lunedì 27 marzo 2017

Sulla disperata ricerca nelle epistole di qualcosa che attesti un Gesù storico

Il Cristianesimo iniziò come un culto carismatico nel quale parecchi dei suoi leader e membri 
mostravano evidenza di personalità schizotipe. Essi naturalmente e regolarmente soffrivano 
di allucinazioni (avendo visioni e ascoltando voci), spesso credevano che i loro sogni 
fossero comunicazioni divine, entravano in stato di trance, praticavano glossolalia, 
ed erano (o così ci vien detto) altamente suscettibili alle malattie psicosomatiche 
(come ''possessione'' e isterica cecità, mutismo e paralisi).
 (Richard Carrier, On the historicity of Jesus, pag. 124, mia libera traduzione)

NIENTE: Secondo il parere di tutti, il niente è ciò di cui non possiamo dire nulla o ciò che non ha nessuna delle qualità che siamo in grado di giudicare. Che cos'è dunque, signor curato, un essere spirituale? Che cos'è una sostanza immateriale o priva di estensione, di colore, di forma? Che cos'è un angelo? Che cos'è un diavolo? Che cos'è...? Altolà! Sono misteri dei quali né lei né io dobbiamo capire qualcosa.  (Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

Quando lessi per la prima volta Jesus: Neither God Nor Man dello studioso Earl Doherty, la tesi miticista che nelle lettere autentiche di Paolo l'apostolo non ci fosse mai la benchè minima allusione ad un Gesù storico mi condusse ad un'intera serie di pensieri sulla quale meditavo spesso. Quei pensieri riguardavano principalmente il mio desiderio di conoscere qualcosa dalle lettere di Paolo intorno a Gesù della cui realtà storica potessi essere sicuro, qualcosa che potesse aiutarmi nell'avvistamento di un possibile indizio, nelle lettere paoline, che puntasse inequivocabilmente ad un Gesù storico.

Naturalmente provare un tale desiderio, che mi induceva a meditare, non era una cosa eccezionale per me. Altri hanno già impiegato il loro tempo, mi sembrava, cercando di soddisfarlo in vari modi. Recentemente in molti hanno cercato di soddisfarlo in qualche modo, pur di reagire agli argomenti miticisti piuttosto persuasivi del dr. Richard Carrier avanzati nel suo ormai classico OHJ.
Sebbene non fossi affatto un esperto, contavo soprattutto sul fatto che altri riuscissero a confutare le tesi di Richard Carrier proprio nell'interpretazione dell'evidenza in apparenza più favorevole al suo caso, ossia le lettere autentiche di Paolo.
Ebbene, quel pio desiderio si è rivelato, dopo così tanto tempo dalla pubblicazione di OHJ (risalente a tre anni fa), alla lunga deludente, per non dire frustrante.

Le lettere autentiche di Paolo sembrano indicare tutt'altra direzione rispetto a quella desiderata da chi desidera leggervi tracce di un Gesù storico al loro interno.  In quelle lettere, il soverchiante silenzio intorno ad un Gesù storico era riempito dal buio assoluto di rivelazioni privilegiate esperite dal loro autore da parte di un oscuro arcangelo celeste, un buio assoluto che seppelliva tutto sotto di sè come la terra dura e compatta di una tomba.

Gesù Cristo è crocifisso nella notte — immagino che mi dica Paolo durante una delle sue estasi — visto che nella “notte” era stato “consegnato” (1 Corinzi 11:23) al suo destino di morte. Vedi? È nella notte. Senti le sue “alte grida” (Ebrei 5:7)? I suoi demoniaci carnefici gli sono addosso. La notte si è distesa sopra di lui. Colui che ha “svuotato sé stesso” (Filippesi 2:7) può andare ovunque col favore della notte, non riconosciuto dai suoi assassini (1 Corinzi 2:8). Ascolta. Il Cristo ci chiama (Galati 5:8, Filippesi 3:14).


