pubblicato nel suo blog al seguente indirizzo: 
http://stephenlaw.blogspot.it/2012/04/published-in-faith-and-philosophy-2011.html


Evidenza, miracoli e l'esistenza di Gesù

Sommario
La vasta maggioranza degli storici biblici crede che c'è prova sufficiente per porre l'esistenza di Gesù al di là di ogni ragionevole dubbio. Molti credono che i documenti del Nuovo Testamento da soli bastino a confermare con fermezza Gesù una reale figura storica. Io metto in discussione quelle opinioni. In particolare, io provo (1) che i tre criteri più popolari, mediante i quali varie affermazioni non-miracolose del Nuovo Testamento fatte circa Gesù sono apparentemente corroborate, non sono sufficienti, o singolarmente o congiuntamente, a porre la sua esistenza al di là di ogni ragionevole dubbio, e (2) che un principio plausibile prima facie riguardo come l'evidenza dovrebbe essere valutata - un principio che chiamo principio di contaminazione - implica che, data la gigantesca quantità di affermazioni di miracoli non corroborate circa Gesù nei documenti del Nuovo Testamento, noi dovremmo, nell'assenza di una prova indipendente di un Gesù storico, rimanere scettici circa la sua esistenza.

Introduzione
Gli storici regolarmente distinguono due generi di affermazioni circa Gesù.

(1) affermazioni riguardo l'esistenza di Gesù e gli eventi non-miracolosi della sua vita, come il suo insegnamento e la sua crocifissione,
(2) affermazioni riguardo la divinità di Gesù e i miracoli - come camminare sulle acque, resuscitare i morti e, più importante di tutte, la resurrezione.

La riflessione filosofica ha reso contributi riguardo come valutiamo la prova di queste ultime - lo scritto di Hume sui miracoli essendo forse il più degno di nota. Qui, io spiego come la riflessione filosofica potrebbe anche fare un contributo importante riguardo come valutare l'evidenza delle prime.

L'enfasi di questo articolo è solamente su cosa la storia, come disciplina, è in grado di rivelare. Forse l'investigazione storica non è il solo modo in cui poter venire a sapere se o no è esistito Gesù. Alvin Platinga suggerisce che la verità della scrittura può esser conosciuta non-inferenzialmente, mediante l'operazione di un sensus divinitatis. Qui siamo preoccupati solo con cosa potrebbe essere stabilito mediante l'evidenza. La questione chiave che rivolgo è: è vero che, come la maggior parte degli studiosi biblici ritengono, l'evidenza storica disponibile colloca l'esistenza di Gesù al di là di ogni ragionevole dubbio? In particolare, possiamo fermamente stabilire l'esistenza di Gesù solo facendo appello ai documenti del Nuovo Testamento?

Fonti di evidenza
Cosa costituisce la sorgente dell'evidenza sui cui potremo derivare nel fare un argomento a favore di un Gesù storico? La fonte principale è il Nuovo Testamento, e pià specificamente:

(1) i vangeli, alcuni scritti nel giro di pochi (forse uno o due) decenni dalla morte di Gesù (anche se probabilmente non da testimoni di prima mano).
(2) Gli scritti di Paolo - scritti forse nel giro di un decennio o due dalla vita di Gesù. Paolo potrebbe aver conosciuto alcuni di coloro che conobbero Gesù personalmente. Paolo afferma di aver ricevuto il vangelo non da qualche fonte o dottrina umana ma mediante rivelazione del Cristo risorto miracolosamente (Galati 1:11-12, 15-16).

In aggiunta all'evidenza testuale fornita dal Nuovo Testamento, possediamo alcuni vangeli non-canonici, e anche una manciata di riferimenti non-cristiani posteriori: più importanti fra tutti Tacito, che scrive circa i cristiani perseguitati da Nerone, che prendevano il nome dal loro leader Christus che soffrì la ''pena capitale'' sotto Tiberio, e Flavio Giuseppe, che fa un breve riferimento alla crocifissione di Gesù. Comunque, è controverso se quei riferimenti più tardi sono autenticamente indipendenti da fonti cristiane (Tacito potrebbe star riportando solamente l'esistenza di cristiani e cosa credevano, e Flavio Giuseppe si potrebbe star basando su resoconti cristiani di cosa accadde).
C'è anche un dibattito sulla misura a cui il testo di Flavio Giuseppe è stato modificato dai cristiani posteriori.

L'Opinione del Consensus
Gli storici sono in disaccordo sulla misura a cui le affermazioni circa la natura miracolosa di Gesù - e, in particolare, la sua resurrezione - sono supportati dall'evidenza storica. Comunque, quando ci volgiamo alla domanda se c'era un Gesù storico, troviamo che emerge un chiaro consensus. La vasta maggioranza crede che l'esistenza di Gesù e la crocifissione, almeno, sono fermamente stabilite (una rara eccezione essendo Robert M. Price).

Naturalmente, è ampiamente riconosciuto che la prova dell'esistenza di Gesù potrebbe sembrare alquanto limitata in confronto a, diciamo, la prova che abbiamo dell'esistenza di individui della storia più recente. Ma, quando si giunge a figure della storia antica, l'evidenza è spesso piuttosto ristretta. Ciò non impedisce agli storici una costruzione di un buon argomento a favore della loro esistenza.

In realtà, viene detto spesso che c'è tanta prova di un Gesù storico quanta ce n'è per l'esistenza di altre grandi numerose figure storiche la cui esistenza non è mai dubitata seriamente. In  A Marginal Jew – Rethinking The Historical Jesus, per esempio, John Meier nota che cosa sappiamo di Alessandro il Grande può riempire un pò di fogli di carta, tuttavia nessuno dubita che Alessandro è esistito. Lo storico del periodo greco-romano Michael Grant dimostra che
se applichiamo al Nuovo Testamento, come dovremmo, lo stesso genere di criteri che dovremo applicare ad altri scritti antichi contenenti materiale storico, non possiamo rigettare l'esistenza di Gesù più di quanto possiamo rigettare l'esisenza di una massa di personaggi pagani la cui realtà come figure storiche non è mai messa in discussione.
Lo storico biblico E. P. Sanders scrive:
Non ci sono dubbi sostanziali circa il corso generale della vita di Gesù: quando e dove è vissuto, approssimativamente quando e dove è morto, e il genere di cose che fece durante la sua attività pubblica.
Secondo Luke Johnson, uno studioso del Nuovo Testamento alla Emory University,
Anche lo storico più critico può asserire con fiducia che un Ebreo di nome Gesù operò come un maestro e operatore di miracoli in Palestina durante il regno di Tiberio, fu messo a morte mediante crocifissione sotto il prefetto Ponzio Pilato e continuò ad avere seguaci dopo la sua morte.
La mia preoccupazione qui è con la pretesa che c'è, invero, evidenza storica sufficiente a stabilire fermamente l'esistenza di Gesù. Si noti che mentre io metto in discussione se c'è, in realtà, tale evidenza storica, io non dimostro che siamo giustificati nel supporre che Gesù sia una figura interamente mitica (io rimango non meno scettico intorno a quella pretesa).  

Miracoli
Una differenza tra le affermazioni storiche fatte intorno a Gesù e quelle fatte intorno ad altri personaggi storici come Alessandro il Grande è il vasto numero di miracoli soprannaturali in cui Gesù è presunto essere stato coinvolto. Mediante miracoli soprannaturali intendo miracoli che comportano una sospenzione delle leggi o regolatità altrimenti governanti il mondo naturale (di qui in poi, semplicemente mi riferirò a tali eventi come a ''miracoli''). Camminare sulle acque, riportare persone morte in vita e convertire l'acqua in vino sembrano tutti miracoli di questo genere.

Questo non è dire che i miracoli non furono anche associati ad altre figure la cui esistenza non è seriamente messa in discussione -- essi lo furono. Attribuire miracoli a figure principali, compresi perfino eroi che praticavano sport, non fu insolito nel mondo antico. Comunque, quando guardiamo all'evidenza testuale di un Gesù storico fornita dal Nuovo Testamento, troviamo un'abbondanza di affermazioni di miracoli. Sono attributi a Gesù nel Nuovo Testamento qualcosa come trentacinque miracoli. Quei miracoli costituiscono una parte significativa del racconto.  Si è stimato che gli episodi riportati dai vangeli (oltre alla natività) capitano solamente negli ultimi tre anni della vita di Gesù, e che insieme essi comprendono solo un pò di settimane o mesi. La presunta occorrenza di circa trentacinque miracoli entro un tale periodo di tempo relativamente breve è impressionante. E neppure sono quei miracoli meramente accidentali rispetto al racconto principale. L'episodio di cardinale importanza - la risurrezione di Gesù - è un miracolo.

Prova del miracoloso
Inizio a focalizzarmi sull'evidenza a favore del miracoloso (l'importanza di questo diventerà chiara più tardi). Sembra che, come una regola generale, al fine per l'evidenza di giustificare la pretesa che qualcosa di miracoloso sia accaduto, l'evidenza ha bisogno di essere di uno standard molto più alto rispetto a quello richiesto per giustificare credenze più mondane. Qui c'è una semplice illustrazione di questo punto.

Il caso di Ted e Sarah
Supponi che abbia due amici intimi, Ted e Sarah, che so essere individui generalmente sani e degni di fede. Si supponga che Ted e Sarah ora mi comunicano che qualcuno di nome Bert ha fatto loro una visita inaspettata a casa loro l'ultima notte, ed è rimasto con loro un paio d'ore per bere il té. Essi raccontano vari dettagli, come ad esempio gli argomenti della conversazione, cosa stava indossando Bert, e così via. A parità di cose, è chiaramente ragionevole per me credere, solamente sulla base della loro testimonianza, che una visita del genere sia accaduta.

