lunedì 16 ottobre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (LXII) — Gli Inizi della Chiesa

(segue da qui)


III. Gli Inizi della Chiesa
La religione è una dottrina. La Chiesa è solo un'istituzione.
Vacherot 
     

Il papato non è altro che il fantasma del defunto impero romano, che siede incoronato sulla sua tomba.

Hobbes
Anche la storia tradizionale della Chiesa romana merita di essere esaminata da vicino. Le circostanze della sua fondazione, la costituzione della sua gerarchia, e gli elementi che le dettero potere e dettarono la sua politica si devono districare dagli abbellimenti da cui li ha sovrascritti la fantasia di scrittori ecclesiastici.
“Una volta”, ci viene detto, “Cristo donò a San Pietro l'autorità per governare l'intera Chiesa. San Pietro passò quest'autorità ai suoi successori a Roma. Così, il Pontefice è il vicario di Cristo secondo la volontà di Dio”. È tempo per noi di lasciare “Alice nel Paese delle Meraviglie” e imbarcarci in un viaggio attraverso la Storia.
Abbiamo già illustrato [77] che: (a) le famose parole di Gesù rivolte a San Pietro (Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa) non hanno alcun valore storico e derivano da una interpolazione; (b) nessun testimone contemporaneo conferma il viaggio di Pietro a Roma; e (c) il Papato non fu istituito né da Cristo e neppure da Pietro.
Ma si supponga per un istante che un Messia di nome Gesù avesse incaricato Pietro di creare una Chiesa ed essere suo leader. Come sarebbero proseguiti gli eventi? Pietro avrebbe senza dubbio obbedito, ma avendo ricevuto le sue istruzioni da Gesù a Gerusalemme, è a Gerusalemme (sede della prima comunità secondo la leggenda) dove egli avrebbe organizzato la chiesa cristiana. Gesù non gli disse di spostare la sede di questa Chiesa a Roma. Perché Pietro avrebbe fatto così? Perché avrebbe scelto Roma rispetto ad Antiochia o Alessandria? Roma, un ambiente pagano in cui la setta cristiana avrebbe vissuto sotto l'esame diretto della polizia imperiale proprio come gli altri gruppi ebrei.
In particolare, abbiamo visto [78] che ci sarebbe stato un vescovo di Gerusalemme. Egli si chiamò Giacomo il Minore, fratello del Signore. Epifanio e Giovanni Crisostomo sostennero che egli era stato fatto vescovo da Gesù in persona, mentre Girolamo asserì che egli aveva ricevuto la sua carica dagli Apostoli. Nel primo caso, Cristo avrebbe allora nominato due “pontefici”: uno a Gerusalemme, l'altro a Roma. Nel secondo caso, gli Apostoli non avrebbero accettato la nomina di Pietro a Roma e lo avrebbero sostituito con Giacomo a Gerusalemme.
A questa difficoltà potremo aggiungere un'altra. Giacomo sarebbe stato sostituito alla sua morte da Simone, cugino del Signore,  allo stesso tempo in cui “tutta la Chiesa” stava per essere guidata da due nipoti di Giuda, il fratello del Signore.
Di conseguenza, ci sarebbero stati sia un doppio Papato a Gerusalemme che una rivalità per la supremazia tra Gerusalemme e Roma. Ad ogni misura, non c'è nessun bisogno di dispiacersi; nessuna di quelle ipotesi è vera.
La Storia ci dice che la Chiesa cristiana posta sotto l'autorità del Pontefice romano è la continuazione della Chiesa che esistette in Palestina e inviò gli apostoli Paolo e Pietro alla capitale dell'Impero, come pure numerosi missionari. Comunque, non esiste alcuna base per un'asserzione del genere.
  Abbiamo osservato che il cristianesimo non era nato in Giudea, e che la prima chiesa cristiana, la Chiesa Madre, non fu situata a Gerusalemme. Come disse Guignebert (che fu ancora un credente nella storicità di Gesù): Cristo né fondò e neppure desiderò una Chiesa; questo è forse il fatto più certo che è evidente a ciascuno che studi i testi evangelici senza pregiudizio; e, parlando francamente, l'ipotesi opposta crea un'assurdità storica; tutta l'ingenuità dei teologi non può farci nulla.
La Chiesa — o piuttosto, l'istituzione cristiana — emerge come la vita stessa in molti luoghi simultaneamente e in molte forme. I cristiani appaiono sulla fase storica un pò come i Celti o i Liguri. La loro presenza è notata, ma da dove vengano esattamente non si sa. Comunità grandi e piccole appaiono all'inizio del secondo secolo, a volte saldamente unificate ma altre volte divise da dispute dottrinali intorno al Mediterraneo orientale: Egitto, Siria, Asia Minore, e Grecia. Quelle comunità erano indipendenti tra loro, e rivendicavano diversi fondatori. Esse non sempre leggevano gli stessi testi sacri o lo stesso vangelo, ma le loro letture e la loro liturgia erano in greco.
Roma fu solo una delle chiese apostoliche; se aveva un “vescovo”, Alessandria ed Antiochia avevano un patriarca. Legalmente, niente dava al capo della comunità romana il diritto di asserire il suo primato su tutte le chiese cristiane. Tuttavia, quello è proprio ciò che tentò e riuscì a fare.
Il punto di partenza per questa politica romana di raggiungimento di una supremazia fu dopo l'apparizione di Marcione e del suo cristianesimo anti-ebraico, ossia attorno al 150. Marcione aveva pubblicato numerose epistole di San Paolo e l'unico Vangelo dei cristiani di cui Paolo aveva parlato. Così, due cristianesimi erano in competizione tra loro a Roma e per tutto il mondo: uno di origine gnostica (Marcione) e uno di origine messianica (la comunità romana).
Comunque, si dovrebbe ricordare che la nostra semplificazione dei fatti si applica solo in generale, infatti c'erano tante sette cristiane come pure un ebraismo gnostico.
Allora fu quando apparve il nome “cristiano” e furono scritti i vangeli chiamati Marco, Matteo, Luca, e poi pseudo-Giovanni in opposizione al Vangelo di Marcione — non come i testi oggi in nostro possesso, ma in una forma molto più semplice. Fu nel  177 che i quattro vangeli furono menzionati per la prima volta da Ireneo.
A fronte di opinioni diverse su certi rituali (la celebrazione della Pasqua, per esempio) come pure l'apparizione del montanismo e il suo progresso, diventarono necessari compromesso e unità d'azione. L'episcopato monarchico fu creato a Roma nel 140 circa. Attorno al 165, si stabilì la dottrina della Trinità grazie allo Spirito Santo di Montano, che fu aggiunto al Padre e al Figlio.
L'episcopato non entrò rapidamente in esistenza; si sviluppò a poco a poco. In origine, ci furono sacerdoti che presiedevano ai banchetti delle comunità cristiane; ce ne furono molti a Roma. Per il mantenimento di relazioni con le comunità in altre città e regioni, o anche con le autorità politiche, i capi sacerdoti avrebbero scelto un rappresentante che sarebbe diventato il loro delegato. La sua posizione, occasionale all'inizio, diventò permanente. Poi il mandato dato al delegato sbiadì di fronte alla sua autorità, ed egli arrivò ad essere riconosciuto il leader.
Quella è la ragione per cui Clemente fu il segretario della comunità romana attorno al 140, mentre nel 160 circa, Policarpo e più tardi Egesippo si incontrarono con il pontefice Aniceto a Roma. Comunque, Dioniso di Corinto nel 170 e Policrate nel 190 scrissero non a Papa Vittore ma alla Chiesa di Roma. Non molto tempo dopo quest'ultima data, Vittore, seguito da Zefirino e Callisto I enfatizzarono la loro autorità e furono i veri capi della comunità.
Le liste di presunti “pontefici” non sono “certe”; esse provengono da Egesippo che, nel 160 circa, riunì i pezzi e da Ireneo che, nel 192 circa, raccolse altre liste. Eusebio non menzionò la lista di Egesippo, che egli conosceva, preferendo la lista diversa di Ireneo. Ad ogni caso, tutto ciò che predata l'anno 140 è priva di valore. La lista dei primi “vescovi” di Roma è composta da nomi che coprono personaggi dubbi i quali vennero fabbricati per essere i successori di San Pietro. La lista di Ireneo parla di “sacerdoti” che furono a capo della Chiesa. Il titolo di “vescovo” non esisteva, e quello di “pontefice” avrebbe richiesto altri cinque secoli per affermarsi.
Tra quei fantomatici “pontefici”, si distingue un certo Clemente [79] che avrebbe tenuto la posizione durante gli anni 90 e avrebbe scritto l'Epistola ai Corinzi. Ora, secondo il Pastore scritto a Roma attorno al 140 da Ermas, un Clemente è presentato come colui che è incaricato dalla comunità romana ad una corrispondenza con le altre chiese. Cioè per dire, l'Epistola ai Corinzi che gli è attribuita non poteva essere stata scritta fino al 140 circa. Così potremo ammettere che dato lo stato reale dei nostri documenti, questo Clemente fu segretario della Chiesa romana il cui capo era il fratello di Ermas e fu il primo Pio. Questo non accadde nel 90, ma nel 140; questo è lo stesso Clemente menzionato sopra.
