sabato 28 marzo 2015

Cosa sono venuto a sapere di determinante su Marcione

ISPIRAZIONI: Venti spirituali partiti o dal deretano o dal becco dello Spirito Santo: soffiano nelle orecchie di alcuni uomini scelti di cui Dio si serve come di una cerbottana per far conoscere le proprie volontà al volgo stupito per le belle cose che gli vengono annunciate.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
 Credevo di avere l'ultima parola su Marcione, quando ecco che scopro un altro tassello importante del puzzle. E per una strana sorte lo giungo a sapere proprio da un blog di banali folli apologeti, ovvero quello del prof Larry Hurtado, un demente folle apologeta pentecostale di prim'ordine, visto le critiche che riceve quasi quotidianamente su Vridar (e non mi meraviglierei se quest'idiota che si nasconde dietro il nick di ''Lorenzo971'' fosse nient'altri che quel gioviale, bonario & demente folle apologeta cattolico di Lorenzo Noli).

Di cosa si tratta? Hurtado cita l'ultimo libro del prof Klinghardt e ne sintetizza il contenuto. Riporto solo il breve riferimento a quest'ultimo:
...some, like Matthias Klinghardt, have argued that Marcion’s Gospel is the earliest Gospel (not written by Marcion but used by him) and was a, or even the, key source for the other Synoptic Gospels, which were also written long before Marcion. ...
Poche, concise parole. Eppure che risolvono definitivamente gli interrogativi che mi portavo dietro da quando avevo sposato l'idea che Marcione fosse l'autore del Più Antico Vangelo. Mi sbagliavo. Marcione, stando a quanto sostiene Klinghardt 2015, non fu lo scrittore di quel vangelo. Fu solo il suo legittimo custode. Perciò Marcione era solo un banale storicista cristiano, per quanto il suo Gesù fosse docetico (dunque Roger Parvus aveva ragione!!!). E Marcione era a conoscenza dei vangeli canonici. Dunque tutto quello che sappiamo grazie ai folli apologeti storici è solo il ricordo delle polemiche tra i primi storicisti cristiani, al di là se ortodossi o ''eretici''. Le origini del Più Antico Vangelo si perdono nella notte dei tempi. Poichè era pur sempre Mcn quel vangelo, ovvero il vangelo usato da Marcione e dai marcioniti, quel vangelo segna il passaggio dal docetismo rivelatorio miticista al docetismo storicista propriamente detto di un Marcione e di un Valentino (quello solito tradizionale). Si ridimensiona così il ruolo di Marcione. Non ho alcuna necessità di accusare LUI personalmente dell'invenzione di una Non-Vita di Gesù sulla Terra. Lui era solo una vittima fra le altre della crescente leggenda di un Gesù storico innescata dalla diffusione del Più Antico Vangelo. Non più innocente o colpevole degli altri folli apologeti storici del II secolo.

Van Eysinga nutriva idee sorprendentemente simili a quelle tenute dal prof Klinghardt, a proposito del primo vangelo. E così pure il grande Van Manen, di cui sto leggendo in questo periodo gli scritti in inglese. E in particolare rimanendo impressionato da questo riferimento al Più Antico Vangelo:
Il Più Antico Vangelo
Quanto alla loro origine, i vangeli, ad uno stretto confronto, ci riportano indietro ad (i) un ''più antico'' vangelo scritto (to euaggelion) che sfortunatamente non esiste per noi tranne fin tanto che possiamo recuperare alcune tracce di esso preservate in più tarde recensioni. Forse esso cominciava in qualche modo come segue: ''Nel quindicesimo anno del regno di Tiberio Cesare, Ponzio Pilato essendo governatore di Giudea . . . durante l'alto sacerdozio di Anna e Caifa, . . . scese a Cafarnao, una città di Galilea; (si veda Luca 3:1-2; 4:31), Gesù Cristo il Figlio di Dio;'' e poi procedeva ad abbozzare, in qualche modo nel seguente ordine, la sua apparizione a Cafarnao, la sua cacciata dei demoni, la proclamazione del regno di Dio, la transfigurazione, il viaggio finale a Gerusalemme, la sua passione, morte, e resurrezione. Nulla era detto tuttavia della sua origine, nascita, vita precedente, incontro con Giovanni, battesimo nel Giordano, tentazione nel deserto, e neppure molto di conseguenza riguardante la sua missione come un maestro religioso e predicatore in Galilea.

