mercoledì 30 agosto 2017

Cristo: Mito o Realtà ? (XX)

(continua da qui)
Mantenere la Propria Fede ad Ogni Costo!
I teologi conservatori e gli ecclesiastici insistono sul fatto che i cristiani dovrebbero credere non solo alla storicità di Gesù, ma anche all'immacolata concezione e ai miracoli che Gesù eseguì — la guarigione dei malati e la resurrezione dei morti alla vita, la sua resurrezione e ascensione. A loro avviso, non si può chiamare un cristiano chi non crede nel “sepolcro vuoto” (il “sepolcro del Signore” che diventò vuoto dopo l'ascensione di Cristo). 

I sostenitori dell'ortodossia cristiana nella Repubblica Federale Tedesca hanno lanciato un movimento contro eventuali concessioni al modernismo sulla questione di Cristo, inclusa la sua storicità e i fenomeni soprannaturali connessi con la sua nascita, vita e morte. Il movimento si chiama “Nessun altro vangelo!” (“Kein anderes Evangelium!”). I suoi membri comprendono il clero e teologi al pari di laici. Tiene dei raduni dove gli oratori denunciano i seguaci di Bultmann e di altri da loro chiamati i partigiani dell'ateismo. Mobilizzando gli elementi ignoranti e fanatici della “comunità” il movimento si sforza di esercitare pressioni sulla direzione della Chiesa e trattenerla dal fare concessioni alle “nuove tendenze” in cristologia. Quanto ai capi della Chiesa, essi devono ricorrere alla manipolazione. Da un lato, essi non devono fare nulla che offenda i fedeli conservatori e gli stessi ecclesiastici, mentre dall'altro non possono ignorare la critica scientifica delle narrazioni evangeliche. La situazione che devono affrontare è in effetti una cosa complicata. 

La tendenza conservatrice della cristologia è ancora più forte tra i cattolici. Circa cento anni fa il Primo Concilio Vaticano Ecumenico della Chiesa cattolica romana (1869-1870) riaffermò in termini enfatici il legame indissolubile tra il cattolicesimo e la fede nella storicità di Gesù e in tutti i miracoli da lui eseguiti. I miracoli, secondo la risoluzione del Concilio, dovrebbero essere considerati pienamente autentici e conformi alla comprensione dei segni della rivelazione divina. Sotto minaccia di scomunica, il Concilio proibì qualsiasi interpretazione dei miracoli come “leggende e miti”. All'inizio del 20-esimo secolo il Vaticano ha condannato
fortemente il modernismo come eresia la cui diffusione sarebbe inevitabilmente la rovina del cristiano. I fondatori del modernismo e i suoi teorici a cominciare da Alfred Loisy furono scomunicati. In realtà i modernisti si rifiutarono solo di credere ai miracoli associati a Gesù, ma non all'esistenza storica dello stesso fondatore del cristianesimo. Il modernismo continua ad essere ancora condannato dalla Chiesa Cattolica che, di tempo in tempo, esprime la sua disapprovazione manifestandolo sotto formule pie. 

Nel  Concilio Vaticano Secondo (1962-1966) l'opinione non fu altrettanto unanimemente conservatrice come lo fu al Concilio Vaticano Primo. Grandi e influenti gruppi di membri anziani del clero adottarono una posizione più flessibile. Ma la fazione conservatrice guidata dal cardinale Alfredo Ottaviani prese una linea dura sulla questione fondamentale di fede, in particolare, sulla questione della cristologia.

Dopo il Concilio la fazione conservatrice continuò a combattere contro i suoi avversari. È fortemente criticato un catechismo cattolico pubblicato in Olanda nel 1966, che manifestava chiaramente propensioni moderniste. Infatti i vescovi olandesi, con la cui benedizione il catechismo fu pubblicato, furono piuttosto cauti per quanto riguarda le leggende associate a Gesù raccontate nei vangeli. In una lettera pastorale essi esortarono tutti i cristiani a esercitare la massima cautela nel condurre indagini teologiche e nella predicazione. Dopo aver dichiarato un pò vagamente che alcuni cambiamenti nell'interpretazione di una serie di problemi relativi alla fede cristiana sono inevitabili, avvertirono i modernisti a non affrettarsi ad accettare critiche scientifiche e quindi scuotere le fondamenta della fede cristiana. I vescovi notarono che la fede nella Chiesa deve essere rafforzata, soprattutto per quanto riguarda le questioni del dogma. Quanto a sé stessi, credono nella natura divina di Cristo, nell'immacolata concezione e nella resurrezione di Cristo. In breve, il punto è di nuovo circa la fede in Cristo l'uomo-e-Dio e tutti gli atti soprannaturali attribuitigli dal Nuovo Testamento. 

Questa posizione è rivendicata con particolare veemenza dal cardinale Ottaviani. Come capo della Congregazione della Propagazione della Fede egli inviò, nel luglio 1966, una lettera pastorale ai vescovi e ad altri funzionari della Chiesa in cui elenca dieci punti che richiedono una condanna. Uno di loro è rivolto contro coloro che sostengono che Cristo fosse un semplice uomo che solo gradualmente si rese conto del suo essere il Figlio di Dio. Secondo il cardinale, l'immacolata concezione, i miracoli e persino la resurrezione di Cristo sono tutti eventi strettamente naturali. Egli non concederebbe nemmeno che in un unico periodo della sua vita Cristo fosse un semplice uomo. Per il cardinale Ottaviani, naturalmente, non c'è posto affatto per la ricerca scientifica sul soggetto. 

In quelle circostanze è necessaria una simile ricerca ed è possibile condurla? Gli zelanti guardiani dell'opinione tradizionale sanno che non possono proibirla del tutto. Tutto quello che possono fare è indicare i suoi limiti cosicchè la fede stessa non sia posta in pericolo. 

Per esempio, lo storico francese Jacques Colin fece uno studio sul processo di Gesù Cristo. Derivando una serie di paralleli storici ed etnografici dimostra che alcuni dettagli su questo processo, che hanno suscitato controversie, possono in realtà essere considerati probabili. Quelli comprendono la partecipazione delle masse alla decisione del fato di Gesù e il ruolo recitato da Erode Antipa, il tetrarca romano di Galilea, nella condanna di Gesù. Ebbene, una ricerca del genere certamente non pregiudica la fede. 

Ancor più desiderabile dal punto di vista della Chiesa è il tipo di lavoro svolto dal teologo cattolico tedesco  Uta Ranke-Heinemann, docente di religione e metodi di educazione cattolica presso the Teachers' College nella città di Neuss. Il suo scopo è quello di mostrare che la madre di Cristo rimase vergine fino alla fine della sua vita. Ma come può essere riconciliato con il fatto che il Nuovo Testamento allude sette volte ai fratelli di Gesù e una volta ad una sorella? Questo è stato un argomento di grande controversia teologica. Una spiegazione è che i fratelli e i figli di Gesù  fossero figli di Giuseppe per via di un matrimonio precedente. Tuttavia, Ranke-Heinemann trova un modo ingegnoso di affrontare questa domanda. 

Nel vangelo di San Marco i nomi dei fratelli di Gesù son detti  essere Giacomo, Iose, Giuda e Simone. Ma in un altro passo di Marco e anche in molte altre narrazioni evangeliche la madre di Giacomo e Iose è chiamata un'“altra Maria”. In una di queste narrazioni il padre di Giacomo è detto essere Alfeo, non Giuseppe. E da nessuna parte del Nuovo Testamento c'è qualche menzione dei “figli di Maria e Giuseppe”. Inoltre, poco prima della sua morte, Gesù affidò sua madre alla cura di Giovanni. Questo sarebbe stato strano se Maria avesse altri figli oltre Gesù. Ma come si comprende il seguente passo da Luca: “E diede alla luce il suo figlio primogenito...” ? [15] La risposta è che questa è una traduzione errata fatta dai protestanti; i luterani, essendo eretici, non erano capaci di alcunchè. Invece del “figlio primogenito” dovrebbe venir letto “primizia”; Gesù poteva essere chiamato una “primizia” al di là se Maria avesse generato o meno altri figli oltre Gesù. È in effetti un ottimo argomento per la ricerca. E soprattutto perché può distogliere l'attenzione da problemi più importanti relativi alla persona di Cristo. 


