venerdì 1 dicembre 2017

Della Casacca Multicolori di Flavio Giuseppe

“È certo che il Nuovo Testamento non è stato scritto da Cristo stesso, né dai suoi apostoli, ma molto tempo dopo di loro, da. . . Io non so che tipo di mezzi ebrei, nemmeno in accordo tra loro stessi, che fabbricarono il loro racconto meramente a partire da dicerie e opinioni, e tuttavia inventando tutto sui nomi degli apostoli del Signore o di coloro che avrebbero dovuto seguire gli apostoli, che maliziosamente finsero di aver scritto le loro menzogne e idee basilari basandosi su di loro”.
(San Fausto di Riez, vescovo francese del V secolo)

Il neoateo e miticista Michael Paulkovich (ingegnere aerospaziale e scrittore) si è accorto in anticipo di una pessima abitudine dei folli apologeti cristiani (come Van Voorst), che meriterebbe al riguardo una nota di critica da par mio. Essi citano solo a metà (!!!), come sedicente “prova” di un Gesù storico, il famoso paragrafo relativo al sacerdote Anano che condannò “il fratello di Gesù detto Cristo, Giacomo di nome” di Antichità 20:200 di Flavio Giuseppe, senza minimamente curarsi (!!) di citare qual è l'interpretazione miticista del medesimo episodio, una volta rimossa l'(ovvia) interpolazione cristiana “detto Cristo”: ovvero che il “Gesù” in questione è proprio colui che, come ci informa con un pizzico di ironia lo stesso Flavio Giuseppe appena qualche riga dopo (puntualmente ignorata a bella posta dai folli apologeti cristiani), sostituirà l'assassino di suo fratello nella carica di sommo sacerdote: guardacaso proprioGesù, il figlio di Damneo”. Una “coincidenza” fin troppo impossibile da trascurare (che l'assassino del fratello di un certo “Gesù” venga sostituito poco dopo (!) proprio da un preciso “Gesù”), a meno che non si è altrettanto tendenziosi dei folli apologeti cristiani (come questo idiota, questa incompetente e questo apologeta — ma non dubito che la lista potrebbe continuare).



La Casacca Multicolori di Flavio Giuseppe


Lo storico ebreo Flavio Giuseppe fu piuttosto il narratore di racconti tra il 75 e il 95 EC. Egli scrisse anche, forse, un pò di storia. Ogni scritto di Flavio Giuseppe deve prima essere corroborato da storici affidabili prima di venir preso sul serio. Ecco tre esempi del perché.
1. Flavio Giuseppe scrisse di una specie di pianta magica simile al laser chiamata “baaras” (Guerra Giudaica, VII, IV:3):

Questa è di color rosso fiamma e a sera emette una luminosità, ma da chi si avvicina e vuol prenderla non si lascia afferrare: sfugge e non si ferma se non dopo che le si versa sopra urina di donna o sangue mestruale. Ma anche allora chi la tocca muore senza scampo, a meno che non si riesca a trasportare quella stessa radice sospesa alla mano. Si può anche prendere senza correre pericoli in quest'altro modo. Si scava la terra tutt'intorno lasciando coperta soltanto una piccolissima parte della radice. Poi vi si lega un cane e, quando questo si slancia per seguire chi lo ha legato, la radice ne viene facilmente strappata via ma il cane muore immediatamente, come una vittima offerta in luogo di chi raccoglierà la pianta; infatti, non v'è in seguito alcun pericolo per chiunque la prenderà. Pur con tutti questi pericoli essa è assai ricercata per un'unica sua proprietà: infatti basta solo avvicinarla a chi ne è afflitto per liberarlo immediatamente dai cosiddetti demoni, i quali sono spiriti di uomini malvagi che penetrano nei corpi dei viventi e li uccidono se non li si soccorre.

2. Flavio Giuseppe crede davvero che la moglie di Lot fosse stata trasformata in un pilastro di sale di Morton, e questo truffatore del primo secolo pretende di aver assistito a questo incredibile monumento di sale (Antichità Giudaiche, 1, XI:4):
 Preavvertito da Dio dell'imminente rovina dei Sodomiti, Lot si ritirò di là dopo avere preso con sé la moglie e le due figlie ancora vergini: i loro fidanzati derisero la loro fuga, chiamando dabbenaggine quanto andava dicendo Lot. Dio lanciò la saetta contro la città e contro i suoi abitanti, e col medesimo incendio sterminò anche la terra, come ho riferito nella mia storia della Guerra Giudaica. Ora, siccome la moglie di Lot, allontanandosi, voltava spesso lo sguardo verso la città e troppo spesso si curava di essa — nonostante che Dio avesse ordinato di non fare così —, fu trasformata in una statua di sale. Io ho visto questa colonna, che ancor oggi si conserva.
3. Flavio Giuseppe scrive estesamente circa “Adamo ed Eva”, sostenendo di sapere molto di più sulla loro vita e tempi leggendari di quanto illustrato perfino dalla sua sacra Torà. Egli afferma (Antichità Giudaiche, I, I:4) che tutti gli animali dell'“Eden” fossero in grado di parlare — non essendosi limitato alle ben note sciocchezze del serpente parlante. Flavio Giuseppe scrisse che Dio punì Adamo “perché aveva ceduto alla suggestione della donna”. Tutti i serpenti delle generazioni successive furono resi muti dall'Onnipotente, dice Flavio Giuseppe, “adirato per la malvagità dimostrata con Adamo”. Egli afferma che Dio (chi altri?) “iniettò il veleno sulla lingua [del serpente], apparentemente ignaro di serpenti non velenosi.
Inoltre io chiedo al lettore di considerare, in considerazione delle “storie” di cui sopra scritte da Flavio Giuseppe, la sua prefazione ad Antichità Giudaiche:
[Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, Prefazione, 3]
...Come ho promesso, a mano a mano e in modo ordinato, apparirà l'accuratezza degli eventi narrati dalla nostra scrittura. In questo compito mi sono proposto di non aggiungere nulla e nulla detrarre.

Dare il titolo di “storico” a Flavio Giuseppe è come chiamare Jon Stewart un giornalista. (Nota, per favore, che adoro Jon Stewart, e credo che lui sarebbe d'accordo con la mia affermazione.)
Flavio Giuseppe era davvero un autore delle sue stesse finzioni: un bugiardo. Si potrebbero scusare alcune delle sue indulgenze ed iperboli definendo la sua opera “storiografia apologetica”. Ma lui non fu uno scrittore onesto né diligente.
[Mason concorda, scrivendo che egli era “a volte superficiale, a volte andava fuori tema” e “si contraddiceva”. Mason, Josephus and the New Testament, pag. 29-30.]
Le “storie” incoerenti e discutibili di Flavio Giuseppe sarebbero state in seguito interpolate dai copisti e dai falsari cristiani, che vi inserirono false affermazioni incluso il famoso paragrafo che parla di “Gesù, un uomo saggio, se sia lecito chiamarlo un uomo”. Come vedremo, Flavio Giuseppe non avrebbe mai fatto un'osservazione del genere su un auto-proclamatosi profeta. Inoltre, Flavio Giuseppe non diede seguito a questo luminoso paragrafo come ci si aspetterebbe se egli fosse stato un credente, come implica il testo corrotto. Leggi tu stesso Flavio Giuseppe, nel contesto del resto della sua opera. Vedrai facilmente che le parole “Gesù / uomo saggio” non potevano essere state scritte da Flavio Giuseppe. Il testo corrotto Antichità Giudaiche che arriva fino a noi comprende il seguente fabbricato paragrafo: [Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche (versione interpolata), xviii 3:3.]

Allo stesso tempo, circa, visse Gesù, uomo saggio, se pure sia lecito chiamarlo uomo; poiché egli compì opere sorprendenti, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò molti Giudei e molti Greci. Egli era il Cristo. Quando Pilato udì che dai principali nostri uomini era accusato, lo condannò alla croce. Coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. Nel terzo giorno, apparve loro nuovamente vivo: perché i profeti di Dio avevano profetato queste e innumeri altre cose meravigliose su di lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani.

