sabato 10 maggio 2014

Della demente follia apologetica di chi pretende che l'assenza di evidenza NON è evidenza di assenza

  - E voi lì, messo su così in pulito... - disse Carlomagno che, piú la guerra durava, meno rispetto della pulizia nei paladini gli capitava di vedere. - Io sono. - la voce giungeva metallica da dentro l’elmo chiuso, come fosse non una gola ma la stessa lamiera dell’armatura a vibrare, e con un lieve rimbombo d’eco, - Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez! - Aaah... - fece Carlomagno e dal labbro di sotto, sporto avanti, gli uscì anche un piccolo strombettio, come a dire: "Dovessi ricordarmi il nome di tutti, starei fresco!" Ma subito aggrottò le ciglia. - E perché non alzate la celata e non mostrate il vostro viso? Il cavaliere non fece nessun gesto; la sua destra inguantata d’una ferrea e ben connessa manopola si serrò piú forte all’arcione, mentre l’altro braccio, che reggeva lo scudo, parve scosso come da un brivido. - Dico a voi, ehi, paladino! - insisté Carlomagno. - Com’è che non mostrate la faccia al vostro re? La voce uscì netta dal barbazzale. - Perché io non esisto, sire. - O questa poi! - esclamò l’imperatore. - Adesso ci abbiamo in forza anche un cavaliere che non esiste! Fate un po’ vedere. Agilulfo parve ancora esitare un momento, poi con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L’elmo era vuoto. Nell’armatura bianca dall’iridescente cimiero non c’era dentro nessuno. - Mah, mah! Quante se ne vedono! - fece Carlomagno. - E com’è che fate a prestar servizio, se non ci siete? - Con la forza di volontà, - disse Agilulfo, - e la fede nella nostra santa causa! - E già, e già, ben detto, è così che si fa il proprio dovere. Be’, per essere uno che non esiste, siete in gamba!
 (da Il Cavaliere Inesistente, di Italo Calvino)


A volte si presenta così larvata e mascherata nella cultura comune quella che pure è soltanto una ingenua e ostinata difesa apologetica, che stupisce l'estrema facilità con cui la si smaschera costringendola ad uscire allo scoperto grondante da tutti i pori la sua tanto palese quanto grottesca irrazionalità.

Si tratta certamente della più grande, enorme fallacia logica commessa dai folli apologeti di tutti i tempi, di tutte le razze, di tutte le confessioni & non-confessioni religiose.


La cosa più elementare da apprendere in statistica (o almeno, una dei primi principi basilari appresi al primo approccio alla materia) è che la probabilità di un'ipotesi H, sommata alla probabilità della sua negazione ~H, deve sempre e comunque restituire l'unità, persino quando si condizionano entrambe quelle probabilità con tanto di evento osservato E in aggiunta.
P(H) + P(~H) = 1

P(E | H) + P(~E | H) = 1


P(E) + P(~E) = 1

P(H | E) + P(~H | E) = 1



Sia H una qualunque ipotesi, ad esempio ''Gesù è esistito'', la cui probabilità astratta è del 50%.
P(H) = 0,5


Si supponga che l'osservazione di un certo evento E aumenta la probabilità di H.

Ma E non si vede. Dunque H è poco probabile.
P(H | ~E) < 0,5

La replica non si fa attendere, dal folle apologeta: l'assenza di evidenza NON è evidenza di assenza! Come fai a dire che non osservare E va a logorare la speranza di aspettarsi la verità di H? Si chiede retoricamente.


In altre parole, si sta pretendendo, come obiezione, che l'assenza di E non va a mutare H la cui probabilità rimarrebbe dunque invariata al 50%.

In formule:
P(H) = 0,5

P(H | E) > 0,5

P(H | ~E) = 0,5



Vado allora a scomodare la più semplice formula del Teorema di Bayes:
P(H | E) = P(E | H) × P(H) / P(E)

e più precisamente, la formula assunta dal Teorema di Bayes per valutare gli effetti dell'assenza dell'osservazione di un evento E.
P(H | ~E) = P(~E | H) × P(H) / P(~E)

Impongo, nel rispetto dell'obiezione di cui sopra, che
P(E) = 0,5 

P(E | H) = 0,6  > 0,5

P(H | E) = 0,6

...così da poter arrivare ad affermare, con le opportune sostituzioni, il seguente risultato:

P(H | ~E) = P(~E | H) × P(H) / P(~E) = 
= P(~E | H) × 0,5 / 0,5 = P(~E | H)

Per poter dunque dare ragione alla replica dei folli apologeti, devi rendere

0,5 = P(H) = P(H | ~E)

 e l'unico modo per farlo è dunque rendere:
P(~E | H) = 0,5

Fin qui sembra proprio vero che l'assenza di evidenza non è evidenza di assenza! Infatti E, se sta, conferma ancora di più H, mentre se non sta, lascia invariato H quanto a probabilità:
0,5 = P(H) = P(H | ~E)