Ma non importa quanto sia profondamente radicata la tendenza a scartare del tutto ogni dubbio sull'argomento, non importa quanto fortemente gli ecclesiastici conservatori e i teologi insistono sulla necessità di una fede cieca, c'è un desiderio sempre crescente tra i teologi di riconciliare in qualche modo la fede in Cristo coi risultati della ricerca storica. Prendiamo in considerazione le opere di altri autori e vediamo come riescono a venire a capo della difficile situazione da loro affrontata. 


Alcuni di loro ricorrono a metodi di argomento storico piuttosto soliti. Quindi, nel tentativo di porre fine alla crisi della teoria cristologica, essi adducono argomenti a favore della storicità di Cristo. 


Il primo di quelli argomenti è che i vangeli, a prescindere dal grado di autenticità storica delle informazioni che forniscono, creano un'atmosfera della Palestina di quel periodo. Si può sentire, per così dire, il respiro della vita reale e questo è qualcosa che non può essere inventato. Non c'è nulla di nuovo su questo argomento, naturalmente. Lo abbiamo considerato abbastanza estesamente nel capitolo precedente. Tale approccio è ovviamente soggettivo. 


Nei vangeli e nei detti ci sono diversi passi che contraddicono le opinioni della più tarda chiesa “paolina”. Secondo alcuni teologi, si dovrebbero considerare i primi basati sulla vita reale di Gesù. Ci sono passi dei vangeli che gettano un'ombra sulla personalità di Cristo, se considerato o meno come mero uomo o come Dio. Così, a Nazaret Gesù l'uomo-e-Dio non fece alcun miracolo. Gesù si nascose dai suoi nemici a Betania e in altri luoghi. Sembra di mostrare codardia sulla croce. Alcuni dei detti del fondatore del cristianesimo non sembrano particolarmente impressionanti. Ad esempio, dice:
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci (Matteo 7:6), implicando che tutti i gentili sono cani. In un altro passo egli dice: Perchè mi chiami buono? nessuno è buono, se non un solo, cioè: Dio (Matteo 19:17). Ad opinione di alcuni teologi, quei passi mostrano che le parti più nobili del Nuovo Testamento contengono un nucleo storico che può essere rivelato una volta che le aggiunte posteriori sono rimosse. Anche questo argomento non sembra reggere. Tutto ciò che questi  testi antichi ci dicono è che la concezione della personalità di Cristo subì una certa evoluzione. Ma ciò non significa che la prima fase di questa evoluzione fosse legata a impressioni e ricordi di prima mano circa un personaggio reale.

C'è un altro punto di vista secondo il quale, se stiamo trattando di leggende qui, anche le leggende sono materiali di base per la ricerca storica. Questo è abbastanza vero, ma non possiamo concludere, su questa base, che Cristo fosse un personaggio reale oppure dipingere un'immagine di Cristo utilizzando le narrazioni evangeliche. In alcuni casi una leggenda offre materiale per formare una concezione precisamente di quell'epoca in cui è emersa e dell'ambiente sociale che lo ha creata. E questo è esattamente quello che abbiamo in questo caso.

E infine, si sostiene che i racconti evangelici sono storicamente autentici perché forniscono una cornice cronologica per una vita di Gesù. Ci sono almeno tre fatti che possono servire da punti di riferimento principali: il battesimo di Gesù da parte di Giovanni, l'inizio della predicazione di Gesù in Galilea e la sua morte a Gerusalemme. Questo “argomento” richiede
difficilmente una confutazione dal momento che ogni leggenda può essere collocata in una cornice cronologica senza che ci sia la minima ragione per considerare storicamente autentica questa cornice.

Di interesse in questa connessione è il libro La Morte di Gesù di J. Carmichael, pubblicato nel 1963. Carmichael nota che molti elementi della leggenda com'è raccontata nei vangeli contraddicono la tradizione cristiana che prese forma successivamente, e sono questi elementi che dovrebbero essere considerati storicamente affidabili. Bisogna comunque affrontare questi elementi con cautela, perché dopo la morte di Gesù, una generazione intera dovette passare prima che i vangeli fossero scritti. Carmichael non si limita a dichiarare in modo generico che diverse parti della leggenda emersero in tempi diversi, ma distingue cinque fasi che contraddistinguono la nascita della leggenda di Cristo che, a suo avviso, riflettono le diverse fasi con cui Gesù fu trasformato gradualmente nelle menti dei suoi seguaci. 


Durante la prima fase Gesù nacque in una maniera naturale presso una povera famiglia di Galilea. Poi la sua persona fu elevata e associata a missioni messianiche. Alla terza fase si disse che Gesù fosse di stirpe regale. Alla quarta fase la sua nascita fu considerata di una natura soprannaturale e Cristo divenne quasi una “divinità”. Solo all'ultima quinta fase della sua evoluzione l'immagine di Cristo è venuta ad acquisire tutte le caratteristiche di Dio. Carmichael nota due diverse interpretazioni di quest'immagine divina, una trovata nel vangelo di Giovanni e un'altra nell'epistole di Paolo. 


È una tesi interessante, una tesi con una sua propria logica. L'unico problema è che la logica qui non è sostenuta da un'analisi storica sufficientemente profonda. Si supponga che l'evoluzione dell'immagine di Cristo procedette precisamente nella maniera descritta e che i vangeli vennero gradualmente a coprendere testi corrispondenti alle cinque fasi indicate sopra. Ma noi possiamo ugualmente assumere che l'evoluzione accadde nella direzione opposta. L'approccio storico cerca di stabilire non quello che avrebbe potuto verificarsi, ma ciò che si verificò effettivamente. 

A qualche misura la concezione di Carmichael è in linea con le opinioni del famoso teologo protestante tedesco Helmut Thielike. Nel suo libro Ich Glaube (Io Credo), pubblicato nel 1965, anche Thielike nota la grande quantità di contraddizioni e divergenze nei testi del Nuovo Testamento, ma sostiene che esse sono una prova, non dell'inaffidabilità dei testi come fonti storiche, ma, al contrario, della credibilità delle informazioni che forniscono su Gesù. Diverse persone hanno diverse percezioni di una stessa cosa. “Una persona, quando riceve uno schiaffo in faccia, per esempio, sente un ronzio nelle sue orecchie, vede le stelle .... Un'altra nella stessa situazione ode un fruscio, una terza — il suono delle campane; una persona vede scintille, un'altra — un arcobaleno”. [16] La causa reale di quelle diverse impressioni è tuttavia la stessa cosa ed è qualcosa di reale. Allo stesso modo c'è un nucleo reale e storico nelle informazioni contraddittorie di Gesù che troviamo nei vangeli. Ma come possiamo trarre l'essenza di un fenomeno su cui le fonti ci dicono cose diverse? A quanto pare tutto ciò che si può dire è che qualcosa accadde, ma che cosa esattamente nessuno lo sa. Un simile approccio da parte di un teologo alle fonti prncipali del dogma cristiano, non importa quanto siano buone le sue intenzioni, rimuove il terreno da sotto il dogma della Chiesa riguardante le scritture. Infatti, uno dei loro autori udì campane, un altro vide scintille.... 


Oltre alla ricerca scientifica, Thielike prende parte attiva all'opera di propaganda. Egli tenne una serie di conferenze in una sala di uno dei più grandi stadi della Germania Federale e, come riportato dalla rivista cattolica Herder Korrespondenz, fu capace di esprimere i suoi punti di vista in modo tale da essere compreso da tutti. Per un teologo contemporaneo, questo è davvero un risultato. Nella letteratura teologica si incontrano spesso le lamentele che le idee teologiche del nostro tempo sono diventate così complesse che non solo il laico, ma anche lo studente di teologia, ha difficoltà a comprenderle. 


