giovedì 15 maggio 2014

Del perchè Paolo offrì «da bere latte, non cibo solido» ai neofiti cristiani ansiosi quanto mai di attingere all'inesistente «tradizione orale» su ʽGesù di Nazaretʾ

A citazione d'esordio di un giallo svedese che non ho mai letto, mi avevano colpito le seguenti, suggestive parole:
«Un uomo lascia sempre tracce.
Né sarebbe un uomo se non avesse
neppure un'ombra...»

«Si dimentica ciò che si vuole ricordare
e si pensa a ciò che si preferirebbe dimenticare...»

Graffiti sui muri di New York

A dispetto della sua semplicità, io penso che sia una prova davvero potente di un Gesù completamene mitico. È stata espressa in vari modi diversi, ma il miticista Frank Zindler l'ha riassunta mirabilmente in poche parole. Notando che così tanti folli apologeti cristiani riconoscono al volo che:
...se da una parte i vangeli non possono essere presi letteralmente, essi sono almeno evidenza di qualcuno straordinario. Ma quelli stessi apologeti mancano l'ironia di un Gesù così oscuro che nessun ricordo secolare di lui sopravvive. (È ironico anche che nonostante sia un demagogo e personaggio pubblico ben noto, Gesù ciononostante è così incolore e trascurabile che le autorità hanno da comprare Giuda per riconoscerlo!)
(The Jesus The Jews Never Knew, pag. 5, enfasi originale)

L'ultimo punto Zindler lo pone giustamente tra parentesi per non trascurare eventuali lettori dall'opinione che almeno qualcosa del mito evangelico possa risultare vero. Penso, al pari di Zindler, che questo sia straordinariamente improbabile, al punto da costituire un'evanescente possibilità, per non dire un modo piuttosto goffo di ridicolizzare la questione (simile all'aneddoto del tizio che pretende di nascondere un drago nel suo garage) al fine implicito di eluderla e passarla franca.


Nella strana ''logica'' dei folli apologeti, non dobbiamo attenderci conferme dell'esistenza di Giuda, di Lazzaro, di Tommaso, di Giuseppe di Arimatea, di Maria Maddalena, di Barabba, di Nicodemo, di Bartimeo, di Giairo, di Simone di Cirene, di Salomè, di Marta, ecc., e di tutti i personaggi che non compaiono da nessun'altra parte nella prima letteratura cristiana al di fuori dei vangeli.

Come sottolineò Richard Dawkins, questo è esattamente il genere di comportamento che ci si deve aspettare da gente che crede senza evidenza. Questa gente demente ha l'urgente bisogno di dire a sé stessa che è ''adulta & ragionevole'' nel prestare fede a cose di cui non esiste nessun'evidenza.



Considerando il genere di testimonianza in nostro possesso per ogni altro individuo, assai meno significativo e marginale rispetto a “Gesù di Nazaret”, non è assolutamente scusabile che il Re dei Re, che ha operato così numerosi miracoli, che è morto per i nostri peccati, e la cui fama si è diffusa in tutta la regione, manca totalmente di produrre anche soltanto uno spicchio di singola fonte primaria.

Filone di Alessandria non fa alcuna menzione di Gesù o dei suoi seguaci. E neppure la fa Seneca, un contemporaneo di Gesù, che pure si dilunga un pò a parlare di crocifissione, tuttavia trascura di parlare dell'evento che sarebbe divenuto il più famoso esempio di quella feroce pena capitale (Lettere a Lucilio, Libri XVII-XVIII, 101).
Lo giudicherei spregevolissimo, se volesse vivere fino al supplizio della croce: ”tu”, egli dice, ”storpiami pure, purchè la vita rimanga in un corpo disfatto ed inetto; deformami pure, purchè ad un essere mostruoso e sfigurato si conceda un pò più di tempo da vivere; appendimi pure e mettimi sopra una croce appuntita perchè io mi posi sopra”: val la pena di fasciare la propria ferita e di penzolare disteso sul patibolo, pur di rinviare ciò che nelle disgrazie è la cosa migliore, la fine della sofferenza? val la pena di vivere soltanto per morire? Che cosa potresti augurare a costui, se non che gli déi gli siano condiscendenti?
(Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, a cura di Umberto Boella, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1998, pag. 807.)

