giovedì 16 luglio 2015

Prof Robert M Price Denuncia la Folle Apologia Cattolica di Josef Ratzinger

PONTEFICI: Questa parola deriva da pontifex, costruttore di ponti. I nostri pontefici sono architetti spirituali che costruiscono un ponte intellettuale grazie al quale i buoni cristiani arrivano in Paradiso oltrepassando gli abissi del buon senso e della ragione.
 (Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
 
Quando la prima volta chiesi con enfatico stupore ai folli apologeti cattolici Lorenzo Noli e Federico Adinolfi (il primo avente diritto almeno quanto me di poter parlare di Gesù - considerata la sua natura di puro dilettante -, il secondo solo un malcelato teologo sotto mentite spoglie di storico e per giunta autore di stupidaggini del genere) come fosse mai possibile per loro concordare col folle apologeta Josef Ratzinger nel ritenere conciliabile a priori la loro sedicente fede cattolica con la genuina ricerca scientifica, l'unica scusa da loro proferita (che fosse dotata, almeno apparentemente, di senso compiuto) fu puntare il dito alla stragrande maggioranza di biblisti accademici e specialisti del ''Gesù storico'', tutti rigorosamente di fede cristiana più o meno annacquata sotto un quanto mai comodo protestantesimo di facciata. La quale scusa costituiva a sua volta un'anomalia della quale ancor più meravigliarsi con sommo stupore, nella misura in cui appare evidente come, statistiche alla mano, il numero di atei/agnostici/non credenti risulti estremamente elevato tra i moderni fisici, i biologi, i matematici, gli astrofisici, i filosofi, gli economisti, gli antropologi, i sociologi e tutti i ricercatori di punta dei vari campi dello scibile umano, meno che mai in due soli campi: quello di filosofia delle religioni (e fin qui potrebbe pure starci), nonchè quello della ricerca sulle origini cristiane (neppure chiamato ufficialmente così, ma pomposamente venduto al vasto pubblico come ''ricerca del Gesù storico'', così da non lasciarsi sfuggire nulla).
A seguito della puzza di apologia che la loro risposta emanava - e continua, ahimè, a emanare -, si consumò una personale rottura con quei folli apologeti - e da allora, con tutti i folli apologeti cristiani e criptocristiani - ancor più così quando una salutare diffidenza subentrò infine a circondare la stessa storicità di Gesù (che fu chiamato Cristo) - e non solo ogni fallimentare ipotetica ricostruzione del suo ritratto.

Mancava però ancora un piccolo sassolino da togliersi dalla scarpa (rea di essersi sporcata la suola calpestando gli immondi apologetici siti online di tali dementi cattolici figuri), anzi un macigno, visto il notevole ruolo ricoperto dal folle apologeta in questione: la questione sollevata dal Pontefice, o meglio ex-Pontefice, Ratzinger, l'autentica quintessenza di tutti i folli apologeti cattolici alla Jerim Pischedda, se sia conciliabile o meno la fede con la ricerca storica.

(questo non dice però, che ho trovato nella mia esperienza personale solamente una razza di persone rivelatasi decisamente peggiore di quella dei folli apologeti cristiani: ovvero i dementi astroteologi imbonitori e pusillanimi alla Pier Tulip e Acharya, un'autentica piaga del net della quale conviene il più presto possibile sbarazzarsi e liberarsi con sommo gaudio)

Di seguito riporto la mia libera traduzione dell'illuminante critica del prof Robert M Price al libro di Ratzinger.
Papa Gesù

Josef Ratzinger, Papa Benedetto XVI, ha prodotto un'opera in due volumi sul Gesù storico. Qui mi limiterò al secondo volume, Jesus of Nazareth. Part Two, Holy Week: From the Entrance into Jerusalem to the Resurrection. Senza dubbio il rango ecclesiastico dell'autore è incluso allo scopo di impedire confusione con John Ratzenberger, che rappresentò Cliff Clavin sulla sitcom Cheers. O forse no. Ma, ad esser chiari, l'autore certamente non si poggia sui paraventi ufficiali per rendere più autorevole il libro. Ratzinger è certamente un uomo colto. E tuttavia io non posso giudicare questo libro un'opera significativa di accademia. La ragione di ciò è che la concezione dell'autore di quel che costituisce l'accademia del Nuovo Testamento è agli antipodi rispetto al genuino criticismo. Il critico biblico comincia dal punto di vista di chi non sa e vuole ricercare. Il Papa, non sorprendentemente, comincia con una certezza prefrabbricata e vuole difenderla.
Io sono ardente di sperimentare col testo, per saggiare nuovi paradimi e strumenti euristici, per vedere cosa consiste e cosa no. Fondamentalmente, io voglio penetrare nei quasi-perduti segreti della figura di Gesù e della religione che lo reclama come suo patrono. Ratzinger, al contrario, è il custode di una gigantesca e antica istituzione religiosa, e il suo lavoro, quando si arriva alla scrittura, è la difesa di una particolare linea di partito riguardante chi Gesù pensò di essere e cosa cercò di raggiungere, cosa gli accadde, come venne ad essere la Chiesa. Il Papa deve mostrare che quel che il testo dice che accadde non solo accadde ma deve, per divina volontà, essere accaduto. Non è così difficile come impresa dato che il Nuovo Testamento non è qualche collezione casuale dei più antichi scritti cristiani rimasti, tanto meno nella loro forma oginaria, inedita. No, quel che noi stiamo leggendo come scrittura oggi è un'edizione particolare di selezionati scritti armonizzati e in alcuni casi riscritti per fornire proprio il genere di ufficiale mito d'origine che la Chiesa utilizza per giustificare sé stessa e le sue prerogative.
All'opposto, l'Alto Criticismo, che io e un mai rimpicciolito quadro di studiosi esponiamo, riconosce antichi indizi che le cose erano una volta molto diverse nel primitivo movimento cristiano (per non menzionare nell'apparente vita di Gesù). Noi stiamo cercando di rimuovere il nastro di protezione perfino mentre uomini dell'apparato come Ratzinger sono impegnati a rinforzarla. Noi stiamo dediziosamente distruggendo il teologico mortaio che tiene insieme l'edificio, mentre Ratzinger, nel presente volume, come l'antico Neemia, appronta la sua cazzuola per ricostruire le mura del Campo dei Santi.
L'esegesi del vescovo romano è dappertutto armonizzante. Per esempio, come Hermann Samuel Reimarus vide così tanto tempo fa come il diciottesimo secolo, il fallimento della Parusia (la predetta seconda venuta di Gesù) era sufficiente per sé da mandare a schiantarsi al suolo la Cattedrale del cristianesimo. Se Gesù, così per dire, collocò tutti i suoi piatti su una sola pretesa che poteva essere testata, la fine del mondo, e niente accadde, perchè credere ad ogni altra cosa egli pretese di sapere per rivelazione? E se lui non lo disse veramente, perchè credere che egli realmente disse ogni altra cosa i vangeli riportano altrimenti? Bene, Ratzinger ammette che un'occhiata casuale ad un verso come Matteo 24:29-31

Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli.
poteva lasciare il lettore con la chiara impressione che la Parusia arriverebbe sugli stessi binari della caduta di Gerusalemme nel 70 EC, che naturalmente non accadde. Ma, dice, ciò sarebbe un frettoloso giudizio, infatti passi come Marco 13:10 (“Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni.”), Matteo 24:14 (“Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine.”), e Luca 21:23b–24 (“perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.”) fanno una previsione di un lungo ma indeterminato periodo di evangelizzazione del mondo tra il fato di Gerusalemme e la Parusia? Basta che continui a prendere il tuo farmaco, pontefice. Quello è proprio ciò che volevano che tu pensassi.
Non vedi cosa sta accadendo qui? Era il fallimento della Parusia ad arrivare che causò gli scribi a introdurre quei versi nelle sezioni apocalittiche dei vangeli. Noi siamo intesi a leggere quelle predizioni dei 'tempi dei Gentili' e dimenticare proprio tutto circa quel verso originale che ci procurò un'emicrania teologica. Prendi quei versi Excedrin invece. Ti sentirai benissimo al mattino.

Di nuovo, Ratzinger compiacentemente accetta i vangeli che fanno predire a Gesù la distruzione del tempio. Egli intreccia da vari indizi testuali una fabbrica teologica nella quale Gesù deve aver visto la sua morte e l'istituzione della Santa Comunione come l'evoluzione naturale del sacrificio, così centrale alla religione israelita, in qualcosa di meglio: la sostituzione del tempio con sacramenti cristiani e col culto cristiano. Paolo, dice, ha già introdotto i rudimenti di questo sistema di teologia già prima ancora. Gli studiosi critici, per contrasto, vedono un'altra lettura di quei testi come di gran lunga più naturale: tali teologie, che ipotizzano qualcos'altro che sopprassiede al tempio distrutto (se, per i cristiani, il sacrificio di Cristo oppure, per gli ebrei, l'efficacia del digiuno e della filantropia per l'espiazione dei peccati) come tentativi, dopo il fatto, di fare di necessità virtù. Si adattano meglio storicamente dopo gli eventi che sembrano predire. Rappresentano interpretazioni di eventi passati, una riflessione sulla sconfitta. Egli sta scrivendo dalla fede alla fede.

Il nostro aureolato autore cerca dappertutto di inquadrare nello sfondo socio-storico della storia evangelica, minimizzando Flavio Giuseppe e altre fonti, com'è costume in libri come questo. Sicuramente non c'è nulla da criticare qui? Naturalmente no - a meno che si abbia cominciato a sospettare che i vangeli ci stanno presentando non Storia ma un mito storicizzato, cioè, un mito che è diventato una legenda.
I miti trattano di dèi e corpi celesti come personaggi in un racconto e appartengono nello stesso generale ambiente come fiabe e favole. Quando diventano leggende, significa che i personaggi sono stati rimodellati come uomini e donne tra i mortali. Ancora straordinari, ma umanoidi, semidèi o teofanie. Per esempio, sia Ercole che Sansone cominciarono come dèi solari, personificazioni narrative del Sole. Ma per il tempo in cui noi leggiamo delle loro eroiche imprese essi sono stati collocati, seppure vagamente, nella Storia passata, apparentemente nello stesso mondo in cui viviamo noi. Ercole e Sansone ci incontrano ora come eroi semi-divini o posseduti-da-Dio che portano spade, frecce e muscoli d'acciaio. Ma le loro imprese non sono possibili per reali esseri umani. Così sono leggende, non Storia. Quando i raccontastorie convertono un mito in una leggenda, essi devono inquadrarlo nello sfondo storico. L'Idra potrebbe essere in scena, ma così lo sono sovrani ed armate.
Alcuni critici biblici hanno a lungo sospettato che Gesù cominciò come un mito (nello specifico addirittura forse un altro mito solare come Enoch, Elia, Esaù e Mosè) e diventò una leggenda. I tentativi di farlo adattare in una Storia terrestre erano non sempre coerenti, alcuni antichi scrittori collocando la sua morte nel regno di Tiberio, altri nel regno di Claudio. Chi lo condannò a morte? Originariamente erano i mitici arconti, i guardiani planetari. I mercanti-di-leggenda dovevano fare il nome di figure politiche come responsabili di quel crimine. Alcuni dissero Erode Antipa, altri Ponzio Pilato. Il Sinedrio non pronunciò su di lui una condanna a morte? Al giorno di Pasqua? Non probabile. Poteva Pilato averlo dichiarato innocente ma legamente lo assassinò ad ogni modo, temendo un'impotente folla cittadina il cui permesso sembrò figurarsi necessario per rilasciare Gesù? Non fa molto senso. I links alla Storia secolare sono tutti picchetti quadrati che gli evangelisti hanno fissato in buchi approssimati. Rimane a tuttologi come il nostro autore fare del suo meglio e assicurare i loro lettori che tutto è a posto. Loro possono ritornare a dormire, al sonno dogmatico da cui Kant cercò di risvegliarci con il suo squillante invito: ''Abbi il coraggio di conoscere!'' Fin troppo cattivo che nessuna eco di quel sentimento risuoni nelle pagine del libro su Gesù di Papa Ratzinger.
Perchè i primi cristiani vollero storicizzare il loro Gesù innanzitutto? Io credo che Arthur Drews rispose a quella domanda piuttosto efficacemente parecchi decenni fa. L'emergente Chiesa cattolica dei primi anni del secondo secolo era impegnata in un aspro conflitto con gnostici, marcioniti, e altri che stimavano le loro personali nuove rivelazioni, che pretendevano di avere dal celeste dio Gesù. Naturalmente, tale fanatismo risulta in un'incontrolalbile diversità di opinioni, eresie moltiplicantesi per continua mutazione. Nessuno poteva provare di possedere la reale hot-line al cielo. Ogni sogno o rivelazione poteva ben essere un'allucinazione. Ma se uno poteva puntare ad un fondatore storico e appellarsi ad un canone definitivo dei suoi insegnamenti per legittimare i suoi propri, allora poteva pretendere un copyright. Che è perchè Gesù fu afferrato dal cielo e trascinato giù in una cornice sulle mura della Chiesa: nostro fondatore. E quindi è interamente naturale leggere un chiaro resoconto del Gesù Ecclesiastico fondatore di chiesa, delineatore di teologia da nessun altro che l'uomo che pretende di essere il suo infallibile vicario sulla Terra. Gli studiosi necessitano di non perdere il loro tempo con questo libro, essenzialmente un commentario devozionale mascherato come un'opera di ricerca storica.

(The Historical Bejeezus: What a Long, Strange Quest It's Been, pag. 93-96, mia libera traduzione)
Consiglio anche:

lunedì 13 luglio 2015

Autocritica




CURIOSITÀ: Peccato gravissimo. Dio in passato condannò a morte il genere umano per la curiosità di una donna di conoscere il bene e il male. Questo prova che si rischia di contrariarlo enormemente quando si ha buon senso o quando si vuol sapere più di quanto i nostri preti non vogliono che sappiamo. 
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

Il mio errore è stato quello di esagerare fin troppo il ruolo coperto da Marcione e dai marcioniti, sull'onda del facile entusiasmo del prof Vinzent (che sospetterei di malcelato idealismo).  Ma è necessaria un'autocritica, che consiste precisamente nel ridimensionamento del ruolo storico di Marcione, almeno per quanto riguarda la creazione del primo vangelo. 

Storicamente, Marcione fu colui che restituì alla luce, preservandolo così fino ai nostri giorni, un vangelo che rischiava di finire eclissato dietro i nostri vangeli canonici (già noti a Marcione), brandendolo fieramente contro i folli apologeti proto-cattolici e applicando ad esso una lettura favorevole alla sua teologia «eretica» (che dunque non era quella dei reali autori di Mcn).

Dunque l'umanità deve fondamentalmente due cose a Marcione:
1) la «riscoperta» delle lettere paoline (anche se è sempre più dubbio, ai miei occhi, fino a che punto si trattava di una reale riscoperta, dato che anche Joseph Smith «riscoprì» il Sacro Libro di Mormon).
2) la preservazione, l'utilizzo e l'interpretazione - ma non la creazione e perciò tantomeno l'interpretazione originaria - del vangelo che fu all'origine di tutti i nostri vangeli esistenti. 

Nel giugno 1829, Oliver Cowdery, David Whitmer, e Joseph Smith ricevettero dall'angelo Moroni le tavole d'oro.
Mcn non solo non riflette la teologia marcionita, ma non ha nulla a che fare con Marcione per niente; è stato solo ricevuto e letto da Marcione e dai marcioniti.

Chissà allora se quel vangelo poneva in una luce più favorevole il dio e le scritture ebraiche (senza peraltro farlo esplicitamente, pena di impedirne l'uso presso i marcioniti). Non potrò saperlo subito. Infatti, la traduzione in inglese di questo libro fondamentale per la soluzione al problema sinottico sarà disponibile, come comunicatomi personalmente dal suo stesso autore, non prima dei prossimi due anni. Quindi avrò da pazientare parecchio prima di mettere le mani finalmente sulla probabile migliore ricostruzione del Più Antico Vangelo e farmi così l'idea conclusiva su chi per primo introdusse al mondo il ritratto letterario di Gesù (che fu chiamato Cristo).

sabato 11 luglio 2015

Del Perchè Esistono Tracce di Sedizione Nei VangeliUna Risposta al Prof Bermejo Rubio

E non si creda che io non sappia che tra loro alcuni ammettono di avere lo stesso dio degli Ebrei, altri un dio diverso al quale quello si oppone e dal quale è venuto il figlio.
(il filosofo pagano Celso)

Gli Ebrei, che erano Egiziani, hanno tratto la loro origine da una rivolta: allo stesso modo molti altri ancora, che erano Ebrei, ai tempi di Gesù si sono ribellati contro la comunità ebraica e si sono posti al seguito di Gesù. Una rivolta, quindi, è stata un tempo l'origine della formazione della comunità ebraica e una rivolta è stata, in seguito, l'origine dell'esistenza dei Cristiani.
(Origene, Contra Celsum, III, 7-8)
 
Secondo Stuart Waugh, il bersaglio polemico che l'autore(gli autori) del primo vangelo intese(ro) colpire nelle figure dei farisei e degli ottusi buffoni dei 12 discepoli era una già esistente comunità proto-cattolica ostile all'appena emerso fenomeno del marcionismo (e del più generale campo che per comodità chiamiamo ''eretico'').

Io non condivido questa vista. Io penso che ''Pietro'' & co sia divenuto il simbolo dei giudaizzanti in generale e dei protocattolici in particolare solo dopo la diffusione di Mcn e precisamente con la stesura del vangelo di Matteo.

Ma nel più antico vangelo, i 12 idioti dei discepoli sono simboli per qualcos'altro. Qualcos'altro che gli inventori di Mcn intesero attaccare.

Per capire chi è il vero nemico del più antico vangelo occorre dimenticare ogni cosa si pensa di sapere sul conto dei 12 discepoli, fosse perfino il fatto che si trattino di meri cloni letterari dei «cosiddetti Pilastri» citati in Galati 2. Dimentica perfino «Paolo».

Fondamentale in tal senso è la lettura di questo articolo accademico del prof Bermejo-Rubio. 

 
Una precisazione è d'obbligo: il prof Bermejo-Rubio è un serio e competente studioso che non si può accusare minimamente di nascosta e segreta apologia cristiana o criptocristiana. Come dimostrerò in questo post, io penso che la tesi principale di questo grande studioso (ossia che il Gesù storico fu un insurrezionista antiromano) possa venir confutata solo qualora si rigetti la datazione tradizionale dei vangeli (che vede Marco come il primo vangelo, più un'ipotetica fantomatica fonte Q) e si accetti invece la datazione alternativa offerta da Markus Vinzent e da Matthias Klinghardt con Mcn - il vangelo usato da Marcione e dai marcioniti - come primo vangelo dal quale tutti gli altri dipendono.

  

Il Prof Bermejo Rubio
Questo notevole studioso crede di aver dimostrato che il Gesù storico fosse un sedizioso antiromano per 3 motivi:
1) l'esistenza di un pattern letterario di dissepta membra zelote  disseminate nei vangeli;
2) il grande potere esplicativo intrinseco alla sua tesi;
3) l'evidente fallimento di ogni goffo tentativo nel dimostrare il pacifismo di un Gesù storico.

Il terzo punto per me non è davvero un problema, dato che io non credo affatto alla storicità di Gesù (che fu chiamato Cristo), ma semmai lo sarebbe per i folli apologeti cristiani qualora uno storico Gesù fosse esistito veramente.

Il primo e il secondo punto invece mi interessano.

Vediamo prima il punto 2.
Per cominciare, l'ipotesi di un Gesù sedizioso fornisce la migliore e più semplice spiegazione dell'evento centrale della sua condanna a morte sulla croce, mentre altrimenti esso diventa un enigma inspiegabile; e fornisce la più persuasiva spiegazione, in quanto è basata su un cluster di dati convergenti. Inoltre, alla luce di quest'ipotesi, numerosi altri pezzi di evidenza fanno senso, mentre altrimenti essi rimangono disperatamente «strani», «enigmatici», «un materiale davvero intrattabile». La cosa rimarchevole è che la spiegazione dell'evidenza esistente è resa quindi in un modo semplice ed unificante.
(pag. 21-22, mia libera traduzione)
Io riconosco che nel primo vangelo (la nostra unica fonte primaria su Gesù)  la morte umiliante e assurda sulla croce di un apparente 'YHWH-salva' e per giunta apparente Cristo - che significa il Re-Messia dei giudei - e non solo questo, ma futuro possente Figlio dell'Uomo - nella perfetta tradizione enochica - è un «inspiegabile enigma», «enigmatico», «un materiale davvero intrattabile», nelle stesse parole del prof Bermejo-Rubio. Ma a differenza del prof spagnolo, io penso che il motivo di cotanta inspiegabile assurdità non derivi da una goffa e maldestra APOLOGIA posteriore cristiana per nascondere l'imbarazzante e amara realtà di un fallito, sedizioso messia crocifisso dai Romani agli occhi dei suoi seguaci in lotta per la sopravvivenza in un mondo tutt'intorno divenuto ostile alla loro ebraicità.

