lunedì 28 maggio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Le Odi di Salomone: Loro Natura e Probabile Data (II) — Esse Sono Gnostiche

(segue da qui)
CAPITOLO II

LE ODI DI SALOMONE: LORO NATURA E PROBABILE DATA

2. ESSE SONO GNOSTICHE

Il secondo punto importante da stabilirsi è che le Odi si potrebbero propriamente caratterizzare come gnostiche. Se definiamo lo gnosticismo come un sistema di teosofia di cui il nucleo è l'alto valore associato alla Gnosi, la conoscenza di Dio, in un senso davvero speciale, che comprende il credo che la Gnosi è vita, esse sono indiscutibilmente gnostiche. Il pensiero espresso in Ecclesiastico 17:7-11 : “Pose davanti a loro la scienza ... per mostrar loro la grandezza delle sue opere. Loderanno il suo santo nome”, è enfatizzato ed espanso nell'Ode 6 in : “La conoscenza di sé il Signore ha accresciuto; nel suo zelo cercò che fosse conosciuto ciò che nella sua bontà ci fu dato. La sua lode ci diede per il suo nome”. Di nuovo, nell'Ode 7 leggiamo: “La conoscenza invero egli ha stabilito come suo sentiero; vi ha posto sopra le tracce della sua luce”. Che la gnosi sia la condizione essenziale di salvezza e il mezzo per assicurarsi la vita eterna è un tema costantemente ricorrente. Termini sinonimi ed espressioni metafisiche per indicare la Gnosi si ritrovano di frequente. È verità ed è luce. “La sua luce ha tolto ogni tenebra dal mio volto. Ho udito la sua verità”. Le tenebre sono le tenebre dell'ignoranza, ma ignoranza in un senso speciale. È ignoranza del vero Dio, che non solo i pagani ma anche gli ebrei non hanno conosciuto. Infatti la conoscenza del vero Dio e delle sue “vie” non si deve ricavare dal Pentateuco o dai libri storici dell'Antico Testamento. Secondo l'Ode 33 fu recata agli uomini dalla “Vergine intatta”, la Sapienza, o lo Spirito Santo, la quale, sebbene è detta poeticamente colei che proclama e chiama, rende gli uomini realmente saggi — vale a dire, impartisce loro la Gnosi — penetrando in loro. E questo, come constatiamo dalla stessa Ode, è, in linea con la dottrina gnostica, la condizione della “vita”. Altrimenti è la Parola di Dio, il Logos, che è il datore; e ciò continuò ad essere la dottrina dello gnosticismo per tutta la sua storia. Le antitesi di luce e tenebre, verità ed errore, così prominenti nelle Odi, sono caratteristiche dello gnosticismo successivo.
Ci sono riferimenti alla luce e alla verità nei salmi, ma le parole non vi hanno il senso particolare che hanno acquisito nelle Odi. Questo lo si potrebbe constatare da un confronto della prima parte dell'Ode 38 con i versi sui quali è basata. Una singola parola è stata aggiunta, ma quella parola fa tutta la differenza. Il porto  a cui lo scrittore è condotto dalla luce della verità (la Gnosi) è il “porto di salvezza”. Lo scrittore ha una dottrina di salvezza o redenzione; ma non è una dottrina cristiana cattolica; è la dottrina gnostica che la ricezione della Gnosi è la condizione di vita eterna. Nell'Ode 35 mediante una metafora poetica la Gnosi è paragonata alla “rugiada del Signore”. “La rugiada del Signore di quiete mi ha coperto. ... E salvezza così io ebbi”. La parola “rugiada” è presa da Isaia, ma provvista di un significato diverso. In Isaia i morti sono risorti e la rugiada è la loro “salute”. Invece di questo l'Odista scrisse, “e salvezza così io ebbi”, e per “salvezza” egli intese la vita eterna dello spirito. Dall'Ode 33 vediamo che la “redenzione” è la stessa cosa della “salvezza”. “Ascoltatemi e siate salvi. Chi mi ha rivestito ... incorruttibilità nel nuovo mondo”. Questa dichiarazione comporta la dottrina gnostica che solamente lo spirito è capace di “vita”, e che la morte del corpo non è una morte in alcun senso reale. Così anche, quando l'Odista scrisse (Ode 5), “quand’anche ciò ch’é visibile perisse, io non morrei”, egli stava pensando evidentemente sé stesso come uno spirito immortale la cui vita rimane svincolata quando perisce il corpo “visibile”. L'idea di una morte e resurrezione separati da un intervallo di tempo durante cui il corpo è dissolto è negata nell'Ode 15: “Col suo nome ho rivestito l’immortalità. La morte è scomparsa dinanzi al mio volto. Vita immortale si levò sulla terra del Signore”. La concezione del corpo come una veste effimera si trova nell'Ode 25: “Fui investito con la veste del tuo spirito e mi levai gli abiti di pelle”. Quelle citazioni esprimono la dottrina che, per l'uomo spirituale, non c'è nessuna morte e di conseguenza nessuna “resurrezione”. Questa è la dottrina che Giustino stava condannando quando scrisse (Dial. 80:5) :
