lunedì 5 maggio 2014

In onore a Marcione

In questo post intendo scrivere tutto quello che so, e che serve sapere, di Marcione.

Tanto per cominciare, non sappiamo nulla delle sue origini. Dobbiamo quel poco che sappiamo di lui proprio ai proto-cattolici che ferocemente gli si opposero, quasi rappresentasse la personificazione dell'Anticristo e la quintessenza del Male: Policarpo (130 EC), Giustino Martire (150 EC), Ireneo (180 EC), Tertulliano (200 EC), Epifanio (350 EC) e altri ''Padri della Chiesa''. Marcione e seguaci costituivano da lontano la principale minaccia alla Grande Chiesa tra tutte le forme possibili di eresia.


Marcione pare che fosse un costruttore di navi, professione che gli permise di conoscere in lungo e in largo almeno il bacino orientale dell'Impero. Era un uomo colto, influente, carismatico. Un devoto e onesto cristiano.

Il migliore ritratto e più suggestivo di lui lo prendo così com'è dalle parole di Roger Parvus, in polemica con Robert Price, e con il quale mi sento particolarmente d'accordo a prima vista quasi per mirabile incanto:
Se Marcione scrisse il nucleo di Galati, ma affermò solo di averlo scoperto,  questo non lo porrebbe -- come suggerisce Price -- nella stessa categoria di Ilchia che "scoprì" Deuteronomio e di Joseph Smith che "scoprì" il libro di Mormon? Io sono riluttante a collocarlo in tale compagnia. Per me, lui si presenta come un piacevolmente aperto e onesto carattere. In un tempo quando tanti cristiani erano impegnati in una totale opera di falsificazione, tentando di far passare i loro scritti come risalenti ad un periodo più antico, le sue Antitesi si distinguono come una critica semplice e onesta presentata sotto il suo vero nome. Egli non ha cercato di far passare quell'opera come un libro a lungo perduto di Paolo. O anche come un libro divinamente rivelatogli da Gesù o da Paolo.

Probabilmente Marcione fu il primo a realizzare quella che (almeno) dal suo punto di vista rappresentava la congiura da tempo in atto nell'evoluzione della teologia cristiana.

Il Cristo non era affatto il messia ebreo profetizzato nelle Scritture ebraiche.

Le vere dottrine di Gesù erano incompatibili con quelle ispirate dal dio degli ebrei.


Prima che la Grande Chiesa stringesse la presa sul suo canonico ''Nuovo Testamento'', Marcione sembrava consapevole di due vangeli soltanto. Un vangelo neutrale, almeno prima facie, il primo. Ed una versione spiccatamente ebraicizzata del primo, il secondo. Quindi Marcione fu il primo testimone di quello che diverrà noto col nome di Problema Sinottico, oltre a costituire lui stesso buona parte di quel problema.
Infatti, se il Vangelo, detto di essere di Luca, che è in circolazione tra di noi (vedremo se lo è anche da Marcione), è proprio quello che, come sostiene Marcione nelle sue Antitesi, è stato interpolato dai difensori del giudaismo, allo scopo di un tale accorpamento in esso della legge e dei profeti, nella misura in cui dovrebbe loro permettere di modellare da esso il loro Cristo, di certo egli non poteva aver così sostenuto di esso, se non lo avesse lui stesso trovato (in questa forma).
(Tertulliano, Contro Marcione, 4.4.2, mia libera traduzione)

La Legge, la Torah ebraica, i libri dei Profeti erano Scritture ebraiche.
Marcione accusò i ''difensori del giudaismo'' di aver falsificato anche le Scritture cristiane raccolte in un vangelo, così da poterle combinare in un unico corpus con la Torah e i Profeti. Mi ricorda veramente l'azione dei giudeocristiani ebioniti, accusati di riverire un vangelo di Matteo (o qualcosa di simile) tenendolo in eguale rispetto della Legge e dei Profeti. E naturalmente l'odierno vangelo di Matteo dipende così pesantemente dal vangelo di Marco da rendere quest'ultimo a tutti gli effetti il vangelo originario più antico di tutti.


