venerdì 14 aprile 2017

Circa «Le mystère de Jésus» di Paul-Louis Couchoud (II)

(Questa è la seconda parte della traduzione italiana di un libro del miticista Paul-Louis Choucoud, «Le mystère de Jésus». Per leggere il testo precedente, segui questo link)


- II - IL SIGNORE DELL'OCCIDENTE

Che cos'è Gesù? Un'immensità, un punto impercettibile. L'antitesi è completa, a seconda che lo si consideri nella mente degli uomini o nella realtà storica.
Nella mente degli uomini, nel mondo ideale che esiste sotto i crani, Gesù è incommensurabile. Le sue proporzioni sono fuori di paragone, il suo ordine di grandezza è appena concepibile.
Se si calcolano col pensiero i milioni, le centinaia di milioni, i miliardi di uomini cristiani che agirono e soffrirono, che vissero, dapprima sulle sponde del Mediterraneo, poi in tutta l'estensione dell'Europa, quelli che vivono, che coprono l'Europa, l'America, che popolano le rive dell'Africa, dell'Asia, dell'Australia, e se si cerca che cosa sia comune a tutti questi uomini così diversi di costumi, di razze, di lingue, di nazioni e di sette, si trova che è essenzialmente una raffigurazione mentale della morte di Gesù.
Fra quei formicai umani che brulicano sulla nera terra prima di rientrare in essa, si trovano poche piccole formiche che abbiano portato un notevole bagaglio di idee e di conoscenze. Ma non ve n'è nessuno che non abbia saputo che Gesù era morto per lei, lasciandole la scelta fra un'eternità di felicità ed un'eternità di dolore. Questa nozione trasmessa pesò più d'ogni altra sul destino di ciascuna, senza che essa abbia ben misurato nello spazio o nel tempo su quanti altri destini pesasse egualmente. Le formiche che vivono sulla montagna non distinguono la montagna.
Se quelle teste innumerevoli, sapendo tutto il resto, avessero ignorato ciò che riguarda Gesù, la storia sarebbe stata del tutto diversa e metà del nostro pianeta avrebbe oggi un altro aspetto.
Ritornando dal Giappone con la ferrovia della Siberia, ogni qual volta scorgevo nelle steppe un picco un raggruppamento umano lo trovavo indicato dal campanile in forma di bulbo di una chiesa. E pensavo: questa chiesa si trova là perchè gli uomini, le donne e i bambini perduti in questa solitudine si radunino, e perché davanti ad essi la morte di Gesù sia commemorata e misticamente rinnovata. A quella chiesa un'altra si allacciava più lontano, poi altre fino al termine della Siberia, e di là sino a tutti i limiti dell'Occidente.
Chiese di tutte le forme, grandi e piccine, belle e volgari, antiche e recenti, esse si innalzano in ordine serrato su tutto il dominio planetario di Gesù. Non c'è villaggio di contadini così povero da non avere la sua. Dappertutto si trova la casa del Padrone, più alta e più grande che le altre. È la casa del Pastore, dove l'invisibile Pastore raccoglie e consola una frazione del suo immenso gregge. Essa è sovente tutto ciò che rimane delle età trascorse; solo le sue pareti invecchiate e il suo pavimento logoro legano fra loro le generazioni che si succedono senza quasi conoscersi. La chiesa resta. Essa proclama che sul punto essenziale le generazioni scomparse sentirono nel medesimo modo. Essa dice con voce forte che nel corso dei secoli il grande problema comune fu quello di assicurarsi la redenzione ottenuta con la morte di Gesù.
Le croci dei cimiteri dicono la stessa cosa, monotonamente, invariabilmente, interminabilmente. Esse fanno udire la voce degli individui, gracile e innumerevole. Ciascuna si incarica di dichiarare ciò che la chiesa dichiarò per tutti. Una ad una, rispondono: amen! Ogni morto brandisce sopra alla sua tomba il simbolo di Gesù crocifisso come un richiamo del patto, che gli promise l'immortalità. Che cosa era, questo morto? Savio o pazzo, umile o potente, che importa? Hanno piantato sulla sua testa decomposta quel riassunto di fede come la sola cosa che conti. Della sua povera esistenza, rimane questo di essenziale.
La storia dell'Occidente, dall'impero romano in poi si ordina intorno ad un fatto centrale, ad un fatto generatore che è immaginario: la rappresentazione collettiva di Gesù e della sua morte redentrice. Il resto è uscito di là o si è adattato a ciò. Tutto ciò che si è fatto in Occidente durante quindici secoli si è fatto all'ombra gigantesca della croce.
Gesù succede a Cesare nell'impero del mondo. Il suo aspetto di maestà è coniato al posto di quello dell'imperatore sulle monete d'oro di Bisanzio. In nome di lui è trasmesso a Carlo Magno il globo sormontato dalla croce. Egli dona tutte le corone. Da Roma e da Bisanzio passa come despota alle società del Medioevo ed alle nazioni moderne. Qualunque potere viene da lui e ritorna a lui. Egli diventa quale l'aveva visto il profeta dell'Apocalisse: l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, colui dalla cui bocca esce una spada tagliente, colui che tiene le chiavi della morte e dell'Averno, che, quando chiude, nessuno apre, e quando apre nessuno chiude.
Per lui gli uomini si sono amati e si sono odiati, si sono massacrati e soccorsi, hanno conosciuto gli estremi limiti della passione e del sacrificio. Da lui furono addolciti, fortificati, consolati, esaltati, agitati in tutte le maniere. Egli è il miraggio verso il quale si precipitarono le folli schiere dei Crociati. Egli è l'amante misterioso che chiama in fondo ai chiostri la docile processione delle vergini.
Per lui furono edificate Santa Sofia, la cattedrale di Chartres, la Somma di San Tommaso, le etiche e le metafisiche. Ogni pensiero che non fosse dedicato a lui fu sospetto. Da lui dipese la sorte della scienza, della bellezza, della ragione. Egli è una forza interiore che i secoli non hanno esaurita, un vino generoso che è sempre capace d'inebriare, una legge suprema davanti alla quale tutto ha piegato. Egli ha fatto tutto credere, tutto sopportare, tutto sperare, tutto intraprendere. Egli è la grande avventura che l'umanità ha corso.
Ancor oggi Gesù è la struttura intima delle società d'Occidente. Prima ancora di essere nate le anime gli sono promesse. Il bambino, non appena ha respirato il giorno, è battezzato in suo nome. Esso entra già in un edificio spirituale, un edificio di anime il cui piano è fortemente stabilito. Egli vi troverà il suo posto. Egli starà inginocchiato nel mezzo della navata o diritto ai margini, fervente o indifferente, ma non potrà evadere. Se non sente l'ebbrezza, sentirà la costrizione. Anche se diventasse un nemico di Gesù, sarebbe ancora in casa di Gesù.
Che dire? Nel cuore degli uomini, Gesù è infinitamente grande. Egli sfugge a tutte le misure consuete della storia. Cento volumi non finirebbero di descriverlo. Non c'è avvenimento così incalcolabile come quello che ha introdotto nel mondo la rappresentazione di Gesù. In quel punto della storia fu deciso ciò che sarebbe durante millenni il sogno essenziale degli uomini d'Occidente.

Nessun commento: