sabato 31 maggio 2014

Del perchè è leggermente più probabile che Maometto sia esistito, a differenza di Gesù

Ho dato una rapida lettura al libro di Robert Spencer, del 1962, dal titolo inequivocabile: Did Muhammad exist? : an inquiry into Islam's obscure origins.

L'autore è un cattolico conservatore ed è un ''Maometto-miticista'': ritiene più probabile come spiegazione delle origini dell'Islam l'assenza di un'unica figura fondativa riconoscibile con i tratti tipici del Profeta Maometto. 

Ho detto che la mia lettura è stata rapida. Infatti, non avendo la pretesa di esaurire tutto lo stato dell'evidenza, specie se quell'evidenza coinvolge una cultura rispetto alla quale sono del tutto alieno e né sento sinceramente come propria, allora già dall'inizio della lettura sono partito dalla saggia considerazione di non dover o non voler trovare una particolare conferma della tesi dell'autore, dal momento che si richiede un'esperienza specie nelle parti più tecniche del libro, con tanto di strani termini in lingua araba e via dicendo. So benissimo che dal lontano 1962 ne sono passati di anni, è che la posizione del Consensus occidentale, nel caso di Maometto, è quella che prevede un'umbratile figura fondativa di teologo-guerriero, per quanto sia a priori una posizione decisamente minimalista (cosa che non è invece con ben altro stranissimo ''consensus'', quello su ''Gesù di Nazaret'' formato dai ''biblisti'' e dai ''teologi'' del Nuovo Testamento).

Il mio scopo era semmai un altro.
Nell'ipotesi di venire incontro, per puro amore di discussione, con le implicazioni e le premesse dell'autore fin dove voleva arrivare a parare, nel rispetto insomma della classica espressione che si suol dire in questi casi -- ''ammesso e non concesso che tu abbia ragione...'' --,  sarebbe stato legittimo far calare la spada di Damocle sull'ipotesi della storicità di Maometto al punto tale da metterla seriamente in dubbio? Persino dopo che un altro scenario alternativo, più miticista, della genesi dell'Islam venisse riconosciuto nella sua concreta plausibilità?


Insomma, almeno prima facie, ci sarebbero tutti gli elementi per dubitare della storicità di Maometto alla maniera in cui è legittimo dubitare dell'esistenza storica di Gesù di Nazaret?

Prima di rispondere a questa domanda, è bene però indicare quale è il livello preciso o meglio la soglia esatta che l'asticella del dubbio deve superare per poter concludere che non solo una data entità è ignota nella sua vera natura, ma che sia addirittura, molto probabilmente, inesistente o al più dalla dubbia esistenza. Insomma, dove si origina veramente il Dubbio? Unicamente dal mero silenzio? O non piuttosto da qualcos'altro? Qualcosa che conti veramente come evidenza dell'inesistenza di quell'entità?

Un giornalista fece la stessa domanda a Richard Carrier:
Quale aspetto della vita di Gesù e della sua eredità ha convinto Carrier che non è esistito?

 Ed ecco la risposta, la quale avrei potuto dargliela benissimo io senza ancor leggere il libro di Carrier, ma unicamente forte della lettura del libro di Earl Doherty:
I soli attributi dei vangeli che mi indiziavano verso la possibilità della sua non esistenza sono i suoi numerosi elementi mitici, tipici di altri eroi e semidei mitici, ma molto meno comunemente attribuiti a, o scritti di, reali persone storiche. Ma ciò da solo non sarebbe convincente abbastanza.
Il silenzio del record storico destava anche turbamento, e unito al precedente aspetto, il doppio di così. Ma persino quello non sarebbe sufficiente per essere sicuro. Il reale fattore decisivo furono le lettere di Paolo, nelle quali non trovo nessuna reale consapevolezza che Gesù fosse mai qualcos'altro rispetto ad un essere celeste ucciso e resuscitato da poteri celesti e che predica e comunica mediante visioni dal cielo.

“Per esempio, in 1 Corinzi 15:3-8, Paolo dice solamente che le persone lo videro dopo la sua risurrezione... egli non fa alcuna menzione di qualcuno che lo ha visto prima di allora, molto meno che ha camminato con cui o ha imparato sotto di lui.”

