lunedì 2 febbraio 2015

Sul “Profeta Egiziano” come possibile Avatar Terrestre del “Cristo Gesù” di Paolo

In questo post scrivo la mia libera traduzione (a meno delle note e della bibliografia finale) dell'articolo Jesus and the “Egyptian Prophet” scritto dalla dr. Lena Einhorn, PhD, reperibile nella lingua originale qui.
I primi cristiani non credevano in un 'Gesù storico' che visse al tempo di Pilato e calpestò le sabbie dell'antico Israele. Perchè 'Gesù' significava per loro un Cristo spirituale la cui morte sacrificale per mano degli "arconti di questo eone" ebbe luogo in una dimensione puramente celeste oppure in un passato primordiale.

Per far sembrare che le origini del cristianesimo apparissero unificate, per attribuire una profondità morale e teologica sulla bocca di un'autorevole figura fondativa, per adempiere le Scritture in un processo di ''profezia storicizzata'', per collocare la vita di Gesù nel passato più ''recente'' - oppure per qualsiasi altro motivo a noi ignoto (magari l'occultamento di un altro pericoloso ''Cristo'' o Messia rivale), si sviluppò l'idea di un Gesù umano nel recente passato, e gli evangelisti colmarono i dettagli della sua ''vita'' con numerosi riferimenti all'interpretazione midrashica della Bibbia ebraica e/o attingendo qua e là ad elementi dalla mitologia pagana, rielaborando sempre e comunque la stessa allegoria originaria (il vangelo di Marco oppure il vangelo di Marcione) e confermando così ancora una volta di essere totalmente privi di altre prove della storicità di Gesù che non fosse quella allegoria iniziale.

Naturalmente, io distinguo nettamente la tesi della dr. Einhorn di un ''time shift'' dalla sua ridicola teoria di Gesù=Paolo (teoria che è assolutamente ridicola nelle mani sbagliate, ma che assume improvvisamente valore nelle mani giuste).

La mia opinione complessiva è che la dr. Einhorn potrebbe essere corretta, anche se io penso a differenza sua che il ''Profeta Egiziano'' NON era il Gesù storico. Dopo tutto, se “Gesù di Nazaret” fu solo un personaggio interamente fabbricato (come io penso e credo), allora gli evangelisti necessitavano soltanto di qualche controfigura storica per 'fissare' quel personaggio inventato nella Storia. E dove altrimenti avrebbero pescato quella controfigura se non dai libri di Storia (quella vera) di Flavio Giuseppe? Oltre che (e soprattutto) dalle lettere di Paolo?
In un post successivo dirò perchè penso di aver trovato una spiegazione della presenza di tutti questi paralleli trovati dalla dr. Einhorn decisamente migliore rispetto al paradigma ancora fatalmente storicista in cui si colloca la studiosa svedese (ricordo al lettore che io considero irrimediabilmente storicista - nonchè affetto da tutti i vizi & problemi del paradigma storicista - ogni teoria che assume un uomo chiamato Yeshua all'origine del cristianesimo, sia egli stato uno zelota, un mago, un fungo, un nano o una mignatta).


GESÙ E IL "PROFETA EGIZIANO"
Lena Einhorn, PhD
(Presentato alla Society of Biblical Literature Annual Meeting, Chicago, Nov.17-20, 2012)

SOMMARIO
A differenza dei vangeli sinottici, Giovanni 18:3 e 18:12 affermano che Gesù sul Monte degli Ulivi fu affrontato da una speira - una coorte romana da 500 a 1.000 soldati. Questa suggestione di una battaglia precedente all'arresto di Gesù ricorda un evento descritto da Flavio Giuseppe negli anni 50 (Antichità Giudaiche 20.169-172; Guerra Giudaica 2.261-263), che coinvolse il cosiddetto 'Profeta Egiziano' (o semplicemente 'l'Egiziano'). Questo leader messianico - che in precedenza aveva trascorso del tempo "nel deserto" - aveva "esortato la moltitudine ... ad andare avanti con lui verso il Monte degli Ulivi", dove egli "avrebbe mostrato loro da lì come, al suo comando, le mura di Gerusalemme sarebbero crollate".
Il procuratore Felice, però, inviò una coorte di soldati sul Monte degli Ulivi, dove sconfissero 'l'Egiziano'. Anche se la differenza di tempo di venti anni sembrerebbe rendere inutili tutti i confronti, ci sono altri aspetti coincidenti: il precedente leader messianico nominato da Flavio Giuseppe, Teuda (Antichità Giudaiche 20.97-99), condivide caratteristiche specifiche con Giovanni il Battista: Come Giovanni, Teuda raccolse i suoi seguaci presso il fiume Giordano, e, come Giovanni, fu arrestato dalle autorità, le quali "gli mozzarono la testa, e la portarono a Gerusalemme". Curiosamente, sebbene i nomi dei dignitari possono differire, il confronto tra i racconti del Nuovo Testamento con i racconti di Flavio Giuseppe della metà degli anni 40 ai primi anni 50 in molti aspetti sembra essere più produttivo di un confronto con i suoi racconti degli anni 30: è in questo periodo posteriore, non negli anni 30, che Flavio Giuseppe descrive l'attività e la crocifissione di briganti (assenti tra il 6 e il 44 EC), un conflitto tra samaritani e gli ebrei, due sommi sacerdoti co-regnanti, un procuratore che uccide galilei, un attacco a qualcuno di nome Stefano fuori di Gerusalemme, ed almeno dieci eventi collaterali più apparentemente paralleli. È importante sottolineare che questi sono paralleli che, a giudicare da Flavio Giuseppe, sembrano essere assenti negli anni 30. Il significato di ciò sarà discusso.

 INTRODUZIONE
Uno dei limiti che affrontano gli studi del Gesù storico è stato che il Nuovo Testamento è la sola fonte di testi del primo secolo in cui Gesù è descritto in modo inequivocabile. Questo accade a dispetto del fatto che il periodo per altri aspetti è abbastanza ben documentato. Flavio Giuseppe ha scritto De bello Judaico e Antiquitates Judaicae rispettivamente negli anni 70 e 90 EC. Entrambe le opere descrivono le personalità citate nei vangeli: Pilato, Anna, Caifa, Quirino, ecc.
Flavio Giuseppe descrive anche diversi leader messianici ebrei del primo secolo: Simone, Atronge, Giuda il Galileo, Teuda, 'L'Egiziano', Menahem, ecc. Ma ad eccezione del Testimonium Flavianum (Antichità Giudaiche 18.63-64) - dalla maggior parte degli studiosi considerato almeno una parziale interpolazione cristiana posteriore - Gesù di Nazaret non è visibile nelle opere di Flavio Giuseppe. Né egli, secondo Fozio, era descritto nelle opere ormai perdute di un altro storico locale del primo secolo, Giusto di Tiberiade. Solo dal secondo secolo cominciamo a vedere più riferimenti extra-biblici inequivocabili a Gesù.
Il fatto che i vangeli descrivono Gesù come una persona con un grande seguito, e una persona il cui processo coinvolse due sommi sacerdoti, il tetrarca di Galilea, e il prefetto di Giudea, accresce la discrepanza tra le fonti.
Questa discrepanza ha portato all'opinione comune che, anche se Gesù di Nazaret molto probabilmente era esistito, era probabilmente meno significativo nel suo tempo di quanto suggeriscono i racconti evangelici. Una visione minoritaria sostiene che Gesù era un personaggio totalmente mitologico.
Tuttavia, nel corso del confronto dei racconti del NT con altre fonti storiche, principalmente con le opere di Flavio Giuseppe, questo autore sopraggiunge con una serie di paralleli trascurati fino ad ora, che negli scritti di Flavio Giuseppe si verificano con un ritardo costante da quindici a vent'anni, vale a dire nella metà degli anni 40 fino ai primi anni 50.
Sarà discusso se quei paralleli ritardati siano veramente rappresentazioni degli stessi eventi, e, in caso affermativo, se il ritardo è il risultato di errori, oppure se i paralleli potevano essere suggestioni di un cambiamento di tempo deliberato nei racconti del Nuovo Testamento.


LA DATAZIONE DEGLI EVENTI DESCRITTI NEI VANGELI
Noi basiamo la nostra tempistica degli eventi della vita di Gesù interamente sulla presenza di alcuni dignitari nelle narrazioni del NT. Poiché sappiamo da altre fonti che Pilato era prefetto di Giudea tra il 26 e il 36 (o 37) EC, e che era sommo sacerdote Caifa tra il 18 e il 36 (o 37) EC, si può concludere che la crocifissione di Gesù non avrebbe potuto avere luogo prima del 26 o dopo il 37 EC. Le informazioni che Giovanni il Battista iniziò il suo ministero "nel quindicesimo anno del regno dell'imperatore Tiberio", restringe ulteriormente questo divario (Luca 3:1 NRSV).
Contemporaneamente, alcuni dei racconti presentati nel Nuovo Testamento non si adattano entro tale lasso di tempo, almeno non quando confrontati con le informazioni che possiamo raccogliere da Flavio Giuseppe. Sebbene l'affidabilità di Flavio Giuseppe è stata messa in discussione, la consistenza  di quelle discrepanze rende improbabile che possano essere attribuite a un errore coerente da parte sua.
Inoltre, ci sono una serie di note incongruenze cronologiche interne nel racconto del NT.
Quelle discrepanze cronologiche costituiscono la base per l'ipotesi qui presentata.


LA MORTE DI TEUDA

Atti 5:26-40, mostra come gli apostoli sono condotti al Sinedrio. Ad un certo punto, il rabbino Gamaliele dice: "Uomini d’Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Tempo fa sorse Tèuda, infatti, che pretendeva di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quelli che si erano lasciati persuadere da lui furono dissolti e finirono nel nulla.''
Se assumiamo che Atti è scritto in ordine cronologico, questo interrogatorio dinanzi al Sinedrio sarebbe accaduto subito dopo la crocifissione di Gesù, e in ogni caso negli anni 30 EC, dal momento che precede l'arrivo di Saulo in Damasco. A giudicare da  Flavio Giuseppe, tuttavia (Antichità Giudaiche 20.97-99), Teuda era un leader messianico attivo e ucciso sotto Fado (44-46 EC).
Quindi, se questo è corretto, Teuda non poteva già essere morto negli anni 30. Questa è una contraddizione tra la narrazione del NT e quella di Flavio Giuseppe, che è generalmente notata.
L'ipotesi più comune è che l'autore di Luca-Atti confuse l'ordine dei leader messianici, soprattutto perché Atti 5:37 riferisce successivamente l'affermazione di Gamaliele che Giuda il Galileo è venuto dopo Teuda. Secondo Flavio Giuseppe, Giuda il Galileo era attivo alcuni decenni prima di Teuda (Guerra Giudaica 2.56.118,433; Antichità Giudaiche 18.1-10,23).
Una proposta alternativa è che ci sono stati due diversi uomini di nome Teuda. È stato anche proposto che Luca si riferisce a Giuda il Galileo per errore, quando in realtà egli intende i figli di Giuda, i quali, secondo Antichità Giudaiche 20,100-104, furono uccisi poco dopo Teuda. Anche se un definitivo punto di disaccordo, alcuni studiosi, avendo confrontato i loro scritti, hanno concluso che Luca aveva probabilmente letto  Antichità Giudaiche. Così, è suggerito che egli può aver frainteso Flavio Giuseppe in questo caso.
In conclusione, Flavio Giuseppe pone la morte di Teuda a metà degli anni 40, almeno quindici anni più tardi di Atti. Questo viene spesso attribuito ad un errore da parte dell'autore di Luca-Atti.
Vi sono, tuttavia, altre incongruenze cronologiche nella narrazione del NT, la maggior parte dei quali raramente affrontate.