“Ascolto”, vorrei rispondere al nobile invito dell'uomo chiamato Paolo, “ascolto, perchè almeno le tue parole, se non le tue visioni, possano divenirmi chiare”. Guarda quassù, dicono le parole di Paolo, guarda quassù.
Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo. So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunciare. (2 Corinzi 12:2-4)

Ma ovviamente non posso farlo. Nessuno lo può fare, neppure al tempo di Paolo, perchè pochi godevano di quel suo stesso privilegio. Quelli fin troppo normali come me sarebbero stati troppo vicini a qualcosa che non potevamo sopportare, che non erano preparati per sopportare. Non saremmo potuti rimanere accanto a Paolo né guardare sù verso il luogo da dove le voci chiamavano Paolo.

Ma posso immaginare i seguaci dell'uomo chiamato Paolo mentre lo chiamavano. “Hai visto il Cristo?”, gli avrebbero urlato, superando il rumore del fuoco e del vento. “Sai niente della sua morte in croce?”, avrebbe gridato un'altra voce. E avrei sentito alcuni di loro ridere alle spalle dell'apostolo, esasperati dal loro scetticismo fino al punto di non-ritorno (1 Corinzi 1:23).

Ma pur con tutta la mia più sincera comprensione dell'apostolo e dei suoi scritti, le sue non sono che parole che ripeto senza capire. Il mio desiderio di conoscere qualcosa dalle lettere di Paolo sull'esistenza di un Gesù storico della cui realtà potessi essere sicuro, qualcosa che potesse aiutarmi a comprendere sul serio Paolo e non solo lui, ma anche gli apostoli in carne e ossa che lo precedettero nella rivelazione e nella predicazione, gli autori dell'Inno ai Filippesi, ... ...questo desiderio non sarebbe mai stato soddisfatto.

Neppure se mi fossero concesse 10000 vite. Non ho imparato nulla, e non c'era nulla da imparare.

Eppure davanti al fallimento della possibilità di vedere soddisfatto il mio desiderio più insistente, anzichè provare disappunto ho provato un tremendo sollievo. Sono ormai svuotato dal peso di conoscere un Gesù storico che non fu mai ed ora sono più che soddisfatto di essere stato liberato da quell'improbabile ipotesi. Di tutta questa mia formidabile avventura umana e intellettuale si rende indirettamente lucido testimone e fedele interprete lo stesso Richard Carrier, specie quando ci consegna questa sua acutissima analisi, al tempo stesso un genuino bilancio del vero status quaestionis intorno all'uomo chiamato Paolo:


Alla disperata ricerca nelle epistole di tutto ciò che attesta un Gesù storico

Nel mio libro On the Historicity of Jesus, io ho esaminato praticamente ogni possibile verso nelle epistole che ogni esperto ha da sempre tentato di pretendere come prova dell'esistenza reale di Gesù.  Puoi verificare per tuo conto: esso offre un completo indice di scrittura (pagine 661-71). E il Capitolo 11 riesamina il tutto con un pettine a denti fini (pagine 510-95). Quelli più grandi, naturalmente ricevono la migliore attenzione ( “Paolo dice che Gesù era fatta di sperma!” “Paolo dice che gli ebrei lo uccisero!” “Paolo dice che Gesù aveva una mamma!” “Paolo dice che incontrò il fratello di Gesù!” "Paolo dice che Gesù fu sepolto!” “Paolo dice che Gesù spezzò il pane una notte!”, ecc). Quando guardi a loro senza le lenti di un'interpretazione fondamentalista, quei versi in realtà non dicono quello che pensa la gente. O meglio noi onestamente non possiamo dire se lo dicono. E ciò è strano.

