sabato 30 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XXVI) — L'esitazione degli scribi.

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L'esitazione degli scribi.

Attorno al 177 come minimo — se il Diatessaron fu opera sua — Taziano armonizzò i vangeli, ma non lesse in Luca i primi due capitoli riguardanti la nascita del Cristo. Secondo O. Cullman (Christol. du N.T., pag. 111), ci furono già, in alcuni circoli rabbinici, genealogie che erano pronte per l'atteso Messia. “Pronte” significa che esse erano state preparate sulla base dell'evento atteso. Assumendo la loro esistenza, che importanza dovremmo darle?
Gesù apparve già come un adulto nel vangelo di Marco, che non sa nulla della sua infanzia. Successivamente, entrambi Matteo e Luca inventano una genealogia; sfortunatamente, quelle due genealogie sono incompatibili l'un con l'altra, ed esse sono entrambe parimenti immaginarie. Celso ignorò quelle due genealogie, che risalgono ad Abramo e Adamo, ma sapeva di una genealogia che passava attraverso Maria che non ci è stata preservata, e la trattò come un'arrogante fantasia. Giustino sapeva di una genealogia diversa da quelle di Luca e Matteo. Epifanio riporta (30.13f) che i primi cristiani non possedevano nessuna testimonianza della nascita di Gesù. [47]
Giulio Africano asserisce che Erode ordinò la distruzione delle genealogie custodite nel Tempio pur di prevenire confronti con la sua propria genealogia; d'altra parte, si potrebbe pensare che memorie della famiglia di Davide fossero davvero vaghe al volgere della nostra era, in quanto gli archivi del Tempio non avevano preservato la genealogia di Gesù e nessuno si preoccupò di collegare questa genealogia ad una famiglia di contadini galilei. Infine, se membri della famiglia di Davide fossero realmente esistiti, essi non avrebbero mancato di contestare una o ciascuna di quelle genealogie. È detto che quando Domiziano convocò i parenti del “Signore” (si veda pag. 17), essi replicarono che il regno del Cristo non era di questo mondo terreno, ma fosse celeste e angelico, e sarebbe giunto alla fine del tempo. È detto che in questo modo l'imperatore fu rassicurato, ma ci si domanda quale genere di corporeità umana avrebbero potuto avere i veri parenti del messia ebreo.
Gli ebioniti, discendenti dei primi giudeocristiani, respinsero tutte le genealogie. In 2 Timoteo 2:8, Gesù è della stirpe di Davide secondo il mio vangelo, che significa che egli non lo era secondo altri. L'epistola agli Ebrei 7:14 dichiara che è evidente che “nostro Signore è uscito da Giuda”, il che non equivale ad essere un figlio di Davide. E se l'epistola ai Romani sembra accettare la sua discendenza davidica (1:3), è perché l'espressione “nato dallo sperma di Davide” costituisce un'interpolazione.

NOTE

[47] Maometto non conosceva la nascita verginale da Maria e Dio. Inoltre, possiamo leggere in 1 Timoteo: “…(dovete) smetterla di occuparvi di favole e di genealogie senza fine, le quali suscitano discussioni invece di promuovere l'opera di Dio”.

venerdì 29 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XXV) — Un dio umanizzato e un uomo deificato.

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Un dio umanizzato e un uomo deificato.

Questo Dio in forma umana doveva presto diventare un uomo dall'aspetto divino, ma quando accadde questa trasformazione graduale, fu necessario spiegarla.
Si pensò inizialmente che un elemento divino (Spirito, Parola, o Angelo) — in altre parole, un'emanazione da Dio — coprì la Vergine con la sua ombra, e che nove mesi più tardi, nacque il bambino Gesù, apparendo nelle stesse sembianze degli altri uomini. Non tutti i cristiani pensavano in maniera elevata di questa “concezione” miracolosa e ritenevano che il padre di Gesù fosse Giuseppe, ma che a un certo punto lo spirito divino fosse entrato nel corpo del bambino. Altri immaginarono che soltanto lo spirito discese su Gesù al momento del suo battesimo e all'età di trent'anni circa.
Da dove poteva provenire questa figliolanza “spirituale” di Gesù? Certamente non da regioni che parlano ebraico o aramaico, perché in quelle lingue, il sostantivo “Spirito” (Ruach, Ruchâ) era femminile, e questo spirito non poteva impregnare Maria in modo naturale. Quella è la ragione per cui, secondo il Vangelo degli Ebrei, Gesù dice che “sua madre lo Spirito Santo” lo avesse preso per i capelli e trasportato sul Monte Tabor. In quest'ultimo caso, Gesù fu raffigurato così proveniente da un'origine femminile, dato che sua madre che apparteneva alla razza dei giganti.
L'idea della figliolanza spirituale di Gesù è incompatibile anche con la teologia ebraica, la quale non accetta che Dio sia il principio generatore di un singolo uomo. Comunque, fu naturale per Giustino paragonare la nascita di Gesù a quella di semidèi ed eroi che nacquero da un dio e da una donna mortale.
In ogni caso, la nascita di Gesù fu immaginata in diversi modi, il che dimostra che nessuno sapesse realmente intorno ad essa. Ma questo fu un motivo insufficiente per  impedire che se ne parlasse, sebbene questo non successe immediatamente come si potrebbe immaginare, non prima della fine del secondo secolo (si veda la nota di pagina 90).

mercoledì 27 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XXIV) — L'apparizione del dio Gesù.

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L'apparizione del dio Gesù.

Quando e come apparve il nome di Gesù? (Si veda la nota a pagina 89.)
A parte i vangeli, che sono molto più tardi di quanto assumono alcuni, sembra che Gesù fu introdotto allo gnosticismo da Saturnino attorno agli anni 115-120. Per lui, Gesù fu incorporeo e ingenerato; sarebbe un errore credere che egli fu considerato allora un essere umano. Agli occhi degli gnostici, questo Gesù fu un essere divino; egli prese il posto della Madre di Tutti i Viventi; il primitivo femminino sacro dei primi gnostici scomparve di fronte al dio Gesù.
Per il Pastore di Ermas, Gesù è un arcangelo; se guardiamo alla Didachè, essa non sa di nessun Gesù storico.
L'Apocalisse, le cui porzioni ebraiche furono scritte attorno al 69 e poi cristianizzate molto più tardi (indubbiamente dopo il 135), sa a sua volta di un Gesù divino, ma disegna numerosi ritratti di lui che sono difficili da riconciliare: un Messia celeste, un Agnello ucciso alla fine del mondo, un Sommo Sacerdote celeste, il Bambino della Sposa dell'Agnello e di Yahweh che sfugge al Drago e ascende al cielo. Là, Gesù non è ancora un uomo. [42] Lungi dal soccombere ai suoi nemici, questo Messia stabilisce un Regno ebraico sulle rovine dell'Impero romano; questo non è il nostro Gesù. [43]
Nel testo originale delle epistole di Paolo, il nome di Gesù appare secondario; esso fu aggiunto a Cristo che, per l'apostolo, era un dio di un mistero, un redentore, un nemico della Legge ebraica che fu crocifisso nel cosmo dal principe del mondo (Yahweh), e dai demoni planetari che sorvegliavano le anime imprigionate. [44]
In modo simile, nell'epistola agli Ebrei (attorno al 145), Gesù il Sommo Sacerdote celeste, Sacerdote del Dio Altissimo, fu capace di “assumere l'aspetto” di uomini, ma il suo corpo e il suo sangue vennero dal cielo. Egli era superiore agli angeli; egli non era ancora umano.
Per il Vangelo di Pietro, il Cristo fu un gigante più alto del cielo; egli fu identificato con una croce celeste e non patì nessun dolore.
Secondo l'Ascensione di Isaia (11.7.14), Gesù fuoriesce dal grembo di Maria senza essere visto da alcuno. Il Vangelo dell'Infanzia di Giacomo (17:20) ci racconta che la Vergine partorì senza mostrare alcuna traccia di un parto di qualsiasi tipo, il che significa che la Vergine stessa non fu umana in natura. Gli Atti di Giovanni ci mostrano un Gesù che può mutare il suo aspetto a volontà, che non ha bisogno né di cibo né di sonno e che non lascia nessun'impronta sul terreno.
Nel tardo secondo secolo o agli inizi del terzo, Clemente di Alessandria (Pedagog. 1.2.91; Fragm. 3.3.210) credeva che quando Giovanni toccò il corpo del Cristo, egli vi passò la sua mano attraverso senza incontrare alcuna resistenza dalla carne. Origene (Contr. Cels. 2:64, 3:41) affermò di sapere che il corpo di Gesù fu etereo e divino. Dopo il 365, Ilario di Poitiers ricordava che il corpo di Cristo non si sottoponeva alla legge naturale, come quando egli camminò sull'acqua e passava attraverso porte chiuse. La sua carne fu unica poiché era stata concepita dallo Spirito Santo (De Trinitate 10:23) [Si veda la nota di pagina 90].
 Marcione (attorno al 140) nel suo Evangelion ha un Gesù che discende dal cielo come il figlio di Dio nella forma di un uomo adulto, ma egli non è un uomo; egli possiede un corpo etereo, incorruttibile. Egli è uno spirito salvatore, un fantasma. Pure per Giustino, attorno al 150, il dio Gesù è fatto di etere e assume una forma umana. È perfettamente naturale che successivamente i discepoli e la gente non avrebbero più capito quelle sottigliezze teologiche e sarebbero giunti a considerare Gesù come un uomo. [45]
Sembra che la responsabilità di questo fallimento di comprensione risalga a Marcione, il quale fu il primo ad aver concepito l'epifania terrena di Gesù. In lui, noi intravediamo il “punto di svolta” della metamorfosi da un dio ad un individuo storico. I suoi discepoli in effetti assunsero che il periodo di tempo che separa Marcione da questa epifania fosse un centinaio d'anni. La famosa espressione “nel quindicesimo anno del regno di Tiberio” — ossia l'anno 28-29 — suggerisce che un centinaio d'anni fu ricavato dall'anno 128-129, il quale allora sarebbe evidenziato come l'anno della rivelazione a Marcione della comparsa di un essere divino sulla Terra. La data dell'arrivo di un dio che non fu storico non poteva essere stata fornita da Marcione, ma i suoi discepoli la calcolarono quando ebbero bisogno di fissare la data della manifestazione di un profeta nel quale si incarnò Dio. [46] Infine, la data fu sfruttata prontamente dai discepoli di Giovanni il Battista come quella della manifestazione del loro maestro, e serve a tale scopo nel vangelo di San Luca.

