giovedì 1 maggio 2014

Del perchè Marco ci parla di Spirito e di colombe

L'enfasi sul significato del racconto è così forte e coerente che il testo non richiede nessun'ulteriore spiegazione. In particolare, non richiede che il racconto sia storico. In altre parole, spiegare i dati richiede un'abilità artistica significativa, ma non richiede Storia. Quello che non è richiesto dai dati non può essere stabilito. Potrebbe essere congetturato, ma non può essere verificato.
(Thomas L. Brodie, Beyond the Quest for the Historical Jesus, Memoir of a Discovery, pag. 84, mia enfasi)

A volte le differenze tra due documenti sono enormi -- come la differenza tra una supermodella di New York e il suo anziano genitore, un fattore di un piccolo villaggio francese, maritato ad una donna del Camerun. A dispetto di tutte le differenze, la supermodella di New York contiene il fattore francese dentro sé stessa, ma trasformato e intrecciato con altri fattori. La questione, allora, non è se ci siano differenze, ma se le differenze sono intelligibili.
La meticolosa applicazione di quei criteri a volte conduce alla realizzazione che anche nel caso di testi che sono davvero diversi, uno potrebbe essere profondamente dipendente dall'altro. Uno contiene una trasformazione dell'altro, così che la manifestazione di quella trasformazione, quella dipendenza, reca una forte sorpresa. E la graduale manifestazione dell'esatta misura di quei processi di trasformazione, giusto lungo l'intero Nuovo Testamento, inizia ad aprire un nuovo mondo.
Questo nuovo mondo non è un luogo passivo. Gli autori del Nuovo Testamento non solo vi si adagiarono e, nel processo di ascolto o di rilettura, semplicemente lasciavano fluire l'Antico Testamento oltre di loro. Ben più di lettori, loro sono scrittori, maneggiando sensibili strumenti nelle loro mani. Recano al testo più antico il pieno apparato della loro sofisticata arte di ampio respiro, e in generale applicarono quell'arte non a citazioni isolate ma ai testi nella loro interezza. Sono proattivi. Alcuni testi li assorbono del tutto, quasi; altri li distillano; o li rovesciano; oppure li adattano in modi che sono strani -- così che il vecchio abito diventa un nuovo filo. E avendo dunque prodotto qualcosa di nuovo -- il nuovo filo -- l'attivo scrittore non si ferma. In un processo altamente complesso, il filo è intrecciato con altri fili per produrre un nuovo testo, letteralmente un nuovo textus, ''intrecciato'' (dal latino texere, 'intrecciare'), e il modello della tessitura può aprire una nuova regione. Così quando le ventisette regioni sono messe assieme -- i ventisette libri del Nuovo Testamento -- un intero nuovo continente si staglia aperto.

(Thomas L. Brodie, Beyond the Quest for the Historical Jesus, Memoir of a Discovery, pag. 134, mia grassetto)


Come un paziente ingegnere navale che si basa su modelli di arte più antica, e che forma dettagli con la pazienza e la precisione di un orologiaio, o come un letterario Michelangelo che combina maestria su vasta scala con altrettanta maestria nel dettaglio, Luca ha fatto numerose trasformazioni. Quelle trasformazioni sono di due tipi principali: generali e dettagliate.
(Thomas L. Brodie, Beyond the Quest for the Historical Jesus, Memoir of a Discovery, pag. 53, mia enfasi)



Voglio dare un piccolo assaggio al lettore della profondità di questa sottile dipendenza letteraria, appena descritta da Brodie. Ma non tra due testi distinti. Bensì all'interno dello stesso testo, così da far comprendere al lettore perchè è così importante paragonare, come fa l'accademico miticista Thomas Brodie (un membro del Sindacato di Gesù al quale appartengono i folli apologeti come Bart Errorman, Maurice Casey,e cc.), l'autore di ogni vangelo ad un orologiaio, quanto a profondità e sottigliezza letteraria, da far pensare che ci teneva assai più a scrivere una splendida allegoria, che a riportare in forma scritta il frutto di ricordi di un ipotetico predicatore ebreo del 30 EC presunto oggetto della sua venerazione.

I pagani prima dell'avvento del cristianesimo erano già abituati a veder discendere i loro dèi sulla terra firma sotto forma di uccelli di qualunque tipo: corvi, aquile, usignoli, ecc.

Zeus sedusse Era trasformandosi in cuculo.


 Quindi non stupisce che lo Spirito Santo faccia lo stesso:

E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba [ὡς περιστερὰν].
(Marco 1:10)

Fin qui nulla di nuovo. Ma perchè proprio una colomba?

Ecco la ragione:
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe [καὶ τὰς καθέδρας τῶν πωλούντων τὰς περιστερὰς] e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio.
(Marco 11:15-16)

Durante Pesach, gli ebrei e i timorati di Dio andavano nel cortile del Tempio a scambiare le loro monete con l'effige dell'Imperatore e degli dèi con le monete votive perchè prive di quell'effige pagana e quindi decisamente più adatte per comprare gli animali da sacrificare al dio degli ebrei (e di finire nelle casse del Tempio).

Marco sta sottilmente spiegando ai suoi lettori che l'animale sacrificale che gli ebrei in media erano soliti comprare al Tempio per donarlo al Sommo Sacerdote (dato che non tutti erano così ricchi da potersi permettere l'offerta di un toro, di un agnello, di un vitello, o qualsiasi altro animale di simili stazze!) era proprio LA COLOMBA.


Durante l'intera predicazione pubblica di Gesù, vuole intendere implicitamente Marco, Gesù sarà sempre ispirato nei suoi passi dallo Spirito Santo a forma di colomba, il quale lo possederà e lo condurrà fino alla sua meta finale, al sacrificio di sé stesso a Gerusalemme. Dunque è vero che il vangelo non è altro che il racconto di una Passione con una lunga introduzione.

Rifletta il lettore sulle conseguenze che si trascina seco questa sottile eppur profonda dipendenza letteraria. Se a Marco non fosse venuto in mente di simboleggiare lo Spirito Santo con la colomba nell'inizio del suo vangelo, avendo in vista la missione finale di Gesù (cioè la sua morte sacrificale), allora non si sarebbe probabilmente neppure scomodato di dire ai suoi lettori che si vendevano COLOMBE ai pellegrini, nel cortile del Tempio. Quindi insinuando il dubbio che anche una sola colomba del mondo reale fosse stata spaventata da un adirato Gesù storico al Tempio!  



Cosa ci dice questa connessione?
Che l'autore dell'allegoria, probabilmente un'intera scuola letteraria della comunità di Marco, sapeva quello che stava facendo e aveva il pieno controllo della propria penna. Ogni cosa era nel suo testo per una precisa ragione teologica e/o letteraria. Fin nei minimi dettagli. Perfino quando introduceva aramaismi apparentemente innocui o realistici.