Fu probabilmente proprio la lettura del vangelo di Matteo, così legato alla sua matrice ebraica, che rese altamente sospettoso Marcione sula presunta natura messianica delle profezie appiccicate alla figura di Gesù in quel vangelo. Quelle profezie suonavano per Marcione false, perchè in primo luogo non erano ''profezie'', bensì una gabbia coercitiva (io aggiungerei: midrashica) dentro la quale calare a forza il vero Gesù (storico per Marcione) descritto nel vero, originario vangelo: quello di Marco.

Marcione era in questo paradossalmente alleato degli ebrei tradizionali che allora come oggi puntano il dito al carattere strumentale e mistificatorio dell'uso cristiano delle profezie bibliche per renderle ad ogni costo, nel caso migliore, credibili allegorie del Cristo venturo, e nel caso peggiore, goffe forzature contrastanti col loro significato originario.
Come per Marcione, così per gli ebrei, Gesù non era il messia atteso dagli ebrei: quest'ultimo doveva ancora venire, come il dio degli ebrei aveva promesso ai soli ebrei.

Marcione intendeva ridare agli ebrei le loro Scritture sacre e il loro dio. Non aveva intenzione nè di cristianizzare goffamente le Scritture ebraiche per renderle ''prove'' del ''Cristo venturo'' e nè voleva ebraizzare quello che per lui era il vero cristianesimo paolino.

Ma allora, se Gesù non era il messia degli ebrei, chi era?

Marcione pretese che il dio degli ebrei fu un dio ''giusto'', non un dio d'amore. Quello che dava al suo fedele, lo voleva riprendere con gli interessi. Un dio di cieca giustizia. Summa lex, summa iniuria, dicevano i latini per criticare un rispetto rigorosissimo della legge. E mai frase si sarebbe meglio adattata per descrivere qual era il concetto di giustizia per il dio degli ebrei, secondo Marcione. Una giustizia chiaramente fredda e meccanica come la più rigida e crudele legge di natura, la stessa natura materiale creata da questo dio. E la Legge data da questo dio agli ebrei era una Legge spietata ed esigente proprio a causa della sua radicale neutralità. Gli ebrei, ovviamente, come ogni essere umano erano troppo fragili per obbedire sempre e comunque a quella Legge, in tutte le sue minuzie. Per questo il messia che avrebbe loro inviato il dio degli ebrei aveva la precisa missione di far rispettare agli ebrei quella Legge con le buone o con le cattive. Quel messia non poteva che essere in tutto e per tutto a immagine e somiglianza del dio degli ebrei: giusto, ma implacabile.

E questo dio degli ebrei e il suo messia ebreo avrebbero restituito agli ebrei la loro patria, dando loro la prosperità e longevità che meritavano secondo le (loro) Scritture. Una prosperità e longevità al prezzo però di vessare gli ebrei sotto il tallone della più ferrea concezione della Giustizia ''divina''.


Gesù, comunque, non era questo messia del dio degli ebrei. Gesù era figlio di un altro Dio. Un Dio ignoto. Un Dio alieno e nascosto diverso dal Dio creatore di questo mondo mascherato come Yahweh il Padre. Un dio di amore. Non un dio di vana ''giustizia''.

Proprio come i moderni disaffezionati fuoriusciti dal cristianesimo, Marcione notò  il manifesto contrasto tra le dottrine di Gesù e gli insegnamenti del dio degli ebrei. Impossibile che fossero lo stesso dio. Come poteva un dio di pietà e di perdono essere anche un dio che ha creato sia il bene che il male?
Io sono la luce e creo le tenebre,
faccio il bene e provoco la sciagura;
io, il Signore, compio tutto questo.

(Isaia 45:7)

Per Marcione, Gesù era il Cristo, il figlio del Deus Absconditus di amore e compassione, e Paolo fu il suo principale apostolo, colui che realizzò la più completa rivelazione celeste. E così dichiara esplicitamente l'epistola ai Galati. Marcione fu il primo a collezionare in un apposito canone le lettere di Paolo con tanto di un vangelo come Sacra Scrittura che per comodità chiamerei ''anti-Matteo'' per indicarne la funzione. Quindi il primo ''Nuovo Testamento'' comprendeva Romani, 1 & 2 Corinzi, Galati, Filippesi, 1 & 2 Tessalonicesi, Filippesi, Filemone, Colossesi, Efesini e il vangelo anti-Matteo di Marcione.

