martedì 15 agosto 2017

Cristo: Mito o Realtà ? (V)

(continua da qui)
Rivoluzionario e Ribelle
(secondo A. Vvedensky, K. Kautsky ed altri)

Secondo il metropolita Vvedensky, Tolstoj aveva completamente distorto l'immagine di Cristo descrivendolo come uno che resiste passivamente. “È difficile immaginare un pezzo di calunnia più mostruoso”, disse Vvedensky, “della maniera in cui Tolstoj ha disonorato Cristo”. Il tolstoismo perciò presentava una minaccia più seria al cristianesimo dell'ateismo. Vvedensky riversò disprezzo sull'immagine di Cristo derivata da Tolstoj: “Un eroe nello stile della tedesca Gretchen”, con “
capelli di lino accuratamente separati nel mezzo, vestito di bianco, con gigli bianchi puri e uno sguardo che non nota nessuno degli orrori del dramma sociale”, e così via. [27] Per Vvedensky, Cristo apparve in una luce completamente diversa: come un ostinato e formidabile combattente, un capo politico e un uomo d'azione.

In che genere di attività fu coinvolto Gesù? Nella lotta rivoluzionaria, replicò il metropolita, e la lotta fu una così profonda che tutta la storia successiva del movimento rivoluzionario fino al nostro stesso tempo fu una sua mera continuazione e un'incarnazione delle dottrine di Cristo. Perfino il marxismo fu nient'altro che “un vangelo stampato in lettere atee”. Non era di alcun'utilità insistere, come fecero gli atei, sull'opposizione tra marxismo da una parte, e il cristianesimo e la religione in generale, dall'altra. “Le idee a cui ora allude il marxismo in opposizione al cristianesimo”, disse Vvedesnky, “come per esempio le idee di fratellanza, una società senza classi, ... le idee di uno stato senza classi, di un'umanità senza classi, l'imminente 'Zukunft' [futuro — I.K.], quando tutto sarà bene per noi, sono anche le idee di Cristo; esse coincidono coi suoi insegnamenti circa la fratellanza umana”. [28]

Vvedensky non fu il primo a considerare Cristo un rivoluzionario e socialista. Quest'interpretazione ha una lunga storia. 

I movimenti eretici anti-feudali e anti-clericali in Europa occidentale nel Medioevo trassero la loro ispirazione dall'immagine di Cristo come un ribelle che incitò le masse a prendere le armi contro i ricchi, a distruggere l'ordine sociale basato sul loro potere e a impostare un nuovo sistema sui principi di eguaglianza universale, compresa l'eguaglianza nella sfera economica. Per gli eretici non ci fu nessuna assenza di materiale per una simile interpretazione dell'immagine di Gesù, che essi potevano prontamente trovare nel Nuovo Testamento. 

Secondo i vangeli, Gesù non chiamò tutto il popolo a seguirlo, ma solo gli sfruttati e gli oppressi. Egli non aveva alcuna simpatia di sorta per i ricchi. “Guai a voi che siete ricchi!”, disse loro. E disse anche:
È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio” (Matteo 19:24). La ben nota parabola circa l'uomo ricco e Lazzaro rivela anche l'attitudine di Gesù nei confronti dei ricchi. Lazzaro, il mendicante, che sedette alla porta dell'uomo ricco, riposa nel seno di Abramo dopo la sua morte, mentre l'uomo ricco dopo la sua morte soffre gli eterni tormenti dell'inferno.

Certi dettagli della vita di Gesù hanno anche contribuito alla sua immagine di capo e difensore dei poveri. Per esempio, egli fu il figlio di un falegname, condusse un'esistenza umile, e morì sulla croce in mezzo a gente comune. Egli scelse i suoi discepoli non tra i ricchi, ma tra semplici pescatori.

Ciò che Gesù si accinse a fare, come descritto nei vangeli, potrebbe anche essere interpretato come un invito ad azioni rivoluzionarie contro gli oppressori. Egli disse:
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada(Matteo 10:34). E un pò prima del suo arresto Gesù ordinò ai suoi discepoli di comprare spade (Luca 22:36). Nel condurre assalti armati contro i nobili, compresi quelli che furono membri del clero, i partecipanti nei movimenti eretici credettero di seguire le orme di Cristo e di mettere in pratica le sue dottrine.