Thielike attribuisce poca importanza ai miracoli descritti nei vangeli. A suo parere, furono creati solo in seguito come una raccolta di illustrazioni (Bilderbuch) al testo dei discorsi di Gesù, come una dimostrazione della potenza di Dio. Ma questo non era realmente necessario, in quanto la fede non può essere basata su miracoli. La fede vive solo della parola di Dio. La nostra immagine di Cristo deve dunque essere basata sulla parola di Dio. Secondo Thielike, ciò non è stato fatto correttamente sino al tempo presente, con ogni nuova generazione che si forma un'immagine di Cristo in conformità alle sue opinioni personali derivate da tendenze di pensiero contemporanee. 


Thielike afferma che per tutta la storia della Chiesa Gesù Cristo era stato crocifisso di nuovo e di nuovo. Era sempre stato amputato in modo da poter essere adattato al letto di Procuste di concezioni umane passeggere. Era scomparso costantemente nel sepolcro delle nozioni umane e dei sistemi di pensiero, da cui egli era risorto di nuovo. Lo ha detto in modo elegante, ma il significato non è molto chiaro. Supponiamo che l'immagine di Cristo sia stata effettivamente soggetta ad un trattamento così crudele. E il signor Thielike è determinato a ripristinarla alla sua purezza originale. Il risultato è certamente degno dell'attesa. Ma sembra che Thielike non ha fatto niente per tradurre le sue buone intenzioni in realtà. Infatti l'eminente teologo dice semplicemente che l'immagine di Cristo è stata distorta ma non come noi dobbiamo considerare l'immagine ora, seguendo la ricerca condotta da Thielike stesso. Quella rimane un segreto.

Il teologo protestante Paul Althaus è meno critico di ciò che la “comunità” ha fatto all'immagine di Cristo. Althaus è noto per avere opinioni piuttosto pessimiste riguardo i vangeli come fonti storiche. Ma abbastanza stranamente egli è capace di combinare concezioni reciprocamente contraddittorie nei suoi scritti. Così, egli considera il vangelo di Marco scritto da testimoni oculari, ivi compreso l'apostolo Pietro. Al pari di E. Hirsch, egli ritiene che il vangelo di Marco fu successivamente modificato ed abbellito, anche se entrambi pensano che questo non fosse stato necessario visto che vi si poteva trovare un'intera biografia di Gesù. Sembrerebbe, allora, che tutto sia ok e non ci siano difficoltà nel ricostruire l'immagine di Cristo. Nondimeno, per Althaus ci sono delle difficoltà. 


Per esempio, cosa dobbiamo fare del fatto che l'immagine di Gesù raffigurata nei vangeli fu in effetti parecchio  modificata in seguito dalla “teologia della comunità”? Su questa questione Althaus non è d'accordo coi teologi liberali. Secondo quest'ultimi, “ciò che è stato fatto all'immagine di Gesù dalla teologia della comunità è qualcosa di estraneo e poco ha a che fare con Gesù stesso”. La loro posizione è la seguente: “Lontano dalla teologia dogmatica della comunità e indietro alla semplice predicazione di Gesù circa il Regno, il Padre celeste e la vita eterna dell'anima! Soprattutto lontano da Paolo e indietro a Gesù, al vero Gesù, la cui immagine e la cui missione possono essere rintracciati nei contorni del cristianesimo primitivo. Lontano dal dogma e indietro all'uomo di Nazaret che è fuori dal dogma”. [17] Althaus non accetta questo punto di vista sebbene esso “sia stato proclamato ad alta voce per mezzo secolo da ora e sta tornando alla ribalta”. Non senza ragione, dichiara che  “l'immagine liberale del profeta Gesù che è fuori dal dogma” costituisce “un'astrazione”. [18] Althaus è più impressionato proprio dall'immagine che emerse dalla teologia della comunità. Egli trova la realtà concreta di Gesù Cristo non in un'astrazione di qualche “Gesù storico” che è fuori dal dogma, ma nel Cristo dell'originale missione cristiana originaria propagato dalla comunità. Ciò che Althaus  sta apparentemente dicendo, a giudicare dalle sue dichiarazioni piuttosto nebulose, è che dovremmo senza ulteriore indugio accettare l'immagine tradizionale di Cristo. 


