mercoledì 14 febbraio 2018

Il Problema Gesù: Una Riaffermazione della Teoria del Mito (Appendice B) — Il Mito di Simon Mago

(Questa è l'ultima appendice della traduzione italiana di un libro del miticista John M. Robertson, «The Jesus Problem: A Restatement of the Myth Theory». Per leggere il testo precedente, segui questo link)




INDICE




CAPITOLO I.—L'APPROCCIO


CAPITOLO II.—IL MITO CENTRALE


CAPITOLO III.—RADICI DEL MITO


CAPITOLO IV.—L'EVOLUZIONE DEL CULTO






CAPITOLO VII.—FABBRICAZIONE DEI VANGELI


CAPITOLO VIII.—MITO SUPPLEMENTARE


CAPITOLO IX.—CONCLUSIONE




APPENDICE B.—IL MITO DI SIMON MAGO


APPENDICE B

IL MITO DI SIMON MAGO

I

Due questioni sono sollevate sotto questo titolo — la questione se, come fu sostenuto da F. C. Baur, il “Simon Mago” sia il nome di una maschera per una polemica diretta principalmente all'Apostolo Paolo; e la questione più fondamentale se il Simon Mago degli Atti sia o meno un personaggio storico.
Le ragioni per ritenere Simone un personaggio mitico (indipendentemente dalle ragioni per ritenere che il Simone delle Omelie Clementine sia inteso per Paolo, e la storia degli Atti un adattamento che fraintende il racconto delle Omelie Clementine) sono schiaccianti. Per cominciare, Giustino Martire, un samaritano di origine, dice espressamente [1] che quasi tutti i samaritani adorarono Simone. [2] Questo solo potrebbe liquidare la nozione che i “simoniani” risalissero semplicemente al tempo di Paolo e Pietro. È assurdo supporre che quasi tutti i samaritani, un popolo con culti antichi, si potessero convertire nel giro di un secolo ad una nuova divinità originatasi in un unico uomo. Il culto deve risalire ulteriormente più addietro di quello. E che Giustino, sebbene di nascita samaritana, potesse fraintendere ampiamente i culti attorno a lui, è abbastanza chiaro dalla sua famosa millanteria di trovare il suo Simon Mago come Simo Sanctus nel Semo Sancus di Roma, l'antica controparte sabina della Semo orientale. [3]
Infatti c'è una prova abbondante, per cominciare, del fatto che un nome di cui Sem è la base sia uno dei più antichi nomi di Dio semitici. Abbiamo le forme Shem, Sime-on, Sams-on, S(h)amas (il nome babilonese del Sole; in ebraico Shemesh), San-d-on, o Samdan [4] Semēn e Sem, tutti chiaramente connessi con un mito solare. Shamas o Samas fu un Dio-Sole assiro, il duplicato di Melkarth ed Ercole, Samson o Simson o Shimshai (= l'uomo-Sole), l'eroe solare ebraico, è indubitabilmente una mera variante di quel mito. Sand-on, a sua volta un Dio-Solare, è di nuovo lo stesso mito. Baal-Samēn, “il Signore del Cielo”, [5] è la stessa concezione di Baal-Melkarth; dato che Baal, “il Signore”, un Dio-Sole egli stesso come pure un Dio Supremo, è collegato proprio col Dio-Sole. Il nome Sem, di nuovo, è trovato a significare Ercole, in congiunzione con quelli di Arpocrate e dell'egiziano Ermes, ed è probabilmente coinvolto nel nome della mitica regina Semiramide (Sammuramat), dal momento che lei in uno dei miti ottiene il suo nome da Simmas, “custode dei greggi del re”, che la alleva [6] — un'altra forma del Dio-Sole, probabilmente. Simeone, nel mito delle dodici tribù, è uno dei fratelli gemelli, che in ogni mitologia sono al principio divinità solari. Il suffisso “on” significa “grande”, come in Sansone, Dagon, Solomone, ecc.; [7] e i Dioscuri del mito greco e romano furono “i Grandi Fratelli Gemelli”. Esso fu aggiunto al nome del Dio samaritano Êl Êlyon, “Grande Êl”, [8] che è proprio l'Êl (singolare di Elohim) degli ebrei. Ma il nome Shem stesso significa “l'Elevato”; [9] e il nome dell'antenato mitico dei figli di Shem è alla base un nome di Dio, proprio come sono quelli di Noè, Abramo Giacobbe, e Isra-ēl. Potrebbe anche aver avuto, sembra, il significato di “brillante di rosso”. [10] E ultimo ma non per ultimo, lo stesso vocabolo ha anche il significato di “nome”, cosicché i semiti o figli di S(h)em furono anche “gli uomini con nomi”; [11] e l'ebraico “She hemmaphorash” o Tetragramma fu il nome di quattro lettere (IEUE = Jahvè) oppure “il nome peculiare”. [12] Lenormant dichiara [13] che quest'ultimo dogma proveniva dalla Caldea, dove “essi consideravano il nome divino, lo Shem, rivestito di proprietà così speciali e individuali che ebbero successo nel renderlo un personaggio distinto.” Ma quest'idea della sacralità del nome di Dio fu una delle antiche nozioni religiose più prevalenti. Fu ancora tenuta devotamente dal cristiano Origene, che sostenne [14] che i nomi divini ebraici devono essere mantenuti perché essi solo erano potenti da invocare. Appare nell'ebraico Insegnamento dei Dodici Apostoli in questa forma cristianizzata (capitolo 10), nel passo del principio dell'offerta, “Ti rendiamo grazie, Padre santo, per il tuo santo nome che hai fatto abitare nei nostri cuori.” Nell'ebraico Sefer Toledoth Jeschu, a Gesù si fa fare le sue opere magiche in virtù del “Shem hemmaporash”, il Tetragramma, di cui egli stesso si è impossessato di nascosto. Così un antico nome di Dio poteva trattenere il suo prestigio misterioso perfino dopo che i venditori di misteri (capovolgendo il processo immaginato da Lenormant) vi avessero estratto la qualità del nome, e lasciato solo la parola per “nome”. In altri modi esso rimase attaccato al culto ebraico. È altamente probabile che la preghiera ebraica principale, lo “Shema” (oppure lo “Shemoneh Esreh”), il cui nome è spiegato in modo insignificante, sia una preghiera estremamente antica al Dio-Sole. [15] Anche questo si tentò di collegarlo con un “Simone” storico. [16] E nel frattempo il Dio originale Sem sopravvive nella mitologia ebraica come “Shamma-el”, il Principe dei Demoni e l'angelo della morte, che ha potere su tutti i popoli tranne gli ebrei; [17] e allo stesso tempo nella leggenda di Samu-el, il non tosato, il figlio della madre prima di allora sterile (vessata dalla sua rivale come Rachele da Lea), il potente che fa e disfà sovrani, e che è evocato come un “Dio” [18] dalla terra mediante un incantesimo.
Ma tutto questo si collega decisamente con la Samaria. Non è improbabile che il nome stesso Samaria fu derivato dal nome del Dio-Sole, dato che è davvero molto più probabile che la montagna sia chiamata dal Dio che su di essa vi era adorato piuttosto che da un uomo Shemer. [19] L'ultimo è ovviamente una glossa senza valore. Una ragionevole visione alternativa è che come il nome del Dio Assur è identificato col nome del popolo e della regione assira, al di là se avesse fornito oppure imitato il nome della loro razza, così il nome del Dio semitico Shem è legto al nome Samaria come quello di Atena con Atene. È chiaro ad ogni caso che, come è affermato da Volkmar, [20] Sem o Simon fu il Dio principale dei samaritani. Essi dichiararono ad Antioco, secondo Flavio Giuseppe, [21] che il loro tempio sul monte Gerizim non aveva nessun nome se non quello del “Dio più grande”; e questo quadra con l'altra evidenza, se sia vero o meno secondo cui essi offrirono di dedicare il tempio, come dichiara Flavio Giuseppe, allo Zeus dei greci. Infatti, dato che S(h)em è “l'alto”, Sem-on sarebbe l'Alto Dio Grande oppure il Dio Più Grande, proprio come Êl Êlyon fu il grande Êl, il Grande Potere, Più Grande dei Poteri. E come Sem-on fu anche il Grande Nome, il Dio fu in quel senso privo di un nome, la cui circostanza è la spiegazione della frase altrimenti senza senso del Gesù giovanneo (Giovanni 4:22) alla donna samaritana, “Voi adorate quel che non conoscete”. E tutte le idee convergono nelle frasi negli Atti (8:9-10), che Simone pretese di essere “lui stesso qualcuno grande” (ἑαυτὸν μέγαν) e fu chiamato “la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande”. Infine, Simon Magus, il Mago, è proprio una versione di Simon Megas, Grande Simone.
Noi sappiamo dalla loro versione del Pentateuco che i samaritani successivi, essendo forti “monoteisti” in uno dei sensi di quel termine elastico e fuorviante, tentarono sempre di sostituire angeli al posto di Elohim negli antichi racconti di imprese divine (ad esempio Genesi 3:5; 5.1; 5:24; 17:22), “per timore che un'esistenza corporea dovesse venir attribuita alla Divinità”. [22] Ed è istruttivo notare come la loro deriva teologica si manifesta nel Cristismo antico. La dottrina del “Logos” non è semplicemente cristiana-alessandrina, è ebraica. Alcuni delle sintesi aramaiche dell'Antico Testamento scrissero a volte “la parola di Jahvé” invece dell'angelo di Jahvé, a volte la “She-kin-ah”, che significa “la dimora della Parola di Jahvé”. [23] D'altra parte, sappiamo dal Vangelo di Pietro che una delle antiche sette cristiane considerarono un Gesù che aveva ricevuto la sua dynamis, il suo potere, al battesimo, e la cedette alla crocifissione. Qui siamo vicini al samaritanesimo, in cui gli angeli furono considerati [24] “influenze increate che procedono da Dio (dynameis, poteri)”, proprio come è descritto Simone negli Atti. Così “Simone” per i samaritani sarebbe proprio “El”, che il samaritano Giustino, al pari dello scrittore di “Pietro”, riteneva significasse “Potere”. E allo stesso tempo, sia osservato, Simone fu “la Parola”.
