martedì 8 agosto 2017

Del sentito dire intorno a Gesù di Nazaret

...Qualcosa che i folli apologeti cristiani non capiranno mai...
Tale, in verità, è l'ambiguo volto degli avvenimenti più importanti, poichè alcuni tengono per certo ciò che hanno sentito dire, qualunque ne sia la fonte, mentre altri rovesciano la verità nel suo contrario: duplice deformazione che i posteri gonfiano.
(Tacito, Annali 3:19)
Naturalmente nessun scienziato, giudice onesto, o persona razionale userebbe solo pettegolezzi o voci per stabilire l'esistenza di qualsiasi affermazione, tranne i bugiardi, i pettegoli, i truffatori, i credenti religiosi, i processi farsa, i politici, le persone malate e gli storici e i biblisti che sostengono che Gesù è esistito. Perfino il presunto “dubbioso Tommaso” doveva essere convinto da più di un mero sentito dire.Così che cosa si intende per sentito dire? Si intende un'informazione ricevuta da altre persone che non si può dimostrare adeguatamente.
(Jim Walker, Why do historians rely on hearsay for evidence of Jesus?, mia libera traduzione)

Sembra forse che si sia parlato fin troppo di Gesù di Nazaret, sembra forse molto, troppo strano. Non pensiate che non ne sia consapevole. Ma come ho ribadito più volte in questo blog, io non faccio che ripetere ciò che ho udito. Non ho mai visto una prova dell'esistenza di Gesù di Nazaret coi miei occhi: nessuno l'ha mai vista e probabilmente nessuno la vedrà mai.
Eppure, ovunque io vada, qualcuno ne parla. In un modo o nell'altro qualcuno parla delle spaventose profezie o dei misteriosi ed enigmatici insegnamenti, ciarla senza fine del suo marginale vagabondaggio per la Giudea e la Galilea e dei suoi poveri seguaci solitari sulle cui lapidi non compaiono nomi, date di nascita, date di morte.
Tutto ciò che sento dire riguarda in un modo o nell'altro Gesù di Nazaret e nient'altro che Gesù di Nazaret. Tutti parlano e pensano a Gesù di Nazaret, ciascuno alla sua fantasiosa maniera.
Annoto soltanto, io, quel che si dice (forse senza sapere che lo si sta dicendo) e a volte ciò che si vede (forse senza sapere che lo si sta vedendo). Eppure tutti continuano a parlare, ciascuno alla sua squilibrata maniera, di Gesù di Nazaret. Li sento parlare di lui ogni giorno della mia vita. Sempre che, ovviamente, non stiano parlando del silenzio grigio e desolato, del vuoto fosco nelle lettere di Paolo che a Gesù di Nazaret — al grande e “sicuramente esistito” Gesù di Nazaret — fa da incommensurabile e sorprendente eclissi. Allora le voci dei folli apologeti cristiani calano bruscamente finchè a malapena riesco a udirne il tentativo di comunicare con me in singulti strozzati di trauma post-incubo.
Perchè quell'eclissi totale e inaspettata fa trapelare il sospetto — invero, la certezza — che Gesù di Nazaret non fosse mai stato di Nazaret o — se per questo — dell'aspetto di profeta itinerante crocifisso da Pilato che alla lunga l'aveva reso celebre. Perchè quell'aspetto di Gesù e quella provenienza da “Nazaret” era un tradimento, una violazione, una sleale rottura di un vincolo, poichè secondo le lettere di Paolo questo Gesù aveva riflesso in un'epoca dimenticata unicamente la medesima e pallida evanescenza dell'angelo rivelatorio visto da Paolo e da altri della sua comunità. E non si ha difficoltà ad immaginare, leggendo Paolo, che il vero Gesù non si fosse mai dedicato nella Storia reale alle basse funzioni che gli attribuirono fantasiosi vangeli dopo la morte di Paolo. Non ci vuole molto a riconoscere che il Gesù dei vangeli sia solo uno spontaneo e fin troppo interessato impulso a deviare dalla evanescente purezza del Gesù di Paolo e dei primi cristiani, un desiderio, forse, che muove verso un'allettante difettosità. Per concessione, per trascurabile capitolazione a questo impulso o desiderio originato dal nulla, una creazione ebbe luogo e un ritratto prese forma dove mai c'era stato niente di quel genere. La immagino, al principio, come un'irruzione pressochè indistinguibile nel panorama letterario del tempo, un semplice abbozzo di fittizia biografia, magari segreta alla sua comparsa, e solo dopo resa pubblica. Ma tali creazioni letterarie hanno desideri propri, il proprio destino da compiere, le proprie missioni ed evoluzioni da seguire a qualsiasi costo.
