martedì 2 settembre 2014

Di come il primo Folle Apologeta Cristiano che usò il Criterio di Imbarazzo riuscì a provare l'esistenza storica di Zeus

Che io provi verso il Criterio di Imbarazzo tutto il disprezzo possibile non è una novità. In fondo, col Criterio di Imbarazzo (che i folli apologeti vogliono usare per provare la storicità di Gesù) è possibile perfino dimostrare la non-esistenza di Gesù:

1) Thomas Brodie, un sacerdote cattolico, proclamò apertamente che la teoria del mito di Cristo è vera.
2) Nessun sacerdote cristiano direbbe qualcosa del genere a meno che non fosse vero.
3) Perciò, la teoria del mito di Cristo passa l'esame del criterio di Imbarazzo.



Eppure sono inciampato per puro caso su questo interessante passo di Supplica per i Cristiani, un'apologia scritta dal cristiano Atenagora verso la fine del II secolo. Dal capitolo XXVIII in poi questo folle apologeta cristiano intende provare che le divinità greco-romane erano in realtà solo meri uomini di carne e ossa come tutti e che solo in seguito giunsero ad essere adorati come dèi dalle masse.

Fin qui nulla di nuovo: mero disprezzo cristiano delle altrui religioni (lo stesso disprezzo e la stessa intolleranza che portarono alla morte della filosofa Ipazia da parte di un vescovo proclamato Santo dalla chiesa cattolica).

Ma è curioso cosa impiega Atenagora per dimostrare che gli dèi pagani erano esistiti come semplici uomini.

Nientepopodimeno che il famigerato...

...CRITERIO DI IMBARAZZO.




Quindi così Atenagora rimprovera il poeta pagano Callimaco, reo agli occhi dell'apologeta cristiano di credere alla nascita del dio Zeus ma di negare le dicerie cretesi riguardo dove si trovava la tomba di Zeus: dunque la colpa del pagano è di prendere come vere solo le parti della storia su Zeus che non sono imbarazzanti, eliminando tutti i particolari più scabrosi e indegni ''che puzzano''.

Addirittura la colpa di Callimaco è aggravata dal fatto che non solo si limita a purificare opportunisticamente la storia su Zeus di tutti gli aspetti più infamanti e indecorosi tenendo per veri solo quelli positivi e super-umani, ma addirittura vuole anche imporre a coloro che non sanno nulla di Zeus che Zeus non è affatto morto e perciò non ha nessun sepolcro, contro quello che vanno insinuando i Cretesi.  Dicesi dunque in termini moderni ''pura tendenziosa disinformazione''.


Dunque, procede Atenagora nella sua critica, i pagani si trovano di fronte ad un bivio, ad un drammatico AUT-AUT: o le storielle sugli dèi sono false a priori (sia nel bene che nel male) e dunque ''non esistono quelli di cui non può esser vera la storia'', oppure (aut) ''sono vere le generazioni, gli amori, gli omicidi, i furti, le evirazioni, le folgori...'' e dunque, non essendo dèi ma semplicemente individui nati, vissuti e morti, hanno comunque cessato di esistere da un pezzo e perciò è come se non fossero mai esistiti.

Perciò, così la conclusione di Atenagora, se gli dèi hanno tombe, se hanno sofferto come gli uomini, se sono schiavi delle passioni al pari degli uomini, allora nessuno avrebbe inventato tali sofferenze e tali passioni a meno che non fossero vere! Dopo tutto, quale ragione avevano i poeti e i sacerdoti pagani di raccontare simili imbarazzanti storie a proposito del loro oggetto di culto e di venerazione?


«Mendaci sempre i cretesi, la tomba t'eressero, o sire,
essi, i cretesi! Ma tu non se' morto!»
Mentre, o Callimaco, presti fede alla nascita di Zeus, la neghi al suo sepolcro, e mentre ti pensi di gettare un'ombra sulla verità, anche a quei che ignorano tu bandisci che è morto; e se volgi gli occhi all'antro, richiami alla memoria il parto di Rea; se poi guardi alla tomba, di tenebre avvolgi la sua morte, e non sai che solo eterno è il non genito Iddio!

O sono falsi infatti i racconti del volgo e dei poeti su gli dei, e allora è inutile il loro culto (ché non esistono quelli di cui non può esser vera la storia), oppure sono vere le generazioni, gli amori, gli omicidi, i furti, le evirazioni, le folgori, e in tal caso più non esistono, avendo finito di essere, poichè ebbero anche nascimento mentre prima non erano.

E qual ragione v'è infatti di prestare fede ad alcuni di questi racconti e ad altri no, mentre i poeti narrando degli dei hanno cercato di mettere in luce ciò che è più rispettabile? Coloro per cui mezzo essi furono tenuti per dei, col renderne tanto imponente la storia, non avrebbero certo con l'inganno inventato i loro casi.

Che dunque noi non siamo atei, riconoscendo come Dio il creatore di questo universo, e il Verbo di lui, secondo le mie forze, sebbene non adeguatamente al merito, resta da me dimostrato.

(Atenagora, Supplica per i Cristiani, Capitolo XXX, 4-6)


Così lo storicista ateo James Crossley (allievo del defunto folle apologeta Maurice Casey) definisce il Criterio di Imbarazzo:
“any passage or saying about Jesus deemed to be embarrassing is more likely to come from the historical Jesus”


Notate qualche differenza tra il folle apologeta ateo James Crossley e il folle apologeta cristiano della prima ora Atenagora?


Solo una. Il folle apologeta Atenagora era così onesto da considerare seriamente un'altra possibilità, a differenza di Crossley.