NOTE

[42] Il veggente dell'Apocalisse ci dice (20:2) che un angelo discese dal cielo e sottomise il Drago per un millennio.

[43] V. Cahier Renan, Numero 12: “Le mythe samaritain d’Hélène”. Fu contro questo sacro femminino che gli Scritti Clementini si ribellarono. Alcune sette gnostiche che precedettero il cristianesimo (i Naasseni) o i vangeli (i Nicolaiti) adoravano lo Spirito Santo femminino, che era la Madre di Dio e di Tutti i Viventi. Giungendo in linea diretta dalla Grande Madre d'Asia e del Mediterraneo, lei nella Chiesa venne interpretata misticamente come la sposa di Cristo. La Vergine Maria, una replica della Dèa della Fertilità, non fu una figura storica. La Madonna esisteva già molti secoli prima del cristianesimo, e le statuette di Iside mostrano l'immagine della Vergine col Bambino. Così, non costituì una difficoltà che Maria prestasse il suo nome alla sua apparizione più antica come la dèa di sorgenti e alberi, e che si costruissero chiese sui siti di templi pagani. Giustino si lamentò (1 Apol. 64) al vedere pagani erigere presso le sorgenti la statua della vergine pagana da loro chiamata Persefone.

[44] Alcune porzioni delle epistole e dell'Apocalisse sono composte interamente nella forma di strofe poetiche; il loro testo è liturgico, non storico.

[45] Gesù è il nome del Cristo divino trasformato in un uomo (Giustino: Apol. 2). In modo simile, Krishna è il nome del reincarnato Visnù. L'Ascensione di Gesù e l'Assunzione della Vergine sono semplicemente la conseguenza della loro natura divina; essi dovevano essere rispediti al cielo da cui erano discesi.



[46] Si veda Couchoud, Jésus le dieu fait homme, pag. 162 e nota 2.

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XXIII) — Il silenzio o la creduloneria degli storici.

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Il silenzio o la creduloneria degli storici.

Dobbiamo pensare che gli storici ebrei, al pari degli scrittori pagani, furono corretti dalla censura imperiale, dai rabbini, e dai Padri della Chiesa in ogni cosa riguardante il Messia Gesù? Senza dubbio, i testi della Bibbia furono distrutti e rimaneggiati in parecchie occasioni; l'ortodossia ebraica e cristiana si sbarazzò di molti testi apocrifi, apocalittici, e gnostici, come pure delle opere polemiche dei loro avversari. Ma è probabile che ogni cosa venisse distrutta e che solo il messia Gesù fosse preso di mira? Possiamo trovare tracce di altri messia; e, perfino nel Nuovo Testamento, sono presenti elementi che descrivono un Gesù diverso rispetto a quello tradizionale. 
Inoltre, anche se fosse possibile nascondere o correggere manoscritti, un trattamento simile sarebbe difficile, perfino impossibile, rispetto a iscrizioni, dipinti, e monumenti. Ora, soltanto i cristiani avevano cimiteri separati a Roma attorno alla fine del secondo secolo o al principio del terzo, e nelle Catacombe, il Gesù umano o crocifisso non si ritrova da nessuna parte; ciò che troviamo — assieme ad Orfeo e il Buon Pastore — è il Cristo celeste, con il suo pagano volto barbuto e un'aureola con la croce solare di vittoria; troviamo anche descrizioni del pasto sacro a base di pane e pesce, e sono i Sette piuttosto che i Dodici in procinto di prendervi parte. Ci si ricordi che i marcioniti mangiavano pesce invece di carne. Infine, la più antica iscrizione cristiana in nostro possesso proviene da una chiesa marcionita a Lebaba (vicino Damasco); essa risale al 318-319; in quest'iscrizione, è “Chrestos” (il Buono) ad essere nominato, non “Christus (l'unto), e senza alcuna menzione di Gesù.
L'ovvia carenza di una prova storica è certamente deplorevole, ma non si può negare che possiamo solo ragionare sulla base di fatti che sappiamo essere certi o probabili.
Senza alcun autore secolare che attesti la storicità di Gesù, a qualcuno piacerebbe sostenere che nessuno la contestò a sua volta. Questo argomento merita poca considerazione, perché noi abbiamo ancora una prova di uno gnosticismo pre-cristiano e di frammenti di testi gnostici che insegnarono un Cristo che fu spirituale e non ancora umanizzato.
Conosciamo gli scritti di Celso e Porfirio solo per via di confutazioni mosse contro di loro, ma sappiamo che Celso ebbe questo da dire circa i cristiani: E nemmeno, mentendo, riusciste a rivestire di credibilità le vostre invenzioni… Anzi, alcuni di voi, come ubriachi che arrivano ad attaccar briga fra di loro, alterarono il testo originario del vangelo in tre e in quattro e in molti modi diversi e ne divulgarono rifacimenti per aver modo di controbattere le confutazioni. Sappiamo anche che Trifone disse a Giustino:  voi, avendo accettato una diceria senza fondamento, inventate un Cristo per voi stessiNessuno sa se egli è nato veramente, ed esiste da qualche parte. Porfirio affermò che gli evangelisti furono inventori non i reali conoscitori dei fatti che concernevano Gesù.
Perciò, i pagani dubitarono certamente dell'esistenza di Gesù, e non furono solo loro scettici. Sappiamo grazie a san Girolamo che perfino al tempo degli apostoli, quando il sangue di Cristo in Giudea non si era ancora rappreso, si affermò che il corpo del Salvatore fosse soltanto un fantasma (Adv. Lucif. 23), la qual cosa è confermata da numerosi passi nel Nuovo Testamento (in particolare 1 Giovanni 4:2 e 2 Giovanni 7) che argomentano contro gli avversari di un Cristo umano:  Ogni spirito che non confessa che Gesù Cristo è venuto nella carne non è da Dio.
Ad ogni caso, anche se è vero che il silenzio della Storia e i dubbi di contemporanei non provano da soli che Gesù non era esistito come un essere umano, essi non possono essere invocati a fortiori per certificare quell'esistenza. Con una logica simile, si potrebbe seriamente concludere che esistevano forme di vita sulla Luna e su Marte semplicemente perché è possibile che là vi esista la vita.
Esigere una dimostrazione da quelli che non accettano l'esistenza storica di Gesù è assurdo. Una dimostrazione di un negativo non può esistere. Sta ai credenti stabilire la validità della loro opinione “storica”. Comunque, la prova per supportare le loro pretese è mancante.
Le opinioni non contano come prova, anche in generale. Perfino se tutti i contemporanei di un dio-uomo di nome Gesù avessero creduto nella sua esistenza, la realtà di quell'esistenza sarebbe ancora discutibile, proprio come quella di Ercole, dei centauri, e perfino dei fantasmi che molti credono infestano i castelli scozzesi. Al volgere della nostra era, la gente era interessata alla realtà storica solo nella misura in cui poteva adattarla a credenze e superstizioni — una visione, in altre parole, che tratta la Storia come una verità ideale che non ha nulla a che fare con eventi reali.

martedì 26 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XXII) — L'apparizione dei cristiani.

