venerdì 11 aprile 2014

Quale altro (ἕτερος) Gesù predicava Paolo???

εἰ  μὲν  γὰρ  ὁ  ἐρχόμενος  ἄλλον  Ἰησοῦν  κηρύσσει  ὃν  οὐκ  ἐκηρύξαμεν,  ἢ  πνεῦμα  ἕτερον  λαμβάνετε  ὃ  οὐκ  ἐλάβετε,  ἢ  εὐαγγέλιον  ἕτερον  ὃ  οὐκ  ἐδέξασθε,  καλῶς  ἀνέχεσθε. λογίζομαι  γὰρ  μηδὲν  ὑστερηκέναι  τῶν  ὑπερλίαν  ἀποστόλων.


Infatti, se il primo venuto vi predica un altro Gesù da quello che vi abbiamo predicato noi, o se ricevete un altro spirito da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora, io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi superapostoli!
(2 Corinzi 11:4-5) 

In questo punto Paolo sembra voler dire che qualche altro ''super-apostolo'', ὑπερλίαν ἀποστόλων, gli faceva concorrenza predicando qualche ''altro Gesù'' e dunque qualche ''altro vangelo''.

Eretici, almeno per Paolo.

Tuttavia Paolo usa ἕτερον per indicare l'''altro vangelo'' e l'''altro spirito'' mentre usa ἄλλον per indicare l'''altro Gesù.''  ἕτερος significa  ''di un tipo diverso'' mentre ἄλλος significa ''diverso ma dello stesso tipo''.

Così il vangelo e lo spirito predicati da questi superapostoli sono di un tipo totalmente diverso, mentre il loro Gesù, per quanto diverso, è lo stesso Gesù che sta predicando Paolo. Cosa significa, questo fatto? Solo una cosa: la concorrenza è sul nome di Gesù. Per Paolo è un peccato predicare qualcosa di totalmente diverso da lui in nome dello stesso angelo, ''Gesù''.

Sappiamo di quale ''altro vangelo'' si tratta dal momento che Paolo allude nuovamente ad esso in Galati 1:6.

 Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo.

Chi era esattamente il Gesù ''diverso ma non tanto diverso'' che i suoi concorrenti predicavano a Corinto?  Se le differenze dottrinali sul conto di Gesù, il motivo della disputa, avessero riguardato la natura ontologica di Gesù (uomo ma non vero uomo, Dio ma non vero Dio, docetismo versus adozionismo, ecc.) Paolo avrebbe usato la parola ἕτερος. E invece usa ἄλλος, così quelle distinzioni sulla natura ontologica del Cristo non esistevano ancora al suo tempo, oppure non ne era consapevole, mentre al contrario esistevano fin dal principio divergenze nel messaggio predicato.

Per Earl Doherty, i nemici di Paolo a Corinto erano i primi proto-gnostici, che stavano iniziando i primi passi per fare del Gesù Salvatore di Paolo un Gesù innanzitutto Rivelatore.

Per Roger Parvus era invece l'uomo chiamato Paolo il proto-gnostico, anzi il fondatore stesso della gnosi, Simone di Samaria, mentre i suoi avversari di Corinto erano i giudeocristiani, non solo quelli che avrebbero poi scritto il libro dell'Apocalisse spirante odio anti-paolino (e anti-romano), ma gli stessi seguaci dei Pilastri (laddove l'opinione più diffusa, tenuta anche da Carrier, è che chi scrisse l'Apocalisse rappresentava un ramo particolare dei giudeocristiani che coi Pilastri non aveva nulla a che fare, perchè i Pilastri, a differenza loro, non ruppero in definitiva i buoni rapporti con Paolo).

Si tratta di un piccolo indizio che rivela la totale estraneità di Paolo alle infinite beghe che sarebbero nate una volta che il primo vangelo fu scritto, ovvero quelle beghe attinenti strettamente alla natura ontologica di un Gesù ''storico'' a priori apparso sulla terra: era solo un fantasma quello che si era visto in giro? Era un uomo in carne e ossa? Rimase in giro per le poche ore della sua nascosta Passione? O non soffrì affatto? Fu adottato da Dio alla nascita? Prima della nascita? Da adulto? Da agonizzante? Ecc. 