Eppure devo ricordarmi della prima cosa che imparato
, ossia che in generale:
  P(E) + P(~E) = 1 

 Dunque P(~E)= 0,5

Posso aggiungere qualsiasi cosa che condizioni a dovere l'evento E e la sua negazione ~E, in ogni caso il rapporto di probabilità non muta rispetto alla loro somma, che deve sempre restituire l'unità e solo quella:
P(E | H) + P(~E | H) = 1 

Ma P(E | H) = 0,6  ed P(~E | H) = 0,5 dunque contraddizione:


 P(E | H) + P(~E | H) = 1,1







In realtà, se P(E  | H) = 0,6, allora 

P(~E | H) = 1 − P(E | H) = 0,4



Scomodo nuovamente il Teorema di Bayes per ottenere in realtà ben altro risultato: 

P(H | ~E) = P(~E | H) × P(H) / P(~E) = 
= 0,4 × 0,5 / 0,5 =  0,4

Ma P(H | ~E) < 0.5 !!!

Vale a dire: P(H | ~E) < P(H) !!!

Dunque è totalmente FALSO che ''l'assenza di evidenza non è evidenza di assenza''.

Nella misura in cui osservare l'evento E ti dava il diritto di aumentare la probabilità della tua ipotesi H (ad esempio, ''Gesù è esistito''), mancare di osservare E non rende affatto le cose come prima, perchè va esattamente a diminuire di qualcosa la probabilità di H.

Il Teorema di Bayes è utilissimo appunto perchè permette di aggiornare la probabilità di qualunque ipotesi non appena si incontra nuova evidenza, e non solo evidenza di qualcosa che c'è (come sarebbe l'osservazione dell'evento E), ma anche l'evidenza di quello che non c'è (come sarebbe la mancata osservazione dell'evento E). In altre parole, TUTTA L'EVIDENZA POSSIBILE. Anche quella MANCANTE.

Perciò il Teorema di Bayes servirà ANCHE allo scopo di determinare come l'assenza di una precisa evidenza (un'evidenza che ci si sarebbe aspettata di certo data una certa ipotesi) andrà a determinare il verdetto definitivo sull'oggetto del test.


L'assenza di evidenza è SEMPRE evidenza di assenza.

fonte: http://i.stack.imgur.com/TMMfc.png

Perciò quando il folle apologeta dice che Gesù molto probabilmente è esistito anche se x, y & z non confermano la sua esistenza storica (perchè non ne parlano, oppure perchè si basano solo sul chiacchiericcio cristiano, o per qualche altro motivo che non sto qui ad elencare) sta sottilmente insinuando la sua folle pretesa che Gesù è storico INDIPENDENTEMENTE da qualunque osservazione o non osservazione dell'evidenza. In altre parole, per il folle apologeta cristiano, l'assenza di evidenza non è evidenza di assenza perchè quell'evidenza esiste TOTALMENTE AL DI LÀ o meno della sua assenza. La sua evidenza è ASSOLUTA, ab-soluta, SCIOLTA DA OGNI LEGAME, non dipende da prove o non-prove. Punto. Stop. Fine del dialogo.


Il folle apologeta mi sembra un'armatura medievale parlante. Mi ricorda il cavaliere inesistente di Italo Calvino!
Il cavaliere inesistente, o il folle apologeta?


Ma allora, quantomeno per par condicio, se l'assenza di evidenza non ha alcun effetto sull'ipotesi da testare (ad esempio, ''Gesù è esistito''),  ALMENO si accetti che neppure l'eventuale presenza di evidenza non abbia alcun effetto sulla medesima ipotesi oggetto del test!
Sarebbe troppo comodo per il Folle Apologeta che l'evidenza si chiami evidenza solo quando è presente, mentre cessi di chiamarsi evidenza nonostante sia ancora EVIDENTE la sua assenza. Rifiutarsi di chiamare EVIDENZA l'ASSENZA di evidenza significa pensare di risolvere un problema semplicemente ribattezzandone il nome.

Un pò come alcuni atei laicisti pensano di sbarazzarsi dell'influenza cristiana nella cultura occidentale sostituendo ''d. C.'' (per ''Dopo Cristo'') con l'acronimo EC (per Era Comune), oppure ''a. C.'' (acronimo di ''avanti Cristo'') con l'acronimo AEC (''avanti dell'era comune''): sfido il lettore a giustificare razionalmente una simile operazione.

Ma ormai il sospetto sempre più crescente è che i migliori alleati dei folli apologeti cristiani sono i folli apologeti atei. Ma a me importa condannare la pura follia apologetica per se, non quelli che fanno di tutto per manifestarla, con tanto di ostentata professione di fede.