Questo paragrafo spicca come uno scandinavo di 7 piedi [due metri circa, N.d.T.] in un mercato di Pechino rispetto al resto del testo. Prima di questo paragrafo, Flavio Giuseppe sta scrivendo di Pilato, quindi — quasi come una barra laterale — menziona “Cristo”, dicendo che era un uomo (se pure sia lecito chiamarlo uomo”) che resuscitò dopo “il terzo giorno”. Successivamente, Flavio Giuseppe procede casualmente a scrivere del tempio di Iside a Roma. Questo è un totale non sequitur. Quel paragrafo è chiaramente un'interpolazione da parte di cristiani successivi che tentavano di dimostrare che lo storico del primo secolo Flavio Giuseppe fosse a conoscenza di Gesù. Se Flavio Giuseppe avesse effettivamente saputo qualcosa delle presunte storie di Gesù e vi avesse creduto, sicuramente egli avrebbe abbandonato tutte le sue altre ricerche per scoprire tutto ciò che poteva sull'Uomo dei Miracoli, dando la caccia agli apostoli e ai loro compagni e discendenti, per passare il resto della sua vita scrivendo esaustivamente e persino esclusivamente circa Gesù il Cristo, operatore di miracoli e Messia e figlio di Dio.
Flavio Giuseppe non fece nulla del genere.
In questo paragrafo fabbricato, Flavio Giuseppe esalta assolutamente questo Gesù. A meno che non sia presentato con prove solide, Flavio Giuseppe non avrebbe mai fatto così; nella sua Guerra Giudaica, II 13:4-6, egli chiarisce di detestare tutti gli uomini che pretendono di essere profeti:

Oltre a questi, si formò un'altra banda di delinquenti: le loro mani erano meno lorde di sangue ma le loro intenzioni non erano meno empie, così che il danno da essi inferto al benessere della città non restò inferiore a quello arrecato dai sicari. Individui falsi e bugiardi, che ingannavano e illudevano il popolo sotto pretesto di ispirazione divina... Ma guai ancor maggiori attirò sui giudei il falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che si guadagnò la fama di profeta...  

Da nessuna parte Flavio Giuseppe menziona Gesù di Nazaret, Gesù di Betlemme, Gesù figlio di Maria, o Gesù figlio di Giuseppe, nonostante il fatto che Flavio Giuseppe visse poco dopo il supposto tempo di Gesù, e nella stessa regione geografica proprio intorno l'angolo petroso dei luoghi dei racconti biblici e dei presunti miracoli.
Nelle sue Antichità Giudaiche Flavio Giuseppe menziona “Giacomo, fratello di Gesù”. Le parole “che fu chiamato Cristo” furono aggiunte da un falsario cristiano ad un certo punto del libro XX. Come possiamo essere sicuri che anche questo sia una falsificazione? Un secolo dopo Flavio Giuseppe, il padre cristiano Origene scrive Contra Celsum, lamentando in I:XLVII che Flavio Giuseppe non crede che Gesù fosse “il Cristo” — laddove l'interpolazione nelle Antichità Giudaiche afferma che egli credeva così.
Questi presunti riferimenti di Flavio Giuseppe meritano una discussione approfondita perché molti apologeti cristiani utilizzano quel paragrafo e altri nel tentativo di provare che Flavio Giuseppe scrisse circa Gesù Cristo, tali apologeti essendo apparentemente inconsapevoli di Origene. Essi leggono nelle Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe:
Festo ora era morto, mentre Albino era ancora in viaggio: così egli riunisce il sinedrio dei giudici e porta in giudizio il fratello di Gesù, che fu chiamato Cristo, Giacomo di nome....
(XX, 9:1) 

