giovedì 10 aprile 2014

Sui Dominatori di questo Eone

Così Romani 8:38 :
πεπεισμαι γαρ οτι ουτε θανατος ουτε ζωη ουτε αγγελοι ουτε αρχαι ουτε ενεστωτα ουτε μελλοντα ουτε δυναμεις

Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né demoni [o principati celesti], né presente né avvenire, né potenze,

La parola in grassetto è αρχαι. Dal punto di vista etimologico, condivide la stessa radice di parole come arconti, arcangeli, ecc. Sta a significare ''dominatori'', ma Paolo li annovera tra gli  αγγελοι, gli angeli. Quindi la traduzione migliore è: angeli o demoni
Perciò abbiamo già un precedente per porre l'identità dominatori = demoni. Paolo non usa mai parole che iniziano col prefisso αρχ- per riferirsi a persone.

σοφιαν δε λαλουμεν εν τοις τελειοις σοφιαν δε ου του αιωνος τουτου ουδε των αρχοντων του αιωνος τουτου των καταργουμενων

Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo eone, né dei dominatori di questo eone, che vengono ridotti al nulla.
(1 Corinzi 2:6)


ην ουδεις των αρχοντων του αιωνος τουτου εγνωκεν ει γαρ εγνωσαν ουκ αν τον κυριον της δοξης εσταυρωσαν
 
Nessuno dei dominatori di questo eone l’ha conosciuta perchè, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
(1 Corinzi 2:8)


Paolo sta usando di nuovo il prefisso αρχ- a indicare persone o entità che non ama, ma odia.
και υμας οντας νεκρους τοις παραπτωμασιν και ταις αμαρτιαις υμων 
εν αις ποτε περιεπατησατε κατα τον αιωνα του κοσμου τουτου κατα τον αρχοντα της εξουσιας του αερος του πνευματος του νυν ενεργουντος εν τοις υιοις της απειθειας
 
Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste, alla maniera di questo mondo, seguendo il principe del regno dell’aria, quello spirito che ora opera nei figli della disobbedienza.

(Efesini 2:1-2) 

Il dominatore (αρχοντα) del cielo, del regno celeste. Un'altra entità che Paolo odia, perchè quell'entità induce la sua gente al peccato.

Una parola cruciale: πνευματος. Un'entità spirituale, duqnue.  Un qualche tipo di spirito celeste, un dominatore dell'aria che semina la corruzione nella chiesa di Paolo, la sua chiesa.

ινα γνωρισθη νυν ταις αρχαις και ταις εξουσιαις εν τοις επουρανιοις δια της εκκλησιας η πολυποικιλος σοφια του θεου
...affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio,
(Efesini 3:10)



I dominatori o demoni del regno celeste (επουρανιοις - "al di là del cielo" ) sono, ancora per poco, all'oscuro della chiesa di Dio, grazie ai cui esorcisti finalmente in azione sperimenteranno l'ira di Dio (questo potrebbe essere all'origine della ''tradizione orale'' che venne a cristalizzarsi nell'immagine di Gesù esorcista).

οτι ουκ εστιν ημιν η παλη προς αιμα και σαρκα αλλα προς τας αρχας προς τας εξουσιας προς τους κοσμοκρατορας του σκοτους τουτου προς τα πνευματικα της πονηριας εν τοις επουρανιοις.
La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati contro le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
(Efesini 6:12)


Sembra che Paolo veda quelli arconti come un qualche tipo di esseri spirituali, celesti che agiscono per vie traverse e oscure contro la chiesa. Forse gli gnostici avevano ragione. Per loro infatti gli arconti erano i servi numerosi del Demiurgo, il ''dio creatore'' che risiedeva a livello intermedio tra l'umanità e un Dio trascendente che poteva essere raggiunto solo attraverso la Gnosi. Gli arconti furono assimilati agli angeli e ai demoni dell'Antico Testamento.

L'uso di Paolo del termine ''dominatori di questo eone'' sembra avere una connotazione dispregiativa. Allo stesso modo si ravvisa del disprezzo in quel θεος του αιωνος, il ''dio di questo eone'' di 2 Corinzi 4:4. Sembra come se Marcione o gli gnostici avessero veramente più ragione dei loro oppositori cattolici a pretendere maggiore fedeltà al cristianesimo paolino. I dominatori di questo eone agivano per conto del dio di questo eone - il Demiurgo  (δημιουργος : artigiano o creatore)  e i demoni, i suoi scherani.

Nella visione di Paolo, Gesù e suo Padre agiscono per distruggere i loro piani.



Avevo già intuito che nel quarto vangelo indizi latenti di spiritualità gnostica erano fusi con le scritture ebraiche e il cattolicesimo nascente, ma ancor visibili sotto la goffa superficie cattolicizzante. Non fu affatto una tarda interpretazione gnostica ad imporsi su un vangelo proto-ortodosso, bensì proprio il contrario: il più autentico spirito gnostico è davvero l'anima di quel vangelo, con quel contrasto tra tenebra e luce che pervade tutto il vangelo, e che sa quasi di fosche tinte manichee.

Anche Paolo a tratti suona gnostico, soprattutto quando adopera un linguaggio mistico. Solo allora Paolo sembra non addomesticato ad una lettura ''con le classiche lenti colorate di vangelo''. Selvaggio. Libero. L'uomo chiamato Paolo (non sono certo infatti neppure se si chiamasse Paolo, a questo punto) era un visionario che entrò in unione mistica con Cristo che vedeva come la manifestazione del (Figlio di) Dio, la sua immagine eterna. Paolo sviluppò dei rituali che miravano precisamente a far condividere anche agli altri, ai ''perfetti tra voi'', la sua stessa esperienza così che tutti potessero esperire come lui l'unità del Divino.


 Anche se il lettore non mi vedrà mai affermare con certezza, in questo blog, che Paolo era uno gnostico, potrebbe benissimo avere il diritto di sospettare che questo è ciò che penso. Le Religioni Misteriche, nell'antichità, di cui il cristianesimo era solo un esempio tra molti, presentavano ciascuna dei miti pubblici, essoterici, e dei miti privati, esoterici. Richard Carrier presenta come esempio lo stesso culto di Osiride:
   Di fatto Plutarco attesta che Osiride era creduto morto e ritornato in vita (letteralmente: utilizza le parole anabiôsis e paliggenesis, che sono davvero specifiche su questo punto, si veda la mia discussione in  The Empty Tomb, pp. 154-55), e che nei miti pubblici egli invero ritornò alla terra nel suo corpo risorto (Plutarco, De Iside et Osiride 19.358b).

Nonostante Plutarco dica che nelle dottrine segrete la morte e la risurrezione di Osiride avvennero nello spazio esterno (sotto l'orbita della luna), dopodichè ascese alle altezze del cielo nel suo nuovo corpo (non negli ''inferi'', come Ehrman afferma scorrettamente a pag.228), ciò è irrilevante al caso del miticista (o piuttosto, lo favorisce, per analogia, poichè questo è esattamente quello che miticisti competenti come Doherty dicono che fu il caso per Gesù: racconti pubblici che pongono gli eventi sulla terra, ma ''veri'' racconti privati che lo situano interamente nei vari livelli dello spazio esterno: si veda la mia Recensione di Doherty). In realtà i più antichi cristiani credevano anche che Gesù fu risorto nello spazio esterno: lui, come Osiride, ascese al cielo nel suo corpo di risurrezione, apparendo a quelli dei livelli inferiori in visioni, non di persona (si veda la mia rassegna dell'evidenza in The Empty Tomb, pp. 105-232; lo stesso è vero di numerosi altri dèi che-muoiono-e-risorgono, come Ercole). La nozione di un Gesù risorto che cammina in giro sulla terra è una tarda invenzione (per prima ritrovata nei vangeli).
Che quei tipi di credenze circa la morte e la risurrezione di Osiride predatino Plutarco è stabilito nella ricerca accademica sul culto: ad esempio S.G.F. Brandon, The Saviour God: Comparative Studies in the Concept of Salvation (Greenwood 1963), pp. 17-36 e John Griffiths, The Origins of Osiris and His Cult, 2nd ed. (Brill 1980). Ma difficilmente occorre sottolinearlo, poichè è già zero la probabilità che la totalità del culto di Iside e Osiride avesse trasformato completamente le sue dottrine su imitazione del cristianesimo già entro il 100 A.D.  (Non dovrei spiegare perchè una tale pretesa sarebbe assolutamente del tutto stupida). La pretesa di Ehrman che Plutarco sta fabbricando tutto questo perchè è platonico è parimenti illogica. Ehrman evidentemente non controllò il fatto che il saggio di Plutarco è scritto per una sacerdotessa di rango del culto, e Plutarco ripetutamente dice di sapere già le cose che sta veicolando e di non trovare alcunchè di ciò sorprendente.
(mia enfasi)

Era inevitabile che il cristianesimo originario, essendo a sua volta una religione misterica frutto del'inevitabile sincretismo tra elementi ellenistici ed ebraici, finisse per condividere lo stesso pattern. Puoi vedere un forte indizio di questo sincretismo in Paolo, ad esempio in 1 Corinzi 3.1-3.
Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?


Esiste la concreta possibilità (e quindi non è ad hoc, perchè almeno il culto di Osiride ne è un esempio nella Storia), ma purtroppo allo stato dei fatti è completamente indimostrabile (e dunque, per non incorrere nella fallacia del possibiliter, dovrei scartarla a priori) che il vangelo di Marco fosse solo la storia ''pubblica'' mentre l'originario vangelo di Giovanni (e le stesse lettere autentiche di Paolo) fosse solo una goccia della tradizione del mito più ''esoterico''.
Infine la versione pubblica, ''essoterica'', del medesimo mito finì per riscuotere un enorme successo (anche perchè rispondeva perfettamente al desiderio di sopravvivenza e speranza dopo il tremendo Olocausto del 70) provocando in tutta reazione (attraverso la ''correzione'' della stessa allegoria operata dal giudeocristiano Matteo e la successiva versione oramai letteralista del cattolico Luca-Atti), la naturale effusione dell'idea che un Gesù ''storico'' avesse calcato per davvero il suolo di Judaea; e di conseguenza quella stessa allegoria pubblica oscurò completamente il mito più esoterico, destinato a preservarsi solo nelle più isolate e segrete comunità gnostiche (almeno prima che anche quest'ultime si unissero, per inevitabile, invincibile tentazione, alla  finale orgia storicista e letteralista).

Naturalmente non esiste nessuna prova concreta (ma solo indizi) di questo scenario, colpevole non da ultimo la stessa maniacale segretezza delle Religioni Misteriche prima, e delle sette gnostiche dopo, così il lettore prenda il tutto come pura speculazione (il lettore conosce già il mio scenario preferito, che poi penso che sia la versione del miticismo più semplice), a parte, ovviamente, le conclusioni sulla natura prettamente spirituale e celeste dei malvagi arconti di questo eone che Paolo tanto odiava.