"LADRI"
La parola "ladri" (λῃσταί, al singolare λῃστής) è prevalente nei vangeli. Gesù fu crocifisso con due λῃσταί; Barabba è in Giovanni 18:40 descritto come un λῃστής; e quando viene arrestato, Gesù dice: ὡς ἐπὶ λῃστὴν ἐξήλθατε μετὰ μαχαιρῶν καὶ ξύλων συλλαβεῖν με; λῃσταί sono citati frequentemente anche da Flavio Giuseppe. E nei suoi scritti, il termine di solito si riferisce ai ribelli ebrei ("Zeloti", nel senso più ampio del termine). Che questo sia il significato inteso anche nei vangeli è suggerito da Marco 15:7: "Ora un uomo di nome Barabba si trovava in prigione insieme ai ribelli che avevano commesso un omicidio durante l'insurrezione."
Quando Flavio Giuseppe scrive dei λῃσταί, però, lo fa nel corso di due distinti periodi: dal 63 EC, quando l'occupazione romana comincia, fino a che la rivolta del censimento sotto Giuda il Galileo fu repressa, intorno al 6 EC. E poi di nuovo con grande frequenza dopo il 48 EC, quando "tutta la Giudea fu travolta da rapine". Questa seconda eruzione avrebbe portato infine alla Guerra Giudaica.
È importante sottolineare, tuttavia, che Flavio Giuseppe mai una volta registra la presenza di "ladri" durante il tempo in cui Gesù era attivo. In realtà, non ci sono menzioni della loro attività tra il 6 EC e il 44 EC (si veda la Figura 1). Al contrario, dopo il 44 EC troviamo una qualche forma della parola λῃστής su sessantadue occasioni nel De bello Judaico, ventuno volte in Antiquitates Judaicae e dieci volte in Vita. Il solo indizio circa l'attività durante il tempo di Gesù, è che Guerra Giudaica 2.253 dichiara che "Eleazaro il capobrigante", attivo negli anni 50, aveva "devastato il paese per 20 anni consecutivi". Antichità Giudaiche 20.121, tuttavia, afferma soltanto che Eleazaro "aveva fatto per molti anni delle montagne la sua dimora''.



Per sottolineare che il fallimento di Flavio Giuseppe nel parlare dell'attività dei "ladri" tra il 6 e il 44 EC non è un caso, Tacito in Hist. 5.9-10 scrive: "Sotto Tiberio tutto era tranquillo."
Flavio Giuseppe descrive due occasioni di proteste di massa ebraiche sotto Pilato. Ma a giudicare dai suoi racconti (e supportati da Filone), quelle proteste erano interamente non-violente. Alla seconda occasione, le proteste contro l'utilizzo dei fondi del tesoro del tempio per costruire un acquedotto, risultò nella soppressione e strage di ebrei. Ma, come afferma Flavio Giuseppe, "le persone erano disarmate" (Antichità Giudaiche 18.55-59,60-62, Filone, Legat. 299-305.). Non ci sono segni di ribellione armata.
Sotto Caligola (37-41 EC) la tensione, e le proteste, aumentarono, quando l'imperatore volle erigere una statua di sé stesso nel Tempio. Il pericolo fu scongiurato, tuttavia, con la morte di Caligola (Antichità Giudaiche 18.257-309; Guerra Giudaica 2.184-203).
Tensione esasperata fu probabilmente ciò che alla fine condusse all'insurrezione armata. Ma il momento della ricomparsa dei "ladri" non è quindi casuale. Il fatto che ricompaiono nelle cronache di Flavio Giuseppe nel 44 EC può essere collegato alla morte improvvisa di Erode Agrippa I, che, con notevole successo e apprezzamento da parte del suo popolo, aveva governato tutta la Palestina dal 41 al 44 EC. Quando, dopo ciò, le regioni tornarono allo status di provincia, la delusione tra gli ebrei fu immensa. Per citare Menahem Stern (1976:258): "I 22 anni da [la morte di Agrippa] fino allo scoppio della Grande Rivolta possono essere riassunti come un periodo che segnò il declino di quel regno e il progressivo deterioramento delle relazioni tra le autorità romane e la popolazione ebraica in generale." Infine, è interessante notare che la presenza di λῃσταί nella narrazione di Flavio Giuseppe sembra coincidere con la comparsa e la scomparsa della famiglia di Giuda il Galileo.

La prima banda di "ladri" è guidata dal padre di Giuda Ezechia (Guerra Giudaica 1.204; Antichità Giudaiche 14.159). La menzione discontinua di λῃσταί dopo il 6 EC coincide con la repressione della rivolta del censimento, guidata da Giuda (Guerra Giudaica 2.117-118; Antichità Giudaiche 18.7). La ricomparsa dei riferimenti ai λῃσταί, durante Fado, è seguita dall'uccisione dei figli di Giuda (Antichità Giudaiche 20.102). Nei successivi quarant'anni circa, non abbiamo più udito di questa famiglia (oppure dei "ladri"). Anche il leader dei ribelli messianici Menahem è denominato "figlio di Giuda, quello che era chiamato il Galileo", e la sua apparizione coincide con l'inizio della Guerra Giudaica (Guerra Giudaica 2.433).
In conclusione, non solo c'è una reintroduzione dei λῃσταί nella narrazione di Flavio Giuseppe dopo il 44 EC, e poi un aumento drammatico dal 48 EC. Questo modello si adatta con lo stato attuale dei rapporti tra ebrei e romani nei decenni che portarono alla Guerra Giudaica.
È quindi difficile spiegare come Gesù poteva essere crocifisso con dei λῃσταί, "ribelli che avevano commesso un omicidio durante l'insurrezione", se questo fosse  avvenuto negli anni 30. Il nome del discepolo Simone lo Zelota sembrerebbe anch'esso più appropriato in un'altra epoca. Come sarebbe il pronunciamento in Matteo 11:12: "Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono."

CROCIFISSIONI

In aggiunta a questo, Flavio Giuseppe non fa nessuna nota di crocifissioni di ebrei tra il 4 AEC e il 46 EC, tranne nel Testimonium Flavianum. Le cita, però, sotto Varo (4 AEC), Tiberio Alessandro (dal 46 al 48 EC), Cumano (dal 48 al 52 EC), Felice (dal 52 al 59 EC circa), e Floro (dal 64 al 66 EC), così come durante la Guerra Giudaica (dal 66 al 73 EC).

IL CONFLITTO TRA EBREI E SAMARITANI
Secondo le cronache di Giuseppe Flavio, ci sono nel 48 EC tre eventi distinti che segnalano il drastico aumento dell'attività dei "ladri". Uno di questi eventi è la guerra galileo-samaritana, a partire dal 48 EC, sotto Cumano, e terminante nel 52 EC, quando arriva Felice al potere (Antichità Giudaiche 20.118-136; Guerra Giudaica 2.232-246). È una guerra con un distinti inizio e fine, che coinvolge in misura significativa λῃσταί ebrei. Secondo Antichità Giudaiche 20.118-121, la guerra comincia nel seguente modo apparentemente banale:
Sorsero insurrezioni anche tra i Samaritani e i Giudei per il motivo seguente. Nel periodo di una festa, i Galilei nel viaggio per la Città santa, avevano la costumanza di passare per il territorio samaritano. In un'occasione, mentre attraversavano un borgo chiamato Ginae, che si trova sul confine tra Samaria e la Grande Pianura, avvenne uno scontro con i Galilei e ne uccisero un gran numero.

Questo porta i λῃσταί ebrei a loro volta ad attaccare i Samaritani, ed essi "appiccarono il fuoco ai villaggi" (Guerra Giudaica 2.232-235).
Anche se la questione di come si evolse il rapporto tra i samaritani e gli ebrei è materia di dibattito, questa guerra è l'unico periodo di completo conflitto tra di essi descritto da Flavio Giuseppe nel primo secolo. Di conseguenza, Flavio Giuseppe non fa alcuna menzione di qualsiasi ostilità tra ebrei e samaritani durante i periodi di Pilato - nonostante il fatto che egli discute delle rispettive reazioni contro il governo romano.
Anche il Nuovo Testamento fornisce evidenza di ostilità tra ebrei e samaritani, ma in questo caso ai tempi di Pilato. Questo in sé stesso non sarebbe forse significativo, se non fosse per il fatto che in seguito, in Atti, tale evidenza non solo è assente, ma la Samaria e i samaritani sono menzionati in diverse occasioni, senza alcun indizio di ostilità. Un modello di latente conflitto tra ebrei e samaritani può quindi eventualmente essere recuperato anche nel Nuovo Testamento, ma in un periodo diverso da quello descritto da Flavio Giuseppe.

(si veda Figura 2).

Il modello visto nella figura 2 può o non può essere significativo. Vi è, tuttavia, un ulteriore elemento nella narrazione di Flavio Giuseppe della guerra galileo-samaritana che merita attenzione: l'evento scatenante porta alcune somiglianze con un episodio che coinvolge dei samaritani nel Nuovo Testamento:

Antichità Giudaiche 20.118-121Sorsero insurrezioni anche tra i Samaritani e i Giudei per il motivo seguente. Nel periodo di una festa, i Galilei nel viaggio per la Città santa, avevano la costumanza di passare per il territorio samaritano. In un'occasione, mentre attraversavano un villaggio chiamato Ginae, che si trova sul confine tra Samaria e la Grande Pianura, avvenne uno scontro con i Galilei e ne uccisero un gran numero.
Guerra Giudaica 2,232-235
[In risposta, λῃσταί ebrei]
"appiccarono il fuoco ai villaggi"
Luca 9:51-56
 Mentre stavano compiendosi i giorni in cui lui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.



Un villaggio "lungo i confini di Samaria e di Galilea" è citato anche in Luca 17:11-12.
Le somiglianze tra Antichità Giudaiche 20.118-121, Guerra Giudaica 2.232-235 e Luca 9:51-56 - fino alla menzione del "fuoco" - sono state precedentemente notate, ma i racconti non sono stati visti come rappresentazioni dello stesso evento, presumibilmente a causa del fatto che l'evento descritto da Flavio Giuseppe si verifica nel 48 EC, circa quindici anni dopo quello descritto da Luca.
Proprio questo ritardo, tuttavia, sembra adattarsi al modello visto in Figura 2.




STEPHANOS
Come accennato, è nell'anno 48 che la menzione di λῃσταί nelle opere di Flavio Giuseppe aumenta drammaticamente, a causa di tre eventi che scatenano ribellione. Immediatamente precedente alla guerra galileo-samaritana, Flavio Giuseppe cita un altro di questi eventi. Esso inizia con un attacco ad un uomo dal nome Stephanos, o Stefano (Antichità Giudaiche 20.113-114; Guerra Giudaica 2.228-229). Questo nome è insolito, almeno in Giudea e Galilea, in quanto Flavio Giuseppe cita un solo Stephanos in tutta la sua opera. È quindi interessante notare che uno Stephanos è descritto anche in Atti 6:5-8:2. Pertanto, vi è un unico Stephanos in ciascuna fonte, anche se sembrano separati da dieci a vent'anni.