Voilà! Gesù della Bibbia aveva un fratello di nome Giacomo (dimentica che così tanti cristiani non rivendicano fratelli di Gesù), e così lo aveva un altro uomo di nome “Gesù” in Antichità Giudaiche — e quindi c'è un riferimento extra-biblico a Gesù Cristo, da parte di Flavio Giuseppe! Sfortunatamente, gli apologeti cristiani spesso mancano di leggere l'intero paragrafo, che termina “quando egli aveva detenuto il sommo sacerdozio per tre mesi, e fece Gesù, il figlio di Damneo, sommo sacerdote”.
Flavio Giuseppe stava ovviamente scrivendo di un Gesù figlio di Damneo, che per coincidenza aveva un fratello Giacomo. Non Gesù della Bibbia, non un uomo “che fu chiamato Cristo”, come provato dalle parole di Origene. [Riguardo Damneo, si veda anche Doherty, Neither God nor Man, pag. 572-575.]
Il biblista Van Voorst cita una piccola parte del paragrafo di Flavio Giuseppe nel suo libro:
  [Van Voorst, pag. 83.]
...così egli riunì il sinedrio dei giudici e portò in giudizio il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo, ... il cui nome era Giacomo, e alcuni altri. E accusatili di aver trasgredito le leggi, li consegnò loro per farli lapidare.

Quello è tutto. Lui non stampa il resto del paragrafo; Van Voorst segue questa metà di un paragrafo con “La schiacciante maggioranza degli studiosi ritiene che le parole 'il fratello di Gesù chiamato Cristo' siano autentiche, come l'intero brano in cui si trovano ... (25)”. Ci si chiede se Van Voorst si sia mai preso il tempo di leggere fino alla fine di quel paragrafo per apprendere che quest'uomo particolare il cui nome è “Gesù” è il figlio di Damneo. La parola “Damneo” non compare neppure nel libro di Van Voorst, per quanto io possa determinare. A suo merito, la sua nota 25 recita “per una recente argomentazione contro la sua autenticità, si veda Twelftree”,  “Jesus in Jewish Traditions,” 299-301. [Egli si sta riferendo all'articolo di Graham H. Twelftree in Gospel Perspectives: The Jesus Tradition Outside the Gospels, David Wenham, editore Sheffield: Sheffield University Press, 1982. Siccome io sto letteralmente sul punto di stampare tra un pò di giorni, non ho il tempo di seguirlo in questa edizione.]
Il pastore cristiano Lee Strobel perpetra lo stesso offuscamento (o mera ignoranza?) in The Case For Christ, come fanno altri. Forse loro sono onesti ma ignari dei lamenti di Origene? O forse credono entrambi che Flavio Giuseppe stia parlando di due uomini diversi, ambedue chiamati Gesù, ma non differenziati tra loro nello scritto di Flavio Giuseppe. Io non posso parlare per quelli autori.
Nota che Van Voorst è professore presso il Western Theological Seminary, affiliato alla Chiesa Riformata d'America. Egli sarebbe probabilmente escluso dall'insegnamento al Seminario a meno di non professare l'inerranza biblica. [Si veda Price, Case Against, 60.]   Alcuni moderni crociati (inclusi i pastori Lee Strobel e Douglas Wilson) sono obbligati a propagare l'apologetica, come se i vecchi e soliti argomenti fossero razionali e supportati da scienza e storia. I loro argomenti di solito non lo sono.
Per il tipico apologista cristiano, in particolare per lo studente o professore del Seminario, la Bibbia deve rappresentare storia affidabile — non una raccolta di miti primitivi e plagi di culti vicini, come sembrerebbe ovvio a qualsiasi  storico o studioso obiettivo. Così l'apologeta sarebbe obbligato a sfruttare l'oscurantismo su Flavio Giuseppe  per aiutare il caso a favore di un Gesù Cristo storico. La pretesa della “schiacciante maggioranza” di Van Voorst dimostra che egli è apparentemente ignaro di Origene, così come dell'odio di Flavio Giuseppe per gli uomini che “che ingannavano e illudevano il popolo con la pretesa di ispirazione divina”, come scarabocchiato in Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe.
I primi padri cristiani diversi da Origene avevano letto Flavio Giuseppe, e scrissero delle sue opere, tuttavia essi non menzionano alcuna “prova” in Flavio Giuseppe. Quindi per questa ragione e così tante altre, essa era chiaramente un'interpolazione successiva. Possiamo triangolare la data approssimativa della modifica testuale: qualche tempo dopo il 248 (la data di Contra Celsum) e prima del 324, quando vediamo per la prima volta il riferimento a “Cristo”. Personalmente, sono d'accordo con la teoria che la falsificazione fosse opera di Eusebio, [Per esempio, Robert M. Price in The Chist Myth Theory and its Problems, pag. 31, come pure altri.] un altro scrittore davvero imbroglione, come lo fu lo “storico” Flavio Giuseppe.
Si potrebbe tentare di ricostruire il Flavio Giuseppe originale e non adulterato. Considerando che Contra Celsum dimostra che Origene aveva letto una versione genuina di Flavio Giuseppe priva di qualsiasi riferimento a un Gesù chiamato Cristo, e quindi la frase “che fu chiamato Cristo” fu una contraffazione successiva, il testo originale di Flavio Giuseppe fu probabilmente scritto come segue:
...Albino era ancora in viaggio; così egli riunì il sinedrio dei giudici e portò in giudizio il fratello di Gesù il figlio di Damneo, il cui nome era Giacomo e alcuni altri... Agrippa rimosse da lui il sommo sacerdozio, quando egli lo aveva detenuto per tre mesi, e fece Gesù, il figlio di Damneo, sommo sacerdote.

Il falsario cristiano aveva giusto abbastanza spazio per cancellare la prima occorrenza di
“il figlio di Damneo e mutarla così:

...Albino era ancora in viaggio; così egli riunì il sinedrio dei giudici e portò in giudizio il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo, il cui nome era Giacomo e alcuni altri... Agrippa rimosse da lui il sommo sacerdozio, quando egli lo aveva detenuto per tre mesi, e fece Gesù, il figlio di Damneo, sommo sacerdote.

Chi ha perpetrato quella falsificazione in qualche modo mancò il riferimento alla fine, a quanto pare, che mostra che Flavio Giuseppe stava in realtà scrivendo del figlio di Damneo. Ora, quando io dico che egli aveva “abbastanza spazio”, questo è perché ci sono esempi comprovati di testi esistenti apparentemente affidabili che sono stati mostrati in possesso di parole o lettere cancellate (inchiostri raschiati via dalla superficie del papiro o della pergamena) ed aggiunte di nuove. Utilizzando tecniche moderne come la spettroscopia ultravioletta o ai raggi x, si possono ora vedere le lettere originali sottostanti in varie opere alterate. E nota che il mio esempio sopra, in inglese, è certamente una rozza illustrazione di “abbastanza spazio”, poiché il testo di Antichità Giudaiche fu scritto in greco. Ma il punto è valido e i falsari trovano prontamente modi per inserire parole per perpetrare i loro desideri.
D'altra parte, per ogni copista di Flavio Giuseppe, la questione di “abbastanza spazio” è discutibile, dato che il copista sta realizzando una nuova versione di un  testo più antico su un altro pezzo di materiale di scrittura, quindi libero di tirare indietro le tende che proteggono la verità, e capace di copiare e reinterpretare tutto ciò che a suo avviso rafforzerà la storicità cristiana.
Riguardo E.H. 2.23.21-24 di Eusebio sul supposto martirio di Giacomo all'interno delle Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe, lo stimato autore e teologo John Painter ammette che quei testi “vennero trasmessi dagli scribi cristiani” e “c'erano ampie opportunità di manomettere il testo” e che ci sono solo tre testi contenenti questo passo particolare di Antichità Giudaiche. Painter continua, dicendo:
[Painter, pag. 133-134.]
Origene manifesta sorpresa che Flavio Giuseppe, “non credendo in Gesù come Cristo”, dovesse scrivere in maniera rispettosa circa Giacomo, suo fratello.


Painter ha scritto anche che “sembra non essere stato nella forma ora trovata in tutti i testi esistenti”, ammettendo così corruzioni cristiane del testo flavianeo attraverso i secoli. Stranamente, io osservo spesso apologeti cristiani che citano Painter nel tentativo di dimostrare la storicità di Gesù. Questo genere di argomento comporta di prendere l'autore fuori dal contesto, e fare cherry-picking dal suo testo.