Ma ancora la dimostrazione abbonda. Nel resoconto di Luciano della Dèa siriana ci viene detto [25] che nel tempio di Biblo ci fu una statua, apparentemente asessuata o ermafrodita, chiamata da alcuni Dioniso, da altri Deucalione, e da altri Semiramide, ma a cui i siriani non diedero alcun nome specifico, chiamandola solamente Semeion, una parola che in greco si traduce propriamente “segno”, ma potrebbe significare immagine. Ci può essere poco dubbio che Movers [26] aveva ragione nell'ipotizzare che questa statua fosse proprio il Sem o Sem-on primordiale, il Grande Sem della razza semitica. La natura ermafrodita è in perfetta coerenza coll'ideale dualità degli antichi Dèi della Natura Assiri; [27] e il dettaglio peculiare del nome che non fu un nome ci riporta di nuovo al Semo-on dei samaritani.
Tutto nella leggenda cristiana rientra in questa identificazione. I Padri [28] ci raccontano di una Elena, una prostituta di Tiro, da cui si recò Simone, e che egli presentò come una reincarnazione di Elena di Troia, ed anche il suo “Pensiero”. Elena è quasi indiscutibilmente, come ipotizzò Baur, [29] la Selene o Luna dell'antico culto del Sole. Nel paragrafo successivo al suo resoconto del Semeion, Luciano ci racconta che nella parte anteriore dello stesso tempio figurava il trono di Helios, ma senza una statua; dato che Helios e Selene, il sole e la luna, erano le sole divinità non scolpite nel tempio — sebbene egli procede a menzionare che dietro il trono c'è una statua di un Apollo vestito e barbuto, del tutto diverso dalla forma greca. Qui, di nuovo, abbiamo una concezione mistica del Dio-Sole, una concezione che confonde necessariamente visitatori comuni, anche se si suppone che gli stessi sacerdoti avessero avuto qualche idea coerente a proposito; e il fatto [30] che il tempio conteneva inoltre tra altre statue una di Elena (a sua volta un'antica Divinità Lunare), dà ampia opportunità alle solite varianti mitologiche. Così accadde che mentre Giustino e Ireneo collegano Simon Mago con Elena, Ireneo dice che i simoniani hanno “un'immagine di Simone nell'aspetto di Giove, e di Elena in quello di Minerva — una dichiarazione curiosa, che nello stesso tempo richiama quella di Luciano [31] che la Era del tempio di Biblo “aveva qualcosa di Atena ed Afodrite, di Selene e di Rea, di Artemite, di Nemesi, e delle Parche”. Questo quadra di nuovo col fatto che nel sistema caldeo-babilonese Samas fu associata alla dèa Gula, triforme in quanto personificante la luna, e sostituita a volte da un gruppo di tre spose di egual rango, Malkit, Gula, e Anunit”. [32] E nella traduzione latina di Rufino dei “Riconoscimenti” pseudo-clementini al posto di Elena abbiamo veramente Luna.
La catena è completa. Stiamo avendo a che fare non con una persona o persone storiche, ma con un culto antico, che l'ignoranza cristiana e il “monoteismo” ebraico tra di loro tentarono di ridurre in qualche modo ad un racconto storico, come vi erano stati ridotti i miti di Abramo e Sansone e Israele ed Elia e una dozzina d'altri, come lo era stato il rituale mitico nei vangeli, e come lo erano stati i rituali del paganesimo nelle correnti mitologie pagane. Non ci fu nessun samaritano Simone il Mago, che incontrò un cristiano Pietro; non fu un Simone predicatore che insegnava di sé stesso, ma il popolo samaritano che credeva tradizionalmente al loro Dio Sem o Simone, che “è apparso come Figlio, in Samaria è disceso come Padre ed è venuto alle altre genti come Spirito Santo. [33] Il parallelo vale fino all'ultima sillaba. Il Semeion del tempio di Biblo aveva una colomba sul suo capo, [34] e ci sono abbondanti accuse ebraiche quanto all'adorazione di una colomba da parte dei samaritani presso il monte Gerizim; [35] così che Simone fu il Logos che riceve lo Spirito Santo, la dynamis, proprio come Gesù lo ricevette nei vangeli; e la dottrina dei Crististi che lo Spirito Santo dovrebbe essere dato alle nazioni è semplicemente un adattamento del sincretismo samaritano, che essi cercarono di soppiantare mediante un loro sincretismo nel loro vangelo più tardo, dove emerge che il loro Gesù galileo fu chiamato un samaritano dagli ebrei, [36] un'accusa a cui abbastanza curiosamente lui non replica, negando solamente di possedere “un demone”. Questo è esattamente il mito di Simone convertito in una storia di un Messia incarnato, che afferma la sua realtà. [37] Ben potevano i Padri chiamare il Padre di tutte le eresie il loro immaginario “Simone”. Egli fu il “Padre” in un certo senso del loro credo, come pure di tutti gli gnosticismi in cui si divise.

II

Ciò che ostacola gli studiosi comuni dall'accettazione della vista di Baur del Simone delle “Clementine” che abbiamo qui tentato di supportare, è l'esistenza dei frammenti di scritti attribuiti a Simone, assieme alle circostanze della storia negli Atti e i Padri. Ma quelle circostanze sono solo i segni di tutti gli antichi miti, ebraici, cristiani, e gentili; e l'attribuzione di scritti a Simon Mago prova la sua esistenza storica non più di quanto lo stesso processo prova l'esistenza storica di Orfeo e Mosè. [38] I frammenti e le sintesi preservate dai Padri sono solo parte della massa dell'Occultismo antico; e la loro connessione col nome di Simone il Mago è semplicemente una variazione del mito ebraico che attribuisce la paternità dello Zohar a Simone Ben Jochaï, un personaggio mitico o miticizzato se ci fu mai uno. Si favoleggia che egli sia vissuto in una grotta per dodici anni, studiando la Cabbala, durante il cui tempo fu visitato da Elia. Alla sua morte un fuoco fu visto nella grotta, e una voce dal cielo fu udita dire: “Venite al matrimonio di Simon Ben Jochaï: egli sta entrando in pace, e riposerà nella sua camera”. Alla sua sepoltura vi fu udita una voce gridare, “Questo è colui che  fece tremare la terra e scuotere i regni”. [39] E' detto che Simone sia appartenuto al primo secolo dell'era cristiana; mentre si ritiene che lo Zohar sia stato composto nel 13-esimo secolo. [40] In tutta probabilità il materiale dello Zohar è in gran parte antico; e la sua associazione (al pari della preghiera Shema o Shemoneh Esreh) col nome Simone punta chiaramente ad una diffusione tradizionale del nome nello gnosticismo semitico. Ma non c'è più ragione per credere che un reale Simone compose lo Zohar, oppure la “Grande Negazione” (forse = antinomia) attribuita a Simon Mago, di quanta ve ne sia per credere alle storie di cui sopra delle voci dal cielo e in quelle dei miracoli del Mago negli Atti. Le leggende talmudiche puntano chiaramente ad un mito solare, portando in connessione Simone con Elia, Eli-jah, un indiscutibile Dio-Sole, che combina i nomi El e Jah, sebbene ridotto dai monoteisti ebraici evemerizzanti al rango di un profeta giudice, come lo fu Samuele, e come Sansone fu reso un “giudice”. Fare questo risiede nell'essenza di una religiosità antica, e allo stesso tempo cercare di attribuire tutti i suoi documenti a nomi sacrosanti. Che un reale Simone samaritano del primo secolo dovesse scrivere un nuovo libro occultista e pubblicarlo per suo conto, è contrario all'intero spirito del tempo. Solo secoli dopo il periodo della sua composizione un libro del genere poteva venir attribuito ad un comune autore umano da quelli che lo accettarono. Se esso fu corrente nel primo secolo, deve essere stato o attribuito ad un Simone antico e mitico oppure considerato un libro dei misteri del Dio Simone. Le opinioni o dichiarazioni dei Padri cristiani a suo riguardo sono del tutto senza valore salvo come rappresentazioni della tradizione di un nome.
III

Vi rimane da considerare la teoria della scuola di Tubinga secondo cui la leggenda cristiana di Simon Mago si deve trovare nella sua forma più antica nelle “Clementine”, quel corpo di antica letteratura settaria fabbricata a cui si fa generare così molta luce sulla storia antica della Chiesa cristista. Qui, in un insieme di testi (“Riconoscimenti” e “Omelie”, dei cui libri uno costituisce una redazione dell'altro), che pretendono di essere scritti da Clemente di Roma, noi abbiamo una propaganda che sulla sua superficie è fortemente petrina, e che risulta essere ad un'analisi maggiore fortemente anti-paolina, sebbene l'essenza della materia è una serie di dispute tra Pietro e Simon Mago. È impossibile definire al presente cosa fu la prima forma di quei documenti, i quali come si presentano recano segni del terzo secolo, e sopravvivono solo nella traduzione latina di Rufino (410 circa); ma è evidente che essi preservano elementi dell'antica opposizione ebionita o giudeo-cristiana al Cristismo gentile di Paolo. La teoria di Tubinga è che, sotto il nome di Simon Mago, Paolo viene attaccato completamente. Questa, a prima vista, sembra una tesi fantastica; ma un esame della materia mostra che è fondata davvero fortemente. Un aspetto prevalente nella condotta di Simon Mago nelle Omelie Clementine, come negli Atti, è il suo tentativo di comprare l'apostolato con denaro. Ora, questo corrisponde davvero da vicino con l'atto di Paolo nel recare a Gerusalemme un sussidio dalle chiese occidentali, un atto che, da parte di un personaggio non riconosciuto come un apostolo, ed esibito nelle epistole come sempre in termini rivali [41] con gli apostoli di Gerusalemme, naturalmente figurerebbe come un tentativo di acquistare lo Spirito Santo con lucro. Di nuovo, Simon Mago nelle Clementine afferma di basare la sua autorità su visioni divine, che è esattamente la posizione di Paolo; [42] e Pietro nega che le visioni posseggano una simile autorità. Una volta riconosciuta la rivalità primaria tra cristiani giudaizzanti e gentilizzanti, di cui ci sono così tante tracce nel Nuovo Testamento e nella letteratura patristica, è facile osservare che quelle sono le stesse materie sulle quali gli anti-paolinisti si sarebbero opposti più aspramente a Paolo e al suo movimento. Nelle Clementine, Pietro non solo si oppone al Mago in Palestina, ma lo segue a Roma, così trasferendo l'antagonismo tra le due sette sull'intero campo in teoria. Il fatto che ad entrambi Simon Pietro e Simon Mago, Cefa e Paolo, si fa viaggiare dall'Oriente all'Occidente, e li si fa morire nell'Occidente, come l'ancestrale Dio-Sole, è suggestivo.
Che i giudaizzanti dovessero dare a Paolo un nome simbolico, di nuovo, era del tutto in linea con la dialettica solita del tempo, in cui Roma, per esempio, figurava come “Babilonia”, la tipica grande città ostile di reminiscenza ebraica. Proprio come Babilonia simboleggiava un'oppressione pagana, Samaria esemplificava l'eresia pagana, la divergenza dal culto ebraico in una direzione pagana. Una simile divergenza fu l'accusa giudaizzante contro Paolo, che si separò dalla legge; e come Simone, Semo, esemplificava l'eresia samaritana in generale, ciò fu particolarmente appropriato all'arci-eretico che tentò di travolgere il supremo privilegio di Gerusalemme. Simone fu il “falso Cristo” samaritano, e la predicazione di Paolo falsificò il Cristo ebraico. [43] E niente è più importante nella questione che il modo in cui la narrazione riconciliante chiaramente armonizzata degli Atti quadra con questa teoria. Il libro di Atti è spiegabile solo sotto l'ipotesi che esso fu fabbricato, nella sua forma finale, per riconciliare le sette da lungo tempo rivali tramite la