mercoledì 10 settembre 2014

Del perchè è inutile, perfino dannoso, il dialogo con i folli apologeti cristiani, ebrei e musulmani

Quando divenni convinto che l'universo è naturale, che tutti i fantasmi e dèi sono miti, là penetrò nel mio cervello, nella mia anima, in ogni goccia del mio sangue il senso, la percezione, la gioia di libertà. Le mura della mia prigione si sgretolarono e caddero. La prigione sotterranea fu illuminata di luce e tutte le sbarre e spranghe e manette divennero polvere.
(Robert G. Ingersoll, ''Why I Am an Agnostic'', mia libera traduzione)



Tempo fa, su un post di Vridar, Neil Godfrey ha voluto replicare alle idiote osservazioni del demente folle apologeta Maurice Casey secondo cui dietro i miticisti c'è all'opera solo odio per il cristianesimo e non uno spirito di autentica ricerca.
Per dimostrare che questo non è vero, o almeno, non è sempre vero, Godfrey ha elencato chi tra i miticisti è animato da una predisposizione ''davvero molto positiva verso il cristianesimo'' (un nome fra tutti, il prete cattolico Thomas L. Brodie). 

E la mia posizione, invece?

Tanto per cominciare, io non voglio vivere una vita dotata di senso. Devi essere folle se aspiri ad una vita progettata da qualcun altro - specie se quel qualcun altro è un alieno megalomane. Non voglio per nulla affatto esistere per servire ad un'intelligenza extraterrestre immensamente potente che richiede totale obbedienza e tutta la mia vita per adorarla, con tanto di dovere di proselitismo nei confonti del prossimo. I teisti dicono che il nome di quest'entità è Dio. I cristiani tra loro dicono che è Gesù, ma per me potrebbe essere pure l'imperatore Ming ''il Crudele'', se non è nient'altro che un tiranno cosmico in possesso della più sofisticata camera di tortura dell'intero universo.

I teisti replicheranno dicenco che la ricerca del senso della vita è ineludibile. Per migliaia di anni l'uomo se lo è sempre domandato. E secondo loro il senso della vita è Dio, Hallah, YHWH.
D'accordo che tanta gente ricerca il senso della vita, e pure gente molto intelligente e geniale tra loro, ma anche la ricerca della Pietra Filosofale è stata intrapresa da parecchie persone, come pure la ricerca dell'Eldorado, di Shangri-La, di Atlantide, e di Babbo Natale. Perfino la ricerca del Gesù Storico ha impegnato alacremente e senza posa parecchia gente brillante, almeno negli ultimi 200 anni. Ma c'è una semplice spiegazione del perchè tutti quei misteri non sono mai stati risolti, e di nuovo e ancora di nuovo eludono tutti i tentativi fatti finora da quelle povere persone per risolverli: non esistono.

Applica Occam. Milioni o miliardi di persone è andata cercando il senso della vita nel corso di millenni, e pure i più colossali filosofi che siano mai esistiti sulla faccia della Terra. Non hanno trovato nessuna risposta e per giunta continuano ad essere senza risposta e addirittura imbarazzati per questo. Oppure - il che è lo stesso - hanno trovato un sacco di risposte tutte diverse l'una dall'altra senza nemmeno un pallido sentore di un consensus o qualcosa che gli rassomigli il più possibile. Questo è straordinariamente atteso se riflette la più semplice verità, che non esiste nessun senso della vita. Non esiste nessuna Pietra Filosofale. Nessun Eldorado. Nessuna Shangri-La. Nessuna Atlantide. Nessun Babbo Natale. E nessun Gesù Storico.

