domenica 9 luglio 2017

Circa «Jesus — A Myth» di Georg Brandes (XXXII)

(per il capitolo precedente)


XXXI
 Lo scopo del libro può essere riassunto brevemente, ma prima di tutto deve essere spiegato che il suo background è un credo nelle calamità che, secondo la teologia ebraica, dovevano preannunciare la venuta del Messia. Grandi stravolgimenti dovevano avvenire in cielo e sulla terra. Il Sole e la Luna dovevano estinguersi. Guerra, ribellione, carestia e piaghe dovevano piagare l'umanità, Satana avrebbe lottato al massimo della sua forza, poichè sapeva bene che il suo tempo era scaduto.
Nell'anno 66 gli ebrei erano scesi in rivolta contro Roma. Ma migliaia di ebrei erano già morti in numerose battaglie e Vespasiano stava avanzando su Gerusalemme. Né gli ebrei né i giudeocristiani potevano concepire l'idea che Jahve avrebbe consegnato il suo luogo santo e il suo Tempio nelle mani dei gentili. Nel frattempo si seppe che le armate in Gallia e in Spagna avevano proclamato Galba, un esperto capo militare, come imperatore in opposizione a Nerone. Quest'ultimo fuggì  da Roma, come sappiamo, e si suicidò con l'aiuto di uno schiavo quando si ritrovò nell'impossibilità di sfuggire ai suoi nemici.
C'erano molti, tuttavia, che non credettero alla sua morte, ma ipotizzarono che fosse fuggito tra i Parti e sarebbe presto ritornato a capo di un grande esercito di Parti per reinsediarsi a Roma. Queste voci avevano raggiunto Efeso e sembravano credibili ai cristiani, che odiavano Roma. Un suo riferimento appare indubbiamente non solo in Apocalisse 17:10, dove si dice che cinque re (Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone) erano caduti, ma anche nel verso successivo, che parla della
bestia che era e non è più, è anchʼessa un re, lʼottavo, che ha regnato come uno degli altri sette, e finirà in perdizione”. Per quanto possiamo realizzare  questo è rivolto a Nerone, che tornerà solo per morire definitivamente.
Le calamità che dovevano servire all'umanità da avvertimento erano già state inaugurate in quel tempo. L'Impero romano era stato travolto da guerre sanguinose, la Giudea dalla fame, l'Italia dalla peste, l'Asia Minore dai terremoti. Delle sette città alle quali l'Apocalisse formava una sorta di proclamazione circolare. . . vale a dire Efeso, Tiatira, Sardi, Filadelfia, Laodicea, Smirne, e Pergamo, . . . Solo le due appena menzionate erano sfuggite ai terremoti.
Secondo la profezia del Libro di Daniele, che servì come fonte autorevole per l'autore dell'Apocalisse, l'oppressione del popolo ebraico sarebbe arrivata ad una fine dopo
un tempo, dei tempi e la metà d'un tempo”, che in origine fu inteso significare tre anni e mezzo. Ma essendo un vero profeta, Daniele non poteva essere in alcun modo in errore. Una volta, in Daniele 9:24, quando si parla di sette settimane, egli ha in mente anni e non giorni o settimane. Pertanto, la sua profezia fu creduta riferirsi al tempo in cui stava per scriversi l'Apocalisse, poiché tre decenni e mezzo erano poi passati dalla presunta data della crocifissione.
Di conseguenza, questo è ciò che  l'Apocalisse è designata a trasmettere: il tempo di tregua previsto da Daniele è quasi scaduto. La fine del tempo si sta avvicinando. Calamità orribili sono incombenti. Ma i prescelti saranno risparmiati. Nonostante il violento assalto di Satana, la chiesa sopravviverà. Roma, d'altro canto,  scomparirà dalla faccia della terra, e Nerone stesso metterà in atto la condanna pronunciata sulla corrotta capitale del mondo.
E naturalmente, nulla di ciò viene comunicato con immediatezza prosaica, ma mediante una serie di visioni misteriose.
Il Messia si rivela come Sommo Sacerdote, rivestito di abiti sacerdotali (Apocalisse 1:13).  Inoltre egli compare: secondo Isaia 53:7, come l'agnello che è  portato al macello; secondo il salmo 2:7, come il figlio appena generato del Signore, che, secondo Apocalisse 12:5, deve governare tutte le nazioni con una verga di ferro; quindi, secondo Daniele 7:13, come il Figlio dell'Uomo che avanza sulle nubi del cielo (si veda Apocalisse 14:14, dove gli è data una corona d'oro sul suo capo, e una
falce affilata nella sua mano); e infine, come generale vittorioso, come un conquistatore romano che esegue il suo ingresso trionfale. E vidi, ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava aveva un arco; e gli fu data una corona, ed egli uscì fuori da vincitore, e per vincere. (Apocalisse 6:2). E ancora, il veggente vede un cavallo bianco, e chi lo cavalca è chiamato Fedele e Verace, e con giustizia egli giudica e muove guerra. I suoi occhi sono come fiamme di fuoco, e sul suo capo vi sono molte corone. Egli ha un nome scritto che nessuno sa tranne lui. Egli è addobbato da un vestito intriso di sangue, e il suo nome è chiamato la Parola di Dio (Logos tu theo).
La chiesa di Dio appare come una donna rivestita di Sole, con la luna sotto i suoi piedi, e sul capo una corona di dodici stelle (Apocalisse 12:1). È con un bambino, e addolorata per il parto, ma lei reca il Messia nel mondo. Allo stesso tempo, tuttavia, la chiesa è raffigurata come la sposa del Messia (Apocalisse 19:7). Il matrimonio dell'Agnello è vicino, e sua moglie si è preparata. La stessa idea della chiesa come sposa ricorre in Apocalisse 21:9 e 22:17. Questo è un esempio della confusione orientale già menzionata della madre di dio con la sposa del dio.
Satana appare, in conformità con Genesi 3:1, come un serpente o un drago, con sette testa e dieci corna. Anche l'Impero romano, che sta al servizio di Satana, è rappresentato da una bestia con sette teste e dieci corna. 
In Apocalisse 13:11, Nerone come Anticristo diventa una bestia che sale dalla terra. Essa ha due corna simile ad un agnello, e parla come il drago. E in modo che non ci sia alcuna incomprensione tra gli iniziati, è scritto ulteriormente (13:18): Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei. Se le parole Neron Kaisar sono scritte in lettere ebraiche, il totale del valore numerico dato a ciascuna lettera è 666.
Questo è il culmine trionfale dello stile del rebus.
Ognuno sa ora che le attese e predizioni dell'Apocalisse non furono soddisfatte. Come profezia allora dev'essere ritenuta indegna, proprio come la sua originalità è cancellata dalla sua riduzione ad un riassunto cristiano del Libro di Daniele. Tuttavia, gli effetti di quest'opera sono stati tremendi. Per quasi diciotto secoli i sognatori e fanatici d'Europa hanno letto la storia del mondo intero a partire da questo fantastico miscuglio. In esso hanno trovato giudizi celesti di condanna di ogni personalità storica, da Nerone a Napoleone, a cui capitò di incorrere nel loro odio. L'Apocalisse è diventata un nido in cui la follia umana ha cercato rifugio in questi ultimi duemila anni, prosperando splendidamente dentro di esso e derivandovi costantemente nuova forza.
Questo non è bilanciato dal fatto che successivi poeti apocalittici come Dante e Milton potrebbero aver tratto ispirazione dalla gigantesca visione di quei giorni antichi.

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