Ma ora si supponga che Ted e Sarah mi comunicano anche che, subito prima del commiato, Bert è volato intorno al loro salotto sbattendo le sue braccia, è morto, è ritornato in vita di nuovo, e ha finito trasformando temporaneamente il loro divano in un asino. Ted e Sarah sembrano dire quelle cose in tutta sincerità. In realtà, sembrano sinceramente scossi da cosa credono di aver testimoniato. Continuano a fare quelle affermazioni circa Bert perfino dopo parecchie settimane di contro-interrogatorio da parte mia.

Sono giustificato nel credere che Ted e Sarah hanno testimoniato miracoli? Sicuramente no. Il fatto che Ted e Sarah pretendono che quelle cose siano accadute non è in senso stretto abbastanza buona evidenza. La loro testimonianza mi offre qualche evidenza che dei miracoli sono accaduti nel loro salotto; ma, data la natura straordinaria di quelle pretese, io non sono ancora giustificato nel credere a loro.

Si noti, accidentalmente, che anche se io sono incapace di costruire una spiegazione plausibile del perchè quelli individui altrimenti altamente degni di fede farebbero tali affermazioni straordinarie - è implausibile, per esempio, che Ted e Sarah sono burloni intenzionali (infatti questo non si adatta per nulla con cosa io so altrimenti di loro), o sono le vittime inconsapevoli di un elaborato scherzo (perchè qualcuno arriverebbe a tali straordinari livelli per tirare questo tiro mancino?) - ciò ancora non porterebbe alla loro testimonianza più credibilità aggiuntiva. Ceteris paribus, quando si considerano tali resoconti straordinari - se siano circa rapimenti alieni o visite soprannaturali -- il fatto che rimane assolutamente misterioso perchè tali racconti sarebbero fatti se non fossero veri non ci offre davvero molta ragione in più per supporre che essi sono veri. 

La considerazione del caso di Ted e Sarah suggerisce qualcosa come la seguente morale:
P1 Dove la giustificazione di un'affermazione deriva solamente dall'evidenza, affermazioni straordinarie (ad esempio riguardo miracoli soprannaturali) richiedono una prova straordinaria. Nell'assenza di una prova straordinaria c'è buona ragione di essere scettici circa quelle affermazioni.
La frase ''affermazioni straordinarie richiedono una prova straordinaria'' è associata in particolare allo scienziato Carl Sagan. Per ''prova straordinaria'' Sagan intende, naturalmente, un'evidenza straordinariamente buona - evidenza molto più forte di quella richiesta per giustificare affermazioni più mondane. La frase ''affermazioni straordinarie'' è per ammissione generale alquanto vaga. Un'affermazione non necessita di coinvolgere un elemento soprannaturale per qualificarsi come ''straordinaria'' nel senso qui inteso (le affermazioni che io ho costruito una macchina del tempo questo weekend, o sono stato rapito dagli alieni, non comportano elementi soprannaturali, ma conterebbero anch'esse come affermazioni ''straordinarie''). Basta dire, per i nostri scopi,  che qualunque cosa ''straordinario'' significa in questa sede, essa qualifica l'affermazione che un miracolo soprannaturale è accaduto.

Alcuni teisti (sebbene naturalmente in nessun modo tutti) hanno sfidato l'applicazione del principio di Sagan ai miracoli religiosi, mantenendo che quali affermazioni qualificare come ''straordinarie'' dipende dalle nostre presupposizioni. Si supponga di iniziare ad esaminare l'evidenza storica avendo presupposto che non c'è, o è improbabile che ci sia, un Dio. Allora naturalmente i miracoli di Gesù ci colpiranno in quanto eventi altamente improbabili che richiedono una prova eccezionalmente buona prima di poter ragionevolmente supporre che loro siano accaduti. Ma cosa se ci avviciniamo ai miracoli di Gesù dal punto di vista del teismo? Allora che tali eventi miracolosi dovrebbero essere una parte della storia non è, si potrebbe dimostrare, particolarmente sorprendente. Ma allora non siamo giustificati a sollevare l'asticella del dubbio rispetto a tali affermazioni. Così i teisti potrebbero, dopotutto, essere giustificati nell'accettare che tali eventi siano accaduti solamente sulla base di una limitata quantità di testimonianza, proprio come per loro sarebbe l'occorrenza di altri eventi insoliti, ma non-soprannaturali. L'appplicazione del principio di Sagan che ''affermazioni straordinarie richiedono una prova straordinaria'' ai miracoli di Gesù presuppone semplicemente, prima di ogni esame dell'evidenza, che il teismo non è, o è improbabile che sia, vero. Potremo chiamare questa risposta al principio di Sagan la Mossa delle Presupposizioni.

Che ci sia qualcosa di storto con la Mossa delle Presupposizini, almeno come si presenta, è fortemente suggerito dal fatto che sembra giustificare quelli di noi che credono  nel Big Foot, nei poteri psichici, nelle attività delle fate, ecc. per adottare la stessa strategia - ad esempio potremo insistere di poter accettare piuttosto ragionevolemente, solamente sulla base della testimonianza di Maria e di Giovanni, che le fate hanno danzato in fondo al loro giardino l'ultima notte, proprio nella stessa misura in cui presupponiamo, prima di qualunque esame dell'evidenza, che le fate esistono. Coloro che fanno la Mossa delle Presupposizioni rispetto ai miracoli religiosi potrebbero essere preparati ad accettare questa conseguenza, ma io sospetto che la maggioranza degli osservatori imparziali la troverà difficile da digerire - e invero continueranno a considerare coloro che accettano la testimonianza di fate danzanti eccessivamente creduloni se accade a quei credenti di mantenere presupposizioni fat-istiche o meno.

Io sospetto che almeno parte di cosa è andato frainteso qui è che, quando si viene a valutare l'evidenza dei miracoli di Gesù e di altri eventi soprannaturali, facciamo così avendo ora acquisito una gran quantità di evidenza circa l'inaffidabilità della testimonianza che apparentemente supporta tali affermazioni. Sappiamo - o almeno dovremo conoscere per ora - che tale testimonianza è molto spesso davvero inaffidabile (avvistamenti di fantasmi, di fate, e naturalmente, perfino esperienze religiose e miracoli, sono costantemente ridimensionati, sgonfiati, esposti come fraudolenti, ecc.). Ma allora, armati di questa ulteriore conoscenza circa la generale inaffidabilità di questo tipo di testimonianza, anche se ci accade di avvicinarci a tale testimonianza con presupposizioni teistiche o fat-istiche, sicuramente dovremmo ancora sollevare l'asticella del dubbio per le testimonianze oculari di miracoli religiosi o di fate, molto più in alto di quanto facciamo per le affermazioni più mondane.

Così, la mia suggestione è che P1 è, prima facie, un principio chiaramente plausibile - un principio che è applicabile alla testimonianza riguardante i miracoli di Gesù. Si noti che P1 permette almeno la possibilità di poter ragionevolmente supporre che un miracolo sia accaduto. Naturalmente, non pretendo di aver fornito qualcosa come una dimostrazione di P1. Ma esso sembra riflettere accuratamente uno dei modi in cui valutiamo l'evidenza. Noi giustamente poniamo l'asticella del dubbio molto più in alto per le affermazioni straordinarie di quanto facciamo per le affermazioni più mondane.

Se ci volgiamo alle affermazioni di miracoli fatte nel Nuovo Testamento riguardo Gesù - compresa l'affermazione che egli era risorto tre giorni dopo la sua morte - P1 suggerisce che la prova richiesta per giustificare tali affermazioni necessiterebbe di essere assai più forte di quella richiesta per giustificare affermazioni più mondane circa la storia antica, come per esempio che Cesare attraversò il Rubicone. Che noi possediamo abbastanza evidenza per giustificare la credenza anche in uno solo dei numerosi miracoli soprannaturali associati a Gesù è chiaramente discutibile. Non c'è nessun consensus tra gli storici al riguardo.

Naturalmente, dovremo riconoscere che ci sono differenze tra la prova storica dei miracoli di Gesù e la prova fornita da Ted e Sarah che dei miracoli sono stati eseguiti nel loro salotto. Per esempio, abbiamo solo due individui che testimoniano i miracoli di Bert, laddove abbiamo tutti i quattro vangeli, più Paolo, a testimoniare i miracoli di Gesù. Comunque, anche se apprendiamo che Ted e Sarah sono stati incontrati da tre altri testimoni la cui testimonianza è poi aggiunta alla loro testimonianza personale, sicuramente ciò ancora non aumenterebbe più di tanto la credibilità della loro testimonianza collettiva.

Si noti anche che la prova fornita da Ted e Sarah è , in certe misure, significativamente migliore della prova fornita dal Nuovo Testamento. Infatti stiamo trattando direttamente con i testimoni oculari stessi immediatamente dopo i presunti fatti, invece di doverci basare su rapporti di seconda o di terza mano prodotti due millenni fa, forse decenni dopo gli eventi in questione.

Il principio di contaminazione
Ora proverò un secondo principio.

Si ritorni da Ted e Sarah. Se mi comunicano che un uomo di nome Bert ha fatto loro una visita inaspettata a casa loro l'ultima notte, io ho ogni ragione di fidarmi di loro. Ma se mi comunicano che Bert ha volato intorno alla stanza sbattendo le sue braccia prima di morire, ritornare in vita e di trasformare il loro divano in un asino, bene allora non solo non sono giustificato a credere, solamente sulla base della loro testimonianza,  che quelle cose impressionanti siano accadute, ma non posso più a lungo neppure essere del tutto fiducioso che una qualche persona come Bert esiste.

Nulla di questo è per dire che possediamo buone ragioni di supporre che Bert non esiste. È solo che non siamo ancora giustificati nell'affermare che egli esiste.

Naturalmente, se ci viene dato un videometraggio che mostra Ted e Sarah dare il benvenuto a qualcuno nella loro casa proprio al momento in cui Bert pare avesse fatto visita, bene, ora abbiamo motivi assai migliori per supporre che Bert è reale.  Ma nell'assenza di una tale buona prova indipendente, non siamo ancora giustificati nel ritenere che ci sia una tale persona.

Quelle osservazioni suggeriscono qualcosa come il seguente principio:
P2 Dove la testimonianza/documenti intrecciano insieme un racconto che combina affermazioni mondane con una significativa percentuale di affermazioni straordinarie, e c'è una buona ragione di essere scettici circa quelle affermazioni straordinarie, allora c'è una buona ragione di essere scettici circa le affermazioni mondane, almeno finchè non possediamo una buona prova indipendente della loro verità.
Potremo chiamare questo il principio di contaminazione - essendo il pensiero che il carattere dubbio delle numerosi parti straordinarie di un racconto finisce col contaminare le parti più prosaiche, rendendo loro altrettanto dubbie.

Perchè avviene questa contaminazione? Perchè, una volta che sappiamo che un potente meccanismo (o una combinazione di meccanismi) che-produce-falsa-testimonianza potrebbe benissimo aver prodotto un pezzo significativo di un racconto (ad esempio le parti miracolose), allora non possiamo più a lungo essere fiduciosi che lo stesso meccanismo non sia responsabile di cosa rimane.

I rapporti di miracoli di Ted e Sarah, se falsi, saranno il risultato impressionante di un potente meccanismo che-produce-falsa-testimonianza. Non potremo conoscere cos'è quel meccanismo (ipnosi, L.S.D., o un potente desiderio di  mostrar sé stessi sulla TV del giorno - chi lo sa?). Ma, qualunque cosa sia il meccanismo, esso può essere, presumibilmente, con molta facilità anche la fonte del resto del loro racconto. Non possiamo, in questa fase, essere fiduciosi che non lo sia.

Il principio P2 ha anche qualche plausibilità prima facie. Certamente spiega perchè non siamo giustificati nel prendere in parola Ted e Sarah che Bert esiste. Comunque, io non dubito che P2 sarà sfidato, ed esaminerò alcune probabili obiezioni in seguito.

La strategia della parentesizzazione
Si noti che se P2, o qualcos'altro come esso, è corretto, allora esso esclude un certo approccio di valutare la prova di entrambe le affermazioni straordinarie e non-straordinarie riguardo Gesù, un approccio che potremo chiamare ''parentesizzazione''.

Per fare un argomento a favore della verità delle parti non-miracolose della testimonianza di Ted e Sarah, certamente non sarei giustificato nel dire: ''Poniamo a lato, per un momento, l'affermazione di Ted e Sarah che Bert ha eseguito miracoli. Noi abbiamo ancora la testimonianza di quei due individui altrimenti sani e degni di fede che qualcuno di nome Bert ha bevuto il tè con loro. Sotto altre circostanze, noi saremmo giustificati nel prenderli in parola per questo. Così noi siamo giustificati nel prenderli in parola per questo, anche qui.''

Intuitivamente, questo sarebbe una inferenza errata. Noi non siamo ancora giustificati nel supporre che Bert esiste. Il fatto che un ampio pezzo della testimonianza di Ted e Sarah comporta la sua esecuzione di miracoli soprannaturali non solo riduce leggermente la credibilità del testo della testimonianza a suo riguardo -- ma quasi interamente la va a mettere in dubbio.

Sarebbe particolarmente folle da parte nostra tentare di costruire un argomento in due-fasi a favore delle parti miracolose della testimonianza di Ted e Sarah mediante (1) mettere tra parentesi le parti miracolose per stabilire la verità delle parti non-miracolose, e quindi (2) usare quei, ora in apparenza, ''fatti fermamente stabiliti'' come una piattaforma da cui dimostrare la verità delle parti miracolose.

Allo stesso modo, non possiamo legittimamente mettere tra parentesi le parti miracolose del Nuovo Testamento, e poi insistere che, nella misura in cui la rimanente evidenza testuale dell'esistenza di Gesù è almeno tanto buona quanto l'evidenza testuale di cui disponiamo per altre figure antiche la cui esistenza è al di là di ogni ragionevole dubbio (ad esempio Socrate), allora anche l'esistenza di Gesù deve essere al di là di ogni ragionevole dubbio.

Sarebbe anche folle cercare di costruire un argomento in due parti a favore della resurrezione miracolosa di Gesù mediante (1) mettere tra parentesi le parti miracolose del racconto evangelico e usare cosa rimane per costruire un argomento a favore della verità di certe affermazioni non-miracolose (circa la crocifissione Gesù, la tomba vuota, e così via), e poi (2) usare quei fatti ora apparentemente stabiliti per dimostrare che la risurrezione miracolosa di Gesù è cosa meglio spiega loro (tuttavia numerose opere apologetiche - ad esempio ''Chi Spostò La Pietra?'' di Frank Morrison -- sembrano implicitamente basarsi su questa strategia). [1]

Un argomento scettico
I nostri due argomenti plausibili prima facie - P1 e P2 - si combinano con certe affermazioni empiriche plausibili per consegnare una conclusione che davvero pochi studiosi biblici sono disposti ad accettare.

Lasciami sottolineare dal principio che io non approvo il seguente argomento. Lo presento, non perchè sia convinto esso è convincente, ma perchè credo che abbia qualche plausibilità prima facie, e perchè è un argomento che ogni storico il quale ritiene che l'evidenza disponibile colloca l'esistenza di Gesù al di là di ogni ragionevole dubbio ha bisogno di confutare.
1. (P1). Dove la giustificazione di un'affermazione deriva solamente dall'evidenza, affermazioni straordinarie (ad esempio riguardo miracoli soprannaturali) richiedono una prova straordinaria. Nell'assenza di una prova straordinaria c'è buona ragione di essere scettici circa quelle affermazioni.

2. Non c'è nessuna prova straordinaria di ognuna delle affermazioni straordinarie che riguardano miracoli soprannaturali fatti nei documenti del Nuovo Testamento.

3. Perciò (da 1 e 2), c'è un buon motivo per essere scettici riguardo quelle affermazioni straordinarie.

4. (P2) Dove le testimonianze/documenti intrecciano insieme un racconto che combina affermazioni mondane con una significativa percentuale di affermazioni straordinarie, e c'è una buona ragione di essere scettici circa quelle affermazioni straordinarie, allora c'è una buona ragione di essere scettici circa le affermazioni mondane, almeno finchè non possediamo una buona prova indipendente della loro verità.

5. I documenti del Nuovo Testamento intrecciano insieme un racconto circa Gesù che combina affermazioni mondane con una significativa percentuale di affermazioni straordinarie.

6. Non c'è nessuna buona prova indipendente neppure delle affermazioni mondane circa Gesù (come per esempio che egli è esistito).

7. Perciò (da 3, 4, 5, e 6), c'è buona ragione di essere scettici al riguardo se Gesù è esistito o meno.
Si noti che questo argomento è presentato nel contesto di una discussione di cosa è o non è ragionevole credere sulla base dell'evidenza storica. L'argomento combina P1 e P2 con tre ulteriori premesse - 2, 5 e 6 - riguardanti il carattere dell'evidenza disponibile. Quelle sono le premesse su cui gli storici e gli studiosi biblici sono più di me qualificati a commentare.

Chiaramente, numerosi storici accettano anche qualcosa come 2 e 5. Un numero significativo rimane scettico circa le affermazioni di miracoli fatte nel Nuovo Testamento, e così essi, almeno, sono chiaramente non molto tentati dalla Mossa delle Presupposizioni descritta in precedenza (la quale comportava la suggestione che, per quelli che si affacciano all'evidenza con presupposizioni teistiche, le affermazioni di miracoli del Nuovo Testamento non necessitano, nel senso che importa, di qualificarsi come ''straordinarie''). Michael Grant, per esempio, dice: ''secondo il vecchio standard del fatto monotono, lo standard a cui lo studente di storia è obbligato a limitarsi, quei miracoli di capovolgimento dela natura non accaddero.'' Cosa della premessa 6? Bene, è almento controverso tra gli storici a che misura la prova fornita da Flavio Giuseppe e Tacito, ecc. fornisce una buona prova indipendente dell'esistenza di Gesù. Quei testi forniscono qualche evidenza che-non-comporta-miracoli, naturalmente, ma se possa essere giustamente considerata una buona prova davvero indipendente rimane ampiamente dibattuto tra gli esperti.

Così, le nostre premesse empiriche - 2, 5 e 6 - hanno qualche plausibilità prima facie. Io suggerisco che 2 e 5 hanno una gran quantità di plausibilità, e 6 è davvero a dir poco oggetto di dibattito.

Il mio sospetto è che un numero significativo di studiosi biblici e storici (sebbene naturalmente in alcun modo tutti) accetterebbero qualcosa come tutte e tre le premesse empiriche. Se ciò è così, allora solleva una domanda intrigante: perchè, allora, c'è un tale potente consensus che coloro che assumono un'attitudine scettica verso l'esistenza di Gesù devono essere irragionevoli?

Forse la più ovvia risposta a questa domanda sarebbe: mentre numerosi storici biblici accettano che le premesse empiriche hanno almeno un chiaro grado di plausibilità, e i più anche accetterebbero qualcosa come P1, pochi accetterebbero P2.

Valutare P2
Ci sono obiezioni convincenti a P2? Presumibilmente, qualche sorta di principio di contaminazione è corretto, infatti chiaramente, nel Caso di Ted e Sarah, il dubbio carattere delle parti straordinarie non corroborate della loro testimonianza contamina le parti non-straordinarie.

Comunque, come un tentativo di catturare il grado al quale la testimonianza riguardante lo straordinario può finire a mettere in dubbio la credibilità delle parti più mondane di un racconto, forse P2 va troppo lontano, impostando una condizione che è troppo forte?

Dopotutto, fu anche detto di Alessandro il Grande che era miracolosamente guidato attraverso il deserto da uno stormo di corvi che aspettava quando l'armata di Alessandro rimaneva indietro. La presenza di tali affermazioni straordinarie dovrebbe condurci a condannare ogni cosa il racconto di Plutarco ha da dire circa Alessandro come inaffidabile? Ovviamente no. Come nota Michael Grant:
Che ci fu un incremento di leggenda attorno a Gesù non può essere negato, ed esso sorse davvero rapidamente. Ma c'era stato anche un rapido incremento di leggenda attorno a figure pagane come Alessandro il Grande; e tuttavia nessuno lo considera interamente mitico e fittizio.
Comunque, quelle osservazioni non dovrebbero condurci ad abbandonare P2. Infatti P2 non ci richiede di essere scettici sull'esistenza di Alessandro. Le affermazioni miracolose fatte da Plutarco circa Alessandro costituiscono solo una piccola parte del suo racconto. Per di più, riguardo al miracolo dei corvi, non è neppure chiaro se abbiamo a che fare con un miracolo soprannaturale, invece che con qualche fenomeno naturale onestamente mal interpretato. Inoltre, e ancora più importante, c'è una buona prova indipendente che Alessandro è esistito e fece parecchie delle cose che riporta Plutarco (compresa una prova archeologica delle dinastie lasciate al suo passaggio).

Così l'inclusione di una coppia di elementi miracolosi in qualche parte dell'evidenza che abbiamo su Alessandro non è tanto una minaccia alla nostra conoscenza su di lui - e P2 non suggerisce altrimenti. Lo stesso è vero quando si perviene ad altre figure sulle quali erano fatte affermazioni soprannaturali, ad esempio Socrate  (su cui abbiamo una testimonianza che-non-comporta-nessun-miracolo fornita da Platone, Senofonte, ecc.) e Giulio Cesare (su cui abbiamo sia testimonianza che-non-comporta-nessun-miracolo e altra prova storica). Il problema con l'evidenza testuale dell'esistenza di Gesù è che gran parte dei dettagli che abbiamo su di lui viene solamente da documenti in cui il miracoloso costituisce una parte significatica di cosa è detto su Gesù, dove parecchi di quei miracoli (camminare sulle acque, ecc.) sono improbabili per essere meramente fenomeni mal interpretati, e dove è almeno discutibile se possediamo qualche buona prova indipendente della sua esistenza che-non-comporta-nessun-miracolo.

Un'obiezione
Qui c'è una diversa suggestione riguardo a come P2 potrebbe essere sfidata. Si supponga di passare in rassegna figure simili intorno a cui un gran numero di affermazioni miracolose sono fatte. Scopriamo che, nella vasta maggioranza dei casi, quando togliamo gli strati a buccia di cipolla della mitologia, c'è una reale persona storica al nucleo. Se ciò venisse confermato, allora potremo generalizzare, concludendo che c'è probabilmente una figura storica che risiede anche al cuore della mitologia di Gesù. Il fatto che parecchie affermazioni di miracoli sono fatte intorno a Gesù non dovrebbe condurci a dubitare della sua esistenza.

Ma questo ridicolizza la questione -- una tale rassegna rivelerebbe che tali racconti quasi sempre hanno una persona reale al loro nucleo?

Chiaramente, quando sbucciamo gli strati di mitologia che circondano altre figure, come per esempio Jon Frum, figura principale delle religioni del culto del cargo che si svilupparono negli anni '30 sulle isole di Tanna e Vanuatu, non è chiaro che ci sia qualche nucleo storico. Non solo le varie impressionanti affermazioni intorno a Frum non sono vere, ma appare piuttosto probabile che non ci fu mai una tale persona. Altri racconti mitici, ad esempio riguardo Ercole, sembrano anche non avere nessuna figura storica al loro nucleo. Non è ovviamente una regola che racconti mitici in cui sono intrecciate una gran quantità di affermazioni di miracoli  sono, nella maggior parte dei casi, costruiti attorno a persone reali invece che a personaggi mitici. Così, mentre un tale argomento per rifiutare P2 potrebbe forse essere sviluppato, le prospettive non sembrano, a questo punto, particolarmente promettenti.

L'obiezione di decontaminazione
Un'altra sfida a P2 sarebbe insistere che, mentre parecchie affermazioni non sostanziate e straordinarie all'interno di un racconto potrebbero contaminare perfino le parti mondane del racconto, rendendo loro altrettanto dubbie, una conferma indipendente di numerose parti mondane potrebbe servire, nella misura in cui lo fosse, a decontaminare le rimanenti parti mondane.

Così, per esempio, mentre il racconto del Nuovo Testamento combina sia affermazioni straordinarie sia affermazioni mondane circa Gesù, esso comprende anche altre affermazioni mondane intorno alle quali abbiamo una buona prova indipendente. Per esempio, il racconto presenta affermazioni circa l'esistenza e la posizione di Ponzio Pilato, affermazioni per le quali c'è una prova indipendente. Se abbastanza di quelle affermazioni mondane fossero confermate indipendentemente, ciò non decontaminerebbe in effetti la testimonianza riguardante almeno le affermazioni mondane circa Gesù - come per esempio che egli è esistito, visitò certi luoghi, disse certe cose, fu condannato a morte da Pilato, e così via?

Io non credo così. Si supponga che nel caso di Ted e Sarah, la testimonianza di Ted e Sarah comprende vari dettagli mondani come per esempio che Bert si è seduto su una grande poltrona grigia, ha accarezzato il loro gatto Tiddles, ha bevuto il té da una tazza blu, e così via. Entrando nella casa di Ted e Sarah, siamo in grado di confermare che Ted e Sarah davvero possiedono una poltrona grigia, una tazza blu, e un gatto di nome Tiddles che gradisce essere accarezzato. Ciò decontaminerebbe in effetti la testimonianza di Ted e Sarah, riguardante almeno l'esistenza di Bert e altre affermazioni mondane fatte su di lui, come per esempio che egli ha parlato intorno al tempo e ha indossato una rossa cravatta a farfalla?

Io penso di no. Sicuramente l'inclusione da parte di Ted e Sarah di dettagli straordinari e non verificati per cui Bert ha volato attorno sbattendo le sue braccia, è morto, è tornato in vita di nuovo e temporaneamente ha trasformato il loro divano in un asino continua a rendere anche le affermazioni mondane fatte intorno a Bert altamente dubbie. Sogni e allucinazioni comportano tipicamente vari aspetti della realtà, comprese persone e luoghi. Opere di straordinaria fantasia spesso localizzano i loro personaggi fittizi in contesti reali e potrebbero anche farli interagire con persone reali. Falsi testimoni tipicamente intrecciano materiale vero dentro la loro testimonianza. Così, una volta che sospettiamo che parti di un racconto (le parti straordinarie) sono il risultato di inganno, allucinazione o qualche altro meccanismo-che-produce-un-falso-racconto, la scoperta che alcune parti mondane del racconto sono vere difficilmente serve a decontaminare il rimanente materiale mondano. Perchè sia i dettagli veri sia i dettagli falsi non sono in alcun modo inattesi all'interno di tali racconti, la scoperta che numerose parti mondane sono vere è difficilmente una base sicura per supporre che parecchio o tutto del rimanente racconto mondano è probabilmente vero.

Altre ragioni per rifiutare P2
Gli storici potrebbero rigettare P2 su altre basi. Potrebbero suggerire che ci sono particolari caratteristiche dell'evidenza testuale che possono giustamente condurci ad essere fiduciosi intorno alla verità delle affermazioni non-miracolose, perfino se sono fatte anche numerose affermazioni di miracoli non corroborati. Numerosi criteri sono stati suggeriti per considerare parecchie delle affermazioni non-miracolose circa Gesù confermate al di là di ogni ragionevole dubbio da parte dei documenti del Nuovo Testamento.

I tre più popolari criteri sono il criterio di multipla attestazione, il criterio di imbarazzo, e il criterio di discontinuità.

il criterio di multipla attestazione
Numerosi storici (come per esempio Michael Grant e John Meier) suggeriscono che il fatto che un numero di diverse fonti del Nuovo Testamento fanno affermazioni simili in diverse forme letterarie ci dà qualche ragione, almeno, di supporre che quelle affermazioni sono vere. C. Leslie Milton va più lontano - egli pensa che i vangeli del Nuovo Testamento derivano su tre fonti riconosciute primarie (Marco, Q ed L), e conclude che:

Se un elemento si verifica in una qualsiasi di queste prime fonti , ha diritto legittimo a considerarsi probabilmente storico in sostanza, se avviene in due ... tale diritto è notevolmente rafforzato, in quanto significa che è supportato da due primi e indipendenti testimoni. Se è supportato da tre, allora la sua attestazione è estremamente forte.