Naturalmente, loro potevano anche trovare esattamente i temi opposti nei vangeli. Ma in questi casi il lettore di solito trova ciò che egli vuole trovare, ciò che coincide coi suoi interessi, gusti e sentimenti. Questo si applica sia a gruppi individuali che sociali. Comprensibilmente, le masse rivoluzionarie ricolme di pietà cristiana sarebbero attratte dal tema di ribellione e odio dei ricchi nel Nuovo Testamento piuttosto che dal tema della non-resistenza al male.

Nella metà del 19-esimo secolo
emerse in Europa occidentale il movimento del socialismo cristiano. Félicité Lamennais, che è generalmente considerato suo fondatore, fu un prete cattolico che lasciò la Chiesa verso la fine della sua vita. La sua tesi, da lui dichiarata in numerose opere, è che il significato del cristianesimo risiede nella sua esortazione alla costituzione di un'eguaglianza tra uomini e alla libertà nelle loro relazioni reciproche. Tutti gli altri aspetti delle dottrine di Cristo, secondo Lamennais, sono subordinate all'idea essenziale di ricostruire la società sui principi di giustizia, eguaglianza e libertà. La personalità di Cristo, come presentata da questo apologeta eloquente e fiero del socialismo cristiano, è un'incarnazione di quei principi elevati.

Anche il socialismo utopico, per i suoi aderenti come ad esempio Etienne Cabet e W. Weitling, è associato ad un'interpretazione “rivoluzionario-socialista” dell'immagine di Gesù. Per esempio, nell'avanzare l'idea di una proprietà comune, Cabet scrisse: “La morale di questa nuova religione fu ... una proprietà comune ... Gesù Cristo auspicò che i suoi discepoli propagassero e predicassero questa morale per tutto il mondo. Più tardi gli apostoli del nuovo dio predicarono questa nuova fede a Roma e nell'Impero romano e a innumerevoli proseliti. Successivamente i cristiani formarono migliaia di comunità e una vasta associazione che si estendeva per tutto l'impero e si basava sulla pratica di fratellanza e proprietà comune”. [29] In realtà non esistette nessuna associazione simile. La cosa importante per noi da notare qui è che Cabet considerò Cristo l'autore di un programma per la costituzione di una proprietà comune.

Nella sua poesia I Dodici, che è circa la lotta della classe operaia per la liberazione, il poeta russo Aleksandr Blok usa l'immagine di un gruppo di dodici uomini dell'Armata Rossa in marcia attraverso il “Vento ... vento .../Che bufera sulla terra intera” per mettere in pratica un'azione rivoluzionaria, e in marcia alla testa di questo gruppo, vi è nient'altri che Gesù Cristo:
... E vanno con passo gagliardo,
Dietro – un cane affamato,
Davanti – con lo stendardo
Di sangue imbrattato,
Dai proietti risparmiato,
Con passo dolce e lieve
Tra mille perle di neve,
Il capo ornato di cisto –
Chi li guida? – Gesù Cristo.

Per un lungo tempo il clero ecclesiastico resistette all'interpretazione “rivoluzionaria” della personalità di Gesù. Il Vaticano condannò fortemente quelli che l'accettavano e l'approvavano. Questo si può osservare in un numero di documenti ecclesiastici risalenti agli anni 30 e 40. Nella trasmissione di un discorso radiofonico del febbraio 1921 il pontefice Pio XI invitò gli oppressi e gli oppressori ad essere guidati da Cristo e a non dimenticare la ricchezza spirituale che era stata accumulata coi tempi. Per quanto riguarda la ricchezza materiale, il pontefice assicurò i suoi ascoltatori che Gesù aveva autorizzato i “possidenti”, cioè, i capitalisti, a preservarla e distribuirla, e aveva comandato i poveri “a sottomettersi” ai padroni come avrebbero fatto a Dio stesso.

In Russia, prima della Rivoluzione Socialista del 1917, anche la Chiesa ortodossa respinse fortemente ogni tentativo di enfatizzare tendenze rivoluzionarie nella personalità di Cristo e nei suoi insegnamenti. In libri, opuscoli e articoli e nelle letture presso seminari teologici, i teologi tentarono di “esporre” un socialismo e di mettere un freno alla pericolosa eresia che riteneva che Cristo fosse un socialista.
 