Da un lato, Althaus deve riconoscere che “lo stato delle fonti è tale che noi non possiamo dare nè una cronologia della vita di Gesù  nè un resoconto fattuale di essa”, e che “noi sempre vediamo Gesù solo attraverso un velo”. D'altra parte, attraverso questo velo “siamo in grado di rintracciare gli aspetti principali dell'immagine di Gesù in modo sufficientemente chiaro”. [19] È vero, questo è solo “nel senso spirituale”, perché solo l'aspetto morale di Gesù l'uomo-e-Dio è inteso qui, e non la sua reale immagine umana. Althaus parla anche dell'autocoscienza di Cristo, della sua missione e della sua maniera di trattare la gente e così via. Ma anche qui l'enfasi non è su alcun “detto specifico” di Gesù, ma “sul suo comportamento e attività generali”. Althaus stesso ha descritto questi scritti evasivi,  equivoci, come “Cristologia indiretta”. [20


Quando il materiale di base manca di una investigazione diretta della questione, il teologo che non ha abbastanza coraggio deve ricorrere a metodi “indiretti”. Qui c'è un sacco di spazio per una soggettiva intepretazione casistica del concetto di autenticità storica. Troviamo così Althaus che dice che perfino il non autentico (unecht) può avere autenticità (die Echtheit). Egli scrive: “Differenziamo i concetti di autenticità: perfino quelle narrazioni e detti che in termini di ricerca storica sono “non autentici” e non riescono a trasmettere ciò che effettivamente prese luogo può essere autentico in qualche senso importante  — come espressione del significato reale di ciò che accadde di una persona storica: in questo senso ogni cosa che riflette il senso noto dell'essenza e del significato di Gesù Cristo, non importa quanto egli fosse rifratto attraverso l'individualità del testimone oculare e i metodi di espressione che furono caratteristici del suo tempo, è autentico”. [21


Althaus applica lo stesso approccio a quei passi nei vangeli che egli stesso ha definito non autentici (lui mette la parola tra virgolette). “Quei passi”, dice, “devono essere letti non in una maniera storica ma in maniera impressionistica: essi esprimono l'essenza e il significato di Gesù con mezzi poetici per far apparire la storia più vivida”. [22] Questo metodo, a suo parere, è utilizzato prevalentemente nelle narrazioni degli ultimi giorni della vita di Gesù. Queste narrazioni non autentiche sono autentiche in un senso più profondo perché tentano di trasmettere il mistero dell'esistenza e dell'avvento di Cristo. In un certo senso ogni narrazione è storica — testimonia l'esistenza del suo autore e il clima sociale e ideologico in cui fu scritta. Ma le leggende evangeliche a cui Althaus attribuisce una storicità e che allo stesso tempo riconosce come non autentiche, non possono naturalmente venir considerate storiche: non dicono nulla di nulla sul Gesù storico. Il tentativo di Althaus di estrarre da loro qualcosa che possa venir considerato storico, sembra davvero molto simile ad un sofisma. 


Lo stesso sistema di pensiero appare più complesso e completato
più accuratamente nelle opere di teologi e cristologisti di “sinistra”, specialmente quelli appartenenti alla scuola di Rudolf Bultmann.

NOTE

[15] Der Spiegel, 1966, Numero 7, pag. 89.

[16] Ibid., Numero 16 pag. 78.

[17] P. Althaus, op. cit., 12-13. pag. 12-13.

[18] Ibid., pag. 12.

[19] Ibid., pag. 15.

[20] Ibid., pag. 17.

[21] Ibid., pag. 17-18.

[22] Ibid., pag. 18.

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