venerdì 15 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XI) — Difficoltà geografiche.

(segue da qui)

Difficoltà geografiche.

Se passiamo dalla Storia ad esaminare la geografia, vediamo che i dati forniti dagli evangelisti per quanto riguarda Gerusalemme e Palestina pongono seri problemi topografici. È utile, per esempio, ricordare che non si identificò il sito del Golgota fino all'anno 326, e che la sua scoperta si fece in condizioni che portano puzza di inganno. L'intento principale fu quello di cristianizzare un luogo di culto che era consacrato precedentemente a Venere, e proclamare che era il luogo della tomba di Cristo.
Nel quarto secolo, si verificò un evento inspiegabile. I cristiani spostarono Sion (la città di Davide) dalla parte inferiore (est) alla città alta (ovest). Allo stesso modo, il Cenacolo, prima di essere posto a Sion, era stato localizzato a lungo sul Monte degli Ulivi. Più tardi, la tomba di Davide venne ricollocata a Betlemme.
Il primo pellegrino conosciuto per aver visitato Gerusalemme era il “Pellegrino di Bordeaux”; questo accadeva nel 333 — vale a dire tre secoli dopo gli eventi narrati dagli evangelisti, 263 anni dopo la distruzione di Gerusalemme, e 198 anni dopo la sua ricostruzione da Adriano. L'imperatrice Elena aveva viaggiato lì nel 326. Tuttavia, questo pellegrino non si recò a Nazaret, Cana, Tiberiade, o Emmaus. A Gerusalemme, vide la colonna della flagellazione tra le rovine del Palazzo di Caifa risalente al tempo in cui Gesù soffrì questa tortura nel Praetorium.
La scoperta del Santo Sepolcro fu “raccontata” da Eusebio; ma questo  Vescovo del quarto secolo non menziona il nome del Golgota.
Queste osservazioni sono abbastanza preoccupanti. Fortunatamente, i frati Vincent e Abel, nel loro prezioso lavoro su Gerusalemme, non hanno esitato a scrivere: “... la Chiesa non ha mai reso la fede in un santuario — nemmeno il più importante e tradizionale, come il Santo Sepolcro o Calvario — un obbligo di ortodossia per i suoi figli.” Così, e fortunatamente per la Storia, i siti di eventi evangelici non sono materia di fede.
Il caso di Gerusalemme non è unico. Nazaret, un nome che non compare né nell'Antico Testamento, né in Flavio Giuseppe, fu  identificata senza ombra di dubbio al tempo di Costantino, secondo Epifanio, come area urbana unicamente ebraica; la ricerca di resti bizantini di Nazaret è ancora in corso.
Gli evangelisti ci presentano una Palestina di convenzione, più simbolica che reale. Descrivono un lago di 11 km per 20 come il mare di Galilea; al contrario, non fanno menzione né del Mar Morto, né della città di Tiberiade. Per far ritornare Gesù da Tiro al lago di Genesaret, che si trova a sud-est, Marco (7:31) descrive un Gesù che passa per Sidone, che è 35 km a nord, mentre raggiunge il lago attraverso la Decapoli. Diventa perfino peggio: città come Gerasa, Corazin, Betsaida, Magadan, Dalmanuta, Nain, Cana, ed Enon vicino Salim sono altrettanto misteriose in una geografia che è già abbastanza fantasiosa.
Non ci sono offerte informazioni più precise sulla flora e la fauna del paese di Gesù. Gli evangelisti menzionano il fico e l'olivo, che crescono in tutto il Mediterraneo; scambiano il senape per un albero provvisto di rami, mentre cedri, palme da dattero e giuggiole non entrano nel loro campo visivo. Gli animali che conoscono sono il lupo, la vipera, il corvo, la volpe, il puledro, e la cavalletta (che si trovano anche in Europa). Essi credono che ci fosse una mandria di duemila maiali in Gerasa, che sarebbe impressionante in un centro agricolo gentile, ma impensabile in un paese dove i suini erano animali impuri al massimo grado. Essi credono che durante la notte della Passione, un gallo cantò tre volte a Gerusalemme; purtroppo, il Talmud ci dice che non c'erano  galli a Gerusalemme; li trovate a Roma.
Nella Giudea degli evangelisti, non piove mai, e non fa mai freddo. In Galilea, i contadini indossano abiti greci come Gesù e i suoi discepoli: l' himation (Mt 9:20), il chitone (10:10), e il mantello (27:28-31). Quando è a tavola, Gesù si stende su un letto come i greci benestanti.

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