Un culto misterico assolutamente anonimo aveva prodotto uno smorto dipinto, una pallida biografia, per il suo dio che muore e risorge, che nel tempo cominciò a mutare in propaganda e a distribuire, in uno spirito che definirei di assai grottesca belligeranza, tanto morbosissimo, meravigliosissimo e disgustosissimo sentito dire sul conto di Gesù di Nazaret. E a un certo punto, nell'esprimere la propria sfida, questo Gesù di Nazaret veniva di nuovo e di nuovo colorato di enigmatica passione per il potere e l'autorità. In superficie Gesù di Nazaret poteva sembrare uno splendido ornamento alla desolazione grigiastra del profondo silenzio che lo circondava e lo circonda tuttora nelle lettere di Paolo, il fregio che completava una composizione unica di un reale apostolo dandole e ricevendole pittoresca gloria. In realtà esisteva ed esiste tuttora tra l'una e l'altra una profonda ed ineffabile ostilità. E non dubito affatto che un tentativo di riappropriarsi del vero Gesù, o perlomeno di ricondurlo alle origini informi della sua celestiale esistenza, ci fu. Mi riferisco, ovviamente, alle innumerevoli voci dissenzienti messe a tacere, per quanto mai sopite, da bastardi censori e cooptatori di tradizioni rivali bandite come “eresie”.
Alcuni ipotizzavano che Gesù non avesse più sostanza di un'ombra, o forse lo era, benchè a sentirli quest'ombra fosse diversa dalle altre, talvolta possedendo una larva di uomo, talvolta incapace perfino di soffrire la morte sulla croce. Altri giuravano di averlo avvistato nell'indefinito passato.
Per un pò furono tutte voci e leggende, dicerie e sogni, pie fantasticherie. Ma cosa significava “Gesù di Nazaret” ? Di certo non vi è carenza, tra gli aneddoti che circolavano — che facevano circolare — sul suo conto, di supposte rivelazioni sulla sua natura e sulle sue fantastiche imprese. Ma da qui a ordinare i resoconti in un profilo coerente, a prescindere dalla loro affidabilità, ne passava.
Eppure sono convinto che prima o poi Gesù di Nazaret o qualcosa di molto simile ad esso sarebbe stato inventato — e sotto l'illusoria apparenza del sentito dire sarebbe “esistito” — anche se gli “eretici” fossero stati altri da quelli consegnati alla Storia come tali. Ormai il destino andava in quella direzione, lo lasciavano intuire perfino alcune (deliberate?) sollecitazioni dello stesso uomo chiamato Paolo. 
Il mio Dio provvederà a ogni vostro aneddoto [χρείαν], secondo la sua gloriosa ricchezza, in Cristo Gesù. 
(Filippesi 4:19)

Le visioni, le estasi e le rivelazioni stavano diventando obsolete, e piuttosto scomode per chi volesse brandire lui solo “il vero Gesù”, mentre la fissazione malata e cospiratoria intorno a Gesù di Nazaret si intensificava ed evolveva in vangeli sempre più sperimentali, oserei dire visionari.
Per giorni, settimane, anni, i pagani che ne ebbero per primo sentore, e prima di loro perfino tutti gli altri cristiani, cercarono negli archivi locali qualche traccia del personaggio straordinario di cui alcuni anonimi cristiani pretendevano di narrarne le gesta.
Ho ascoltato alcuni che dicevano: se non lo trovo negli archivi, nel vangelo io non credo. Io risposi loro che sta scritto, ed essi di rimando che questo è da provare. Per me l'archivio è Gesù Cristo, i miei archivi inamovibili la sua croce, la sua morte e resurrezione e la fede che viene da lui, in questo voglio per la vostra preghiera essere giustificato.
(pseudo-Ignazio, Lettera ai cristiani di Filadelfia)

Ma non vi apparve mai niente.
E non mancò tra i pagani chi non credette ad una parola degli aneddoti su Gesù di Nazaret, così come non aveva creduto alla predicazione di apostoli come Paolo, quando avevano denunciato la “sapienza di questo mondo” in netto contrasto alla “sapienza di Dio”. Da una parte la loro immaginazione si era in parte schierata con questa nuova specie di cristiani quando avevano sostenuto che Gesù di Nazaret fosse stato in qualche modo crocifisso da Pilato con l'accusa — vera o presunta — di sobillare gli ebrei contro l'Impero. Dall'altra nutrivano dubbi beffardi riguardo alle presunte rivelazioni di un arcangelo celeste ad uomini come Paolo, l'autoproclamatosi “apostolo dei gentili”, e dei suoi ripetuti incontri con l'angelo in questione.
