mercoledì 6 dicembre 2017

Gesù era mai vissuto? (III) — Giosuè–Gesù

(segue da qui)

III

GIOSUÈ–GESÙ

A questa fase forse ci si potrebbe domandare: Se il cristianesimo non si originò dall'insegnamento di qualche uomo eccezionale che fu deificato in seguito, come si può supporre che sia iniziato? Si potrebbe rispondere chiedendosi come si può ipotizzare che sia iniziato il mitraismo. Nessuno immagina che Mitra fosse un uomo deificato. Il mitraismo fu per qualche tempo un serio rivale al cristianesimo nell'Impero romano e ci furono alcuni aspetti importanti comuni alle due religioni. Mitra era un dio salvatore e il mediatore tra il dio supremo e l'uomo. Il suo compleanno si celebrava il 25 di dicembre. Un sacramento rassomigliante da vicino il sacramento cristiano della Cena del Signore fu un elemento importante nel culto mitraico, e sulla fronte di coloro che diventavano membri del culto il sacerdote faceva il segno della croce. [Mitra, come Gesù di nuovo, è sepolto in una tomba rocciosa.] La rassomiglianza era così vicina che Giustino attribuì l'istituzione dei suoi riti principali all'azione di demoni il cui fine era il discredito della religione cristiana. Nessuno studioso di religioni antiche affermerà o che il sacramento mitraico fosse istituito da Mitra oppure che esso fu copiato dai cristiani. Si crea un'idea errata colla supposizione che il cristianesimo si originò abbastanza rapidamente in una definita epoca presto nel primo secolo. Il cristianesimo nella sua forma moderna potrebbe essere stato principalmente l'opera di alcuni uomini eccezionali che, nel primo e nel secondo secolo, vi arrivarono tramite lo sviluppo e la sintesi di materiale molto più antico. Ma per i dogmi fondamentali, che non sono peculiari alla religione cristiana, noi dobbiamo risalire ad un periodo molto più antico.
Il compito di rintracciare le origini pre-cristiane del cristianesimo è un compito davvero difficile, perché documenti che dovevano prestare probabilmente supporto ad opinioni eretiche furono o trascurati e così naturalmente perirono, oppure furono deliberatamente distrutti da prominenti ecclesiastici. Le opere di Porfirio furono bruciate per questa ragione per ordine dell'imperatore Teodosio II. Ma qua e là si può ancora trovare una prova che punta ad un tipo di origine davvero diversa da quella che è stata accettata per così tanto tempo. Qualcosa di questa prova è diventata disponibile solo in anni recenti.
Ora Gesù è una forma greca del nome Giosuè; e c'è una prova, non solo che Giosuè fu un'antica divinità palestinese, ma anche che Giosuè oppure Gesù fu ancora un nome divino in Palestina appena prima l'inizio dell'era cristiana. Nel Libro dell'Esodo, 23:20 e 21, è scritto:
«Ecco, io mando un angelo davanti a te per proteggerti lungo la via, e per introdurti nel luogo che ho preparato. Davanti a lui comportati con cautela e ubbidisci alla sua voce . . . poiché egli non perdonerà le vostre trasgressioni; poiché il mio nome è in lui».

