sabato 29 marzo 2014

«Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat» è un'Interpolazione Cristiana (II)

A volte balena alla mente qualcosa che per lungo tempo prima non si notava affatto. Credo di essermi finalmente imbattuto in un motivo serio per dubitare dell'autenticità parziale del cosiddetto Testimonium Taciteum, il passo di Tacito in Annali 15.44 (e prima ancora di leggere il tanto atteso articolo accademico del dr. Carrier in merito):
"ergo abolendo rumori Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis adfecit, quos per flagitia invisos vulgus Christianos appellabat. auctor nominis eius Christus Tibero imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; repressaque in praesens exitiablilis superstitio rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam, quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque"

Nerone allora per far tacere queste voci fece passare per colpevoli e li sottomise a torture a torture raffinate coloro che per i loro delitti il popolo detestava e chiamava Cristiani. Erano chiamati così dal nome di Cristo, il quale, sotto l'impero di Tiberio, era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; quella superstizione nefasta, repressa sulle prime, ora tornava a prorompere, non solo in Giudea, luogo d'origine di quel malanno, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluiscono tutte le cose atroci e vergognose e vi trovano seguaci.
I folli apologeti desiderosi di dimostrare che Gesù sia esistito -- troppo ansiosi, a mio modesto parere -- ritengono autentico quel passaggio e lo considerano una prova della storicità di Gesù. Altre persone, che effettivamente vogliono indagare sulla questione molto più seriamente,   reputano assai più ragionevolmente il brano una prova dell'esistenza dei cristiani, a Roma , durante il regno di Nerone, e non di Gesù.

È così che ho sempre pensato del passaggio. Non ero convinto dagli argomenti che il brano fosse una interpolazione cristiana successiva, anche se due fattori, l'incredibile coincidenza in termini di omonimia del sedizioso Cresto svetoniano da un lato e la presenza della parola ''chrestiani'' - e non ''christiani'' - nel più antico manoscritto in nostro possesso di Annali 15:44, sono capaci insieme di sollevare almeno un legittimo interrogativo sull'autenticità della frase intermedia
auctor nominis eius Christus Tibero imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat. 
 Tuttavia non dobbiamo mai ritenere un fatto certo che qualsiasi affermazione fatta da qualunque storico è precisa, senza prima esaminare la questione un pò più approfonditamente. Il dubbio sortomi è se Tacito poteva essere stato frainteso.

Tacito aveva circa 8 anni, nel 63 EC, quando si verificò il Grande incendio di Roma, e molto probabilmente non era a Roma al momento dell'Incendio. Con ogni probabilità la sua testimonianza dell'Incendio non è una fonte primaria, ma di seconda mano, essendo stata scritta dopo il 100 EC, e forse anche più tardi. Inoltre, molti studiosi hanno ipotizzato che, per quanto fosse meticoloso e scrupoloso (o forse proprio in virtù di questo), Tacito tuttavia poteva essere stato troppo prevenuto contro Nerone, e dunque desideroso di farlo sembrare ai posteri peggio di quel tiranno che era. Questo pregiudizio andava magnificamente a braccetto col desiderio da parte dei cristiani -- un desiderio perenne da parte loro, e mai estintosi, neppure oggi -- di recitare in ogni circostanza la parte delle vittime. Inoltre, i cristiani potrebbero aver voluto esagerare apposta le dimensioni del loro movimento e la data del loro primo ingresso a Roma, per rompere in qualche modo l'enorme silenzio che circondava la figura del loro presunto fondatore.

Quello che veramente mi insinua il Dubbio (e quindi ben più che un semplice sospetto) è la possibilità che dopo il 100 EC, scrivendo per un pubblico romano che viveva nell'Urbe, Tacito informava --  per la prima volta nella sua opera -- su chi fossero i cristiani e da dove venivano, e su chi fosse il loro fondatore, ''Cristo'', e come morì. In breve, Tacito sembra davvero dare per scontato che i suoi lettori non avessero affatto udito per nulla dei cristiani prima di allora. Ha senso che in avanzato II secolo praticamente nessuno a Roma sapesse della vera identità dei cristiani, mentre paradossalmente nel lontano 64 EC i cristiani fossero nel contempo così facilmente riconosciuti e non amati dai romani da essere ipso facto passibili della naturale accusa di essere i veri responsabili del disastro?  [1]

Non so se questo mio dubbio ha senso. Ma sicuramente ne ha assai più rispetto alla possibilità che Tacito sia stato il primo -- o l'ultimo -- ad essere falsificato dai cristiani.

[1] Questo mi ricorda la stessa assurdità implicata dalla ''spiegazione'' che i folli apologeti a la Errorman & Casey danno del silenzio delle epistole sul ''Gesù storico'': ''tutti già sapevano tutto'' su Gesù di Nazaret quando Paolo scriveva e perciò non ne parlavano, con l'assurdità che subito dopo, i loro stessi figli non sapevano improvvisamente più nulla di quello stesso Gesù da dover richiedere un sacco di favole - e un'intera inventata agiografia - coi quattro vangeli canonici (per non parlare del diluvio dei vangeli gnostici successivo).

sabato 15 marzo 2014

Il Gesù che non fu mai

In trepida attesa di leggere il prossimo, imminente volume di Richard Carrier, On the Historicity of Jesus, ho cercato di supplire alla (invero assai spaventosa) ignoranza dei miei connazionali in merito alla migliore ipotesi miticista su Gesù, redigendo un'apposita ''introduzione al mito di Gesù''.

Dedico il mio scritto a tutti i lettori di questo blog e a tutti i fan italiani di Richard Carrier!

Buona Lettura!