Ma già dalla fine dell'ultimo secolo l'interpretazione “rivoluzionaria” dell'immagine di Cristo cessò gradualmente di essere impensabile. In una risoluzione adottata da una conferenza anglicana del 1884 si notò che molto che era buono e vero nel socialismo si poteva ritrovare negli insegnamenti di Cristo. Queste concessioni al socialismo furono probabilmente inevitabili: i membri del clero non potevano più ignorare la popolarità delle idee socialiste tra le grandi masse in tutte le nazioni. La cosa interessante da notare è che la Chiesa anglicana dovette considerare necessario sotto le circostanze una ricerca delle radici di queste idee negli insegnamenti di Cristo.

In anni recenti le idee del socialismo cristiano stanno per essere pubblicizzate sempre più spesso dal clero cristiano di tutte le denominazioni cristiane, compreso il Vaticano. Per esempio, il Vaticano enfatizza prontamente le origini “proletarie” di Gesù e in onore di suo padre che fu un falegname chiama perfino la celebrazione del Primo Maggio, non giorno di solidarietà del popolo operaio contro gli oppressori, ma semplicemente festa del lavoro. Comunque, ci sono serie differenze tra circoli clericali su materie di orientamento e tattiche politiche, e perciò l'immagine di Cristo è interpretata anche da loro in maniera diversa. Si considerino i motivi per un Cristo e un cristianesimo “rivoluzionari” che differiscono tra gruppi differenti di figure pubbliche ed ecclesiastici.

Alcuni di loro credono che oggi, quando il socialismo non è solo un movimento ed un'ideologia, ma anche una potente forza internazionale economica e politica, sarebbe poco saggio per la Chiesa sostenere apertamente la sua posizione precedente e offrire un sostegno incondizionato al capitalismo. Per loro l'immagine del Cristo socialista è un'arma contro il socialismo contemporaneo: perchè qualcuno dovrebbe combattere per il socialismo, così per dire, se duemila anni fa Cristo aveva predicato un socialismo “reale” e “vero” che ora ha solo bisogno di venir tradotto nella realtà in linea con gli insegnamenti del Cristo uomo-e-dio, e non con quanto è insegnato dai marxisti?

La materia diventa più complicata, comunque, quando la si osserva in una prospettiva storica. In effetti, per quasi duemila anni gli insegnamenti di Cristo “il socialista” sono stati predicati e la gente ha professato una fede in loro, e tuttavia la loro esistenza non è realmente migliorata. Perchè? In risposta a questa domanda i sostenitori della Chiesa ricorrono ad argomenti astratti e ad un vago discorso teologico che in effetti evita la domanda in questione mentre al contempo crea un'impressione che il problema sia risolto. Essi asseriscono, per esempio, che Dio si è affidato alla libera volontà delle persone, ed esse hanno compreso erroneamente fino a questo giorno i precetti di Cristo, e così via. 

Poi ci sono persone di inclinazione progressista, compresi ecclesiastici, che auspicano sinceramente la pace e un miglioramento delle condizioni delle nazioni. Ed è in questa connessione che essi si riferiscono all'immagine di Cristo, interpretandola in uno spirito rivoluzionario e socialista. Un prominente rappresentante di questo gruppo è il tardo decano di Canterbury Hewlett Johnson. Egli considerò che la costruzione di una società socialista nell'Unione Sovietica fosse in piena conformità allo spirito di Cristo, e fece una grande quantità di lavoro su scala internazionale per la promozione di pace e socialismo.

Vedute simili a quelle di Hewlett Johnson sono tenute dal teologo luterano Emil Fuchs e F. Clark, un inglese. Dal loro punto di vista, gli obiettivi di questa lotta condotta oggi dai sostenitori del socialismo coincidono con gli insegnamenti di Cristo esposti nei vangeli. Essi mantengono anche che i veri seguaci di Cristo oggi sono i comunisti e quelli che, venendo dopo di loro, auspicano una trasformazione socialista della società. E non importa se credono in Dio e in Cristo come una persona divina. In effetti, Fuchs e Clark non sono propensi a considerare cristiani quelli che sono formalmente pii membri di chiese cristiane ma che in realtà sono coinvolti in pratiche predatorie in linea con le regole del capitalismo e imperialismo. Oggettivamente, vedute simili sono in armonia coll'esortazione a dare sostegno alle aspirazioni progressiste e ai movimenti del nostro tempo.

Ma ci sono basi storiche per considerare Cristo un socialista, un ribelle e rivoluzionario? Gli argomenti a favore di quest'interpretazione sono sintetizzati nel libro Origine del Cristianesimo di Karl Kautsky. Un esame di quelli argomenti potrebbe aiutarci a determinare fino a che punto sia valida una simile interpretazione. 

