domenica 15 ottobre 2017

Un'Analisi delle Origini Cristiane (XLI) — CONCLUSIONE

(segue da qui)

CONCLUSIONE

Cominciamo coll'osservare che lo stato della nostra documentazione sulle origini del cristianesimo è lamentevole. È scomparsa una quantità importante di manoscritti. Solo le vestigia di un grande corpo di letteratura ci rimangono disponibili. A titolo di esempio, si sottolinea ciò che dice Tertulliano (Contro i valentiniani 5). Egli ci dice che la generazione precedente presentava quattro illustri scrittori: Giustino, Milziade, Ireneo, e Proclo. Di Giustino, sopravvive solo un singolo manoscritto. Abbiamo solo un pò di frammenti di Milziade. Ireneo sopravvive solo in una singola traduzione latina. L'opera di Proclo è interamente perduta.
I testi cristiani che studiamo oggi (il Nuovo Testamento e i Padri della Chiesa) furono preceduti e accompagnati nel secondo secolo da una sterminata letteratura apocrifa ed eretica che è stata distrutta; di certo i nostri testi attuali non sono i primi; essi sono stati ripetutamente modificati, espansi, interpolati, e corretti. Essi hanno subito quelle modifiche allo scopo di prestare supporto ad un dogma che ha ricercato una stabilità definitiva, come pure per conferire loro un'aria di dignità. Basti notare i pericoli posti dalla storia del cristianesimo appena ci è spiegata o appena alcuni tentano di ricostruirla.
I materiali che rimangono a nostra disposizione sono più utili per i dettagli che contengono che per l'edificio che sembrano costruire. Per evitare di costruire teorie sulle sabbie mobili di testimonianze auto-referenziali ed errate, dobbiamo evitare due trabocchetti:
a) La tendenza a sovrastimare il valore di ciò che è sopravvissuto, a porre fin troppa importanza a tale e tale formula o a qualche particolare scrittore. 
b) La tendenza a sottostimare l'importanza di opinioni che sono scomparse, che sopravvivono solo in frammenti, o che conosciamo solo attraverso i loro rivali.
Non sta a noi discutere i dogmi cristiani (soprattutto, quelli cattolici); essi sono essenzialmente nulla più che speculazioni metafisiche al servizio di un'ipotesi di esistenza. Che Dio esiste, e che ebbe un figlio nato da una donna mortale che rimase tuttavia vergine, e che questo figlio cancellò i peccati degli uomini attraverso il suo sacrificio — ciò rimane una materia privata tra il suo Dio e i suoi credenti.
Ma se asseriamo che un Gesù così concepito fu un uomo reale che visse sotto Erode e Pilato, e che fu crocifisso a Gerusalemme tra il 29 e il 35 della nostra epoca, la materia diventa storica, pubblica, e aperta al dibattito.
Ora, quest'esistenza umana del Cristo non è supportata da alcuna prova; è contraddetta dai più antichi documenti cristiani e da parte dei vangeli.
Dato lo stato reale della nostra documentazione e in accordo con le considerazioni sopra menzionate, possiamo solo abbozzare un'ipotesi di lavoro basata sui dati seguenti:
La religione cristiana non è basata su eventi, ignoti alla Storia, che avrebbero preso luogo tra il 29 e il 35. Essa ha copiato tradizioni e rituali da sette che esistevano prima di quel tempo.
Il cristianesimo non era nato a Gerusalemme. La Storia non ha nessuna conoscenza di Gesù Cristo.
La cristologia fu stabilita in anticipo rispetto a lui. I naasseni, gli ofiti, i setiani, e i perati furono pre-cristiani.
San Paolo — a differenza del classico individuo che sappiamo — giocò un ruolo maggiore nella fondazione del cristianesimo. Marcione, l'editore delle epistole paoline, è un testimone di quelli inizi.
La persona divina di Chrestos — da cui ricaviamo la nostra parola
