sabato 25 novembre 2017

Del tramonto dell'Occidente nella profezia di Michel Onfray

Una civiltà non produce una religione perché è la religione che produce la civiltà.
(Michel Onfray, Decadenza: Vita e morte della civiltà giudaico-cristiana, pag. 599)


Se potessi definire con un solo aggettivo chi è Michel Onfray, non avrei dubbi: Michel Onfray è un uomo libero. Libero da dio, innanzitutto. E quindi ateo. Libero dalla finzione di nome “Gesù di Nazaret”. E quindi miticista. Libero dalle ideologie di destra e di sinistra. E quindi apolitico. Libero tanto dall'umanesimo quanto dal nichilismo, qualunque cosa si intenda con quei termini fin troppo spesso usurati. Perchè Michel Onfray potrà forse avere un solo difetto — il suo inguaribile amore per la vita, del principio per cui vivere va bene — ma di certo è un disincantato, oggettivo osservatore delle cose, della natura delle cose. Per avermi rappresentato la realtà attuale per quella che è — la realtà storica dell'Occidente, della sua nascita, della sua morte — io ringrazio Onfray.

Lo ringrazio perchè mi ha aiutato a capire e ad esternare meglio il mio rapporto di amore e odio con la Civiltà che mi ha dato alla luce. Una Civiltà che amo perchè i suoi frutti migliori, troppo numerosi e molteplici per elencarli tutti, si possono riassumere in uno solo: avermi insegnato a pensare. Una Civiltà che odio perchè, come ricorda Onfray (e non è certamente il primo, né sarà l'ultimo), è nata su un'odiosa finzione, il cattivo Gesù di carta.

Con cinica ironia, occorreva che nel tramonto di una Civiltà si intravedesse da ultimo la sua ultima reale (chimerica) essenza che fino a un giorno prima ancora la animava e sorreggeva seppure nascostamente — ovverosia la sua religione, e il mito che ne è alla base — per rendersi conto che, dopotutto, non si può piangere le esequie di un morto che non si ama, di un aborto che non si rimpiange, di un demiurgo che non si rispetta — o almeno, non lo è più, non lo è più almeno per me. Come Onfray, io so bene che non posso avere entrambe le cose: perchè il cristianesimo è l'essenza dell'Occidente. E la morte liberatrice del primo ha condotto al triste spegnimento del secondo.

Onfray si accorge di quella sottile implicazione senza rimpianti, senza cinismi, senza rancori, ma lo fa inevitabilmente al drammatico risveglio della coscienza. E l'emozione, alla lunga, traspare dalle sue pur lucide parole. Il suo dolore è sincero. E dove io vedo sincerità del sentimento, io vedo, riconosco e rispetto un uomo libero.

Schiavi allora, il contrario di donne e uomini liberi, sono tutti coloro che credono, per ideologia o per illusione o per chissà quale altra “ragione”, si possa conciliare e armonizzare ipocritamente l'odio e l'amore per l'Occidente nutriti dagli stessi occidentali per esso, per assicurarne ancora in qualche modo la possibilità di una sopravvivenza.
Ma non c'è più alcun futuro verso una maschera che si ama — l'Occidente — e il suo portatore che si odia — il cristianesimo.

Vittima di questa innegabile, lacerante auto-distruzione, la Civiltà giudaico-cristiana è morta. È un fatto.
A livello pratico, individuale, ognuno di noi comincerà prima o poi a capire, anche solo con un lembo del cervello, dove porta davvero la pronosticata morte della Civiltà giudaico-cristiana. Sarà sufficiente — è già sufficiente — guardare ai fatti che si susseguiranno a ritmo sempre più serrato e incontrollabile nel breve e lungo termine, osservarne il “progresso” — se sia lecito chiamarlo tale senza farsi una risata — con i nostri modesti organi di percezione. A quel punto riusciremo a vedere cosa c'è dietro quelli eventi, così come riusciremo a vedere di pari passo cosa c'è dentro di noi. E ciò che vedremo non sarà nulla di più riconoscibile: di certo nessun più spirito familiare dispiegato di fronte. Ci sarà soltanto quest'oscurità sopra e quest'oscurità sotto. Ci sarà soltanto questa oscurità che consuma e prolifera, il cu unico vero e definitivo successo è il mero perpetuarsi meglio che può in un mondo dove non esiste nulla che non sia ciò grazie al quale essa prospera... finché tutto sarà interamente consumato e non resterà una sola cosa in tutta l'esistenza e sarà ciò che prenderà il posto della moribonda Civiltà giudaico-cristiana: un'altra Civiltà — che significa: un'altra religione, un altro dio, un'altra odiosa finzione.

Noi occidentali non siamo stati capaci di resistergli nè di difenderci, anche se quella Civiltà che prenderà il posto della nostra è sempre stata un incubo e una minaccia incombenti per la Civiltà giudaico-cristiana, la massima minaccia storica possibile. Cesseremo di essere occidentali per finire risucchiati in quest'altra Civiltà. Ora siamo dispostissimi ad ammettere la natura illusoria di questa futura Civiltà che è alle porte e che prenderà a breve il posto della nostra, ma verrà il momento che crederemo talmente alla sua esistenza da contagiarla con il virus amaro della verità. Chiunque farebbe altrettanto, al nostro posto...

Nemmeno io, qualunque cosa dica, posso resistergli o attaccarla. Nessuno può farlo, perchè qui non c'è nessuno. Ci sono soltanto questo corpo, quest'ombra, questa oscurità.

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