Questa reazione ambivalente da parte pagana non fu naturale come sembrava. E non certo perchè rispetto alle presunte rivelazioni dell'apostolo dei gentili il caso di un sedizioso ebreo crocifisso da Pilato e in seguito deificato fosse più credibile, posto che si rimuovessero i dettagli stravaganti e fantastici nei quali — e solo nei quali — veniva presentato da alcuni cristiani. Fino a quel momento avevano tollerato tutto ciò che sentivano dire dai cristiani, anche i resoconti più bizzarri, anhe quelli in contrasto con una realtà verificabile o un ritratto coerente del fenomeno. Ma già gli stessi cristiani sospettavano che fosse nel loro interesse avere la testa piena di fantasticherie intorno a Gesù di Nazaret. In una parola, traevano piacere dall'irrealtà delle storie di Gesù di Nazaret. La verità che contenevano, ammesso che ce ne fosse, era immateriale. E non pensarono affatto a screditarle, non fino a quando decisero loro stessi di crearne a loro volta di altre.
Allora ricreavano con l'immaginazione le storie che erano state narrate intorno a lui nelle conversazioni avvenute in vari luoghi e momenti. Tendevano a parlare di Gesù di Nazaret per parabole e metafore ambigue, o sfoderando aneddoti romanzeschi i cui eventi sembravano sempre contraddirsi, o sfacciate menzogne che poi erano loro stessi i primi a smascherare. Ma il più delle volte — alcuni dicevano tutte le volte — la leggenda di Gesù di Nazaret assumeva le forme della totale insensatezza, come se venisse assimilata senza cognizione — nè possibilità di cognizione.
Proliferò tra i cristiani una ridda di storie riguardo a chi esattamente fosse Gesù di Nazaret e chi fossero di preciso i suoi veri apostoli. Ciascuno di loro aveva storie da aggiungere alla leggenda di Gesù di Nazaret, le cui origini erano irrintracciabili perchè mai veramente avvenute, in realtà: storie inventate che si incrociavano come la traiettoria delle infinite gocce di pioggia di una tempesta che si fondono a creare una nebbia di illusione e contro-illusione. Della presenza attiva di Gesù di Nazaret nelle loro vite, dell'influsso potente che esercitava su di loro, non si poteva dubitare, ma sembrava senza faccia e senza vita, era un'impresa capire come potesse essere vissuto sulla terra nel recente passato e tuttavia essere stato completamente ignorato proprio dagli stessi apostoli e profeti che per primi pretendevano di aver comunicato di persona con un arcangelo celeste di nome Gesù in sogni, visioni, estasi e rivelazioni. Non sospettava, questa gente, che non era mai esistito il Gesù di Nazaret di cui si ostinavano a tramandarne le gesta in finte memorie. Non sospettavano, quei poveri illusi, che Gesù di Nazaret fosse una pura e semplice illusione che veniva proiettata su un luogo preciso in un momento preciso senza alcun motivo preciso che non fosse la loro stessa cieca creduloneria. D'altro canto, nemmeno sospettavano di essere stati loro stessi ad averlo inventato: di aver contribuito a portarlo sulla terra nel recente passato semplicemente desiderando che vi giungesse.
Tuttavia, malgrado gli ostacoli alla credibilità e alla coerenza, tutti i cristiani che ne parlarono riuscirono a trasmettere ai pagani entro gli inizi del secondo secolo quello che reputarono un ritratto notevolmente a fuoco dell'ebreo Gesù di Nazaret, un amalgama di dicerie che raggiungeva lo status di potente leggenda. Benchè non avessero mai conosciuto questo personaggio leggendario nè desiderassero farlo, questa potente leggenda aiutò gli stessi pagani a ricreare con l'immaginazione non soltanto le chiacchieratissime gesta di Gesù di Nazaret, ma pure la storia fantastica della sua umiliante morte sulla croce romana. Nelle parole attribuite a Gesù di Nazaret — sulle quali i cristiani meditavano ricreandole nell'immaginazione — che pure nascevano in realtà da anonimi profeti e apostoli e nelle comunità più disparate, affioravano alcuni tratti che erano sempre gli stessi e venivano sempre trattati allo stesso modo. Rimasero sbigottiti quando cominciarono a identificare questi tratti comuni, perchè in un certo modo replicavano con accuratezza immagini e concetti peculiari che i loro stessi profeti e apostoli avevano sperimentato in visionari momenti di sogno a occhi aperti e specialmente durante le loro abituali visioni e rivelazioni provocate dall'angelo Gesù.
Quanto ai tratti del cristianesimo primitivo, possedeva l'atmosfera di fermento lento e inconscio di una pianta selvatica cresciuta al buio, con l'ulteriore sensazione che i suoi mille Cristi e Gesù rivali fossero come altrettanti rami di quella pianta che si estendono ad ogni angolo, scontrandosi e contorcendosi senza requie per trovare la luce man mano che le storie di Gesù di Nazaret crescevano a tale misura che la loro espansione e le loro forme non conoscevano restrizioni.