Nel verso 23 si fa la promessa che sotto la guida di questo angelo saranno conquistate certe tribù. E quelle tribù furono veramente conquistate sotto la guida di Giosuè, come è riferito successivamente. Giosuè si identifica così con un “angelo” inviato da Dio. Nel passo citato gli sono attribuite severità e autorità, e a Dio si fa dire, “il mio nome è in lui”. Il nome “Giosuè” (Jeschua) si potrebbe interpretare Jah-aiuta, o Jahveh è salvezza. Quest'interpretazione è affermata da Giustino nel suo Dialogo con Trifone, così che anche le parole “il mio nome è in lui” puntano a Giosuè come colui che era stato originariamente l'“angelo” promesso, se non qualcosa di più elevato. [C'è un altro esempio di una simile correzione successiva dei documenti di Giudici 6. Nel verso 12 è detto che un angelo del Signore apparve a Gedeone; poi nel verso 14 troviamo quelle parole “E Jahvè [tradotto in A.V. “il Signore”] si rivolse a lui”. Evidentemente nella versione primitiva della storia fu Jahvè stesso che si presentò da Gedeone. Si veda anche Esodo 3:2, 4. Deuteronomio 23:16.].
È uno sbaglio pensare che egli ebrei erano tutti rigidi monoteisti durante il periodo tra il ritorno da Babilonia e l'inizio dell'era cristiana. Denunce profetiche provano il contrario; e la parte più grande, ad ogni conto, dei testi profetici è più tarda di quella che è stata supposta fino a recentemente.
[Si veda Dujardin, The Source of the Christian Tradition.] Robertson Smith scrisse che “i riti oscuri descritti dai profeti hanno una importanza largamente più grande di quanto è stata comunemente riconosciuta”. È certo che esistettero culti segreti, e perfino nella letteratura canonica [Salmi 2:10-12.] troviamo una menzione di un Figlio di Dio.
E ora, sovrani, siate saggi . . . servite Dio con timore . . .  Rendete omaggio al figlio, affinché il Signore non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare. Beati tutti quelli che confidano in lui!
Parecchi commentatori considerano messianico il secondo Salmo. Se ciò è così, possiamo concludere che alcuni ebrei ritenevano che il Messia fosse il Figlio di Dio. C'è, inoltre, una ragione per pensare che questo messianico Figlio di Dio fosse Giosuè, che era stato ridotto a quella posizione da una divinità precedente. Infatti noi abbiamo nel Talmud, che risale ad un periodo appena dopo la caduta del Tempio, una menzione del fatto che ci fosse un rituale ebraico “Settimana del Figlio, oppure, come alcuni lo chiamano, Gesù il Figlio”, in connessione alla circoncisione e redenzione del figlio primogenito. [J. M. Robertson, The Jesus Problem, pag. 38.] Questa dichiarazione ricava un significato ulteriore quando ricordiamo che è detto che Giosuè avesse restaurato — oppure, come piuttosto apparirebbe, istituito — il rito della circoncisione, [Giosuè 5:2-4.] e perciò, in linea con antiche idee mitologiche, è stato considerato il dio del rito.
 Fino al tempo dei Maccabei l'autorità dei sacerdoti di Gerusalemme non si estese alla parte settentrionale di Palestina e non si stabilì mai in Samaria. La vitalità con cui persistono culti e superstizioni antiche è ben nota. Come ha illustrato Sir J. Frazer, cerimonie pagane esistono fino ad oggi in Inghilterra, sebbene la loro origine sia stata dimenticata. Perfino quando l'osservanza della religione nazionale è diventata generale, culti antichi sarebbero probabilmente sopravvissuti in alcune parti della Palestina, praticati segretamente a quanto pare. C'è in effetti una prova che così fu il caso.
Si potrebbe supporre che i sacerdoti che, dopo il ritorno da Babilonia, redassero gli antichi documenti nell'interesse del culto monoteistico di Jahvè, avessero ridotto lo status di Giosuè, prima a quello di un angelo, e poi fatto una distinzione tra l'angelo e Giosuè come il leader storico degli israeliti.