Nel caso di Mcn e della sua priorità temporale, come si fa a parlare di apologia quando per i marcioniti Gesù non era affatto il messia ebraico? A dover intentare un'apologia del fallimento di un messia X predetto dalle Scritture dev'essere di dovere chi considera X esattamente IL messia predetto dalle Scritture. Ma per gli autori di Mcn, Gesù, a dispetto del suo stesso nome - «YHWH-salva» - non è in realtà il messia ebraico predetto dalle Scritture, anzi non è neppure figlio di YHWH, il dio Creatore di questo mondo. Egli è il messia di un Dio straniero, un Dio che fino ad allora non si era mai rivelato al mondo.
Per i marcioniti non esisteva alcun passato da giustificare o riabilitare, tantomeno un passato degno da ricordare, nessuna necessità di apologia, perchè il Figlio del Dio d'Amore, Gesù, era apparso sulla Terra proprio per negare ogni Storia, ogni passato, in quanto fatalmente affetto dall'impronta corruttrice di un dio Creatore inferiore.

Ne deriva con logica necessità che precisa intenzione degli inventori di Mcn fu esattamente la costruzione letteraria di quell'«inspiegabile enigma», «enigmatico», «un materiale davvero intrattabile» che è il primo vangelo.

In quel vangelo Gesù non fa il minimo sforzo neppure di rivelare esplicitamente la sua vera identità di Figlio di un Dio Straniero. Neppure al lettore originario del vangelo (presumibilmente marcionita, e dunque al corrente di ciò). E neppure l'evangelista è così esplicito nel volerlo comunicare. E noi sappiamo qual era il motivo per i marcioniti: Gesù doveva celare la sua vera identità per portare a termine la sua missione, che era quella di ingannare il Demiurgo riscattando un'umanità altrimenti peccatrice per sempre in virtù della stessa Legge del dio Creatore rea di introdurre la morte nel suo mondo, una morte «giusta» per ogni essere umano perchè ogni essere umano, in quanto peccatore, era - per ferrea, crudele «giustizia» -, meritevole di morire.

 Ecco dunque la mia confutazione del caso inteso fare dal prof Bermejo-Rubio: l'anomalia di un apparente Messia sconfitto come un volgare sedizioso era ricercata, era voluta. Non era un mero effetto collaterale derivante dal presunto imbarazzo di qualcosa o di qualcuno. Gesù doveva morire come un sedizioso, suscitando esattamente gli stessi medesimi interrogativi che si pone il prof Bermejo-Rubio, e cioè per la precisione esattamente questa contraddizione:

1) Gesù appare fino alla morte un sedicente messia ebreo come ve n'erano tanti in giro in terra di Giuda, ossia sediziosi o in odore di sedizione.
2) Ma Gesù in realtà è il Messia di un Dio Straniero, non del dio che ha ispirato le Scritture ebraiche.

Bermejo-Rubio è così colpevole di aver travisato totalmente la vera identità di Gesù nel primo vangelo, ma di averla travisata al modo identico in cui l'hanno travisata gli stessi attori del sacro dramma liturgico che è Mcn. E precisamente al modo in cui l'hanno travisata i dodici apostoli, nella persona di Pietro.

Costui aveva detto: TU ES CHRISTUS, nel vangelo di Marcione (si veda Luca 9:20).

Beccandosi in tutta conseguenza un aspro rimprovero da parte di Gesù, un monito di non dire nulla a nessuno che lo fosse. Lo stesso monito rivolto da Gesù ai demoni.

I nostri vangeli canonici insistono nell'insinuare l'idea che il motivo del Segreto Messianico (il quale, nella parola stessa, tradisce l'errata assunzione a priori che Gesù fosse veramente il Messia ebreo) è nella volontà dello stesso Gesù di non rivelare anzitempo la sua identità messianica agli occhi del mondo.
Trovo curioso in tal senso che il titolo di un modesto commentario al vangelo di Marco si intitoli «NON DIRLO» (sottinteso: che Gesù è il Cristo).

Ma il motivo in Mcn è un altro. Gesù sgridò Pietro perchè Gesù non era il Cristo ebreo, non era il Cristo davidico, non era il Cristo del dio creatore. E dunque non voleva che si diffondesse una menzogna. Una menzogna che, quando creduta vera dalle autorità, dai farisei e da un esitante Pilato - l'unico in tutto il sacro dramma a intravedere un minuscolo barlume della vera identità di Gesù quando esclamò meravigliato «io non trovo nessuna colpa in quest'uomo!» - porterà a morte Gesù sulla croce con tanto di titolo a rifletterne l'equivoco fondamentale di fondo: QUESTO È IL RE DEI GIUDEI.

Perchè Gesù non era veramente l'atteso «re dei giudei»: questi doveva esserlo, nella teologia marcionita, il Mashiach predetto nel Tanak e nel Talmud per gli ebrei e solo per loro, non per i cristiani.

Ecco svelato il grande enigma che i folli apologeti non sono mai riusciti a risolvere (e nemmeno il prof Bermejo-Rubio che pure cristiano non è) ma che almeno sono abbastanza onesti da riconoscere in tutta la sua inquietante assurdità di fondo:
«La precisa ragione(o ragioni) del perchè l'esistenza di Gesù terminò come fece, precisamente per le mani del prefetto romano sotto l'accusa di pretendere di essere Re dei Giudei, è la più forte, la più disturbante, e più centrale di tutti gli enigmi che Gesù pose e fu» (Meier 2001: 646);
(pag. 21, nota 9, mia libera traduzione e mia enfasi)

Ora sappiamo il motivo: in Mcn quella descrizione di Gesù come apparente pretendente al trono di Giuda fu interamente deliberata per fare un mero punto teologico squisitamente marcionita.

Quando i nostri vangeli canonici intesero sollevare per la prima volta, contro Marcione, quell'associazione tra il loro Gesù evangelico e il Messia ebraico, dovettero avere solo allora necessità di una sacra APOLOGIA che allontanasse il sospetto, agli occhi dei romani, che Gesù fosse un Messia ebreo come ogni altro succedutosi in Giudea, insistendo ad nauseam e ad infinitum che Gesù era un messia ebreo ma diverso dagli altri ebrei, scoprendo così facilmente il fianco alle critiche di un Celso come la seguente:
Ma poiché Celso dopo aver nominato tutti questi peccatori abominevoli*, aggiunge ancora per rendere la sua accusa più atroce : “Chi altri potrebbe un brigante (lestes) chiamare a sé col suo proclama?”
(Contra Celsum, III, 61)
...o di Ierocle come la seguente:

 Cristo [ ], scappato dai Giudei, raccolse novecento uomini per dedicarsi al brigantaggio.
Quell'APOLOGIA si rendeva necessaria da parte proto-cattolica perchè da un lato si doveva spiegare l'identità di Gesù col Vero Messia di Israele Predetto dalle Scritture ebraiche, dall'altro si doveva difendersi dalle ovvie accuse che i vari Bermejo-Rubio del tempo avrebbero senz'altro facilmente sollevato riconoscendo a prima vista quel pattern letterario di indizi apparentemente zeloti (come per esempio, il fatto che Gesù fu crocifisso tra due lestes) la cui introduzione nel primo vangelo rispondeva invece al deliberato tentativo marcionita di instaurare un equivoco insolubile nel messianismo ebraico: se Gesù è il messia di YHWH, perchè muore come un volgare malfattore?
Ma ora noi sappiamo quale fu la risposta marcionita al quesito da loro stessi creato: Gesù non era un malfattore perchè non era veramente il messia ebreo Salvatore di Israele, bensì era il messia di un altro dio.

Tra tutte le possibili giustificazioni della morte di un apparente messia ebreo, proprio quella addotta dai marcioniti non fu gradita dagli autori proto-cattolici dei nostri vangeli canonici. Perchè minava dalle fondamenta l'essenza stessa del loro nascente cattolicesimo.

Così, solo così, posso confutare il punto inteso fare dal prof Bermejo-Rubio:
Una buona porzione di quest'evidenza è presente nei racconti della Passione: Gesù fu crocifisso, vale a dire, condannato a morte con la solita punizione romana per schiavi e ribelli di provincia, e due lesthai (non  «ladri», ma porbabilmente insurrezionisti) furono crocifissi ad entrambi i suoi lati; il titulus crucis era «Re dei Giudei»; la natura burlesque della derisione di Gesù da parte dei soldati di Pilato comporta una parodia dell'epifania regale; la considerazione di Gesù come un Messia/Christos implica anche una pretesa politicamente compromessa, come illuminata in Luca 23:2: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo,»; il fatto che una squadra pesantemente armata fu inviata ad arrestare Gesù segretamente e di notte suggerisce fortemente che il suo gruppo era pericoloso; alcuni, almeno, dei discepoli di Gesù si trovavano in possesso di armi celate, come è attestato da Luca 22:38.49, e sapevano come utilizzarle (Marco 14:47 and par.). La cosa interessante è che assai più rilevante materiale per tutti i vangeli, e perfino in altre opere del Nuovo Testamento.
(pag. 21, mia libera traduzione)

Il pattern letterario di indizi zeloti esiste e fu introdotto nel primo vangelo per insinuare deliberatamente la contraddizione: chi è veramente Gesù?
 
Gesù fu crocifisso, vale a dire, condannato a morte con la solita punizione romana per schiavi e ribelli di provincia

Risposta marcionita: così pensavano erroneamente coloro che crocifissero Gesù (e perciò erano senza colpe), ma lui non era in realtà aspirante al trono di Israele perchè non era il Messia del dio Creatore, ma doveva solo sembrarlo per portare a termine la sua missione, cioè ingannare il Demiurgo.
e due lestes (non «ladri», ma probabilmente insurrezionisti) furono crocifissi ad entrambi i suoi lati;

Risposta marcionita:
i due «ladroni» erano probabilmente insurrezionisti così da rivelare ancora di più il contrasto tra ciò che appare essere Gesù ai presenti alla sua crocifissione, e ciò che realmente è Gesù (ossia il Figlio di un Dio Straniero).
 il titulus crucis era «Re dei Giudei»;
Risposta marcionita: così credevano erroneamente sul suo conto amici e nemici. Ma si sbagliavano perchè «Re dei Giudei» è solamente il messia del Demiurgo.
la natura burlesque della derisione di Gesù da parte dei soldati di Pilato comporta una parodia dell'epifania regale;
Risposta marcionita: come sopra, i soldati di Pilato credono erroneamente di torturare l'ennesimo sedizioso di turno reo di essersi proclamato Vero Messia di Israele.
la considerazione di Gesù come un Messia/Christos implica anche una pretesa politicamente compromessa, come illuminata in Luca 23:2: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo,»;
Risposta marcionita: l'accusa è squisitamente politica, perchè nata dall'errata convizione degli accusatori che Gesù fosse il sedicente Messia di Israele predetto nelle Scritture ebraiche (quando in realtà la sua venuta non fu predetta da nessuno ma fu un atto del tutto gratuito del Dio Straniero di cui Gesù era il Figlio).
il fatto che una squadra pesantemente armata fu inviata ad arrestare Gesù segretamente e di notte suggerisce fortemente che il suo gruppo era pericoloso;

Risposta marcionita:
ciò suggerisce che i farisei credevano che il suo gruppo fosse pericoloso, perchè vittime di false concezioni sull'identità di Gesù (reputandolo il Messia d'Isaele).
alcuni, almeno, dei discepoli di Gesù si trovavano in possesso di armi celate, come è attestato da Luca 22:38.49, e sapevano come utilizzarle (Marco 14:47 e par.).
Risposta marcionita: doveva essere così, perchè i discepoli di Gesù in Mcn sono davvero zeloti o filo-zeloti, tutti vittime di concezioni errate sull'identità di Gesù, reputandolo a torto il Vero Messia di Israele inviato da YHWH per cacciare i romani dalla Giudea e instaurare un regno millenario teocratico sulla Terra. Ma in realtà Gesù è il Figlio del Dio Ignoto.
Numerosi passi stabiliscono un legame tra le azioni di predicazione e guarigione di Gesù e rivolte popolari (ad esempio 6:15);
Risposta marcionita: il vangelo di Giovanni è la versione canonica di un vangelo gnostico posteriore a Mcn ma dalla teologia molto simile a quella marcionita, per cui non meraviglia che anche in quel vangelo l'identità di Gesù è misteriosa in quanto egli non è figlio del dio creatore ma viene scambiato erroneamente come tale, fino alle estreme, paradossali conseguenze:
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
(Giovanni 6:14-15)
La cosa interessante è che assai più rilevante materiale per tutti i vangeli 7, e perfino in altre opere del Nuovo Testamento 8.
Le note 7 ed 8 sono le seguenti nella mia traduzione delle parole originali del prof spagnolo:
7. Per esempio, la predicazione dell'arrivo imminente del Regno di Dio aveva un carattere inequivocabilmente politico, e la natura socio-politica del Regno è provata dalle speranze dei discepoli di ricevere ricompense tangibili, intramondane. L'«ingresso trionfale» a Gerusalemme fu un'azione pianificata e comportava chiare rivendicazioni politiche. Inoltre la violenza implicata in numerosi detti di Gesù (ad esempio Marco 8:33; Matt 10:34; Luca 12:49), l'episodio finale nel Tempio (Marco 11:15-19 e par.) comporta attività violente di qualche sorta. Secondo le stesse dichiarazioni dei discepoli, Gesù era «lui a redimere Israele» (Luca 24:21). C'è evidenza che punta al fatto che Gesù si oppose al pagamento di un tributo a Roma. L'episodio dell'Esorcismo del Geraseno (Marco 5:1-13) sembra avere un riferimento politico (sedizioso): il nome dello spirito impuro è «Legione» (il termine latino è usato). Toni sediziosi sono presenti dall'inizio della storia mitica di Gesù  (Luca 1:32.51f.74). Numerosi passi stabiliscono un legame tra le azioni di predicazione e guarigione di Gesù e rivolte popolari (ad esempio 6:15); e così via. Ulteriori elementi saranno illustrati nel presente articolo.

8. Secondo Atti 1:6, lo scopo di Gesù era d restaurare il regno di Israele. Secondo Atti 5:35-39, il fariseo Gamaliele confrontò Gesù e i suoi seguaci con Teuda (un profeta di segni) e il suo movimento come pure con quello di Giuda il Galileo (un sedizionista). Il Libro dell'Apocalisse ha preservato la memoria di una concezione di Cristo quale un fiero guerriero, e descrive l'uscita di sangue fino al morso dei cavalli (Apo 14:20).