riconciliazione di Pietro e Paolo in una narrazione quasi-storica. La narrazione si scontra chiaramente con le presunte epistole di Paolo. Per il resto, essa è condotta in gran parte al fine di duplicare le imprese dei due eroi, così che Paolo confuta Elima come Pietro confuta Simone, e duplica da vicino uno dei miracoli di Pietro. [44] Se allora il compositore degli Atti avesse avuto di fronte a lui una leggenda di Pietro che confuta Simon Mago, gli sarebbe convenuto trattenerla, dal comento che così avrebbe dissociato meglio il Mago da Paolo. Ma, come sottolinea Zeller, egli è intento, prima di tutto, a collocare la storia del Mago prima della conversione di Paolo; e allo stesso tempo egli mostra di sapere il significato originale dell'accusa contro Simon Mago riguardo l'offerta di denaro, ignorando il più importante dei sussidi di Paolo. [45]
L'applicazione di una grande quantità nelle Clementine della polemica contro Simon Mago è così ovvia che l'evasione del problema da parte di Harnack e Salom e altri su invocazioni futili di “false apparenze” e “senso comune” è semplicemente una confessione di sconfitta. Il caso di Baur, dopo essere stato rifiutato su pretesti di “senso comune” da quelli che non potevano accettarlo, è ridichiarato in maniera irresistibile da Schmiedel, su una piena rassegna del suo sviluppo da parte di Lipsius e altri. La sola soluzione è che le Omelie Pseudo-Clementine adattano a nuovi scopi una quantità dell'antico materiale anti-paolino. Al tempo in cui esse furono redatte, Paolo era stato stabilito come una figura “cattolica”; e non poteva esserci un tale odio contro di lui come spira attraverso le feroci accuse dell'insegnamento delle epistole paoline nei Riconoscimenti e nelle Omelie. Infatti è alle epistole che il fulcro degli attacchi sono diretti. Che cosa è stato fatto è brandire, per una nuova polemica contro gli eretici, una quantità di antica letteratura anti-paolina in cui il mascheramento di Paolo sotto il nome di Simon Mago probabilmente nascose ai redattori il suo scopo. Per loro Simone fu semplicemente l'arci-eretico, e fu contro la sua detestata memoria e persistente influenza che essi operarono.
La teoria è senza dubbio una teoria complicata; ma quando presa nella sua piena estensione, appena si riconosce l'aggiunta dell'eresia dello gnostico paolinista Marcione a quella di Paolo, essa è perfettamente coerente coi documenti; e non c'è veramente nessun'altra opinione degna di discussione, per quanto riguarda il legame di Simon Mago con Pietro. Il credo ortodosso che Simone fu un reale samaritano che persuase rapidamente il popolo di Samaria a considerarlo un'incarnazione divina, come raccontato negli Atti, non spiegherà la quantità di identità nelle Omelie Pseudo-Clementine tra l'insegnamento a lui attribuito e le reali epistole paoline. Nella spiegazione della scelta del nome Simone per Paolo da parte dei suoi antagonisti giudaizzanti, la teoria mitica è assai più d'aiuto dell'ipotesi della storicità di Simone. Un “falso Dio” Simone, il Dio dei samaritani tipicamente miscredente, sarebbe stato ridotto da parte di ebrei ad uno status umano come esito naturale, a meno che egli non fosse semplicemente declassato a “demone”. Un “Simone il Mago” fu per loro proprio l'esempio con cui vollero identificare Paolo, il nuovo Falso Maestro. Identificare, d'altra parte, un Paolo contemporaneo o deceduto di recente con un Simone contemporaneo o  deceduto di recente sarebbe stata una tattica inutile, che avrebbe mancato l'obiettivo in vista. Il nome di un Simone simile sarebbe valso poco o nulla per scopi di denigrazione. Il nome doveva essere un nome famigerato ampiamente e per molto tempo, e il mito lo offrì.