“Se dunque incontrate dei cristiani che tali sono chiamati ... e affermano che non c'è resurrezione dei morti, ma che al momento della morte le loro anime vengono assunte in cielo, non dovete considerarli cristiani”.
La stessa dottrina gnostica fu attaccata da Tertulliano nel suo trattato De Carnis Resurrectione. Tertulliano naturalmente credeva nell'immortalità dell'anima, ma in un senso piuttosto differente; ed egli protestò vigorosamente contro l'antitesi gnostica di corpo e spirito. Egli sosteneva che non solo l'anima, ma anche il corpo, devono sprofondare nella Geenna per esservi puniti, perché il corpo è stato partecipe delle azioni dell'anima. Sarebbe stato impossibile per lui scrivere che la morte fosse stata “distrutta”, e utilizzare una simile espressione come “vita immortale”; perché ciò che intendeva per morte era il termine dell'esistenza terrena. In un passo del suo argomento contro la visione gnostica della morte egli scrisse: “Nessuno può parlare dei morti che sono nelle tombe se non come di corpi e carne”. Egli credeva che Gesù mediante la sua resurrezione avesse “conquistato” la morte, non che l'avesse “distrutta”. Molti cristiani moderni sembrano essere in grado di riconciliare la visione gnostica e la cattolica, ma un pensiero confuso su questa materia era impossibile al principio dell'era cristiana, quando si trattava di un soggetto di forte controversia.
Alcuni teologi critici — ad esempio, Gunkel, von Stölten, e Bousset — hanno riconosciuto la natura gnostica delle Odi, ma da altri è messa in discussione sulla base che la dottrina gnostica dell'emanazione degli Eoni e il mito di Sofia non si trovano in loro. Ma un insieme così elaborato di dottrine come quelle degli gnostici del secondo secolo non venne in esistenza completamente sviluppata. Devono avere avuto un principio relativamente semplice e un periodo di sviluppo piuttosto lungo. Incontriamo una forma più semplice di gnosticismo nell'ultima parte del primo secolo, ma perfino là siamo chiaramente non all'inizio. Il fatto che, mentre troviamo nelle Odi alcuni dei principi basilari dello gnosticismo, non vi troviamo la cosmogonia fantasiosa di Basilide e Valentino prova semplicemente che i membri della comunità O erano gnostici di un tipo primitivo. Pallis [8] descrive le Odi come “una collezione di inni gnostici” e presta attenzione ad analogie tra loro e gli scritti mandei, osservando, comunque, che la corrispondenza prova soltanto che le Odi come pure gli scritti mandei appartenevano al movimento gnostico.
Bousset tenta di derivare lo gnosticismo cristiano dall'Oriente. Nel secondo secolo vi sembra essere stata qualche copiatura piuttosto rapida dalla mitologia babilonese. Ma quella mitologia non fu semplicemente presa per costruirci un sistema ab initio. Lo gnosticismo occidentale non si può spiegare solo a partire da copiature orientali. Gli elementi devono essere stati elaborati in un sistema già esistente. I sette Arconti planetari, per esempio, non si trovano nei più antichi documenti gnostici ebraici. Bousset considera che il dualismo è la qualità distintiva della Gnosi. È vero che lo gnosticismo fu sempre dualista; ma originariamente il dualismo non era del tipo orientale, che attribuiva la presunta natura malvagia della materia al suo essere stata creata da una deità o demone malefico. Né negli scritti di Filone e neppure nella Sapienza di Salomone e neppure nelle Odi di Salomone vi è discernibile qualche teoria simile, sebbene i tre autori credevano che il peccato abbia la sua radice nell'imperfezione della carne. Ciò senza dubbio fu una visione gnostica, ma non così distintamente gnostica da giustificare la definizione di gnosticismo nei suoi termini. Il nome gnostico fu scelto dagli gnostici per sé stessi, e si deve prendere perciò a indicare ciò che loro stessi ritenevano fosse il loro tratto distintivo. E l'opinione che, secondo il loro stesso credo, li separava da altri era che il possesso della Gnosi — conoscenza divina rivelata misticamente — è la condizione di vita eterna. Per quella ragione le Odi di Salomone si potrebbero definire  propriamente gnostiche, perfino se non dovessimo tener conto dei loro altri aspetti specificamente gnostici.
La non-correttezza dell'opinione che il dualismo orientale sia l'essenza dello gnosticismo è dimostrabile dall'esempio degli gnostici ebioniti, i quali credevano che l'Universo fosse stato creato da Dio. Essi attribuivano il peccato all'istigazione di demoni. Il credo ebraico nei demoni potrebbe essere giunto da Babilonia, ma quel credo non era in alcun modo limitato agli gnostici. Ulteriore prova che questo tipo di dualismo non è primitivo nello gnosticismo ebraico si trova nel fatto che in un antico libro dei Naasseni gli uomini sono detti esser stati prodotti spontaneamente dalla terra. In associazione a questa dichiarazione troviamo la pura dottrina gnostica non adulterata che la causa del vizio è l'ignoranza di Dio. Che è sostanzialmente la dottrina della Sapienza di Salomone, la quale insegna che per essere virtuosi gli uomini devono ottenere la “sapienza”, che nel posteriore idioma gnostico = Gnosi. Nell'antica dottrina naassena, inoltre, il “Caos”, la base delle cose materiali, è scaturito dall'Auto-generato, l'origine divina di tutte le cose. Non c'è nessun dualismo orientale nella più antica cosmogonia recuperabile di quegli gnostici. C'è anche una prova del fatto che la creazione da parte di un “Arconte” non era parte della dottrina originale dei Perati.
Bousset insiste molto sul fatto che l'antitesi di luce e tenebre è un aspetto dello gnosticismo orientale come lo è dello gnosticismo cristiano. Nelle Odi di Salomone la luce è nominata di frequente come una qualità di Dio e la “tenebra” appare come un sinonimo di errore. Ma non c'è ragione per derivare quelle idee direttamente dall'Oriente; esse occorrerebbero facilmente ad un pensatore religioso e sono presentate nella Sapienza di Salomone, nei Salmi, e in Isaia. Nel capitolo 60, versi 1-3, del Profeta si predice la dissipazione della tenebra religiosa da parte della luce che deve brillare da Israele, e leggiamo nel Salmo 36:9 : “Per la tua luce noi vediamo la luce”. Potremmo definire gnostiche le idee in questione, ma erano derivabili dai primi gnostici ebrei a partire da fonti ebraiche, alcune delle quali senza dubbio erano state influenzate dal pensiero greco o greco-egizio. Nello gnosticismo successivo quelle idee divennero molto più definite e l'influenza persiana potrebbe essere responsabile di ciò. La luce non è più semplicemente una qualità di Dio; è diventata un nome di uso comune per indicare sia l'Essere Supremo che il Salvatore. Le preghiere sono rivolte a Zoe (Vita) e Phōs (Luce). Potremmo ricavare una data antica per le Odi di Salomone dal fatto che in loro questa fase non è stata raggiunta. Dio è pensiero di parimenti “Vita” e “Luce”, ma quest'ultimo nome in particolare non è diventato stereotipato come un titolo per lui, e nessuno di loro si applica del tutto alla Parola.
Gnostici successivi sovrapposero di nuovo alla loro dottrina di redenzione un apparato di riti magici tramite cui ritenevano che la redenzione potesse assicurarsi con maggiore certezza. I Marcosiani sono particolarmente menzionati da Ireneo per aver fatto questo, ma egli dice che alcuni di loro si attennero all'idea originale che soltanto la Gnosi fosse la redenzione dell'uomo interiore. [9] W. Anz [10] ritiene che il significato della Gnosi si debba apprendere dalla definizione contenuta nell'Inno Naasseno. Se così le Odi forse si sarebbero potuto difficilmente classificare come gnostiche. Ma la differenza tra la Gnosi nelle Odi e nell'inno non è generica; è specifica. La connotazione in quest'ultimo è più piena e più complessa, ma il significato fondamentale è lo stesso. In tutti e due, la Gnosi è un tipo speciale di conoscenza salvifica ispirata divinamente. Il suo possesso è l'unico e solo mezzo di redenzione. Nella concezione successiva della Gnosi, alla conoscenza della natura di Dio e delle condizioni di salvezza da lui costituite si associò la conoscenza di certi incantesimi e nomi segreti disponibili per l'espulsione dei demoni e delle potenze planetarie. Il contenuto della Gnosi si espanse, ma la sua natura essenziale e il suo obiettivo non erano mutati. L'errore di Anz e Bousset, proprio come essi hanno ragione in molti aspetti, consiste nel loro non aver tenuto conto delle fonti ebraiche dello gnosticismo ebraico pre-cristiano. Una distinzione tra lo gnosticismo ebraico e lo gnosticismo orientale si potrebbe fare legittimamente. Il primo è rintracciabile alla Sapienza di Salomone, e l'influenza straniera che lo formò è principalmente greca. Gli ebrei posteriori all'Esilio avevano conoscenza delle religioni babilonese e persiana, ma per lo scopo della presente inchiesta non è necessario risalire indietro più oltre della letteratura sapienziale. Che la dottrina fondamentale dell'Odista sia il potere salvifico della conoscenza della verità rivelata divinamente è dimostrato abbondantemente nelle Odi. La prova data in precedenza si potrebbe rafforzare dall'Ode 38:
 La Verità mi pose sulle braccia della vita immortale. Camminò con me, mi procurò quiete e non permise che fossi sedotto, perché essa era ed è la Verità. In nulla sbagliai, perché le diedi ascolto. ... Quanto non sapevo mi mostrava: tutti i veleni della Seduzione e quelle piaghe che simili alla dolcezza son credute. E saggio io divenni, perché non caddi nelle, mani del Seduttore, e mi congratulai con me stesso perché con me camminava la Verità. Poi ripresi forza, ebbi la vita e fui salvo.
Questa è semplicemente un'espansione e accentuazione di ciò che si dice attorno alla Sapienza nei libri sapienziali. Diventare sapienti equivale a seguire la verità divina e ad essere redenti. Le favole gnostiche successive riguardanti l'emanazione e la passione di Sofia erano elaborate a partire da Platone ed altre fonti, ma le idee basilari che lei fosse un'emanazione del Pleroma e che tramite lei una scintilla dello spirito divino fosse stata impartita negli uomini sono presentate nella Sapienza (7:25-27):
 [La Sapienza] è un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente, entrando attraverso le età nelle anime sante.
La dottrina si trova nelle Odi di Salomone nella forma che la Parola, un'emanazione spirituale da Dio, diventa incorporata nei santi.
Lo gnosticismo era coerentemente anti-giudaico e disprezzava l'Antico Testamento. Il cristianesimo cattolico, sebbene respinse l'ebraismo istituzionale, e a dispetto della sua condanna degli ebrei, accettò l'Antico Testamento come divinamente ispirato e assorbì in quantità considerevole idee ebraiche. [11] Le Odi di Salomone sono anti-giudaiche nello stesso senso in cui lo erano gli gnostici. Un'allusione diretta all'Antico Testamento, oltre che ai Profeti, ai Salmi, e ai libri sapienziali, è estremamente dubbia. L'implicazione di Genesi 3:5 sembra essere deliberatamente contraddetta nell'Ode 18: “Tu l’errore non conosci, perché anch’esso non ti conosce”. Alla prova di anti-giudaismo data in precedenza si potrebbe aggiungere un esempio interessante dall'Ode 25: “Divenni del Signore nel nome del Signore”. Il lettore che abbia paragonato i passi citati dalle Odi con i passi corrispondenti dell'Antico Testamento avrà osservato che in ciascun caso dove è utilizzato il termine “il Signore” esso significa Dio. Quella è la regola quasi invariata dello scrittore, com'è la regola nei libri da lui utilizzati. Da qui l'assunzione di alcuni commentatori che “il Signore” nella frase citata sopra debba significare Cristo [= Gesù] e che l'Odista intese dire di essere stato chiamato un Cristiano secondo Cristo è del tutto gratuita. Il suo significato e la sua intenzione si possono interpretare da Isaia 44:5 :

Questi dirà: Io appartengo al Signore, quegli si chiamerà Giacobbe; altri scriverà sulla mano: Del Signore, e verrà designato con il nome di Israele.


II significato di questo è che, come un membro del popolo eletto, un uomo avrebbe potuto pretendere l'appartenenza a Jahvè per il nome di Giacobbe o di Israele. In linea col suo anti-giudaismo e col suo credo che la congregazione dei santi — non necessariamente ebrei tutti loro — avesse soppiantato la congregazione di Israele nel ruolo del popolo eletto di Dio, lo scrittore sostituisce “il nome del Signore” al posto di “il nome di Giacobbe” o “di Israele”. Il suo motivo per fare l'affermazione che fece era enfatizzare la sua convinzione che non a causa del suo essere un israelita egli apparteneva al Signore; altrimenti non avrebbe dovuto diventare del Signore, egli sarebbe già appartenuto al Signore. Il verso di Isaia non potrebbe essere stato, comunque, il solo incentivo dello scrittore. Nel suo giorno un'importanza davvero grande era attribuita ai nomi, specialmente ai nomi divini, che erano tenuti segreti e ritenuti in possesso di efficacia mistica. Gli egiziani pensavano che ognuno a conoscenza del nome segreto di un dio acquisisse un'influenza su di lui, come se fosse in possesso di una parte del dio stesso. In una preghiera gnostica occorrono le parole “Io conosco il tuo nome”. È evidente da numerosi passi nelle Odi che il loro scrittore in qualche misura condivideva questa visione del potere mistico del nome divino. Per esempio, “Col suo nome ho rivestito l’immortalità”, nell'Ode 15. Il punto della sua considerazione è illustrato ulteriormente da un verso dei Salmi di Salomone (9:17): “Perché tu hai scelto la stirpe di Abramo invece di tutti i gentili hai posto su di noi il tuo nome, Signore”. Qui si dichiara chiaramente che il nome fu dato al popolo perché esso era stato scelto. L'Odista afferma l'esatto opposto, “Noi, se ebrei o gentili , siamo diventati gli eletti per il nome”. Se si potesse concludere — e, come apparirà in seguito, c'è qualche leggera evidenza di ciò — che l'Odista e il Salmista scrissero occasionalmente un verso polemicamente, l'uno contro l'altro, la conclusione aiuterebbe davvero molto a fissare la data approssimata della composizione delle Odi.


NOTE


[8] Mandean Studies, pag. 163.


[9] Cont. om. Haer. I, 21:2.


[10] Ursprung des Gnostizismus, pag. 10.

[11] “Vi sono vari motivi per ritenere che la polemica dello gnosticismo contro l'Antico Testamento e l'ebraismo abbia radici più profonde nella sua prospettiva generale che nei contatti con il cristianesimo”. W. Bousset, Kyrios Christos, pag. 231.

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