Perchè qualcuno, Gesù, Buddha, Maometto sia un mito storicizzato, dunque, e non un essere umano miticizzato, non basta raccogliere tutta l'evidenza di una palese storicizzazione della sua leggenda, ma anche percepire il più possibile chiara evidenza del mito originario. Che quel mito lo abbiamo nel caso di Gesù Richard Carrier ne è certo, e lo dimostrerà nel suo prossimo libro.
Resta da vedere se un mito simile si possa riscontrare nel caso di Maometto. Ed è sulla possibilità di poter riscontrare o meno quell'originaria roccia mitica, dietro il muschio meramente leggendario sopra depositatasi, che in linea di principio mi ha indotto a leggere il libro su Maometto di Spencer. Perchè, se tutto quello che si può trovare è solo un Maometto leggendario, anche se lungi dall'essere quello storico, di certo non può nemmeno essere un valido candidato al Maometto mitico.

Ma andiamo con ordine.


L'epitaffio d'esordio è inquietante, visto il tema trattato.

Dedicato a tutti coloro che non temono di andare dovunque la verità possa condurli


L'impostazione dell'introduzione rivela la serietà dell'autore:
I logici hanno ripetutamente dimostrato che la non esistenza non può essere provata. Quando il filosofo britannico Bertrand Russell una volta asserì che non ci fosse nessun rinoceronte nella sala studio, il suo giovane pupillo austriaco Ludwig Wittgenstein iniziò a guardare sotto le scrivanie, le sedie e i tavoli. Non ne era convinto. La lezione della storia è semplice: Offrire dimostrazione dell'esistenza potrebbe a volte essere difficile, ma provare la non esistenza è semplicemente impossibile.

Nondimeno, è ragionevole avere dubbi sulla storicità di Maometto. Per iniziare, non esistono convincenti tracce archeologiche che confermino la storia tradizionale di Maometto e del primo Islam.

Uno studioso iracheno, Ibn Ishaq (c. 760), ha scritto un libro che è la base di tutte le biografie di Maometto. Se un'analisi del libro di Ibn Ishaq stabilisce che per una qualche ragione non può esser visto come una fonte storica, tutta la conoscenza che possediamo su Maometto evapora. Quando il libro parecchio citato e popolare di Ibn Ishaq risulta essere nient'altro che una pia finzione, dovremo accettare che non è probabile che si possa mai scoprire la verità su Maometto.
Successivamente a Ibn Ishaq, lo stesso Corano sembra come una testimonianza ragionevolmente affidabile su Maometto e la sua carriera. Ma entriamo in difficoltà quando si voglia ricostruire la vita e le dottrine di Maometto dal Corano, infatti il libro come lo conosciamo oggi potrebbe non essere un'autentica riproduzione del testo arabo dettato a Maometto nel primo settimo secolo. Ci sono ragioni per credere che il Corano prese la sua forma attuale non nel settimo secolo ma più tardi o persino molto più tardi. L'alfabeto arabo in cui è scritto il Corano non esisteva ancora nel primo settimo secolo, così è improbabile che i segretari di Maometto, se riportati in vita, sarebbero in grado di riconoscere una moderna edizione del Corano come parte del testo sacro che fu dettato loro in frammenti durante l'esistenza di Maometto -- cioè, se accadde una tale dettatura.
La collezione di tradizioni islamiche note come Hadith formano la terza fonte dalla quale la vita di Maometto potrebbe essere ricostruita. Gli Hadith sono realmente non una fonte ma piuttosto un gruppo di fonti, di diseguale qualità. Alcune tradizioni sono inaffidabili persino secondo l'opinione accademica musulmana. Gli scribi e gli studiosi musulmani accusano alcuni dei trasmettitori di questo materiale di aver fabbricato loro le storie.
È perfettamente possibile fabbricare storie circa persone reali (vedi un qualunque newspaper, o Facebook), ma per formare un quadro della vita di qualcuno così eminente come Maometto, uno piuttosto vorrebbe non fare uso di storie che potrebbero essere state fabbricate.

Questo è il punto di partenza da cui partire. Rigorosamente minimalista. Senza nemmeno fare i troppi rapidi distinguo tra Maometto della Fede e Maometto della Storia, come oportuni preliminari. Dò per buono che l'autore abbia ragione su quanto appena detto.

Ma intanto già servirebbe un pò di cronologia, in un periodo che non mi è altrettanto noto quanto il primo e il secondo secolo (e il lettore potrà facilmente intuirne la ragione):


610: Maometto riceve la sua prima rivelazione del Corano da Allah, attraverso l'angelo Gabriele.
610–632: Maometto riceve periodicamente rivelazioni del Corano.
632: Maometto muore.
632–634: Califfato di Abu Bakr.
632–633: Guerre di Apostasia.
632: Dicembre: Battaglia di Yamama, morte di molti che avevano memorizzato porzioni del Corano; secondo la tradizione islamica, questo fornì l'impeto per la prima collezione  del Corano.
633: Invasione araba dell'Iraq.
634–644: Califfato di Umar.
636–637: Conquista araba di Siria e Palestina.
Tardi anni 630: Un documento cristiano è pubblicato che menziona un anonimo e ancora vivente profeta arabo ''armato di una spada''.
639: Conquista araba di Armenia ed Egitto.
Primi anni 640: Tommaso, un prete cristiano, menziona una battaglia tra bizantini e il  “tayyaye d- Mhmt” a est di Gaza nel 634.
644: Conquista araba della Persia.
644–656: Califfato di Uthman.
Anni 640–650: Una moneta in Palestina porta l'iscrizione ''Maometto'' ma dipinge una figura che impugna una croce.
Anni 650–660: Conquista araba del Nord Africa.
651: Muawiya, governatore della Siria, scrive all'imperatore bizantino Costantino esortandolo a rinnegare Gesù e ad adorare il Dio di Abramo.
653: Uthman colleziona il Corano, standardarizza il suo testo, ne brucia le varianti, e distruibuisce la sua versione a tutte le province islamiche. 
654: Conquista araba di Cipro e Rodi.
656–661: Califfato di Ali
661–680: Califfato di Muawiya
Anni 660/670: Una moneta raffigura Muawiya che impugna una croce provvista di una mezzaluna.
Anni 660/670: Il vescovo armeno Sebeos scrive un racconto semistorico, semileggendario di Mahmet, un predicatore arabo che insegnò al suo popolo ad adorare il Dio di Abramo e che condusse dodicimila ebrei, insieme con gli arabi, ad invadere la Palestina.
662: Uno stabilimento balneare in Palestina è provvisto di una iscrizione ufficiale che menziona Muawiya e porta una croce.
674: Primo Assedio arabo di Costantinopoli.
680: Un cronista anonimo identifica Maometto con il leader dei ''figli di Ismaele'', che Dio ha mandato contro i Persiani ''come la sabbia delle rive del mare''.
680–683: Califfato di Yazid I
Primi anni 680: Monete in apparenza raffiguranti Yazid rappresentano una croce.  
685: Abdullah ibn Az-Zubair, regnante ribelle di Arabia, Iraq, e Iran, fa coniare monete che proclamano Maometto il profeta di Allah.
685–705: Califfato di Abd al-Malik
 690: Il cronista cristiano nestoriano Giovanni bar Penkaye scrive dell'autorità di Maometto e della brutalità degli arabi.
Anni 690: Il vescovo cristiano copto Giovanni di Nikiou fa la prima estesa menzione di ''Musulmani'' (sebbene la più antica edizione disponibile della sua opera data dal 1602 e potrebbe essere stata alterata nella traduzione).
691: Un'iscrizione della Cupola della Roccia dichiara che ''Maometto è il servo di Dio e il Suo messaggero'' e che ''il Messia, Gesù figlio di Maria, fu solo un messaggero di Dio'',  e presenta una sintesi di citazioni del Corano. 
696: Prime monete affiorano che non raffigurano un'immagine del sovrano e rappresentano la confessione islamica di fede (shahada).
690: Stando ad una variante tradizione islamica, Hajjaj ibn Yusuf, governatore dell'Iraq, colleziona il Corano, standardizza il suo testo, ne brucia le varianti, e distruibuisce la sua versione a tutte le province islamiche.
690: Hajjaj ibn Yusuf introduce nell'adorazione della moschea la pratica di leggere estratti del Corano, secondo una più tarda tradizione islamica.
690: Hajjaj ibn Yusuf aggiunge segni diacritici al testo del Corano, permettendo al lettore di distinguere tra varie consonanti arabe e perciò a spiegare il testo. 
711–718: Conquista musulmana della Spagna.
730: Lo scrittore cristiano Giovanni di Damasco riferisce in dettaglio della teologia islamica, e delle sure del Corano, sebbene non del Corano per nome.
732: l'avanzata musulmana nell'Europa occidentale è fermata nella Battaglia di Poitiers
 
750–760: Malik ibn Anas compila la prima collezione di Hadith intorno al 760 Ibn Ishaq colleziona dettagli biografici e pubblica la prima biografia di Maometto.
830–860: Le sei maggiori collezioni di Hadith sono compilate e pubblicate, fornendo un voluminoso dettaglio sui detti e sugli atti di Maometto.

Non posso crederci: dopo solo un secolo esatto dalla morte di Maometto gli arabi sono a stento respinti dai Franchi di Carlo Martello!

Dopo un secolo dalla morte del presunto Gesù di Nazaret invece, il cristianesimo è ancora a malapena riconosciuto a stento da qualche pagano come Plinio il Giovane in Oriente, ma non a Roma da Tacito (essendo il suo riferimento a Cristo molto probabilmente un'interpolazione cristiana successiva).