Inoltre, le due narrazioni su Stephanos mostrano alcune somiglianze evidenti:
Entrambi i racconti si concentrano attorno a Stephanos che viene attaccato da una folla; e in entrambi i casi l'attacco avviene su una strada fuori di Gerusalemme. Secondo un'interpretazione del testo di Flavio Giuseppe, Stephanos è identico all'uomo che poi fa a pezzi la Torah ("e questo fu fatto con biasimevole linguaggio"), qualcosa per cui egli è ucciso. Là, tuttavia, finiscono le somiglianze, infatti lo Stephanos descritto da Flavio Giuseppe è un romano. E coloro che lo attaccano fuori Gerusalemme sono λῃσταί - fatto che porta a ritorsioni da parte delle autorità romane, e alla conseguente minaccia di una rivolta ebraica. Così, entrambi questi attacchi contro un uomo nominato Stephanos su una strada fuori Gerusalemme costituiscono importanti punti di partenza: nella narrazione di Flavio Giuseppe, è il punto di partenza per l'attività violenta dei ribelli ebrei, nel 48 EC. In Atti, è il punto di partenza per la persecuzione violenta di Saulo del movimento dei primi cristiani.
Questo potrebbe sembrare una distinzione chiara, se non fosse per il fatto che Flavio Giuseppe da nessuna parte nelle sue opere descrive un movimento cristiano. Non è solo Gesù che, ad eccezione del Testimonium Flavianum, è assente nelle sue narrazioni. Altrettanto assenti sono gli apostoli, i loro conflitti con il Sinedrio, la lapidazione di Stephanos, e Paolo. Eppure Flavio Giuseppe  scrisse tanto tardi quanto il 90 EC.

La domanda, allora, è se ciò che il Nuovo Testamento descrive come l'antico movimento cristiano, in origine, e in altre fonti, fosse stato descritto come qualcosa di diverso - un movimento ribelle.
Sin da quando Reimarus cominciò la sua ricerca del Gesù storico, una ricorrente interpretazione dei racconti evangelici del complesso, sfaccettato processo di Gesù è stata che Gesù, in realtà, potrebbe essere stato un leader rivoluzionario spirituale non solo contro l'establishment ebraico, ma anche contro Roma. Altri proponenti di variazioni di questa idea sono stati Robert Eisler, Joel Carmichael, Samuel G.F. Brandon, e Hyam Maccoby. I loro suggerimenti vanno da Gesù e i discepoli stessi nei panni di ribelli politici alla loro simpatia meramente espressa nei confronti degli ideali e degli obiettivi del movimento di resistenza anti-romano.  E gli autori basano la loro conclusione, non da ultimo, sui vari indizi nella narrazione stessa del Nuovo Testamento. Le dichiarazioni più provocatorie fatte da Gesù - quali Matteo 10:34 o Marco 13:7-8 - anche se di solito interpretate in una luce escatologica, potrebbero spesso essere facilmente intese come insurrezionali in senso politico. Gesù fu, dopo tutto, alla fine condannato dalle autorità mondane, i Romani. Fu giustiziato coi mezzi che essi utilizzavano per i ribelli. Sulla croce, egli fu circondato, ad ogni lato, da "ladri". Uno dei suoi discepoli fu perfino chiamato Simone lo Zelota. Degni di menzione sono anche i nomi dei discepoli Simon Bariona, Boanerges e Giuda Iscariota (Scarioth in latino, e forse derivato da Sicarios). E il titulus sulla croce descriveva Gesù come "Re dei Giudei" (vedi anche, ad esempio, Giovanni 11:47-50; Atti 1:6; Luca 22:36; Luca 23:1-2 vs Marco 12:17).
L'opinione su Gesù come possibile leader dei ribelli è tuttavia contrastata dalle sue molte dichiarazioni di natura opposta, pacifista. E la percezione prevalente è che Brandon e i suoi colleghi sovrastimarono le parole che implicano che Gesù avrebbe potuto essere un rivoluzionario politico. Ritorneremo più avanti su questo.


PERSONE IN POSIZIONI DI AUTORITÀ 
Le incongruenze cronologiche citate finora hanno tutti riguardato i principali eventi nel periodo precedente alla Guerra Giudaica - di solito col coinvolgimento di ribelli ebrei. Vi sono, tuttavia, anche incongruenze che coinvolgono gli stessi elementi che ci forniscono gli strumenti per creare una cronologia del Nuovo Testamento, cioè le persone in posizioni di autorità. La narrazione del NT ci presenta i nomi dei vari sommi sacerdoti, tetrarchi, prefetti/procuratori, ecc - individui descritti anche nelle cronache di Flavio Giuseppe. Come regola, tuttavia, quelle descrizioni non corrispondono; vale a dire i nomi corrispondono, ma non la loro situazione.

DUE SOMMI SACERDOTI

Un esempio riguarda i sommi sacerdoti Anna e Caifa. Secondo i vangeli, i due sommi sacerdoti tengono le loro posizioni in tandem. Flavio Giuseppe, tuttavia, non tiene alcuna traccia di questo.
A giudicare da Antichità Giudaiche 18.34-35, Anna governò dal 6 EC e fu deposto nel 15 EC. Flavio Giuseppe menziona poi tre sommi sacerdoti (Ismaele ben Fabus, Eleazar ben Annas, e Simon ben Camithus) prima che Caifa assume la posizione, nel 18 EC. E Anna non è mai citato di nuovo. Così, a giudicare dal racconto di Flavio Giuseppe, Caifa governò da solo.
Curiosamente, però, Giuseppe Flavio nomina altri due sacerdoti co-regnanti un paio di decenni più tardi: Il sommo sacerdozio comune di Jonathan, figlio di Anna, e Anania, figlio di Nebedaios inizia tra il 48 e il 52 EC, e Flavio Giuseppe si riferisce a loro come "Jonathan e Anania, i sommi sacerdoti" (Guerra Giudaica 2.243). Quando viene ucciso da sicari, sotto Felice, Jonathan è ancora, secondo Antichità Giudaiche 20.162 e Guerra Giudaica 2.256, "il sommo  sacerdote", e Anania rimane in carica. Ancora una volta, almeno in superficie, una migliore coincidenza sembra essere vista quando si confronta la narrazione del NT con gli eventi di Flavio Giuseppe posti alla fine degli anni 40 o 50 anni (Figura 3).
Dovesse uno ipotizzare, però, che questo sia un vero e proprio parallelo, e che i sommi sacerdoti dei vangeli in realtà fossero attivi negli anni 40 e 50, piuttosto che negli anni 30, lo spostamento sarebbe più difficile da attribuire ad un errore cronologico da parte di uno scrittore del vangelo. Perché in questo caso comporterebbe una variazione di nomi. La domanda, allora, è se un modello come questo - un dignitario nei vangeli che meglio si adatta alle caratteristiche e alle circostanze della vita di un altro dignitario in fonti extra-bibliche - si ripeta.


PONZIO PILATO

Cambiare i nomi di figure di autorità nei testi evangelici, al fine di individuare (o celare) paralleli nelle fonti storiche, sarebbe allo stesso tempo sia un semplice che un radicale intervento. Con un tratto di penna si sposterebbe la narrazione in un'epoca diversa, ma probabilmente conferirebbe anche a quelle figure di autorità caratteristiche e circostanze che non sono in realtà le loro.

Quando si confrontano le descrizioni evangeliche di vari dignitari con quelle di Flavio Giuseppe, non solo sembra emergere infatti tale modello; in aggiunta, c'è una certa coerenza riguardo a quali dignitari cambierebbero nome, e quando sono attivi. Il procuratore Felice (52 circa 59 EC), come viene rappresentato nei testi di Flavio Giuseppe, in diversi modi sembra portare analogie più forti al Pilato descritto nei Vangeli, di quanto sembra portarle Pilato stesso.
Come osservato in precedenza, nei racconti di Flavio Giuseppe del regno di Pilato non troviamo descrizioni di ladri, né crocifissioni di ebrei, o sommi sacerdoti co-regnanti, o un aperto conflitto tra galilei e samaritani. Sotto Felice, e sotto Cumano, le troviamo.
Ci sono altri esempi. Luca 13:1 recita: "In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici." Questa dichiarazione si adatta poco a Pilato. Per cominciare, Pilato non era il governatore di Galilea, Erode Antipa lo era. In secondo luogo, l'unico scontro violento registrato tra Pilato e gli ebrei si è verificato a Gerusalemme - quindi in Giudea - quando le proteste non-violente contro  l'acquedotto spinsero Pilato a comandare ai suoi soldati "con i loro bastoni di percuotere quelli autori del clamore "(Guerra Giudaica 2,175-177).
Ciò è in netto contrasto con quanto è avvenuto sotto Felice, in particolare. Felice, a differenza di Pilato, fu il governatore non solo della Giudea, ma anche di "Samaria, Galilea e Perea" (Guerra Giudaica 2.247; la parte occidentale della Galilea, dopo il 54 EC). A questo punto, "il paese fu nuovamente ripieno di ladri e impostori", una quantità sproporzionata dei quali erano galilei, e Felice era eccezionalmente crudele nel trattamento di questi ribelli. Come scrive Flavio Giuseppe: "Ma per quanto riguarda il numero dei ladri che egli condannò ad essere crocifissi, e di coloro che furono catturati tra loro, e che portò alla punizione, erano una moltitudine innumerevole" (Guerra Giudaica 2.253). Tacito, a sua volta, attribuisce gran parte della colpa per l'emergente ribellione a Felice e a Cumano (Ann. 12.54).
Ci sono altri, più personali, esempi: i vangeli attribuiscono grande influenza alla moglie di Pilato (Matteo 27:19: "Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: ''Non avere a che fare con quel giusto... '"). I vangeli menzionano anche una faida tra Pilato e il re ebreo (Luca 23:12: "Quello stesso giorno Erode e Pilato divennero amici l'un con l'altro; prima di allora erano stati nemici.")
Al contrario, Flavio Giuseppe non parla della moglie di Pilato, e, più significativamente, non riesce a menzionare alcuna animosità tra Pilato ed Erode Antipa (Filone menziona una possibile occasione di disaccordo - quando "i quattro figli del re" [Erode] sono esortati dal popolo ad implorare Pilato per rimuovere gli scudi blasfemi, o insegne, da Gerusalemme).
Flavio Giuseppe, tuttavia, descrive un significativo - e molto personale - disaccordo tra Felice e Erode Agrippa II. Il conflitto riguarda la moglie del procuratore. Felice si era innamorato della sorella di Agrippa, la principessa Drusilla (Antichità Giudaiche 20.141-144). Ma Drusilla non era solo sposata; Agrippa aveva costretto il suo primo marito, re Azizus, a convertirsi al giudaismo. ora Felice "cercò di convincerla ad abbandonare il suo attuale marito, e sposarlo", il che Drusilla fece, così "trasgredendo le leggi dei suoi antenati" (Antichità Giudaiche 20.137-144; si veda Atti 24:24).
Quindi, una moglie prominente, e un disaccordo personale con un sovrano ebreo, sono aspetti della vita di Felice; non, per quanto si sa, di Pilato.