Milton fornisce una lista di affermazioni non-miracolose che lui ritiene passano questo test di ''multipla attestazione'', insistendo che essi hanno una ''forte pretesa alla storicità sulla base di questo particolare test, creando un solido nucleo con cui iniziare''.

Se già sappiamo che Gesù è esistito ed è probabile che abbia pronunciato almeno qualcosa di cosa si è pensato che abbia detto, questo criterio potrebbe risultare utile nel determinare quali attribuzioni sono accurate. Ma cosa se siamo insicuri se c'era una qualche persona come Gesù? Quanto utile è il criterio di Milton, allora? La coerenza tra resoconti può indicare la misura a cui la loro trasmissione da una fonte originale o da fonti originali è stata affidabile, ma non può indicare se la fonte stessa è affidabile. Come nota Grant riguardo l'omogeneità delle versioni del vangelo della vita di Gesù:
non si deve sottovalutare la possibilità che questa omogeneità è solamente raggiunta a causa del loro impiego di fonti comuni, non necessariamente autentiche in sé stesse.
Il criterio di imbarazzo
Uno dei più popolari test applicati dagli storici nel tentare di stabilire fatti storici circa Gesù è il criterio di imbarazzo. Il racconto di Gesù comporta numerosi episodi che, dal punto di vista degli antichi cristiani, sembrano costituire un imbarazzo. In Gesù: Il Fatto Dietro Il Mito, lo studioso biblico C. Leslie Milton afferma che
quegli elementi che l'antica chiesa trovò imbarazzanti non sono probabilmente l'invenzione dell'antica chiesa.
Milton suppone che i ricordi su Gesù della sua
disposizione verso il Sabato, il digiuno e il divorzio (in contraddizione alla sua autorizzazione da Mosé a certe condizioni), le sue libere-e-facili relazioni con persone non considerate rispettabili
passano tutti questo test.

Anche Michael Grant considera l'associazione di Gesù con i fuori casta, la sua proclamazione dell'imminente compimento del Regno di Dio (che non si materializzò), e il suo ripudio della sua famiglia ''perchè era fuori di sè'' imbarazzanti per l'antica chiesa, e conclude che quelle attribuzioni sono improbabili per essere invenzioni dei primi evangelisti. Anche Meier considera questo criterio di imbarazzo un criterio utile se non infallibile. Riguardo al battesimo di Gesù da parte di Giovanni il Battista - che solleva l'enigma di perchè colui che è ''superiore senza peccato si sottomette ad un battesimo inteso per i peccatori'' - dice Meier:
Piuttosto chiaramente, la chiesa antica era ''colpita'' da un evento nella vita di Gesù che trovò in misura crescente imbarazzante, che cercò di rimuovere con vari mezzi, e che Giovanni l'Evangelista infine rimosse dal suo vangelo. È altamente improbabile che la chiesa andò fuori strada per creare la causa del suo personale imbarazzo.
Il criterio di imbarazzo è collegato ad un ulteriore criterio - quello di discontinuità (sono collegati perchè la discontinuità è a volte una fonte di imbarazzo).

Il criterio di discontinuità
Parecchi storici e studiosi biblici mantengono che se un insegnamento o un detto attribuito a Gesù lo colloca in contrasto con il giudaismo contemporaneo e le antiche comunità cristiane, allora possediamo motivi per supporre che l'attribuzione è accurata. Di nuovo, si pretende che il ripudio di Gesù del digiuno volontario e la sua accettazione del divorzio passino questo test. Lo storico Norman Perrin considera il criterio di discontinuità il criterio fondamentale, che ci assicura un minimum di materiale con cui iniziare. C. Leslie Milton concorda che questo criterio dà agli storici un ''nucleo inattaccabile'' di materiale con cui lavorare. John Meier considera il criterio promettente, sebbene nota che potrebbe collocare indebita enfasi sulle idiosincrasie di Gesù, ''illuminando cosa era sorprendente ma possibilmente marginale nel suo messaggio''.

Sono corretti quelli accademici nel supporre che la soddisfazione, o singolarmente o congiuntamente, di quei criteri da parte della testimonianza del Nuovo Testamento è sufficiente a stabilire al di là di ogni ragionevole dubbio che parecchie delle parti che-non-comportano-miracoli, almeno, sono vere?

Un più vicino sguardo ai criteri di imbarazzo e discontinuità
Se sappiamo che Gesù è esistito, i criteri di imbarazzo e di discontinuità potrebbero forse fornirci utili strumenti nel determinare quali dei suoi presunti pronunciamenti sono autentici. Ma considera, di nuovo, a che misura quei criteri sono d'aiuto nel determinare se ci fu una qualche persona come Gesù in primo luogo.


È suggerito che un gruppo di iniziatori-di -religione è improbabile a creare un racconto che coinvolge elementi passibili di risultare imbarazzanti per quella religione, o che, essendo radicalmente fuori passo rispetto al pensiero contemporaneo, sono passibili di risultare un ostacolo per il suo essere abbracciati da altri. Ma questo è vero? Si consideri:
(1) Che cosa se gli stessi iniziatori-di-religione hanno sviluppato certe vedute radicali, vedute che la religione è essa stessa designata a promuovere? Il fatto che la natura radicale di quelle vedute potrebbe risultare un ostacolo al successo della religione sarà irrilevante per gli iniziatori, dato che promuovere quelle vedute è realmente parte di cosa la religione è designata a fare. Non è, io penso, implausibile che se la storia di Gesù è un mito, essa sia una storia sviluppata da creatori-del-mito che avevano certe vedute etiche radicali e altre vedute (ad esempio il Regno di Dio essendo imminente) che vollero fossero accettate da altri. Nel cui caso, il fatto che il racconto di Gesù prevede un Gesù che dice e fa cose che sono davvero molto fuori passo con il pensiero dei suoi contemporanei non è una buona prova che Gesù è una reale figura storica.

(2) L'esistenza di tensioni interne imbarazzanti o contraddizioni all'interno di un racconto non è sicuramente così inaspettata, perfino se il racconto è interamente mitico. Sappiamo che quando le storie sono fabbricate, esse a volte comportano tensioni interne o contraddizioni che non sono immediatamente apparenti, diventando un imbarazzo per il loro creatore solamente più tardi, quando, diciamo, egli è sotto contro-interrogatorio sul banco degli imputati. Ma allora il fatto che la storia di Gesù contiene tali tensioni interne o contraddizioni inizialmente non riconosciute è sicuramente non una evidenza particolarmente buona a favore della sua verità. In verità, ironicamente, il fatto che una storia comporta apparenti tensioni o contraddizioni è, sotto più altre circostanze, realmente inteso a indicare che la storia non è vera, non che è vera. In risposta, si potrebbe dire: ma alcune di quelle tensioni devono essere chiaramente ovvie giusto dall'inizio (la tensione imbarazzante che Meier nota tra la storia del battesimo e la presunta natura senza peccato di Gesù potrebbe, forse, essere un esempio).
Perchè tali tensioni sarebbero deliberatamente introdotte dai creatori-del-mito?
Una possibile risposta è: come un risultato di compromesso. Quando un mito è creato, potrebbe benissimo essere creato per conciliare numerosi interessi o gruppi di interesse concorrenti, ciascuno con un vantaggio nel risultato. Il prodotto potrebbe essere un tentativo inevitabilmente, e forse del tutto ovviamente, difettoso  di provvedere a quelli interessi in conflitto all'interno di un singolo racconto mitico.

(3) È vero che gli iniziatori di nuove religioni sono improbabili a comprendere nei loro racconti mitici idee ed episodi davvero tanto fuori passo con il pensiero contemporaneo, e/o passibili di risultare alquanto imbarazzanti per la religione? Io non sono sicuro che una rassegna di nuove religioni esplicita questo aspetto. Le nuove religioni e i nuovi culti spesso promuovono vedute bizzarre significativamente fuori linea rispetto al pensiero contemporaneo. Si consideri Scientology. L'iniziatore di Scientology, L. Ron hubbard, apparentemente insegnò ai suoi ''avanzati'' seguaci che 75 milioni di anni fa, Xenu, l'arconte alieno di una ''Confederazione Galattica'', portò miliardi di persone sulla Terra in navicelle spaziali di forma simile agli aereoplani Douglas DC-10 e le ammucchiò attorno a vulcani che poi egli esplose con bombe atomiche. Quelle affermazioni assurde prevedibilmente provocano molta allegria a spese di Scientology. Hubbard deve sicuramente aver conosciuto che questo sarebbe il caso (in verità, forse è questo perchè tentò di limitare l'informazione a studenti ''avanzati''). Tuttavia egli nondimeno sceglie di includerle come parte della dottrina nucleo della sua religione (e, io la assumo, interamente mitica).