La letteratura cristiana sopraggiunse in mezzo alle dispute del secondo secolo. All'inizio, essa fu esclusivamente in greco; gli inizi della letteratura latina risalgono forse al tempo del vescovo Vittore e Tertulliano fino a circa l'anno 200. L'offensiva della comunità romana continuò da quella data.
Nel 198 circa, Vittore, un sacerdote di Roma che usurpò diritti da lui non posseduti, scomunicò i vescovi della provincia d'Asia che celebravano la Pasqua secondo la Pasqua ebraica, al giorno della luna piena di primavera, invece che alla Domenica che segue la luna piena. Policarpo, i vescovi asiatici, e Ireneo protestarono contro questa misura, che era contraria alla loro fede, e non riconobbero a Vittore il diritto di impartire loro ordini.
Attorno al 210 e per la prima volta, Caio, un sacerdote romano, affermò di essere stato capace di ostentare le reliquie degli apostoli Pietro e Paolo. [80] Tertulliano, il suo contemporaneo, che era ignaro di questo materiale, conferma la duplice condanna a morte di Pietro e Paolo a Roma. Quelle due finzioni furono collegate per formare una leggenda che ancora contamina i libri di Storia di tutti i paesi a maggioranza cattolica. 
Nel 200 circa, i cristiani si assicurarono di avere cimiteri e sepolcri separati per i loro “vescovi”; il primo così sepolto fu Callisto (222). Attorno al 220, essi furono beneficiari di una liturgia da Ippolito che diventò la Messa. L'imperatore Alessandro Severo accolse i cristiani nella sua corte.
A questo tempo, il vescovo di Roma esercitò un vantaggio considerevole. Secondo San Cipriano, l'imperatore Decio aveva detto che egli avrebbe preferito affrontare un competitore a Roma piuttosto che un vescovo; per allora la comunità nella capitale enumerava 20000 membri. Roma era il crocevia tra le varie province orientali; essa intratteneva, attraverso Cartagine, relazioni con l'Africa e — attraverso Alessandria ed Antiochia — contatti con l'Egitto e l'Oriente.
L'evoluzione gerarchica continuò in una maniera che beneficiò dappertutto i vescovi delle città maggiori. Essi offrirono servizi maggiori e minori ai capi delle piccole comunità, le cui risorse furono ridotte. Ricchi e sistemati comodamente, essi furono facilmente riconosciuti superiori agli altri.
Attorno all'anno 250, il cristianesimo gallico, che era stato greco ed orientale fino ad allora, cominciò a diventare latino e romano.
Nel 254-257 circa, Stefano, il capo della Chiesa romana, si dichiarò successore di Pietro e rivendicò una supremazia sui vescovi delle altre comunità, ma loro respinsero questa pretesa. Firmiliano, vescovo di Cappadocia, fu oltraggiato dalla “stupidità” di Stefano. Poi, nel 258, grazie alla leggenda le cui fondamenta erano state poste da Caio e Tertulliano quasi mezzo secolo più tardi, furono scoperte nelle Catacombe reliquie di Pietro e Paolo.
Dal 303 fino al 313, i cristiani, successivamente alla loro espulsione dall'esercito (dove il loro pacifismo avrebbe introdotto un esempio davvero povero), furono perseguitati indipendentemente dalla setta, e così divennero le prime vittime di martirio sotto Diocleziano (295) — soldati africani che rifiutarono di portare armi. Tra il 304 e il 307, la sede episcopale a Roma fu vacante.
Quando Costantino fece il suo ingresso a Roma (312) il vescovo Milziade era già in possesso del Palazzo Laterano, dove tenne un concilio l'anno successivo.
