sabato 5 aprile 2014

Un piccolo assaggio delle difficoltà che mi trascinerei dietro... ...se soltanto fossi storicista

Ogni tanto mi auto-costringo a pensare da storicista, solo per convincermi, poco dopo, delle insormontabili difficoltà che l'ipotesi di un Gesù storico inevitabilmente comporta.

Chiudendo un occhio, anzi due, tento comunque di assumere gratis quell'ipotesi, ricostruendo ''un'' Gesù storico tra i tanti più plausibili: assumerei allora del tutto gratuitamente che Gesù fu un profeta apocalittico che valorizzava il nazionalismo ebraico e il fondamentalismo rispetto alla famiglia, meritandosi giustamente la pena capitale per attività sediziose. Ce n'erano centinaia di questo tipo di ''Gesù storico'' nel primo secolo, e probabilmente tutti quanti finirono idealizzati nell'immagine stereotipata di un unico idealizzato personaggio, il Messia Liberatore di Israele atteso nell'imminente futuro. Col tempo, uno solo di questi sediziosi messia, o forse più di uno, finì (o finirono) glorificato dai suoi seguaci e deificato dai loro proseliti greci e timorati di Dio. I pagani greco-romani - che di certo non  erano riluttanti ad aggiungere nel loro pantheon un altro dio-uomo - avrebbero assecondato l'operazione, a differenza degli ebrei più tradizionali.

In fondo gli ebrei vantavano una lunga tradizione di ''re'' e ''sommi sacerdoti'' che vengono unti con tanto di olio sacro ad abilitarli nella loro missione. Da qui il termine ''cristo'', ossia ''unto''.
Tuttavia in nessuna scrittura ebraica precedente i loro re e sacerdoti unti furono riveriti come ''dèi''. Nessuno di loro. Perchè sarebbe idolatria, un peccato mortale rispetto al quale sarebbe preferibile la morte, per ogni pio ebreo.
Fu a causa di questa ostinazione a non adorare la divinità di esseri umani come gli imperatori romani che gli ebrei si ribellarono a Roma finendo coll'assistere tragicamente alla distruzione del loro Secondo Tempio di Gerusalemme. E perfino senza Tempio, gli ebrei si ribellarono a Roma per la seconda volta finendo addirittura espulsi, questa volta, fuori dalla loro legittima patria con tanto di cambiamento forzato del nome di quest'ultima, da allora chiamatasi impunemente ''Palestina''. E tutto questo sempre a causa della maniacale avversione ebraica all'idolatria. Un'avversione maniacale all'idea di adorare un uomo come dio che scatenò ben due guerre sanguinose contro Roma e di conseguenza a due prevedibili disfatte.

E tuttavia, per ironia della sorte, i non-ebrei vantavano diametralmente l'opposto, ossia una tradizione ancestrale di dèi ed eroi e semidèi umani. È automatico: un re è non-ebreo? Allora è un (figlio di) dio.
Perciò è del tutto ovvio che la diffusione anche solo di poco del mio ipotetico cristianesimo al di fuori di Israele avrebbe portato alla rapida deificazione di quell'ipotetico re ebreo. Sarebbe stato impossibile per chi non fosse ebreo non deificare un re -- in questo caso Gesù -- qualora fosse già a priori considerato un re, come qualsiasi altro re della Terra.

Forse il Gesù storico fu un profeta apocalittico che ottenne un seguito insegnando che un possente ''Figlio dell'Uomo'' stava sul punto di piombare dal cielo - proprio com'era predetto nel libro di Daniele - per cacciare i romani e liberare gli ebrei. Per finire poi lui stesso crocifisso per aver dato un assaggio di questa attesa apocalisse simulando un attacco simbolico al Tempio, con tanto di seguaci altrettanto sediziosi al seguito. Dopo la sua morte, i suoi seguaci si dispersero. Un pò di mesi dopo, uno di loro pretende di aver avuto una visione di Gesù che gli rivelava la promessa del suo imminente ritorno nella gloria. Come un effetto domino, un pò di altri seguaci iniziarono a pretendere la stessa cosa per sè stessi, affermando di avere avuto visioni simili. Il culto riprende nuova linfa vitale con una nuova, fervente attesa del Figlio dell'Uomo, vedendo stavolta in Gesù stesso il Figlio dell'Uomo in arrivo, sempre col solito scopo di cacciare i romani manu militari.

Un seguace particolare, particolarmente portato alla ricezione di allucinazioni e alla mania mistica, inizia a credere che Gesù sta apparendo anche a lui,  con tanto di missione da eseguire tra i pagani. Questo nuovo seguace esporta il culto ai non-ebrei insegnando che Gesù è una figura divina di salvezza. Una volta radicatosi tra i gentili, il culto inizia a creare fantasiose storie di miracoli,  e le esperienze visionarie pretese dai discepoli vengono trasformate nel racconto di una risurrezione letterale, con tanto di tomba vuota mai esistita nella realtà.