Per sintetizzare questa sezione: stiamo guardando a possibili ragioni per rigettare P2. Dato le parecchie affermazioni straordinarie e non sostanziate fatte circa Gesù nei documenti del Nuovo Testamento,  P2 implica che, nell'assenza di ogni buona prova indipendente del contrario, dovremmo essere scettici perfino circa la sua esistenza. Io non vedo, altrettanto tuttavia, nessuna ragione per abbandonare questa tesi. I tre criteri esaminati sopra - multipla attestazione, imbarazzo e discontinuità - potrebbero fornirci un buon motivo per supporre che Gesù non era mitico in primo luogo (che è, naturalmente, non dire che noi tuttavia possediamo una buona ragione per supporre che egli è mitico).

Se dubiti di questo, alora considera un secondo esperimento mentale: il caso del sesto isolano.

Il caso del sesto isolano
Si supponga che cinque persone sono recuperate da una vasta, altrimenti disabitata isola su cui erano naufragati dieci anni prima. Il partito dei naufraghi sapeva che se sopravvivevano sarebbero infine stati recuperati, infatti sapevano che l'isola era una riserva naturale visitata dagli ecologisti ogni dieci anni.

Come gli isolani raccontano le loro storie, essi includono racconti impressionanti a proposito di un sesto isolano naufragato insieme con loro. Questa persona, affermano, presto si differenziò dagli altri eseguendo miracoli straordinari - camminando sul mare, curando miracolosamente uno degli isolani che era morto a causa di un morso di serpente, materializzando grandi quantità di cibo da chissà dove, e così via. Il misterioso sesto isolano aveva anche originali vedute etiche che, mentre non ortodosse, erano infine entusiasticamente abbracciate dagli altri isolani. Infine, numerosi anni fa, il sesto isolano morì, ma ritornò alla via tre giorni più tardi, dopo il quale ascese al cielo. Fu anche visto nuovamente parecchie volte dopo quella volta.

Aggiungi alcuni ulteriori dettagli a questo ipotetico scenario. Si supponga che i cinque isolani comunicano molto la stessa storia circa il riverito sesto isolano del loro gruppo. Mentre si differenziano nello stile, i loro resoconti sono estesamente coerenti. In verità, un ritratto vivido ed energico del sesto isolano emerge dalla loro testimonianza collettiva, contenente tanto molto dettaglio quanto, diciamo, ne contengono i racconti evangelici riguardo a Gesù.

Ancor più interessante, le storie circa il sesto isolano comprendono anche un numero di dettagli che sono inopportuni e imbarazzanti per gli isolani rimasti. In verità, tutti loro concordano che due degli isolani sopravvissuti in realtà tradirono e uccisero il sesto isolano. Inoltre, alcuni degli atti in apparenza eseguiti dal sesto isolano sono chiaramente in contrasto con cosa i reduci credevano su di lui (per esempio, mentre ritenendo il sesto isolano interamente senza malizia, attribuiscono a lui azioni che sono sembrate deliberatamente crudeli, azioni che essi successivamente hanno difficoltà a spiegare). Sembra che poteva difficilmente essere nei loro interessi inventare quei dettagli.

Tale è la loro ammirazione per il loro sesto compagno e le sue non ortodosse vedute etiche che i reduci cercano duramente di convincerci che ogni cosa che dicono è vero, e che è importante che anche noi veniamo ad abbracciare il suo insegnamento. In verità, per il partito dei naufraghi recuperati, il sesto isolano è una riverita figura di culto, una figura che loro desiderano che riveriamo anche noi.

Ora si supponga che non abbiamo ancora tuttavia nessuna buona prova indipendente dell'esistenza del sesto isolano, tanto meno che egli eseguì i miracoli a lui attribuiti. Cosa dovrebbe essere la nostra attitudine verso quelle varie affermazioni?

Chiaramente, dovremmo giustamente essere scettici circa le parti miracolose della testimonianza riguardante il sesto isolano. La loro testimonianza collettiva non è affatto una prova abbastanza buona che tali eventi accaddero. Ma cosa dell'esistenza del sesto isolano? È ragionevole credere, solamente sulla base di questa testimonianza, che il sesto isolano fu almeno una persona reale, piuttosto che una delusione, un'invenzione deliberatamente inventata, o qualsiasi altra cosa?

Si noti che l'evidenza presentata dai cinque isolani soddisfa i tre criteri discussi in precedenza.

In primo luogo, abbiamo multipla attestazione: non uno, ma cinque, individui affermano che il sesto isolano è esistito (inoltre, si noti che stiamo avendo a che fare con i presunti testimoni oculari stessi, piuttosto che con rapporti di seconda o terza mano, così non c'è nessuna possibilità di altri aver alterato la storia originale, come c'è nel caso della testimonianza del Nuovo Testamento).

In secondo luogo, i loro rapporti contengono dettagli che sono chiaramente altamente imbarazzanti per (in verità, che seriamente incriminano) i narratori. Questo solleva la domanda: perchè gli isolani includerebbero deliberatamente tali dettagli in una storia fabbricata - una storia che ad esempio è chiaramente in tensione con cosa credevano circa il loro eroe, e che, invero, descrive anche loro come traditori assassini?

In terzo luogo, perchè essi attribuirebbero al sesto isolano vedute etiche non ortodosse e altre vedute davvero molto discontinue con il sapere comune? Se, per esempio, il sesto isolano è un'invenzione designata a elevare loro in qualità di principali guru di un nuovo culto, essi attribuirebbero al loro leader mitico vedute improbabili per essere facilmente accettate da altri?

C'è poco dubbio che ci possa essere stato un sesto isolano che disse e fece alcune delle cose a lui attribuite. Ma domanda a te stesso: la testimonianza collettiva del partito dei reduci pone l'esistenza del sesto isolano al di là di ogni ragionevole dubbio? Se non al di là di ogni ragionevole dubbio, è la sua esistenza qualcosa che sarebbe almeno ragionevole per noi accettare? O sarebbe più saggio per noi, a questo punto, trattenere il giudizio e adottare un'istanza scettica?

Un test di intuizione
Cosa sto presentando qui è, in effetti, un esperimento mentale filosofico del genere comunemente impiegato in filosofia (come per esempio l'esperimento mentale della Terra gemella di Putnam, e ''trolley problems'' designati a testare posizioni etiche). Tali esperimenti comportano un appello alle nostre intuizioni filosofiche. Cosa, intuitivamente, è la risposta giusta alle domande sopra menzionate?

Mi colpisce, in quanto un fatto abbastanza ovvio, che l'esistenza del sesto isolano certamente non è stata stabilita al di là di ogni ragionevole dubbio. In verità, mi sembra ovvio che - a dispetto del fatto che i tre criteri di multipla attestazione, di imbarazzo e di discontinuità sono tutti chiaramente soddisfatti - noi siamo giustificati nell'assumere una attitudine piuttosto scettica verso le affermazioni che una tale persona è esistita. Tuttavia è possibile che ci fu un sesto isolano. Se avessimo basi indipendenti per supporre che il sesto isolano è esistito, come per esempio la prova da un registro della nave, o un vasto numero di testimoni da una isola vicina che raccontarono di aver visto sei isolani, allora sarebbe ragionevole supporre che il sesto isolano è esistito (se o no egli fu un operatore di miracoli).

Ma, mentre riconosco che potrebbe perfino, a questo punto, essere leggermente più ragionevole del contrario supporre che c'era un sesto isolano, sicuramente saremmo saggi a trattenere il giudizio se o no una tale persona è esistita. Dovremmo rimanere scettici.

In breve, nel caso del sesto isolano, i nostri tre criteri producono il verdetto sbagliato, e P2 realmente produce il giusto verdetto. Molti di coloro a cui ho presentao questo esperimento mentale hanno avuto intuizioni simili alla mia personale (certamente, tutti i non-cristiani). Naturalmente, appello all'esperimento mentale e alla intuizione filosofica non è in alcun modo una guida infallibile alla verità. Ma io suggerisco di avere, qui, una obiezione prima facie potente alla suggestione che i nostri tre criteri, o singolarmente o congiuntamente, collocano l'esistenza di Gesù al di là di ogni ragionevole dubbio.

(Si noti che, perfino se accade che le tue intuizioni non coincidano con le mie riguardo il sesto isolano, se le intuizioni della maggioranza lo fanno - e quella è la mia impressione - quel fatto, per sé stesso, allora solleverebbe una difficoltà prima facie per la suggestione che i documenti del Nuovo testamento da soli bastino a stabilire fermamente l'esistenza di un Gesù storico. Sarebbe interessante stabilire con più precisione proprio come le intuizioni filosofiche di cristiani e non-cristiani si allineano riguardo a questo esperimento di pensiero, e, se differiscono significativamente, investigare perchè dovrebbe essere così.)

Naturalmente, è possibile che noi potremo tuttavia identificare qualche differenza rilevante tra la testimonianza del Nuovo Testamento circa Gesù e la testimonianza circa il sesto isolano che spiega perchè, se non siamo giustificati nel supporre che il sesto isolano esiste, noi siamo giustificati, solamente sulla base dei documenti del Nuovo Testamento, nel supporre che Gesù esiste. Identificare una tale differenza è una sfida che quelli che assumono quella vista necessitano di incontrare. Qui è una suggestione.

Importa la differenza culturale?

I nostri ipotetici isolani sono, abbiamo appena assunto, occidentali comtemporanei, che non hanno di solito l'abitudine di architettare storie di miracoli. Comunque, altre culture la hanno. Probabilmente, la Palestina del primo secolo era una tale cultura. Così, mentre il fatto che molti miracoli sono attribuiti al sesto isolano dovrebbe giustamente portarci ad essere scettici circa la sua esistenza, il fatto che molti miracoli sono attribuiti a Gesù non deve portarci a essere scettici circa la sua esistenza.

