lunedì 4 dicembre 2017

Gesù era mai vissuto? (I) — La ricerca di un Gesù storico

(segue da qui)



I

LA RICERCA DI UN GESÙ STORICO


Quando a G. B. Shaw gli fu chiesto di recente una risposta alla domanda Gesù era mai vissuto? apparentemente la miglior risposta che poteva offrire fu manifestare la sua opinione che l'insegnamento attribuito a Gesù non poteva essere stato inventato. Anche H. G. Wells, nella sua Short History of the World, in un capitolo in cui la prova dei vangeli è trattata piuttosto acriticamene, dice del quadro ricavato da loro: “Qui fu un uomo. Questo non poteva essere stato inventato”.
Dichiarazioni di questo genere da uomini che, per quanto abili, non hanno fatto nessuno studio scientifico della questione non sono, ad ogni caso, di nessun valore particolare. È, in effetti, piuttosto sorprendente che tali dichiarazioni debbano esser fatte da uomini che hanno la facoltà di pensare in modo indipendente. Si può solo concludere che coloro che hanno quella facoltà non scelgono sempre di esercitarla. Di sicuro, quando si richiamano alla mente alcuni dei personaggi meravigliosi che sono stati creati da drammaturghi e romanzieri, l'asserzione che la fabbricazione di un certo personaggio esula dalle facoltà dell'intelletto umano si deve considerare affrettata. Possiamo fissare un limite al potere d'immaginazione del genio umano? Si potrebbe perfino dire che sono stati creati personaggi più belli di Gesù. Un elemento essenziale di un bel personaggio, considerato come quello di un uomo, è il sacrificio di sé. Ma, dal momento che Gesù fu rappresentato come un essere soprannaturale, l'opportunità per un sacrificio di sé non si poneva nel suo caso, lasciando la sua morte fuori considerazione per il presente. Egli dice semplicemente ad un uomo, Sii guarito, e l'uomo è guarito.
L'asserzione che Gesù non può essere stato inventato è di solito l'ultimo tentativo disperato di coloro che hanno abbandonato la fede nella verità storica dei vangeli nella loro totalità per salvare la figura centrale. Essi si tratterrebbero dall'affermare che Gesù fu un essere soprannaturale. Ma assumendo che Gesù fu un uomo, per quanto dotato, si deve dare un assenso alla proposizione logicamente valida che, se è umanamente possibile per qualche uomo chiamato Gesù aver avanzato certe dottrine, è umanamente possibile per qualche altro uomo averle avanzate nel suo nome. Il problema si risolve in un problema di prove, e viene ridicolizzato semplicemente da chiunque neghi, a priori, che chiunque tranne un uomo particolare chiamato Gesù può aver insegnato ciò che Gesù è supposto aver insegnato, oppure imaginato un comportamento simile a quello attribuito a Gesù nei vangeli. La dottrina etica di Epitteto raggiunge un livello così esaltato come quella attribuita a Gesù. La
“Regola d'Oro” fu enunciata da Confucio secoli prima di Cristo. Si riporta che Socrate, nel discorso da lui pronunciato ai suoi giudici, abbia detto:
...Teniate in mente questa verità, che non può esserci male per un uomo buono, né da vivo né da morto... io personalmente non provo nessun rancore verso chi mi ha votato contro e chi mi ha accusato. A dire il vero, non mi hanno votato contro ed accusato con questa intenzione, ma pensando di danneggiarmi, e perciò meritano di essere biasimati.