Oltre ai detti di Cristo che sono critici della ricchezza e dei ricchi, che si trovano nei vangeli e di solito si citano in questi casi, Kautsky prestò un'attenzione speciale agli Atti degli Apostoli che indicano che tra i primi cristiani ci fu una condivisione comune di beni materiali. Alle fasi più antiche della sua esistenza, disse Kautsky, la comunità cristiana “fu caratterizzata da un efficace, sebbene indefinito, comunismo, un rifiuto della proprietà privata, e una tensione verso un nuovo, migliore ordine sociale in cui tutte le differenze di classe sarebbero eliminate tramite la condivisione di proprietà”. [30] Questo spirito comunista poteva solamente essere stato derivato dagli insegnamenti di Cristo che i suoi seguaci accettarono e misero in pratica.

Kautsky riconobbe e sottolineò ripetutamente, sia in Origini del Cristianesimo che nelle sue altre opere, che il comunismo praticato tra i primi cristiani fu di una natura primitiva. Quindi, invece di una proprietà comune ci fu una divisione più o meno sistematica della proprietà tra membri della comunità. Non ci fu affatto nessun problema di un possesso pubblico dei mezzi di produzione, poichè questo comunismo era orientato ai consumi ed egualitario in natura. Secondo Kautsky, il principio che rifiutava l'istituzione della proprietà privata fu l'elemento più importante.

Indipendentemente da come valutiamo il sistema che esistette nelle antiche comunità cristiane, sarebbe una forzatura ritenere che esso riflettesse gli insegnamenti di Cristo. Qui dobbiamo considerare le condizioni nelle quali visse il cristianesimo primitivo. Circondato da “pagani” essi tendevano ad unirsi in comunità chiaramente molto unite ed organizzavano un'assistenza reciproca su vasta scala. Ma non ci fu alcuna riorganizzazione dell'intera società su principi nuovi. Questo lo si può osservare dal fatto che i membri della comunità erano esortati a vendere la loro proprietà e
col denaro ricavato dalla vendita a contribuire ad un fondo comune. Se vi fosse stata una riorganizzazione dell'intero sistema sociale, sarebbe sorto il problema di chi avrebbe comprato la proprietà. 

Kautsky dedusse la natura rivoluzionaria e ribelle degli insegnamenti ed attività di Cristo dal suo ruolo come il Messia. O Gesù pensò di sé stesso come il Messia, nel qual caso egli dovette assumersi tutte le responsabilità di un capo politico, sociale e anche militare, oppure egli si considerò un pacifico martire sofferente. Doveva accadere una sola di quelle due cose.
E Gesù abbastanza definitivamente assunse il ruolo del Messia!

Ma Kautsky non poteva ignorare un altro aspetto dell'immagine di Cristo, che consiste nel fatto che Cristo predicò una non-resistenza al male e una passività sociale. Come possono
venir riconciliati quei due aspetti diametralmente opposti? La risposta di Kautsky alla domanda è come segue: “gli elementi messianici militanti dell'immagine di Gesù furono quelli originali, mentre un'attitudine di non-resistenza e attesa passiva vennero più tardi. Gesù non poteva essere apparso alla gente allo stesso tempo con questi aspetti mutualmente esclusivi.

Una concezione simile si può considerare valida solo se si può provare che i passi “sediziosi” nei vangeli vennero prima dei passi sulla non-resistenza al male. Ma questo non è stato provato. Perciò, quest'intera concezione rimane puramente ipotetica, non sostenuta da alcun argomento profondo. 

C'è tuttavia un altro forte argomento, ad opinione di Kautsky, che supporta l'idea circa la natura sediziosa degli insegnamenti di Gesù: precisamente, ogni altra forma di messianismo non avrebbe goduto il successo che ricevette tra gruppi non-ebraici. Gli altri popoli nell'Impero romano potevano essere stati ispirati da un messianismo che riguardasse gli ebrei soltanto? No, dice Kautsky. Si può spiegare il successo del cristianesimo su una scala internazionale se si assume che esso avanzò non così tanto slogan e rivendicazioni nazionaliste quanto quelle orientate alla classe. Il messianismo e il comunismo furono uniti negli insegnamenti di Gesù Cristo, e solo quando furono uniti essi “diventano invincibili”. Solo quando le “aspirazioni messianiche” significarono la “liberazione di tutti coloro che sono poveri” esse poterono andare incontro ad “una risposta vivente tra i poveri di tutte le nazioni”. [31] Se Cristo non fosse apparso come un capo degli oppressi, al di là della loro nazionalità, ma come un messia strettamente ebraico, i suoi insegnamenti, dice Kautksy, non sarebbero sopravvissuti alla terribile disfatta che l'ebraismo soffrì nelle sue guerre di liberazione nazionale e al declino nel quale l'idea stessa di messianismo cadde in seguito a quelle guerre. 

Quest'argomento, a sua volta, non è ben-fondato e rimane di una natura ipotetica. Inoltre, esso è incoerente con il trattamento generale di Kautsky della questione. Egli considera che gli insegnamenti di Gesù, ereditati dai suoi immediati discepoli, persero subito la loro natura rivoluzionaria. “Il Messia crocifisso, che provenne dal mezzo del proletariato”, afferma Kautsky, fu in grado di conquistare Roma e il mondo, “ma lo conquistò non per il proletariato”. La dialettica della Storia fu tale che il cristianesimo diventò il bastione di una oppressione sociale, e questo è piuttosto incomprensibile. “Il Messia crocifisso non fu il primo, e neppure fu l'ultimo conquistatore che alla fine volse gli eserciti che gli avevano fornito una vittoria contro il suo stesso popolo e li usò per sottometterlo”. Kautsky rammenta Cesare e Napoleone che, a loro volta, “sono emersi dalla vittoria della democrazia”. [32]

Ma se accettiamo l'argomento che gli insegnamenti di Gesù persero la loro natura rivoluzionaria subito dopo la sua morte (questo in sè stesso non è impossibile), noi non saremmo in grado di spiegare il successo che essi ebbero tra la popolazione non-ebraica dell'Impero romano che si dovette precisamente alla loro natura rivoluzionaria. Perchè la diffusione del cristianesimo tra i gruppi non-ebraici non avvenne nel primo periodo della sua esistenza, ma ad un tempo quando esso avrebbe perduto il suo spirito rivoluzionario.
*    *    *
Il metropolita Vvedensky disse durante un dibattito con Anatoli Lunacharsky, il Commissario del Popolo per l'Istruzione, che ad ognuno piacerebbe avere Cristo nel suo campo. Lunacharsky replicò: “Ma non noi. Noi non abbiamo bisogno di Cristo”. [33] Questo è abbastanza vero. Ma, come sottolineò lo stesso Lunacharsky, questo non aveva niente a che fare col tentativo di risolvere il problema della storicità di Cristo. Come con ogni altro problema scientifico, la cosa importante qui è stabilire la verità.

I classici del marxismo avevano commentato in numerose occasioni sui tentativi di trovare somiglianze tra il comunismo e il cristianesimo primitivo. L'obiettivo di questi tentativi è, d'altra parte, di “cristianizzare” la dottrina comunista, e dall'altra, di descrivere il cristianesimo e il suo fondatore in una luce rivoluzionario-comunista. Un esempio tipico di questo tentativo è il libro pubblicato di recente Gesù e il Proletariato di H. Rolfes. [34] Il suo scopo è mostrare che il movimento moderno di classe operaia è una mera continuazione della tradizione che risale a Cristo. Sottolineando tentativi simili Engels notò che “uno degli assiomi favoriti è che il cristianesimo è comunismo”. Quelli che tenevano quest'opinione “tentarono di provarla mediante la Bibbia, lo stato della comunità in cui è detto che i primi cristiani hanno vissuto, ecc.”. Ma, disse Engels, lo spirito generale delle sue dottrine è, nondimeno, totalmente opposto al comunismo. [35] In effetti, il comunismo scientifico non ha bisogno della religione nè di ogni altro tipo di copertura. 

NOTE

[27] A. V. Lunacharsky, Cristianesimo o Comunismo. Un Dibattito, Leningrado, 1926, pag. 27 (in russo).

[28] Ibid., pag. 30.

[29] E. Cabet, Vojage en Icarie, Parigi, 1842, pag. 417-418.

[30] K. Kautsky, Der Ursprung des Christentums, Berlino-Stoccarda, 1923, pag. 433.

[31] Ibid., pag. 403.

[32] Ibidem.

[33] A. V. Lunacharsky su Ateismo e Religione, Mosca, 1972, pag. 257 (in russo).

[34] H. Rolfes, Jesus und das Proletariat, Düsseldorf, 1982.

[35] K. Marx, F. Engels, Opere Raccolte, Vol. 3, Mosca, pag. 399.

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