domenica 14 dicembre 2014

Perchè “Marco” si sedette a tavolino a scrivere un'allegoria

Per l'ebraismo, la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 EC fu un vero e proprio shock. E uno shock dev'essere stato anche per i cristiani di quel tempo. Già una generazione dopo la situazione era mutata, con i folli apologeti Padri della Chiesa che presero schizofrenicamente la caduta del Tempio per l'ennesima prova della Verità del cristianesimo (a peggior sorte dei giudei).

Ma nel primo vangelo che fu scritto, il vangelo chiamato
Marco, troviamo tutt'altra evidenza, tutt'altro approccio, tutt'altra conclusione: quel che era disgraziatamente capitato nel 70 minacciò di smentire le profezie apocalittiche degli stessi apostoli come Paolo sulla venuta imminente del Signore della Gloria.

Paolo aveva profetizzato che Gesù sarebbe arrivato di lì a breve per la prima volta sulla Terra.

Dopo la morte di Paolo non venne Gesù, ma in compenso vennero i romani a recare distruzione su tutta la Giudea.

L'evento traumatico della Prima Guerra Giudaica formò il vangelo di Marco.
Marco decise di fare della morte di Gesù il cuore pulsante della sua allegoria. La morte cruenta di Gesù doveva essere crudele abbastanza, nell'allegoria, perchè doveva riflettere quello che era capitato sostanzialmente a numerosi ebrei durante l'assedio di Gerusalemme: una crocifissione di massa.   


Paolo annunciò il regno imminente di Dio ma al suo posto arrivò la vendetta crudele dell'Impero romano. 

''Marco'' allegorizzò la crocifissione di tutto Israele sotto forma della crocifissione di un Gesù antropomorfizzato ad hoc.

Ma i folli apologeti cristiani del II e III secolo non capirono e videro nella distruzione della Giudea l'ennesima giusta punizione divina recata sui giudei per il deicidio di cui si erano fatalmente macchiati.

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