I cristiani, gli ebrei e i musulmani, ciascuno al suo modo proprio, pretendono di aver scoperto l'esistenza di un unico grandioso Senso della Vita, prodigiosamente identico a quello che c'è scritto nei loro ridicoli testi sacri. Perchè dovrei aspettarmi che la fallita metodologia di questi ricercatori del Senso della Vita debba portare frutto proprio ora, in questa specifica setta, in questa specifica persona (ammesso e non concesso che sia esistita) ??? Dopo tutto, son sicuro che i sacerdoti aztechi cinquecento anni fa erano totalmente fiduciosi che il loro Senso della Vita fosse di squartare e strappare i cuori dei prigionieri brandendoli in alto come offerta in direzione di un Sole che si leva ogni giorno.  I cristiani, gli ebrei e i musulmani si ritengano pure gente ''pacifica'', ma questa loro convinzione non li rende meno violenti, se il loro Senso della Vita trova altrettanta giustificazione nella Realta di quanta ne abbia quello dei sacerdoti aztechi.

Per di più, nessun folle apologeta teista cristiano, ebreo o musulmano ti spiegherà mai come fa a sapere quello che pretende di sapere. Ti riderà al più in faccia indicandoti la storicità di Gesù, o di Maometto, o di Mosè. Ogni pensatore ragionevolmente scettico dovrebbe quantomeno richiedere qualche valido motivo prima di obbedire all'uomo invisibile della Storia e della religione cristiana e prima di abboccare all'amo dei loro dogmi. E parimenti ogni folle apologeta di una specifica fede dovrebbe da par suo quantomeno fornire qualche ragione verificabile perchè si debba abboccare al suo amo. Invece, cosa fa il folle apologeta di turno? Assume soltanto.

Ma io sono ateo e perciò sono felice di darmi solo un messaggio di liberazione. Non esiste nessun Signore pangalattico che legge nel pensiero e ti dice cosa fare. Non è esistito nessun Gesù Storico all'origine del cristianesimo. O almeno, non esiste nessuna prova dell'esistenza di tali entità, tantomeno di un loro particolare effetto sul mondo. E io sono contento di tutto questo!

Ma non è finita. Perchè esiste una buona ragione per credere positivamente nell'assenza di ogni Senso della Vita con lettere maiuscole. La storia della vita sulla Terra è una storia di balzi e singhiozzi, di espansione e contrazione, di strani percorsi, e impredicibili mutamenti. Nessuna specie è mai stata privilegiata da una divinità. Tutti quanti noi, dalle formiche ai formichieri, siamo soggetti a malattie, predatori, morte ed estinzione. Se il più profondo desiderio di un dio fosse stato quello di creare una razza di servi entusiasti, allora avrebbe preso una strada grottescamente contorta per costruirne una, esitando per circa 9 billioni di anni prima di creare la Terra, e per altri 4.5 billioni di anni prima di creare esseri umani, e per il bene di quella sola specie, aspettando fino alla bellezza di 3000 o 4000 anni fa per informare solamente una minuscola frazione dell'intera popolazione mondiale che dovrebbe sperare la fine delle nostre miserie a condizione di servire adeguatamente il Signore. Poi lo stesso Dio esitò altri 1000 anni circa prima di informare un altro sottoinsieme che dovevano adorare suo figlio, Gesù, costringendo quei credenti a morire nell'ignoranza per altri secoli ancora, prima di avere aggiornamenti specifici sul medesimo tema.

L'obiezione dei folli apologeti è la solita: se fai bene a fregartene dei più conservatori e dementi dogmatici fra noi, almeno accetta di dialogare con i più magnanimi, intelligenti e simpatici tra noi, con i folli apologeti ''del secondo tipo''.

Vediamo come me la posso cavare allora con questi ultimi.

Prendo a caso l'autore di un testo considerato sacro dai folli apologeti.

Prendo il vangelo di Marco. Il problema che mi sovviene, allora, non è il mero fatto di vedere inaccurattezze storiche. Il mio problema è di non riuscire a vedervi Storia del tutto. Nemmeno solo un briciolo di Storia ricordata che riguardi l'eroe protagonista di quella storiella. Zero assoluto.

Allora cosa devo concludere? Io concludo che i vangeli sono fraudolenti perchè riportano cose che semplicemente non sono accadute, come se fossero storiche. E dunque cose che non sono vere, come se lo fossero. Una fede basata su cose non vere, una fede vittima di concezioni errate, deve essere assurda. Irrazionale. Non può essere buona. Non può fare del bene in ultima istanza all'umanità. Non può essere altrimenti.

