venerdì 2 maggio 2014

Del profondo silenzio su Gesù da chi meno te lo aspetti

Giusto di Tiberiade era un autore e storico ebreo vissuto nella seconda metà del primo secolo EC. Si sa poco della sua vita, tranne che fu un avversario politico e letterario di Flavio Giuseppe.

Era di Tiberiade, una città della Galilea fortemente ellenizzata, e fu piuttosto colto. Vicino al tetrarca Agrippa II, era anche uno dei maggiorenti della sua città natale.

Durante la guerra giudaica contro Roma del 70, entrò in conflitto con Flavio Giuseppe, il principale capo ebreo in comando in Galilea. Alla riconquista romana della Galilea, Giusto cercò riparo dal tetrarca Agrippa. Nonostante Vespasiano ne chiese la testa, Agrippa lo risparmiò e si limitò a imprigionarlo. Ma era solo per finta. Difatti lo costituì per qualche tempo suo segretario.

Giusto scrisse un racconto del conflitto dove incolpava Flavio Giuseppe per i mali che colpirono la Galilea. Non esitò a parlar male pure del suo stesso protettore Agrippa, ma solo dopo la sua morte. Scrisse anche una cronaca del popolo ebraico da Mosè ad Agrippa II. Ne restano solo frammenti.

Flavio Giuseppe, il suo rivale, replicò alla versione dei fatti data da Giusto e fu apologeta di sé stesso (probabilmente un folle apologeta di sé stesso) nella sua Vita, peraltro unica fonte di informazione sulla vita di Giusto.

Ma ecco cosa succede.

I libri di Giusto esistevano ancora per il nono secolo. Fozio, il patriarca di Costantinopoli di allora, lesse quei libri e ne sintetizzò il contenuto.

Così dichiara:
...patendo del comune errore dei giudei, alla cui razza apparteneva, lui [Giusto] non menziona la venuta di Cristo, gli eventi della sua vita, o i miracoli da lui compiuti.
(Bibliotheca, 33, mai enfasi)

Come avrebbe potuto Giusto, che conosceva la Galilea come le sue tasche essendovi nato, non aver appreso della predicazione del Galileo per eccellenza, ovvero Gesù di Nazaret?

Ma non è solo questo il punto. L'ignoranza di Giusto circa Gesù, per Fozio, è un ''comune errore dei giudei'' del suo tempo, cioè di tutti i contemporanei di Giusto. Cioè praticamente Giusto sta facendo il lavoro ''sporco'' per noi di parlare a nome di tutti gli storici e i cronisti ebrei del I secolo.

Nessuno di loro parlò mai di Gesù.

Questo fatto così cristallino è certamente da considerarsi come un altro forte indizio che va a deporre contro la storicità di quelle patetiche allegorie che sono i vangeli.