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L'apparizione dei cristiani.

Il termine “Cristiano” certamente non esisteva nel 64; esso fu coniato molto più tardi nel mondo gentile per designare i cristiani gentili; il suo primo utilizzo diffuso è da parte degli Apologeti (Giustino, Atenagora, Teofilo, e Minucio Felice), Ignazio, Ireneo, Tertulliano, Clemente di Alessandria, ecc. — in altre parole, proprio attorno al 145 al più presto — ma da quel momento in avanti, venne applicato con facilità a ebrei settari del primo secolo, rendendo possibile alla nuova religione di retrodatare le sue origini. [37]
Tuttavia, il nome “Cristiano” non possiede necessariamente l'etimologia che gli è attribuita. Ci è assicurato che esso proviene da “Cristo”, che in greco è l'equivalente della parola ebraica “messia”, che significa “unto”, a cui qualcuno aggiungerebbe (sebbene non strettamente richiesto) che esso si riferisce ad un uomo di nome Gesù. Si può anche mostrare — senza coinvolgere Gesù — che i primi cristiani e alcuni gnostici furono unti durante il battesimo con l'olio [38] dello Spirito Santo o dell'Albero della Vita; così, Cirillo di Gerusalemme dichiara che il termine “Cristi” deriva dall'unzione. Questo è confermato da Metodio (Symposium, o sulla Verginità, 8:8) che cita il salmo 104:15 (105:15). Negli occhi dei pagani, essi furono “cristi”, un termine ironico o dispregiativo che equivaleva a chiamarli “untuosi” o “imbrattati”, e non seguaci di un messia ebreo sconosciuto nel mondo greco. Inoltre, la parola “Crestiani”, che divenne prevalente e precedette il termine “Cristiani”, non ha niente a che fare con “Cristo”; significa “buono” o “amichevole”. [39

Perciò noi possiamo affermare per certo che cristiani come tali furono sconosciuti nella letteratura pagana prima del 112 — una data altamente dubbia — e nella letteratura cristiana anteriore al 145, un secolo dopo la presunta esistenza dell'uomo Gesù in Palestina. [40] Questo fatto è corroborato da argomenti anti-cristiani, che non iniziano fino al 160 circa. Cioè quando la filosofia pagana comincia il suo contrattacco contro la propaganda cristiana. È il tempo della disputa di Giustino col filosofo cinico Crescente. Giustino accusa egualmente “i sommi sacerdoti e i maestri” del popolo ebraico di “profanare e bestemmiare il nome del figlio di Dio su tutta la terra” (Dialogo con Trifone 117:3). Attorno al 170, Celso qualifica i missionari cristiani come ciarlatani, e le loro dottrine come assurde. Egli elenca un gran numero di sette cristiane, tutte gnostiche, come pure le loro rivalità e dispute. Egli non sa di un unico cristianesimo, ma piuttosto di una moltitudine di gruppi cristiani che non professano la stessa fede. Il nome “Cristiano” è applicato a diverse sette. Già nel 130, Adriano indicò che i cristiani di Alessandria erano devoti a Serapide. [41]
Durante questo tempo, la sola conoscenza che i pagani ebbero  fino ad allora del nome Gesù provenne da sette gnostiche che lo adottarono come loro dio attorno all'anno 115. L'uomo Gesù fu completamente sconosciuto.

NOTE

[37] Ricorda che il dio Serapide era soprannominato Chrestus, e che i suoi seguaci potevano proprio altrettanto facilmente venir confusi coi nostri cristiani. Lo stesso nome fu applicato alle divinità misteriche sotterranee di Samotracia come pure a Ermes, Osiride, ed Iside. L'imperatore Adriano scrisse dopo il 130 che — in Egitto —  “gli adoratori di Serapide sono cristiani, e quelli che si dicono vescovi di Cristo sono devoti di Serapide.” È questo testo circa Christus e non Chrestus?

[38  2 Corinzi 1:21; 1 Giovanni 2:20, 2:27; Tertulliano (De Bapt. 7, De Res. Carn. 8).

[39] Chrestus fu un nome utilizzato a Roma nel terzo secolo. Ulpiano, prefetto del pretorio nel 222, ebbe due assistenti, uno dei quali si chiamava Chrestus; e Giustino (Apol. 1.4) scrisse: Del resto, per quanto attiene al nostro nome che ci viene contestato, noi siamo ottimi.  Per i marcioniti, Gesù fu il buon dio (Dialoghi di Adamanzio 2:9). I “cristiani” di Plinio e Traiano potrebbero essere stati “Paoliniani” che parlarono del loro buon dio, la sua crocifissione celeste, e la fine del mondo.
Tra l'altro, Chrestus è anche il nome proprio usato nel Codex Mediceus, il solo manoscritto di Tacito. Esso fu corretto più tardi da uno scriba che cancellò la e e pose una i al suo posto.

[40] Il termine “Cristiano” capita solo tre volte nel Nuovo Testamento (in Atti e 1 Pietro), e non nei vangeli; è assente dalle epistole di Paolo; e neppure può trovarsi negli scritti di Policarpo o Taziano. Harnack (Missions, I, pag. 97, nota 3) citato da Goguel (La Naiss. du Chr., pag. 211, numero 4) fornisce un testo originale che parla di cristiani ed ebrei che confessano Cristo; così, quei “Crist-iani” ebrei non erano cristiani, dato che si fa una distinzione.

[41] Si veda la nota 37. A questa si aggiunge l'osservazione seguente: Sulpicio Severo, che definisce Adriano e Marco Aurelio persecutori dei cristiani, scrisse che sotto Antonino (138-161) vi era stata pace per le Chiese. Comunque Antonino aveva soppresso un'insurrezione di ebrei nel 155. Perciò si deve fare una distinzione tra ebrei e cristiani. Su questo soggetto, si veda anche il Bulletin du Cercle Ernest-Renan, Numero 97, Febbraio 1963.

lunedì 25 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XXI) — Le fonti pagane tardano a menzionare i cristiani.

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Le fonti pagane tardano a menzionare i cristiani.

Gli scrittori pagani del primo secolo non sanno niente della crocifissione di Gesù o dei cristiani. Seneca (dal 2 fino al 66 E.C.), Plinio il Vecchio (23-79), Marziale (40-63), Plutarco (45-125), Giovenale (55–140), Persio(34–62), Pausania (attorno al 185), ed Apuleio (attorno al 170) mantengono un silenzio stupefacente riguardo Cristo e i suoi seguaci. Epitteto (dal 50 al 120?) fa un'allusione a galilei, ma non manifesta alcun interesse al cristianesimo; si riferisce a quelli che, seguendo le orme di Giuda il Galileo (nel 6-7), continuarono a rivoltarsi contro i romani e a dare origine alla fazione zelota. Anche Lucano, Plinio il Vecchio, e Seneca parlano  negativamente degli ebrei, ma sono muti circa i cristiani.
Ad alcuni piacerebbe, senza una ragione valida, collegare ai cristiani un messaggio inviato dall'Imperatore Claudio al prefetto d'Egitto nel 41:
“Ai Giudei, d’altra parte, ordino di non introdurre o invitare Giudei provenienti da Siria o Egitto, o sarò costretto a prendere seri provvedimenti. Se disobbediscono, procederò contro di loro in ogni modo possibile come fomentatori di una piaga per il mondo.” Quell'ordine non riguarda cristiani ma ebrei messianici o apocalittici che stavano predicando la fine del mondo e l'avvento del loro Messia. Ciò che Claudio temette più di tutto riguardo gli ebrei alessandrini non fu il loro messianismo, che attirava pochi degli ebrei ellenizzati in Egitto, ma il loro numero e l'antisemitismo che ne poteva risultare. Egli temeva che la loro sfortunata disunione, a cui egli aveva già assistito, si sarebbe riaccesa e avrebbe causato problemi.
Il primo testo latino che riguarda il cristianesimo, se non falso, risale al 111. [
32] È la lettera inviata da Plinio il Giovane come governatore di Bitinia all'imperatore Traiano per domandare quali azioni dovrebbe prendere contro cristiani che si stavano radunando prima dell'alba per cantare inni a Cristo come a un dio. La frase “Christo quasi deo” prova che il Cristo fu considerato quasi un dio; egli fu il figlio di un dio, una specie di angelo.
L'autenticità di questo resoconto da parte di Plinio è stata spesso contestata fin dal 16-esimo secolo. [
33] Qualunque sia il caso, questo resoconto può venir preso come prova soltanto di una cosa, che all'inizio del secondo secolo, Plinio il Giovane conobbe cristiani che adoravano un Cristo. Egli non parla di un uomo di nome Gesù.
Attorno all'anno 120, Svetonio, nella sua
Vita di Nerone, menziona la persecuzione dei cristiani senza offrire il nome del fondatore della setta, ma nella sua Vita di Claudio, gli capita di menzionare l'espulsione degli ebrei da Roma che furono coinvolti in un'insurrezione per istigazione di Chrestos. Di nuovo, questo è circa gli ebrei, ma chi fu questo Chrestos? Fu egli uno sconosciuto agitatore ebreo oppure il Cristo? Se egli fu il Cristo, dobbiamo notare che Svetonio colloca quest'evento sotto il regno di Claudio, tra il 41 e il 54. In quel caso, questo Cristo non poteva essere quello che era stato crocifisso a Gerusalemme attorno al 29-30. Egli corrisponderebbe piuttosto a Paolo. [34] È problematico che Svetonio non menziona i cristiani in quel passo, e abbiamo ragione di dubitare dell'espulsione. In realtà, Cassio Dione (che scrive un secolo dopo Svetonio) ci racconta che “I giudei si erano di nuovo moltiplicati in così grande numero che, a motivo della loro moltitudine, difficilmente si potevano espellere dalla città senza provocare un tumulto; Claudio non li scacciò, ma ordinò loro di non tenere riunioni” (Storia Romana, 60.6.6).
Esaminiamo ora il presunto resoconto di Tacito che risale agli anni 116-117. Nei suoi
Annali (15:44), egli racconta che Nerone accusò i cristiani di aver provocato l'incendio a Roma, e che il nome “Cristiani” proveniva da Cristo che era stato condannato alla pena capitale, sotto Tiberio, dal procuratore Ponzio Pilato. Egli aggiunge che questa detestabile superstizione, repressa al tempo, era risorta di nuovo non solo in Giudea, ma anche a Roma.
Analizziamo questa prova. Tacito non nomina Gesù; egli parla solo del Cristo, e prende questo titolo cultuale per un nome proprio.
Quelli avrebbero potuto essere settari, il cui movimento represso era improvvisamente appena rinato? Fu essa veramente la stessa “religione” che aveva attirato l'attenzione delle autorità romane in Palestina attorno all'anno 30? Tacito stava scrivendo tre generazioni dopo gli eventi che racconta. Egli sta riportando semplicemente del sentito dire. Egli non è un testimone diretto, ed è sorprendente che egli sappia più circa i cristiani rispetto agli storici ebrei e romani che lo precedettero e non seppero nulla intorno alla crocifissione nell'anno 30. Egli sta confondendo i messianisti che esistettero sotto Nerone con la nuova setta cristiana nel tempo di Traiano. [35]
Tacito associa i cristiani all'incendio che divampò a Roma nell'anno 64 dell'era comune. Se ciò fosse stato il caso e i cristiani fossero stati martirizzati da Nerone a causa di questo disastro, i Padri della Chiesa non avrebbero mancato di menzionarlo e di scrivere lunghi capitoli sulla persecuzione decretata da Nerone. Comunque, l'antica tradizione cristiana è muta riguardo la persecuzione neroniana e il resoconto di Tacito. Le epistole di Paolo non vi fanno alcun riferimento. E né lo fa la prima epistola di Pietro; e neppure l'Apocalisse sa circa il martirio collettivo dei cristiani accusati di aver incendiato Roma. Clemente di Roma, Ignazio, e perfino Melito (vescovo di Sardi del 170 circa che offre il più antico riferimento cristiano alla crudeltà di Nerone:  Infatti questo non era mai successo prima, che la pia razza dovesse ora subire persecuzioni…) — nessuno di quelli ecclesiastici fu consapevole di questa persecuzione dei cristiani nel 64. Tertulliano, che si basò frequentemente su Tacito, non lesse questo passo nelle opere che aveva di fronte a lui. Due secoli dopo il presunto evento, Lattanzio, Origene, Eusebio e Girolamo lasciano intendere che Pietro e Paolo furono vittime della furia di Nerone (che è lungi dall'essere un fatto stabilito), ma essi non hanno alcuna idea riguardo l'accusa mossa contro i cristiani, che avessero incendiato Roma; e né riguardo la moltitudine dei fedeli che furono gettati alle fiamme.
Attorno al 400, Sulpicio Severo ripeté i commenti di Tacito sui cristiani e sull'incendio di Roma, ma gli scrittori successivi sono ignari di ciò, perfino di quelle osservazioni particolari. E né Nerone e i suoi crimini si qualificano per l'Inferno di Dante. Questo silenzio di più di mille anni sui cristiani nel 64 è davvero serio quando si arriva all'autenticità del 15-esimo libro degli Annali di Tacito e delle Cronache di Sulpicio Severo. Non si può escludere [36] la possibilità che un falsario del 14-esimo o 15-esimo secolo inserì quei passi in manoscritti più antichi che lui stava copiando, specialmente dal momento che Tacito non dice nulla dei cristiani in nessun'altra parte se non in questo dubbio passo.
Possiamo concludere, allora, che i romani non sentirono di Gesù per almeno un secolo e dobbiamo concordare con Daniel-Rops quando egli scrive: “Non è dimostrabile rigorosamente solo da documenti romani che Gesù sia esistito...”.

NOTE

[32] Noi siamo ancora insicuri se Plinio fu il governatore della provincia.

[33] In particolare da Havet (Le christianisme et ses origines, libro IV, pag. 428–431). Egli nota che l'unico manoscritto sulla cui base fu pubblicata la corrispondenza di Plinio e Traiano scomparve immediatamente dopo la sua pubblicazione, cosicché non abbiamo nessuna dimostrazione fisica che quelle due lettere ci fossero realmente nel manoscritto, e che esse non fossero state composte invece da un latinista verso la fine del 15-esimo secolo... Anche degno di nota è l'assoluto silenzio di Plinio sui cristiani altrove in questa lettera; egli non gli menziona né nelle sue lettere private, e neppure nella sua corrispondenza coll'imperatore, né nel suo Panegyricus. Arthur Drews (Le mythe de Jésus, pag. 100) afferma che la lettera di Plinio è modellata sul discorso di Festo a re Agrippa (Atti 25:14ff), che essa fu fabbricata all'inizio del 16-esimo secolo da Giocondo di Verona, e infine, che Plinio non fu mai governatore di Bitinia.

[34] Flavio Giuseppe è ignaro dell'incidente riportato da Svetonio e parla circa Claudio in termini positivi. Per contrasto, gli Atti (24:25) riferiscono di un'accusa contro Paolo a Cesarea: quest'uomo è una peste, fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo... un altro fatto curioso: Paolo aveva un compagno col nome di Gesù detto Giusto (Colossesi 4:11); il soprannome “Giusto” è lo stesso dato a Giacomo, fratello di Gesù.
È stato anche pensato che la menzione dei cristiani in Svetonio (Nerone 16) che li pone tra erbe e conduttori di quadrighe sia una goffa aggiunta. Inoltre, gli Atti degli Apostoli (28:21-23) stabiliscono che non ci furono cristiani a Roma attorno all'anno 62.

[35] Frate Battifol scrive sul soggetto in L’Eglise naissante et le catholicisme: Noi non possiamo accettare a rigor di termini la dichiarazione di Tacito... Egli presenta le cose come se, dalla morte di Cristo all'incendio di Roma nel 64, il cristianesimo fosse passato attraverso una fase prolungata di repressione, e poi, poco dopo il 64, avesse subito una fase di rapida espansione, non solo in Giudea, ma anche a Roma. Bruno Bauer (Cristo e i Cesari) stima che Egli (Tacito) deve aver ricavato il fatto della condanna del fondatore del cristianesimo negli stessi archivi ufficiali in cui Tertulliano scoprì una nota che dichiarava che al momento della morte di Gesù, il Sole si oscurò a mezzogiorno. Noi aggiungeremmo che la frase in Annali 15:44 è una testimonianza isolata; è il solo passo in cui Pilato è menzionato da uno scrittore romano. Comunque, una scoperta recente stabilisce che Ponzio Pilato fu Prefetto e non Procuratore o Governatore. Questo errore nei vangeli è allora ripetuto in Tacito; è nei vangeli che l'interpolatore di Tacito andò a guardare per questo dettaglio.

[36] La cronaca autentica di Sulpicio Severo fu scoperta da Florez nella metà del 18-esimo secolo in un manoscritto del 13-esimo secolo; non vi troviamo la storia della persecuzione dei cristiani sotto Nerone.

domenica 24 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XX) — Le fonti ebraiche sono ignare di Gesù Cristo.

(segue da qui)

Le fonti ebraiche sono ignare di Gesù Cristo.

Ritorniamo innanzitutto ai testi che sono considerati storici.
Le fonti ebraiche non ci raccontano circa il Cristo; non troviamo alcuno scritto talmudico circa Gesù; i pochi passi che lo interessano sono diretti contro la tradizione cristiana, e questa discussione non può considerarsi una testimonianza dell'esistenza del Gesù evangelico.
Il solo punto di interesse negli argomenti degli antichi rabbini contro la tradizione cristiana è che essi non la negano; la interpretano al fine di demolirla e di scalfire le fondamenta della nuova fede, ma ciò a cui si oppongono non è un'antica tradizione ebraica; non hanno nessun'altra documentazione se non ciò che fornisce la tradizione cristiana.
Nondimeno, dobbiamo prendere nota di un certo Gesù ben Pandera che fu identificato con Gesù ben Stada nel Talmud. Il primo fu lapidato, e il suo corpo fu messo in mostra a Gerusalemme alla vigilia di Pasqua sotto Alessandro Ianneo (106-79 A.E.C.). Il secondo visse al tempo di rabbì Akiba, nell'anno 130 circa della nostra era; [27] anch'egli fu lapidato e appeso alla vigilia di Pasqua in Lydda (Asia Minore), lontano dalla Palestina. Che si tratti di due versioni diverse della stessa persona oppure di due persone diverse, il Talmud  mostra tracce di un Gesù che rassomigliava a quello dei vangeli ma visse un secolo prima. A peggiorare le cose è il fatto che secondo il Talmud, ci fu un altro contemporaneo di Gesù di nome Giosuè ben Perachia che visse al tempo di Alessandro Ianneo, ossia al tempo di Gesù Pandera, e questo Gesù fondò una setta ebraica apostata. Questa è la ragione per cui Salomon Reinach osserva con sorpresa che ci furono discepoli di Gesù quasi un secolo prima dell'era cristiana; [28] e un autore inglese si chiese se Gesù avrebbe potuto vivere un centinaio di anni prima dell'era comune. [29
Ad ogni caso, sembra che, al pari dei cristiani, gli ebrei mostrarono una confusione considerevole riguardo nomi e date quando misero per iscritto le memorie più o meno alterate dei loro maestri e antenati relative o ad un solo Gesù oppure a parecchi uomini con quel nome.
Un colto israelita [30] che crede alla storicità di Gesù scrisse le parole seguenti: ... l'apparizione di Gesù durante un tempo di confusione che afflisse la Giudea sotto gli Erodi e i procuratori romani fu così insignificante che i suoi contemporanei e i suoi primi discepoli la notarono a malapena; e una volta che il cristianesimo era diventato una setta potente e influente, i maestri di Israele furono già fin troppo rimossi dal tempo di Gesù per ricordare accuratamente gli eventi della vita del Messia cristiano; essi si accontentarono di storie popolari circa il Messia che erano correnti e dei fatti della sua esistenza... Comunque, sono quelle stesse leggende e vangeli che  a parere dell'autore potevano supportare un libro di 600 pagine dedicato alla vita di Gesù il Nazareno. Come scrisse Salomon Reinach, non possiamo creare una Storia vera dai miti più di quanto possiamo ricavare pane dal polline dei fiori.
Nel testo greco delle Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe, troviamo due menzioni di Gesù (in 18.3.3 e in 20.9.1). Quei due passi sono interpolazioni. [31] Inoltre, Flavio Giuseppe non menziona né il movimento cristiano, e neppure il messianismo, di cui certamente sapeva, in ognuno dei suoi libri. Alcuni hanno tentato di spiegare il silenzio di Flavio Giuseppe dicendo che egli desiderò rimanere nelle buone grazie dei romani e avrebbe omesso ogni episodio che avrebbe potuto rispolverare memorie imbarazzanti. Si potrebbe anche avanzare l'ipotesi che i cristiani avessero rimosso ogni osservazione e informazione che avrebbero potuto raffigurare il cristianesimo in un'altra maniera rispetto a come loro lo volevano raffigurato. Ciò non è impossibile, ma quelle spiegazioni sono niente più che supposizioni che non possono compensare il silenzio dei testi. Il fatto essenziale è che Flavio Giuseppe è muto su Cristo e sui cristiani; ed egli visse tra gli anni 37 e 100, ossia dopo la presunta predicazione di Gesù, durante il tempo in cui il cristianesimo sarebbe stato diffuso.
Altri scrittori ebrei che furono davvero ben informati e famosi al loro giorno rimasero a loro volta muti sulle origini del cristianesimo; Filone l'ebreo, che nacque 30 anni prima della nostra era e morì nell'anno 50, scrisse una Storia degli Ebrei che avrebbe dovuto menzionare  Gesù, Cristo, o i cristiani. In modo simile, Giusto di Tiberiade, che scrisse una Storia Ebraica fino all'anno 50, avrebbe dovuto menzionare gil eventi che accaddero attorno agli anni 29-30. È davvero sorprendente che quei due storici non fecero nessuna menzione di cristiani, di Cristo, o di Gesù; neppure qualche allusione indiretta ad eventi in cui essi sarebbero stati coinvolti. Comunque, la nostra sorpresa — legittima se un Cristo storico fosse esistito — scompare se Gesù fosse originariamente un dio settario.

NOTE

[27] J. M. Robertson, Christianity and Mythology, pag. 263, e The Jesus Problem, pag. 112.

[28] S. Reinach, Orpheus, pag. 334, § 31, Parigi, 1933.

[29] Did Jesus Live 100 B.C.? Londra, 1903. Sebbene anonimo, l'autore di questo libro fu G. R. S. Mead. Si veda anche Dict. of Christ and Gospels, II, pag. 877–822, l'articolo di Travers Herford. L'interpretazione dei passi talmudici riguardanti Gesù ha indotto frate Lagrange a scrivere che nei testi ebraici, la vita di Gesù si fa  a volte risalire al tempo di Alessandro Ianneo, a volte al tempo di rabbì Akiba, oppure più indietro ancora con un intervallo di più di duecento anni (Le messianisme chez les Juifs, 1909, pag. 28). Un altro autore osserva: Già in tempi antichi, stavano circolando tra gli ebrei crude favole sul conto di Gesù, in cui sembra che parecchi individui di diversi periodi sono stati confusi e amalgamati... La storia di Gesù nel Talmud è così confusa che i rabbini del Medioevo furono capaci, con le migliori intenzioni del mondo, di insistere che il Gesù del Talmud non fosse il Gesù cristiano. Isidore Loeb, “La controverse religieuse entre les Chrétiens et les Juifs au moyen-âge”, in Rev. Hist. des Relig., XVII, 1888, pag. 317.


[30] Joseph Klausner, Jésus le Nazaréen, Payot, Parigi, 1933.  Nostra sottolineatura.

[31] Nessuno dei tre manoscritti esistenti di Flavio Giuseppe risale a prima dell'11-esimo secolo. Origene (Contra Celsum 1:47) ci rivela che Flavio Giuseppe non credeva che Gesù fosse il Messia, ma Eusebio, attorno al 320, trovò un'affermazione del contrario nel suo testo di Flavio Giuseppe, che era stato “corretto” nel periodo intermedio.

sabato 23 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XIX) — Tre approcci razionalisti.

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Tre approcci razionalisti.