Quest'opera, presumibilmente scritta in greco, potrebbe essere congetturata esser sorta nell'età post-apostolica in circoli che cercarono di combinare la loro più sviluppata cristologia (una libera speculazione di quel che poi sarebbe stato chiamata la ''corrente di sinistra'') con (ii) l'ancora più antica tradizione apostolica - non ancora ridotta alla scrittura - parzialmente storica, parzialmente no, riguardante Gesù di Nazaret come il Messia che era una volta apparso e il cui ritorno doveva essere atteso.
...
Il ''vangelo'' quindi prodotto (il primo ad essere stato scritto, ma, come abbiamo visto, non la forma più antica di quel che era stata la tradizione orale riguardante la vita, passione e morte di Gesù il Messia) fu subito soppiantato e ''corretto'' in vari modi con l'aiuto e la guida di questa più antica tradizione. Il libro apparve in nuove recensioni, nuove forme. Tra gli altri, c'era, probabilmente, una recensione aramaica, che ancora sopravvive in un intero gruppo di vangeli esistenti (parzialmente frammentari): quelli degli Ebrei, dei 12 Apostoli e degli Ebioniti, di Pietro, degli Egiziani, di Mattia, e quelli dei sinottici, che erano ricevuti nel canone (Matteo, Marco, Luca). In ogni caso risiedono dietro il testo dei tre sinottici uno più vangeli scritti di cui i rispettivi autori fecero uso, ciascuno al suo proprio modo, nella composizione della sua opera.

Tra le più tarde ricomposizioni dell'originario vangelo scritto dovrebbe anche essere classificato quello utilizzato da Marcione. Esso non recava alcun nome distintivo, e fu dopo considerato dagli avversari di Marcione una forma mutilata di Luca, sebbene sarebbe più corretto dire che esso prese luogo assieme a quel vangelo come una redazione indipendente della fonte comune. Questa fonte comune, assieme ai suoi due derivati, Marcione e Luca, potrebbero allora essere considerati come costituenti un gruppo distinto, il gruppo paolino, in quanto distinto dai sinottici nel senso più stretto della parola - ossia, il gruppo antico o giudeocristiano, immediatamente sottostante i nostri canonici Matteo e Marco, che hanno ricevuto influenze paoline (si veda Van Manen, Handl. cap. 1, 31).

Una terza corrente nello sviluppo del vangelo scritto lungo le linee antiche o giudeocristiane e le linee paoline o cristiano-gentile, compresi i vangeli di cui non sappiamo praticamente nulla se non i nomi di Cerinto, Carpocrate, Basilide, Apelle, Valentino, anche i più tardi vangeli di Tommaso, Filippo, Eva, Giuda Iscariota, il vangelo della Perfezione (Consumazione?) (Euaggelion Teleioseos), i ''propri'' (idia) vangeli dei Severiani, e altri, ora perduti, che anche risalgono rpobabilmente dal secondo secolo. Una fonte principale per la nostra conoscenza del tipo di scrittura qui riferita è, nonostante la sua colorazione cattolica, il nostro canonico Quarto Vangelo.

(A Wave of Hypercriticism - The English Writings of W.C. van Manen, edito da Robert M. Price, pag. 56-57, mia libera traduzione e mia enfasi)

Quando può essere fissato il terminus post quem del Più Antico Vangelo, se contra Vinzent non si può più far risalire al tempo di Marcione?

Penso che la risposta lo dia il suo contenuto. Se il Più Antico Vangelo era Mcn, allora il suo contenuto era come minimo in primo luogo docetico. Perciò, anche se non per questo un vangelo gnostico strictu sensu (vangeli propriamente gnostici dovrebbero essere considerati quello di un Valentino o di un Basilide oppure il Quarto Vangelo canonico, per citarne solo alcuni), comunque un vangelo dove si presupponeva ostilità a priori contro YHWH il dio degli ebrei. E possiamo ragionevolmente ipotizzare che questa ostilità contro il dio degli ebrei poteva essere germinata solo a ridosso della catastrofica Seconda Guerra Giudaica (la più terribile delle tre Guerre Giudaiche).

Perciò grossomodo prima metà del II secolo.

Ormai è tempo di ridefinirmi nuovamente miticista minimalista, e non più miticista trionfalista (nel rispetto della definizione data ai rispettivi termini), perchè non ho più possibilità alcuna di conoscere il nome dell'autore del Più Antico Vangelo: Mcn. Come mai, si chiederà il lettore, questo repentino cambiamento? Perchè il geniale acume analitico di cui ha già dato elegantemente prova il prof Klinghardt nel suo primo articolo su Mcn del 2008 (che ho riassunto qui, qui e qui) è sufficiente, come autentica garanzia ai miei occhi, per ritenerlo fin d'ora a priori in possesso della tesi con la più grande forza esplicativa in assoluto capace di spiegare fin nel dettaglio tutta l'evidenza disponibile. In materia di vangeli e della loro genesi. Che poi è la genesi della stessa leggenda di un Gesù ''terrestre''.

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