La mia replica ad ogni punto di cui sopra mostrerà di rispondere ad un medesimo pattern letterario/teologico ricorrente nel primo vangelo (perciò è respinta al mittente l'eventuale accusa da parte sua di atomizzazione e di forzatura nell'interpretazione), e cioè mostrare come il sacro dramma liturgico che è Mcn aveva esattamente lo scopo di descrivere i discepoli di Gesù come aspiranti rivoluzionari bramosi di mettere mano alla spada non appena Gesù avesse deciso di corrispondere appieno alle loro (errate) aspettative messianiche su di lui. Come pure di descrivere i nemici di Gesù come tali perchè vittime della stessa errata concezione nei suoi confronti: che lui avesse a che fare con le profezie messianiche intorno al Messia ebraico. Quando in realtà Gesù è il Messia di un Dio Straniero e di nessun altro.
7. Per esempio, la predicazione dell'arrivo imminente del Regno di Dio aveva un carattere inequivocabilmente politico,
Risposta marcionita: questo è vero per i discepoli di Gesù, non per Gesù stesso.
la natura socio-politica del Regno è provata dalle speranze dei discepoli di ricevere ricompense tangibili, intramondane.
Risposta marcionita: questo è vero per i discepoli e per ciò che pensano riguardo Gesù, ma non per Gesù, il cui regno letteralmente non è di questo mondo, dato che questo mondo appartiene al Demiurgo.
L'«ingresso trionfale» a Gerusalemme fu un'azione pianificata e comportava chiare rivendicazioni politiche.
Risposta marcionita: solo per i discepoli di Gesù.
 la violenza implicata in numerosi detti di Gesù (ad esempio Marco 8:33; Matt 10:34; Luca 12:49)
Risposta marcionita: in Mcn (come ricostruito da Dieter Roth) figura questo verso:
Io sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra.
(Luca 12:49)
e questo:
Pensate che io sia venuto a portare pace nel mondo? No, ve l'assicuro, non la pace ma la divisione.
(Luca 12:51)
È chiaro che il Gesù di Mcn sta dichiarando che lui non è di questo mondo perciò chi vuole seguirlo deve rinunciare a questo mondo e alle lusinghe del suo dio creatore. Ma nota che quelle parole sono deliberatamente ambigue così da ospitare anche l'interpretazione preferita dagli stessi discepoli di Gesù (e dal prof Bermejo-Rubio), ossia che Gesù stesse manifestando la sua speranza apocalittica nella distruzione del vecchio ordine mondiale e nell'instaurazione, con la forza e con l'aiuto di YHWH, di una teocrazia terrena della durata di mille anni.
È curioso che il cattolico Luca si accorge dell'ambiguità (per lui controproducente dal momento che, da buon protocattolico, non vuole affatto insinuare l'idea che il suo Gesù non fosse il messia ebreo ma nemmeno che fosse il messia ebreo come inteso dai discepoli in Mcn) e cerca di superarla inserendo Luca 22:35-38 all'episodio:
35 Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla».
36 Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.
37 Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento».
38 Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

Guarda cos'ha fatto Luca:
si è accorto che trasformare Gesù nel Messia di Israele lo espone all'accusa di sedizione antiromana (che in Mcn era chiaramente il malcelato desiderio dei discepoli di Gesù) e si appresta ad introdurre un esplicito rifiuto di Gesù di ogni velleità rivoluzionaria associata alla sua messianicità! Così il Bermejo-Rubio dell'epoca era accontentato: «Gesù, pur essendo legittimo Messia di YHWH, condanna apertamente ogni forma di violenza! Come puoi dubitarne?»
l'episodio finale nel Tempio (Marco 11:15-19 e par.) comporta attività violente di qualche sorta.

Risposta marcionita:
l'intero episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio, docet Roth, non era presente in Mcn. Ancora una volta, nel tentativo antimarcionita di far coincidere l'essere di Gesù con il suo mero apparire, si offre il destro a chi sospetta Gesù di agognata insurrezione contro Roma e affiliati.
Secondo le stesse dichiarazioni dei discepoli, Gesù era «lui a redimere Israele» (Luca 24:21).
Risposta marcionita: in Mcn questo è esattamente vero. Ma questo non prova che Gesù era sedizioso, solo che i suoi discepoli bramavano che lo fosse perchè vittime di concezioni errate.
C'è evidenza che punta al fatto che Gesù si oppose al pagamento di un tributo a Roma.

Risposta marcionita: al contrario si tratta, in Mcn, di un invito al pacifismo (Luca 20:25) che contraddice i sospetti dei tentatori di Gesù (Luca 20:20).
L'episodio dell'Esorcismo del Geraseno (Marco 5:1-13) sembra avere un riferimento politico (sedizioso): il nome dello spirito impuro è «Legione» (il termine latino è usato).
Risposta marcionita: Luca 8:30 è attestato in Mcn e l'allusione politica ai romani è evidente e si spiega col fatto che i demoni sono nemici del Demiurgo e perciò divinità straniere associate ai romani, convinti che Gesù sia l'inviato di YHWH arrivato sulla Terra per punirli e cacciarli da Israele (si veda anche Luca 4:34 dove il demone alla vista di Gesù urla: «Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!», a indicare che lo scambia per il Messia del Demiurgo). Gesù è un giustiziere ma non del Demiurgo, e difatti permette ai demoni di salvarsi scivolando nei porci. Ma nota che i versi di Luca 8:33-42 in Mcn non sono attestati, e viene il sospetto che il verso 8:33 :
33 I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò.
sia un'aggiunta lucana per allontanare l'idea che Gesù avesse mostrato pietà verso i demoni dando loro una via di fuga invece di precipitarli nell'abisso (Luca 8:31). Gesù è il Figlio del Dio d'Amore e non punisce nessuno, neanche Satana, anzi libererà nell'Ade pure i peccatori, perfino Caino, perfino il Serpente della Genesi. Per il protocattolico Luca invece, Gesù doveva essere il giustiziere di YHWH e non mostrare dunque nessuna pietà almeno contro i nemici demoniaci di YHWH (che coincidevano con gli idoli pagani). Bermejo-Rubio dunque è legittimato a sospettare il Gesù lucano di sedizione, ma non il Gesù di Mcn del quale quello di Luca costituisce il clone letterario.
Toni sediziosi sono presenti dall'inizio della storia mitica di Gesù  (Luca 1:32.51f.74).

Risposta marcionita: La storia della nascita immacolata di Gesù non è presente in Mcn, dunque ancora una volta Bermejo-Rubio è costretto a sospettare unicamente del Gesù canonico.

8. Secondo Atti 1:6, lo scopo di Gesù era di restaurare il regno di Israele. Secondo Atti 5:35-39, il fariseo Gamaliele confrontò Gesù e i suoi seguaci con Teuda (un profeta di segni) e il suo movimento come pure con quello di Giuda il Galileo (un sedizionista).
Risposta marcionita: Atti degli Apostoli è mera tendenziosa propaganda anti-marcionita, quindi il punto di Bermejo-Rubio dimostra che i protocattolici avevano chiaramente il problema, agli occhi del pubblico greco-romano, di allontanare dal loro Gesù, in quanto Messia ebreo, ogni sospetto di insurrezione armata con tanto di esplicite negazioni apologetiche, ma non i marcioniti, per i quali Gesù non aveva alcuna ambizione terrena non essendo affatto padrone di questo mondo.
Il Libro dell'Apocalisse ha preservato la memoria di una concezione di Cristo quale un fiero guerriero, e descrive l'uscita di sangue fino al morso dei cavalli (Apo 14:20).
Risposta marcionita: Apocalisse, se precedeva Mcn, probabilmente non era nemmeno un documento cristiano per cui forse neppure conteneva qualche menzione di Gesù, oppure, se lo faceva, dimostra che la comunità dell'Apocalisse era anteriore a quella marcionita, ma non dimostra la storicità del Gesù di cui parlano (in quanto ciò di cui parla a detta del suo autore viene esperito unicamente per rivelazione - e una rivelazione per giunta fabbricata). Personalmente ritengo che l'Apocalisse fu scritta da giudaizzanti del II secolo contro marcioniti e protocattolici (si veda l'accademico Witulski cos'ha da dire sulla datazione di questo misterioso libro).