Parimenti, il tremendo impatto sulla storia di Maometto non in sé stesso fornisce evidenza inconfutabile dell'accuratezza del ritratto che le più antiche fonti islamiche disponibili disegnano di lui. Numerose figure leggendarie o semileggendarie hanno ispirato magnifici raggiungimenti da parte di persone reali. Si necessita solo di considerare, per esempio, la letteratura delle crociate, come la Canzone di Rolando e il Poema di El-Cid, che hanno romanzato figure storiche presentandole come eroi più-che-mai-in-vita, e che a loro volta ispirarono altri guerrieri a nuove imprese di eroismo e coraggio. La grande influenza di Maometto nel fornire l'impeto per una cultura considerevolmente elastica non ha bisogno di dipendere sul suo essere stato una figura storica; una leggenda storica, creduta con fervore, potrebbe spiegare il medesimo effetto.


Idem per Gesù e il Potere della Parabola, titolo di un omonimo ottimo libro di J. D. Crossan.




Le Fonti
Si potrebbe assumere che la prima e principale fonte di informazione circa la vita di Maometto sia il Corano, il testo sacro dell'Islam. Tuttavia quel libro realmente rivela poco circa la vita della figura centrale dell'Islam. In esso Allah di frequente si rivolge al suo profeta e gli comunica quello da dire ai fedeli e agli infedeli. Commentatori e lettori in generale assumono che Maometto sia quello rivolto in quei casi, ma quello - come così tanto altro in questo campo -- non è sicuro.
Il nome di Maometto realmente appare nel Corano solo quattro volte, e in tre di quelle istanze poteva essere usato come un titolo -- il ''prediletto'' o il ''prescelto'' -- piuttosto che un nome proprio. Per contrasto, Mosè è menzionato per nome 136 volte, e Abramo, 79 volte. Persino Faraone è menzionato 74 volte. Nel frattempo, ''profeti di Allah''  (rasul Allah) appare in varie forme 300 volte, e ''profeta''  (nabi), 43 volte. Sono quelli tutti riferimenti a Maometto, il profeta dell'Arabia del settimo secolo? Forse. Certamente sono stati presi come tali dai lettori del Corano attraverso le epoche. Ma anche se lo siano, non ci comunicano quasi nulla circa gli eventi e le circostanze della sua vita. 
In verità, per tutto il Corano non c'è essenzialmente nulla circa questo profeta al di là di insistenti affermazioni del suo status come un emissario di Allah e moniti ai fedeli di obbedirgli. Per tre delle quattro volte che il nome Maometto è menzionato, nulla del tutto è dischiuso sulla sua esistenza.
Il primo delle quattro menzioni di Maometto per nome appare nel terzo capitolo, o sura, del Corano: ''Maometto non è che un profeta; profeti sono venuti prima di lui'' (3:144). Il Corano poco dopo dice che ''il Messia, il figlio di Maria, non è che un profeta; profeti sono venuti prima di lui'' (5:75). Il linguaggio identico potrebbe indicare che in 3:144, Gesù è la figura che è riferita come il ''prediletto'' -- cioè, il maometto.
Nella sura 33 leggiamo che ''Maometto è non il padre di qualcuno dei vostri uomini, ma il Profeta di Dio, e il Sigillo dei Profeti; Dio ha conoscenza di ogni cosa'' (33:40). Questo è quasi certamente un riferimento specifico al profeta dell'Islam e non semplicemente ad una figura profetica a cui si è dato l'epiteto di ''prediletto''. È anche un verso estremamente importante per la teologia islamica: gli studiosi musulmani hanno interpretato lo status di Maometto come ''Sigillo dei Profeti'' a significare che Maometto è l'ultimo dei profeti di Allah e che ognuno che si arroga lo status di profeta dopo Maometto è per forza un falso profeta. Questa dottrina spiega la profonda antipatia, spesso sfociata nella violenza, che l'Islam tradizionale cova ferso posteriori movimenti profetici che sorsero all'interno del milieu islamico, come per esempio i  Baha'i e i Qadiani Ahmadi.
Meno specifico è Corano 47:2: “Ma coloro che credono e compiono atti giusti e credono in quello che è stato inviato a Maometto --- ed è la verità dal loro Signore -- Egli perdonerà i loro atti malvagi, e renderà giusti i loro pensieri''. In questo verso, ''Maometto'' è qualcuno al quale Allah ha offerto rivelazioni, ma questo si potrebbe applicare ad ognuno dei profeti designati del Corano come pure a Maometto in particolare.

