martedì 13 maggio 2014

Di quello che ha in comune Gesù con Re Artù, Guglielmo Tell, Ned Ludd e Babbo Natale

Propongo un'arguta metafora appresa dal miticista Thomas Colignatus in una sua recensione personale dell'ultimo libro dello scomparso Maurice Causey nel tentativo di approfondire le sue implicazioni nel caso particolare della crocifissione di Gesù. 
Nella figura di Babbo Natale esiste una chiara distinzione tra il mito del vecchio barbuto con tanto di slitta da trasportare nel cielo e la leggenda del vescovo San Nicola di Mira di certo esistito.

Domanda: ma è possibile dare al leggendario San Nicola il titolo di ''Babbo Natale storico''?

Ne dubito.

È decisamente più ragionevole considerare Babbo Natale  nient'altro che la riproposizione dell'antico mito di Odino e del suo cavallo Sleipnir, sul quale venne sovrapposta la leggenda di San Nicola allo scopo di cooptare nella Chiesa il paganesimo nordico, o meglio, la mitologia norrena.
Prima della conversione al cristianesimo, il folclore tedesco narrava che il dio Odino (Wodan) ogni anno tenesse una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule), accompagnato dagli altri dei e dai guerrieri caduti.
La tradizione voleva che i bambini lasciassero i propri stivali nei pressi del caminetto, riempendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio, Sleipnir. In cambio, Odino avrebbe sostituito il cibo con regali o dolciumi. Questa pratica è sopravvissuta in Belgio e Paesi Bassi anche in epoca cristiana, associata alla figura di san Nicola.

(fonte: wiki )

 L'idea di volare per i cieli non è un dettaglio marginale ma si tratta di un elemento chiave nella favola. In alcune versioni del mito,  Babbo Natale non si serve degli elfi per fabbricare i regali da dare ai bambini, ma di Zwarte Piet, lo spirito notturno alter-ego di Babbo Natale -- una specie di ''uomo nero'' -- che divora la luce e va cacciato sollevando tanto baccano, se possibile mediante fuochi d'artificio. La situazione di Gesù ricorda da vicino anche quella di Guglielmo Tell, in una analogia simile a quella che coinvolge Babbo Natale. L'evidenza mostra che le storie su Guglielmo Tell in verità lo precedono nel tempo e sono trovate, per esempio, nelle leggende danesi di Palnatoki, il quale scagliò anch'egli una freccia sfiorando il capo di suo figlio.

Guglielmo Tell? No: Palnatocki.



Che un movimento possa ruotare e imperniarsi attorno ad una figura mistica, fittizia o leggendaria che viene  solo successivamente storicizzata non è senza precedenti: teorie del genere esistono a proposito di Re Artù, il quale, lungi dall'essere stato un britanno che arrestò per breve tempo l'invasione dei Sassoni, può essere paragonato all'eroe della mitologia irlandese Fionn Mac Cumhaill in origine un dio mitico, più tardi storicizzato e dunque gli storici non possono ipotizzare la storicità semplicemente perchè una fonte medievale a erma che questo è vero. E naturalmente, i cristiani sono di solito felici quando riconoscono le origini mitiche delle religioni rivali: a scrivere un libro che dubita addirittura dell'esistenza di Maometto è stato un cattolico

Lo storico di religione Arthur Droge afferma: Per iniziare una religione, tutto ciò di cui hai bisogno è un nome.

Per sostenere questo punto, Droge accenna [1] ad una brillante citazione del New Atheist Christopher Hitchens: [2]


Ancora una volta si dimostra come la religione monoteistica sia il plagio di un plagio di una diceria di una diceria, dell'illusione di un'illusione che riporta sempre e comunque all'artificio di alcuni non-eventi.