La diversità degli approcci presi dalla critica razionalista illustra chiaramente che essa si trova di fronte a problemi che sono insolubili oppure dichiarati poveramente a causa dell'assenza di una base solida. Una critica indipendente sul soggetto dell'esistenza storica di Gesù può dividersi in tre tendenze.
La prima è che l'uomo Gesù non è esistito; il cristianesimo nacque senza di lui. Se noi abbandoniamo l'uomo e teniamo il dio, niente o davvero poco circa la religione cristiana sarebbe diverso; essa osserverebbe gli stessi rituali, gli stessi sacramenti, e le stesse preghiere, a malapena modificati e con quasi la stessa dottrina. Non ci sarebbe più nessun uomo che fu crocifisso e riportato alla vita (un miracolo che molti cristiani colti ammettono è solo simbolico); invece, noi ritroveremo un dio che morì e rinacque — un atto normale per un dio, in particolare all'inizio dell'era — un dio che può recare salvezza ai fedeli meglio di quanto può un uomo deriso e percosso. Quella è la ragione per cui Paul-Louis Couchoud afferma che Gesù è un dio trasformato in un uomo, e perché Prosper Alfaric ci assicura che Gesù è un mito.
Per i membri colti della seconda tendenza razionalista, in particolare Loisy e Guignebert, Gesù è esistito, ma non possediamo nessuna informazione affidabile circa di lui, perfino se quest'informazione appare esser storica in natura. Gesù è svanito interamente nel mito fino al punto dove non possiamo più rischiarare la sua identità. Tutto è come sarebbe se Gesù non fosse mai esistito. [26]
La terza tendenza razionalista avanza l'ipotesi di lavoro che Gesù era esistito, ma con l'infelice restrizione che egli non fu affatto l'uomo raffigurato nei vangeli. Egli sarebbe stato un ebreo fanatico, uno dei Sicarii che si ribellarono contro il sommo sacerdote e la maggioranza degli abitanti di Gerusalemme come pure contro il procuratore romano e i suoi legionari. Quest'uomo non fondò il cristianesimo, e il suo dogma non provenne da lui. Robert Eisler ha spinto quest'ipotesi piuttosto lontano. Turmel ha presentato una sua leggera variante.
Fondamentalmente, quelle tre tendenze razionaliste non sono così contradditorie come appaiono. La sola cosa che le separa è come spiegano i fatti. No c'è così grande differenza, dal punto di vista delle origini, tra un fondatore che non è esistito, un fondatore così oscurato dalla leggenda che non si può recuperare, e un capo ribelle che non cercò mai la salvezza spirituale di futuri cristiani gentili.
La Storia non ci è molto d'aiuto nel decidere tra quelle tre posizioni; ci fornisce solo l'argomento del silenzio che, di per sé, non è decisivo. D'altra parte, a dispetto delle nostre riserve circa il loro valore storico, potrebbero essere i libri del Nuovo Testamento, almeno indirettamente, a dirci in quale periodo apparvero i cristiani, le loro scritture, il dio Gesù e l'uomo Gesù.

NOTE

[26] Riguardo al Cristo di Loisy, il reverendo Padre Grandmaison dice: È come trovarsi di fronte a quelle raffigurazioni evanescenti che le mura di qualche catacomba perpetuano più che preservano... (Il Salvatore) diventa un blando personaggio, chimerico, anemico... (Jésus-Christ, II, pag. 198–199).

venerdì 22 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XVIII) — Posizioni cattoliche critiche.

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Posizioni cattoliche critiche.

Un numero importante di teologi e critici cristiani — in altre parole, quelli che credono nell'esistenza storica dell'uomo Gesù — riconoscono l'impossibilità che affrontano nello scrivere una vita di Gesù.
Ciò è la ragione per cui Bultmann scrisse nel suo libro intitolato Gesù nel 1926: “Noi non possiamo più conoscere la natura di Gesù, la sua vita, e la sua personalità... Non abbiamo una sola delle sue parole la cui autenticità si possa dimostrare... Nella mia stima, qualsiasi cosa possiamo sapere circa la vita e la natura di Gesù, non è davvero molto”.
E Betram, nel suo Nouveau Testament et Méthode historique (1928): “La figura di Gesù non è accessibile direttamente attraverso la Storia. È futile tentare di integrarla in sviluppi storici... Ciò che è rivelato al credente non è il Gesù che fu, ma il Gesù che è; lo storico deve limitarsi a questa osservazione”.
In modo simile,  Erik Sjöberg (Der verborgene Menschensohn in den Evangelien, 1955, pag. 216) scrisse: “Ma perfino se Gesù fosse veramente un personaggio storico e noi fossimo capaci di apprendere qualcosa circa la sua natura storica, il Gesù proclamato dalla Chiesa e raffigurato nei vangeli è ancora una figura mitologica. Il suo nome è tutto ciò che egli ha in comune col Gesù della Storia, che ci rimane totalmente sconosciuto. E il messaggio del Nuovo Testamento è mitologico in un modo più radicale di quanto sia implicito nella discussione attuale riguardo la demitizzazione del vangelo”.
Potremo parimenti citare  Käsemann, il quale mostrò, nella sua Analyse critique de l’Epître aux Philippiens, che l'inno in 2:5-11 non è per nulla interessato all'individuo che diventò un uomo ma all'evento teologico di salvezza che colloca il Salvatore “in una cornice mitica, sovra-storica”.
In un articolo recente, [23]  un ecclesiastico riconobbe che è comunemente riconosciuto che scrivere una vita di Gesù non è più possibile, ed osserva: Paradossalmente, noi ci troviamo d'accordo nell'affermare che non sappiamo niente della vita di Gesù. Per i teologi, è perché egli è Dio; per i professori della Formgeschichtlicht Schule, è perché egli è un'idea della comunità cristiana. Il povero diavolo che scrive una vita di Gesù dimostra di non avere il minimo complesso di inferiorità e di non fermarsi davanti a niente.... Egli non realizza che Gesù non possiede alcuna vita sua propria... Che Gesù è solo una storia... 
Per criticare questa opinione, egli cita un giornale cattolico [24] che va così lontano da porre domande pericolose: Cosa può essere e cosa dev'essere il nostro ideale? Noi replichiamo: una Storia di Gesù... Il chiarimento strettamente positivo di fatti che siano ancora piuttosto riconoscibili — forse poche sequenze di eventi, qualche relazione causale se possibile. 
Tutto ciò che desideriamo illustrare da questo dibattito è che la critica cristiana è essa stessa abbastanza imbarazzata dalla biografia di un Gesù storico. [25]

NOTE

[23] Jean Steinmann, “Peut-on écrire la vie de Jésus?”, La Table Ronde, Numero 154, Ottobre 1960. L'autore non temette, tuttavia, di scrivere una “Vita di Cristo”; il suo libro fu censurato nel 1962 perché mostrava che la natura di Gesù è “confinata da limiti che erano troppo umani”.

[24] L’ami du clergé, Agosto 11, 1960.

[25] Il problema di Gesù fu esposto chiaramente in un libro recente: La Passion de Jésus, di Marc  Stephane, Dervy, Parigi, 1959.

giovedì 21 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XVII) — Gesù Cristo, un personaggio composito

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II. Gesù Cristo, un personaggio composito
La domanda, “Che cosa metti al suo posto?” è spesso rivolta al critico devastante di una credenza, non con qualche comprensione filosofica del fatto che una rimozione completa è effettuata solo ponendo un giudizio verificato o logico al posto di un giudizio indimostrato o illogico, ma con un senso di offesa, come se una falsa credenza fosse una proprietà personale, per la cui rimozione vi debba esserci una “compensazione”.
J. M. Robertson (The Jesus Problem, pag. 3) 
 
I fatti non penetrano nel mondo dove vivono le nostre fedi; non le hanno generate, non le distruggono; possono infligger loro continue smentite senza affievolirle.
Marcel Proust (Alla Ricerca del Tempo Perduto)
Pléiade, libro I, pag. 148
Nessuna traccia di un uomo che fondò una nuova religione a Gerusalemme può essere trovata nella Storia; questo è ancor più sorprendente dato che alcuni fondatori religiosi, come Mani e Maometto, lasciarono numerose tracce storiche di sé stessi in aggiunta ai loro sistemi religiosi.
Una scoperta più sorprendente tuttavia è che il Nuovo Testamento, a parte alcuni incerti riferimenti a personaggi storici, non fornisce i dettagli che ci permetterebbero di comprendere la nascita del cristianesimo e le fasi della sua evoluzione.
Allo stesso tempo, centinaia di storie della “Vita di Cristo” sono state scritte; se tu ne leggi qualcuna, le hai lette tutte, e saremmo d'accordo coi critici cattolici che è impossibile stabilire una vera biografia di Gesù.
Si può solo costruire una biografia partendo da un punto di vista personale. Si assume che il Cristo umano fosse un messia, oppure un profeta, un ebreo nazionalista, oppure un filosofo con alcuni dei tratti di Socrate... In ogni esempio, le cose sono “arrangiate” così che il personaggio sia coerente, levigando le spigolature quando non lo si può evitare, così che il risultato sia almeno logico e plausibile, se non vero. Così, ha detto un critico, “Gesù è diventato un ricettacolo che ciascun teologo ricolma delle sue idee personali”.
Come scrisse H. Raschke, [22] l'esistenza storica di Gesù non ha bisogno di essere negata perché, a dir la verità, essa non è mai stata affermata. Il Gesù storico è esistito solamente per duecento anni; egli è il prodotto della filosofia dell'Illuminismo (la fine del 18-esimo secolo).

