lunedì 25 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XXI) — Le fonti pagane tardano a menzionare i cristiani.

(segue da qui)

Le fonti pagane tardano a menzionare i cristiani.

Gli scrittori pagani del primo secolo non sanno niente della crocifissione di Gesù o dei cristiani. Seneca (dal 2 fino al 66 E.C.), Plinio il Vecchio (23-79), Marziale (40-63), Plutarco (45-125), Giovenale (55–140), Persio(34–62), Pausania (attorno al 185), ed Apuleio (attorno al 170) mantengono un silenzio stupefacente riguardo Cristo e i suoi seguaci. Epitteto (dal 50 al 120?) fa un'allusione a galilei, ma non manifesta alcun interesse al cristianesimo; si riferisce a quelli che, seguendo le orme di Giuda il Galileo (nel 6-7), continuarono a rivoltarsi contro i romani e a dare origine alla fazione zelota. Anche Lucano, Plinio il Vecchio, e Seneca parlano  negativamente degli ebrei, ma sono muti circa i cristiani.
Ad alcuni piacerebbe, senza una ragione valida, collegare ai cristiani un messaggio inviato dall'Imperatore Claudio al prefetto d'Egitto nel 41:
“Ai Giudei, d’altra parte, ordino di non introdurre o invitare Giudei provenienti da Siria o Egitto, o sarò costretto a prendere seri provvedimenti. Se disobbediscono, procederò contro di loro in ogni modo possibile come fomentatori di una piaga per il mondo.” Quell'ordine non riguarda cristiani ma ebrei messianici o apocalittici che stavano predicando la fine del mondo e l'avvento del loro Messia. Ciò che Claudio temette più di tutto riguardo gli ebrei alessandrini non fu il loro messianismo, che attirava pochi degli ebrei ellenizzati in Egitto, ma il loro numero e l'antisemitismo che ne poteva risultare. Egli temeva che la loro sfortunata disunione, a cui egli aveva già assistito, si sarebbe riaccesa e avrebbe causato problemi.
Il primo testo latino che riguarda il cristianesimo, se non falso, risale al 111. [
32] È la lettera inviata da Plinio il Giovane come governatore di Bitinia all'imperatore Traiano per domandare quali azioni dovrebbe prendere contro cristiani che si stavano radunando prima dell'alba per cantare inni a Cristo come a un dio. La frase “Christo quasi deo” prova che il Cristo fu considerato quasi un dio; egli fu il figlio di un dio, una specie di angelo.
L'autenticità di questo resoconto da parte di Plinio è stata spesso contestata fin dal 16-esimo secolo. [
33] Qualunque sia il caso, questo resoconto può venir preso come prova soltanto di una cosa, che all'inizio del secondo secolo, Plinio il Giovane conobbe cristiani che adoravano un Cristo. Egli non parla di un uomo di nome Gesù.
Attorno all'anno 120, Svetonio, nella sua
Vita di Nerone, menziona la persecuzione dei cristiani senza offrire il nome del fondatore della setta, ma nella sua Vita di Claudio, gli capita di menzionare l'espulsione degli ebrei da Roma che furono coinvolti in un'insurrezione per istigazione di Chrestos. Di nuovo, questo è circa gli ebrei, ma chi fu questo Chrestos? Fu egli uno sconosciuto agitatore ebreo oppure il Cristo? Se egli fu il Cristo, dobbiamo notare che Svetonio colloca quest'evento sotto il regno di Claudio, tra il 41 e il 54. In quel caso, questo Cristo non poteva essere quello che era stato crocifisso a Gerusalemme attorno al 29-30. Egli corrisponderebbe piuttosto a Paolo. [34] È problematico che Svetonio non menziona i cristiani in quel passo, e abbiamo ragione di dubitare dell'espulsione. In realtà, Cassio Dione (che scrive un secolo dopo Svetonio) ci racconta che “I giudei si erano di nuovo moltiplicati in così grande numero che, a motivo della loro moltitudine, difficilmente si potevano espellere dalla città senza provocare un tumulto; Claudio non li scacciò, ma ordinò loro di non tenere riunioni” (Storia Romana, 60.6.6).
Esaminiamo ora il presunto resoconto di Tacito che risale agli anni 116-117. Nei suoi
Annali (15:44), egli racconta che Nerone accusò i cristiani di aver provocato l'incendio a Roma, e che il nome “Cristiani” proveniva da Cristo che era stato condannato alla pena capitale, sotto Tiberio, dal procuratore Ponzio Pilato. Egli aggiunge che questa detestabile superstizione, repressa al tempo, era risorta di nuovo non solo in Giudea, ma anche a Roma.
Analizziamo questa prova. Tacito non nomina Gesù; egli parla solo del Cristo, e prende questo titolo cultuale per un nome proprio.
Quelli avrebbero potuto essere settari, il cui movimento represso era improvvisamente appena rinato? Fu essa veramente la stessa “religione” che aveva attirato l'attenzione delle autorità romane in Palestina attorno all'anno 30? Tacito stava scrivendo tre generazioni dopo gli eventi che racconta. Egli sta riportando semplicemente del sentito dire. Egli non è un testimone diretto, ed è sorprendente che egli sappia più circa i cristiani rispetto agli storici ebrei e romani che lo precedettero e non seppero nulla intorno alla crocifissione nell'anno 30. Egli sta confondendo i messianisti che esistettero sotto Nerone con la nuova setta cristiana nel tempo di Traiano. [35]
Tacito associa i cristiani all'incendio che divampò a Roma nell'anno 64 dell'era comune. Se ciò fosse stato il caso e i cristiani fossero stati martirizzati da Nerone a causa di questo disastro, i Padri della Chiesa non avrebbero mancato di menzionarlo e di scrivere lunghi capitoli sulla persecuzione decretata da Nerone. Comunque, l'antica tradizione cristiana è muta riguardo la persecuzione neroniana e il resoconto di Tacito. Le epistole di Paolo non vi fanno alcun riferimento. E né lo fa la prima epistola di Pietro; e neppure l'Apocalisse sa circa il martirio collettivo dei cristiani accusati di aver incendiato Roma. Clemente di Roma, Ignazio, e perfino Melito (vescovo di Sardi del 170 circa che offre il più antico riferimento cristiano alla crudeltà di Nerone:  Infatti questo non era mai successo prima, che la pia razza dovesse ora subire persecuzioni…) — nessuno di quelli ecclesiastici fu consapevole di questa persecuzione dei cristiani nel 64. Tertulliano, che si basò frequentemente su Tacito, non lesse questo passo nelle opere che aveva di fronte a lui. Due secoli dopo il presunto evento, Lattanzio, Origene, Eusebio e Girolamo lasciano intendere che Pietro e Paolo furono vittime della furia di Nerone (che è lungi dall'essere un fatto stabilito), ma essi non hanno alcuna idea riguardo l'accusa mossa contro i cristiani, che avessero incendiato Roma; e né riguardo la moltitudine dei fedeli che furono gettati alle fiamme.
Attorno al 400, Sulpicio Severo ripeté i commenti di Tacito sui cristiani e sull'incendio di Roma, ma gli scrittori successivi sono ignari di ciò, perfino di quelle osservazioni particolari. E né Nerone e i suoi crimini si qualificano per l'Inferno di Dante. Questo silenzio di più di mille anni sui cristiani nel 64 è davvero serio quando si arriva all'autenticità del 15-esimo libro degli Annali di Tacito e delle Cronache di Sulpicio Severo. Non si può escludere [36] la possibilità che un falsario del 14-esimo o 15-esimo secolo inserì quei passi in manoscritti più antichi che lui stava copiando, specialmente dal momento che Tacito non dice nulla dei cristiani in nessun'altra parte se non in questo dubbio passo.
Possiamo concludere, allora, che i romani non sentirono di Gesù per almeno un secolo e dobbiamo concordare con Daniel-Rops quando egli scrive: “Non è dimostrabile rigorosamente solo da documenti romani che Gesù sia esistito...”.

NOTE

[32] Noi siamo ancora insicuri se Plinio fu il governatore della provincia.

[33] In particolare da Havet (Le christianisme et ses origines, libro IV, pag. 428–431). Egli nota che l'unico manoscritto sulla cui base fu pubblicata la corrispondenza di Plinio e Traiano scomparve immediatamente dopo la sua pubblicazione, cosicché non abbiamo nessuna dimostrazione fisica che quelle due lettere ci fossero realmente nel manoscritto, e che esse non fossero state composte invece da un latinista verso la fine del 15-esimo secolo... Anche degno di nota è l'assoluto silenzio di Plinio sui cristiani altrove in questa lettera; egli non gli menziona né nelle sue lettere private, e neppure nella sua corrispondenza coll'imperatore, né nel suo Panegyricus. Arthur Drews (Le mythe de Jésus, pag. 100) afferma che la lettera di Plinio è modellata sul discorso di Festo a re Agrippa (Atti 25:14ff), che essa fu fabbricata all'inizio del 16-esimo secolo da Giocondo di Verona, e infine, che Plinio non fu mai governatore di Bitinia.

[34] Flavio Giuseppe è ignaro dell'incidente riportato da Svetonio e parla circa Claudio in termini positivi. Per contrasto, gli Atti (24:25) riferiscono di un'accusa contro Paolo a Cesarea: quest'uomo è una peste, fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo... un altro fatto curioso: Paolo aveva un compagno col nome di Gesù detto Giusto (Colossesi 4:11); il soprannome “Giusto” è lo stesso dato a Giacomo, fratello di Gesù.
È stato anche pensato che la menzione dei cristiani in Svetonio (Nerone 16) che li pone tra erbe e conduttori di quadrighe sia una goffa aggiunta. Inoltre, gli Atti degli Apostoli (28:21-23) stabiliscono che non ci furono cristiani a Roma attorno all'anno 62.

[35] Frate Battifol scrive sul soggetto in L’Eglise naissante et le catholicisme: Noi non possiamo accettare a rigor di termini la dichiarazione di Tacito... Egli presenta le cose come se, dalla morte di Cristo all'incendio di Roma nel 64, il cristianesimo fosse passato attraverso una fase prolungata di repressione, e poi, poco dopo il 64, avesse subito una fase di rapida espansione, non solo in Giudea, ma anche a Roma. Bruno Bauer (Cristo e i Cesari) stima che Egli (Tacito) deve aver ricavato il fatto della condanna del fondatore del cristianesimo negli stessi archivi ufficiali in cui Tertulliano scoprì una nota che dichiarava che al momento della morte di Gesù, il Sole si oscurò a mezzogiorno. Noi aggiungeremmo che la frase in Annali 15:44 è una testimonianza isolata; è il solo passo in cui Pilato è menzionato da uno scrittore romano. Comunque, una scoperta recente stabilisce che Ponzio Pilato fu Prefetto e non Procuratore o Governatore. Questo errore nei vangeli è allora ripetuto in Tacito; è nei vangeli che l'interpolatore di Tacito andò a guardare per questo dettaglio.

[36] La cronaca autentica di Sulpicio Severo fu scoperta da Florez nella metà del 18-esimo secolo in un manoscritto del 13-esimo secolo; non vi troviamo la storia della persecuzione dei cristiani sotto Nerone.

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