Droge dimostra che la religione non ha bisogno di un momento originatore e che il movimento storico del luddismo non fu generato dalle azioni drammatiche di un qualche individuo, ma dalla creazione e appropriazione di un nome, una figura, un eponimo: in questo caso, il forse apocrifo (ossia, non esistente) Ned Ludd. Droge esplora i vari gruppi (per regione geografica e per settore lavorativo) dei tecnofobici luddisti, ciascuno dei quali cercò di adattare la figura di Ned Ludd per farla corrispondere ai propri bisogni. Vi suona familiare? Droge specula se tale poligenesi (più di una origine) si possa applicare anche alle origini del cristianesimo. Al pari dei primi cristiani, i luddisti producono poemi, manifesti, e scritti anonimi. Quindi Droge ricorda il comportamento dei moderni neo-luddisti i quali si impegnano ''nella creazione di miti, nella costruzione di genealogie e nell'invenzione di storie'', tracciando paralleli con i moderni studiosi del Gesù storico i quali impongono le loro viste personali sulla loro versione del Gesù Storico e che non stanno veramente parlando attorno a Gesù in fin dei conti. Droge infine esorta gli studiosi a riconoscere che il Gesù di Nazaret ''fu probabilmente apocrifo'', e a concentrare la loro attenzione ''su materie molto più interessanti e importanti quando si giunge all'invenzione del cristianesimo''.

Babbo Natale è chiaramente un mito, come lo era Odino, e non esiste nessun ''Babbo Natale storico''. Pensare qualcosa del genere ci provoca giustamente dell'attrito nella mente: ed è naturale che sia così, oltre che un buon segno. Perchè significa che siamo esseri razionali, visibilmente disturbati da quella che è un'evidente contraddizione in termini.

Nel caso di Gesù, non abbiamo una chiara distinzione tra il mito e la leggenda. In generale, gli elementi mitici nel caso di Gesù sono così numerosi e soverchianti per numero da far sembrare Gesù un mito al pari di Babbo Natale, un mito sulla cui superficie la chiesa è andata a cristallizzare alcuni elementi presi dalla realtà -- proprio come ha fatto con Babbo Natale associandogli solo dopo la figura leggendaria di San Nicola -- ma ancora rendendo irrazionale parlare di un ''Gesù storico''.
Di sicuro ci furono molti predicatori ebrei che finirono crocifissi, ma ipotizzare che uno solo di loro fu il ''Gesù storico'' produce la stessa sana e legittima resistenza intellettuale indotta al solo pensiero che il vescovo Nicola di Mira fosse il ''Babbo Natale storico''. Non ha senso parlare di un ''Gesù storico''. Come non ha senso parlare di un ''Babbo Natale storico''. Il mito fa a pugni con la realtà storica nel quale si vuole forzatamente calarlo con un atto di fede o di volontà o di entrambe.

Eppure gli storicisti continuano gli sforzi nel cercare invano di distinguere da un lato il mito relativo ad un'entità che cammina sulle acque, resuscita i morti, ecc., e dall'altro la leggenda di un predicatore taumaturgo itinerante.
Ovviamente i folli apologeti fanno parte di questi storicisti.

E se avevo un dubbio a tormentarmi, l'idea che la crocifissione di Gesù potesse essere romana e solo romana per Paolo, e dunque almeno quella da lui considerata storica fin dall'inizio, ecco come quel dubbio viene fugato dal dr. Carrier, in risposta ad un mio commento:
Se una mitica morte-sulla-terra è del tutto plausibile, accresce solamente la probabilità della non-storicità. Perchè lo spazio delle probabilità occupato da quell'opzione sarà aggiunta allo spazio delle probabilità occupato dalla teoria della morte-celestiale.

Nel mio prossimo libro ho una nota che riconosce quella possibilità. Ma non esiste supporto per essa nell'evidenza di background, o invero qualche evidenza del tutto, in opposizione alla teoria della morte celestiale, la quale possiede entrambi (come documento estesamente nel mio prossimo libro). Ed è perciò di gran lunga più difendibile. Ciò non significa che la teoria della morte-sulla-terra è falsa. Solo significa che è assai più facile da difendere la teoria della morte-celestiale.


In altre parole, sottolineo soprattutto la frase d'esordio, che mi giunge come un fulmine a ciel sereno, così tanto non ci avevo pensato:
Se una mitica morte-sulla-terra è del tutto plausibile, accresce solamente la probabilità della non-storicità.