Spesso mi sono chiesto, se, dopo anni di critici che cercano disperatamente di confutare OHJ (ma fallendovi), c'è qualcosa che mi sia stato fatto notare che ho trascurato. Non proprio. Ma quando tutti i giocattoli di qualcuno sono stati portati via, andranno in cerca dei grumi di polvere sotto il loro letto per qualsiasi pezzo di qualcosa tramite cui poter fabbricare una bambola. Rendendosi conto che non è possibile realizzare un caso dai versi ovvi, alcuni tentano il più possibile di trovare qualche strofa, qualunque verso, nelle epistole, un verso che non hanno mai nemmeno considerato prima, sul quale possono eventualmente appoggiarvi Gesù. Da quando pubblicai OHJ, ho incontrato solo due tentativi a questo scopo finora, due versi che io non discuto in OHJ: Ebrei 4:15 e Galati 2:29. Ed è stato tre anni a questa parte. Quindi quello è probabilmente letteralmente il fondo del barile. Così per comodità io esaminerò quei due versi qui. (Se qualcosa di nuovo arriva più tardi, io lo tratterò nelle addenda in fondo. Sentitevi liberi di presentare suggerimenti. Chiunque può farlo nei commenti qui—non c'è bisogno di essere un patrono.)

Ebrei 4:15

Questo verso è stato introdotto tempo fa da Nicholas Covington. Cercherò di riassumere la nostra conversazione là. Covington fece un buon punto che la Lettera agli Ebrei argomenta ancor più fortemente contro la storicità di quanto anch'io mi sono reso conto in OHJ (pagine 538-52). Ma ha anche chiesto a proposito di Ebrei 4:15, che dice: “noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno [Gesù] che è stato tentato in ogni cosa come noi—senza però commettere peccato”. Covington chiede: “Se Gesù fu tentato in ogni cosa, non suona ciò come un Gesù terreno?” Per esempio,  questo non dovrebbe includere “una tentazione sessuale / una tentazione a rubare / ecc., che sembrerebbe solo plausibile sulla terra?”

Ciò è una forzatura, naturalmente. Perché ciò non è veramente detto (per esempio non è data nessuna descrizione di qualcosa da cui fu effettivamente tentato). Ma non segue neppure. Quando vedi Gesù che è “tentato in ogni cosa” dal Diavolo (e che supera quel test) anche nei vangeli storicizzanti, il sesso e il furto non sopravvengono neppure (pagine 468-69). Sottomettersi a Satana in cambio di potere terreno, preferire ricchezza materiale alla parola di Dio, e tentare Dio, furono i tre peccati che comprendevano tutti gli altri peccati (tutte i possibili peccati consistendo più o meno in quelle stesse tre cose), ed erano gli stessi peccati degli ebrei in Esodo che Gesù doveva capovolgere (ibid.).

In modo simile, anche nella lettura cosmica di Filippesi 2, Gesù fu tentato di assumere ed esercitare tutti i poteri possibili (pag. 547). I quali, per definizione, comprendevano ogni peccato concepibile. Se Gesù avesse preso i poteri di Dio (diventando “suo pari”), egli poteva avere tutto ciò che voleva — tra cui l'ottenimento (il furto) di tutto ciò che voleva, e l'aver sesso con ogni donna che voleva, la stessa tentazione a cui altri angeli celesti avevano ceduto (Genesi 6:2, che produce i demoni, secondo il libro di Enoch, considerato come scrittura dai primi cristiani). Resistendo in tal modo a quella  tentazione, e invece sottomettendosi a tutto, “anche alla morte”, Gesù era stato tentato in tutte le cose (Filippesi 2:6-9).

Letteralmente, Ebrei 4:15 dice “non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, ma uno che è stato testato secondo a tutto ciò, allo stesso modo, senza peccato”. La sua tentazione “secondo a tutto ciò” è molto probabilmente ciò che viene semplicemente dichiarato in Filippesi 2:6-8: egli fu tentato di acquisire tutta la potenza di Dio e dichiararsi suo pari (proprio come aveva fatto Satana) ma rifiutò volontariamente quella tentazione e si lasciò diventare debole e impotente, sottomettendosi pienamente come uno schiavo all'ordine naturale (che, tra l'altro, significa che egli rinunciò a tutti i poteri — così il Gesù di Paolo non può mai aver eseguito miracoli in vita, né mai aver esorcizzato demoni, e in effetti, Paolo non mostra alcuna conoscenza di qualcuno che ha mai pensato che Gesù effettuasse tali imprese quando era umano: OHJ, pag. 535). E questo è proprio come noi, perché anche noi di fronte alla tentazione di anteporre a Dio altri obiettivi e ricompense, di dare priorità al nostro guadagno, ci anteponiamo a Dio e alla sua parola, il peccato fondamentale di cui tutti i peccati particolari sono solo iterazioni.

Questo è il modo in cui i più antichi cristiani (che forgiarono l'inno ai Filippesi) immaginavano che Gesù avesse esperito “ogni tentazione”: egli resistette a tutte le possibili offerte di potere, ed egli soffrì volontariamente per quel rifiuto fino al punto di morire. Questo è già detto esplicitamente nella versione cosmica dell'Incarnazione dichiarata in Filippesi 2. Dove nessuna visita sulla terra è menzionata. Né richiesta. Gesù avrebbe potuto, come gli angeli caduti che servono Satana, afferrare il potere e andare sulla terra e rapire qualunque donna che voleva. Ma non lo fece. Così, egli, come noi, resistette ad ogni tentazione (anzi, più ancora di quanto noi potessimo mai affrontare, sebbene a metterci alla prova è tutto ancora lo stesso peccato fondamentale).

Ho trattato Ebrei 2:17 in OHJ, che è simile. Come scrissi là (pagine 547-48):
L'idea che Gesù doveva “diventare come i suoi fratelli a tutti gli effetti” (Ebrei 2:17) a volte è addotta come prova che è inteso un Gesù storico, ma questo non segue, né è tutto ciò plausibile. Questa frase è  formulata davvero stranamente se si intende un uomo normale .... Tu di solito non descrivi questo come un essere soprannaturale preesistente “che diventa simile” [homoioô] ad un essere umano. E “in ogni cosa” traduce la frase kata panta, “in base a tutto”, in altre parole, tutto ciò che conta per essere 'fratello' di qualcuno, un fatto noto solo dalla scrittura. Così, per rendere vera la scrittura, Gesù doveva essere sufficientemente 'come noi' in ogni misura che ci avrebbe confermato come suoi fratelli. Pertanto (almeno il teologo [di Ebrei] sta deducendo che) [Gesù] 'deve' [opheilô] aver assunto un corpo di carne in modo da poter essere tentato e soffrire e morire come noi. Qui Gesù non è 'nato' come uno di noi, ma sta semplicemente 'diventando a sufficienza come' noi. E sembra che noi sappiamo che questo accadde solo perché è teologicamente richiesto dalla scrittura e dalla logica. Un cosmico evento soprannaturale di assunzione di un corpo umano si adatta abbastanza bene a questo modo di esprimersi, e forse meglio.
Questo spiega il motivo per cui allo stesso modo immaginavano che la loro chiamata al congiungimento a questa nuova religione (la loro homologia, 'credo concordato') provenisse 'dal cielo' e non da un ministero terreno (Ebrei 3:1). Dopo di che otteniamo ancora una volta citazioni della scrittura e ancora non una singola citazione di un Gesù storico.
... e neppure qualche illustrazione di qualche prova confermata che lui era sempre stato un uomo—sempre le sole fonti in loro possesso per conoscere che anche questo accadde, è la rivelazione o scritture. Questo è tutto. Gesù fu tentato in tutti i modi non perché fosse qui e qualcuno lo ha visto o sentito dire così, ma perché la scrittura dice così. Proprio nello stesso modo tutti sapevano che Satana fu tentato e fallì—senza che Satana fosse mai una reale persona storica più di quanto lo fosse Gesù. E come Gesù, Satana non fu tentato sulla terra. Fu tentato in cielo. Egli fu gettato giù solo dopo aver ceduto alla tentazione. E perfino allora stabilì la sua residenza nel cielo, non sulla terra.

(La nozione di Satana che risiede sotto la terra nell'inferno non esisteva fino al Medioevo. Un'idea del genere scaturì dalla promessa piuttosto diversa in Enoch e Apocalisse che dopo l'apocalisse quello è dove Satana sarebbe stato gettato. Allo stesso modo, gli antichi cristiani credevano che gli angeli fedeli di Dio governavano l'inferno e torturavano là i peccatori; laddove l'idea che sarebbe stato Satana e i suoi demoni a fare così, è di nuovo un'invenzione medievale).

Galati 4:29

Questo verso dice: “Ma, come allora colui che era generato secondo la carne perseguitava colui che era generato secondo lo spirito, così avviene al presente”. Qualcuno suggerì recentemente che questo significa che le donne da cui le persone sono nate in Galati 4 non possono essere allegoriche come Paolo dice che sono (in Galati 4:24; si veda OHJ, pagine 577-82), perché essere “nato secondo la carne” significa essere nato da (l'allegorica) Agar, come dice Paolo, così se questo è ciò che Paolo intendeva quando disse che anche Gesù era nato dalla stessa madre, allora Paolo starebbe dicendo che Gesù sta perseguitando ora i figli della madre celeste (l'allegorica Sara), e sicuramente ciò non può essere. Paolo non avrebbe detto quello. Pertanto, lui non può averlo inteso circa Gesù.

Ma questo è confuso. Paolo dice che Gesù era nato solo dalla 'donna di carne' (Agar, il mondo della carne) per morire. Ma quando Paolo scrisse Galati, Gesù era morto da tempo; egli era già rinato da una donna celeste (Sara). Proprio come noi desideriamo fare. Ecco l'intero argomento di Paolo in Galati 4. Quando Paolo dice che quello nato di carne “allora” (che significa Ismaele nella storia dell'Antico Testamento, il figlio diseredato di Abramo, e quindi non un erede del regno di Dio) fu un persecutore allora, “proprio come al presente”, egli non può star riferendosi a Gesù. Perché Gesù non è più di carne. Gesù era rinato dalla donna celeste, proprio come dice Paolo lo saremo noi (e nel frattempo possiamo ora esserlo, per “promessa”, attraverso il nostro “uomo interiore”: si veda The Empty Tomb, pagine 139-40).

Nel parlare di persecutori, Paolo si riferisce a tutti coloro che si aggrappano a questo mondo, che rimane nato alla carne, piuttosto che allo spirito. E lui intende solo quello che dice la riga successiva, Galati 5:1: che chiunque rimane nel suo cuore un figlio della carne resta in schiavitù alla vecchia legge e sarà tormentato da essa e destinato al peccato e alla persecuzione degli altri (vedi Romani 8 per una spiegazione completa della sua metafisica su questo). Per questo dovremo diventare (come è possibile tramite il battesimo) figli rinati dalla madre celeste, in modo da poter essere liberi e salvati. In breve, il sistema di cui Paolo sta parlando allegoricamente non è da quale donna letterale tu sei nato, ma a quale mondo tu ti stai sottomettendo, e quali sono le conseguenze di ciò. Gesù, in via eccezionale, si è sottomesso brevemente al mondo della carne, in modo da poterlo sconfiggere (ancora una volta, come spiega Filippesi 2). E dopo averlo sconfitto, vi è sfuggito (ha avuto modo di rinascere dalla madre celeste: 1 Corinzi 15:35-54). Così dimostrando che noi possiamo fare lo stesso. Così dovremmo imitare Gesù in questo.

Così nell'allegoria che Paolo sta costruendo (e in modo esplicito dice che sta usando), Gesù non è un persecutore come Ismaele “perché erano nati dalla stessa madre, lo stesso mondo”. Piuttosto, sono simili per  quella ragione solo in quanto si sottomisero entrambi al mondo di carne e ai suoi fardelli e alle sue tentazioni. Ma a differenza di Ismaele (e di tutti gli altri oggi che sono schiavi del mondo della carne), Gesù resistette a quella tentazione e la superò, e in tal modo ebbe modo di rinascere, come figlio di Sara, come noi lo saremo, se facciamo lo stesso. E come Gesù è dunque un figlio di Sara ora, quando Paolo parla di quelli nati da Agar ora, certamente egli non avrebbe incluso Gesù in quell'osservazione. Perché quando la scrisse,  Gesù non era più nato da Agar. Era nato da Sara.

Non c'è nulla in questo che rende storico Gesù. Al contrario, questo conferma che Paolo non sta parlando per nulla qui di una letterale madre umana. E quindi non c'è nulla in Galati 4 che supporta la storicità. Proprio allo stesso modo, Paolo che chiama Gesù un “uomo” (anthropos) non offre alcuna prova della storicità, parimenti. Né i riferimenti al suo corpo mortale, quando gli fu dato per breve tempo uno che era fatto di sperma davidica e quindi ebraica (OHJ, pagine 575-77). Ciò è tutto in linea con la tesi di Doherty, che questa incarnazione, che fu richiesta dalla scrittura, prese luogo nel cielo. Che è perchè la sola maniera in cui Paolo dice che ognuno sapeva che fosse mai accaduta, fu tramite messaggi nascosti nella scrittura e per rivelazione divina (ad esempio, Romani 16:25-26).

Conclusione

Il problema è sempre che le persone desiderose che le epistole attestino un Gesù storico devono importarvi significati dai vangeli. Ma i vangeli furono scritti decenni più tardi ed erano del tutto sconosciuti a Paolo—anzi, i vangeli dicono molte cose che non erano chiaramente neppure predicate ai tempi di Paolo. E questo è la maniera sbagliata di leggere l'evidenza. Se tu vuoi testare due teorie in competizione l'una contro l'altra, tu devi farlo in una maniera logicamente valida, il che significa prima assumere che ciascuna teoria è vera e poi chiedere se l'evidenza ha senso, se corrisponde a ciò che ci aspettiamo (o no) , su quella teoria—e a che misura lo fa (vedi OHJ, pagine 513-14). E quando  facciamo ciò, dobbiamo prendere in considerazione come i fatti di background influenzano le nostre attese in entrambi i casi (ad esempio, praticamente tutta la prova contro la storicità fu distrutta: OHJ, pagine 275-77, 279-80, 349-56; così non possiamo aspettarci che fosse sopravvissuta una prova esplicita—per esempio, se Paolo disse mai apertamente che Gesù morì nel cielo, quel verso di certo sarebbe stato espunto, come sappiamo lo furono sue intere lettere: OHJ, pagine 280, 511, 582, ecc.). 

Di conseguenza, tu devi chiederti, “se Paolo stava davvero scrivendo circa un arcangelo cosmicamente crocifisso e sepolto, e tutte le sue dichiarazioni esplicite in tal senso furono cancellate, che cosa ci aspettiamo di trovare che dicono oggi le sue epistole?” Piuttosto che solo assumere che i vangeli sono tutte storie accurate o perfino possiedono qualche fonte reale di sorta. Tu devi assumere che essi non lo siano. E poi chiedere quanto bene l'evidenza delle epistole sia conforme all'attesa. E troverai che la risposta è: quasi esattamente (Acconsento alcune eccezioni sul lato a fortiori, ma risulta che non sono abbastanza forti per portare il caso nell'altro senso: OHJ, pagine 592-95). Poi tu confronti quel risultato con l'altro: in che misura la stessa evidenza si adatta all'attesa se ci fosse un Gesù, e Paolo non stesse parlando di uno celeste per tutto quel tempo? Non proprio tanto bene. E in effetti, più tu assumi che qualcosa nei vangeli sia vero, meno probabili diventano i contenuti delle epistole (ad esempio si veda OHJ, pag. 354-55,  pag. 557 note 55 e 56; pagine 574-75, nota 82). È per questo che solo una teoria della storicità che assume che i vangeli sono quasi del tutto mitici possiede qualche possibilità di essere vera (OHJ, Capitolo 2).

Quei due versi ora esemplificano il punto: a malapena hanno un senso sul  presupposto fondamentalista che gli autori stiano riferendosi ad un Gesù terreno con loro. Essi difficilmente sono ciò che ci aspetteremmo che dicano Paolo o il teologo di Ebrei se ci fosse già una tradizione su Gesù che aveva una vera madre di nome Maria o che era stato tentato da Satana nel deserto giordano. Noi non ci aspetteremmo questo parlare di Sara e Agar come madri allegoriche, o tantomeno anche una menzione di Gesù che è nato da una madre—che non è qualcosa che tu hai mai pensato di dire a proposito di un essere umano, non più di quanto ti prenderesti la briga di parlare che aveva la pelle.

Noi allo stesso modo non ci aspetteremmo questi discorsi astratti della sua tentazione di afferrare i poteri di Dio e della sua mostra di resistenza al peccato non facendo così. Tanto più avremmo sentito storie di reali peccati terreni da cui fu tentato e a cui resistette, confermando il fatto che si sta affermando (contrasta, per esempio, il metodo di argomento in Ebrei 11 e 12: OHJ, pagine 550-52) —piuttosto che venirci detto che tutto quanto sappiamo di questo deriva da una analisi della scrittura, invece che dal ricordo di cose dette da lui ai suoi discepoli, o di ciò che videro i discepoli. Non ci sono nemmeno eventuali discepoli. In Ebrei e in tutte le lettere di Paolo, “discepoli” non appaiono mai. La parola è a loro sconosciuta. Anche il concetto è a loro sconosciuto—nessuna di loro menziona qualcuno che fosse mai a conoscenza di Gesù prima della sua morte, tanto meno che fosse stato accompagnato da lui o che avesse testimoniato la sua vita o che fosse la fonte principale di preservazione delle sue parole.

Al contrario, data la Tesi di Doherty, e il fatto congiunto della soppressione di tutte le prove troppo esplicitamente formulate, quei due versi sono esattamente il tipo di cosa che ci aspettiamo di trovare in Paolo e in Ebrei. Riferimenti astratti alla tentazione cosmica di Gesù (capovolgendo e quindi annullando il mito di Satana), e una discussione di madri in senso metaforico piuttosto che letterale, che significano semplicemente a quale mondo uno è collegato (il terreno o il celeste), un utilizzo di parole per Gesù, che significano fabbricazione piuttosto che parto naturale, e di parole per noi stessi che significano nascita naturale invece di fabbricazione (si confrontino Filippesi 2:7 e Romani 1:3 e Galati 4:4 con Galati 4:23, 24, 29, ecc.; si veda OHJ, pagine 575-76, 580-81). Tutto questo è solo quello che ci aspettiamo sul miticismo minimale (OHJ, Capitolo 3). Anche se non impossibile, è ancora difficilmente ciò che noi ci aspettiamo sulla storicità.

Ed è il rapporto tra queste due probabilità—la probabilità che questo è quello che vedremmo oggi nelle epistole se il miticismo minimale fosse vero, confrontata alla probabilità che questo è quello che vedremmo in loro oggi se qualsiasi forma di storicità fosse vera—a determinare l'effetto di questa evidenza (il contenuto superstite delle epistole) sulla probabilità finale che Gesù sia esistito (si veda Se Tu Impari Nient'Altro). E qui, l'evidenza rimane la stessa, come io la trovai in OHJ: o l'evidenza supporta entrambe le ipotesi ugualmente (e quindi non supporta nessuna delle due), oppure sta tutta propendendo contro la storicità, non a suo favore. Indipendentemente da ciò che dicono i vangeli.