Ancora un altro esempio: il testo in Luca 23:6-7, se pertiene a Pilato ed Erode Antipa, contiene una curiosa tautologia: "Quando Pilato udì questo, chiese se l'uomo era un Galileo. E quando seppe che era sotto la giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode ..." Da quando Pilato governava la Giudea, ed Erode Antipa governava Galilea, le parole "sotto la giurisdizione di Erode" sembrano superflue. Una frase più logica avrebbe recitato: "Quando Pilato udì questo, chiese se era Galileo. E quando seppe che lo era, lo mandò da Erode ... "
Con Felice ed Erode Agrippa II, tuttavia, la frase ha perfettamente senso. Dal 54 EC, la giurisdizione sulla Galilea era divisa tra di loro - con Felice al governo della Galilea occidentale, ed Erode Antipa al governo delle parti orientali.  Pertanto, le informazioni che Gesù è galileo non lo avrebbe posto automaticamente sotto la giurisdizione di Erode.
In conclusione, ci sono nei vangeli una serie di caratteristiche ed eventi attribuiti a Pilato o ai suoi tempi che, a giudicare da Flavio Giuseppe, si adattano meglio con procuratori successivi, principalmente Felice, procuratore negli anni 50 (Tabella 1).
Tabella 1
Governanti associati con vari eventi nel Nuovo Testamento e nelle opere di Flavio Giuseppe

Evento
Nuovo Testamento
A.J. e B.J. (1-66 EC)
''Ladri'' attivi Pilato
Archelao, Fado, Alessandro, Cumano,
Felice, Festo, Albino, Floro
Definitiva crocifissione di ebrei Pilato
Alessandro, Cumano, Felice, Floro
Due nominati sommi sacerdoti co-regnanti Pilato
Cumano, Felice
Prefetto/Procuratore sterminatore di galilei Pilato
Cumano, Felice (Festo, Albino, Floro)
Conflitto tra Prefetto/Procuratore e Re Ebreo Pilato ed Erode Antipa 
Felice e Agrippa II (Pilato e Erode Antipa)
Prefetto/Procuratore noto per avere una moglie prominente Pilato
Felice, Floro
Conflitto tra galilei e samaritani Pilato
Cumano, Felice
Leader messianici ebrei menzionati
Pilato (Archelao,
Fado, Felice)
Archelao, Fado, Felice, Festo
Attacco ad un uomo di nome Stephanos fuori Gerusalemme
Pilato, Marcello o Marullo
Cumano
Teuda ucciso
Pilato, oppure il precedente
Fado
Censo
Quirinio
Quirinio




IL RITORNO DALL'EGITTO
Forse l'incoerenza cronologica più ampiamente notata nel Nuovo Testamento riguarda le storie della natività. Matteo 2:13-20 afferma che Gesù fu portato in Egitto da bambino, e ritornò "quando Erode morì". Luca 2 2, tuttavia, colloca la nascita di Gesù al momento del censimento, "Mentre Quirinio era governatore della Siria". Sappiamo da Flavio Giuseppe (Antichità Giudaiche 18.1) che Quirinio divenne governatore della Siria intorno al 6 EC. Così, Gesù non avrebbe potuto nascere sia quando Erode il Grande era re (42-4 EC) e sia quando Quirinio era governatore.
Questa discrepanza è generalmente osservata. E tuttavia non è l'unica incoerenza nel racconto di Matteo. Subito dopo che ci viene detto di un Gesù di ritorno dall'Egitto (Matteo 2:21-23), il racconto dice: "In quei giorni comparve Giovanni il Battista nel deserto della Giudea proclamando, 'Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino'"(Matteo 3:1-2). Non c'è indicazione del tempo che passa tra Matteo 2:23 e 3:1. In realtà, le parole ἐν δὲ ταῖς ἡμέραις ἐκείναις ("in quei giorni") legano i due versi assieme, e la frase pone l'inizio del ministero di Giovanni nello stesso periodo in cui pone il ritorno di Gesù dall'Egitto. Questo è difficile da conciliare con l'affermazione di Matteo che Gesù ritornò da  "bambino", dal momento che, a giudicare da Luca 1:36, Giovanni il Battista è solo sei mesi più grande di Gesù.

Inoltre, Luca 3:1 colloca l'inizio della predicazione di Giovanni il Battista "nel quindicesimo anno del regno dell'imperatore Tiberio", quindi circa 33 anni dopo la morte di Erode il Grande. Anche tenendo conto del fatto che il ritorno dall'Egitto non può essersi verificato subito dopo la morte di Erode, Matteo 2:22 sicuramente lo pone sotto il regno di Archelao, cioè nel 6 EC al più tardi. Così, sembra che ci sia un gap paradossale di almeno 23 anni tra Matteo 2:23 e 3:1, un divario che è contraddetto dalle parole.
Ci si deve chiedere se Gesù sia veramente tornato dall'Egitto da bambino.
È interessante notare che ci sono due prime fonti non cristiane in cui si afferma che Gesù trascorse anni da giovane adulto in Egitto. Con riferimento a quella fonte più tarda, il Talmud, si è supposto solamente che la persona che "ha recato la magia fuori dall'Egitto" - un uomo di nome ben Pantera o ben Stada - fosse davvero Gesù. La fonte più antica, però, l'Alethes logos di Celso (175-180 EC), citato da Origene in Contro Celso, afferma chiaramente che Gesù trascorse la sua gioventù in Egitto: 
Gesù, un figlio illegittimo, spinto dalla povertà andasti a lavorare a mercede in Egitto, dove venisti a conoscenza di certe facoltà per le quali gli Egiziani vanno famosi. Quindi ritornasti,  orgoglioso di quelle facoltà e grazie ad esse ti proclamasti Dio. 
Celso aggiunge che Gesù era il figlio di un soldato di nome Pantera, rafforzando in tal modo l'ipotesi che anche i brani del Talmud, sull'uomo che porta magia dall'Egitto, si riferiscono a Gesù (Celso 1.28,32).


È un fatto che anche nei vangeli, Gesù riappare quando ha "circa 30 anni" (Luca 3:23). Nulla è detto su dove era stato in precedenza. Inoltre, i vangeli sinottici tutti lo descrivono come non viene in un primo momento riconosciuto a Nazaret, ed è poi ricordato in relazione ai suoi genitori e fratelli, quindi presumibilmente come un bambino o giovane. I vangeli non affrontano dove sia stato nel frattempo.
Quindi, ci sono almeno tre pezzi di informazioni che indicano che Gesù passò del tempo in Egitto come un adulto:

█ I brani  del Talmud che citano ben Pantera come qualcuno che era venuto da adulto fuori dall'Egitto.

█ La dichiarazione di Celso che Gesù tornò dall'Egitto da adulto (e la sua identificazione di ben Pantera con Gesù).

█ L'assenza di informazioni sulla vita adulta di Gesù prima dei trent'anni, e le descrizioni evangeliche del ritorno di Gesù nella sua città natale Nazaret, a quanto sembra dopo una lunga assenza.

Inoltre, vi è un pezzo di informazioni dai vangeli a indicare che questo ritorno da adulto dall'Egitto è identico a quello descritto in Matteo 2:21-23, cioè la simultanea comparsa di Giovanni Battista come un predicatore (Matteo 3:1).
C'è un modo di conciliare un ritorno da adulto dall'Egitto con le informazioni di Matteo che Gesù ritornò "quando Erode morì"? Possibilmente, ma ciò richiederebbe di aggiustare il nome del re ebreo, mediante un risultante spostamento nel tempo di quindici-venti anni.
Se il sovrano la cui morte precedeva il ritorno di Gesù dall'Egitto fosse Erode Antipa (tetrarca di Galilea, 4 EC-39 EC), o più probabilmente Erode Agrippa I (39-44 EC), e non Erode il Grande (42-4 EC), non ci sarebbe contraddizione nelle dichiarazioni che Gesù ritornò sia "quando Erode morì" e sia quando "Giovanni il Battista apparve nel deserto di Giudea" (supponendo che il tempo di spostamento da quindici a venti anni si applicasse anche a Giovanni il Battista). In tal caso, Gesù non sarebbe stato un bambino quando tornò dall'Egitto, ma un adulto, così come affermano Celso e il Talmud.
Per quanto riguarda la storia della natività in Luca, che si riferisce al censimento, si può notare che il solo risultato storicamente significativo di questo censimento è che costituì il punto di partenza per "La quarta scuola di filosofia ebraica", il movimento di resistenza anti-romana, sotto Giuda il Galileo (Antichità Giudaiche 18,23-25).
Se, e se sì perché, un deliberato spostamento di eventi da un'epoca ad un'altra avrebbe potuto essere implementato sarà discusso di seguito. Ma se, ad un certo punto nella scrittura oppure nella modifica dei testi evangelici, si registrò un impulso a creare un tale cambiamento, il modo più semplice per ottenere questo risultato sarebbe stato quello di modificare i nomi delle figure di autorità. Se, tuttavia, una serie di altri aggiustamenti non fosse stata fatta, questo avrebbe potuto creare incoerenze interne nel testo. Nell'esempio precedente, descrivere Erode il Grande come il re la cui morte precedeva il ritorno di Gesù dall'Egitto crea un problema così rilevante con la cronologia che il testo non riesce ad essere pienamente logico. Così, se fu eseguito un cambiamento dei nomi, questa modifica molto  probabilmente si sarebbe verificata dopo la stesura del testo iniziale, e sarebbe stato piuttosto limitata.
In alternativa, le discrepanze potrebbero essere state interpretate come tracce deliberate di un'altra storia. Questo, in particolare, poteva essere sostenuto nel caso di Luca (vedi sotto).

L'EGIZIANO
In conclusione, sembra che ci sia un modello, dove un certo numero di episodi descritti nel Nuovo Testamento presentano somiglianze significative agli eventi descritti da Giuseppe Flavio, ma con un ritardo abbastanza costante di quindici-venti anni. Questo modello è riassunto nella Figura 4 (vedi anche la Tabella 1).


 
Forse l'aspetto più significativo del procuratorato di Felice, però, è che se gli anni 30 sono privi di forti leader messianici ebrei, gli anni 50 non lo sono. E il più importante di essi è uno che Flavio Giuseppe descrive in esteso, in entrambe le sue opere maggiori (Antichità Giudaiche 20.169-172; Guerra Giudaica 2.261-263; si veda Atti 21:38):
 
In quel tempo venne dall'Egitto a Gerusalemme un uomo che diceva di essere un profeta e suggeriva alle folle del popolino di seguirlo sulla collina chiamata Monte degli Ulivi, che è dirimpetto alla città, dalla quale dista cinque stadi. Costui asseriva che da là voleva dimostrare come a un suo comando sarebbero cadute le mura di Gerusalemme e attraverso di esse avrebbe aperto per loro un ingresso alla città. Udita tale cosa, Felice ordinò ai suoi soldati di prendere le armi; e con una notevole forza di cavalleria e di fanti, uscirono da Gerusalemme e si lanciarono sull'egiziano e sui suoi seguaci uccidendone quattrocento e catturando duecento prigionieri. L'Egiziano fuggì dalla battaglia e si dileguò. Allora i ribelli ancora una volta incitarono il popolo a fare guerra contro i Romani, dicendo di non obbedire loro; e a quanti non li seguivano incendiavano e saccheggiavano i villaggi.
(Antichità Giudaiche 20.169-172)

La descrizione in Guerra Giudaica 2.261-263 è simile, ma più negativa. E aggiunge le informazioni che questo leader messianico "raccolse insieme trentamila uomini" che egli "portò attraverso il deserto al monte chiamato il Monte degli Ulivi". La battaglia che ne seguì è descritta in un modo simile.
Ci sono differenze significative, ma se l'Egiziano fosse stato attivo negli anni 30, invece che negli anni 50, gli storici avrebbero fatto senza dubbio paragoni con Gesù di Nazaret. Le ragioni sono molteplici:

█ Come Gesù, l'Egiziano si era attardato nel "deserto" (ἐρημία).

█ Entrambi parlano di abbattere le mura di Gerusalemme (si veda Luca 19:43-44).

█ Entrambi avevano vissuto in Egitto.

█ Entrambi sono descritti come leader messianici, con un grande seguito.

█ Entrambi sono percepiti come grandi minacce da parte delle autorità.

█ "L'Egiziano" viene sconfitto sul Monte degli Ulivi, dove è stato arrestato Gesù.

A parte la cronologia, l'unica cosa che distingue più chiaramente Gesù e l'Egiziano sono le circostanze della loro sconfitta: Gesù viene arrestato sul Monte degli Ulivi, crocifisso, risorto, e poi svanisce.

L'egiziano è sconfitto in una battaglia sul Monte degli Olivi, e poi svanisce.
Cerchiamo, però, di guardare più da vicino gli eventi che circondano l'arresto di Gesù, come  sono raffigurati nei vangeli.