Cioè, se tu ritieni già mitico Babbo Natale quando RIESCI A CONCEPIRLO mentre entra furtivo a casa di un bambino o bambina per depositarvi i suoi doni & regali -- OVVERO QUALCOSA CHE ANCHE UN ESSERE UMANO PUÒ REALIZZARE -- , con tanto di slitta ed alci ad attenderlo sul tetto, quanto più lo considererai mitico in un contesto interamente celeste, magari immaginandolo mentre vola nel cielo stellato stringendo saldamente in mano le redini della sua slitta!
Parimenti con il Gesù di Paolo: se mi sembra già mitico quando, leggendo Paolo, RIESCO A CONCEPIRLO mentre viene crocifisso sulla terra firma senza essere riconosciuto da nessuno, quanto più lo dovrò considerare mitico collocando in cielo la sede della sua crocifissione!

E ancora:
Io classificherei una tale nozione [l'idea in Paolo di una crocifissione romana dell'angelo Gesù sulla terra-firma] come un sottoinsieme del ''miticismo minimale'' e quindi non turberei me stesso sulla questione se sia più vera della teoria sublunare standard (dal momento che la probabilità di A o B è sempre più alta della probabilità di solo B, non abbiamo bisogno di decidere tra A e B per provare che ''probabilmente A oppure B'', così definire il miticismo con quest'ultimo è l'approccio più profondo, e quando esiste un sacco di evidenza di background per favorire A, aggiungere B come una possibilità accrescerebbe solamente la probabilità del miticismo -- dunque argomentare solo a favore di A diventa un argomentare a fortiori, che è più desiderabile quando l'argomento ottiene successo di suo proprio: Proving History, pag.85-88).

Insomma, io non so alla fine dov'è che Paolo intendeva che il suo Gesù fu crocifisso e come fu crocifisso e da chi fu crocifisso, se in cielo dai demoni o se sulla terra firma dai romani, ma non mi importa ormai più di tanto: è davvero ovvio che il Cristo di Paolo è in forte contrasto col Gesù, o meglio coi Gesù, dei vangeli.




È ovvio che se solo si possa mostrare con tanto di prove l'esistenza storica di un personaggio che realizzò chissà quali cose da meritare che anche il mito gli venisse appiccicato addosso dopo morto, allora le cose cambiano, e cesserei di chiamare ''mitologico'' questo personaggio limitandomi a chiamarlo al più ''leggendario''.

Ma non ho visto ancora l'evidenza in tal senso. Né Bart Errorman nè J. D. Crossan nè Maurice Casey né Bermejo-Rubio né tantomeno il folle apologeta Mauro Pesce sono riusciti finora a farmela vedere.  Gli accademici che si sforzano di rintracciare il Gesù storico senza fare i dovuti conti con l'evidenza diventano vulnerabili alle critiche dei loro lettori e perdono inevitabilmente autorità e credibilità scientifica, perchè si stanno basando chiaramente su metodi non scientifici.


 Un giudice deve decidere se l'accusato è colpevole o meno. Ma uno storico deve decidere se Gesù è esistito o no? Uno storico non riesce a vivere con l'incertezza?

Lo storico non dovrebbe piuttosto sottolineare l'incertezza presente nei documenti, invece di emettere dogmaticamente un verdetto?
È un vero problema. Sulla questione della storicità di Gesù, fin troppo spesso ho visto gli accademici emettere un giudizio. Di fatto così eliminano in un sol colpo l'incertezza che pure si sono affaticati di denunciare e portare alla luce nei loro migliori studi. Si comportano alla fine come giudici. Ma non spetta loro il ruolo di giudici. Una persona scientifica dovrebbe semmai spiegare l'incertezza dei dati.

Occorre essere realistici:
la gran parte dell'evidenza sembra davvero puntare decisamente verso la probabilità che Gesù non è mai esistito ma fu creato come un personaggio mitologico finito poi ''incarnato'' nei vangeli. 

Sembra non esserci evidenza alcuna del contrario.
Quindi, se uno storico pretende che un Gesù storico è esistito, e pretende di portare qualcosa come evidenza, allora lo stesso storico ha il dovere di guardare anche a spiegazioni alternative dell'evidenza da lui addotta, spiegazioni passibili potenzialmente di non considerarla più evidenza di un Gesù storico. L'evidenza è davvero tale solo a condizione di emergere in tutta la sua unicità, senza alternative di sorta per spiegarla che non sia una sola. Per esempio, nell'ipotesi che il riferimento a Cristo nel Testimonium Taciteum fosse davvero stato scritto  da Tacito a dispetto della maggiore probabilità del contrario, Tacito comunque potrebbe aver attinto quell'informazione, del tutto passivamente e senza corroborarla ulteriormente, dai cristiani del suo tempo. Non esiste alcuna prova che confermi il suo utilizzo di un'altra fonte. Quindi l'evidenza di un Gesù storico conosciuto da Tacito evapora del tutto.


Fino ad ora, gli storici non agiscono in modo razionale. Si comportano come giudici ma in realtà nascondono l'incertezza e vengono stimati nella misura in cui riescono con successo a nasconderla agli occhi del pubblico ancora in parte cristiano.

E cosa ancor più ironica, i biblisti non sono neppure ''storici'': sono privi di un PhD in Storia. Un ''PhD in Nuovo Testamento'' è un titolo di laurea ibrido che va a intersecare letteratura (filologia) e teologia. Non si tratta di una laurea in Storia. Alcuni non hanno neppure diplomi in Storia. I biblisti campano sulle spalle di seminari teologici e dipartimenti di istituti religiosi, per nulla affatto bazzicano dipartimenti di Storia. I biblisti sono teologi ed esperti di letteratura e/o di filologia, ma non sono storici. L'ironia è che secondo questi biblisti gli STORICI sarebbero squalificati per entrare nel merito della discussione sulla storicità di Gesù. E non sto scherzando.

Dunque rimane aperta la concreta possibilità che è assai più ragionevole e logica l'ipotesi della creazione dei vangeli come uno sforzo sincretistico di storicizzazione sulla terra di un angelo Gesù celeste & pre-esistente, l'ipotesi di un Gesù mai esistito.


Dire che ci fu un unica personalità all'origine del processo che portò alla stesura dei vangeli con tanto di messaggio teologico è un'affermazione priva di evidenza. E dire che ''c'era un Ebreo di nome Gesù ecc, ecc.'' suona davvero irrazionale e privo di significato. In realtà non si dice niente.


La principale conclusione che si può prendere fin d'ora è che ogni evidenza di un eventuale Gesù storico si è irrimediabilmente perduta nel corso inesorabile del tempo.
Non si può determinare se sia esistita una tale figura o come ne scaturì il mito relativo. La medesima evidenza, d'altro canto, può essere spiegata con l'ipotesi di un predicatore che diventò del tutto generico & leggendario nei vangeli, ma può essere spiegata anche con l'ipotesi di un più o meno deliberato sincretismo religioso e culturale: non fu il sincretismo a creare il dio Serapide ad Alessandria? Non fu la mitografia ellenistica e mediorientale quell'intera letteratura erudita sorta attorno ad un'immensa tradizione mitologica precedente? In altre parole, perfino se un Gesù storico è esistito, non solo era del tutto inutile per fabbricare i vangeli -- operazione che richiedeva in fin dei conti solo l'immersione in comuni & generici tropoi letterari ellenistici e mediorientali del tempo --, ma probabilmente lo era ancora di più per la nascita del cristianesimo.
Luddisti in azione.

L'esempio del luddismo citato in precedenza dimostra anche l'eventualità che dei movimenti e degli scritti si possano diffondere ed essere retrospettivamente associati ad un personaggio la cui storicità non è per nulla garantita, a detta degli stessi studiosi, e come un movimento possa vantare numerose origini. Perciò non è necessaria l'ipotesi di un Gesù storico all'origine del cristianesimo. E le opere dei primi cristiani, come pure la tendenza, di nuovo e di nuovo adombrata nella chiara evoluzione dei testi a noi giunti, dal ''Cristo'' al ''Gesù'', offrono serie ragioni per dubitare che è esistito veramente un Gesù storico. Come ha notato Droge, 
Per iniziare una religione, tutto ciò di cui hai bisogno è un nome


[1]  Arthur J. Droge, Jesus and Ned Ludd: What's in a Name? , Caesar: A Journal for the Critical Study of Religion and Human Values 3, n. 1 (2009), pag.23-25.
[2]  Christopher Hitchens, Dio non è grande: come la religione avvelena ogni cosa, pag. 267.