NOTE

[22] Citato da Drews, Le mystère de Jésus, Payot, Parigi.

mercoledì 20 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XVI) — Il luogo di nascita del cristianesimo non fu in Giudea.

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Il luogo di nascita del cristianesimo non fu in Giudea.

Si potrebbero sollevare altre considerazioni riguardanti lo stesso spirito della religione cristiana per mostrare che esso non poteva provenire dall'ebraismo e che i suoi aspetti ebraici, al contrario di ciò che comunemente si crede, costituiscono aggiunte secondarie.
Così, la dottrina cristiana della Trinità è incompatibile con l'unità di Yahweh. Per un ebreo, sarebbe stata una grande blasfemia asserire un contatto tra lo spirito di Dio ed una donna. In modo simile, l'Ultima Cena cristiana in cui Cristo offre da bere il suo sangue era assolutamente contrario a Genesi (9:4) e al Concilio di Gerusalemme (Atti 15:20 e 29), che proibirono il consumo di sangue.
In aggiunta, nessun ebreo, meno di tutti a Gerusalemme, sarebbe stato d'accordo nel condividere un pasto con i non-circoncisi, la cui sola presenza lo avrebbe reso impuro. Quella è la ragione per cui l'Eucarestia nella sua forma evangelica non è ebraica. Il personaggio che offre la sua carne da mangiare e il suo sangue da bere (perfino simbolicamente prima della sua morte) non è un uomo; è un dio colui che prepara i suoi discepoli ad un futuro regno celeste; il sacramento è una prefigurazione del Banchetto degli Eletti che sono vicini a Dio. Gesù sta dicendo loro effettivamente, “Io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele” (Luca 22:29-30).
Quando Marco (10:12) fa dire a Gesù che una donna che divorzia da suo marito e sposa un altro commette adulterio, non è possibile per questo testo riguardare la Giudea; la legge ebraica non riconosceva un divorzio iniziato dalla moglie. Questo oracolo deve essere stato fornito in una terra come Roma, dove una donna poteva divorziare da suo marito.
Quando i quattro evangelisti dicono che il corpo di Gesù fu posto nella tomba di Giuseppe di Arimatea, essi non realizzano che — per gli ebrei — costituiva un terribile oltraggio collocare un cadavere nel sepolcro di qualcun altro, oppure in una tomba di un'altra famiglia, in quanto questo infrangerebbe l'unità della tribù o della famiglia, un'unità che poteva continuare perfino nello Sheol.
Contrariamente all'opinione comune tra cristiani ed ebrei, noi troviamo che il cristianesimo non è affatto radicato nell'ebraismo. La religione di Israele respinse il cristianesimo ed è ancora viva oggi senza essere stato alterata da esso, rimanendo completamente separata.
Se il cristianesimo include nomi e concetti ebraici, ciò non è un risultato dell'influenza degli ebrei di Gerusalemme, ma grazie ai contributi posteriori della diaspora oppure di sette ebraiche alquanto eretiche che si erano diffuse molto al di là della Palestina. 
Le due religioni hanno nature diverse. Il colto Dutchman Tiele ha classificato correttamente le religioni in due categorie:
a) Religioni teocratiche in cui il divino è separato dall'umano da un golfo incolmabile; come si ritrovano tra i popoli semitici.
b) Religioni teantropiche, che credono in una comunicazione o relazione tra esseri celesti e creature terrene, grazie ad un uomo-dio oppure ad un dio-uomo: come si ritrovano tra i popoli indoeuropei.
La seconda concezione, che ha ottenuto predominio, non poteva essere giunta da Gerusalemme; essa non ha nessun posto nella mentalità religiosa degli ebrei.
   
In definitiva, lo stesso Nuovo Testamento  ci impedisce di credere all'esistenza di una Chiesa-Madre cristiana a Gerusalemme.
D'altra parte, è ovvio che qualunque opinione si potrebbe avere sul luogo di nascita del cristianesimo si basa in parte su come si considera l'esistenza storica del Cristo. Questo è il problema che noi esamineremo ora.
 

martedì 19 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XV) — I primi diaconi erano Ellenisti.

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I primi diaconi erano Ellenisti.

I titoli dei suoi capi furono greci: presbyteros (anziano), episcopos (supervisore), e diaconos (servo); è solo in un senso secondario (ossia, posteriore) che vengono tradotti come sacerdote, vescovo e diacono. La più antica istituzione cristiana, che precede la dubbia istituzione di apostoli, è quella dei diaconi ellenistici; ma ciò presuppone che la comunità dietro di essa avesse un lungo passato; non ci porta a contatto delle origini del cristianesimo.
I primi sette diaconi avevano tutti nomi greci: Stefano, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas e Nicola; ed erano davvero probabilmente cristiani gnostici. [21] Il loro capo si chiamava Stefano; egli fu il primo martire cristiano. Atti combina due storie della sua morte; in una, egli sarebbe stato giudicato regolarmente; nell'altra, egli sarebbe stato la vittima del popolo. In ciascun caso, quest'uomo, di lingua greca e pieno di idee gnostiche, si rivolse agli ebrei di Gerusalemme per rimproverarli di opporsi allo Spirito Santo (che non aveva ancora fatto la sua apparizione nel primo secolo), di non osservare la Legge degli angeli, e di uccidere i profeti. Egli fu poi lapidato, ma non morì senza aver visto il Figlio dell'Uomo seduto alla destra di Dio nel cielo. Questo Stefano non fu nè un ebreo ortodosso e neppure un cristiano; la sua morte è stranamente simile a quella di Giacomo, e il testo di Atti non prova per sè stesso che questo evento accadde a Gerusalemme.
Ad ogni caso, la creazione e l'area di azione dei primi diaconi ellenistici furono da qualche altra parte invece che in Giudea; se vi avessero tentato là la loro propaganda, essi dovettero aver realizzato rapidamente che l'operazione costituì un insuccesso, e che sarebbe stato meglio dedicarsi completamente al mondo gentile.
 

NOTE

[21] Si veda “Les Apôtres et saint Pierre”, Cahier Renan, Numeri 15–16, e “La conversion de Simon le 21 Magicien”, Cahier Renan, Numero 9.

lunedì 18 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XIV) —  L'impossibilità di un giudeo-cristianesimo a Gerusalemme.

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 L'impossibilità di un giudeo-cristianesimo a Gerusalemme.

Siamo in grado di andare oltre il rifiuto di accettare una “Chiesa” di Gerusalemme alle origini del cristianesimo. Se si deve credere alle informazioni che abbiamo su di lei, questa Chiesa sarebbe stata composta da una comunità interamente ebraica che frequentava il Tempio per praticare particolari diritti, ma che credeva — soprattutto — che Gesù fosse stato il Messia e che, dopo la sua crocifissione, fosse tornato in vita, asceso al cielo, e diventato un dio.
Ma l'esistenza a Gerusalemme di un gruppo di ebrei messianici assieme alle autorità religiose che avevano consegnato legalmente Gesù a Ponzio Pilato e disperso i suoi seguaci è incredibile. Ciò che ha più senso è la spiegazione che sarà offerta in seguito sulla “conversione” di Costantino a questo giudeo-cristianesimo. Per accettare che un imperatore romano avrebbe potuto aderire ad una religione da lui voluta universale ma che aveva come suo dio un ribelle ebreo condannato ad una morte ignominiosa e giustiziato dall'esercito romano, si deve desiderare di credere nell'impossibile a qualsiasi costo. È inconcepibile che Costantino avrebbe adottato la fede di un culto messianico ebraico; comunque, egli avrebbe potuto accettare un dio crocifisso — una divinità solare — così come egli aveva tollerato un dio evirato e dèi sofferenti (Attis e Zagreo); più probabilmente, egli cercò di utilizzare lo strumento di governo che già rappresentava la Chiesa cristiana stabilita al di fuori della Giudea nella terra dei gentili, e di adattarla alle credenze del mondo romano. Il cristianesimo ufficiale al tempo di Costantino dev'essere stato principalmente di origine pagana, non palestinese, e non accettava ancora le “menzogne e favole impudenti” che a detta di Eusebio erano state inserite nelle “memorie degli apostoli” e negli scritti di Papia. I pagani non potevano deificare un uomo che morì su una croce di tortura, un ebreo che gli ebrei stessi non avevano mai riconosciuto come un Messia.
A dispetto di quelli argomenti, si supponga per un momento che questa Chiesa cristiana di Gerusalemme fosse esistita. Come sarebbe stata organizzata?

domenica 17 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XIII) — Simboli e realtà.

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Simboli e realtà.

È necessario, ad ogni modo, aderire al significato letterale dei riferimenti a Gerusalemme nel vangelo?
Costituì una tradizione ebraica trasporre nomi geografici e storici. Quella è la ragione per cui, in Isaia, Damasco e la Samaria sono rappresentati con gli antichi nomi di Razin e Pekach — e che la Siria è simboleggiata dal nome Assur. In Geremia, Ezechiele e Naum, la città di Alessandria si chiama No-Amon. Tutti sanno che Roma si raffigura come Babilonia. Si possono trovare altri esempi. Quella è la ragione per cui non è impossibile per il nome di Gerusalemme nei vangeli celare quello di un'altra città o di un'altra regione. Non si venga più ipnotizzati da parole come “sinagoga”; si sostiene che poiché Paolo parlò spesso ai suoi seguaci nelle sinagoghe, era agli ebrei a cui egli predicò le buone notizie. Non si deve dimenticare che attorno all'anno 150, i marcioniti, che furono fanatici “anti-giudei”, si riferirono ai loro luoghi di incontro chiamandoli sinagoghe (si veda la nota a pagina 89).
D'altra parte, il Nuovo Testamento ci offre due forme diverse del nome Gerusalemme: Hierosolyma e Ierousalem. Quei due nomi si alternano e figurano fianco a fianco nei nostri testi, il che prova che per i due editori, che avevano una cultura diversa, e che si succedevano l'un l'altro nella produzione di scritti cristiani (uno di loro come minimo), la città fu più un simbolo che una realtà geografica.
Si capisce ugualmente che il Nabucodonosor menzionato nel libro di Daniele fu in realtà Antioco Epifane, un contemporaneo dell'autore del libro; siamo perciò giustificati nel domandarci se i nomi di Ponzio Pilato, Anna e Caifa non siano allusioni a persecutori di cristiani molto più recenti, e se gli eventi a noi descritti tramite storie incoerenti accaddero veramente a Gerusalemme durante il tempo di Pilato.
Ci è assicurato da parte cattolica che gli gnostici trasformavano i fatti in simboli, gli eventi in segni, e le figure storiche in astrazioni. Quest'assicurazione è solo un'opinione, ed è del tutto possibile che sia vero l'opposto. È anche più facile dare ad un'astrazione sembianze umane (Dio, la Verità, o la Giustizia) che non trasformare l'uomo Gesù nel Logos o la Parola.
Eracleone, il primo commentatore del Nuovo Testamento, disse che la storia della donna samaritana fu solo un'allegoria circa il dramma di redenzione — cosa che molta gente accetta senza alcuna difficoltà, poiché la scena non ha nessuna natura storica.
Eracleone disse anche che quando Gesù discende a Cafarnao (Giovanni 2:12), ciò significa — poiché tale è il significato del nome della città — che egli sta discendendo nelle regioni inferiori del Cosmo. Questo significato si preserva nella lingua francese, dove la parola “capharnaüm” allude ad un luogo di caos e corruzione, secondo il [lessicografo francese] Littré; e il riferimento più antico a questa città è nel Nuovo Testamento. Da là, Gesù ritorna a Gerusalemme — in altre parole, dal reame fisico ad una regione intermedia dove vivono gli psichici. Non c'è niente di storico circa questa Gerusalemme simbolica.
Dal canto loro, i Perati intesero l'Egitto a simboleggiare la terra di schiavitù, il reame fisico, il mondo corruttibile. Lasciare Egitto equivaleva a distaccarsi dal mondo e dalla corruzione materiali, e a volgersi all'ascetismo per poter garantirsi la salvezza (si veda la nota a pagina 89). 
Il verso 1:22 di Atti degli Apostoli (“…fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato assunto in cielo”) fu frainteso a volte dai giudeo-cristiani; in realtà, l'espressione aramaica e siriana corrispondente può avere due significati diversi: può riferirsi altrettanto facilmente alla salita a Gerusalemme proprio come all'ascensione dello spirito in cielo! Questo spiega come eventi celesti possano essere trasportati sulla terra e venire storicizzati. [19] Quando leggiamo Luca 9:51 e 19:38, possiamo osservare facilmente che ciò che fu preso per la “salita” di Gesù a Gerusalemme poteva derivare da un testo in cui si trattava della resurrezione o l'ascensione di Gesù — o piuttosto, del suo corpo etereo, il suo spirito — nel cielo.
Quest'impressione è confermata quando leggiamo l'Apocalisse. Giovanni il Veggente sede la Nuova Gerusalemme discendere dal cielo; le sue mura hanno dodici fondamenta (adornate da pietre preziose), che sono i suoi apostoli. Il Signore Dio e l'Agnello sono il tempio di questa città, in cui potrebbero entrare solo quelli i cui nomi sono scritti nel Libro della Vita dell'Agnello.
Tertulliano (Contra Marcionem, 1:3) disse che Ezechiele seppe di questa santa Gerusalemme, che Giovanni aveva visto e che i profeti avevano rivelato prima che fosse costruita.
I montanisti credevano che la Gerusalemme celeste si fosse manifestata in Pepuza, in Frigia, ed essi visitarono questa città per celebrare i loro misteri. Dal 155 circa fino al 165, uomini e donne vi sarebbero andati per venire iniziati e per aspettare una visione di Cristo oppure una teofania. Montano dette a questa regione il nome di Gerusalemme.
Si credette, allora, nella seconda metà del secondo secolo E.C., che la nuova Gerusalemme si sarebbe stabilita a Pepuza, la quale era già indicata con quel nome. Quest'illusione era destinata ad essere accompagnata da un numero di altri dettagli leggendari, e potrebbe essere stata in questa atmosfera “mistica” e in Frigia che avvenne l'entrata gloriosa di Gesù in Gerusalemme tra gli applausi del popolo. La mitologia prevalse sulla Storia. La Gerusalemme ideale fu presa erroneamente per una Gerusalemme reale localizzata da qualche altra parte al di fuori della Palestina. Essa era la città di Cristo; si credette che lui avesse visitato quella città, che vi avrebbe fatto ritorno, e che vi si fosse manifestato ai profeti e profetesse di ogni tempo.
Ora, il montanismo esercitò una grande influenza sull'evoluzione del cristianesimo nella sua infanzia; i vangeli nello stato in cui li abbiamo ora sono contemporanei a questo movimento, forse persino parzialmente successivi. Di conseguenza, non c'è una prova che le storie evangeliche circa Gesù siano il riflesso di una realtà oppure una interessante leggenda proveniente da Israele.
Ma se non stiamo trattando una realtà geografica, e se i nomi di città sono simbolici a volte, essi sono anche un risultato di reali giochi di parole inventati dai copisti e interpolatori dei vangeli. Quando quelli scribi ebrei vollero completare il testo greco del Nuovo Testamento, non potevano liberarsi della loro cultura ebraica, e la trasposero nella loro ingegnosità linguistica greca.
Se Gesù guarì una suocera dalla sua febbre, che è in realtà solo un miracolo davvero minore, fu perché la stessa parola in ebraico significa sia febbre che suocera, come pure significa la capitale di Galilea. “Hamat” significa città di sorgenti calde, febbre, e suocera. Hamat è il nome ebraico di Tiberiade. Così, leggendo che Gesù si era recato a Tiberiade, il copista ha ritenuto conveniente offrire dettagli ulteriori che sembrano credibili ma sono il prodotto naturale della sua fantasia quando messo di fronte ad una parola che possiede tre significati.
Si è anche osservato che Luca, mentre raccontava il miracolo dei pani, usa sempre (a differenza degli altri sinottici) la parola greca episitismos per cibo o provviste. Dietro questa parola c'è la parola ebraica saida, e Luca è il solo evangelista a includere il nome del luogo dove accade la storia: Betsaida. Quando scoprirono questo, il colto traduttore Nestle si ritrasse dal terrore, ma poi ritornò al suo posto e scrisse,  “Le squame mi stanno cadendo dai miei occhi. Dove è avvenuto il miracolo dei pani? A Betsaida, tradotta come ‘casa di provviste’. Guai a te, Betsaida!” [20]
Ci troviamo davvero molto lontani dal dominio della Storia.

NOTE

[19] Dirk Plooij, The Ascension in the Western Textual Tradition. (Mededeelingen der Koninglijke Akademie van Wetenschappen) Afdeeling Letterkunde, Deel 67, serie A, Numero 2, 1929, 39–58.

[20] Quelli esempi si potrebbero moltiplicare. Si veda l'articolo di H. Raschke: “Lieux et routes de Jésus 20 d’après l’évangile selon Marc,” Congrès d’Histoire du christianisme, libro I, pag. 188, Rieder, Parigi 1928, che offre a pag. 193 autori e libri che danno un'informazione completa in materia di nomi di luogo allegorici.