Eppure queste storielle e queste sante favole non fornivano che il vago sentore di una rivelazione oscura e ossessionante all'origine vera e reale dell'intero fenomeno. Quanto ai cristiani che predicavano quelle nuove storie e quel nuovo personaggio, davvero non erano in grado di fare piena luce su di lui, considerato che sapessero di lui esclusivamente per via di quelle dicerie e favole dubbie e illogiche sul suo conto che li avevano raggiunti, e che ora loro stessi contribuivano a diffondere.
A questo punto delle loro scoperte su questo misterioso Gesù di Nazaret risultava difficile per gli stessi cristiani credere all'esistenza di questo personaggio e al contempo fingere di non essere interessati a saperne di più circa lui. Sembrava, tuttavia, che questo personaggio, per quanto i cristiani riuscissero a congetturarne, non fosse stato affatto noto al suo tempo. Peggio ancora, un profondo e inaspettato silenzio pendeva su di lui e non solo da parte pagana ed ebraica — dopotutto la loro cecità era il loro peccato, credevano — ma da parte di Paolo,
e da altri della sua comunità.
Si erano in qualche modo convinti che questo profondo silenzio intorno a Gesù di Nazaret nelle fonti più antiche non fosse che una copertura orchestrata da Paolo o
da altri della sua comunità — quelli che le nuove storie dipingevano ora come discepoli di Gesù di Nazaret — oppure dall'uno e dagli altri altri insieme. In effetti da qualche tempo — da quando si erano illusi che Gesù di Nazaret fosse esistito nel recente passato — sospettavano che Paolo, e altri della sua comunità, malgrado le loro abituali visioni, sogni e rivelazioni dell'angelo Gesù — e malgrado, secondo la nuova diceria, avrebbero dovuto conoscere chi conobbe di persona Gesù di Nazaret — avessero tenuto nascosto le loro vere esperienze in merito a Gesù di Nazaret. Come se ci fosse una verità di cui erano al corrente intorno a Gesù di Nazaret e loro no. In qualche modo, si erano persuasi che Paolo e altri della sua comunità, a tempo debito e in gran segreto — non nei loro scritti — avessero condiviso quelle esperienze con i loro seguaci. Tuttavia, scrivendo di Gesù ai suoi seguaci, nessuno — nè Paolo nè altri della sua comunità — sapeva restituire un briciolo delle immagini e delle storie che i vangeli descrivevano sul conto di Gesù di Nazaret. Paolo e altri della sua comunità ci mettevano lo sbigottimento, sì; la passione, sì; un pò di delirio, sì. Ma un minimo accenno a Gesù di Nazaret, no.
Fu questa discrepanza tra la presunta reazione (o assenza di reazione) di Paolo,
e di altri della sua comunità, ai presunti dati oggettivi dai quali erano solo ora inondati in merito alla faccenda Gesù di Nazaret e la loro risposta (o iper-risposta) a questi stessi dati, che li indusse a sospettare che Paolo, e altri della sua comunità, stessero celando di proposito Gesù di Nazaret ai loro occhi: un processo di deliberata segretezza che doveva culminare nel loro ingresso a pieno titolo tra gli iniziati al culto misterico di Gesù Cristo, quando sarebbero stati pronti a confrontarsi con la verità sul conto di Gesù di Nazaret che fino ad allora era stata negata loro — o che testardamente negavano a sè stessi.
A ogni modo, la loro creduloneria non era affatto ispirata da un atteggiamento razionale o ragionevole. Si basava anzi unicamente sulla paura. Era animata dalla volontà di negare ciò di cui avevano paura. Non sapevano rinunciare alle antiche rivelazioni e visioni dell'arcangelo Gesù finchè l'impulso apocalittico che le animava non cominciava a declinare e a rivoltarsi addirittura contro loro stessi. In un certo senso questa faccenda di Gesù di Nazaret aveva finito per far saltare i loro nervi. Si era perso l'equilibrio tra un'antica perdurante follia che li inebriava — che inebriava uomini come Paolo — e una nuova leggenda che cominciava a dominare le loro menti. Quanto a quei cristiani che si ostinavano a vedere angeli e demoni nel bagliore di un'apparizione . . . li emarginarono. Qualcuno avanzò a dire che in fondo era tipico di Gesù di Nazaret usare persone come loro — persone come Paolo — per i propri scopi.
Forse avevano emesso una sentenza iniqua su profeti di nuove rivelazioni, nuove visioni e nuove apocalissi. Senza dubbio, le rivendicazioni di novelli Paoli riguardo all'essere “avvicinati da Gesù” in persona li mettevano ulteriormente a disagio. Ma bastava, questa motivazione, a esiliarli dalla loro comunità e a bollarli come falsi profeti e falsi apostoli? Al pari di tante sette e culti misterici del tempo, ovviamente, le comunità cristiane si fondavano sulla paura e sulla superstizione, che è sempre una giustificazione valida a qualsiasi tipo di comportamento.