“chrétien” — è un'altra traccia. La sua confusione con Christus preparò la strada alla sua assimilazione con l'Unto, ossia il Messia. Quest'evoluzione deve aver richiesto qualche tempo, dal momento che, al tempo di Lattanzio attorno al 280, i pagani stavano ancora chiamando Cristo “Chrestos”.
Ora leggiamo nei nostri testi che il dio di Paolo fu il Cristo; Paolo fu, nel 50-60 circa, l'apostolo dei primi cristiani, che furono dichiarati più tardi eretici dai nuovi giudeo-cristiani. I cristiani di Paolo furono gnostici; il loro dio salvatore non poteva essere stato un uomo; essi stabilirono comunità e chiese per tutto il Medio Oriente (in Asia Minore, Grecia, Alessandria, e Roma, ma non in Palestina).
Quando Gesù appare nella letteratura gnostica e cristiana — non prima del 115 — egli è un dio; egli probabilmente proviene da sette ebraiche non ortodosse, e il suo culto deve essere stato segreto in origine; la Samaria, la Siria, e l'Asia Minore potevano essere state le sue regioni prescelte. Un dio misterico, egli è confuso col Cristo celeste, un divino Eone ed emanazione da Dio il Padre.
Il sincretismo si afferma durante il tempo dei vangeli; [
70] miti degli dèi salvatori si contaminarono reciprocamente tra loro, e nomi sacri si confusero l'un l'altro. La leggenda del dio cristiano rassomiglia a quella di Attis, Adone, Osiride e Mitra. Molti cattolici oggi si rifiutano di ammetterlo, ma i Padri della Chiesa riconobbero questo fatto nonostante la loro disapprovazione. [71]
La leggenda culturale del dio Gesù lo fece parlare e agire come Jahvè, ma nessuno mai credette che Jahvè fosse un uomo. Egli, comunque, è entrato molte volte in relazione con gli esseri umani. Ad altri dèi che discesero tra gli uomini vennero date tombe; come fu con Attis ed Osiride, così fu con Gesù.
Il dio Gesù, sacrificato ritualmente, assunse numerose forme. Egli fu l'agnello sgozzato per la Pasqua, il capro espiatorio, la rossa giovenca, il pesce, il serpente, e l'uomo. Nessuno pensa che Gesù possa essere stato uno di quelli animali; li consideriamo solo come simboli. Perché l'uomo è escluso da questo simbolismo? Con quale prova possiamo isolare una di quelle rappresentazioni e garantire che essa sia la sola che corrisponde alla realtà?
Inoltre, accade lo stesso coi quattro evangelisti. Marco è simboleggiato da un leone, Luca da un bue, Giovanni da un'aquila, e Matteo da un uomo, ma le caratteristiche dell'uomo prevalsero tra i quattro, mentre le immagini di animali che assunsero, al pari  della 
camicia di Nesso, li associano ai quattro arconti cosmici (Ialdabaoth, Iao, Adonai, e Sabaoth) che assicurano la diffusione del vangelo terreno nei quattro punti cardinali. [72]
L'uomo Gesù fu introdotto timidamente nel Nuovo Testamento attorno al 145, e la sua biografia prese forma poco a poco tramite una copiatura da opere della più grande varietà.
Nei vangeli, la sua personalità rimane davvero indistinta, a volte contraddicendosi. Le menzioni occasionali che riguardano il periodo della sua esistenza sono soggette a cautela e non sono basate su alcuna testimonianza storica. Nulla stabilisce che egli visse e morì sotto Ponzio Pilato. I testi ebraici lo collocano tra il 106 e il 79 prima della nostra era e nell'anno 130 dopo. Numerosi personaggi figurano col nome Gesù, e i tratti di parecchi messia gli sono stati indubbiamente attribuiti. Non possediamo una singola “Biografia di Gesù”; abbiamo solo “storie circa Gesù”, zeppe di simboli e allegorie.
Nel 160 circa o più tardi, l'uomo e il dio furono riuniti in un singolo personaggio chiamato Gesù Cristo, una strana creazione che solo i mistici avrebbero potuto trovare e promuovere; strano ma comprensibile quando ricordiamo il dio bifronte Giano e, più vicino a casa, l'aquila a due teste. In effetti, questa concezione andò incontro ad opposizione — da una parte, dagli ebioniti che non credettero nella divinità di Gesù, e dall'altra dagli gnostici che negarono un corpo di carne e sangue.