I famosi “editti” di Milano (311-313) furono probabilmente il risultato di negoziazioni tra Costantino e la Chiesa cristiana, poiché la risposta da quest'ultima non richiese molto tempo ad arrivare. Un concilio tenutosi ad Arles nel 314 dichiarò che quelli che abbandonavano il servizio militare in tempi di pace sarebbero stati scomunicati. Il giovane cristianesimo, non appena stava ricevendo la protezione di eserciti imperiali, rinunciò ai suoi ideali di pace e non-violenza pur di armare i suoi membri. Scomparve la difficoltà che aveva impedito fino ad allora un riconoscimento ufficiale del cristianesimo. Il cattolicesimo collocò le sue truppe e la sua gerarchia al servizio di Cesare allo scopo di diventare la sola religione riconosciuta. Grazie al suo fanatismo, esso ebbe successo dove altre religioni — come quelle di Mitra e di Iside, le quali furono troppo tolleranti — avevano fallito.
La Basilica di San Giovanni in Laterano fu inaugurata nel 324, dodici anni dopo quella che era stata dedicata a San Pietro il che potrebbe essere un fatto significativo. [81] Nel 336, le reliquie di San Paolo furono separate da quelle di San Pietro; le prime furono riportate alla Via Ostiense, mentre le seconde furono trasferite al Vaticano. Il trionfo dei partigiani giudeo-cristiani di San Pietro sui seguaci dello gnosticismo di San Paolo fu definitivo; esso permise la centralizzazione a Roma dell'organismo destinato a controllare la Chiesa Cattolica d'Occidente sull'onda del trasferimento della capitale imperiale a Bisanzio (330).
Costantino fu un uomo superstizioso, un seguace della religione solare. Egli credeva negli aruspici e ritenne sia legittimo che necessario assumere il pontificato supremo della religione pagana. È a causa del fatto che si considerò pure il capo naturale del cristianesimo che egli concesse il diritto di giurisdizione ai vescovi, presidiò ai concili, arbitrò nelle dispute, e cercò di eliminare le eresie.
Dal 350 fino al 360, l'Occidente cadde sotto il dominio di Costantino II, un Ariano che era già stato al comando dell'Oriente; la Chiesa corse il grande rischio di assistere al trionfo dell'eresia, ma era organizzata già abbastanza bene per opporre resistenza ed emergere vittoriosa. Nel 369, la sua influenza fu tale che Valentiniano rese Damaso, vescovo di Roma, il giudice degli altri vescovi. Così, la preminenza del capo della comunità fu riconosciuta legalmente e confermata dalle autorità politiche.
Nove anni più tardi, nel 378, questo riconoscimento ufficiale sarebbe stato enfatizzato efficacemente. Un rescritto da Graziano dette l'ordine ai prefetti di Italia e Gallia di effettuare le misure disciplinari decise dal vescovo di Roma. Naturalmente, l'anno seguente, l'Oriente ebbe il suo imperatore e non accettò mai un dominio romano; ma nell'Occidente, l'autorità suprema della Chiesa di Roma risale a questo anno, 378. Noi possiamo dire che fu a questo tempo che nacque l'istituzione che sarebbe stata chiamata il papato. Questo sarebbe accaduto, non a causa della sua vita spirituale, ma come risultato dei vincoli materiali coi quali avrebbe avuto a che fare.
La Chiesa è modellata sull'organizzazione dello stato. La diocesi rappresenta la civitas, la provincia arci-episcopale replica la provincia romana, e il vescovo di Roma, il vice-reggente di Dio, imita il Divo Cesare.
Non fu fino al 382 che gli imperatori avrebbero abbandonato le vesti di pontefice e proclamato la separazione del paganesimo e dello Stato, lasciando così il pontificato supremo nelle mani della gerarchia cattolica; quest'ultima non aveva niente a che fare con Gesù, Paolo o Pietro; essa fu creata pezzo per pezzo sotto la pressione di circostanze, e non avrebbe mai trionfato se ciò non fosse stato deciso e rafforzato dall'imperatore. [82]
Infine, l'ambizione dei pontefici sarebbe andata oltre questa supremazia spirituale. Essi avevano bisogno che il loro territorio diventasse indipendente dall'imperatore, sia a Roma che altrove. Sappiamo che nell'ottavo secolo, la Chiesa cercò di acquistare un reale Stato territoriale che le permise di esercitare un potere temporale del tipo che Gesù il Galileo non avrebbe mai concesso a Roma-Babilonia.
Il papato cercò di giustificare la sua esistenza, se attraverso lo status di Pietro come “la roccia”, oppure mediante la fabbricazione di falsi decreti nel nono secolo. Ma quelli argomenti, sebbene lo rafforzarono, non l'avevano creato.
In realtà, il papato è un'istituzione assolutamente opposta alle pratiche dell'antica chiesa cristiana e agli ideali del Cristo che pretende di servire.