GLI EVENTI SUL MONTE DEGLI ULIVI
Marco 15:7 afferma che "un uomo chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che avevano commesso un omicidio durante l'insurrezione". L'autore usa l'articolo determinativo, come se dovessimo già sapere quale insurrezione è intesa. Il fatto è, però, che Marco non descrive un'insurrezione, né gli altri autori del vangelo. I disturbi riportati solo sono quelli che si verificano quando Gesù viene arrestato sul Monte degli Ulivi (andando incontro ai suoi avversari con le parole: "Siete usciti con spade e bastoni per arrestarmi, come se fossi un ladro?"). Ma il conflitto sembra prevalentemente religioso, ed è il Sinedrio che manda le persone ad arrestare Gesù, come del resto Marco, Matteo e Luca tutti scrivono.

Un vangelo, però, si differenzia. In Giovanni 18:12, si legge che "la polizia ebraica" è accompagnata dai "soldati" e dal "loro ufficiale" (NRSV). Ma è quando andiamo al greco originale di Giovanni che si ottiene il quadro completo: La parola per "soldati" è σπεῖρα, speira. la σπεῖρα è una coorte romana con una forza in teoria di mille soldati. Al fine di confermare che questo è davvero quello che descrive Giovanni, egli usa la parola χιλίαρχος per il loro comandante ("Il comandante di un migliaio").
Se il racconto di Giovanni è corretto, allora ciò che è accaduto sul Monte degli Ulivi deve essere stato una sorta di battaglia. È difficile immaginare che i Romani avessero inviato centinaia di soldati allo scopo di arrestare un uomo pacifico. È anche importante notare che, prima della partenza per il Monte degli Ulivi, Luca 22:36 ha un Gesù che ammonisce i suoi discepoli che "colui che non ha spada venda il mantello e ne compri una". Così, a giudicare da Giovanni, gli eventi che precedono l'arresto di Gesù recano distinte somiglianze con gli eventi che circondano la sconfitta dell'Egiziano.
E la posizione è la stessa.
Supponendo che Giovanni sia corretto, e che la narrazione di Flavio Giuseppe sul destino dell'Egiziano sia preciso, quella netta differenza residua tra l'egiziano e Gesù è la crocifissione.
Anche se questa potrebbe essere una distinzione decisiva, un evento nei racconti evangelici merita di essere menzionato in questo contesto: il rilascio di Barabba. A differenza di Gesù, Barabba (o, come viene chiamato in Matteo 27:16-17, Gesù Barabba, che significa "Gesù, Figlio del Padre") sfugge alla crocifissione.
Che Gesù di Nazaret e Gesù Barabba potrebbero essere una e la stessa persona è una proposta che è stata fatta in precedenza, da studiosi come pure in romanzi storici. La peculiare  somiglianza dei nomi, così come un fallimento nel trovare sia un precedente biblico sia un precedente extrabiblico per l'usanza descritta di rilasciare un prigioniero alla festa, sono generalmente citati come ragioni per tale ipotesi.
Anche se non necessariamente la risposta, l'ipotesi che Gesù e Barabba potrebbero essere la stessa persona merita di essere presa in considerazione quando si valuta quella decisiva differenza non-cronologica tra le descrizioni del Nuovo Testamento di Gesù e la descrizione di Flavio Giuseppe dell'Egiziano.

Allo stato attuale, l'Egiziano, prima della pubblicazione di un precedente lavoro da parte di questo autore, è stato quasi completamente trascurato dagli studiosi che tentano di trovare le prove della presenza di Gesù nei racconti storici. R. Travers Herford, nella sua opera del 1903 Christianity in  Talmud and Midrash, parla dell'Egiziano, nel tentativo di separare ben Stada da ben Pantera. Herford suggerisce che forse solo ben Pantera è Gesù, e che ben Stada è qualcun altro. Poi aggiunge: "Mi permetto di suggerire, in quanto degna di considerazione, l'ipotesi che ben Stada originariamente indicava 'quell'Egiziano'... che spacciò se stesso come un profeta, che condusse una folla di seguaci al Monte degli Ulivi, e fu sgominato là dal procuratore Felice. Quest'uomo è chiamato un mago ... Questo verdetto è più appropriato per l'impostore ebraico-egiziano che al più pericoloso Jeshu ha-Notzri." In altre parole, Herford fa notare le analogie tra l'Egiziano e ben Stada (considerato essere Gesù), ma lo fa nel tentativo di trovare un'identità alternativa a ben Stada, diversa da Gesù. Nonostante le loro chiari analogie, Herford mai considera Gesù e l'Egiziano lo stesso uomo.

Uno può supporre che il motivo è che l'Egiziano è apparso vent'anni dopo di Gesù.
Postulare che Gesù potrebbe essere identico a quell'Egiziano ci richiederebbe di assumere anche l'idea radicale che gli eventi, come si sono verificati, siano stati spostati dagli anni 50 agli anni 30, quando descritti nei vangeli. Ciò tuttavia, ci offrirebbe una spiegazione plausibile del fatto paradossale che una persona, Gesù, che secondo il Nuovo Testamento suscita tale attenzione nel suo tempo, ed è percepito come una tale minaccia da parte delle autorità, appare tuttavia invisibile in altre fonti contemporanee.

Il fatto ulteriore che si otterrebbe una migliore concordanza generale tra i testi evangelici e quelli di Flavio Giuseppe mediante tale spostamento è causa sufficiente da considerare questa possibilità.
Curiosamente, questa identificazione tra Gesù e l'Egiziano potrebbe effettivamente aver corso attraverso la Storia, almeno la Storia orale. Sebbene la fonte della sua informazione non è chiara (forse una prima versione del Sefer Toledoth Yeshu),  Amulo, vescovo di Lione, nel IX secolo (circa 847) scrisse un libro intitolato Lettera, o libro, Contro gli ebrei al re Carlo, dove dichiarò che il seguente era il nome che gli ebrei diedero a Gesù:

Nella loro lingua lo chiamano Ussum Hamizri, vale a dire in latino Dissipator Aegyptius [il Distruttore Egiziano].

E nella versione Huldrich del Sepher Toledoth Yeshu, dal 1705, il nome del padre di Gesù è detto essere "l'Egiziano", perché "ha fatto l'opera degli Egiziani".

IL NUOVO TESTAMENTO E ''L'EGIZIANO''
Sebbene L'Egiziano svanisce, appare comunque ancora il suo nome, verso la fine del regno di Felice. È in Atti 21:38 che leggiamo: "Allora non sei tu quell'egiziano che ha recentemente fomentato una rivolta e ha portato quattromila sicari nel deserto?" La persona a cui la domanda è rivolta è Paolo, che è appena stato scoperto nel Tempio.
La questione della relazione di Paolo con l'Egiziano, e con Gesù, viene così messa a fuoco. Come viene messa a fuoco una possibile prima connessione di Paolo con i ribelli ebrei. 

GIOVANNI IL BATTISTA
Il precursore di Gesù fu Giovanni il Battista. L'ultimo grande capo messianico ad essere nominato da Flavio Giuseppe prima della comparsa dell'Egiziano era Teuda. E Flavio Giuseppe lo descrive nel seguente modo:
Durante il periodo in cui Fado era procuratore della Giudea, un certo sobillatore di nome Teuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso aprendo loro un facile transito.
Con questa affermazione ingannò molti. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Teuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme.

(Antichità Giudaiche 20.97-99)


Nelle cronache di Flavio Giuseppe, ci sono tre passaggi che si riferiscono a Gesù oppure a quelli vicino a lui: Antichità Giudaiche 18.63-64 (Testimonium Flavianum) si riferisce a Gesù stesso, Antichità Giudaiche 20.200 si riferisce al fratello di Gesù Giacomo, e Antichità Giudaiche 18.116-119 si riferisce a Giovanni il Battista. Tutti e tre sono quindi trovati in Antiquitates Judaicae, nessuno di loro in De bello Judaico. Sebbene una materia di molte discussioni, Testimonium Flavianum è dalla maggior parte degli studiosi considerato non totalmente autentico, cioè almeno parzialmente un'interpolazione cristiana successiva, a causa della sua natura confessionale, e in ragione del fatto che Origene non fa alcun riferimento ad esso (Celso 1.47; Commentario a Matteo 10.17).
Per quanto riguarda gli altri due riferimenti, gli studiosi tendono ad essere più favorevolmente inclinati verso la loro presunta autenticità. Uno dei motivi è che Origene cita questi riferimenti (oppure, nel caso di Antichità Giudaiche 20.200 un riferimento simile ad esso).

Tuttavia, ci sono argomenti anche contro il riferimento di Flavio Giuseppe alla presunta autenticità di Giovanni:

█ Giovanni il Battista non è affatto menzionata nel De bello Judaico, anche se quando fu scritto negli anni 70, Giovanni era morto da diversi decenni.

█ L'apparizione di Giovanni il Battista è molto improvvisa, considerando la sua implicita importanza. Egli è menzionato in un unico punto, dove si afferma che alcuni ebrei erano del parere che la collera di Dio per l'uccisione di Giovanni Battista fosse la causa della sconfitta in guerra di Erode Antipa.

█ Il paragrafo disturba il flusso della narrazione. Esso è inserito tra la descrizione di come Tiberio ordina a Vitellio di punire Areta (Antichità Giudaiche 18.115), e quella di come Vitellio prepara questa punizione (Antichità Giudaiche 18.120). In altre parole, il testo scorrerebbe molto meglio se il paragrafo su Giovanni il Battista non ci fosse nel mezzo.

█ Nel paragrafo su Giovanni il Battista, si dice che Erode Antipa mandò Giovanni alla fortezza di Macheronte per metterlo a morte. Ma nel paragrafo precedente, Flavio Giuseppe scrive che Macheronte non è controllata da Erode Antipa, ma da Areta, l'uomo con cui Erode Antipa è in guerra.

█ In questo paragrafo, Flavio Giuseppe mostra un rispetto atipico verso Giovanni il Battista, considerando il disprezzo con cui egli tratta gli altri leader messianici.

█ Se dovessimo fare affidamento sulle informazioni fornite in questo paragrafo, Giovanni il Battista sarebbe stato ucciso dopo che si presume che Gesù sia stato ucciso.


D'altra parte, ci sono indubbiamente elementi  negli stessi testi evangelici che rafforzano la conclusione che Giovanni il Battista fosse un autentica e importante persona. Lui è uno dei migliori esempi del cosiddetto "criterio di imbarazzo" per l'autenticità.
La presenza di Giovanni è una complicazione nelle narrazioni evangeliche; egli deve essere deferito, e contemporaneamente deve essere diminuito ("io non sono degno di chinarmi per sciogliere il legaccio del suo sandali.") Egli, ovviamente, non può essere ignorato. Questo, infatti, aumenta la probabilità che Giovanni sia esistito, ed è stato di grande importanza.
Questo autore suggerisce che, proprio come l'Egiziano mostra somiglianze significative con Gesù, anche se di 20 anni troppo tardi, così il suo precursore Teuda mostra significative analogie con Giovanni il Battista, di nuovo, con un ritardo di quindici-venti anni:

█ Proprio come Giovanni il Battista, Teuda è un leader spirituale che porta i suoi seguaci al fiume Giordano.

█ Proprio come Giovanni il Battista, Teuda viene ucciso dalle autorità, e nello stesso modo: lo decapitarono.

█ Il Nuovo Testamento descrive Giovanni  il Battista come precursore di Gesù. Analogamente, Teuda è l'ultimo grande attore messianico ad essere nominato da Flavio Giuseppe prima della comparsa dell'''Egiziano".