IV

In conclusione, sia notato che il portato del mito di Simon Mago al cristianesimo non è limitato alla spiegazione delle origini samaritane e al chiarimento dell'antagonismo tra Paolo e Pietro. Più si scruta nel materiale, più ragione si vede di ipotizzare che la Samaria giocò un ruolo molto grande negli inizi del sistema cristiano. La Samaria sembra essere stata al di là di tutte le altre parti di Palestina un crocevia in cui molteplici elementi religiosi tendevano a fondersi mediante idee sincretiche; e la misura a cui figura la Samaria nel quarto vangelo è un fenomeno non ancora spiegato adeguatamente. Il fatto che vi si dice che Gesù era stato chiamato un samaritano ci rammenta che tra i movimenti dei “falsi Cristi” così spesso allusi nei vangeli [46] un culto samaritano del Cristo mistico potrebbe aver contato molto. Il quarto vangelo stesso sarebbe venuto sotto il bando anti-paolino, nella misura in cui, mentre è detto che Simon Mago ha tentato di sostituire il monte Gerizim al posto di Gerusalemme, a Gesù qui [47] si fa mettere da parte sia il monte samaritano che Gerusalemme. Lo stesso fatto che la donna samaritana aspetta espressamente la venuta del Messia, è un indizio che la storia del pozzo e dell'acqua vivente potrebbe essere di origine messianica samaritana. Anzi di più, dal momento che noi sappiamo che i samaritani in particolare dettero più importanza al Messia Ben Giuseppe piuttosto che al Messia Ben Davide, considerandosi discendenza di Giuseppe, è probabile che la stessa leggenda di Gesù come il figlio putativo di un Giuseppe, che sappiamo essere assente dalla versione ebionita di Matteo, fu fabbricata per venire incontro alla visione samaritana. Quelle materie sono ancora lontane dall'essere state considerate in maniera esauriente. 

NOTE

[1] Apologia 1:26.

[2] Se potessimo solo credere all'asserzione di Origene nel secolo successivo (Contra Celsum, 6:11) che non vi rimasero più simoniani, la presunzione sarebbe che essi fossero stati assorbiti da un altro culto.

[3] Ovidio, Fasti, 6:213; Livio, 8:20.

[4] Ancient Fragments di Cory, edizione 1876, pag. 92; Chaldean Magic  di Lenormant, traduzione inglese., pag. 131.

[5] Sanchuniathon, in Cory, come citato, pag. 5.

[6] Diodoro Siculo, 2:4.