Come si vede, la mia confutazione dell'argomento di Bermejo-Rubio si caratterizza per il riconoscimento del suo pattern letterario di «dissepta membra» apparentemente zelote ma anche per l'omogeneità della mia spiegazione alternativa della presenza di quel pattern, venuto ad emergere, a mio giudizio, come mero effetto collaterale della più generale operazione protocattolica intesa a far coincidere il Gesù apparente (ovvero il Gesù Messia del Demiurgo) col Gesù reale (ovvero il Gesù Messia di un Dio alieno) in una sola persona, previa identificazione del Padre di Gesù col dio creatore YHWH.

Si tratta dunque di una confutazione non solo di Bermejo-Rubio, ma anche dell'applicazione del Criterio di Imbarazzo sul pattern di «dissepta membra» zelote da lui giustamente individuato: infatti, le tracce di indizi zeloti esistono ed è un fatto che esistono nei nostri vangeli canonici, ma è pure un fatto che emergono in seguito al goffo tentativo proto-cattolico di correggere un precedente vangelo eretico (Mcn) dove quelli indizi zeloti erano introdotti apposta perchè corrispondevano all'errata immagine che i nemici e gli amici di Gesù si erano fatti del «Cristo» loro di fronte, scambiandolo per il giustiziere del Demiurgo e non riconoscendolo invece per il Rivelatore del Dio Alieno.

Dunque ecco come si sono svolti i fatti:

1) Mcn introduce continue allusioni alla sedizione antiromana laddove deve descrivere le aspettative e le speranze dei discepoli di Gesù e i sospetti dei nemici di Gesù e dei demoni da lui esorcizzati, rendendo passibili di interpretazioni in tal senso, per via della loro ambiguità, gli stessi detti di Gesù così da facilitare l'incomprensione che circonda l'identità del vero Padre di Gesù.
2) i nostri vangeli canonici vogliono essere il più chiari possibile nell'identificare il dio Creatore YHWH con il vero Padre di Gesù, in funzione anti-marcionita.
3) ma così facendo, identificando Gesù con il Messia del dio Creatore, i protocattolici sono costretti a intentare dovunque goffe apologie in presenza delle continue allusioni alla sedizione antiromana che si erano trascinati dietro nei loro vangeli canonici (avendoli derivati tutti dal primo vangelo, Mcn).
4) da Celso fino ai nostri giorni, a Bermejo-Rubio, non sono mancati coloro che hanno applicato scorrettamente il Criterio di Imbarazzo su quelle tracce sparse di indizi zeloti nei nostri vangeli canonici, ricavando come errata conclusione che «il Gesù storico deve essere stato coinvolto in attività sediziose contro i romani». Hanno potuto compiere questo errore perchè hanno trascurato il punto 1.


Cosa fare dunque della ricerca del prof Bermejo-Rubio, una volta confutata la sua tesi facendo uso della priorità di Mcn? Io penso che il suo articolo mi sia servito innanzitutto per dimostrare ancora una volta la totale inefficacia del Criterio di Imbarazzo applicato ai vangeli non solo nel dimostrare l'autenticità di un aspetto di Gesù, ma anche nel dimostrare la sua stessa esistenza storica. Dunque io ritengo di aver conficcato un altro chiodo sulla bara del Criterio di Imbarazzo (il più importante dei cosiddetti «criteri di autenticità») e questo la dice lunga sulle totali cantonate di cui sono vittime gli accademici storicisti (folli apologeti o meno).




Ma penso tuttavia che il suo articolo sia servito a spiegare in controluce un aspetto altrimenti oscuro e misterioso dei nostri vangeli, compreso Mcn.

Scrive Bermejo Rubio:

Obiezione 8: i discepoli di Gesù non avevano alcuna relazione con lo zelotismo

È stato spesso proposto che i soprannomi di parecchi discepoli di Gesù — «Qananaios»/«Zelota», «Barjona» e «Iskarioth» — tradiscono la loro appartenenza alla resistenza anti-romana.
...
Anche se si assume che i discepoli di Gesù non avessero nessuna connessione con gruppi organizzati anti-romani, questo fatto per sé stesso non prova coerentemente nulla.

(pag. 32-33, mia libera traduzione)

La replica del prof Bermejo-Rubio all'Obiezione 8 fa esattamente il caso marcionita: i discepoli di Gesù furono deliberatamente descritti dall'autore di Mcn come di estrazione zelota, così da facilitare ancor più agli occhi del lettore originario di Mcn il loro colossale abbaglio sulla reale identità di Gesù non riconoscendolo come Figlio di un Dio Alieno ma come il Mashiach del Dio degli ebrei.

Ma è importante anche la risposta del prof Bermejo-Rubio alla Obiezione 9.

Obiezione 9: Gesù era profondamente diverso dai suoi discepoli, e ogni violenza veicolata nei vangeli dovrebbe essere attribuita solamente a loro

Poichè, come abbiamo visto, ci sono indizi nella tradizione delle violente inclinazioni di alcuni discepoli, un dispositivo davvero frequente consiste nel trarre una sistematica e nitida linea di confine tra i discepoli — che potevano essere a volte aggressivi e dalal vista corta — e un Gesù completamente pacifico, che sembra essere al di là della loro logica violenta e senza connessioni con turbolenze esterne.
Per ammissione comune, Gesù era un predicatore carismatico che sembra aver avuto una forte personalità e alcune opinioni idiosincratiche, così si può sicuramente assumere che c'erano differenze tra lui e i suoi discepoli (proprio come c'erano probabilmente differenze all'interno del gruppo stesso dei suoi discepoli).
Sorgono comunque parecchi problemi quando si arriva a stabilire un golfo incolmabile. Gesù era il leader e padrone del suo gruppo, ed era lui che comandava e impartiva ordini, così le sue linee guida devono essere state osservate. Ed era invero lui che scelse il gruppo che divenne il suo discepolato, che li teneva come suoi discepoli per la sua vita pubblica, e che li inviò a predicare come missionari nel suo nome, così da aver dovuto controllare che non fossero così ottusi. Questo significa che ci dev'essere stata continuità tra le idee del padrone e quelle dei suoi discepoli durante la sua esistenza. Pensare altrimenti significa attribuire a Gesù un grado di assenza di realismo che non si adatta con quello che la tradizione racconta di lui.  Per di più, sebbene solo i discepoli siano descritti come in possesso e in uso di armi, era Gesù che emise i dati sul prendere la spada, sul portare una spada sulla Terra (Matt 10:34), e sull'acquistare spade
(Luca 22:36), ed era lui che nutrì le loro speranze perchè diventino figure prominenti in Israele  (Matt 19:28).  Ed era lui che, secondo le fonti, provocò un incidente nel Tempio che implica azione violenta, e che aveva ambizioni regali. Pretendere che mire politiche e violenza concerni solamente i discepoli è estremamente improbabile da un punto di vista psicologico e storico. Di fatto, quella pretesa sembra dipendere sul mito teologico dell'unicità di Gesù.