Proprio come il Nuovo Testamento descrive Giovanni il Battista e Gesù in termini simili, così Flavio Giuseppe descrive Teuda e l'Egiziano in termini simili. Flavio Giuseppe, tuttavia, usa termini negativi: parla di loro come aspiranti profeti (nel caso dell'Egiziano, "falso profeta"), e chiama ciascuno di loro "mago" o "stregone" (γόης).
Questo ritratto negativo è qualcosa di cui tener conto al momento di valutare la logica di un possibile spostamento temporale nella stesura dei vangeli.
Se Giovanni il Battista del Nuovo Testamento è identico al leader messianico chiamato Teuda in Antiquitates Judaicae, allora, naturalmente, Antichità Giudaiche 18.116-119 sarebbe un'interpolazione cristiana più tarda. E la menzione di Teuda in Atti sarebbe parte di ciò che si potrebbe chiamare il sottotesto lucano, più discusso di seguito.


SCRITTURA SU DUE LIVELLI

L'autore degli Atti riesce così a parlare di tre dei principali leader ribelli messianici del primo secolo: Giuda il Galileo, Teuda e l'Egiziano. In tutti e tre i casi, la persona è gettato nella narrazione del NT, senza molto contesto. E in tutti e tre i casi il nome è menzionato solo una volta. Questa caduta casuale di nomi sembra inspiegabile, quando i nomi sono presi uno per uno. Presi tutti insieme, possono formare un modello. In aggiunta a questo, Luca 2:2 definisce il tempo della nascita di Gesù tramite un evento - il censimento - che nelle cronache di Flavio Giuseppe è significativo solo per una ragione: si annuncia la nascita del movimento organizzato di resistenza anti-romano (Antichità Giudaiche 18.1-10). Come sottolinea Steve Mason: "Flavio Giuseppe pone grande enfasi su questa prima ribellione come prototipo della rivolta successiva [...] il censimento non è menzionato di passaggio da Flavio Giuseppe; è per lui un evento spartiacque nella storia ebraica recente". Che Luca menziona il censimento senza menzionare la ribellione sembra quindi evidente.

Invece di collegare il censimento alla nascita del movimento di resistenza anti-romano lo collega alla nascita di Gesù.
Ancora una volta, i ribelli sembrano essere presenti nella narrazione del NT, ma solo come sottotesto.
È interessante notare che l'unico vangelo che si astiene dal definire o Barabba o i due uomini crocifissi con Gesù come λῃσταί è Luca (li chiama κακοῦργοι, "malfattori"). Sembrerebbe che quando Luca presenta tracce di zelotismo, lo fa sempre come sottotesto, mai apertamente.
Il secolo prima della caduta di Gerusalemme è stato un momento di intensa interpretazione scritturale, non ultimo visto nei pesharim dei Rotoli del Mar Morto. Gli scrittori di pesharim credevano che la Scrittura fosse stata scritta su due livelli: uno ovvio, uno nascosto. Dai vangeli - in particolare Matteo 13, Marco 8, e Luca 8 - vediamo che anche Gesù ammonisce i suoi discepoli a guardare il livello più profondo delle sue parabole, per la storia nascosta: "Non ancora percepite o capite? Avete il cuore indurito? Avete gli occhi, e non riuscite a vedere? Avete orecchie, e non riuscite a sentire?" (Marco 8:17-18).
È forse non un'idea inverosimile che anche la narrazione che descrive la vita di Gesù, il maestro di parabole, potrebbe utilizzare questa tecnica di scrittura su due livelli: uno ovvio, uno nascosto, da interpretare. È interessante notare che quando vediamo i paralleli tra i racconti di Flavio Giuseppe e il Nuovo Testamento, quasi ogni parola nella narrazione del NT sembra portare importanza. Ma l'azione è talvolta modificata - o addirittura completamente invertita. In almeno due occasioni, una azione pacifista nei vangeli rispecchia strettamente un'azione più violenta nei racconti di Flavio Giuseppe: Quando i Galilei reagiscono all'ostilità nel villaggio samaritano ("Signore, vuoi che noi comandiamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi? 'Ma egli si voltò e li rimproverò. Poi si recarono in un altro villaggio"; Luca 9:51-56); e quando Gesù incontra i suoi avversari sul Monte degli Ulivi ("Improvvisamente, uno di quelli con Gesù, messa mano alla spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote, tagliò l'orecchio. Allora Gesù gli disse: 'Rimetti la tua spada al suo posto; infatti tutti coloro che prendono la spada periranno di spada'"; Matteo 26:51-52).
Si può inoltre ipotizzare che ancora un altro, rivelante, livello è introdotto quando la parola "ladro" è gettata nel racconto evangelico ("Siete usciti con spade e bastoni ad arrestare me come se fossi un ladro?"; Matteo 26:55), e nell'ammonizione di Gesù ai discepoli che "chi non ha spada venda il mantello e ne compri una" (Luca 22:36). Se infatti la narrazione del NT è scritto su diversi livelli, sembra ogni volta che la storia è celata su un unico livello, si apre su un altro. Un altro esempio può essere l'inversione dell'ordine di Teuda e Giuda il Galileo in Atti 5:36-37. La menzione di Teuda potrebbe essere interpretata come un sottotesto rivelatore, e la seguente menzione di Giuda come suo successore, piuttosto che il predecessore, come un travestimento, volto a nascondere la divulgazione precedente.
Infine, ci possono essere paralleli all'interno del Nuovo Testamento stesso, che diventano visibili solo dopo che uno spostamento temporale sia stato assunto: Nota, per esempio, che Atti 21:38 menziona l'Egiziano che condusse "quattromila" nel "deserto", mentre Matteo 15 e Marco 8 parlano di Gesù che conduce "quattromila" nel "deserto".
I racconti del NT di per sé non forniscono al lettore sufficiente informazione per chiarire qualsiasi cosa che non sia l'ovvia storia. Curiosità occasionali, come la menzione di leader ribelli, oppure l'esortazione di Gesù ai suoi discepoli di comprare le spade, restano inspiegabili. È solo quando abbiamo messo i racconti di Flavio Giuseppe accanto a quelli del Nuovo Testamento che certe somiglianze, e possibili modelli sottostanti della narrazione, possono essere recuperati. La rilevanza di queste somiglianze è naturalmente suscettibile di interpretazione.

PARALLELI SUCCESSIVI

Curiosamente, alcuni racconti in Atti 5, per quanto riguarda l'opera successiva degli Apostoli, sembrano condividere alcuni elementi con gli eventi descritti da Flavio Giuseppe, all'inizio della Guerra Giudaica.

L'intervallo di tempo è così diverso da quello che abbiamo finora visto, e i possibili paralleli sono non solo sconcertanti, ma anche meno espliciti. Tuttavia, mettere Atti 5:1-33 in parallelo ad Antichità Giudaiche  20.204-210 e Guerra Giudaica 2.441-446, come si fa di seguito, è stimolante, anche alla luce dei nomi dati al principale apostolo di Gesù in Matteo 16:17-18 - Simon Bariona e Simon Pietro:

Atti degli Apostoli

Atti 5:1-4 
Un uomo di nome Anania, con sua moglie Saffìra, vendette un terreno e, tenuta per sé, d’accordo con la moglie, una parte del ricavato, consegnò l’altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ti ha riempito il cuore, cosicché hai mentito allo Spirito Santo e hai trattenuto una parte del ricavato del campo? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e l’importo della vendita non era forse a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Non hai mentito agli uomini, ma a Dio».




Antiquitates Judaicae


Antichità Giudaiche 20,204-207 
Quando Albino giunse nella città di Gerusalemme, rivolse tutti gli sforzi e fece ogni preparativo per assicurare la pace alla regione sterminando la maggior parte dei sicari. Ora il sommo sacerdote Anania ogni giorno cresceva in reputazione ed era splendidamente ricompensato dalla benevolenza e dalla stima dei cittadini; perché era astuto e li forniva di denaro; ogni giorno offriva doni ad Albino e al sommo sacerdote. (Aveva) però dei servitori assai perversi che, accompagnandosi con la gente più ardimentosa che c'era, si aggiravano per le aie e con la forza portavano via le decime dei sacerdoti; né si astenevano dal percuotere coloro che rifiutavano di dare. I sommi sacerdoti erano colpevoli allo stesso modo dei servitosi e nessuno li poteva fermare. Così accadeva che i sacerdoti, che negli antichi giorni vivevano delle decime, ora erano ridotti a morire di fame.


De bello Judaico

Atti 5:5-11
 
All’udire queste parole,
Anania cadde a terra e spirò. Un grande timore si diffuse in tutti quelli che
ascoltavano. Si alzarono allora i giovani, lo avvolsero, lo portarono fuori e lo seppellirono.
Avvenne poi che, circa tre ore più tardi,
entrò sua moglie, ignara dell’accaduto. Pietro le chiese: «Dimmi: è a questo prezzo che avete venduto il campo?». Ed ella rispose: «Sì, a questo prezzo». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per mettere alla prova lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta quelli che hanno seppellito tuo marito: porteranno via anche te». Ella all’istante cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta, la portarono fuori e la seppellirono accanto a suo marito. Un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in tutti quelli che venivano a sapere queste cose.


Atti 5:12-16
 
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.





Guerra Giudaica 2,441-442

Il giorno dopo fu scoperto il sommo sacerdote [Anania] che si nascondeva presso il canale
della reggia, e insieme col fratello Ezechia fu ucciso dai briganti; intanto i rivoluzionari stringevano d'assedio le
torri badando che nessun soldato prendesse la fuga. La distruzione delle opere fortificate e la morte del sommo sacerdote Anania avevano esaltato
Menahem fino alla ferocia, ed egli, ritenendo di non aver rivali come capo, si comportava da tiranno
insopportabile.



Atti 5:17-23
 
Si levò allora
il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica. Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio, cioè tutto il senato dei figli d’Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli inservienti, giunti sul posto, non li trovarono nel carcere e tornarono a riferire: «Abbiamo trovato la prigione scrupolosamente sbarrata e le guardie che stavano davanti alle porte, ma, quando abbiamo aperto, non vi abbiamo trovato nessuno».



Antichità Giudaiche 20,208-210

Di nuovo i sicari in occasione della festa, che allora si stava celebrando, entrarono di notte in città e rapirono il segretario del generale Eleazaro, figlio del sommo sacerdote Anania e lo legarono; mandarono a dire ad Anania che avrebbero liberato il segretario se lui avesse indotto Albino a liberare dieci di loro che erano stati fatti prigionieri. Anania, sotto tale costrizione, persuase Albino ad aderire alla (loro) istanza. Questo fu l'inizio di guai maggiori. I ribelli escogitarono di avere tra i rapiti l'uno o l'altro della cerchia di Anania che mantenevano sempre confinato e rifiutavano di liberarlo fino a quando avessero in cambio qualcuno dei sicari. Quando divennero di nuovo un numero considerevole, ripresero nuovamente ardire e cominciarono nuovamente a straziare ogni parte della regione.





Atti 5:24-33
 
Udite queste parole,
il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti si domandavano perplessi a loro riguardo che cosa fosse successo. In quel momento arrivò un tale a riferire loro: «Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo». Allora il comandante uscì con gli inservienti e li condusse via, ma senza violenza, per timore di essere lapidati dal popolo. Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote li interrogò dicendo: «Non vi avevamo
espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
All’udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte.




