lunedì 12 giugno 2017

Circa «Jesus — A Myth» di Georg Brandes (V)

(per il capitolo precedente)



 IV


Quando i sospetti di un uomo sono stati suscitati da confronti di questo tipo, subito gli diventa evidente che la storia della Passione non può eventualmente essere accaduta come è raccontata nei vangeli.
Volgiamoci al salmo 22 dell'Antico testamento. Comincia con quelle parole: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Ma questo è il grido di Gesù morente sulla croce. Non sembra strano che egli dovette morire con una citazione sulle sue labbra?
E chi la udì? nel vangelo più antico, nessuno della sua gente è presente. Tutti gli apostoli, o i discepoli come là son chiamati, erano fuggiti (Marco 14:50), e Pietro lo aveva perfino rinnegato. Secondo la testimonianza posteriore e di gran lunga meno affidabile di Matteo, un numero di donne osservava da una grande distanza (apo makrothen). Quelle sembrano esser state introdotte principalmente perchè il narratore ritenne non appropriato che Gesù dovesse morire senza la presenza di una sola persona a lui cara. Ma loro sono chiaramente collocate così lontane da non poter udire eventualmente le ultime parole del morente.
Nel salmo già citato, che deve essere più vecchio di secoli rispetto alla storia della Passione, leggiamo inoltre (22:7): “Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo”.
Praticamente le stesse parole sono usate intorno al Crocifisso in Matteo 27:39. Ancora leggiamo nel salmo 22, verso 16: “Una banda di malvagi mi assedia: hanno forato le mie mani e i miei piedi”. Da questo passo deriva non solo quello di Giovanni 20:25, dove Tommaso insiste nel vedere la traccia dei chiodi nelle mani di Gesù, ma anche la maniera in cui tutta l'arte cristiana rappresenta il Crocifisso . . . con mani e piedi forati, e senza il piccolo seggio (sedile), sul quale il condannato fu collocato, mentre i suoi piedi sono come sempre legati, e non inchiodati, alla croce.  La tortura corrispondente fu penosa comunque. Nelal versione Septuaginta dell'Antico Testamento, che è stata utilizzata sopra, il salmo 22:16 contiene il passo frainteso: “Hanno scavato le mie mani e i miei piedi”; che  più tardi diventò: “Hanno trafitto le mie mani e i miei piedi”. Dovrebbe recitare:  “Come un leone, hanno avvolto le mie mani e i miei piedi”. La versione precedente fu ritenuta contenere un presagio della crocifissione.
Inoltre nel Salmo 22, verso 18, leggiamo: “Essi si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte”. Qui abbiamo l'inequivocabile fonte di Matteo 27:35, dove è detto come quelli che avevano crocifisso Gesù si divisero le sue vesti tirando a sorte.
Così lo studio di un singolo salmo è sufficiente a porre il lettore sulla giusta traccia mostrandogli come i dettagli del racconto della Passione furono disposti assieme da dichiarazioni dell'Antico Testamento, sempre con la spiegazione aggiunta che così accadde allo scopo di dover realizzare l'antica profezia . . . un modo di ragionare che ha perduto il suo significato per la generazione attuale. Noi non possiamo vedere nulla in questo se non la graduale messa assieme di un'immagine di mosaico a partire da vecchie citazioni note interiormente.
Nel salmo 41:9 è fatta un'allusione al tradimento di quello che parla da parte di uno nel quale egli credeva, e che aveva perfino mangiato dal suo piatto. È detto anche che colui che lo tradì non fu un nemico, che colui che esaltò sé stesso a suo danno non fu un geloso rivale, ma un uomo col quale egli aveva familiarità, e nel quale vide un amico. In Atti 1:16 questo passo è interpretato come una chiara profezia riguardante l'azione di Giuda, così che potremo sospettare che l'intera figura di Giuda sia derivata dal passo in questione.
Nel salmo 69:21 leggiamo: “Hanno messo nel mio cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto”. Ancora una volta percepiamo come un dettaglio dopo un altro del racconto della Passione fu preso direttamente dall'Antico Testamento.
Otteniamo un'impressione simile da Isaia 49:6 : “Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”.
Nella Sapienza di Salomone, 2:12 et seq., troviamo quei passi: “Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge . . . Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio del Signore. . . . Moneta falsa siam da lui considerati, schiva le nostre abitudini come immondezze . . . e si vanta di aver Dio per padre. Vediamo se le sue parole sono vere; proviamo ciò che gli accadrà alla fine. Se il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. Condanniamolo a una morte infame”.
E in Isaia 11:1 et seq. si presentano quelle molto famose espressioni:
“Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore . . . Giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio . . . Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi”.
Qui è preannunciata un'esistenza paradisiaca che Gesù, come figura nei vangeli, non si appresta ad aspettare mentre perdura la nostra vita presente sulla terra.
Ma gli insegnamenti di Gesù sono chiaramente prefigurati in Isaia 58:6 et seq.: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio . . . nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo . . .  Allora la tua luce sorgerà come l'aurora . . . Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà”.
Le cure miracolose di Gesù sono egualmente predette in Isaia. In Matteo 8:17 leggiamo: “Perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie”. Matteo 11:5 fa dire a Gesù: “I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito”. In Isaia 35:5 leggiamo riguardo la venuta di Dio: “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto”. Anche una redenzione è predetta in Isaia (61:1): “Mi ha mandato a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri”.
In Isaia 53:2 et seq. è detto: “È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima”.
Il racconto della Passione, compilata sulla base di sstati d'animo e lamenti a partire dall'Antico Testamento, appare particolarmente preparato dalle immagini nel Secondo Isaia delle sofferenze dell'Israele personificato. Qui troviamo quell'idea diffusa di uno che soffre al posto di, oppure a beneficio di, un altro, che si presenta in un numero di religioni antiche come pure più tardi nel cristianesimo. Qui il principio del sacrificio espiatorio è già il punto centrale.
Isaia 53:4 dice: “Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. . . .  egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori”.
In Atti 8:28 et seq. il passo dello stesso capitolo di Isaia che menziona l'agnello condotto al macello è interpretato esplicitamente in risposta all'eunuco etiope come un'allusione a Gesù.

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