Siamo in grado di adattare il nostro esperimento mentale per testare questo suggerimento. Supponiamo che i nostri isolani non sono, in realtà, occidentali, ma provengono da una cultura tribale nota per essere appassionata di mitopoiesi.

Ora chiedetevi:  questo davvero rende l'esistenza del sesto isolano significativamente più probabile? Alcuni potrebbero obiettare che questa differenza culturale aumenta la probabilità che gli isolani credono sinceramente almeno alle parti non straordinarie della loro storia, e così abbassa la probabilità che essi hanno soltanto creato quelle parti, aumentando quindi la probabilità che quelle parti sono vere.

Ma perché supponiamo che ora è molto più probabile che gli isolani credono anche alle parti non straordinarie della loro storia? Sappiamo che a volte, quando un mito è inventato, si compone attorno ad una persona reale - come nel caso di Haile Selassie. Tuttavia, altre volte anche il personaggio centrale è inventato, come sembra essere vero nel caso di Jon Frum.


Così, mentre noi possiamo conoscere, data la propensione di questa cultura per la creazione del mito, che questo potrebbe essere un caso tipo Haile Selassie con una persona reale nel suo nucleo, sicuramente non possiamo essere particolarmente fiduciosi che non si tratta di un caso tipo Jon Frum con nessun nucleo storico. Particolarmente in virtù della percentuale molto elevata di affermazioni straordinarie intrecciate nella narrazione.

Preoccupazione Finale riguardo P2: che cos'è una 'percentuale significativa'?
Una preoccupazione finale che vale la pena di affrontare per quanto riguarda P2 si concentra sull'espressione "una percentuale significativa di affermazioni straordinarie". Che cosa è una "percentuale significativa"?  Il carattere vago e impressionistico di questa frase non va a minare l'applicabilità pratica di P2?

Io non lo credo. Naturalmente l'espressione è vaga. Riconosco anche che ci sono alcune sottigliezze riguardanti la contaminazione che meritano ulteriore chiarimento. Ad esempio, non è di certo soltanto il rapporto tra eventi straordinari ad eventi non straordinari che è pertinente per quanto concerne la contaminazione. La natura degli eventi è importante. Segnalazioni di eventi soprannaturali che potrebbero facilmente rivelarsi fenomeni naturali mal identificati (come lo stormo di corvi che guida Alessandro) presumibilmente hanno meno effetto contaminante (perché è meno probabile, allora, che abbiamo a che fare con il prodotto di un meccanismo o meccanismi che-producono-falsa-testimonianza eccezionalmente potente come la completa fabbricazione o frode piuttosto che, diciamo, una semplice coincidenza o un'illusione ottica). Eventi straordinari che non sono episodi accidentali (ad esempio, una nascita da una vergine inserita all'inizio di una narrazione), ma in gran parte integrale alla narrazione principale, probabilmente hanno anche un effetto contaminante più forte, perché è meno probabile che essi sono solo ornamenti posteriori ad un pezzo di testimonianza esistente che non coinvolge miracoli, e quindi assai più affidabile.

Tuttavia, la testimonianza del Nuovo Testamento riguardante Gesù riesce a confezionare qualcosa come trentacinque miracoli in un totale di poche settimane o mesi a partire da qualcosa come gli ultimi tre anni della vita di Gesù. A differenza dello stormo di corvi che guida Alessandro, molti di questi miracoli sembrano improbabili che possano essere fenomeni naturali semplicemente fraintesi. E molti sono parte integrante della narrazione principale (come ho detto, l'episodio chiave è un miracolo). Mi sembra, quindi, che le parti della testimonianza di Gesù che coinvolgono miracoli devono avere un effetto contaminante abbastanza potente su ciò che rimane.

Infatti, supponiamo che la testimonianza relativa al sesto isolano copre un paio di settimane o mesi dei tre anni che il misterioso isolano ha trascorso presumibilmente con i testimoni, che lo stesso numero di affermazioni di miracoli sono fatti intorno a lui come sono fatti intorno a Gesù , e che i miracoli sono più o meno dello stesso carattere. Se le parti miracolose della testimonianza dei nostri cinque testimoni relativa al sesto isolano ci porterebbe ad essere piuttosto scettici sul fatto che ci fosse un sesto isolano, non dovrebbero le parti miracolose della testimonianza di Gesù portarci ad essere altrettanto scettici sul fatto che ci fosse una tale persona? Se vi è una contaminazione sufficiente a gettare nel dubbio l'esistenza dell'operatore di miracoli nel primo caso, perché non in quest'ultimo?

Così, mentre il principio P2 è vago e può richiedere qualche messa a punto, mi sembra improbabile che anche una versione opportunamente raffinata ci permetterà di dire che la testimonianza del Nuovo Testamento colloca, dopo tutto, l'esistenza di Gesù al di là di ogni ragionevole dubbio.

Conclusioni

Questo articolo, pur rilevante per la storia biblica, è essenzialmente di natura filosofica. La mia enfasi non è stata, in primo luogo, sulla prova storica riguardo Gesù, ma piuttosto sui principi con cui tali prove sono, o dovrebbero essere, valutate.

Traggo tre conclusioni. La prima conclusione è una morale: è importante non trascurare gli effetti della contaminazione - del modo in cui il carattere dubbio delle parti miracolose non confermate di un pezzo di testimonianza può rendere ciò che resta altrettanto dubbio. Molti storici ritengono che i documenti del Nuovo Testamento da soli ci offrono la testimonianza (anche se di seconda o terza mano) sufficiente a rendere l'affermazione che c'era un Gesù storico almeno abbastanza ragionevole, e forse anche sufficiente a collocarla al di là di ogni ragionevole dubbio. Dovremmo ammettere che, a parità di cose, la testimonianza è qualcosa a cui noi giustamente crediamo. Come Richard Bauckham, professore degli Studi del Nuovo Testamento, indica in Jesus And The Eye-Witnesses: The Gospels As Eye-Witness Testimony :
Una caratteristica irriducibile della testimonianza come una forma di espressione è che deve essere attendibile. Questo non significa necessariamente che essa chiede di essere attendibile in modo acritico, ma significa che la testimonianza non dovrebbe essere trattata come credibile solo nella misura in cui possa essere verificata in maniera indipendente.
Bauckham conclude subito che i:
...vangeli intesi come testimonianza sono mezzi del tutto appropriati di accesso alla realtà storica di Gesù.
Come già osservato, lo storico biblico C. Leslie Milton sottolinea inoltre il presunto diritto della testimonianza ad essere creduta. Circa le prime fonti evangeliche, dice:
Se un elemento si verifica in una qualsiasi di queste prime fonti, ha diritto legittimo a considerarsi probabilmente storico in sostanza, se avviene in due ... tale diritto è notevolmente rafforzato, in quanto significa che è supportato da due primi e indipendenti testimoni. Se è supportato da tre, allora la sua attestazione è estremamente forte.


Sarei d'accordo che tale testimonianza avrebbe un tale diritto legittimo, se non fosse per la percentuale significativa delle affermazioni di miracoli intrecciate per tutto il suo tessuto. I vangeli sono disseminati di circa trentacinque rivendicazioni di miracoli, molti di natura molto drammatica. E neppure sono queste affermazioni di miracoli accidentali rispetto alla narrazione evangelica. In larga misura , le storie di miracoli sono il racconto. Sia o no il principio P2 del tutto giusto, sembra che un qualche tipo di un principio di contaminazione deve essere corretto, e un tale principio potrebbe a quel punto benissimo, allora, costituire una grave minaccia per tali presunzioni circa l'affidabilità della testimonianza del Nuovo Testamento.


La seconda conclusione che traggo riguarda i tre criteri di attestazione multipla, di imbarazzo e di discontinuità, i criteri ampiamente utilizzati per giustificare l' affermazione secondo cui i documenti del Nuovo Testamento da soli sono sufficienti a stabilire con fermezza la verità delle varie affermazioni bibliche, come ad esempio che Gesù è esistito. Ad un esame più attento, questi tre criteri non sembrano ( singolarmente o congiuntamente), stabilire, di per sé, un nucleo di materiale all'interno della testimonianza del Nuovo Testamento che possiamo giustamente considerare "assicurata" (Perrin), un "nucleo inattaccabile" (C. Leslie Milton) o "improbabile che siano invenzioni dei primi evangelisti" (Grant). Abbiamo testato questi criteri per mezzo di un esperimento mentale: il caso del sesto isolano. La testimonianza relativa all'esistenza del sesto isolano risponde chiaramente a tutti e tre i criteri, ma la sua esistenza, mi sembra, non è affatto ben stabilita. È del tutto possibile che Gesù sia esistito e fu crocifisso. Non sto promuovendo, anzi rimango scettico riguardo all'affermazione che la storia di Gesù è interamente mitica. Tuttavia, ho messo in discussione la misura in cui i documenti del Nuovo Testamento ci forniscono una buona prova per l'esistenza e la crocifissione di Gesù. Essi forniscono alcune prove, naturalmente. Essi possono anche rendere l'esistenza di Gesù un po' più probabile che non. Ma, da soli, ci forniscono prove sufficienti per stabilire l'esistenza di un Gesù storico al di là di ogni ragionevole dubbio? Non ho ancora visto che lo fanno.


Il principio di contaminazione, P2, è un principio plausibile prima facie il quale, in combinazione con altre premesse plausibili prima facie, offre la conclusione che, in assenza di una buona prova indipendente per l'esistenza di un Gesù storico, siamo giustificati a rimanere scettici circa l'esistenza di una tale persona. Abbiamo esaminato diverse obiezioni a P2, compreso il suggerimento che la soddisfazione congiunta dei criteri di attestazione multipla,  di imbarazzo e di discontinuità è sufficiente a giustificare la credenza in almeno alcune delle rivendicazioni non straordinarie effettuate nei Vangeli, come quella che Gesù è esistito. Tuttavia, come osservato in precedenza, quando testiamo questo suggerimento contro il caso ipotetico del sesto isolano, i tre criteri sembrano (per me, almeno) dare il verdetto sbagliato, e P2 dare il verdetto giusto. La mia terza conclusione è che P2 non è stato, per quanto posso vedere, sfidato con successo.

Heythrop College, Università di Londra , Kensington Square, Londra W8 5HN .


NOTE DEL TRADUTTORE:
[1] in Italia abbiamo sicuramente un Folle Apologeta come Vittorio Messori a tentare qualcosa del genere.

lunedì 17 febbraio 2014

Del Gesù che evapora (XVI)

E infine, prima di concludere, Carrier critica Anthony Le Donne, un nome a me sconosciuto fino al giorno che ho sentito parlare del fallimento dei criteri.

Questo Le Donne esorta a guardarsi dagli infiniti modi in cui la memoria possa fare brutti scherzi, ma è colpevole di non offrire mai neppure lui la soluzione alternativa al problema, anzi auto-condannandosi alla ripetizione degli stessi fallimentari criteri e medesime fallacie precedenti (ad esempio: ''tutte le mele sono rosse, perciò ogni cosa rossa è una mela'').

Così Le Donne:
''più significativa è una memoria, più interpretata diventerà''.
Il solito giochino che ho visto fare da Mogens Müller (nel suo saggio su Paolo pubblicato in Is This Not The Carpenter?): Paolo sarebbe il primo testimone indipendente del Gesù storico perchè solo un Gesù storico può scatenare nella sua mente l'impatto necessario a fargli scrivere quello che scrisse.
(a parte che sembra strano che quell'impatto non abbia prodotto nessun riferimento al Gesù storico in nessuna delle 20000 parole scritte da Paolo, per una rapida critica a Müller su questo punto, si veda come mi ha risposto lo stesso dr. Carrier).

Quindi, riassumento Le Donne, se vedi che nei vangeli il martello batte sempre sullo stesso chiodo, cioè se vedi che gli evangelisti si fissano e si rovellano sulle stesse cose, allora quelle cose ''devono riflettere una memoria significativa''.
Per esempio, egli [Le Donne] conclude ''Giovanni fu ricordato come un tipo di Elia'' (enfasi mia). Tuttavia nessuna valida ragione è data per come Le Donne possa rifiutare la possibilità alternativa che ''Giovanni fu rapppresentato come un tipo di Eila'' per ragioni che hanno in qualunque modo nulla a che fare con ogni reale memoria.
Qui Carrier si riferisce alla concreta possibilità alternativa di quel processo così vividamente descritto da Robert M. Price in insuperabili termini:
Fin dal tempo di David Friderich Strauss, siamo abituati a leggere i racconti di Giovanni il Battista come le vestigia di competizione settaria tra culti emergenti di Giovanni e di Gesù. Ciascuno considerava il suo fondatore assassinato un messia risorto. Ciascuno aveva la sua santa natività. Ciascuno rivendicava compimenti profetici. Infine la setta di Gesù vinse, e uno dei suoi stratagemmi fu di assimilare i seguaci del suo rivale fornendo alla loro figura principale una menzione onorabile nel suo pantheon personale. Giovanni divenne il precursore di Gesù, il cugino di Gesù che lo riveriva già nel grembo materno. Ma Giovanni non era il Cristo, non era neppure degno di allacciare i sandali dell'uomo. Perfino il membro meno apparisciente del nuovo ordine superava Giovanni in importanza. Il vecchio animo serpeggiava appena sotto la superficie, ma Giovanni era stato co-optato, e per il tempo in cui il vangelo di Giovanni fu scritto, Giovanni poteva esser dipinto come liberamente raccomandando ai suoi discepoli di lasciare lui e seguire Gesù invece. E proprio come il Battista era stato reso il precursore del vittorioso Cristo, io penso che Cefa, Paolo e Apollo furono trasformati nei suoi apostoli e proclamatori dopo il fatto.
Questo è certamente il punto di Atti 8 dove Simon Mago è mostrato mentre si converte alla fede in Cristo, sebbene con ulteriori motivi. Egli cede a Filippo, poi a Pietro, cerca di comprare il potere apostolico, ed è duramente ammonito di raddrizzarsi e rigare diritto, un ammonimento, in realtà, agli adepti simoniani del cristianesimo.

(The Amazing Colossal Apostle: The Search for the Historical Paul, pag. 214-215)

In Giovanni 3-4 Gesù è dipinto mentre battezza le reclute, o avendo i suoi discepoli battezzare loro in sua vece, in amichevole (?) competizione con Giovanni il Battista. È generalmente riconosciuto che noi abbiamo qui un simbolico paragone dell'antico battesimo cristiano con il suo fuori-moda ma ancora-offerto prototipo, il battesimo di Giovanni e la sua perdurante setta. L'intento era, apparentemente, di esortare i seguaci di Giovanni ad abbandonare la loro sprofondante scialuppa e saltare sulla scialuppa cristiana di salvataggio, in essenza, porre la domanda: ''Non vuoi andare con un vincitore?'' Gesù non battezzava realmente, e né sovrintendeva a tale attività nel suo proprio movimento. L'evangelista ha retro-datato il battesimo della chiesa di una generazione più tarda nel tempo di Gesù per collocare i capostipiti di entrambe le sette fianco a fianco.
(The Amazing Colossal Apostle: The Search for the Historical Paul, pag. 175-176)
Quindi Le Donne, davvero un Folle Apologeta, incorre nelle stesse vecchie fallacie.
Ricorre addirittura al criterio di imbarazzo per inferire che:
''Luca tende a rappresentare Gesù come Elia, così egli non rappresenterebbe anche Giovanni come Elia'' - che è instrinsecamente illogico. Non c'è nessuna ragione che lo stesso tipo non possa essere usato per entrambi i personaggi, servendo a diversi obiettivi simbolici in ciascun caso: in un caso, usando Elia nel suo ruolo come il precursore del messia, applicato a Giovanni, e nell'altro caso come un tipo per il messia, applicato a Gesù.


Ma Le Donne fallisce di nuovo e ancora quando trascura volutamente la possibilità che copiando Luca da Marco, è stata l'associazione Giovanni = Elia inventata dal secondo (o da un suo predecessore prima di lui) a indurre il primo a ripeterla a sua volta nel suo vangelo.

Le Donne non dice perchè si devono scartare queste plausibilissime alternative, e non lo fa perchè è un Folle Apologeta. Puro e semplice.

L'ennesimo errore di Le Donne: Marco e Giovanni testimonierebbero entrambi la storicità del detto gesuano che crea la metafora ''tempio/corpo'': ossia la profezia della distruzione e ricostruzione del tempio. Peccato che quella metafora si origina con PAOLO, non in Gesù, e quindi Marco e Giovanni stanno riportando ''un detto fabbricato, non uno reale''.
Quindi Le Donne agisce ripetutamente come qualcuno che assume che tutte le cose rosse sono mele. Ma proprio come tutte le cose rosse non sono mele, le memorie non sono le sole cose che diventano altamente interpretate.
Anche ''i miti, le invenzioni e le fabbricazioni'' possono esserlo in pari misura (basti guardare alle infinite versioni del mito di Ercole).
La tipologia, dopo tutto, era più comunemente uno strumento usato per comunicare idee, non memorie. I costrutti tipologici in Daniele, per esempio, in alcun modo riflettono reali memorie da o circa Daniele. Quel libro è interamente una forgery. Come si può concludere che Gesù deve essere ''ricordato'' in qualche modo di più nei vangeli di quanto lo è il reale Daniele nel Libro di Daniele?


UN CANTICO PER GESÙ


Lo stesso Le Donne ammette a malincuore che il suo metodo non offre certezze di sorta.

In altre parole, questo sta solo a significare che ''non possiamo conoscere nulla intorno ad un Gesù storico''.
Io ho mostrato che il Teorema di Bayes sostituisce tutti i criteri con una valida procedura, e tanto a lungo quanto è usato correttamente e onestamente, non ti premetterà di provare qualunque cosa vuoi, ma solo cosa i fatti giustificano. Non c'è nessun altro concorrente.
Nel post precedente ho esordito citando Schopenhauer. E voglio concludere questo ultimo post di questa serie allo stesso modo:
A consolazione di quelli che consacrano le loro forze e la loro vita alla nobile aspra lotta contro l'errore, in qualsiasi forma e circostanza, non posso trattenermi dall'aggiungere che l'errore può aver libero gioco, come i gufi e i pipistrelli nella notte, finchè non è apparsa la verità; ma è più facile aspettarsi che i gufi e i pipistrelli facciano retrocedere il sole in oriente, che non vedere cacciata di nuovo indietro la verità, una volta riconosciuta e proclamata con piena coscienza, o veder l'antico errore riprendere indisturbato il suo comodo posto. Tale è la forza della verità, che la sua vittoria è aspra e difficile, ma, una volta riportata, nessuno riesce a strapparla.
(da Il mondo come volontà e rappresentazione)