sabato 16 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XII) — Un possibile ruolo per la Galilea.

(segue da qui)

Un possibile ruolo per la Galilea.

Noi siamo davvero in Giudea o in Galilea? Ad ogni caso, sembrerebbe che nei primi testi, la Galilea recitò un ruolo importante del quale venne privata successivamente. È in Galilea che si situano la nascita di Gesù, la sua giovinezza, i suoi primi due discepoli, la chiamata dei suoi apostoli, l'appello alle folle, la Trasfigurazione, e la sua apparizione post-Resurrezione. Dopo la distruzione di Gerusalemme, la Galilea diventò il centro religioso degli ebrei, la sede delle loro scuole maggiori e dei rabbini più famosi. Tiberiade fu la loro città santa; qui era dove furono composti i testi della Mishna (attorno al 110-120), a cui si aggiunse più tardi la Gemara.
Nel tempo di Gesù, la Galilea era prospera, popolosa, e disseminata di città e villaggi importanti. Il “mare” di Galilea (il Lago di Tiberiade o Genesaret) era attraversato da barche e navi. I seguaci di Mosè (ebrei, siriani, e così via) erano senza dubbio in maggioranza e praticavano la religione alla loro propria maniera, ma essi erano mischiati ad un gran numero di greci, egiziani, arabi, e siro-fenici (Marco 7:26), che Flavio Giuseppe chiama Tiriani.
Non è sorprendente che in una storia più antica, i predicatori galilei si recassero prima alla vicina Samaria. Gesù aveva detto che essi dovevano evangelizzare la Samaria per prima; questa è ovviamente una necessità geografica, e sappiamo che Filippo si recò a predicare in Samaria dove si formò la Chiesa dopo la morte di Stefano (in Atti). È molto più difficile accettare che il cristianesimo galileo saltasse di colpo la Samaria in un unico balzo senza lasciarvi alcuna traccia e venisse ad insediarsi a Gerusalemme; e che, avendo fallito in Giudea, avesse preservato abbastanza forza per conquistare la Samaria. Il ruolo di Gerusalemme disturba visibilmente una realtà geografica che non ha nessun posto per esso. Una storia più antica è stata modificata. Luca, in 4:44 (contro il contesto e contro Matteo e Marco), sostituisce la Giudea al posto della Galilea. [18]  
Se confrontiamo i quattro vangeli, è chiaro che, nei tre sinottici, Gesù è risorto in Galilea e trascorre davvero poco tempo lontano da questa provincia (tra il suo battesimo e l'arresto di Gesù), e che egli vi risiede per la sua intera predicazione fino alla partenza per Gerusalemme, dove muore. Il quarto vangelo, invece, offre un nuovo contesto geografico per l'esistenza di Gesù. Gesù trascorre una Pasqua a Gerusalemme e viaggia per la Giudea, risale in Galilea, e ritorna a Gerusalemme per un'altra festa. Poi egli ricompare (dopo una permanenza in Galilea) per la Festa dei Tabernacoli, e poi per la Festa  della Dedicazione, dopodichè va in Perea e ritorna in Giudea. Egli poi trascorre la sua Pasqua finale a Gerusalemme.
Così è solo il vangelo di Giovanni che ha moltiplicato i punti di contatto tra Gesù e Gerusalemme. Per contrasto, i tre sinottici asseriscono che Gesù stette continuamente in Galilea.
La Galilea conta per quasi l'intera storia di Gesù, se non comprendiamo la Passione e la Resurrezione, che consistono di miti aggiunti ad un testo antico e collocati a Gerusalemme. La città considerata inizialmente il sito della condanna a morte di Gesù diventa più tardi, nella fantasia degli editori dei testi, il luogo di nascita di un cristianesimo associato al Tempio e alla stretta osservanza della Legge. Noteremo che se fosse stato veramente così, non ci sarebbe stato alcun bisogno di creare una nuova religione.
In ogni caso, vediamo che i vangeli sono la combinazione di due storie: una che celebrò la Galilea come teatro di operazioni di Cristo, e un'altra che collocò la sua Passione a Gerusalemme.
Noi non accettiamo, per quella materia, la lunga permanenza di Gesù in Galilea come un fatto storico. Già al tempo del quarto vangelo, si pensava comunemente che niente di buono potesse venire da quella regione (Giovanni 1:46), e certamente non il Messia. Fu, comunque, in Galilea che il furore messianico raggiunse il suo culmine al volgere dell'era. I galilei non furono ortodossi ad opinioni degli ebrei palestinesi, ma il contrario era anche vero. I galilei, sebbene più rigorosi nelle loro pratiche religiose, adornavano le loro sinagoghe con rappresentazioni di animali. Il nome della loro regione simboleggiava il “cerchio” di nazioni e stranieri. Non è questo simbolo un riflesso di una realtà, un riferimento alle nazioni dei gentili?

NOTE

[18] Questa revisione non appare in tutti i manoscritti. Essa fu sconosciuta a Marcione, ad ogni caso.

2 commenti:

Domenico Turco ha detto...

Straordinariamente interessante... mi sorge un dubbio: il Gesù protagonista dei 3 Sinottici è un personaggio diverso dal Gesù di Giovanni?

Giuseppe Ferri ha detto...

Il Gesù di Giovanni è lo stesso Gesù sinottico, anzi è basato su di esso. Si guardi cosa ha dire su questa dipendenza di Giovanni dai sinottici il dr. Richard Carrier a proposito di Bart Errorman qui e cosa ne dice il dr. Ken Olson qui.
A mio parere, la professoressa April DeConick ha dimostrato conclusivamente che Giovanni era un vangelo gnostico più tardi cattolicizzato piuttosto goffamente, alla luce dell'espressione assai poco lusinghiera (per usare un eufemismo!) tenuta da proto-Giovanni sul conto del dio degli ebrei:

Un indizio al mistero della predisposizione di questo vangelo si può trovare in Giovanni 8:44, dove scopriamo che la singola preposizione di può fare tutta la differenza del mondo. Sepolto in questo verso è la minuscola, apparentemente innocua preposizione di, una parola che è stata dimenticata nelle traduzioni inglesi ma rimane nell'originale greco. Giovanni 8:44 è tradotto tradizionalmente nelle nostre bibbie inglesi così:

Voi siete del vostro padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna.

Ma questo non è ciò che dice veramente il greco. Esso recita invece:

Voi siete del padre del diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna.

Il padre del diavolo? Che sorta di diavolo è quello?
Durante i primi quattro secoli di cristianesimo, la traduzione e interpretazione di quelle parole fu aspramente contestata. I Cattolici Apostolici, e poi più tardi i cristiani cattolici e ortodossi, vennero a leggerla come è stata tradotta tradizionalmente per noi nelle nostre bibbie inglesi. Ma tutti i vari gruppi cristiani gnostici che utilizzarono il quarto vangelo nell'antichità favorirono la lettura letterale del greco, che posiziona chiaramente un Dio malvagio che generò il diavolo.
Quei gruppi gnostici sostengono che le stesse parole di Gesù qui nel vangelo di Giovanni confermano la presenza di un malvagio dominatore cosmico, il quale era nient'altri che YHWH il Dio degli ebrei e il padre del diavolo. Essi credevano che il quarto vangelo supportava la loro visione del mondo, in cui il dio degli ebrei è un malvagio dio creatore subordinato piuttosto distinto dal Dio sublime che Gesù predicò.

(April D. DeConick, “John and the Dark Cosmos” in The Gnostic New Age, Columbia University Press, New York, pag. 142, mia libera traduzione, corsivo originale, mio grassetto)