I profeti e i visionari dell'angelo Gesù erano rimasti segnati a vita compromettendosi troppo con la loro “innaturale” indipendenza dal nuovo ritratto di Gesù di Nazaret che aveva fatto irruzione per la prima volta nelle menti cristiane: semplicemente, ciò che essi millantavano non si conciliava affatto se non di rado con quanto pretendeva — anzi, decretava — quel nuovo ritratto. Niente come la paura di contraddizioni tra l'antico Gesù rivelato e il nuovo Gesù raccontato complicò la coscienza di quei cristiani, portandola a livelli di riflessione inesplorati. Sotto questa pressione mentale, cominciarono a organizzare i loro pensieri e osservazioni su Gesù di Nazaret, in particolare sulla relazione tra lui e i presunti profeti e apostoli che sembravano averlo predicato prima ancora che di lui si fosse sentito parlare e che purtuttavia sembravano essere l'unico oggetto delle sue attenzioni. Sia che il profeta di turno avesse avuto una rivelazione personale dell'arcangelo Gesù all'insaputa più totale di chi fosse “Gesù di Nazaret” e di chi ne fossero i presunti fantomatici “dodici apostoli”, sia che ne avesse avuto notizia da chi per primo ne divulgava il sentito dire, l'effetto sembrava il medesimo, ovvero la fine delle sue profezie e delle sue rivelazioni.
Io stesso ho verificato di persona questa fine mediante un semplice confronto tra le lettere di Paolo e gli Atti degli Apostoli: in questi ultimi le prime non sono affatto menzionate, sparita completamente ogni pretesa indipendenza dell'autoproclamatosi “apostolo dei gentili”. Questo elenco di antichi visionari e profeti dell'angelo Gesù convertiti in dementi e goffi discepoli di Gesù di Nazaret — o di chi ne voleva fare le veci sulla terra — si potrebbe rimpinguare a volontà, ne sono certo.
Ma perchè quella conversione o cooptazione (chiamatela come più vi aggrada) fosse efficace, devo tentare di aiutarvi a capire come la semplice introduzione di Gesù di Nazaret riuscì a trasformare un profeta e apostolo così fiero e indipendente come Paolo in una specie di anti-apostolo al servizio della più tendenziosa, menzognera, falsa e bugiarda “tradizione orale” che ci potesse mai essere sul conto di Gesù di Nazaret e per conto di chi tra i cristiani pretendeva con somma arroganza di averne i “legittimi” diritti di proprietà: i bastardi proto-cattolici.
Fu dopo la scomparsa dell'apostolo Paolo che le intuizioni di alcuni cristiani — non tutti — riguardo una fittizia vita di Gesù sulla terra nel recente passato cominciarono a cristallizzarsi e divenire pensieri espliciti, processo ambiguo al quale tuttavia i veri storici (non certo i folli apologeti cristiani) non riescono a non dedicarsi. Fino ad allora tutti i cristiani — nessuno escluso — avevano tacitamente presunto che ci fosse stata e avrebbe continuata ad esserci una speciale e privilegiata comunione fra l'angelo Gesù ed i profeti e apostoli che venivano avvicinati — loro soli e nessun altro — da quell'angelo, oppure che avvicinavano di persona quell'arcangelo celeste tramite un qualche tipo di magico rituale o estasi personale. Molti di loro, addirittura, parlavano di Gesù come manifestazione dell'immagine stessa di dio, addirittura di un dio ignoto e nemico del dio degli ebrei, definizione che lasciavano sempre consapevolmente nebulosa.
Comunque, dopo la scomparsa di Paolo e dei primi apostoli, le pur frammentarie informazioni che avevano acquisito in merito a Gesù si configurarono in uno schema totalmente nuovo.
Intendo dire che al termine dell'intero processo essi non consideravano più la possibilità di una relazione tra Gesù e l'apostolo Paolo o un qualsiasi altro apostolo o profeta: anzi, il contrario. A mio giudizio la nuova storia circa un certo Gesù di Nazaret era, ed è, un fenomeno intensamente distruttivo che riguarda ogni autentico spirito visionario, tutti i profeti e gli apostoli di spiccata indole mistica. Se questa forza distruttiva intrinseca a Gesù di Nazaret fosse legata a un'intenzione oppure fosse manifestazione di un disegno ignaro e forse del tutto inconsapevole, ammesso che il Gesù di carta possieda qualcosa di simile a un'intenzione o un disegno, non so dirlo (o perlomeno, non ho al riguardo idee che io riesca ad elaborare in termini comprensibili). Tuttavia nutro la certezza che l'invenzione di Gesù di Nazaret significò ipso facto una sola possibile conseguenza: la fine dell'originario impulso visionario. Strano, perciò, che consapevoli di questo fatto gli inventori avessero agito come hanno agito. O forse, più probabilmente, non ne erano consapevoli affatto. Non so dire — come se un dettaglio così stupido facesse la differenza — se i primi cristiani che inventarono Gesù di Nazaret lo facessero deliberatamente allo scopo di mentire oppure no, riserbandosi per loro soli che sapevano la verità — che un Gesù di Nazaret non era mai esistito — la lettura e l'ascolto della più antica allegoria di Gesù in forma di fittizia biografia.