Allora i folli apologeti ''del secondo tipo'' come sopra descritti punteranno giustamente il dito all'estraneità di ''Marco'' alla mia stessa cultura. In fondo, ''Marco'' ha ingiustamente per me il solo torto di osservare una tradizione antica di secoli.

Mi diranno che non devo pretendere letture letteraliste da un testo sacro di quel tipo, perchè concordano (almeno) con me che una fede cristiana che domanda una fede letterale dai vangeli è simile alla proverbiale casa costruita sulla sabbia:
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande.
(Matteo 7:27)

E non soddisfatti di ciò,  mi diranno anche qualcos'altro. L'esempio tipico di quel che dicono i folli apologeti più liberali, è offerto da quest'episodio di 2 Samuele.
 Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: «Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l'altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero;  ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia.  Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto da lui».  Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte.  Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà».  Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro.  Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita. Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole;  poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai.  Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.
(2 Samuele 12:1-14)

Quest'esempio è paradigmatico della più folle apologia dei folli apologeti. Potete mettere sotto quell'etichetta qualsiasi teista di vostro gradimento, non mi importa se cristiano, ateo o musulmano, e il risultato è lo stesso.

Natan inganna Davide vendendogli una verità letterale, ma in realtà ne sta già approfittando per insinuargli sottilmente nella mente le basi di una più profonda verità da far emergere più in là, al risveglio della coscienza. Quando un Davide ''risvegliato'' scopre di quale verità si tratta, non accusa Natan di avergli mentito spacciando per reale la sua metafora. Ma al contrario si sottomette alla saggezza di Natan, prendendo sinceramente a cuore il suo inteso messaggio.

''Marco'' dunque fece la stessa cosa di Natan, e i suoi lettori sono perciò, nelle sue originarie e più sincere intenzioni, come Davide.
''Marco'' vuole farci credere che la storiella che ci racconta sia vera, letterale Storia con la s maiuscola, ma al solo scopo di veicolare una più profonda verità. Se una lettura letteralista di una favola risulta efficace per quell'obiettivo, non guasta, anzi ben venga.

Ma il problema che sfugge ai folli apologeti è che la storiella stessa di Natan e di Davide è in sè stessa solo una parabola, inventata, per di più, secoli dopo il tempo di un inesistente, se non evanescente, re Davide. Allo stesso modo in cui il vangelo di ''Marco'' fu inventato a tavolino per dare una Non-Vita ad un Gesù mai sceso sulla Terra. Lo scopo di chi si inventò la parabola di Natan e re Davide è di veicolare sottobanco solo una perla di saggezza. Lo scopo di chi si inventò il vangelo di ''Marco'' è di indurci a prendere a cuore il suo inteso, criptico messaggio: leggere le lettere di Paolo per apprendere in cosa consiste esattamente il vero vangelo ''di Gesù'' e in cosa consiste il vero Israele.

Di fronte a tutto questo, allora i più ''illuminati'' tra i folli apologeti ''del secondo tipo'', divenuti oramai ''del terzo tipo'' (il lettore accorto capirà la graduale differenza) allargheranno le braccia, alzeranno le spalle, tenderanno le mani e mi interrogheranno sempre alla loro solita maniera retorica: ma non è meraviglioso che, nonostante sia tutto una favola, almeno una più profonda verità l'autore agiografo di turno, e noi con lui, sia riuscito a veicolarla?

Non è ''meraviglioso'' che la teologia dei folli apologeti più ''illuminati'' non sia nè semplice nè letterale? Non è ''meraviglioso'' che la loro fede non dipenda per nulla dall'esistenza o non-esistenza di Gesù come persona storica? Non è ''meraviglioso'' che vedano la Bibbia, i vangeli, il Corano come testi principalmente allegorici e solo secondariamente come testi storici?   Non è meraviglioso che non riescano a vedere la contraddizione tra le loro specifiche fedi e la scienza e l'archeologia e l'analisi letteraria? Non è ''meraviglioso'' che la religione sia per loro uno stato della mente più che qualche mistica terra romantica dell'aldilà? Non è ''meraviglioso'' questa loro visione così ottimistica nonostante la durezza e la crudezza dell'esistenza?


Non è ''meraviglioso'' che tu riesca a cogliere così mirabilmente il punto di 1 Samuele 11-12 nonostante sei a conoscenza che si tratta di una mera invenzione?

Non è ''meraviglioso'' che, perfino se Gesù non è esistito storicamente, almeno il Cristo vive nei cuori dei veri e più sinceri credenti?

Non è ''meraviglioso'' che Maometto sia esistito anche se non ha scritto una sola riga del Corano?


Ebbene: no. Mi dispiace deludervi, folli apologeti così ''liberali'' e ''illuminati''. Ma non è affatto ''meraviglioso''.


Spinoza lo aveva già intuito, tempo addietro:
Vigendo tali criteri accade che chi vuol conoscere le vere cause degli eventi miracolosi, come chi cerca di capire da scienziato le cose della natura e non di meravigliarsene da sciocco, sia in generale giudicato eretico ed empio e proclamato tale da coloro che il volgo venera come interpreti della natura e degli Dei. Costoro sanno infatti che eliminando l’ignoranza si distrugge anche lo stupore, cioè l’unico mezzo che essi hanno di conservare credibile e di salvaguardare la loro autorità.


Puntare il dito alla meraviglia, giocare la carta del mistero, per indurre a credere all'esistenza di un Dio o alla storicità di Gesù, non potrà mai definire la questione al di là del ragionevole dubbio.
Io rigetto questa vista. Mi sembra, osservando il mondo circostante, che posso rispondere alla questione dell'esistenza di Dio come posso rispondere alla questione della storicità di Gesù. Quel che sto cercando di dire è che è abbastanza ovvio che Dio non esiste (laddove non è abbastanza ovvio concludere prima facie che Gesù è puro mito). L'ipotesi Dio, e di un Dio buono più che di un Dio malvagio, lontana dall'essere inespugnabile alla determinazione della sua verità o falsità, è in realtà, in senso strettamente empirico, falsificata. Quell'ipotesi, per chi ha occhi per vedere, è ovviamente falsa (il vero mistero, la vera meraviglia, secondo me, è vedere così tanta gente in gamba incapace del tutto di riconoscere questa semplice ovvietà).

Forse l'universo ha un creatore. Forse c'è qualche sorta di intelligenza dietro. 
Ma perfino se c'è, posso essere sicuro che sia un Dio buono?

Forse nel passato reale un Gesù storico è esistito veramente.
Ma perfino se c'è, posso essere sicuri che sia proprio quello che i folli apologeti amano immaginare e idealizzare?


Forse non posso mai sapere chi o che cosa ha creato l'universo, se qualcuno o qualcosa lo abbia creato.
Ma ancora posso essere abbastanza sicuro che quel qualcuno o quel qualcosa non è esistito.

L'ipotesi di un Dio creatore buono mi sembra più improbabile dell'ipotesi di un Dio creatore malvagio. 

Non potrei mai sapere per certo se un Gesù storico è esistito veramente nel passato reale o meno. Ma ancora posso essere abbastanza sicuro che Gesù non è mai esistito come figura storica.
Tutte le ipotesi fatte sul Gesù storico mi sembrano in egual misura false, almeno in secunda facie. Perchè gli indizi-che-non-sono-indizi selezionati dai vari Errorman, Meier, Casey, Hurtado e altri dementi teologi sotto mentite spoglie per rispondere alla domanda ''che cosa ha fatto Gesù?'' sono schizofrenicamente divorziati dall'intero vangelo nel quale invece dovrebbero essere visti e del quale formano naturalmente parte integrale. Ma domandando ''che cosa ha fatto Gesù?'' (invece di domandarsi piuttosto la ben più legittima domanda ''cos'è il concetto di Gesù secondo quest'autore?'') si forzano inevitabilmente i testi a rispondere ''questa e quella cosa'': non hanno altra scelta perchè, sulla base di quei pochi ''indizi'' selezionati e vedendoli in isolamento dal loro più naturale contesto letterario, i folli apologeti sono incapaci di negare che esisteva una particolare figura che ha fatto proprio ''questa e quella cosa'' proprio come sono incapaci di confermarne l'esistenza.