[Un'analogia classica si trova nell'Eneide, il cui eroe è considerato dallo studioso italiano, il prof. Pais, un antico dio latino.] Nel Libro di Giosuè, versi 13-15, si descrive la visita dell'angelo promesso a Giosuè allo scopo di poter introdurre la separazione di Giosuè dall'angelo; ma niente di ulteriore si ascolta intorno a quest'angelo; e, come detto sopra, tutte le conquista si fanno sotto la guida dello stesso Giosuè. Dal momento che il visitatore celeste di Giosuè descrive sé stesso come capitano dell'esercito del Signore, potremo concludere che quello in precedenza è ciò che si suppose essere stato Giosuè stesso.
Giosuè è detto essere stato il figlio di Nun, e la parola ebraica
nūn è equivalente a pesce. Giosuè, perciò, fu il figlio del pesce. Ora il pesce è un elemento importante in alcune mitologie, parzialmente tramite un'associazione col segno dei Pesci dello Zodiaco, ma anche per altre ragioni. Il pesce era sacro a Ishtar e alla divinità corrispondente in altre regioni. C'è una statuetta di bronzo che rappresenta Iside mentre allatta l'infante Horus, e sulla sua fronte c'è un pesce. Il pesce aveva una associazione simbolica col culto di Afrodite ed era sacro a Venere; da qui il consumo di pesce da parte dei cattolici il venerdì, dato che venerdì era stato il giorno di Venere nel calendario romano. [Ma si potrebbe sospettare che la pratica pagana non fosse la sola ragione che avevano i cristiani per consumare pesce di venerdì.] Tertulliano chiama Gesù “il pesce divino”; e Gesù si rappresenta nelle Catacombe nella forma di un pesce, come si menziona nel libro Quo Vadis? Inoltre, vi si trova un'antica formula greca che recita come segue: Iesous Christos Theou Uios Soter [Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore], di cui le lettere iniziali formano la parola greca Ichthus = pesce. I teologi hanno tentato di derivare da questa formula l'applicazione del nome Pesce per Gesù; ma, in vista dei fatti noti, è di gran lunga più probabile che le parole furono sistemate deliberatamente in quest'ordine così da dare il nome, piuttosto di risultare dalla loro collocazione accidentale.
Nel Talmud è detto che il nome del Messia esisteva già prima della creazione del mondo e che esso fu Inon. Il nome ebraico Inon contiene la radice
nōn, che è affine a nūn. In realtà in 1 Cronache 7:27 il padre di Giosuè è chiamato veramente Non. Da qui vi è indicata qualche antica associazione tra Giosuè e il Messia ebraico. [Il Pesce, essendo il dodicesimo e ultimo segno dello Zodiaco, fu associato alla fine del mondo. Un collegamento si trova così tra il Pesce e il Messia celeste. Il dio-sole si identificava coll'Agnello, o Ram (Ariete) in quanto il primo segno.] È anche possibile che Nun sia relativo etimologicamente a Nin, il nome di un dio-pesce assiro.
Queste considerazioni tendono a confermare il sospetto che Giosuè fosse originariamente un essere divino; e  si trova in una prova esistente una forte conferma ulteriore del fatto che egli fu ancora considerato così ad un periodo molto più tardo. Il signor Thomas Whittaker sottolineò che nell'epistola di Giuda, nel quinto verso, dove occorrono le parole
“il Signore”, la lettura più antica, che si riconosce nel margine della Versione Riveduta, era “Gesù”. Così la forma originale del verso era: “Ora voglio ricordare a voi . . . che Gesù dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere”. Nel verso successivo questo Gesù, o Giosuè, è detto aver relegato, in catene eterne, nell'oscurità, gli angeli che non conservarono la loro dignità. Ma uno che aveva il potere di incatenare angeli erranti si poteva concepire solo come un Essere divino oppure soprannaturale. Sedersi in giudizio di angeli caduti era una funzione del Messia celeste secondo il Libro di Enoc.
Il signor Robertson prestò attenzione al fatto che nella liturgia del Nuovo Anno ebraico fino a questo giorno Giosuè figura come il