Gesù Cristo era nato dall'immaginazione di persone pie i quali, cullati dai loro sogni, fecero uso di leggende, visioni, gossip, e perfino di testi storici che essi interpretarono e utilizzarono nella stessa maniera in cui avevano utilizzato le profezie dell'Antico Testamento.
I successivi creatori degli eroi evangelici fecero uso di:
a) opuscoli liturgici da misteri religiosi, collezioni di oracoli divini, detti, profezie, testi arcani, leggende greche, ecc.; 
b) tradizioni orali e pratiche rituali offerte sia da sette gnostiche che da ebrei paganizzati;
c) l'Evangelion e l'Apostolikon di Marcione, come pure testi gnostici; 
d) testi circa la vita e l'attività di Giovanni il Battista e la religione mandea; [73] 
e) opere di Flavio Giuseppe.  
Allo stesso tempo, strettamente parlando, né il cristianesimo e neppure i suoi scritti più antichi provennero dal mondo palestinese; le loro origini devono ricercarsi non solo tra i credi e le pratiche religiose di regioni circostanti (Siria, Asia Minore, e Arabia), ma anche in quelle di Iran e Mesopotamia; in aggiunta, le civiltà di Atene ed Alessandria esercitarono un'influenza considerevole sul cristianesimo nascente. È in gran parte vero che i primi cristiani fossero convertiti tra proseliti precedenti liberati dall'autorità del Tempio di Gerusalemme, [74] ma non dobbiamo dimenticare tutti i pagani delle regioni appena menzionate che praticavano puro sincretismo, erano seguaci delle religioni misteriche, oppure che lessero Filone e altri autori greci.
Non è fuor discussione (come potrebbe sembrare indicare l'epistola agli Ebrei) che la comunità cristiana avesse accolto i resti di sette ebraiche che avevano lasciato la Giudea alla fine del primo secolo oppure dopo il 135 senza alcuna speranza di ritorno, offrendo loro un nuovo sacerdozio e un tabernacolo
“al di fuori del campo”. La presa e distruzione di Gerusalemme fu considerata dagli ebrei la  catastrofe finale. Fu tra il 70 e il 135, e non prima, che accaddero gli eventi della Passione di Israele. Ne risultarono due racconti popolari sulla nascita del Messia al momento della caduta del Tempio. Gli ebrei stavano aspettando l'arrivo sulla terra di un Messia celeste alla fine del mondo. Quando alcuni scoprirono che i loro messia terreni fallirono nei loro obiettivi — in altre parole, che Jahvè non aveva approvato — e che la fine del mondo così spesso annunciata non era arrivata, pensarono che forse il loro Dio volle essere compreso e adorato in un'altra maniera. [75]
Una nuova religione, ancora nella sua fase formativa, si presentò. Al rischio di contaminarsi, spalancò le sue porte a tutti i malcontenti, i diseredati, gli scoraggiati. Diffuse speranza e promise salvezza.
È precisamente l'intrusione delle masse in una religione misterica che permise l'ingresso dell'uomo Gesù in un sistema culturale che originariamente non lo aveva incluso.
In effetti, originariamente il cristianesimo era stato riservato ad iniziati; le sue dottrine erano secrete. 
Si aveva bisogno di orecchi per udire (Matteo 11:15), e allusioni a misteri erano rese pubbliche solo in parabole cosicché vedendo non vedano e udendo non intendano (Luca 8:10). L'iniziato si identificava con la divinità (Galati 2:20; Romani 6:4; Colossesi 2:12); egli danzava attorno alla rappresentazione divina come pure gli eserciti di angeli nel cielo (Clemente di Alessandria, Protreptico ai Greci 12). I rituali di iniziazione cristiana ci sono noti in termini generali.
Origene fece l'osservazione seguente, che va piuttosto lontano:
Andando avanti, dacché egli definisce spesso clandestina la fede cristiana, pure in ciò si deve dire che sbaglia: infatti quasi tutto il mondo conosce il messaggio dei cristiani, ancor più delle dottrine dei filosofi. Chi mai invero non conosce la nascita di Gesù dalla vergine, la sua crocifissione e la sua resurrezione, per molti oggetto di fede, e la promessa del giudizio di Dio, che deve punire con pene commisurate quelli che hanno peccato, mentre assegna ai giusti il giusto premio? Ed è anche vero che il mistero della resurrezione, non essendo compreso, vien deriso con ciance dagli infedeli. Pertanto, dopo quello che ho detto, il voler chiamare clandestina la nostra fede è cosa davvero assurda! Del resto, che vi siano in essa delle idee, le quali trascendono la comune conoscenza, e che non sono al livello della comprensione di molti uomini, questa non è una dote peculiare della sola dottrina cristiana, ma è propria anche dei filosofi, presso i quali una parte della dottrina era essoterica, una parte esoterica… (Contra Celsum, 1:7).
A fronte della marea crescente di neofiti superstiziosi e ignoranti (bambini, donne, schiavi...), gli iniziati persero controllo. La loro religione, spogliata di un'esposizione esoterica, si materializzò tramite una volgarizzazione. Le loro perle di simbolismo furono
gettate davanti ai porci che le calpestarono (Matteo 7:6). La croce di luce e l'albero della vita divennero strumenti di tortura; il dio di vittoria e salvezza cedette ad un uomo percosso e crocifisso per il quale si ricercò e trovò una biografia.
È probabile che la discesa del Cristo divino sulla terra e la sua apparizione a Paolo diventarono, nei vangeli, l'apparizione di quello stesso personaggio alle sante donne e ai discepoli. Innanzitutto, fu scritta la storia degli
“Atti” del dio durante la sua breve permanenza sulla terra e il suo ritorno al cielo. Una volta che la gente credette che egli era stato un uomo che operò miracoli, essi lo ebbero battezzato da Giovanni il Battista, nato da Maria, e adornato di genealogie. La Passione del dio e la sua settimana santa furono trasformate in un processo politico e in una famigerata condanna a morte sul patibolo. Il ritorno al cielo del dio Gesù diventò l'Ascensione dell'uomo resuscitato — una maniera estremamente utile di trattare la scomparsa terrena di un uomo che era ritornato alla vita e che ognuno avrebbe voluto vedere, oppure di un corpo la cui tomba non poteva essere segnalata.
In ultima istanza, il cristianesimo si formò a fianco di un Gesù ondeggiante, molteplice che fu adattato alle più disparate delle sette. La sua esistenza umana è un'illusione, una creazione letteraria di teologi, una creazione che è essa stessa il risultato posteriore di innumerevoli compromessi di adattamento testuale. [
76]
La Chiesa fu costruita indipendentemente da lui. Essa adottò rituali e miti che trasformò pur di creare i suoi sacramenti e derivare il suo dogma.
Così, la nostra conclusione risiede al punto di confluenza e di accordo tra le tre tendenze razionaliste riportate. Quelli che credono nell'esistenza di un uomo di nome Gesù vedranno i tratti umani del dio cristiano che, sebbene essi sono certamente là da trovarsi, sono copiati e non corrispondono ad alcuna realtà storica. Quelli che considerano Gesù un ebreo “ribelle” ammettono che questa figura, abbozzata a malapena nei vangeli, è una contraddizione col Cristo divino ed è incompatibile col fondatore di una religione universalista. Infine, quelli che hanno sostenuto il mito ammettono che la leggenda di un dio è stata abbellita dal grande sforzo e dalla perseveranza degli scribi e dei teologi ossessionati dall'immagine di un Messia terreno.