J. M. Robertson [The Historical Jesus, pag. 24.] derivò attenzione ad una storia relativa a Licurgo. Un giovane di nome Alcandro aveva colpito Licurgo con un bastone cavandogli un occhio. Alcandro fu consegnato dai cittadini a Licurgo per una punizione. Egli, comunque, non si prese nessuna vendetta; ma, tenendo Alcandro come suo servo per un mese, lo trattò gentilmente, col risultato che l'odio di Alcandro si trasformò in ammirazione e rispetto. Se la storia è unica ne deriva che non ci fu nessun bisogno di un unico Gesù per insegnare il perdono dei nemici; se essa non è vera non si può dire che nessuno prima di Gesù fu capace di un insegnamento etico del genere come lo si trova nei vangeli. In un aspetto importante effettivamente l'etica greca fu superiore a quella di Gesù, visto che egli disse ai suoi seguaci di fare del bene così da poter ottenere una ricompensa celeste, e di fare del male così da non essere torturati nell'inferno.
Socrate fu un uomo reale. Concesso. Il punto è che vi esistevano nell'antichità un corpo di dottrina etica ed esempi sufficienti del tipo più raffinato di comportamento per rifornire gli scrittori evangelici di lineamenti per la derivazione del ritratto di un uomo ideale, è quello è ciò che pensarono di fare. Si deve anche fare menzione al
“giusto” perseguitato di Platone, che poteva aver offerto alcuni tratti per un ritratto di Gesù, e figurava certamente nella coscienza cristiana al tempo della stesura dei vangeli; [Un riferimento a questo uomo giusto si fa nell'Apologia e Atti di Apollonio in connessione al Logos.] e al “giusto” uomo ideale degli Stoici, un maestro privo di moglie, di figli o di una dimora.
Il signor Hipolyte Rodrigues mostrò che il Discorso della Montagna è anticipato quasi completamente nella letteratura ebraica. 
[Les Origines du Sermon de la Montagne, Parigi, 1868. Si veda Robertson, Christianity and Mythology, pag. 404. Anche la Preghiera del Padre Nostro è ebraica e pre-cristiana, ibid., pag. 415.] La paternità di Dio si insegna nel Talmud. La bontà e pietà di Dio è enfatizzata da Gioele. [1:13.] L'oppressione del povero, della vedova, e dell'orfano è denunciata continuamente dai profeti. Nel Testamento di Gad leggiamo: “Amatevi gli uni gli altri di cuore; e se uno pecca contro di te, parlagli in pace, senza nascondere inganno dentro di te . . . se poi si pente e confessa, perdonagli”. E nel Talmud: “È meglio soffrire un'ingiustizia che commetterla” (Sanhedrim, 48).
Un buon numero di persone senza dubbio sono state impressionate dai tre versi poetici di Matteo 11:28-30, che cominciano:
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati”. Ma chiunque li consideri minuziosamente dovrebbe percepire che nessun maestro umano può aver pronunciato parole simili circa di sé. I versi sono parte probabilmente di un inno gnostico, e chi parla è quasi certamente la Sapienza personificata di Proverbi ed Ecclesiastico. Confronta con loro i seguenti versi dell'Ecclesiastico dove chi parla è la Sapienza:
Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei prodotti. Poiché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi è più dolce del favo di miele. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me, avranno ancora sete. Chi mi obbedisce non si vergognerà, chi compie le mie opere non peccherà. 

Se a qualcuno venisse chiesto di specificare un detto incomparabile di Gesù egli molto probabilmente porterebbe ad esempio le parole che si riportano Gesù avesse detto sulla croce: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34). Ecco! Le parole sono ricordate solamente in Luca; esse sono del tutto assenti da alcuni dei migliori manoscritti. Westcott e Hort, le principali autorità inglesi sul testo del Nuovo Testamento,  le considerarono una “interpolazione occidentale”; e l'eminente critico tedesco, Wellhausen, dice che esse sono interpolate al di là di ogni dubbio. Se un detto del genere come questo poteva essere attribuito a Gesù, c'è qualcuno che non poteva esserlo?