L'influenza di Marcione si estese dappertutto in tutto l'Impero.



Così Giustino Martire si indignava nel vederne accrescere l'enorme popolarità:
Vi è poi un certo Marcione del Ponto, il quale tuttora insegna ai suoi seguaci a credere che esiste un altro Dio superiore al creatore. Costui, in mezzo ad ogni genere di uomini, con l'aiuto dei demoni, è riuscito a far sì che molti pronuncino bestemmie e neghino che Dio sia creatore dell'universo, e ammettano che un altro, il quale sarebbe superiore a Lui, ha compiuto cose maggiori di lui.
Tutti coloro che si ispirano ad essi, come abbiamo detto, sono chiamati cristiani, nello stesso modo che tra i filosofi anche coloro che non hanno in comune le stesse teorie, hanno in comune la stessa denominazione.

(Giustino, Prima Apologia, 26.)

Come risultato del suo canone, Marcione non poteva che coagulare per reazione una tenace resistenza e altrettanto dogmatica come l'idea stessa di canone vuole implicare. La Grande Chiesa, l'''ortodossia'', volle reagire per contrastare sul nascere la popolarità mondiale di Marcione, ormai un puro semplice fatto ben consolidato nel secondo secolo. E così si formò la leggenda nera del proto-cattolico falsario che per contrastare il ''serpente'' della gnosi non sa fare niente di meglio che produrre una mera ''pastorale'': furono forgiate le Pastorali, le epistole cattoliche di 1 Pietro, di Giacomo, di Giuda, e Giovanni. Fu fabbricata la tendenziosa propaganda mistificatrice antimarcionita di Atti degli Apostoli, solo una goccia nell'oceano della letteratura cristiana del secondo secolo che esordiva con tanto di ''Atti di...''. E soprattutto venne fabbricata una versione (re-)ebraicizzata del vangelo anti-Matteo di Marcione che ebbe per prima il nome di ''Luca'' da Ireneo intorno al 180 EC.

È più che probabile che l'odierno vangelo di Luca non sia nient'altro che un mero prodotto anti-marcionita.


Perfino un cieco si accorge che le Pastorali e gli Atti degli Apostoli sono ovvie creazioni anti-marcionite. Basta intuire in Atti 17:23 :
Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio.

per quale motivo Paolo si scomoda a dire ai greci che il ''dio ignoto'' da essi venerato non sia in realtà che Gesù Cristo. Ma i greci già sapevano del dio degli ebrei fin dai tempi di Alessandro il Grande. Così è chiaro al lettore l'implicita polemica contro Marcione e il suo dio ignoto.
E basta accorgersi del perchè tutti riconoscono che le Pastorali non furono le stesse lettere del Paolo storico.

La popolarità di Marcione e dei suoi seguaci rivaleggiò nei secoli successivi con quella della chiesa cattolica romana, ambendo entrambe al titolo di chiesa ''universale''. 
Naturalmente, le epistole paoline trovate nelle nostre Bibbie non sono esattamente le stesse lettere paoline raccolte nel canone di Marcione. Sono piuttosto una RISPOSTA al Paolo marcionita per fagocitare i marcioniti nelle file cattoliche.


Questo potrebbe spiegare la presenza qua e là di ovvi ''truismi'', per non dire tautologie, nelle epistole paoline attuali, come ad esempio l'espressione ''nato da donna'' (Galati 4:4) non presente nella versione di Galati in mano a Marcione, della quale il vescovo di Sinope fu il primo testimone.