[7] Bible Folk Lore, 1884, pag. 45; confronta Steinthal su Sansone, traduzione inglese, con Goldziher, pag. 408.

[8] Movers, Die Phönizier, 1, 558.

[9] Goldhizer, Hebrew Mythology, traduzione inglese, pag. 132; confronta Buttmann, Mythologus, 1828, 1, 221, e Sanchuniathon, come sopra.

[10] Volkmar, Die Religion Jesu, 1857, pag. 281.

[11] Meyer, Geschichte des Alterthums, 1884, i, 214 n.


[12] Bib. Cycl. s. v. di McClintock e Strong.

[13] Chaldean Magic, traduzione inglese, pag. 44.

[14] Contra Celsum, 5:45.

[15] Lo si veda Cycl. s. v. di McClintock e Strong; confronta Schürer, Jewish Nation in Time of Christ, traduzione inglese, Div. 2, Vol. 2, pag. 83, dove la preghiera è data come lo Shemoneh Esreh.

[16] Schürer, pag. 88.

[17] Bib. Cycl. s. v. di McClintock e Strong.

[18] 1 Samuele 28:13.

[19] 1 Re 16:24.

[20] Die Religion Jesu, come citato.

[21] 12 Antichità, 5:5.

[22] G. L. Batier, Theol. of the Old Test., traduzione inglese, 1837, pag. 5; Etheridge, The Targums on the Pentateuch, 1 (1862), introduzione, pag. 5, 14, 17.

[23] Bauer ed Etheridge, come citato.

[24] Gieseler, Comp. of Ec. Hist., traduzione inglese, i, 48.

[25] De Dea Syria, capitolo 33.

[26] Die Phönizier, 1, 417, 634.

[27] Lenormant, come citato, pag. 129.

[28] Giustino, Apologia 1:26; Ireneo, 1:23, § 2; Tertulliano, De Anima, 34.

[29] Die christliche Gnosis, 1835, pag. 309.

[30] De Dea Syria, 40.

[31] Id. 32.

[32] Lenormant, come citato, pag. 117.

[33] Ireneo, come citato.

[34] Luciano, come citato.

[35] Reland, Dissertat. Miscellan., Parte 1, 1706, pag. 147; confronta Enc. Bib. articolo Samaritani, 4a. La colomba fu considerata ovunque sacra in Siria, in connessione col mito di Semiramide (Diodoro, 2:4), che reca così da vicino il nome Samaria.

[36] Giovanni 8:48.

[37] Ricorda l'anziano Simeone di Luca 2, che benedì il bambino Gesù, “Lo Spirito Santo fu su di lui” (verso 25). Con lui è associata Anna la Profetessa. Confronta Anna, madre di Samuele.

[38] Il Professor Smith, che accetta la storicità di Simone (Ecce Deus, pag. 11, 103) lo fa senza notare che essa è stata sfidata. Sarebbe interessante avere i suoi motivi per discriminare tra il Dio e l'uomo.

[39] Bib. Cyc. di McClintock and Strong.

[40] Kuenen, Religion of Israel, traduzione inglese, 3, 314.

[41] 1 Corinzi 15:10; 2 Corinzi 11:13, 23; Galati 1:7; 2:11.

[42] 1 Corinzi 15:9; 2 Corinzi 12:4; Galati 1:12.

[43] Perfino un copista o lettore posteriore di uno dei manoscritti delle Omelie Pseudo-Clementine, riconobbe confusamente un'ostilità a Paolo sottostante il suo testo. Si veda la Lib. Anti-Nicena, trad., Riconoscimenti 1:70.

[44] Atti 3:1-12, ecc. ; 14:8-15, ecc.

[45] Si vedano i dati interi discussi in Baur, Ch. Hist. of the First Three Cent., traduzione inglese, 1, 91-98, ecc.; Paul, traduzione inglese, 1, 88, 95, ecc.; Zeller, Contents and Origin of the Acts, traduzione inglese, 1, 250 seq. ; Volkmar, Die Religion Jesu; Schmiedel, art. Simon Mago in Encyc. Bib.

[46] Confronta 2 Corinzi 11:4.

[47] Giovanni 4:21. 

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