Il problema della storicità di Gesù allora si riduce al problema di scoprire quale Gesù Paolo aveva in mente. Sarebbe stato il suo Gesù più simile al Gesù di Marcione? O al Gesù di Marco? O al Gesù di Giovanni? O al Gesù di Valentino? O a qualche altro (ἕτερος) Gesù?

Intanto, noto con ironia che lo stesso Bart Ehrman giunge a riconoscere serenamente che Gesù è un angelo, dopo aver attribuito erroneamente (o intenzionalmente?) a Richard Carrier la falsa idea per cui il più antico Gesù di Paolo era già Dio in persona. [1]

Io ho letto la lettera di Paolo ai Galati centinaia di volte sia in inglese che in greco. Ma il chiaro importo di cosa dice in Galati 4:14 semplicemente mai me lo sono memorizzato, fino a, francamente, un pò di mesi or sono. In questo verso Paolo chiama Cristo un angelo... Paolo scrive ''quella che, nella mia carne, era per voi una prova, non l’avete disprezzata né respinta, ma mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù.'' ... Io ho sempre letto questo verso nel senso che dice che i Galati hanno accolto Paolo nel suo stato di infermità al modo che avrebbero accolto un visitatore angelico, o perfino Cristo stesso. (Ma il verso non sta realmente dicendo) che i Galati hanno ricevuto Paolo come un angelo o come Cristo; sta dicendo che loro accolsero lui come avrebbero accolto un angelo, come Cristo. Per chiara implicazione, allora, Cristo è un angelo.
(How Jesus Became God, Bart Ehrman, mia libera traduzione mia enfasi, pag. 252 - 253)

A onor del vero, il primo a dire che Gesù era un angelo per Paolo è stato in realtà il miticista Earl Doherty, il quale così scriveva, proprio per reagire alla rozza equazione fonamentalista cristiana ''Gesù di Paolo = Dio''.
La differenza tra il Figlio di Dio di Paolo e il Logos di Filone come un'emanazione di Dio è largamente una materia di personalità. Filone non personalizza il suo Logos; lo chiama ''primogenito'' di Dio ma non è una distinta ''persona''; invece, è un genere di forza irradiante che ha certi effetti sul mondo. Il Figlio di Paolo è stato trasferito un passo più in là (tuttavia un largo passo), nel fatto che lui è una piena ipostasi, un distinto personaggio divino con una consapevolezza di sé e ruoli suoi personali - e capace di essere adorato di suo.

Ma un'''emanzione'' è non Dio per se. Ciò è perchè Filone può descriverlo come ''generato'' da Dio. Può essere etichettato una parte della Divinità, ma è una parte subordinata. (Io non ho nessun desiderio di suonare come un teologo, ma per cercare di spiegare come io vedo essi i concetti che risiedono nelle menti degli autori cristiani, del passato e presente). Paolo in 1 Corinzi 15:28 parla del fato del Figlio una volta che i nemici di Dio sono sconfitti, un passagio che esercita i teologi perchè sembra incompatibile con la Trinità. Infatti qui Paolo dice che il Figlio ''sarà soggetto'' a Dio, nel senso apparente di essere ''re-incluso'' in Dio, che poi diventerà Uno di nuovo - ''così che Dio sarà tutto in tutto''. Ci sarà solamente una 'persona'.

Quindi Gesù era un angelo, e quest'angelo era speciale e diverso dagli altri perchè era emanazione di Dio e più simile a Lui.

Si tratta di certo di una lettura ragionevole di Filippesi 2:6-11, un inno che è addirittura prepaolino.


Paolo è letteralmente la più antica testimonianza cristiana di cui disponiamo.
Marco invece viene dopo, ma dipinge un tempo e un contesto che viene prima di Paolo.

Finora gli storicisti sono stati così pigri da prendere ad occhi chiusi il contesto letterario di Marco per un reale contesto storico. Ma è giunto il momento di appurare seriamente se davvero gli storicisti hanno il diritto di leggere Paolo con Marco che viene dopo, oppure se è davvero arrivato il momento di vederci sul serio questa volta, gettando alle ortiche le ''lenti colorate di vangelo'' grazie alle quali finora la tendenziosa propaganda cattolicizzante di Atti degli Apostoli ha avuto così tanto potere ''esegetico'' su tutte le altre fonti.