È interessante dare un'occhiata a quali eventi uno come Seneca considerava significativi sul piano storico, per le future generazioni (Lettere a Lucilio, Libro VIII, 70):
...uomini di umilissima condizione con uno slancio pieno di ardimento si misero al sicuro, e non avendo potuto morire a piacere né scegliere secondo il loro desiderio gli strumenti della morte, afferrarono tutto ciò che loro capitava fra le mani e colla loro forza fecero sì che divenissero armi oggetti per natura inoffensivi. Poco fa in una scuola di gladiatori, destinati a lottare colle belve, un Germano, mentre si allenava per lo spettacolo del mattino, si ritirò per scaricare il corpo: per nessun'altra ragione gli era concesso di appartarsi senza che qualcuno lo tenesse d'occhio: ebbene, lì, si cacciò tutto intero in gola il pezzo di legno munito di spugna, destinato a ripulire le parti meno nobili del corpo; ed essendosi chiusa con tutta la sua forza la strozza fece uscire l'anima. Tale atto fu un oltraggio alla morte. Precisamente: egli non si curò troppo della nettezza e della convenienza: ma c'è cosa più stolta che essere schifiltosi al momento della morte? Oh uomo gagliardo, veramente degno che gli venisse concessa la scelta del suo destino! con quanto coraggio egli si sarebbe servito della spada, con che intrepidezza si sarebbe gettato negli abissi del mare o in un precipizio! Da ogni parte abbandonato capì come egli fosse debitore a sé stesso della morte e dell'arma, cosicchè puoi essere convinto che solo la volontà può farti indugiare a morire. Ciascuno pronunci il giudizio che vuole su quel fierissimo uomo, purchè risulti ben chiaro che si deve preferire la morte più disgustosa alla schiavitù più allettante.


Seneca ovviamente considera bizzarri e disgustosi alcuni modi di morire, e nonostante questo preferisce citarli. E tuttavia, neppure un singolo contemporaneo di Gesù, compresi coloro che ne subirono profondamente l'impatto storico, dei suoi insegnamenti e dei suoi miracoli, ebbene, neppure loro furono indotti a parlare della sua orribile fine. Siamo quasi costretti a credere che in realtà non ne erano affatto disturbati. Eppure fu in apparenza vitale per gli storici antichi -- e Seneca non ne è né il primo né l'ultimo esempio -- documentare tutte le più strane, assurde e fantasiose forme di tortura più stomachevoli del passato, con tanto di esempi drammaticamente reali.   

I folli apologeti cristiani sono soliti ripetere che per loro ''è chiaro'' che Gesù fu rinomato al suo tempo per la sua attività di guaritore ed esorcista.

Naturalmente nessun documento che risale a prima del 70 EC si permette di ricordare un Gesù che ha a che fare con guarigioni o esorcismi di qualunque sorta.

Neppure i documenti cristiani anteriori a quella data.


Perchè pomposi ''accademici'' si ritengono in diritto di dichiarare che tutto questo ''è chiaro'' ai loro occhi, senza produrre un briciolo di prova per le loro affermazioni?


Se a trent'anni dalla sua morte nessuno dei socratici si fosse preoccupato di parlare di Socrate, i biblisti cristiani del Nuovo Testamento si affretterebbero a dire che ''è chiaro'' che Socrate fu rinomato al suo tempo per la sua attività di filosofo?






Un particolare che mi ha sempre colpito fin dal primo momento che ne ho preso coscienza è lo strano fatto che Paolo, o meglio lo pseudo-Paolo (e su questo punto perfino i folli apologeti possono concordare), così si esprime nella seconda lettera ai Tessalonicesi:
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
(2 Tessalonicesi 2:1-2)

In altre parole, lo pseudo-Paolo in questione finge di essere il vero Paolo per ammonire i lettori di non credere ad insegnamenti di sorta falsamente attribuiti al grande Apostolo.