Nella sua Storia Ecclesiastica 2.23.4-18, Eusebio scrive apparentemente, nel quarto secolo, della presunta dichiarazione di Flavio Giuseppe: “E queste cose accaddero agli ebrei per vendicare Giacomo il Giusto, che era il fratello di Gesù il cosiddetto Cristo perché gli ebrei lo uccisero nonostante la sua grande rettitudine”. Osservano Chilton ed Evans:
Questo passo non si trova da nessuna parte nei manoscritti delle opere di Flavio Giuseppe. Il tono è cristiano e traspira odore di anti-giudaismo. Probabilmente si basa sul commento di Flavio Giuseppe riguardo al fato dell'esercito di Erode Antipa dopo l'esecuzione di Giovanni il Battista (si veda Antichità Giudaiche 18.5.2 §116-117). [Gli scrittori del Talmud erano piuttosto confusi riguardo a Gesù, confondendolo con due uomini: Gesù ben Pandira e Gesù ben Stada, che erano indubbiamente reali. Uno di loro potrebbe essere stato il personaggio che le storie di Gesù utilizzarono come loro personaggio centrale; forse, perfino entrambi.]

 Così abbiamo le parole di Origene e altre chiare dimostrazioni che gli scritti di Flavio Giuseppe furono interpolati, con i suoi testi originali senza nessuna menzione del Gesù della Bibbia. Inoltre Eusebio è inaffidabile (e le sue opere corrotte), quindi le sue osservazioni su Flavio Giuseppe e, soprattutto, le opere del primo secolo di Flavio Giuseppe, non si possono considerare resoconti extra-biblici dei racconti di Gesù.
Forse uno degli aspetti più affascinanti di questa linea argomentativa e di ragionamento, da entrambi i lati — o per Flavio Giuseppe che scrisse di Gesù, oppure per le interpolazioni — si può descrivere come segue. Flavio Giuseppe scrisse Antichità Giudaiche intorno all'anno 93 EC, circa 60 anni dopo la supposta crocifissione, circa 38 anni dopo le Epistole di Paolo, e decenni dopo che l'ipotetico testo Q fosse in circolazione. I cristiani moderni, nel disperato tentativo di dimostrare che Gesù esistette realmente, si attaccano a Flavio Giuseppe come forse il loro più promettente ma delirante tentativo di dimostrare che qualche contemporaneo non-cristiano scrisse delle saghe di Gesù. Tuttavia, anche se fosse vero, tutto ciò che significherebbe nella linea essenziale e patetica di tutte quelle indagini e arrampicature sugli specchi è che Flavio Giuseppe potrebbe aver visto gli scritti di Paolo, oppure degli autori anonimi delle prime fonti evangeliche. Niente di più.
Gli apologeti cristiani hanno avuto il momento più difficile nel provare perfino questo tenue caso di Flavio Giuseppe — il quale caso, se mai fosse vero, è insignificante per una storicità di Gesù.
Gli uomini riuniti nei primi Concili ecumenici erano ben consapevoli delle opere di Flavio Giuseppe e, a quanto pare, avrebbero dovuto includere almeno alcuni dei suoi scritti nelle loro scritture riconosciute, se Flavio Giuseppe avesse effettivamente confermato qualcosa dei racconti di Gesù. Chiaramente non lo fecero. Eusebio menziona i punti di vista di Flavio Giuseppe su “Dio” nella sua Preparazione Evangelica (VIII:VII) come pure la “storia” di Flavio Giuseppe del diluvio universale (IX:XI), ma nulla che colleghi Flavio Giuseppe a Gesù. Eppure, persino le credenze del culto Mitra erano considerate dai primi cristiani: “...Pallade, che fece un'eccellente collezione riguardante i misteri di Mitra al tempo dell'imperatore Adriano”, come scrisse Eusebio (IV:XVI). Eusebio menziona anche Zeus ed Era (IV:XV). Eusebio menziona il dio greco Apollo decine di volte nella sua Preparazione. Eppure, in qualche modo, la leadership romana scelse il personaggio sgangherato di Gesù come proprio eroe celeste.

(mia libera traduzione da Michael Paulkovich, No Meek Messiah —  Christianity's Lies, Laws and Legacy,  2012 Spillix, LLC, Annapolis, MD, pag. 191-198)

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