Corano 48:29, nel frattempo, probabilmente si riferisce solo al profeta dell'Islam: ''Maometto è il Profeta di Dio, e coloro che sono con lui sono duri contro gli infedeli, pietosi l'un l'altro''. Sebbene il ''prediletto'' qui potrebbe possibilmente riferirsi a qualche altro profeta, il linguaggio ''Maometto è il profeta di Allah'' (Muhammadun rasulu Allahi) all'interno della confessione islamica di fede rende più probabile che 48:29 alluda in particolare al profeta dell'Islam. 
Questa è tutta quanta la misura in cui il Corano procede a menzionare Maometto per nome. Nei numerosi altri riferimenti al messaggero di Dio, questo messaggero non è nominato, è poco è detto circa le sue azioni specifiche. Come risultato, non possiamo rischiarare nulla da quei passaggi circa la biografia di Maometto. E neppure è persino certo, sulla base del testo coranico soltanto, che quei passaggi alludano a Maometto, o fecero così in origine.
 Abbondante dettaglio circa i detti e le azioni di Maometto è contenuto nell'Hadith, le vertiginose collezioni voluminose di tradizioni slamiche che formano la fondamenta della legge islamica.  L'Hadith dettaglia le circostanze della rivelazione di ogni passaggio del Corano. Ma (come vedremo nel prossimo capitolo) c'è abbastanza ragione di credere che il nucleo dell'Hadith circa detti e atti di Maometto risalga a un periodo considerevolmente posteriore alla presunta morte di Maometto nel 632.
Poi c'è la Sira, la biografia del profeta dell'Islam. La più antica biografia di Maometto fu scritta da Ibn Ishaq (773), che scrisse nell'ultima parte dell'ottavo secolo, al meno 125 anni dopo la morte del suo protagonista, in un contesto nel quale materiale leggendario su Maometto stava proliferando. E la biografia di Ibn Ishaq neppure esiste come tale: ci arriva solo in frammenti piuttosto lunghi riprodotti da un cronista addirittura più tardo, Ibn Hisham, e perciò ha preservato sezioni aggiuntive. Altro materiale biografico circa Maometto risale addirittura più tardi. Questo è in sintesi il materiale che provoca il bagliore della ''piena luce della storia'' nel quale Ernest Renan disse che Maometto visse e operò. In realtà, plausibilmente nessuno dei dettagli biografici circa Maometto risalgono al secolo in cui si disse dispiegarsi la sua profetica carriera.





I più Antichi Ricordi di un Profeta Arabo

Tuttavia sicuramente esistono abbondandi menzioni di quest'uomo che visse e operò nella ''piena luce della storia'' in ricordi contemporanei scritti da amici e nemici parimenti. Questo è, almeno, quello che ci si potrebbe aspettare. Dopo tutto, egli unificò le tribù fino ad allora in guerra tra loro dell'Arabia. Egli le sistemò in una macchina da guerra che, solo un pò di anni dopo la sua morrte, sbalordì e spogliò i due grandi imperi dell'epoca, l'impero romano (bizantino) d'Oriente e l'impero persiano, rapidamente espandendosi a spese di entrambi. Sarebbe del tutto ragionevole aspettarsi che cronisti del settimo secolo tra i bizantini e persiani, come pure tra i musulmani, noterebbero la considerevole influenza e le realizzazioni di quest'uomo.
Ma i più antichi ricordi offrono più domande che risposte. Una delle più antiche apparenti menzioni di Maometto proviene da un documento noto come la Doctrina Jacobi, che fu probabilmente scritto da un cristiano in Palestina tra il 634 e il 640 -- cioè, al tempo delle prime conquiste arabe e subito dopo la riportata morte di Maometto nel 632. È scritto in greco dalla prospettiva di un ebreo che sta iniziando a credere che il messia dei cristiani è il vero messia e che ascolta di un altro profeta spuntato in Arabia:

''Quando il candidato [cioè, un membro della guardia imperiale bizantina] fu ucciso dai saraceni [Sarakenoi], io ero a Cesarea e partii su barca alla volta di Sykamina. La gente stava dicendo ''il candidato è stato ucciso'', e noi giudei eravamo ultrafelici. E stavano dicendo che il profeta era apparso, in arrivo coi Saraceni, e che egli stava proclamando l'avvento dell'unto, il Cristo che deve venire. Io, essendo arrivato a Sikamina, mi fermai da un certo anziano ben versato nelle scritture, e gli dissi: ''Cosa puoi dirmi circa il profeta che è apparso coi Saraceni?'' Lui replicò, lamentandosi profondamente: ''Egli è falso, infatti i profeti non giungono armati di una spada. Veramente sono opere di anarchia ad essere commesse oggi e io temo che il primo Cristo ad arrivare, che adorano i cristiani, fosse quello mandato da Dio e noi invece stiamo preparando a ricevere l'Anticristo. In verità, Isaia disse che i giudei avrebbero mantenuto un cuore corrotto e indurito finchè tutta la terra dovesse essere devastata.'' Così, io, Abramo, ho indagato e ascoltato da coloro che lo avevano incontrato che nessuna verità poteva essere trovata nel cosiddetto profeta, solo lo spargimento del sangue degli uomini. Lui dice anche che egli ha le chiavi del paradiso, che è incredibile.''

In questo caso, ''incredibile'' significa ''non credibile''. Una cosa che si può stabilire da questo è che gli invasori arabi che conquistarono la Palestina nel 635 (i ''Saraceni'') vennero a portare nuove di un nuovo profeta, uno che era ''armato di una spada''. Ma nella Doctrina Jacobi questo anonimo profeta è ancora vivo, in marcia con le sue armate, laddove Maometto è supposto essere morto nel 632.  Quel che è più, questo profeta saraceno, invece di proclamare di essere l'ultimo profeta di Allah (si veda Corano 33:40), stava ''proclamando l'avvento dell'unto, il Cristo che deve venire.'' Questo era un riferimento ad un atteso Messia ebreo, non al Gesù Cristo del cristianesimo (Cristo significa ''unto'' o ''Messia'' in greco).
È degno di nota che il Corano raffigura Gesù proclamare l'avvento di una figura che la tradizione islamica identifica con Maometto:
 “O Figli di Israele, io sono veramente un Messaggero di Allah a voi [inviato], per confermare la Torâh che mi ha preceduto, e per annunciarvi un Messaggero che verrà dopo di me, il cui nome sarà "Ahmad''” (61:6). Ahmad è il “prediletto” che la tradizione islamica identifica con Maometto: il nome Ahmad è una variante di Maometto (in quanto condividono la radice di tre lettere h-m-d). Potrebbe essere che la Doctrina Jacobi e il Corano 61:6 entrambi preservino in modi diversi la memoria di una figura profetica che proclamò l'avvento del  “prediletto” o l' “eletto”—ahmad o maometto.
Il profeta descritto nella Doctrina Jacobi   “dice anche che egli ha le chiavi del paradiso,” che, ci è detto,  “è incredibile.” Ma non è solamente incredibile: è anche completamente assente dalla tradizione islamica, che mai raffigura Maometto nella pretesa di custodire le chiavi del paradiso. Gesù, comunque, consegna loro a Pietro nel vangelo di Matteo (16:19), il che potrebbe indicare (insieme con l'essere Gesù quello che proclama l'avvento di ahmad nel Corano  61:6) che la figura che annuncia questo evento escatologico aveva qualche legame con la tradizione islamica, come pure con l'aspettativa messianica dell'ebraismo. Nella misura in cui le ''chiavi del paradiso'' sono più simili alle ''chiavi del regno dei cieli'' di Pietro che a qualcosa del messaggio di Maometto, il profeta nella Doctrina Jacobi sembra più simile ad un millennarista messianico cristiano o dall'influenza cristiana rispetto al profeta dell'Islam come viene dipinto nella canonica letteratura dell'Islam.  

Era Quello Maometto?

Alla luce di tutto questo, può essere detto che la Doctrina Jacobi si riferisce del tutto a Maometto? È difficile immaginare che possa riferirsi a qualcun altro, in quanto i profeti che brandivano la spada di conquista nella Terra Santa -- e le armate che agivano su ispirazione di tali profeti -- erano non saldi al suolo negli anni 630. Le divergenze del documento dalla tradizione islamica riguardante la data della morte di Maometto e il contenuto del suo insegnamento potevano essere comprese semplicemente come le incomprensioni di uno scrittore bizantino che osserva quegli accadimenti da una confortevole distanza, e non come evidenza che Maometto e l'Islam fossero diversi allora da quello che sono ora.

Allo stesso tempo, non esiste un singolo resoconto di qualsiasi tipo datato attorno al tempo della stesura della Doctrina Jacobi che afferma la storia islamica canonica di Maometto e delle origini dell'Islam. Un'altra possibilità è che l'anonimo profeta della Doctrina Jacobi fosse una di numerose di tali figure, alcuni dei cui attributi storici furono più tardi derivati nella figura del profeta dell'Islam sotto il nome di uno di loro, Maometto. In verità, non c'è nulla che risale al tempo delle azioni di Maometto o per un considerevole periodo successivo che ci dice realmente qualcosa circa quello a cui era simile o quello che realizzò.

Dunque la Doctrina Jacobi, nonostante non sia un'interpolazione come lo è invece il Testimonium Flavianum, parla di un profeta anonimo ancora vivo che potrebbe essere il Maometto storico, seppure deceduto quattro-cinque anni prima della scrittura di quel documento.

A me sembra plausibile che dopo soli 4-5 anni dalla morte di Maometto, la memoria di lui ancora viva sia ricordata con misto di inquietudine e ostilità da parte di un ebreo che parla di profeti che ''giungono armati di una spada''.

Spencer comunuqe dice che l'evidenza ci parla di conquiste arabe, non di conquiste musulmane a pieno titolo, nel settimo secolo. Le fonti più antiche della vita di Maometto risalgono all'800 EC -- quasi 200 anni dopo la sua presunta esistenza. Nessuna vita del profeta, nessuna storia, nessun resoconto arabo delle conquiste, nessun commentario del Corano -- poi all'improvviso, tutto d'un tratto, c'è la grande esplosione di tutte quelle cose attorno all'800.

Come spiegare tutto quel silenzio?


La risposta dei folli apologeti islamici è che la loro cultura era solo orale. Che è una non-risposta, perchè dal momento che entri sin dal primo giorno a contatto con società letterarie già altamente avanzate rispetto ai sudici beduini del deserto, sembra davvero strano che nessuno riportò qualcosa su Maometto per allora. I bizantini e i persiani invece ricordarono la cultura che li stava travolgendo. Ma nessun arabo parla delle conquiste arabe della prima ora.

La risposta più probabile è che l'Islam primitivo non è esistito nella forma attuale alla quale siamo soliti pensare. La fede islamica è troppo complessa e sofisticata per essere stata formata da un singolo individuo peraltro impegnato con atti bruti di forza. È semplicemente un Fatto che più che una religione nata in un unico punto originario, l'Islam crebbe via via fagocitando la ''ricchezza culturale'' altrui.

Maometto probabilmente fu solo uno di numerosi profeti arabi del suo giorno. E nemmento tutti gli arabi lo seguirono.

Le conquiste arabe della prima ora non furono affatto ispirate da Maometto, perchè di questo non esiste nessuna prova. È perfino dubbio che quelli arabi sprigionati dalle sabbie dell'Arabia fossero adepti dell'Islam originario. Laddove i romani o i persiani hanno lasciato prove indiscutibili della loro presenza e contaminazione culturale dovunque misero piede, per gli arabi non fu così: non lasciarono la minima traccia della loro appartenenza ad una nuova religione. Addirittura si sparse la leggenda cristiana antisemita che accusava gli ebrei di facilitare le espugnazioni arabe vedendo i primi in combutta con gli invasori perchè sembravano prima facie irriconoscibili quanto a credo professato. Nelle monete coniate dagli arabi non compare nessun'allusione a Maometto. La più antica moschea non fu costruita rivolta di fronte alla Mecca per indirizzarvi colà la preghiera, ma ad Oriente.

Credo allora che la spiegazione più probabile sia quella che vede gli arabi intraprendere le loro conquiste iniziali mossi solo dal semplice desiderio di predominio e per niente affatto dall'impeto religioso, nemmeno dal pensiero di una motivazione religiosa.

Forse alcuni di loro erano seguaci di un profeta Maometto, ma molti altri -- la maggioranza --potrebbero non esserlo stati affatto.

Il Corano, quando parla di Maometto, potrebbe forse neppure alludere all'uomo Maometto fondatore di una religione, ricordando il caso simile delle lettere di Paolo -- le fonti più antiche in assoluto del cristianesimo in nostro possesso -- che probabilmente non alludono ad un Gesù storico vissuto di recente sulla terra ma solo ad un'entità angelica crocifissa nei cieli inferiori. E tuttavia, mentre quest'ultimo aspetto risulta fatale per la storicità di ''Gesù di Nazaret'', non così lo è nel caso di Maometto, in quanto lui potrebbe ancora essere il profeta ''armato di una spada'' di cui parla la Doctrina Jacobi, documento CHE VIENE PRIMA, assai prima, del Corano. Mentre invece le lettere di Paolo, così pieni di evidenza di un Gesù mitico -- e non storico -- precedono le allegorie che parlano di Gesù e le interpolazioni cristiane che vogliono introdurlo a forza nelle testimonianze pagane dell'epoca.
In pratica, Maometto è esistito perchè ha l'equivalente di un ''Flavio Giuseppe'' che parla di lui ancora vivo qualche anno dopo la sua morte (ma nulla vieta di considerare che forse in quel momento Maometto sarebbe stato ancora vivo), cosa che invece non può dirsi altrettanto facilmente di un Gesù storico, il quale non solo è sprovvisto di Testimonia Flaviana anche solo parzialmente autentici (come pure manca del cosiddetto Testimonium Taciteum), ma è addirittura enigmaticamente ignorato dagli stessi cristiani la cui attenzione era rivolta esclusivamente all'angelo Gesù sin dalle origini del culto, offrendo numerose, troppe ragioni per dubitare della sua esistenza sulla terra firma.