Questo è solo uno dei molteplici forti indizi che insieme formano un Caso, anzi più di un Caso, un'autentica EVIDENZA CONCLUSIVA, del fatto che ''errate'' interpretazioni delle vere dottrine di Paolo oppure false dichiarazioni sul suo conto avevano da essere immediatamente il prima possibile corrette con tanto di esortazioni esplicite come quella di cui sopra, non facendosi alcuno scrupolo, se necessario, a parlare per bocca dello stesso Apostolo pur di risolvere e stroncare sul nascere il PROBLEMA.

Dunque il PROBLEMA innescato da Paolo era così sentito DA FOMENTARE le più aspre & drammatiche conflittualità settarie tra le prime comunità cristiane che fecero a gara per raccogliere le sue lettere.

 E invece non emerge nelle lettere paoline e non paoline o pseudo-paoline, nessun indizio che qualcosa magari detta o fatta da Gesù avesse innescato, anche solo di poco, qualcosina di simile a quanto scatenato dalla ferocissima contesa sull'Eredità dell'uomo chiamato Paolo.

L'esempio più illuminante a riprova di questa stranissima situazione -- stranissima e inspiegabile solo se si ipotizza un ''Gesù storico'' all'origine del cristianesimo, a dire il vero -- è fornito da Ireneo, il quale mette in bocca al suo Gesù proto-cattolico queste parole (parole che Mauro Pesce, chiaramente in preda al solito accesso di follia apologetica, addirittura ritiene ipsissima verba del Gesù storico):

Come i presbiteri, che videro con i loro occhi Giovanni, il discepolo del Signore, hanno ricordato di aver udito da lui in che modo il Signore insegnava, e diceva così: «Verranno giorni in cui nasceranno delle vigne che avranno diecimila tralci, e su un solo tralcio diecimila rami, e su un solo ramo diecimila polloni, e su un solo pollone diecimila grappoli, e su un solo grappolo diecimila acini, e un solo acino, spremuto, darà venticinque metrete di vino.  E quando uno dei santi coglierà un grappolo, un altro grappolo gli griderà: ''Io sono migliore, prendi me, benedici il Signore per mezzo mio!''. Allo stesso modo il grano di frumento genererà diecimila spighe, e ciascuna spiga avrà diecimila chicchi, e ciascun chicco darà cinque libbre doppie di fior di farina pura; e lo stesso sarà per gli altri frutti, semi e erbe, in modo proporzionato a ciascuna specie».
(Contro le Eresie 5, 33:3-4)


E che sono invece parole copiate pari pari di sana pianta dall'Apocalisse di Baruc:
Anche la terra darà i suoi frutti, diecimila volte tanto, e in una vite saranno mille tralci e un tralcio farà mille grappoli e un grappolo farà mille acini e un acino farà un kor di vino. E coloro che avevano avuto fame saranno deliziati e, ancora, vedranno meraviglie ogni giorno.
(Apocalisse siriaca di Baruc 29:5-6)

Il folle apologeta direbbe che anche un Gesù storico avrebbe pronunciato quelle parole casualmente finite nell'Apocalisse di Baruc....: ed è tutto dire della sua congenita demenza.


 Paolo, in realtà, non è completamente silenzioso sulla natura umana di Gesù. Ecco una manciata di occasioni, che si possono contare sulle dita di una mano, dove Paolo sembra essere un pochettino più esplicito sulla natura ''umana'' di Gesù.
''nato da donna'' (Galati 4:4).
''nato dal seme di Davide secondo la carne'' (Romani 1:3).

''degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore'' (Galati 1:19).

Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
(1 Corinzi 11:23-25)

Una sapienza che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta. Perchè, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
(1 Corinzi 2:8)

''...e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture'' (1 Corinzi 15:4).