Tanto per cominciare, per dar un piccolo assaggio di cosa significa togliersi quelle lenti:
Paolo credeva nella risurrezione della carne?

Per nulla. Considerava la carne un sinonimo del male, della lussuria, dell'immoralità e del peccato.

Ripete più di una volta perchè la carne è male, e perchè la carne, per il solo fatto di essere carne, era un nemico di Dio.

Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene. - Paolo in Romani 7.

 Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile.

La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne.  Paolo in Galati 5.


Queste non sono le parole di una persona che crede nel tipo di risurrezione ''in carne e ossa'' descritta così vividamente nei vangeli successivi a Marco.
Ma qualcuno dirà: «Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno?». Folle! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore...
(1 Corinzi 15:35-36)



Nel nostro documento più antico sulla risurrezione di Gesù, Paolo dà del FOLLE ad ogni cristiano  per la sua incomprensione degli effetti della resurrezione.

Per caso i cristiani di Corinto avevano udito della risurrezione fisica di Gesù,  di come il Cristo poteva essere toccato, poteva mangiare pesce, poteva avere ancora le sue ferite al costato e alle mani, poteva dichiarare di non essere uno spirito ma di essere lui in persona, in carne e ossa?
Paolo di certo predicò una risurrezione del corpo, pure quando qualificò Gesù uno ''spirito che dà la vita''.

Un corpo di puro spirito è pur sempre un corpo.


Ma la sua concezione di un corpo spirituale era del tutto diversa dalla concezione dei vangeli di un corpo di carne e sangue perfettamente in grado di mangiare cibo e ostentare ferite.

 I cristiani di Corinto si interrogavano sulla risurrezione dei morti, nonostante dessero per scontato quella di Gesù. E Paolo li chiama FOLLI.


Di certo Paolo non li chiamava FOLLI perchè credevano nell'immortalità dell'anima, altrimenti li avrebbe corretti. Ma quando Paolo li chiama FOLLI non li offende perchè credevano che i corpi perivano mentre le anime sopravvivevano.

Così per quale motivo li attaccava?

 I cadaveri marciscono o vengono cremati. È impossibile che fossero FOLLI perchè si chiedevano come poteva Dio trasformare un cadavere in un corpo spirituale. Se erano tanto FOLLI da credere che Dio poteva trasformare l'acqua in vino, perchè erano a tal punto FOLLI da domandarsi come faceva Dio a trasformare l'acqua in vino quando l'acqua era del tutto assente?



Se i cristiani di Corinto erano FOLLI per aver dubitato della risurrezione dei morti, allora dovevano essere stati dei totali FOLLI per arrivare a chiedersi come faceva Dio a trasformare un cadavere marcio e decomposto in un essere vivente.

Domande del genere devono essere state così FOLLI che nessuno avrebbe avuto il coraggio di porle, a Corinto. Perfino tra i cristiani di Corinto. Ecco perchè Paolo non risponde a quelle domande.


In verità Paolo li chiama FOLLI perchè pensavano che il corpo deperiva al punto di non poter risorgere, non realizzando affatto l'effettiva presenza, nel cristiano, di ben DUE corpi.


 Naturalmente il corpo carnale muore, dice Paolo, ma esiste anche un corpo spirituale. Esiste un corpo datoci da Dio per sostituire il corpo di carne e sangue che perisce e può essere tranquillamente distrutto.


 Paolo considerava l'essere umano composto di ''spirito'' (πνεῦμα), ''anima'' (ψυχή) e ''corpo'' (σῶμα). Non esiste affatto la dicotomia successiva anima/corpo tutta cattolica in Paolo, ma solo questa tripartizione. Dio infondeva l'anima in un corpo (come fece del resto con Adamo) e questo corpo, da quel momento che riceveva l'anima, era un corpo vivo. Prima di allora era solo polvere, materia grezza e informe, sistemata alla bell'è meglio. Dopo la morte,  quando ormai privo di vita (ovvero, privo dell'anima), ritornerà alla polvere.



 Ora descriverò com'è la risurrezione secondo Paolo.