“Principe della Presenza”, che sembra identificarlo col Metatrone del Talmud, poichè Metatrone è equivalente alle parole greche meta thronon, “dietro il trono”. Metatrone fu l'Arcangelo Michele, [Il nome Michele è relativamente recente.] che è chiamato in Daniele 12:10 “il grande principe”, una designazione che lo collega anche a Giosuè, il “Principe della Presenza”. C'è un'altra connessione nel fatto che Michele era il capo di un'armata di angeli secondo Apocalisse 12 — una porzione ebraica — osservando che l'angelo inviato a Giosuè fu “il capitano dell'esercito del Signore”, e, come sottolineato in precedenza, probabilmente fu in origine Giosuè stesso. C'è anche menzione di un “Angelo della Presenza” in Isaia 62:9. Questo termine ci rammenta la descrizione del Messia nel Libro di Enoc mentre figura di fronte a Jahvè alla testa dell'esercito angelico. Isaia dice che “l'angelo della sua presenza lì salvò”, che potrebbe essere un riferimento a Giosuè.
In una collezione eterogenea di versi greci, in una forma profetica, intitolati gli
Oracoli Sibillini, scritti evidentemente da ebrei, capita il passo:
 Allora di nuovo verrà dal cielo un uomo eccelso, lui che distese le mani sul legno fruttifero, il migliore tra gli ebrei, lui che una volta fermò il sole chiamandolo con belle parole e con labbra pure.
Gli Oracoli Sibillini sono un'opera post-cristiana; in esso, nel passo citato, Gesù Cristo è identificato con Giosuè; ma c'è una prova che Gesù fu un nome divino in Palestina prima dell'era cristiana. Si dichiara nei vangeli che i discepoli esorcizzano demoni nel nome di Gesù in luoghi dove Gesù non era mai stato. Una dichiarazione che implica il credo che nel nome stesso ci fosse efficacia magica, operativa prima ancora che Gesù avesse fatto sentire del tutto la sua presenza. Lo stesso credo è implicato in Marco 9:38 dove leggiamo: “Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri»”. Il significato di questo potrebbe essere che ci furono adoratori di Gesù al di fuori della comunità cristiana; in altre parole, sette di Gesù di origine indipendente. Ma è ragionevole concludere che il potere ritenuto intrinseco al nome “Gesù” fosse indipendente dal credo di lui che lo utilizzò. E non solo in Palestina; infatti ci viene detto in Atti 19:13 che esorcisti ebrei in Asia solevano pronunciare il nome Gesù su quelli che erano posseduti da spiriti maligni, dicendo, “Vi scongiuriamo per Gesù”. L'aggiunta delle parole “che Paolo predica” è molto più probabile che sia stata fatta dallo scrittore cristiano piuttosto che dagli stessi esorcisti ebrei. Una conferma della conclusione che “Gesù” era già un nome divino tra gli ebrei si trova nell'esistenza di un'antica formula di esorcismo in cui capita la frase: “Io ti scongiuro per il dio degli ebrei, Gesù”. È improbabile che una formula del genere si originò tra cristiani. Anche se lo fece, essa offre una prova che Giosuè fu un dio ebraico.
Anti-storici come sono, i vangeli non sono, naturalmente, assolutamente “campati in aria”. La conoscenza del pensiero contemporaneo e delle pratiche e credenze contemporanee da parte dei loro scrittori è riflessa senza dubbio nella narrazione. La prova sopra presentata è più o meno quanto ci si potrebbe aspettare date le circostanze. Gli storici sacerdotali ebrei non avrebbero desiderato preservare tradizioni del culto di un Giosuè divino; e gli scrittori ed ecclesiastici cristiani del secondo secolo e successivi non avrebbero desiderato preservare tradizioni che fossero in conflitto colla loro fede che il Gesù da essi adorato fosse stato messo a morte come un uomo sotto Pilato nell'anno 28 circa. Una prova ulteriore, comunque, dell'esistenza di un culto pre-cristiano di Gesù rimane ancora da considerarsi. Ma questa si presenterà più convenientemente nel corso di un esame dell'origine della storia della crocifissione e del sacramento della Cena del Signore.

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