NOTE

[70] Noi crediamo che nessun vangelo esistette nella sua forma scritta prima di Marcione. Marcione affermò (secondo Adamanzio) che i primi apostoli predicarono senza scrivere, e che i nomi degli evangelisti furono menzogne giudaizzanti.

[71] Giustino (Apol. 66), avendo citato le parole dell'Ultima Cena secondo Luca, aggiunge questa riflessione: I malvagi demoni per imitazione, dissero che tutto ciò avveniva anche nei misteri di Mitra… Questo è confermato da Tertulliano (Prescrizione Contro gli Eretici 11), che scrive che il diavolo imita nei misteri degli idoli, i riti della divina fede e offre da esempio i misteri di Mitra — l'offerta del pane in particolare. Anche Giustino sa (Apol. 54) che i demoni che conoscevano le profezie inventarono un Dioniso, figlio di Zeus, che introduce vino nei suoi misteri e pretende di essere asceso al cielo dopo essere fatto a pezzi e divorato. Nella sua Apologia (21), egli dichiara anche che quando i cristiani parlano della nascita verginale, resurrezione, e ascensione, loro  non stavano portando alcuna novità rispetto a quelli che, presso i pagani, sono chiamati figli di Zeus, e aggiunge che Gesù aveva in comune con Ermes il fatto di essere la Parola e il Messaggero di Dio; e con Asclepio, il fatto di aver guarito malattie. Infine, è logico dire che, se Gesù è la Parola, tutti quelli prima di lui che vissero secondo la Parola furono cristiani, perfino se passarono per atei. Socrate ed Abramo erano cristiani.

[72] Si veda Bulletin Renan, Numero 67, l'articolo su “les Anges”. Inoltre, secondo il Testamento dei Dodici Patriarchi (Neftali 8:4), demoni e bestie selvagge fuggono l'uomo giusto.

[73] V. Stahl, Les Mandéens, Rieder, Paris (19-esima edizione), e Cahier Renan, Numero 10: “Jean le Baptiseur”. La famosa data marcionita della discesa di Cristo sulla terra (anno 15 del regno di Tiberio) è diventata la data della manifestazione di Giovanni il Battista in Luca. Successivamente, il personaggio di Gesù relegò quello di Giovanni al rango di precursore e assunse parte della sua biografia.

[74] Quest'origine spiegherebbe perché una crocifissione ebraica (una condanna a morte seguita da un'ostentazione del cadavere) sarebbe stata ignota a coloro che sapevano solo di una crocifissione romana. In aggiunta, gli Atti (18:24-25 e 19:1-10) sembrano indicare che proseliti ad Efeso avessero abbandonato l'ebraismo e fossero passati al mandeismo di Giovanni il Battista e al montanismo. Paolo si recò alla ricerca di seguaci nelle religioni pagane; egli tenne prediche “nella casa di Tiranno”, dove “casa” significa “tempio” e Tiranno (secondo una suggestione di Léon Herrmann in Cahier Renan Numero 24 su san Paolo) poteva essere stato il dio Uomo. Paolo era anche stato turbato da cerimonie in onore di Artemide, e uno dei suoi compagni si chiamò Artemas. A Listra, egli fu accolto dal sacerdote di Zeus Propolis, che lo prese per Mercurio. Non possiamo comprendere Paolo senza ammettere che egli fu indebitato fino al collo nel sincretismo.

[75] Nel contesto ebraico, il personaggio di Giovanni sembra essere stato in contatto coi discendenti degli “Esseni” del Mar Morto —- un contatto indiretto che poteva esser sopraggiunto nel secondo secolo E.C. tra le rispettive scritture e tradizioni.

[76]  Cahier E. Renan, Numero 28, “Interpolations du Nouveau Testament”, I. Les Epîtres (quarto trimestre, 1960). II. Les Actes (primo trimestre, 1962).
Perché gli ebrei modificarono la loro Bibbia proprio come fecero con le opere pagane? La questione merita un esame. Ricordiamo semplicemente che essi credettero e dissero che Platone fu l'imitatore di Mosè, e che trasformarono la Sibilla romana in un araldo di credenze israelite. Il loro scopo fu conquistare i gentili oppure giustificare la loro religione a quest'ultimi. I redattori di quei testi furono probabilmente ebrei della Diaspora.

Nessun commento: