martedì 5 settembre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (I) — Il cristianesimo provenne da Gerusalemme?


Il Dio di Coincidenza

Può qualcuno negare che

Una cosa dopo l'altra

In sequenza e logica

Mai vista prima

Non può essere che la

Interferenza di un Dio

Determinata a provare che

Ognuno che pretende

Di conoscere ora

Una cospirazione è

Demente?


(Kent Murphy)
Durante il soggiorno ad Aix una fanciulla riesce a ottenere che André si lasci condurre al circolo del tennis dove si riuniscono i suoi coetanei e qui la superiorità intellettuale del giovane s'impone a tutto il gruppo dei frequentatori; André appare trasformato, felice, sicuro; questo miglioramento induce la madre a rivelargli che entro breve tempo Henri, il fratello maggiore, sposerà proprio quella graziosa ragazza di cui egli si sta innamorando. André allora decide di partire immediatamente; a Rouen rimprovera alla madre di averlo fatto vivere e, disperato, si lascia morire al primo rintocco dell'Angelus del mattino. Allora la signora Brémontal, che è stata sino a quel momento una cattolica fervente, in un gesto di sublime demenza, maledice quel Dio in cui aveva creduto:
Eterno omicida che sembra gustare il piacere di produrre soltanto per assaporare a sazietà la sua accanita passione di uccidere di nuovo, di ricominciare i suoi stermini a mano a mano che viene creato dagli esseri. Eterno fabbricante di cadaveri e fornitore di cimiteri, che si diverte in seguito a spargere germi di vita per soddisfare incessantemente il proprio bisogno insaziabile di distruzione. Assassino affamato di morte imboscato nello Spazio, per creare esseri e distruggerli, mutilarli, imporre loro tutte le sofferenze, colpirli con tutte le malattie, come un distruttore infaticabile che continua senza tregua il suo orribile compito. Ha inventato il colera, la peste, il tifo, tutti i microbi che rodono il corpo, i carnivori che divorano gli animali più deboli. Eppure, soltanto le bestie sono ignare di questa ferocia, poiché ignorano questa legge della morte che le minaccia quanto noi. Il cavallo che compie balzi nel sole di un prato, la capra che si arrampica sulle rocce con la sua andatura leggera e flessuosa, seguita dal caprone che la incalza, i piccioni che tubano sotto i tetti, le colombe che stanno a becco sotto le fronde degli alberi, simili ad amanti che si scambiano tenerezze, e l'usignolo che canta al chiaro di luna accanto alla sua femmina che cova, non sanno l'eterno massacro di questo Dio che li ha creati. Il montone che...
Questa riga è l'ultima che scrisse Maupassant. Qui comincia il dramma, nel quale sprofondò tutto il pensiero dello scrittore.