Il confronto minuzioso e critico di un vangelo con reali biografie dovrebbe convincere un investigatore imparziale che il vangelo come un'opera letteraria figura in una categoria interamente diversa. Questo fatto forse contribuisce all'impressione di unicità. Ma nella sua propria categoria, che non comprende opere storiche, esso non è unico, sebbene presenti alcune caratteristiche specifiche. Non c'è niente di nuovo nella sostanza della dottrina evangelica, sebbene la forma indica di frequente che la materia sia passata attraverso la mente di un pensatore originale; e nei vangeli nel complesso ci sono prove di immaginazione poetica. E perchè no? La supposizione che tutti gli scrittori evangelici fossero uomini di poca intelligenza è piuttosto sbagliata.
[Origene ammise che l'etica cristiana non è nuova, Contra Celsum, 1:4.]
L'incoerenza della dottrina attribuita a Gesù conduce all'opinione che o essa non derivò dallo stesso uomo, oppure che la natura di Gesù non fu dopotutto così ammirevole. Confronta i seguenti detti:
 E chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. 
Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. 
Io vi dico: amate anche i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano. 
In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città. [L'offesa consisteva nel fatto che gli emissari di un predicatore sconosciuto non erano stati accolti.] 
Non andate tra i gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani. Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini [gentili].  
Verrà e distruggerà quelli operai [ebrei], e darà la vigna ad altri [gentili].
Si suppone davvero comunemente che Gesù fosse gentile ed umile; tuttavia si riporta che avesse detto:
 Ed ecco, qui c'è uno più grande di Salomone. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me.
Quale fu il reale Gesù, il particolarista oppure l'universalista, il Gesù che ingiungeva perdono dei nemici, oppure il Gesù che consegnava al fuoco infernale quelli che non avevano accolto i suoi discepoli?
Gesù fu mite? Naturalmente egli doveva venir rappresentato mite di fronte ai suoi carnefici così che le scritture si potessero realizzare —
“era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca”. [Isaia 53:7.] Ma la sua denuncia violenta di scribi e farisei non è un'illustrazione di mitezza, nè lo è il suo aspro rimprovero dei suoi discepoli quando essi si terrorizzarono durante la tempesta. [Matteo 8:26.] Coloro che pensano alla maniera di Wells e Shaw applicano ai detti di Gesù la stessa norma che essi applicherebbero a quelli di ogni altra persona?  Per la maggior parte della gente non è Gesù trasfigurato da un fascino in cui lo hanno rivestito nella loro infanzia e che in seguito è sembrato sacrilegio spazzare via? Gesù disse: “Non giudicate, per non essere giudicati”. Tuttavia egli giudicò e condannò severamente gli scribi e farisei, ad opinione di alcune autorità davvero buone, ingiustamente. Se qualcuno pensa che Gesù avesse il diritto di fare ciò che egli proibì di fare a tutti gli altri uomini, egli lo sta stimando non come un uomo tra altri uomini, ma come un essere a parte da e superiore a tutti gli altri uomini — in altre parole, come divino. Se tu sei onesto con te stesso e giudichi le sue parole e azioni ricordate allo stesso modo in cui tu giudicheresti quelle di ogni semplice uomo, tu stai sul punto di espungere dai vangeli ogni cosa che tu pensi un uomo perfetto non avrebbe detto o fatto finchè è lasciato il tuo uomo ideale, e poi esclami. Qui c'è un personaggio che non poteva essere inventato? Così sarebbe come tratteresti la biografia di ogni persona reale? Una procedura simile è arbitraria al massimo.
Forse coloro che pensano che Gesù non può essere stato inventato direbbero che la loro opinione non si fonda su dettagli specifici, ma sulla rappresentazione nella sua totalità. Se così, sono costoro piuttosto sicuri che, mentre respingono le storie dei miracoli, il loro ritratto mentale di Gesù non sia stato influenzato dalla suggestione di potere che le storie dei miracoli e la cacciata autorevole dei demoni sono intesi ad offrire? Se rimuoviamo dai vangeli tutte le storie di quella natura, e tutti quei passi che la miglior critica moderna considera aggiunte relativamente posteriori e non autentiche — così perfino la parabola del Buon Samaritano sarebbe espulsa [Se Gesù paragonò i gentili a cani lo scrittore di questa parabola fu un uomo migliore di lui.] — che cosa rimane di quel ritratto impressionante che, si pretende, nessun essere  umano poteva aver inventato? Estremamente poco. Loisy osserva: “Noi dobbiamo rinunciare a scrivere la vita di Gesù. Tutti i critici concordano nel riconoscere che i materiali sono insufficienti per un'impresa del genere”. Bultmann va più lontano e ammette che della vita e personalità di Gesù noi non possiamo sapere praticamente nulla.
Riguardo a uomini prominenti le cui vite sono state ricordate noi possiamo formare un'idea onestamente precisa della loro natura e propositi. Nel caso di Gesù non è così. Schweitzer dice che a meno che Gesù fece rivendicazioni messianiche il credo successivo nella sua resurrezione è inspiegabile. I teologi concepiscono nelle loro proprie menti un Gesù ideale e poi respingono tutti i passi che non si conformano al loro ideale.
[“Ogni concezione è allo stesso tempo una violazione del testo”. - Schweitzer, Geschichte der Leben-Jesu-Forschung, pag. 7.] Il risultato è che parecchi ritratti davvero dissimili si offrono alla nostra scelta. Quale di quelli è quello che non si poteva inventare?
Secondo Reimarus, Gesù non ebbe nessuna intenzione di fondare una nuova religione oppure di insegnare qualcosa di rivoluzionario nell'Etica o nella Sociologia. Egli fu un ebreo interamente ortodosso, che si credeva il promesso Messia. Il regno che egli dichiarò alle porte era un regno ebraico liberato dal dominio romano. Dopo la sua morte i suoi delusi discepoli cominciarono a insegnare che egli sarebbe riapparso tra breve come un Messia celeste.
Venturini assunse la vista precisamente opposta, che lo scopo di Gesù fu allontanare il popolo ebraico dala loro speranza di un trionfo nazionale sotto la guida di un Messia militare, e di sollevare le loro idee ad un piano più spirituale.
Quelle opinioni in conflitto Hase tentò di riconciliare ipotizzando due periodi nell'insegnamento di Gesù, durante il primo dei quali egli condivise le idee escatologiche e messianiche della sua razza, ma durante il secondo egli le aveva abbandonate.
Schleiermacher pensò che il quarto vangelo, nel quale, si noti, non c'è nessun insegnamento etico, offra la rappresentazione più vera di Gesù. Loisy, d'altra parte, dichiara che non c'è nessun uomo reale dietro il quarto vangelo. E tuttavia quanta molta gente ha avuto la loro idea di Gesù profondamente colorata dal quadro che presenta il quarto vangelo!
Strauss espresse l'opinione che i passi escatologici sono i più certi; non che Gesù fece le precise profezie che gli furono poste sulle sue labbra dagli evangelisti. I discorsi principali di Gesù, scrisse Strauss, sono composizioni letterarie in cui le parole originali di Gesù non si possono più identificare. Dal poco che si può sapere di certo si potrebbe concludere che Gesù durante la sua carriera pubblica fu penetrato gradualmente dalla fede di essere lui il promesso Messia; sebbene forse nella sua mente la fede non si elevò al di sopra di speranza ed aspettativa. Egli si persuase o che durante la sua esistenza Dio avrebbe inviato un esercito di angeli per collocarlo sul trono di Davide ed inaugurare il regno di giustizia sulla terra, oppure che egli sarebbe stato inviato da Dio coll'armata angelica dopo la sua morte. Il Gesù di Strauss è interamente sotto l'influenza di idee ebraiche. Il suo insegnamento etico è secondario. [È giusto dire che nei suoi anni successivi Strauss modificò alcune delle opinioni espresse nella sua opera precedente.]
C. H. Weisse mantenne contro Strauss che Gesù, sebbene credesse di essere lui stesso il Messia, non prese la concezione nel senso apocalittico ebraico, ma aveva raggiunto, in virtù di una sua profonda visione spiritule, l'idea del Messia sofferente. Egli si recò a Gerusalemme con la ferma intenzione di morirvi. La sua attività pubblica era intesa a indurre il popolo a vedere in lui il Messia. Egli non fu principalmente un maestro morale.
Il Gesù di Renan cominciò predicando “una deliziosa teologia di amore” e portò gli uomini a Dio coll'attrattiva di una personalità affascinante. Dopo un periodo di successo in Galilea egli si recò a Gerusalemme. Amareggiato ed indurito dal ricevimento non amichevole che vi incontrò, egli ritornò in Galilea e cominciò a predicare il regno messianico delle Apocalissi ebraiche. Con percezioni esalate fino ad un'estasi eligiosa, e vedendo che la sua pretesa messianica impediva la possibilità della sua continuazione come un semplice predicatore, egli cominciò ad agognare a persecuzione e morte. Condotto da questa percezione, egli ritornò a Gerusalemme e cercò la morte affrontando le autorità.
Dopo Renan sorse una nuova scuola di pensiero a cui stava dispiacendo il Gesù messianico. Alcuni teologi cominciarono a dire a sé stessi: Di che valore al mondo è un Messia ebraico? Noi abbiamo bisogno di un Gesù che catturi l'immaginazione del mondo moderno. E così doveva essere modellato un nuovo ideale. Passi nei vangeli che sono in conflitto con l'ideale dovevano essere o eliminati oppure riscritti, sull'assunzione implicita che gli evangelisti fossero o non abbastanza informati oppure dovevano aver capito qualcosa di diverso da ciò che dissero veramente.
[Esempi di questa procedura si potrebbero trovare in Jesus and Judas di J. M. Robertson, anche in The Historical Jesus, pag. 163.] Infine, il Gesù ideale emerge e si mostra come un compassionevole rabbì ebreo dai pensieri puri, una personalità affascinante, e uno sguardo liberale; che nutriva, forse, qualche concezione messianica sua propria davvero priva di pretese. Un ideale piuttosto piacevole, senza dubbio; ma è credibile che un uomo simile fosse l'originatore del terremoto religioso nel quale, sull'ipotesi di un singolo fondatore, venne in esistenza il cristianesimo?
Schweitzer potrebbe ben definire “un caos” la discussione durata più di un secolo della questione di una “Leben-Jesu”. Dove troveremo qualcosa di solido in tutto questo miscuglio? La sola conclusione che si può derivare dalla discussione è che non si può estrarre nessun ritratto coerente della pervasiva personalità da alcun vangelo, se non forse dal quarto, senza una ricostruzione arbitraria del testo. E quale diritto logico possiede qualunque uomo, dopo aver screditato completamente un documento rigettando metà di esso come non autentico e riscrivendo sue porzioni così da portarlo a conformità con un preconcetto, di appellarsi allo screditato documento come una prova per qualsiasi cosa?
 L'opinione prevalente circa Gesù è che egli fosse un maestro; e tuttavia si riporta che egli abbia detto che la sua ragione per parlare in parabole fu che la gente comune
 non dovesse comprenderlo! [Comunque il professor Guignebert, nel suo libro recente, Jesus, si oppone all'opinione prevalente e mantiene che il solo obiettivo di Gesù fosse predicare il regno escatologico ebraico. Non è evidente che quei critici stanno inseguendo un fuoco fatuo?]
Forse il lettore, da quanto detto, ricaverà qualche idea delle ragioni che hanno condotto un critico del calibro di Bultmann alla conclusione che della vita e personalità di Gesù non si può sapere praticamente nulla. Da quella conclusione ne deriva che il Gesù evangelico
 è stato inventato; oppure che egli è un ritratto composito nel quale lineamenti autentici, se ce ne sono, non sono più a lungo discernibili.

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