Guerra Giudaica 2,443-447

Ma contro di lui si levarono i partigiani di Eleazar, ripetendosi l'un l'altro che non era il caso di
ribellarsi ai romani spinti dal desiderio di libertà per poi sacrificarla a un boia paesano, e sopportare un padrone
che, se anche non avesse fatto nulla di male, era pur sempre inferiore a loro; e ammesso pure che ci dovesse
essere uno a capo del governo, questo compito spettava a chiunque altro più che a lui; così si misero d'accordo
e lo assalirono nel tempio; vi si era infatti recato a pregare in gran pompa, ornato della veste regia e avendo i suoi più fanatici
seguaci come guardia del corpo.
Come gli uomini di Eleazar si furono scagliati su di lui, anche il resto del popolo tutto infuriato afferrò
delle pietre e si diede a colpirlo
, ritenendo che, levatolo di mezzo, sarebbe interamente cessata la rivolta; gli uomini di Menahem fecero per un po' resistenza, ma quando videro che tutta la folla era contro di
loro, fuggirono dove ognuno poté, e allora seguì una strage di quelli che venivano presi
e una caccia a quelli
che si nascondevano.Pochi trovarono scampo rifugiandosi nascostamente a Masada, e fra questi Eleazar figlio di Giairo,
legato a Menahem da vincoli di parentela, che in seguito fu il capo della resistenza di Masada.



Si noti che, anche se i passaggi di Flavio Giuseppe sono interrotti, essi sono, proprio come il passaggio da Atti, mostrati nella loro interezza (Atti 5:1-33; Antichità Giudaiche 20,204-210, Guerra Giudaica 2,441-446).
I paralleli sono molto più ambigui in questo ultimo esempio. Tuttavia, le analogie tra Pietro e Menahem che emergono se si dovesse attribuire rilevanza a questo confronto non solo presterebbero significato ai nomi di Pietro (Bariona essendo un termine aramaico per ribelle, forse direttamente sinonimo di Sicarios; Pietro e Cefa, nella forma molto concreta di una roccia o picco su cui costruire una comunità - si veda Matteo 16:18), ma anche a quello di Menahem, un nome che significa ''paraclito", "consolatore" (si veda Giovanni 14:16,26; 15:26; 16:7).
Ma anche se si dovesse accettare che ci sono alcune somiglianze tra Atti e Flavio Giuseppe in questo ultimo esempio, l'intervallo di tempo è completamente diverso da quello visto per i paralleli precedenti.
Questo è qualcosa che sarà discusso nella sezione seguente.

ARGOMENTI CONTRO UNO SPOSTAMENTO TEMPORALE
Ci sono elementi nella narrazione del NT, e in altre fonti, che sembrerebbero argomentare contro l'occorrenza di uno spostamento di tempo:

Tacito
Un argomento contro un cambiamento di tempo è che Tacito in Annales 15.44 scrive che ''Cristo era stato messo a morte sotto il regno di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato". Sembra quindi che c'è una fonte romana che pone la crocifissione di Gesù al tempo di Pilato. D'altra parte, Tacito scrisse questo passaggio intorno al 116 EC, quindi ben dopo Luca, e l'assunta implementazione dello spostamento temporale (si veda in seguito). Inoltre, dal momento che Tacito si riferisce a Gesù come "Cristo", piuttosto che "Gesù", o qualsiasi altro nome proprio, si pensa che avesse ricevuto le sue informazioni dalla comunità cristiana di Roma, piuttosto che da documenti ufficiali romani.
Anche se non è un parere della maggioranza, l'autenticità del passaggio è stata messa in discussione, anche perché i primi scrittori cristiani non si riferiscono ad esso.

Il Censimento
Se andiamo ai vangeli, un punto forse che argomenta contro uno spostamento di tempo è la descrizione del censimento sotto Quirino. Le informazioni in Luca si adattano bene con la descrizione di questo censimento (circa il 6 EC), come riferito da Flavio Giuseppe - ed è l'unico evento sociale o politico nei
vangeli che consiste con la descrizione di Flavio Giuseppe.  Si potrebbe sostenere che se Gesù fosse attivo negli anni 40 e 50, egli non sarebbe nato già nel 6 EC (anche se l'unico argomento contro ciò è Luca 3:23, e Giovanni 8:57 davvero suggerisce che egli potrebbe essere stato più vecchio).
La domanda è, tuttavia, se il punto temporale che Luca prevede per la nascita di Gesù non sia un punto simbolico: il censimento segna la nascita del movimento organizzato di resistenza anti-romana.

In modo simile, si potrebbe sostenere che l'attacco contro Stephanos di Guerra Giudaica/Antichità Giudaiche, come pure il conflitto dopo che i Galilei entrano in un villaggio samaritano, e la morte di Erode Agrippa I (che sembra essere rappresentata in Atti 12:20-23), costituiscono le pietre miliari nel riemergere del movimento di resistenza anti-romano. Tutti e quattro gli eventi - o eventi marcatamente simili a quelli - sono menzionati dall'autore di Luca-Atti, ma non dagli altri autori. In ogni caso, Luca menziona questi eventi correlati alla ribellione in un contesto diverso da Flavio Giuseppe, e quindi essi realizzano un diverso scopo per Luca. Presumibilmente, funzionano come un sottotesto. Si potrebbe qui anche trovare una spiegazione per lo sconcertante riferimento a "Lisania sovrano di Abilene", utilizzato in Luca 3:1 per definire il momento in cui Giovanni il Battista cominciò il suo ministero. L'unico Lisania noto per aver esercitato l'autorità in quest'area fu Lisania tetrarca di Calcide, messo a morte da Marco Antonio nel 36 AEC (Antichità Giudaiche 15.92). Tuttavia, Flavio Giuseppe, in Antichità Giudaiche 19.275, ricorda che Claudio nel 41 EC dona ad Agrippa I "Abila di Lisania" (la città mantenne il suo soprannome dal suo precedente governatore). Se questo, di nuovo, è un esempio di sottotesto lucano, l'interpretazione potrebbe essere che Giovanni il Battista effettivamente iniziò il suo ministero al tempo di  Agrippa I, 41-44 EC.
Come detto, è opinione abbastanza comune (n. 12) che Luca avesse letto Antiquitates Judaicae.

Indipendentemente dal fatto che l'avesse letto o meno, Luca è lo storico tra gli scrittori del vangelo, ed è stato ad "indagare tutto con attenzione fin dal principio" (Luca 1:3). Si potrebbe ipotizzare che se è stato eseguito un cambiamento di tempo, allora Luca avrebbe potuto essere attivo nella sua realizzazione, così come più deliberato quando autore di riferimenti velati ad attività ribelle.
Guardando alla sua scrittura attraverso le lenti di uno spostamento di tempo, si può scorgere un preciso pattern. Questo è meno il caso con Marco e Matteo (che erano presumibilmente scritti prima).
Forse, quindi, i cambiamenti in questi due vangeli furono fatti con effetto retroattivo, e attraverso più semplici mezzi. Si sostiene qui di seguito che forse lo stesso potrebbe essere postulato per quanto riguarda le Lettere paoline, in relazione ad Atti.

Atti

Atti è considerato uno dei più problematici dei testi del Nuovo Testamento. Ed anche in relazione all'ipotesi del tempo di spostamento costituisce un caso particolare.
Ci sono alcune caratteristiche di Atti che, in superficie, sembrerebbero provare contro uno spostamento di tempo: in primo luogo, Atti descrive un paio di eventi che - a giudicare anche dalla narrazione di Flavio Giuseppe - chiaramente avvengono prima dei tempi sia di Felice che di Cumano. Un esempio riguarda Atti 12:20-23. La descrizione si avvicina a quella in Antichità Giudaiche 19.344-350, della morte di Erode Agrippa I, che si stima essersi verificata nel 44 EC. Nella maggior parte dei casi, ci aspettiamo che Atti descriva gli eventi che si verificano dopo gli eventi nei vangeli.

Così, se in questo caso Atti dettaglia un evento che precede la sconfitta dell'Egiziano (che accadde negli anni 50), ciò sembrerebbe argomentare contro l'identità tra lui e Gesù. Inoltre, se Stephanos degli Atti è identico allo Stephanos di Guerra Giudaica/Antichità Giudaiche, allora la lapidazione di Stephanos si verificò all'incirca nel 48 E.C., anche prima alla sconfitta dell'Egiziano. Quindi ci potrebbero essere casi in cui gli eventi ritratti in Atti precedono quelli descritte nei vangeli? È interessante notare che, quando si tratta di cronologia in Atti, ci sono altre indicazioni che potrebbero essere confuse, sia rispetto a Flavio Giuseppe, e sia, forse, più significativamente, rispetto alle lettere di Paolo.
Se cominciamo confrontando Atti con Flavio Giuseppe, troviamo una serie di apparenti paralleli. Ma mentre i paralleli tra i vangeli e Flavio Giuseppe appaiono costantemente con un ritardo di quindici-venti anni in Flavio Giuseppe, la situazione con Atti appare molto meno coerente: Mentre Atti 5 reca alcune analogie ad eventi riferiti da Giuseppe Flavio alla metà degli anni 60, i capitoli 6 e 7 portano alcune somiglianze con un evento alla fine degli anni 40, Atti 8:18-24 (per quanto riguarda l'opinione di Pietro su Simon Mago), eventualmente ad un evento negli anni 50 (Antichità Giudaiche 20.141-144), e Atti 12:20-23 sembra riferirsi a qualcosa a metà degli anni 40. Una spiegazione potrebbe naturalmente essere che questi paralleli sono più deboli, e forse non rilevanti.
Ciò che è importante prendere in considerazione, tuttavia, è che questa caotica struttura non è inaspettata quando si tratta di Atti. Si è spesso affermato che la cronologia degli Atti non è sempre lineare, soprattutto se confrontata con le Lettere di Paolo. Almeno, le due fonti sono difficili da riconciliare. Ad esempio, Galati 1:18 e Galati 2:1 forniscono la vita post-conversione di san Paolo con diciassette anni dove non è registrata alcuna attività. Questa lunga serie di anni inattivi non è apparente in Atti. Quanto descritto in Atti, invece, è  almeno due visite a Gerusalemme, così come il primo viaggio missionario, che non sono visibili in Galati, almeno non se Galati 2:1-10 corrisponde ad Atti 15:2-29 (che è l'opinione della maggioranza). Il coinvolgimento di Paolo nella raccolta di fondi per i poveri di Gerusalemme è descritto in entrambi Atti e Lettere, ma la tempistica sembra essere diversa, ecc.
Le differenze tra le due fonti sono così estese e incompatibili, che molti studiosi scelgono di contare su una sola di essi. Ma la domanda è: perché ci sono così significative discrepanze cronologiche. Atti e le Lettere riescono a descrivere un simile intervallo temporale, e tuttavia riempiono il tempo con attività molto diversa (oppure, nel caso di Galati, con assenza di attività). In questo articolo verrà suggerito che forse questa discrepanza è dovuta allo spostamento di tempo, più specificamente ad un'implementazione dissimile dello spostamento di tempo nelle due fonti.
Così come le contraddizioni interne viste nei vangeli possono essere spiegate da un elaborato spostamento temporale in Luca, ed un retroattivo, e non pienamente attuato, spostamento di tempo in Marco e Matteo, così le incompatibilità tra lettere e Atti potevano eventualmente essere spiegate dallo stesso fenomeno: uno spostamento di tempo più elaborato in Atti (presumibilmente scritto dallo stesso autore noto come Luca), un più rudimentale spostamento retroattivo nella fonte precedente, le Lettere paoline.
Si suggerisce che lo spostamento temporale nel caso particolare di Paolo compie un compito ben preciso: per regolare la narrazione indietro al tempo reale, forse in tempo per l'arrivo di Paolo a Roma. E che il requisito prolungamento artificiale dell'attività pre-imprigionamento di Paolo è gestito in modo diverso dalle due fonti, Atti e Lettere, portando a due storie molto diverse.

 La tesi è così che il periodo effettivo tra la conversione e l'imprigionamento è sensibilmente inferiore rispetto a quello presentato; che entrambi gli eventi potrebbero anche rientrare nel regno di Felice (52- circa 59 EC), e che il tempo concesso per l'arrivo di Paolo a Roma è il tempo fattuale, cioè noi siano ricondotti al tempo reale.

Nelle lettere, l'allungamento artificiale di questo periodo da forse meno di cinque a più di vent'anni sarebbe stato realizzato semplicemente inserendo diciassette anni vuoti (Galati), e nomi occasionali di figure di autorità. I diciassette anni inattivi presentati in Galati  sono non solo privi di carattere quando si tratta di Paolo, ma sono assenti in Atti. In Atti, invece, questi diciassette anni inattivi sembrano essere sostituiti da attività non riportate nelle lettere, oppure segnalate in una data successiva. Una possibilità è che successivi viaggi missionari furono spostati in date precedenti in Atti. Questo avrebbe realizzato più attività tra la conversione e l'arresto. Ma avrebbe anche confuso la cronologia in Atti, la qual cosa porta al problema generale di conciliare Atti e le Lettere.
Forse, Paolo era conosciuto a Roma, e un riaggiustamento della narrazione indietro al tempo reale dal momento del suo arrivo a Roma avrebbe dovuto essere realizzato in modo da far tenere assieme la storia. Così, il tempo che intercorre tra la conversione di Paolo e il suo arrivo a Roma avrebbe dovuto essere allungato. E gli eventi che si verificano tra la fine degli anni 40 e i primi anni 60 sarebbero stati presentati come verificatisi tra i primi anni 30 e i primi anni 60 (vedi Figura 5). Vale la pena di notare che quei personaggi storici presentati da Atti nell'ambito dell'arresto e detenzione di Paolo - Felice e Drusilla, Agrippa II e Bernice, Anania, figlio di Nebedaios, Festo, l'Egiziano recentemente scomparso, ecc. - sono ritratti in modo da conciliarsi bene con le descrizioni di Flavio Giuseppe di quelle stesse persone. Il che ha un senso, se siamo in questa fase riportati indietro al tempo reale.
Anche se è l'aspetto più complicato dell'ipotesi dello spostamento di tempo, questa proposta non solo ci permetterebbe di adattare Paolo nella cronologia modificata, ma fornirebbe anche un eventuale aggiustamento indietro al tempo reale, nonchè, e forse più importante, una spiegazione per le sconcertanti, ampie incompatibilità cronologiche, e apparentemente inspiegabili tra Atti e le Lettere.


NATURA DEI PARALLELI
I paralleli qui presentati hanno tutti coinvolto eventi comunemente riportati oppure individui nel Nuovo Testamento e nelle opere di Flavio Giuseppe. Lo studio non ha trattato per sé analogie nel vocabolario oppure nei processi di pensiero. E neppure è stata fatta una valutazione del rapporto tra le fonti. Anche se questo autore conviene che gran parte dell'evidenza è a favore di Luca lettore diFlavio Giuseppe, la loro conoscenza degli eventi potrebbe essere indipendente l'uno dall'altro. In questo studio, soprattutto Flavio Giuseppe funziona come un riferimento storico, essendo la principale fonte di conoscenza della Giudea e della Galilea nei decenni che portano alla Guerra Giudaica. 
Ciò che è fondamentale nel valutare la rilevanza di questi parallelismi, è il fatto che la narrazione del NT così male corrisponda alle descrizioni concorrenti nel De bello Judaico e Antiquitates Judaicae. In realtà, di tutti gli eventi storici presentati nei vangeli, solo uno sembra adattarsi alla descrizione di Flavio Giuseppe, cronologicamente così come rispetto al contenuto: il censimento sotto Quirinio. In Atti, troviamo un pò di più (ad esempio la morte di Erode Agrippa I, o la carestia sotto Claudio). Nessuno di loro sono, comunque, anteriori al 44 EC. Si potrebbe sostenere che le circostanze dell'arresto e della decapitazione di Giovanni Battista sono in qualche modo storiche, dal momento che Flavio Giuseppe conferma che Erode Antipa sposò la moglie di suo fratello, e che questo suscitò polemiche (Antichità Giudaiche 18.109-129). Ma in realtà, non c'è molto altro nel racconto evangelico che corrisponde alla descrizione di Flavio Giuseppe.  Nel suo racconto, è il padre della prima moglie, Areta, che è adirato a causa del nuovo matrimonio. Ed è Areta che è minacciato di decapitazione. Di regola, quando si introducono persone autorevoli nei vangeli, i loro nomi corrispondono con quelli di persone attive durante Pilato. Le loro azioni, tuttavia, non lo sono.
Ciò è in netto contrasto con quello che dovrebbe materializzarsi se dovessimo spostare i racconti dai vangeli (e alcuni da Atti) da quindici a vent'anni in avanti nel tempo, e se dovessimo cambiare i nomi delle persone in autorità di conseguenza. Il numero di corrispondenze  aumenterebbe significativamente (quindici sono presentati in questo studio, tra cui alcune incongruenze interne del NT che sarebbero risolte), e anche se le corrispondenze sono separate, non interdipendenti, essi formano un pattern con riferimento alla materia in oggetto. Inoltre, una persona con significative somiglianze a Gesù apparirebbe sia nel De bello Judaico che in Antiquitates Judaicae. Questa persona, tuttavia, non è stata, per quanto è noto, processata o crocifissa.
Escludendo quest'ultimo fatto, nessuna nuova ovvia incongruenza storica viene prodotta con lo spostamento temporale.

Ci sono almeno un paio di dichiarazioni degne di nota dai primi Padri della Chiesa - dichiarazioni tradizionalmente viste come paradossali, ma in questo contesto apparentemente corroboranti. Una è il curioso suggerimento di Ireneo, che Gesù visse e operò fino a cinquant'anni.  Un'altra è da Vittorino di Pettau, che, secondo un frammento del nono secolo sopravvissuto nel monastero di Bobbio, riportò che Gesù era nato nel consolato di Sulpicio Camerino e Poppeo Sabino, cioè nel 9 EC, che fu battezzato nel secondo consolato di Valerio Asiatico, vale a dire nel 46 EC, e che morì nel terzo consolato di Nerone, con Valerio Messala, vale a dire nel 58 EC. Vittorino, secondo questo frammento, affermò di aver trovato queste informazioni "tra le pergamene di Alessandro", vescovo di Gerusalemme e fondatore là della Biblioteca Teologica, morto nel 250 EC circa.  Alessandro, a sua volta, aveva fatto affidamento su "documenti apostolici".
Se queste informazioni mantengono qualche verità è impossibile da dire. Tuttavia, è interessante se un vescovo della Chiesa, Vittorino, perverrebbe a questo tipo di informazione deviante, informazione che, di per sé, doveva sopravvivere al "criterio di imbarazzo".
Il predecessore di Alessandro come vescovo di Gerusalemme fu Narcisso, che presiedette al grande concilio di Gerusalemme nel 198 EC circa. Una delle scottanti questioni in quel consiglio era quello di risolvere il presunto "disaccordo tra i vangeli" per quanto riguarda la cronologia.


CONCLUSIONI

Sono stati descritti un certo numero di paralleli tra il Nuovo Testamento e le opere di Flavio Giuseppe, dove gli eventi sembrano verificarsi con un ritardo costante da quindici a vent'anni nelle opere di Flavio Giuseppe (Fig. 4). Anche se l'affidabilità di Flavio Giuseppe come storico è stata messa in discussione, la durata e la coerenza di questi ritardi rendono difficile attribuirli ad un errore costante da parte sua (si veda n. 6). Se i paralleli sono veri paralleli, e si riferiscono a eventi o individui identici, è un'altra questione. In alcuni casi (la morte di Teuda, ma anche la presenza di "briganti") gli individui senza dubbio sono storici, e l'attività evidentemente collocata nel periodo sbagliato nel Nuovo Testamento.

Anche così, la domanda rimane se questo è dovuto ad un errore da parte degli evangelisti, o se lo spostamento del tempo è deliberato.
Il fatto che Favio Giuseppe descriva due pretendenti messianici negli anni 40 e 50, Teuda e l'Egiziano, con analogie significative a Giovanni il Battista e Gesù, e che lo fa usando termini decisamente negativi, potrebbe essere un argomento a favore dello spostamento di tempo deliberato.  Coloro che mettono insieme i vangeli possono aver voluto evitare un confronto sfavorevole con fonti storiche stabilite, e potrebbero aver preferito eliminare, o almeno notevolmente diminuire, Gesù come persona storica.
Va ricordato che, quando sono stati scritti questi resoconti storici, la nazione che hanno ritratto era stata distrutta, e la sua gente uccisa o dispersa. Gli autori dei vangeli scrissero in esilio, per un pubblico in gran parte rimosso dalla Palestina. La disponibilità di testimonianze era limitata dopo la guerra, che è anche il motivo per cui la Mishna fu messa per iscritto subito dopo. Quindi, le possibilità di un racconto concorrente della vita di Gesù era limitata, ma non era inesistente. Proprio come gli evangelisti, Flavio Giuseppe, mentre in esilio, cercò di salvare per i posteri una storia che egli temeva sarebbe stata altrimenti perduta. Ebbe successo in questo. Eusebio chiamò Flavio Giuseppe 'il più famoso ebreo del suo tempo', una statua di lui fu eretta a Roma, e i suoi libri furono depositati nella Biblioteca Comunale di Roma (Hist. Eccl., 3.9.2; Vir. ill., 13). Inoltre, anche se sono ormai perse le sue opere, c'era almeno un altro storico ebreo contemporaneo, Giusto di Tiberiade, che scrisse sugli eventiprecedenti la Guerra Giudaica. Se Luca, come spesso suggerito, avesse letto Antiquitates Judaicae, avrebbe saputo come Flavio Giuseppe rappresentò il periodo. Se lui non sapesse di Flavio Giuseppe, oppure di Giusto, allora certamente in un momento successivo, quei resoconti storici concorrenti sarebbero divenuti noti. Questo, si potrebbe ipotizzare, potrebbe essere stato un motivo per Luca, o per un editore più tardo, di cercare di ridurre al minimo le possibilità di narrazioni concorrenti. Spostare la storia di Gesù in un altro tempo sarebbe stato un modo per ottenere questo risultato.
In particolare, coloro che misero insieme e modificarono i vangeli potrebbero aver voluto rimuovere Gesù dal contesto politico in cui, secondo questa ipotesi, fu attivo: l'iniziale rivolta dei "ladri", o ribelli Zeloti, spesso con un leader messianico al comando.
 Fu una violenta rivolta soprattutto contro i Romani, ma anche contro la stabilita leadership ebraica, i farisei ed i sadducei.
Qualunque fossero le sue radici, per il momento il cristianesimo si diffuse in tutto il Mediterraneo, era una religione che sosteneva la non-violenza, una visione che permeava il suo approccio alle richieste e alle decisioni dell'esistenza umana. Probabilmente, questo atteggiamento verso la vita era presente anche durante gli anni formativi. Ma forse lo sforzo persistente posto sulle masse viventi sotto un'occupazione di nuovo e ancora di nuovo straniera in Giudea e Galilea, e le ricorrenti delusioni quando i periodi di speranza invariabilmente finivano nella disperazione, in ultima analisi, sfociarono in violenti ribellioni. Come lamenta Flavio Giuseppe, "Dio stesso, disgustato dalla loro empietà, volse le spalle alla nostra città, perché giudicò il santuario una dimora non più pura per Lui, condusse contro di noi i Romani, purificò la città col fuoco e condannò alla schiavitù noi, le nostre mogli e i nostri figli. Egli intendeva punirci con queste calamità". (Antichità Giudaiche 20.166)
Lo sparso mucchio di riferimenti ai "ladri" e alle rivolte ancora trovate nei vangeli potevano forse essere i resti di una storia che non poteva essere detta, almeno non apertamente.

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