Marcione era uno storicista sì, ma docetico. Il suo Gesù si limitò ad apparire essere umano, senza in realtà mai diventarlo, per nascondersi dalle insidie del dio creatore in quello che era in fondo il suo territorio, ovvero il mondo, e il suo tempo o eone (2 Corinzi 4:4, Efesini 3:9) liberando coloro che lo volevano dalla ''maledizione della legge'' (Galati 3:10-14).  Sacrificando un innocente senza saperlo, ovvero Gesù Cristo, la legge del dio di questo mondo ottenne a sua insaputa la ricompensa che gli era dovuta -- e che ovviamente quel dio, giusto e implacabile com'era nelle sue riscossioni, avrebbe decisamente preteso --  dunque Gesù nullificò in sè la Legge per offrire ai suoi veri devoti (perchè esistevano ovviamente anche quelli falsi, ovvero i ''difensori del Giudaismo'' prima e i proto-cattolici dopo) uno spiraglio di salvezza dalla legge del demiurgo. I cattolici modificarono il pensiero di Marcione propinando l'assurdità di un dio che sacrifica sè stesso per salvare l'uomo da sè stesso, invece di un dio d'amore che sacrifica suo figlio ad un dio implacabile di giustizia per liberare l'umanità dalla Legge che un dio di pietà non darebbe mai e poi mai.

La popolarità di Marcione derivò certamente dalla soteriologia decisamente più logica delle sue lettere paoline e dal suo appellarsi all'Autorità e all'Eredità di un Apostolo che certamente non aveva bisogno di credenziali per presentarsi. Ovvero l'uomo chiamato Paolo.

La frequente e costante manomissione cattolica del Paolo di Marcione è il motivo del perchè le epistole paoline sono a volte così difficili da seguire nel loro flusso logico da procurare inevitabilmente quell'antipatica sensazione di attrito, specie quando suona ora ''gnostico'' ora ''cattolico'' poi da capo ''gnostico'' e così via. Parlano tre voci nel nostro attuale ''Paolo'': il Paolo storico, lo gnostico Marcione e la puntuale neutralizzazione cattolica di Marcione.

E tuttavia, nonostante non voglio essere così ingenuo da illudermi facilmente e scommettere che il Paolo che leggo -- perfino il Paolo su cui specula Richard Carrier o qualsiasi altro miticista o storicista più disincantato -- corrisponda così com'è al vero Paolo storico, a maggior ragione se sono perfettamente consapevole di altri più radicali scenari i quali prevedono ben altra originaria identità per l'Historicus Paulus (nientemeno che Simone di Samaria, alias Simon Mago),   tuttavia non posso che citare con malcelato orgoglio quanto metto in evidenza delle seguenti parole di Earl Doherty:

In alcuni casi, le epistole potrebbero essere giunte con tali nomi già attaccati (si trattava di ''pseudonimi''). Quei nomi furono dati o al tempo della loro stesura, quando nessun link del presunto autore all'umano Gesù sarebbe stato ancora intravisto, oppure ad un momento  successivo. In alcuni casi, furono aggiunte aperture e conclusioni epistolarie, per convertirle in lettere formali, dal momento che una forma del genere era considerata l'adeguato contesto in cui si sarebbe dovuto presentare del materiale dottrinale e polemico. E universalmente, il Gesù o Cristo di cui parlano quei diversi e originariamente anonimi autori era ora creduto l'essere umano che aveva di recente preso vita nelle pagine dei vangeli. È forse sorprendente che, considerata la diffusa e sfacciata prassi di revisione, interpolazione ed invenzione riscontrata per tutto il record documentario cristiano, questi scritti non furono sottoposti ad un grado di rielaborazione che avrebbe incorporato le nuove ipotesi riguardo a un Gesù storico e per sempre sradicato un quadro più preciso dell'infanzia del cristianesimo.
Infatti queste lettere sono piene di riferimenti a come nacque la fede e a come iniziò il movimento. Piuttosto che una risposta al ministero di un uomo recente, che essi mai identificano, o una reazione ad eventi storici che circondano una crocifissione ed un'immaginata risurrezione, la forza trainante era vista essere lo Spirito di Dio, mandato dal cielo attraverso la rivelazione.

Di certo il credo di Marcione vanta più pretese legittime di risalire alle reali ''origini'' cristiane di quanto può rivendicare il più recente credo cattolico e il suo piccolo fratellino bastardo protestante.

[1] La versione di Marcione presentava, a detta di Tertulliano (Contro Marcione, 5, 18):
''...del mistero che dalle piú antiche età è stato nascosto da Dio, il quale ha creato tutte le cose''