(Guy de Maupassant, versione frammentaria de L'Angelus nella traduzione con commento di Maurizio Grasso, Newton Compton, 1995)
 Eppure esisteva in loro una certa ambiguità: gnostici, manichei d'ogni genere, che cos'erano mai se non dei perversi della purezza, degli ossessi dell'orrore? Il male li attraeva, li appagava, quasi: la loro esistenza, senza il male, sarebbe stata vuota. Lo inseguivano ostinatamente, né lasciavano la presa. E se sostenevano con tanta veemenza che il male era increato, segretamente si auguravano che sussistesse per sempre, e quindi di gioirne, ed esercitare per l'eternità le loro virtù combattive. Per amore del Padre avendo troppo riflettuto sull'Avversario, finivano probabilmente col capire più la dannazione che la salvezza. È questa la ragione per cui avevano tanto bene afferrato l'essenza del qui. La Chiesa, dopo averli vomitati, sarà abbastanza abile da appropriarsi le loro tesi, e abbastanza caritatevole da mettere in piena luce il creatore, per infine scomunicarlo? Essa potrà rinascere soltanto dissotterrando le eresie, annullando gli antichi anatemi per pronunciarne di nuovi.  (E. M. Cioran, Il funesto demiurgo, Adelphi, 1986, pag. 18)
Sebbene fosse proibito rappresentarlo o pronunciarne il nome, il dio degli ebrei era il fulcro di un grande potere. Lo è anche tutt'ora, travestito da Allah. I membri di quella religione che si era formata per adorare quel potere sono detti monoteisti e credevano che tutte le cose create ... contrariamente alle apparenze ... fossero tutte emanazione di una forza creativa centrale. Da questa concezione deriva la cantilena rituale che apre il libro di Genesi e declama “In principio Dio creò il cielo e la terra” eccetera, e allude alla onnipotente creazione di questa divinità ... un genere di dio della più profonda pervasività e primitività, che ricade nella categoria degli “dèi che eclissano tutti gli altri”, di quelle divinità territoriali che avanzano sulla creazione un presunto diritto che soppianta quello degli dèi rivali. Ma sappiamo già che quella categoria può ospitare — non poteva che ospitare — un solo dio: il dio degli ebrei. Lo si chiami come si vuole, rimane sempre e soltanto lui: YHWH.
(A volte i folli apologeti cristiani amano rappresentare le bestemmie di un ateo come me come un'indiretta dimostrazione dell'esistenza di dio, perchè sembro per loro uno che crede veramente in dio, soltanto col peccato di ribellarmi e scagliarmi contro di lui. Ma in realtà le mie bestemmie sono contro il personaggio letterario di dio, o soprattutto il Gesù di carta, trovato nella bibbia e nel mondo dei credenti. Quando io ho sostenuto che il Gesù di carta è
un mostro morale ovviamente io non sto assumendo che il Gesù di carta esiste. Non è mai esistito nessun Gesù sulla Terra. In realtà si tratta di un tipico esempio — il mio odio e disgusto contro il Gesù di carta — del Paradosso di Finzione, la mia risposta emotiva tutta personale ad un personaggio letterario che so non essere reale. Idem col dio della bibbia.)
Ad un certo punto della loro carriera di adoratori del “Dio Unico” un'ombra calò su alcuni ebrei del primo secolo E.C. A quanto pare un giorno venne loro rivelato, in un modo parimenti orribile ed oscuro, che il potere al quale si inchinavano possedeva in essenza una natura malevola e che la loro religione non fosse in realtà che una forma di satanismo. Perchè il dio creatore era malvagio. Ma questa rivelazione non fu una sorpresa per gli altri ebrei del mainstream, visto che a quanto pare si verificò quasi subito una lacerazione che sfociò senza dubbio in massacri e persecuzioni. A ogni modo, pur vivendo in una forma di semi-clandestinità, questi ebrei rivelatisi improvvisamente nemici giurati del loro dio furono chiamati con un nome che sarebbe diventato famoso: gnostici.
Vale a dire, conoscitori, avvistatori della vera essenza maligna del dio creatore, e per ciò stesso illuminati da una concezione più alta della vera divinità. In questo furono tremendamente aiutati dallo stesso Antico Testamento.
Fin qui non sto dicendo nulla di misterioso. Le massime autorità viventi in materia di gnosticismo ormai riconoscono che esistevano “gnostici biblici” (così li chiama la professoressa April DeConick nel suo The New Gnostic Age) ben prima la nascita del cristianesimo.
Ma alcuni miticisti — nomi del calibro di Louis Gordon Rylands, Robert M. Price e Georges Ory — sono arrivati da tempo a riconoscere, a dispetto di un diffuso consenso assai riluttante (ed è comprensibile) a pensare l'impensabile — che lo stesso cristianesimo abbia, almeno parzialmente, origini gnostiche. Che il cristianesimo non sia altro che “gnosticismo storicizzato e giudaizzato” (Price).
Così, in poche, lapidarie parole, il miticista Georges Ory getta i suoi lettori in uno scenario per loro assolutamente inaspettato, quanto suggestivo:
Il cristianesimo non era nato a Gerusalemme. La Storia non ha nessuna conoscenza di Gesù Cristo.
La cristologia fu stabilita in anticipo rispetto a lui. I naasseni, gli ofiti, i setiani, e i perati furono pre-cristiani.
San Paolo — a differenza del classico individuo che sappiamo — giocò un ruolo maggiore nella fondazione del cristianesimo. Marcione, l'editore delle epistole paoline, è un testimone di quelli inizi.