Quel che è sicuramente certo — almeno per me — è che dal momento che percepirono Gesù di Nazaret come strumento profondamente anti-apostolico e anti-profetico ad un tempo, nutrirono la segreta ambizione di trasformare il loro Gesù di Nazaret, i loro primi embrionali proto-vangeli, in un fenomeno di anti-rivelazione e di anti-apocalisse. Per riuscirvi, ovviamente, avevano bisogno di ingrandire, espandere ed ingigantire a più non posso la loro “conoscenza” di Gesù di Nazaret — vale a dire la sua leggenda — attingendo sempre più a piene mani dalla letteratura sacra precedente e perfino dalla vita di reali apostoli e reali profeti (vedi ad esempio Giovanni il Battista) pur di spacciare come frutto di una sedicente quanto tendenziosa “tradizione orale” ciò che da ultimo era puramente il frutto — ora quanto mai interessato — della loro immaginazione.
I primi inventori di Gesù di Nazaret — da seguaci di Paolo — avevano fatto un grande e visionario progresso intuendo che per sua stessa natura il Gesù di carta avrebbe assecondato la loro volontà di annientare la credibilità dei detestati Pilastri, riducendoli a goffi e ottusi discepoli perfino incapaci di comprendere le più elementari parabole poste sulle labbra del Gesù di carta.
Ma ora altri cristiani capirono che avevano bisogno di trovare tra i pensieri, un'intuizione altrettanto folgorante. I loro nemici, i seguaci dei Pilastri, pur avendo già percepito l'appena fabbricato Gesù di Nazaret come strumento profondamente anti-profetico e anti-apostolico non erano ancora certi — in realtà non lo sarebbero mai stati — di cosa diamine potesse costituire uno strumento contro lo stesso Gesù di Nazaret, nè come diamine potessero piegare a tale scopo le loro profezie e le loro rivelazioni.
Se il neonato Gesù di carta era così chiaramente anti-giudaizzante e gentilizzante, come si poteva denunciarlo come sacrilega impostura e blasfema montatura senza incorrere nel rischio di apparire a propria volta come sacrileghi e blasfemi per il solo fatto di porsi contro Gesù di Nazaret ???!!
Così, per diversi giorni meditarono su queste domande. Come al solito, sappiamo poco, quasi zero, di quel che capitò ai cristiani tra il 70 e il 135 E.C., il lungo periodo necessario alla compensazione dell'esasperato apocalitticismo visionario originario con la fabbricazione in sua vece di una leggenda e di un sentito dire su Gesù di Nazaret. Tuttavia, fu durante quel lungo e oscuro periodo che i giudaizzanti trovarono un senso logico a ciò che erano giunti a sapere di Gesù di Nazaret e la politica di cui necessitarono per opporsi in maniera più o meno efficace a quei anonimi cristiani gentili inventori per primi di Gesù di Nazaret.
Arrivarono a capire che il Gesù di carta operava allo stesso modo dell'eresia gentile che da lungo tempo aveva infestato le comunità cristiane sparse per la Diaspora, sviluppando in chi ne era esposto la rivendicazione più o meno esplicita di una libertà dalla Torà e dalle tradizioni facendo leva su qualcosa d'altro al loro posto, qualcosa che in definitiva risaliva ad un puro atto di deliberata auto-suggestione. La leggenda anti-giudaizzante di Gesù di Nazaret, invece, apparve loro come un morbo contro il quale i cristiani — soprattutto cristiani gentili — una volta contagiati, non avevano mai sviluppato agenti di neutralizzazione nè anticorpi. Col risultato che chi abbracciava volentieri le nuove su Gesù di Nazaret erano ancora più motivati a sbarazzarsi dei vincoli della Torà. Perfino più di quanto lo sarebbero stati se ci fosse stato ancora tra loro Paolo stesso a istigarli in tal senso.
La ragione di questa semplice conseguenza — compresero i giudaizzanti alle prese colle nuove su un certo Gesù di Nazaret — era che non esistevano anticorpi alla malattia rappresentata da Gesù di Nazaret, e perciò niente che potesse alleviare la loro consapevolezza del diffuso sentimento anti-giudaizzante imposta ai cristiani dall'incontro con Gesù di Nazaret.
Sembrava che l'unico modo per sconfiggere il Gesù di Nazaret anti-giudaizzante non fosse respingerlo, ma incontrarlo.
E allora i giudaizzanti, i nemici dell'uomo chiamato Paolo, compresero.
L'incontro tra loro e Gesù di Nazaret, un incontro che avrebbe suggellato una nuova alleanza, sarebbe potuto avvenire soltanto dopo la scoperta che i loro vangeli fossero divenuti a loro volta un fenomeno anti-paolino e anti-gentilizzante: ciò avrebbe costituito una strumentalizzazione delle più spudorate del fabbricato Gesù di Nazaret, e garantito un nuovo utilizzo delle sue funzioni in una politica anti-paolina. Pertanto non era necessario, a questo punto del processo, che i giudaizzanti riuscissero davvero a trasformare Gesù di Nazaret in fenomeno anti-paolino. Bastava loro semplicemente far sapere, mentendo, che lo avevano fatto.
Forti di questa nuova politica, cominciarono a far girare la voce. Ogni volta che si trovarono in compagnia di altri cristiani si vantavano di aver preservato e riportato solo ora alla luce una profondissima consapevolezza della realtà giudaizzante e soprattutto anti-paolina di Gesù di Nazaret la quale, anzichè decretare la condanna ingloriosa delle visioni e rivelazioni dei Pilastri storici, aveva ridato loro prestigio in una nuova indimenticabile luce: il giudaizzante Pietro non era più lo scemo buffone come lo voleva dipingere il vangelo di Marco, ma il fedele e leale primo discepolo e apostolo di Gesù di Nazaret, come recitava il vangelo di Matteo. E così i giudaizzanti spiegarono agli altri giudaizzanti che per sopravivvere — e rimanere orgogliosi della Torà e della memoria dei Pilastri — dovevano scongiurare che i ritratti gentilizzanti di Gesù di Nazaret sconvolgessero loro la mente. Ora anche loro possedevano il loro Gesù di Nazaret, e potete star certi che ora l'avrebbero brandito prima ancora di chiedersi se fosse mai esistito.
Perchè, se l'avessero coninuato a negare, sarebbero passati senza volerlo agli occhi di tutti gli altri cristiani per degni eredi del tre volte rinnegato Pietro della nota finzione:
«Non conosco quell'uomo che voi dite»
(Marco 14:71)
E così si auto-illusero di “conoscerlo” — di conoscere a fondo il loro Gesù di Nazaret — pur di non rimanere sconvolti dal Gesù di Nazaret anti-giudaizzante.
Ma nell'attimo stesso di quella loro fatale decisione — non maledire ma accettare e far propria quella nuova creatura —, non importava più alla Storia se fossero stati loro a cooptare il Gesù di Nazaret oppure il Gesù di Nazaret a cooptare e soggiogare loro, o se si fossero avvicinati gli uni all'altro in contemporanea. Nella loro creduloneria, non capirono che esiste una maniera di lasciarsi persuadere e convincere da un Gesù di carta che spinge ad abbracciare quella che a prima vista sembrava una reale convinzione della sua esistenza storica ma che in realtà è una pia illusione, una negazione del concetto stesso di una reale convinzione.
Era tutto truccato sin dall'inizio, perchè faceva parte tutto di un normale processo di evemerizzazione dell'ennesimo dio che muore e risorge, perchè si trattava in fondo di profeti ed apostoli cristiani che avrebbero smesso di profetizzare e di ricevere rivelazioni ed estasi dopo aver saputo la prima volta di un “oggettivo” Gesù di Nazaret con cui misurarsi. Ecco perchè da tempo immemore riempiono di sdegno a noi atei i ritratti — qualunque ritratto —, le storie — qualunque storia —, di Gesù di Nazaret, ecco perchè le folli fantasie e le impossibili imprese del Gesù di carta ci riempiono di risentimento anticristiano: perchè i cristiani, nella loro demenza, si illudono davvero che le loro pie fantasticherie e le loro aspre rivalità siano l'effetto e non la causa, di Gesù di Nazaret.
Sì, il Gesù di Nazaret che conosciamo è solo uno di seconda, terza o quarta mano, una mera copia di una copia, un mero riflesso di un riflesso, un frammento rigurgitato dalla fantasia di oscuri falsari, un attore sperimentale e fittizio che è passato attraverso numerose modifiche quante sono state le edizioni e correzioni del Più Antico — e perduto — Vangelo. Molti Gesù di carta sono venuti prima dell'ultimo, fabbricato Gesù di Nazaret. Lui non è speciale a questo riguardo, ma è invece il prossimo e l'ultimo arrivato in una lunga catena di fabbricati Gesù di carta in un processo che non possiede un intento deliberato, almeno non nella misura di chi lo innescò per primo, del primo ignoto evemerizzatore.