La fede religiosa contemporanea, di qualunque folle apologeta, è immune all'obiezione razionale. Spesso ho perso il mio tempo a cercare di confutarla ''dialogando'' con i folli apologeti cristiani, ebrei e musulmani.

Io non tratterò il teismo come se fosse una seria alternativa che ancora ha bisogno di essere confutata. Mi son mosso al di là di quel punto. Io so la verità.



E per quanto crudele sia quella verità, l'ho capita. Non posso scegliere ciò che voglio e non voglio e quella è la sola dura verità. A volte voglio quello che voglio, anche se so che sta per uccidermi. Non posso sfuggire quello che sono. E per quanto mi piacerebbe credere che ci sia una verità al di là dell'illusione, sono giunto a credere che non c'è nessuna verità al di là dell'illusione. Perché, tra la ''realtà'', da un lato, e il punto in cui il pensiero si scontra con quella realtà, dall'altro, c'è una zona d'ombra, un raggio di luce dove la bellezza viene in essere, dove due superfici molto diverse si mescolano e si confondono per fornire ciò che la vita non offre: e questo è lo spazio dove tutta l'arte esiste, e tutta la magia. E dove esiste tutto il sapere. O, forse più precisamente, questa zona d'ombra illustra la vera sapienza.
E proprio come la musica è lo spazio tra le note, così come le stelle sono belle a causa dello spazio tra di loro, proprio come il sole colpisce gocce di pioggia ad un certo angolo e lancia un prisma di colore nel cielo - così lo spazio dove io esisto, e voglio esistere, e ad essere sincero dove spero di morire, è proprio questa zona d'ombra: dove la disperazione ha colpito la pura alterità e ha creato qualcosa di sublime.

Ed è per questo che ho scelto di scrivere questo post, come l'ho scritto. Solo facendo un passo ulteriore in quella zona d'ombra, quel sottile confine tra verità e menzogna, è tollerabile essere qui e scrivere tutto questo. Qualunque cosa insegna a parlare a me stesso è importante: tutto ciò che mi insegna a far emergere me stesso, al risveglio della coscienza.

E se fossi costretto a rivelare qualcosa di molto grave e urgente da dirti, mio caro e inesistente lettore, che riassuma in sé tutta la verità e nient'altro che la verità dell'esistenza, nella pallida luce di un Io che muore e non risorge, sento che dovrei dirlo in fretta, rapidamente, sul momento. Che la vita - qualsiasi altra cosa sia - è breve. Che il fato è crudele, ma forse non è casuale. Che la Natura (che significa Morte) vince sempre, ma questo non significa che debba inchinarmi e umiliarmi davanti ad essa. Che forse, anche se non sono sempre così felice di essere qui, è mio compito immergere me stesso in ogni caso: guardare dritto attraverso la fredda Natura, proprio attraverso il nero pozzo profondo, mantenendo cuore e occhi aperti e distaccati. E nel bel mezzo della mia agonia, non appena mi desto dall'informe materia per sprofondare di nuovo grottescamente nella medesima deforme materia, è una gloria e un privilegio conoscere ciò che la Morte non tocca. Infatti, se il disastro e l'oblio hanno seguito questo viaggio lungo tutto il tempo - così lo ha fatto anche la scintilla della conoscenza. Nella misura in cui quella conoscenza è immortale (e lo è) partecipo di una piccola, luminosa parte immutabile in quell'immortalità. Essa esiste; e continuerà ad esistere. E aggiungo il mio sapere alla sapienza di coloro che hanno conosciuto le cose belle, e le ricercarono quando erano perdute, e tentarono di preservarle e salvarle passandole allegoricamente di mano in mano, liberandole brillantemente dal naufragio del tempo alla successiva generazione di coloro che hanno occhi per vedere e orecchi per udire, e al di là.