(Georges Ory, Un'Analisi delle Origini Cristiane, pag. 62, mia enfasi)
Ory fa il suo caso in un libro di cui mi appresto a pubblicare una traduzione italiana, Analyse des origines chrétiennes (Cercle Ernest-Renan, 1963). Egli non è il più abile (tra i miticisti citati sopra) a rendere plausibile la sua tesi (il migliore da questo punto di vista è Rylands) ma di certo ha uno stile suggestivo e chiaro per illustrarla.
Ormai è chiaro che la luce di demarcazione non divide solo i miticisti dagli storicisti, ma anche gli stessi miticisti. Per alcuni miticisti il sacrificio espiatorio del Figlio di Dio era l'essenza del cristianesimo primitivo. Per altri era la Gnosi recata dal Figlio. Per alcuni miticisti Pietro fu il primo ad essere avvicinato da un arcangelo di nome Gesù, per altri non fu lui. Per alcuni miticisti Paolo era devoto al dio degli ebrei e non si sarebbe mai sognato di adorare un altro dio al suo posto. Per altri, il Paolo storico era uno gnostico e odiava il dio degli ebrei. E se il miticista Richard Carrier, in risposta a chi gli chiedeva cosa pensasse dell'eventuale priorità del vangelo di Marcione rispetto al vangelo di Marco, risponde sprezzante “È più probabile che fosse Matteo il più antico vangelo che non Luca”, per altri miticisti il Più Antico Vangelo era gnostico.
Queste e altre differenze di vedute saranno parzialmente illustrate e dedotte dalla lettura di Analisi delle Origini Cristiane di Georges Ory, al quale non posso che rinviare i lettori di questo blog. 


 Un'Analisi delle Origini Cristiane


In generale, è più difficile impedire all'uomo di credere che obbligarlo a credere.
Renan (Marco Aurelio e la fine del mondo antico)


L'abdicazione della ragione non è la dimostrazione della fede, ma la confessione della disperazione.
Lightfoot (Epistola di San Paolo ai Galati)

I. Il cristianesimo provenne da Gerusalemme?

È stato a lungo creduto che Gerusalemme fu la culla del cristianesimo. È là che Gesù Cristo sarebbe stato crocifisso; è da là che gli apostoli sarebbero partiti ad evangelizzare il mondo pagano. Questa affermazione si basa esclusivamente su testi cristiani che furono scritti due o tre generazioni dopo gli eventi che sostengono di descrivere, e che sono giunti a noi — notevolmente modificati — grazie ad alcuni manoscritti del IV secolo.
Ciò equivale a sostenere che il cristianesimo nacque a Gerusalemme nel I secolo E.C., perchè copisti (dal IV secolo) di manoscritti (dal II secolo), che erano essenzialmente religiosi, non storici, attestano ciò. Non è una petizione di principio, vale a dire un argomento circolare, dimostrare qualcosa d'incerto con qualcos'altro altrettanto incerto?

Più il tempo passa, e con esso la nostra lettura e la ricerca,  più scettici dobbiamo diventare per quanto riguarda la prima chiesa cristiana di Gerusalemme, che sarebbe stata la madre delle altre comunità cristiane.
Noi abbiamo cominciato a realizzare che non c'era il cristianesimo, strettamente parlando, prima della caduta del Tempio nel 70. Certo, esistevano, in Giudea, ai margini della religione ufficiale, gruppi di messianisti, apocalittici, gnostici (prima della comparsa del nome nel II secolo), e culti misterici, ma le persone che costituivano quei gruppi non erano ancora i cristiani, anche se non erano ortodossi ebrei. [1

NOTE

[1] Per non parlare degli ebrei della diaspora.

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