Presto le varie e sparse comunità cristiane tentarono di emulare lo stile letterario dei primi vangeli, e persino di competere fra loro nella produzione e/o modifica degli stessi. Sulle prime l'esito dei loro sforzi fu imbarazzante, i loro racconti e i loro aneddoti su Gesù di Nazaret si affannavano a imitare o correggere i precedenti che lo sguardo non riusciva a seguirli nè la mente a decifrare fino in fondo ciò che volevano apportare di nuovo, al ritratto in via di costruzione. Tuttavia, senza capire in che modo, cominciarono ad avvicinarsi ad un ritratto il più possibile condivisibile della nuova creatura di carta. I loro sforzi e il loro mutato modo di esprimere “oracoli del Signore” nella forma letteraria di un vangelo non sfuggirono ai cristiani delle comunità vicine. La nuova tecnica letteraria spacciata per ispirazione divina fu gradualmente adottata e imitata anche dagli altri. E quando si fermarono, tutti i cristiani sapevano chi fosse Gesù di Nazaret.
Ma non smisero di scrivere vangeli troppo a lungo. Quando fu ovvio che quelli esistenti non avevano alcuna intenzione di conciliarsi tra loro — talmente si contraddicevano l'un l'altro! — tornarono alle loro comunità e cominciarono ad azzuffarsi tra loro più furiosamente che potevano. Non potevano immaginare lo spettacolo al quale avrebbero assistito allo scoccare del momento fatidico, quando udirono per la prima volta che le fin troppe somiglianze tra i vangeli sinottici (e a volte il vangelo di Giovanni) si potevano spiegare per mezzo dello stesso spirito santo che parlava attraverso quattro diversi testimoni. Sì, perchè al posto di inventare altri vangeli e altri vangeli ancora, una nuova particolare setta di cristiani cominciò a distruggere i vangeli esistenti, salvo quattro che si era scelti come gli unici ispirati dallo spirito santo. Tale impresa mostrò agli altri cristiani un livello mai visto di fanatismo al servizio di un'unica “Grande Chiesa”. Sulle prime ci fu un pò di resistenza a tale accresciuto livello di fanatismo verso il quale quei nuovi cristiani — chiamati demenzialmente “cattolici” — senza alcuna ostentazione, stavano guidando tutti gli altri. Ma presto il loro intento fu palese a tutti. Ed era semplice: i cristiani che si discostavano dalla loro interpretazione di quei quattro vangeli si scoprivano preoccupati, tormentati dall'atmosfera molesta che li circondava, la cui origine era da attribuire alla bastarda propaganda di vescovi ambiziosi e isterici della nascente “Grande Chiesa”. Al contrario, i cristiani che si sottomettevano loro docilmente sembravano relativamente immuni alle infinite contraddizioni che, malgrado non si fosse mai raggiunto un parere unanime riguardo la loro natura, infestavano il ritratto dato a Gesù di Nazaret da quei quattro vangeli e avrebbero continuato a farlo per sempre, fino ad oggi.
Riassumento la questione in termini più precisi: ciascuno di questi vangeli, pur scintillando di fantasiosi ritratti del Gesù di Nazaret ad un livello osceno, portava già i segni inconfondibili e profondi della decadenza e della morte dell'originario entusiasmo visionario. Vuole poi tradizione di sbalordita demenza tutta proto-cattolica che, meno dei frutti di quell'originario entusiasmo visionario si dice, meglio è. Come vincolati al silenzio da un patto, e in ossequio a questa tradizione, tuttora i folli apologeti cristiani evitano di parlare del silenzio di Paolo,
e di altri della sua comunità, intorno a Gesù di Nazaret.
Ma ora è venuto il momento di sforzarmi, per udire le loro voci. Attendo che mi rivelino le nuove imprese di Gesù di Nazaret che procedono verso voli di fantasia ancora più irreali tanto più vorrebbero suonare (invano) realistiche, nella misura in cui non sembrano affatto realistiche le vecchie creazioni chiamate “vangeli” sfornate da oscuri fabbricatori ai loro segreti tavolini.
Devo restare in silenzio e ascoltare le loro voci. Devo tacere per un lungo momento fino a quando avrò girato l'ultima pagina delle lettere di Paolo. Perchè solo allora riceverò la notizia che inconsapevoli evemerizzatori si sono rimessi ancora una volta all'opera. Allora saranno di nuovo capaci di parlare di Gesù di Nazaret.

Puro sentito dire. Sentito dire e nient'altro.

Ecco a cosa ammonta tutta la “prova” della sua esistenza. 

Ma quella “prova” non potè convincere Paolo, perchè egli era morto da tempo prima che quella “prova” venisse fabbricata.
Di lui rimangono soltanto le sue lettere, nonostante siano state interpolate pesantemente da mani falsarie pur di ricavarne potere e autorità. Con la brillantezza delle inesauribili rivelazioni dell'angelo Gesù ancora esposte al loro interno, quelle lettere gettano la propria luce sul reale inizio del cristianesimo e vi imprimono l'immagine più oscura di ciò che era stato: la traccia vasta e vaga del grande e nero Mito di Cristo dal quale ogni racconto su Gesù di Nazaret è emerso e da cui ciascuno di loro è fatto.

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