Perciò, quel che volevano e facevano i discepoli deve aver concordato, almeno in termini generali, con gli stessi scopi e aspettative di Gesù. Questo significa, se i discepoli aspettavano una redenzione integrale di Israele, che Gesù deve averla attesa parimenti; e che, se essi erano armati di spade ed eventualmente le utilizzarono, la violenza non era in ultima istanza incompatibile con l'opinione di Gesù.

(pag. 33-34, mia libera traduzione e mia enfasi)

Qui il prof Bermejo-Rubio induce davvero a fare un punto molto importante e per nulla trascurabile:

Questo significa che ci dev'essere stata continuità tra le idee del padrone e quelle dei suoi discepoli durante la sua esistenza. Pensare altrimenti significa attribuire a Gesù un grado di assenza di realismo che non si adatta con quello che la tradizione racconta di lui.

Ma la priorità di Mcn conferma proprio quest'alternativa! Quale esempio migliore di «assenza di realismo» per Gesù se non quello offerto da Mcn, dove Gesù si staglia innaturalmente sereno e imperturbabile in mezzo a persone, tra amici e nemici, che non riescono a identificarlo per quello che veramente è (ossia il Figlio di un Dio Alieno) ma sembre incappano fatalmente nell'errore di interpretazione sul suo conto?





È pur vero che il prof Bermejo-Rubio si porta a casa un punto estremamente importante e difficilmente contestabile:
SE un Gesù storico è esistito veramente, ALLORA è molto probabile, ancor più con Mcn come Più Antico Vangelo, che egli fu un sedizioso antiromano.

E questo esattamente per la risposta del prof all'Obiezione 9.


Infatti è un FATTO che nel primo vangelo Mcn:
1) i discepoli sono di estrazione zelota e credono che Gesù sia il messia guerriero promesso da YHWH e dalle Scritture ebraiche e per questa ragione lo seguono;
2) i farisei sospettano Gesù di sedizione e vogliono osteggiarlo per questo;
3) i demoni stessi temono Gesù perchè lo identificano con il crudele giustiziere inviato dal Demiurgo per punirli;
4) Gesù fa discorsi ambigui volti ad ingannare ancor più gli attori dei punti 1, 2 e 3 sulla sua reale identità.
5) Gesù muore come RE DEI GIUDEI quando in realtà il legittimo «re dei giudei» promesso dal Demiurgo sarà un altro.

Un ipotetico Gesù storico deve soddisfare come requisito minimo il suo essere un ebreo al 100%. Perciò l'unico ipotetico Gesù storico il cui «ricordo» - ammesso che si possa chiamare tale - possa essere finito per vie traverse ed oscure nel primo vangelo che fu scritto (Mcn) non può essere nient'altro che il Gesù sedizioso teorizzato dal prof Bermejo-Rubio.

Se invece il vangelo più antico fu Marco (e non Mcn), allora non ci sarebbe più il minimo dubbio sul fatto che il prof Bermejo-Rubio ha perfettamente ragione nella dimostrazione della sua tesi, applicando correttamente il Criterio di Imbarazzo al vangelo di Marco. Peccato per lui, però, il vangelo più antico - la nostra unica fonte primaria su Gesù dal quale tutti gli altri dipendono - è molto probabilmente Mcn.

Se spunta fuori una prova extra-evangelica indipendente dell'esistenza di Gesù, allora la tesi del prof Bermejo-Rubio sarà confermata. Lui crede già di trovarla nel famigerato quanto banalmente interpolato ''detto Cristo'' di Antichità Giudaiche 20.200 di Flavio Giuseppe, oppure in un ipotetico nucleo originario perduto per sempre presente dove ora compare la chiara interpolazione nota come Testimonium Flavianum, ma francamente tutta quella presunta «evidenza» scompare come neve al Sole ad uno sguardo più obiettivo e approfondito.

Ho chiesto a Richard Carrier se il suo dichiarato agnosticismo gesuano (motivato quando deve basarsi sui vangeli e solamente sui vangeli) dovesse cambiare in favore del mito o della storicità di Gesù qualora accettasse Mcn come primo vangelo dal quale tutti gli altri dipendono.

Ecco la sua risposta:

Se noi stiamo ammettendo che il Gesù evangelico è stato deliberatamente costruito per vendere un determinato sostituto dell'AT e che nessun precedente Gesù evangelico sia esistito, allora sì, l'evidenza di quel genere di originante vangelo con quel genere di stabilito obiettivo all'origine di ogni altra cosa è in questo caso meno probabile sulla storicità e più probabile sul miticismo. Sarebbe in sostanza, equivalente ad ammettere quasi tutto i miticisti dicono, piuttosto che prenderlo come altrettanto probabile: che le narrazioni storiche su Gesù sono una fabbricazione molto tarda e deliberata senza alcun interesse nella Storia.
Io penso che c'è un ulteriore motivo per dubitare ancor più della storicità di Gesù in aggiunta a quelli appena indicati qui sopra da Richard Carrier relativamente alla priorità di Mcn.
Ma intanto penso che un altro grande merito del prof Bermejo-Rubio non vada affatto trascurato. Lui ha dimostrato, a mio parere oltre ogni ragionevole dubbio, mediante l'individuazione di quel preciso pattern letterario di dissepta membra zelote nei vangeli canonici (malgrado l'uso in definitiva scorretto che ne fa applicando su di loro il Criterio di Imbarazzo) che :

i discepoli di Gesù nel primo vangelo sono ex-zeloti o filo-zeloti ottusamente convinti che Gesù, come legittimo messia guerriero di Israele, punisca i suoi nemici e purifichi la Giudea dai romani.

Da questo segue con matematica necessità che il bersaglio polemico del primo vangelo, Mcn, sono esattamente il messianismo militante (simboleggiato dalle brame di insurrezione dei discepoli di Gesù, Pietro in primis) e il giudaismo tutto (simboleggiato da farisei e sadducei), nonchè il paganesimo (simboleggiato dai demoni).

Dunque, totalmente al di là della questione sulla storicità o astoricità di Gesù, io penso che il prof Bermejo-Rubio abbia ragione almeno su un punto.

Perchè fu creato il Gesù evangelico? Perchè fu scritto il primo vangelo, Mcn?


LA RISPOSTA:

Io penso che la figura di «Gesù» fu creata a tavolino dai protomarcioniti per indirizzare il messianismo ebraico - la sua ideologia apocalittica violenta, antiromana, nazionalistica, xenofoba - in una religione messianica pacifica, spirituale, ruotante attorno ad un mito di Gesù Cristo che è tanto apolitico quanto Babbo Natale. Il marcionismo allora è un'espressione del conflitto per conquistare i ''cuori e le menti'' che fece da inevitabile complemento, deliberato o inconsapevole non è più dato saperlo, alle iniziative militari e politiche dei romani contro il nazionalismo messianico ebraico.