mercoledì 5 febbraio 2014

Del Gesù che evapora (IV)

Alcuni storicisti sono più cauti degli altri e quindi hanno rinunciato da tempo a recuperare l'essenza del Gesù storico dai vangeli, riducendo l'entità ''Gesù di Nazaret'' ad un'astratta ipotesi di lavoro, che pare funzionare principalmente a causa della sua innata e totale irrilevanza, quasi una sorta di Re Travicello (il cui ''buon governo'', nella omonima favola di Esopo, le Rane impararono ad apprezzare, nonostante l'iniziale insoddisfazione nel dover ubbidire ad un pezzo di legno, dopo aver sperimentato sulla propria pelle la tirannia del crudele Serpente).

E cosa rimarrebbe di Gesù in questa pur rispettabile posizione minimalista storicista?

Solo quelle 3-4 azioni (il numero varia da 3 ad un max di 8, solitamente) che si riservano a Gesù di Nazaret, le quali non starò qui a elencare.
Ovviamente, il dato più ''storico'' di tutti, per queste persone, è la crocifissione romana di Gesù.

Viene citato John P. Meier:
Un tale evento imbarazzante creò un maggior ostacolo alla conversione di ebrei e gentili (vedi, ad esempio, 1 Corinzi 1:23), un ostacolo che la chiesa si struggeva di superare con vari argomenti teologici. L'ultima cosa che la chiesa avrebbe fatto sarebbe stato creare uno scandalo monumentale per il quale doveva inventarsi un'intera apologetica ... Precisamente a causa del fatto innegabile che l'esecuzione di Gesù fu così sconcertante, precisamente perchè sembrava di rendere la fede in questo tipo di messia irragionevole, l'antica chiesa sentì un bisogno dall'inizio di insistere che la morte scandalosa di Gesù fosse ''secondo le Scritture'', che era stata proclamata in anticipo dai profeti dell'AT, e che specifici testi dell'AT sottolinearono addirittura dettagli della passione di Gesù.
Per Carrier, l'esempio della castrazione del dio che muore e risorge Attis basta e avanza per confutare questa pretesa.

 (o di Romolo che si macchia dell'assassinio del fratello Remo, o della regina dei cieli Inanna che viene crocifissa nuda negli inferi). Evidentemente non è solo il cristianesimo, e il cattolicesimo in particolare, a fare affermazioni così scandalose, e a ritenerle vere.

In realtà, l'Antico Testamento predice l'esecuzione del messia. Il profeta Daniele fu esplicito al riguardo e aveva già convinto gli esseni in tal senso.

Questo non esclude la possibilità astratta che i cristiani attinsero alle Scritture dopo il fatto. Ma di certo l'accumulo vertiginoso di passi dell'Antico Testamento per giustificare quel ''fatto'' non ci dà il diritto, da solo, di considerarlo un autentico fatto storico. Se i cristiani fossero già convinti in anticipo che quel ''fatto'' doveva accadere, è altrettanto naturale che avrebbero visto allusioni ad esso dappertutto ed in ogni dove.
(Perfino in Virgilio o in antichi testi induisti, per Giove!)

Non solo Paolo, in 1 Corinzi 15:3-4 non dà alcun segno di ''razionalizzazione post-hoc'' della crocifissione ''secondo le Scritture'', ma, fatto ancor più sconcertante, nella lettera agli Ebrei la morte del Messia è inserita senza timori e tentennamenti di sorta nel quadro di un sacrificio levitico pienamente pre-ordinato, da generare facilmente, proprio in virtù di quella interna coerenza logica così perfetta, una fede nella ''realtà'' di quella morte.

Gli antichi avevano solo due valori di verità, senza compromessi: vero o falso. Ma il ''vero'' comprendeva vari livelli, compreso il favoloso.

Carrier vuole limitarsi qui solo a seminare un serio dubbio nell'affermazione così dogmatica di John P. Meier, non a dimostrare il contrario di quell'affermazione (cosa che farà nel suo prossimo volume).
Infatti se trovare supporto dell'AT post hoc rese questo messaggio ''scandaloso'' un messaggio di successo, trovare quel supporto dell'AT ante hoc sarebbe altrettanto garanzia di successo.
Conclusione: il ragionamento del prete cattolico John P. Meier non è profondo.

E vengo a sapere che i qumraniti, per quanto sia dubbia perfino la loro provenienza da Qumran, avevano già eguagliato il messia con il Servo Sofferente di Isaia 52-53. Se lo fecero gli esseni, non si capisce perchè non avrebbero potuto farlo anche i giudeocristiani.

Una frase suggestiva:
La croce era la maniera standard dell'esecuzione romana per coloro che hanno umiliato se stessi completamente.
E perchè no il Messia non voleva e non doveva farsi umiliare completamente?

(E' singolare che per Roger Parvus questa singola missione del Messia -- morire sulla croce senza farsi riconoscere -- costituiva l'originario vangelo di Paolo e dei Pilastri).

Ho già accennato alla concreta possibilità che, al tempo in cui Roma cercò di assicurarsi, per via militare, la definitiva annessione della Judaea all'impero, l'entità Gesù sia nel frattempo diventata, nei primi vangeli, una figura che incarna, con la sua morte sulla croce, qualcosa di immensamente potente circa il messaggio ebraico in un tempo in cui l'edificio simbolo del giudaismo, il Tempio, viene completamente raso al suolo dai romani.

Personalmente trovo innegabile e irresistibile l'argomento che gli evangelisti volessero calmare da più parti i romani, pur non resistendo alla soverchiante tentazione di far crocifiggere Gesù dai romani, a costo di sollevare tante contraddizioni con quell'operazione. Ma questo non perchè quella crocifissione fu storica.
Perchè, come spiega Carrier:
Il fatto che Marco sta deliberatamente convertendo Gesù in un ''uomo giusto sofferente'' e confezionando la storiella con deliberata ironia sarebbe ragione sufficiente per costruire il racconto come esso è.

IRONIA è la parola chiave, qui. L'IMBARAZZO di vedere il proprio messia fare la fine di un sedicente volgare messianista di turno, un qualunque regulus dei giudei, potrebbe benissimo nascondere, a tutti gli effetti, e alla faccia tanto del Folle Apologeta quanto dello storico moderno più ''cinico e disincantato'', l'IRONIA implicita di chi intravede, a differenza degli ignoranti outsiders (e il vangelo di Marco era per gli insiders), la morte del vero, legittimo Re dei Giudei in persona.  E che Matteo sta ironizzando sulla domanda di Pilato
che farò dunque di Gesù detto Cristo?
(Matteo 27:22)
mi sembra decisamente ovvio, dato che il tizio in questione era per l'autore del vangelo IL Cristo.

L'umiliazione-esecuzione dell'eroe di turno era un ''fatto'' alla moda, non un fatto imbarazzante. Tant'è che appare in numerosi testi ebraici antichi.
Se Marco avesse trovato la croce imbarazzante, avrebbe colorato la sua descrizione al modo che, a detta di John Meier, fecero i tardi evangelisti.
 Ma Marco non aveva bisogno della retorica di un avvocato (tantomeno di un Folle Apologeta), quindi non era veramente imbarazzato dalla sua versione di eventi. Quest'ultima, al contrario,
''...serviva ai suoi obiettivi. Che significa avrebbe servito ai suoi obiettivi se essa fosse vera o fosse falsa.''
Paolo non dice mai che a crocifiggere Gesù furono i romani.
Sembra a tratti consapevole di una esecuzione ebraica:
Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuta maledizione per noi (poichè sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno)
(Galati 3:13)
Questo sarebbe in linea con quanto dice il Talmud a proposito della sorte di uno dei suoi ''Gesù''.

Carrier si spinge audacemente a dire che non è neppure sicuro che gli evangelisti stessero annacquando maldestramente  e goffamente la responsabilità dei romani nell'esecuzione. Perchè non solo il Talmud babilonese, o il successivo vangelo di Pietro, ma perfino i vangeli canonici sembrano a tratti implicare che si trattò realmente di una esecuzione ebraica per blasfemia.

Quindi, in attesa del suo prossimo volume, la saggia conclusione è di dirsi agnostici sulla questione:

1) la deificazione di un uomo realmente crocifisso non ha maggiori probabilità dell'immaginazione di una deità crocifissa.

2) E passare la colpa della morte di Gesù dagli ebrei ai romani (perchè è più eroica e densa di un sinistro significato la pena di morte romana rispetto alla lapidazione) o viceversa, dai romani agli ebrei (per tranquillizzare i romani) è equiprobabile per Carrier.

Mentre mi trovo d'accordo col punto 1, considero piuttosto infelice il suo secondo punto. Francamente, toglierei dai piedi la versione della lapidazione perchè tutto ciò che si deduce dal Talmud e lo si ''legge'' nei vangeli è pura zavorra speculativa. Chiaramente si tratta di un passo falso di Carrier. Curioso che introduce la bislacca idea della possibile lapidazione di Gesù subito dopo aver accennato che:
I vangeli canonici hanno da distorcere la loro storia in una convoluta e implausibile sequenza di eventi solo per far condannare Gesù dai romani e non dai reali ebrei che lo stavano accusando di violare solo leggi ebraiche. Quasi ogni studioso riconosce questa manifesta incoerenza, Alcuni addirittura concludono che la storia può solo essere un nascondere tra le pieghe [il testo originale usa ''whitewash''] cosa fu realmente una esecuzione romana di Gesù per aver tentato un colpo.
(mia enfasi)
Insomma, se da un lato la storia dei vangeli sul perchè Gesù fu crocifisso sembra inverosimile e piena di contraddizioni, e da questo punto di vista forse Carrier non ha bisogno neppure di confutarla perchè cade da sola (basta usare Occam), dall'altro lato la spiegazione prima facie più semplice è proprio quella di un Gesù storico colpevole di sedizione anti-romana e condannato alla croce per questo motivo (anche se questa possibilità è subito soffocata da Carrier in una nota dove cita Dale Allison e altri sulla possibilità che i romani l'avessero erroneamente scambiato per un sedizioso a causa del suo apocalitticismo esasperato, piuttosto spesso il linguaggio ''in codice'' usato dagli zeloti).

Questo conferma il mio sospetto che Carrier sta introducendo la storiella della lapidazione solo per contribuire a seminare il dubbio sull'applicazione del criterio di imbarazzo per legittimare la storicità della crocifissione, e non perchè ci creda veramente.

Ma per quel dubbio, penso sia sufficiente, senza scomodare il Talmud, il contro-esempio della castrazione di Attis, della crocifissione di Inanna e del fraticida Romolo (leggi: la presenza naturale di contraddizioni simili in qualunque religione) e la predizione del Messia morente e umiliato nella letteratura sacra precedente e già resa propria dagli esseni.

Sinceramente Carrier poteva risparmiarsi un errore così infelice, ma il suo scopo iniziale, rendere non valido l'uso del criterio di imbarazzo in quanto non risolutivo nell'inferire la storicità della crocifissione, è stato più che ampiamente raggiunto. Ogni religione concentra infatti il suo messaggio attorno a miti imbarazzanti: il Messia morente sulla croce poteva risultare imbarazzante, ma perchè previsto tale nelle Scritture (e accettato tale dagli esseni), non perchè necessariamente storico.