martedì 20 giugno 2017

Circa «Jesus — A Myth» di Georg Brandes (XIII)

(per il capitolo precedente)

XII

 Dopo l'esilio il mondo ebraico fu ricolmo di idee babilonesi. 
Talvolta sembra catturare un'eco del grande “Poema di Gilgamesh” babilonese. Xisutro naviga tranquillamente attraverso la tempesta sulle acque del Diluvio; Gesù dorme tranquillamente sulla barca durante la tempesta. La montagna sulla quale Xisutro divenne deificato corrisponde a quella su cui Gesù fu trasfigurato. Chi può sapere se il gregge di duemila porci che si tuffò nell'acqua e scomparve dopo che Gesù aveva miracolosamente esorcizzato gli spiriti malvagi non fosse una sorta di simbolo dell'umanità peccaminosa distrutta dal Diluvio, una leggenda che proveniva a sua volta da Babilonia?
Coi babilonesi vennero anche miti iraniani . . . quelli appartenenti alla religione di Zaratustra. Un'altra potente influenza derivò dal culto di Mitra, che, come il cristianesimo nascente, aveva per oggetto la purificazione, la redenzione, la resurrezione e un'unione con Dio come quella dei figli col proprio padre. Lo Spirito Santo, che appare nell'Avesta, qui ricorre di nuovo.
In Anatolia, l'antico culto di Attis-Cibele fu fecondato parzialmente dai simili misteri greci dell'occidente, e parzialmente dal culto di Mitra dall'oriente. Il pensiero basilare, che si incontra pure in Paolo, è il dolore alla morte della vita nella natura e la gioia alla sua restaurazione.
Attis muore giovane. Dal suo sangue germogliano viole. La sua resurrezione fu celebrata con canti e feste. Al di là dei confini dell'ebraismo e di Paolo, la condizione miserabile del mondo era spiegata con la presunzione (adikia). La maggior parte dei pensieri considerati specificamente cristiani non si originarono da quella fede, ma scaturirono dal miscuglio di razze dell'impero mondiale e furono alimentati da forti correnti di comunicazione reciproca. 
Come un terreno mortale in carne ed ossa, il Gesù menzionato nei vangeli era scomparso dalla memoria contemporanea nel giro di pochi anni. Neppure Marco, generalmente ritenuto il più antico degli scrittori evangelici, ebbe qualche idea di come sembrasse. Egli è incapace di darci un suo ritratto. Perfino nel vangelo nominato da Marco, egli non appare un vero essere umano, ma un mago, un operatore di miracoli, e uno che guarisce col tocco delle sue mani.
Queste cure miracolose sono numerose in tutti i vangeli, ma siccome i loro scrittori non possedevano alcuna nozione di scienza, la quale è greca piuttosto che ebraica nel suo spirito, non accade a nessuno tra loro di permettere che Gesù, come un Pasteur, fornisca un rimedio che possa essere utilizzato per la cura di un qualche numero di casi. Le loro idee di medicina sono inseparabili da suggestione e ciarlataneria. Essi stanno cercando di impressionare il lettore con rozze storie come quella di Marco 2:4, dove ci è detto che la pressione di  coloro che desideravano vedere Gesù guarire uno colpito da paralisi fu così grande da non poter trascinare il malato nella maniera solita, ma da dover rimuovere il tetto e calarvi dall'alto la lettiga coll'uomo sopra.
Marco è conciso e relativamente parsimonioso col miracoloso. Egli non è consapevole di nessuna genealogia o  nascita verginale e non ha racconti da dire sull'infanzia di Gesù. Quando Matteo e Luca hanno così molto da dire, questo non dipende dal loro accesso a fonti storiche ignote a Marco, ma dal semplice fatto che più lontano essi si ritrovarono dal tempo in cui visse Gesù, più persone sapevano di lui. E questa conoscenza raggiunse la sua pienezza solo quando la figura originaria fu completamente dimenticata . . . ma con la differenza che per quel tempo egli era diventato il figlio nella sua relazione a Dio il Padre, la quale relazione ha il suo prototipo nella mitologia babilonese. La madre col bambino adorati dalla Chiesa cattolica trova la sua corrispondenza in Iside e in Ishtar. Il termine “nella pienezza del tempo” proviene da Babilonia. Gesù visto in opposizione ai farisei corrisponde al Buddha, visto in opposizione ai bramini. Ci sono reminiscenze di buddismo  pure nel racconto della tentazione così come nei fenomeni naturali che accompagnano la morte di Gesù.
Il percorso per mare dall'India portava all'Egitto.
Alessandria fu presto un punto cruciale.

   Così si può affermare con fiducia che, sebbene l'ideale messianico potrebbe essere stato l'elemento principale nella formazione della nuova religione,  la sua impronta divenne fusa con impronte provenienti da un certo numero di altre religioni.

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