 

Se fin qui tutto sembra (e mi sembra) plausibile, ora viene il bello.

Gli storici, i filosofi, e i teologi come Filone e Flavio Giuseppe che vissero al tempo di questo ipotetico Gesù, in uno dei periodi dell'Antichità cioè meglio documentati rispetto ad altri, avrebbero preso definitivamente notizia di un tizio che fa miracoli, guarisce un sacco di gente per tutta l'antica Judaea, che galvanizza di speranze apocalittiche centinaia o migliaia di ebrei, e che infine finisce crocifisso a causa del timore dei farisei e della loro gelosia verso la sua crescente popolarità. Ma nessuno, al di fuori della letteratura cristiana, informa di Gesù se non fino a quasi un secolo dalla sua morte (Tacito) e perfino allora, sebbene alcuni ritengono che Tacito stia riportando solo comune chiacchiericcio cristiano nella Capitale, inizio seriamente a sospettare presenza di interpolazione proprio laddove si fa riferimento a ''Cristo''. In fondo tutti i sediziosi sbaragliati dai romani hanno meritato un posto nelle pagine di Flavio Giuseppe. Ma se Gesù non era popolare, allora i farisei non avrebbero avuto alcun motivo di usare un sotterfugio per prenderlo, processarlo e condannarlo alla pena capitale tramite le autorità romane.
Entrambi gli scenari, cioè, semplicemente non possono essere veri: o Gesù divenne popolare abbastanza e quella popolarità fu l'esatto motivo della sua esecuzione per sedizione (ma nessun contemporaneo, come Filone, ne testimoniò in proposito); oppure Gesù fu così anonimo e marginale e periferico da non dare ai farisei nessuna vera ragione per farlo arrestare e crocifiggere dai romani invece di sbrigare la faccenda da soli, come fecero gli stessi farisei -- molto pragmaticamente, devo dire --  con Stefano e con Giacomo della fittizia ''traditio'' cristiana, con Yeschu Notzri del Talmud, con Gesù ben Pandera, o con Gesù ben Stada, vale a dire mediante lapidazione e/o (successiva) impiccagione ed esposizione del cadavere come monito.

Ma, se Gesù non era popolare si spiega l'enorme silenzio che ha ricevuto presso gli storici del tempo, ma contemporaneamente si va a contraddire seriamente il tema ricorrente per tutti i quattro vangeli canonici - vale a dire la popolarità di Gesù. Erode, tanto per cominciare, non avrebbe avuto nessun desiderio di incontrare Gesù, se costui non fosse affatto una star del momento.

Se i vangeli allora sono inaffidabili per questo clamoroso abbaglio
(per non parlare degli altri, ma in questa sede fingo di essere storicista) sono costretto a mendicare maggiore informazione presso le lettere di Paolo. Per trovarvi che cosa?


Che il suo Cristo non fece nulla di importante.

O in alternativa, che fece cose che suonarono di primo acchito così imbarazzanti (per questo sto ipotizzando un Gesù sedizioso antiromano) da non meritare per nulla di essere riportate da Paolo, altrimenti Paolo sarebbe stato un uomo morto non appena le avesse proferite.  L'ipotetico Gesù storico dietro Paolo, dicevo, non fece nulla di importante, se non consumare l'ultima cena, finire consegnato (neppure tradito), crocifisso, e risorto nel solo spirito. Nessun miracolo, nessun detto sapienziale, nessuna predicazione pubblica o particolare esistenziale, nulla di nulla.

Tutto questo solo per ricordare i primi macroscopici problemi che infettano e inquinano ogni apparentemente ''onesta'' ricostruzione storicista, tanto ''onesta'', nel mio caso, da non farsi scrupolo di fare di Gesù un sedizioso per ottemperare nascostamente a qualche implicita agenda apologetica cristiana.

Ma credo che la conclusione principale da trarre, se non si voglia puntare il dito alle enormi contraddizioni appena sollevate (e solo prima facie) quando ''penso da storicista'', sia il riconoscimento del puro e semplice Fatto che non è mai esistito un ''vero'' cristianesimo. Il ''cristianesimo'' attuale, dell'Anno del Signore 2014, è semplicemente il risultato di una lotta per la sopravvivenza tutta politica, con i vincitori di solito quelli che si sono trovati al posto giusto e al momento giusto a professare il minimo comune denominatore che univa i ''cristianesimi'' rivali al fine di fare l'asso piglia tutto. Ad esempio: Gesù fu un figlio di Dio o fu  Dio in persona? Era al 100% umano o al 100% divino? ''Parigi val bene una Messa'', dunque perchè non pensare che Gesù sia ''vero dio e vero uomo'' insieme? Ed ecco spuntare guardacaso il termine ''cattolico'', ossia : ''universale'', come universale è il Potere a cui si agogna. Non solo: se tutti i primi cristiani erano così ''politicanti'' nelle loro faziose beghe intestine della prima ora, chi dà il diritto di ritenere ''onesti'', tra questi ''politici'' litigiosi quali erano, solo quelli che sono risultati poi a lungo termine vincitori, seminando tutti gli altri ''politici'' (a riprova della loro comprovata ''disonestà'') ? Non abbiamo nessuna traccia dei politici ''disonesti'' perchè i politici che sono stati riconosciuti ''onesti'' (ma solo al momento del loro massimo trionfo) hanno deciso di bruciare quelle tracce, bruciando tutti gli ''eretici''.

Ma in realtà tutte quelle beghe intestine si possono spiegare vedendole con le lenti esclusive della politica, non della teologia. Quando è in gioco il potere stesso di dettare le regole del gioco, a che serve sapere quale politico è più onesto degli altri? Ebbene, assisto ad una lotta senza esclusione di colpi per quale cristianesimo avrebbe dovuto meritarsi il titolo di Grande Chiesa nel futuro. Tutti gli sforzi moderni di separare la politica dalla religione  sembrano davvero utopici alla luce della stretta identificazione tra politica e religione nei primi anni, e nei successivi anni, del cristianesimo.

Ogni singolo testo sacro canonico o non canonico del Nuovo Testamento è una polemica contro altri testi rivali politici/religiosi. Per esempio la lettera di Giacomo (''la fede senza le opere è inutile'') è un pugno al basso ventre per le lettere di Paolo (''solo la fede è sufficiente per la salvezza'').

Non è mai esistito un tempo in cui il cristianesimo si presentasse omogeneo sul piano religioso e filosofico: basta leggersi senza preconcetti di sorta la lettera ai Galati. Gli ortodossi non ci pensarono una volta a calunniare e a diffamare i loro oppositori del secondo e del terzo secolo (basta leggersi i titoli: ''Contro le Eresie'' di Ireneo, ''Contro Marcione'' di Tertulliano) con le peggiori e diffamanti menzogne, non esitando a ricorrere anche ad atti di feroce intimidazione sociale piuttosto che a sollevare un sereno dibattito democratico.

Ma non solo: ricorsero all'azione di gran lunga più disonorevole di tutte.

La sistematica e costante manipolazione e manomissione di testi al solo fine di ingannare la gente.
Marcione rivendicò l'autenticità delle sue lettere paoline e del suo vangelo di Luca a fronte della corruzione di tutti gli altri documenti. Viceversa, i cattolici replicarono in tutta risposta che il suo vangelo di Luca e le sue epistole paoline erano una versione corrotta dei loro testi autentici. Come verificare chi ha ragione, quando tutte le opere degli ''eretici'' finirono bruciate e distrutte dai cattolici?

Il ritrovamento dei vangeli gnostici a Nag Hammadi almeno è servito a denunciare la disonestà di un Ireneo nella sua descrizione negativa degli gnostici. Ma se difendere la fede è considerato un atto più nobile della stessa onestà, allora che cosa può trattenete qualche pio cristiano dal ''mentire in nome di Gesù'' ? Che cosa può trattenere un cristiano proto-cattolico dal correggere un testo per farlo meglio conformare a quello che lui sente già a priori, per via della sua fottutissima fede, assolutamente vero?
Che cosa può impedire all'anonimo autore del vangelo di Luca di pretendere già nell'incipit il possesso di informazioni di prima mano, quando poi quello che segue risulta totalmente inaffidabile prima facie e (ancor più) secunda facie?

Di fronte ad una fede allucinata del genere, ogni desiderio dell'obiettività va a farsi benedire... ...o maledire. E se il documento che hai tra le mani non corrisponde con la tua fede, allora quel documento è sbagliato e pieno di errori e quindi bisogna cambiarlo! E potevi cambiarlo facilmente, perchè la gran parte dei cristiani era ignorante e analfabeta (essendo solo un'emerita stronzata apologetica quella che vuole Paolo e Pietro a Roma a convertire i nobili romani).

Quando ho ''dialogato'' coi folli apologeti del web mi ha sempre colpito l'impiego su vasta scala di tutta la  cultura e intelligenza di cui sono capaci, anche solo lì per lì e distrattamente al momento, per dare una rapida ''spiegazione'', o meglio un'armonizzazione, di quello che leggono di contradditorio nel Nuovo Testamento, pur di giustificare quello che già credono, prima ancora di ''aprire il libro sacro'' (azione che già è deprecabile per se, a detta degli integralisti più fanatici), pur di persuadere il loro scettico interlocutore a partire dalla loro conclusione per accettare solo i fatti che favoriscono quella conclusione (invece di catturare tutti i fatti e arrivare ad una imparziale conclusione derivata da tutti i fatti catturati). Col lancinante sospetto che quel libro sacro lo hanno ''aperto'' centinaia, migliaia di volte, ma solo per finta.