venerdì 8 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (IV) — La caduta di Gerusalemme è ignorata dal Nuovo Testamento.

(segue da qui)

La caduta di Gerusalemme è ignorata dal Nuovo Testamento. 
D'altra parte, la guerra e la distruzione di Gerusalemme nel 70 — fatti di rilievo, non solo per gli ebrei, ma anche per i cristiani, se esistettero — non sono menzionati affatto nel Nuovo Testamento. Sarebbe stato degno di nota o che un certo numero dei cristiani fosse sfuggito al disastro, oppure che la maggior parte di loro fosse stata sterminata. Così, un evento così importante per la storia della Chiesa cristiana nascente, quindi degno di venir richiamato alla memoria degli uomini, è assente dai nostri documenti. Nessuno scritto ci ha trasmesso il destino di questa Chiesa sulla caduta del Tempio.
Eusebio, che ha scritto tra il 300 e 340, ci riferisce nella sua Storia Ecclesiastica (III. 5.3) che i cristiani lasciarono la Palestina all'incirca nell'anno 66 e si diressero a Perea in vista dell'arrivo dell'esercito romano e pur di sfuggire alle calamità della guerra. [6] Questa fuga si dovette, a quanto sembra, ad un oracolo rivelato ai capi di Gerusalemme, che avvertiva loro di recarsi a Pella. Di conseguenza, ci viene detto che tutti i cristiani abbandonarono completamente Gerusalemme e la  Giudea allo scopo di andare “a Pella”. Abbiamo qui un'ammissione che questi “cristiani” sarebbero stati molto pochi di numero, visto che tutti si rifugiarono a Pella; non sarebbe stato quindi un esodo importante, ma piuttosto la partenza di una setta che non era necessariamente giudeo-cristiana, ma che fu in grado di essere descritta come cristiana duecentocinquanta anni più tardi.
Inoltre, Pella di Perea, una delle città della Decapoli, era di origine  e cultura greca; è difficile immaginare che i cristiani ebrei avrebbero scelto una città così. In seguito, secondo Epifanio, sarebbero tornati a Gerusalemme, ed Eusebio ci informa che al tempo di Adriano, la Chiesa di Aelia (la ricostruita e ripopolata Gerusalemme) era composta da pagani. Non vi è nessun indizio di questi cristiani di Pella alla fine del primo secolo o nel corso del secondo secolo; se essi si stabilirono a Gerusalemme (Aelia Capitolina) dopo il 132, tutto fa pensare che fossero “ellenisti” in natura, e, a dispetto di Eusebio, che si sarebbe potuto sbagliare in buona fede, non vi è alcuna prova che in precedenza vivessero a Gerusalemme; forti motivi (troppo numerosi per descriverli qui) ci permettono di ritenere impossibile la fuga dei cristiani ebrei a Pella. [7
In ogni caso, non sentiamo della Chiesa di Gerusalemme prima del 70; essa non prese parte alla vita e alle preoccupazioni del cristianesimo; tutto è accaduto come se nessuno sapesse che fosse esistita dopo quella data.

NOTE

[6] J. Burckhard, uno storico rinomato, denuncia Eusebio come “il primo storico dell'antichità che scrisse in completa mala fede.” 

[7] Si veda Brandon, The Fall of Jerusalem, Londra, S.I.C.K., 1957.

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