Ci sarebbe pure 1 Tessalonicesi 2:14-16 ma è chiaramente un'interpolazione
, essendo autentica solo per i più strambi folli apologeti.


Se hai notato, parecchi di questi esempi sono formule dogmatiche, degne di figurare più nella recita passiva di un credo, piùttosto che in un discorso mirante a informare veramente qualcun altro.


Paolo non sembra davvero a conoscenza di qualcuno che avesse esperito un qualche tipo di incontro non spirituale e non mistico-rivelatorio con Gesù.


Si prenda ad esempio il mirabile incipit della lettera ai Romani.


1 Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio –

2  che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture

3 e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide
[εκ σπερματος Δαυιδ] secondo la carne [κατα σαρκα],

4 costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito [
κατα πνευμα] di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore;

5  per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome,

6  e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –,

7  a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!



Cos'ha trovato in primo luogo Paolo nelle Scritture? Il vangelo di Dio su suo Figlio, il vangelo che sta ora predicando Paolo. Le Scritture, in altre parole, hanno incarnato e pre-annunciato il vangelo di Paolo, non Gesù Cristo in persona e nemmeno la sua vita. Tra le profezie di quel vangelo da parte di Dio nelle Scritture (non da parte di Gesù, il quale ha dunque un ruolo del tutto passivo) e la predicazione di Paolo di quel medesimo vangelo, non emerge nessun'apparizione di un Gesù storico nel mezzo.


In secondo luogo, I versi 3 e 4 parlano del ''vangelo di Dio che riguarda il Figlio suo'': un vangelo che non è un'informazione storica, ma metafisica. Il Messia doveva essere discendente di Davide. I primi cristiani come Paolo hanno attinto quel ''dal seme di Davide'', εκ σπερματος Δαυιδ, direttamente dalle Scritture applicandolo al loro Figlio celeste simile al Logos di Filone, esattamente come hanno attinto tant'altre cose dalle Scritture per ''scoprire'' e dare una sagoma a quella misteriosa figura.

In terzo luogo, il secondo elemento caratterizzante ''il vangelo di Dio'' e introdotto nel verso 4:
4 ...costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito [κατα πνευμα] di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore;


 è chiaramente anch'esso attinto dalle Scritture.
Più precisamente, dal Salmo 2:7-8:
7 Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
8 Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.»

(Salmi 2:7-8)



Il verso 7 del Salmo 2 offre a Paolo la concreta possibilità di vedere Dio nell'atto metafisico di riconoscere ''il Figlio di Dio'' mentre il verso 8 gli permette di figurarsi il modo in cui l'angelo Gesù è costituito Figlio di Dio ''con potenza'', in termini vagamente reminiscenti dell'esaltazione del Figlio nel pre-paolino Inno ai Filippesi.

Ora si noti attentamente cosa succede a questo punto.

Il verso 2 parla del vangelo del Figlio scoperto nelle Scritture.
2  che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture

Il verso 4 ci dà una raffigurazione completamente celeste e spirituale di quel vangelo che può solamente essere attinta a sua volta dalle medesime Scritture.
4 costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito [κατα πνευμα] di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore;


In mezzo a due versi dal contenuto attinto dalle Scritture, quale potrebbe essere la vera origine del verso 3 se non ancora una volta sempre le solite Scritture?
3 e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne [κατα σαρκα],



Se non lo fosse, allora sarebbe davvero del tutto strano e fuori posto l'inserimento inspiegabile di un dato storico nel bel mezzo di un vangelo metafisico di Dio rivelato nelle Scritture: dunque è probabilmente solo un altro aspetto di quel vangelo.

Ancora una volta, tentare di salvare il salvabile di un ''dato storico'' nel vangelo predicato da Paolo provoca uno sfregamento e attrito quasi schizofrenico per l'urto che ne deriva al solo contatto col contesto circostante della lettera di Paolo, da rivelare per reazione la natura totalmente ed esclusivamente mistico-rivelatoria del suo vangelo.

Tutto questo non ha bisogno di essere definito ''allegoria''.
Si tratta semplicemente di Paolo & company che leggono avidamente le Scritture per recuperarvi al loro interno le più profonde verità spirituali su quanto accade a livello puramente metafisico nei cieli celesti. Nulla di nuovo rispetto a quello che stavano facendo anche altre sette marginali ebraiche del tempo, specie a Qumran.

Paolo non ha nessun bisogno di comprendere esattamente come possa essere generato l'angelo Gesù, il Figlio celeste, a partire ''dallo sperma di Davide'', εκ σπερματος Δαυιδ. L'importante per lui è che lo avesse appreso dalle Scritture. Punto. Stop. Non c'era nient'altro di cui aveva bisogno, a parte la sua fervida immaginazione mistico-religiosa.
Quindi a Paolo non gli serviva neppure parlare di allegoria, in questo punto. La sua è semplicemente una lettura mistica delle Scritture, e nient'altro.

Si pensi anche a Romani 9:6-8 :
Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti d’Israele sono Israele, né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli, ma: In Isacco ti sarà data una discendenza; cioè: non i figli della carne [της σαρκος] sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. [σπερμα, stesso termine usato in Romani 1:3]



Evidentemente Paolo è ben capace di esprimersi in termini non letterali,
a proposito dello σπερμα. Perchè solo in termini non letterali può rappresentare la mistica discendenza dei gentili da Abramo in virtù della fede e del risiedere ''in Cristo''. Anche in Galati 3:29 fà lo stesso:
Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. 

Nulla impedisce a Paolo di vedere il suo Cristo celeste (al tempo in cui assunse la forma di carne -- κατα σαρκα, ma quella è un'altra storia -- per venire crocifisso dai demoni a loro insaputa sulla sua vera identità nei cieli inferiori, vedi 1 Corinzi 2:8) che stabilisce un mistico legame con Davide, perchè le Scritture dicevano così. E dunque, perchè era così.

E non è finita. Ecco dove, stando a quello che dice Richard Carrier, al quarantunesimo minuto di questa sua presentazione, i primi cristiani come Paolo avrebbero potuto realizzare in che modo tutto metafisico Dio poteva generare il messia ''dallo sperma di Davide'', εκ σπερματος Δαυιδ. Ovvero in base ad una specifica promessa, fatta da Dio a Davide, riguardo l'istituzione di una cosmica banca del seme, dove tenere in vita quello di Davide, da usare per l'occasione della generazione del Messia, al di là se in cielo o sulla terra, così da poterlo a priori definirlo ''nato dallo sperma di Davide''εκ σπερματος Δαυιδ:




Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato tregua da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda». Natan rispose al re: «Và, fà quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te». Ma quella stessa notte questa parola del Signore fu rivolta a Natan: «Và e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Ma io non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli Israeliti dall'Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. Finché ho camminato, ora qua, ora là, in mezzo a tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei Giudici, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi edificate una casa di cedro?Ora dunque riferirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo d'Israele mio popolo; sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò perché abiti in casa sua e non sia più agitato e gli iniqui non lo opprimano come in passato, al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele e gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Te poi il Signore farà grande, poiché una casa farà a te il Signore. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d'uomo e con i colpi che danno i figli d'uomo, ma non ritirerò da lui il mio favore, come l'ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. La sua casa e il suo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il suo trono sarà reso stabile per sempre».
Natan parlò a Davide con tutte queste parole e secondo questa visione.
Allora il re Davide andò a presentarsi al Signore e disse: «Chi sono io, Signore Dio, e che cos'è mai la mia casa, perché tu mi abbia fatto arrivare fino a questo punto? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, mio Signore: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è come legge dell'uomo, Signore Dio! Che potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo. Tu sei davvero grande Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi. E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e a dargli un nome? In suo favore hai operato cose grandi e tremende, per il tuo paese, per il tuo popolo che ti sei riscattato dall'Egitto, dai popoli e dagli dei. Tu hai stabilito il tuo popolo Israele per essere tuo popolo per sempre; tu, Signore, sei divenuto il suo Dio. Ora, Signore, la parola che hai pronunciata riguardo al tuo servo e alla sua casa, confermala per sempre e fà come hai detto. Allora il tuo nome sarà magnificato per sempre così: Il Signore degli eserciti è il Dio d'Israele! La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d'Israele, hai fatto una rivelazione al tuo servo e gli hai detto: Io ti edificherò una casa! perciò il tuo servo ha trovato l'ardire di rivolgerti questa preghiera. Ora, Signore, tu sei Dio, le tue parole sono verità e hai promesso questo bene al tuo servo. Dègnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sussista sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo sarà benedetta per sempre!».

(2 Samuele 7)


Curioso che quando 2 Samuele 7:14 recita
Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio.

la stessa dichiarazione divina viene strappata dal contesto originario (dove il figlio inteso è ovviamente Salomone) per figurare così nell'anonima lettera agli Ebrei:

Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto:

Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato?

E ancora:

Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio

(Ebrei 1:5)


Quando i folli apologeti interpretano a loro modo le epistole paoline, difficilmente sorprende la loro interessata mancanza di così tanto di quello che dice veramente il testo.



Eppure Paolo in più occasioni deve argomentare volente o nolente proprio gli stessi temi affrontati dal Gesù letterario nei vangeli:
possibile che mai una sola volta sentisse il bisogno di citare Gesù?
«Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». (Marco 14:58, ovviamente il corpo risorto di Gesù sarà il nuovo tempio)

Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. 
(1 Corinzi 6:19)

Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente...

(2 Corinzi 6:16)

Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra...
(Matteo 5:39)



Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. [Proverbi 25:21, 22] Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene. 
(Romani 12:17-21)


E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
(Marco 7:20-23)

...annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo. Nessuno dunque vi condanni in fatto di cibo o di bevanda, o per feste, noviluni e sabati.
(Colossesi 2:14-16)

Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.
(Marco 12:13-17)


 Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto.
(Romani 13:6-7)

Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!
(Marco 2:23-27)

...annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo. Nessuno dunque vi condanni in fatto di cibo o di bevanda, o per feste, noviluni e sabati.

(Colossesi 2:14-16)


Paolo si prende persino il lusso di contraddire il Gesù che parlerà nei vangeli:


Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.»
(Marco 10:18)
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
(2 Corinzi 5:21)


Paolo giunge a negare che Gesù abbia fatto miracoli di sorta per convincere gli ebrei:
 «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?»
(Marco 6:2)

Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani.
(1 Corinzi 1:22-23)



Paolo era così libero da arrogarsi il diritto di giudicare persino gli angeli, laddove invece ecco come si esprimerà il Gesù dei vangeli:

Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. 
(Matteo 7.1-2)

Come mai, quando tra voi c’è qualche questione, ricorrete alla legge e chiedete ad un tribunale di pagani di decidere sul da farsi, invece di presentare la questione ad altri cristiani, perché decidano chi di voi ha ragione?
Non sapete che un giorno noi credenti giudicheremo e governeremo il mondo? E se dovete giudicare il mondo, come mai non riuscite nemmeno a risolvere queste piccole questioni fra di voi? Non sapete che noi, veri credenti, giudicheremo perfino gli angeli del cielo? Con una simile prospettiva dovreste essere capaci di risolvere almeno i vostri problemi qui sulla terra!

(1 Corinzi 6:1-3)

Paolo nega la presenza di testimoni alla risurrezione. Quest'ultima fu esperita unicamente nelle Scritture:

Idem per l'ascensione di Gesù al cielo, della quale parla lo pseudoPaolo in Efesini 4:8
Per questo è detto:
Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, 
ha distribuito doni agli uomini.

Nient'altro che una ripetizione del Salmo 68:18.



Paolo dice che ''del mistero di Cristo'' che fu nascosto alle ''PRECEDENTI GENERAZIONI'' e solo di recente, nel suo tempo, il tempo di Paolo, a lui rivelato:

Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito.
(Efesini 3:4-5)


A colui che ha il potere di confermarvi
nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero,
avvolto nel silenzio per secoli eterni,

(Romani 16:25)


Cristo sembra davvero rivelato nelle Scritture, non perchè qualcuno si preoccupò di conoscerlo personalmente. Paolo cita a piacere la Septuaginta e solo per questo pretende di saperla lunga su ''Gesù'':

Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
(Romani 10:9-13)


...perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.
(1 Corinzi 1:31)

Né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancor più nella vostra considerazione, secondo la nostra misura, per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci, alla maniera degli altri, delle cose già fatte da altri. Perciò chi si vanta, si vanti nel Signore; infatti non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda.
(2 Corinzi 10:15-18)


Gesù era sposato? Paolo poteva profittare del suo eventuale status per rivendicare anche lui una moglie, ''come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa'' (1 Corinzi 9:5).

Evidentemente Paolo non ne sapeva nulla. Non sapeva nulla del presunto uomo che trasformò la sua vita in maniera così radicale. Mentre i folli apologeti odierni si fanno in quattro nella loro pretesa di percepire il vero e più autentico Gesù storico, al punto da vederlo allo specchio.

Paolo non ricorda mai di aver conosciuto discepoli di Gesù. Ma solo apostoli. Che non vuol dire ''discepoli'' ma ''inviati''. Chi dice che Paolo incontrò discepoli di Gesù sta proiettando dei ''fatti'' descritti più tardi coi vangeli indietro nel tempo, nel contesto delle lettere di Paolo.

E poi c'è il fatto curioso & singolare che non appena si dice la prima volta nei vangeli del tardo I secolo che Gesù ebbe dei ''discepoli'', ecco spuntare come funghi  chi, spacciandosi per vero discepolo di Gesù, risulta magicamente a conoscenza dei suoi ''insegnamenti segreti'': il fenomeno noto generalmente come Gnosticismo, che esploderà nel II secolo con un diluvio di vangeli gnostici.



Paolo rivendica la propria autonomia. Lui ha la sapienza che serve per ritenersi superiore ad altri ''superapostoli''. Ha il diritto di scomunicarli.
Anche se non è altrettanto efficace come loro nella predicazione.
Anche se non riesce a guadagnare altrettanto numero di fedeli.
Anche se non riesce a far loro la concorrenza che meritano.


Ora, io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi superapostoli! E se anche sono un profano nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a voi.
(2 Corinzi 11:5-6)



Naturalmente Paolo non si sogna mai di confrontarsi con Gesù, per rammentare ai lettori che ALMENO Gesù di Nazaret superò tutti quanti NEL CARISMA & NELLA DOTTRINA. Persino i ''superapostoli''. Persino Paolo.



In 1 Corinzi 3:1-2, Paolo scrive:
Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali.

Essendo ancora ''neonati in Cristo'', quei cristiani appena convertiti avrebbero voluto attingere ardentemente alla tradizione orale di quello che il loro Signore & Salvatore aveva realizzato & predicato di recente sulla terra firma in Judaea?

I nuovi proseliti non avrebbero per caso insistito nel voler apprendere a più non posso tutto quello che c'era da sapere sul Messia predetto dalle Scritture?


È chiaro che non esisteva nessuna tradizione orale sulla vita e sulla predicazione di Gesù. Perchè altrimenti assai difficilmente Paolo avrebbe paragonato le parole del suo Signore & Salvatore al ''latte'', in opposizione al ''cibo solido'' offerto ai più maturi cristiani. 

La differenza tra il ''latte'' e il ''cibo solido''.
L'esatta differenza che corre tra il Gesù mitico di Paolo, e l'evanescente Gesù dei vangeli.