Georges Ory

NOTE

[77Cahier E. Renan, Numeri 15–16, “Les apôtres et saint Pierre” (quarto trimestre, 1957).

[78] Si veda il primo capitolo.

[79] Nei “Riconoscimenti” Clementini, Clemente è il successore immediato di San Pietro. Secondo Ippolito, egli fu il terzo vescovo di Roma. Secondo Eusebio, Giulio Africano, Girolamo, Ireneo, ed Egesippo, egli fu il quarto pontefice dopo Pietro, Lino, ed Anacleto.

[80] Furono Clemente (140), Dioniso di Corinto (170), ed Ireneo (170) a proporre l'idea della fondazione della Chiesa romana da parte di Paolo e Pietro. Anche la comunità di Antiochia pretese di essere stata fondata da Pietro, ma la sua importanza evaporò di fronte al potere delle comunità di Roma ed Alessandria.
Ricordiamo che il primo vescovo non-ebreo della Gerusalemme (Aelia Capitolina) di Adriano fu un certo Marco — omonimo e contemporaneo al Marco di Alessandria, il che non pone fine alla confusione — che fu scelto attorno al 136 e morì da martire sotto Antonino nel 155 circa. Egli sarebbe stato un contemporaneo dei “vescovi” romani Pio ed Aniceto. La loro relazione non è mai menzionata; ma il vescovo di Gerusalemme avrebbe avuto una rivendicazione più forte alla supremazia rispetto ai suoi colleghi romani.

[81] Potrebbe essere altrettanto significativo il fatto che né la chiesa e neppure la basilica  recassero in origine il nome “Gesù”.

[82] Il titolo di Pontefice (di Roma) non ricevette il suo significato corrente fino a circa il settimo secolo. La parola “papa” (padre) fu applicata a tutti i vescovi per i primi cinque secoli.

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