Un corpo naturale perderà la sua vita, cioè la sua anima, a causa del suo peccato. Quando uno muore, il suo corpo non è più in possesso dell'anima, ergo è privo di vita.

I non cristiani o i cattivi cristiani scommettono tutto sull'anima - cioè sull'unica cosa che permette l'esistenza terrena - dunque oltre all'anima hanno solo un mero corpo naturale, il quale perirà. Non esiste nessuna speranza per il corpo naturale. Coloro che confidano nel corpo naturale non sono in Cristo e non hanno lo spirito, il πνεῦμα.



Comunque, coloro in possesso dello spirito dispongono anche di un corpo spirituale, e questo viene offerto loro al momento della risurrezione. Anzi, è già bello pronto per noi in cielo:
Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli.
(2 Corinzi 5:1)


In questo corpo spirituale spera Paolo. Non nel corpo fisico, nel corpo visibile, il quale deperirà e si consumerà, ma nel corpo invisibile, celeste, spirituale, che è eterno.



 I nostri corpi di carne e ossa sono dominati dall'anima, dalla ψυχή, e l'anima si perde con la vita stessa.


 Ma esiste anche lo spirito, e questo non va perduto, perchè al contrario dell'anima esiste già, è già presente, in Cristo.


 Proprio come l'anima non è in grado di esistere da sola, e ha bisogno di un corpo, così lo spirito non può esistere da solo e ha bisogno di un corpo. Ma quale corpo?

Paolo ripete di nuovo e di nuovo che un corpo spirituale è un corpo.


Da qui si origina tutto il discorso di Paolo sui due corpi - un corpo fisico e un corpo spirituale, e per questo rimprovera i Corinti per non aver capito per nulla che non esisteva alcun problema nel deperimento e della decomposizione dei cadaveri, perchè era del tutto normale.

Ma i vangeli dicono che c'era un solo corpo, e che non si trattava affatto di un corpo spirituale.


La bibbia si contraddice per l'ennesima volta: Paolo afferma che c'erano due corpi e il Gesù risorto era uno spirito, un angelo.



In questo articolo davvero interessante, Earl Doherty sottolinea come sia Ebrei 8 sia Ebrei 9 prendono per garantito che lo spargimento del sangue di Gesù avvenne in un santuario celeste.


Ma come? Non si sapeva forse che Gesù versò il suo sangue su una croce di Gerusalemme?

Noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito.
Ogni sommo sacerdote infatti viene costituito per offrire doni e sacrifici: di qui la necessità che anch'egli abbia qualcosa da offrire.
(Ebrei 8:1-3, mia enfasi)

La lettera agli Ebrei spiega che quello che sta offrendo l'Alto Sacerdote nel suo santuario celeste è il suo stesso sangue. 

Non esiste alcun indizio di qualche offerta sacrificale del sangue di Gesù avvenuta sulla terra.

Quel sacrificio giunse più tardi, quando l'anonimo autore del vangelo di Marco si sedette alla scrivania per scrivere una storia.


[1] Non mi fido di Bart Ehrman perchè ha dato più di una volta prova di trovarsi in errore e  di non ammettere mai e poi mai di aver sbagliato, ma solo di non aver mai fatto l'errore, e quel che è peggio, di non scusarsi con Carrier per aver fatto quell'errore, quando è lo stesso Carrier ad averglielo sottolineato. Ma ancor più ipocrita mi sembra l'atteggiamento dei prevedibili apologeti cristiani i quali dall'oggi al domani si sono ritrovati dall'altro lato della barricata, ovvero parteggiare per Ehrman in seguito alla sua stizzita reazione contro il miticista Carrier  per la denuncia del suo totale fallimento nel dimostrare la storicità di Gesù, dopo aver fino a solo un minuto prima diffamato lo stesso ''agnostico con propensioni'' atee Ehrman per aver ridotto Gesù ad un delirante e quasi megalomane profeta apocalittico ebreo, e per giunta fallito. Ma questo blog non mira a perdere tempo con i folli e dementi apologeti cristiani, ma solo a descrivere, man mano che faccio nuove letture, ed in più col piacere della divulgazione, la mia graduale e più sincera evoluzione dall'iniziale  agnosticismo su Gesù verso il miticismo su Gesù, con annesse & connesse tutte le eventuali imprevedibilità del percorso.