Quindi nemmeno mi affanno a considerare le origini
(eventualmente pagane, eventualmente cristiane, eventualmente ebraiche, eventualmente persiane) del Corano: per credere nella storicità di Maometto è sufficiente la Doctrina Jacobi, la più antica fonte indipendente su di lui di cui nessuno ha avanzato anche il solo pensiero che si tratti di un'invenzione musulmana postuma, visto anche il giudizio per nulla tenero verso il profeta ''armato di una spada'', nonostante sia anonimo. Maometto poteva pure non essersi mai chiamato con quel nome e tuttavia, sulla base della Doctrina Jacobi, essere ancora lui all'origine, insieme ad altri profeti ''armati di spada'' come lui, delle conquiste arabe, e successivamente diventare volente o nolente la calamita (e strumento politico) capace di attrarre (ma non per sua volontà e neppure a causa della sua azione) tutto il mito costruitogli attorno, una intera Non-Vita che eclissasse per l'eternità la precedente -- e tanto più reale -- vita dell'uomo che si chiamava, o fu solo dopo chiamato, ''Maometto''. Si noti che di Gesù non posso dire la stessa cosa, perchè Paolo, la nostra prima fonte su di lui, per ''Cristo Gesù'' intende sempre e solo univocamente il suo angelo, e dunque se quell'angelo Gesù non fosse mai sceso sulla terra firma di recente per Paolo, vorrebbe dire che qualunque Non-Vita avesse ottenuto in seguito, estrapolata magari parzialmente da reali personaggi storici, non lo avrebbe reso più ''storico'' di prima, ma di certo sarebbe sicuramente servita a storicizzarlo più facilmente agli occhi dei cristiani prima, e di tutti gli altri abitanti dell'Impero dopo.


Tutto il resto è pura leggenda islamica avviluppatasi vertiginosamente attorno, ad altezze sconsiderate e colossali, nel giro di pochi anni ma dopo duecento anni dall'esistenza di Maometto.


Solo che sarebbe un'immagine altamente sbiadita di Maometto, al limite della quasi più totale evanescenza, col paradossale risultato che sappiamo più di un sedizioso zelota ebreo del I secolo schiacciato all'istante dalla repressione romana che dell'uomo che, lungi dall'essere il fondatore dell'Islam, non dell'Islam ma dell'espansione araba della prima ora fu meramente all'origine insieme ad altri profeti-guerrieri arabi del medesimo stampo, in nulla distinguendosi da loro se non nelle fantasie postume dei raccontastorie islamici (allorchè perfino i detti del Corano gli vennero in seguito attribuiti).


In breve, la perdita di dettaglio confermante nel record storico, il tardo sviluppo di materiale biografico circa il profeta islamico, l'atmosfera di faziosità politica e religiosa nel quale si è sviluppato quel materiale, e molto altro suggeriscono che il Maometto della tradizione islamica non è esistito, oppure se è esistito, fu sostanzialmente diverso da come quella tradizione lo dipinge.
Come fare senso di tutto questo? Se le forze arabe che conquistarono così vasto territorio ai primordi degli anni 630 non furono galvanizzate dagli insegnamenti di un nuovo profeta e dalla parola divina da lui trasmessa, come sorse del tutto il carattere islamico del loro impero? Se Maometto non è esistito, perchè fu mai considerato necessario inventarlo?
Ogni risposta a quelle domande saranno per necessità ipotetiche -- ma alla luce dei fatti di cui sopra, così pure lo è la descrizione canonica delle origini dell'Islam.


La Creazione dell'Eroe
Il fatto immutabile in tutta questa discussione è l'Impero Arabo. Le conquiste arabe (qualsiasi cosa potrebbero averle provocate) e l'impero da esse prodotto sono materia di testimonianza storica. Alcuni storici hanno minimizzato l'aspetto militare delle conquiste arabe, obiettando che i bizantini erano esausti dopo aver protratto guerre con i persiani e semplicemente si ritirarono dall'area, lasciando un vuoto che colmarono gli arabi. Quello potrebbe essere vero ad una certa misura, ma ad ogni caso, il risultato fu lo stesso: gli arabi costruirono un potentissimo impero.

Ogni impero dell'epoca era ancorato ad una teologia politica. I romani conquistarono numerose nazioni e le unificarono per mezzo della venerazione degli dei greco-romani. Questo paganesimo greco-romano fu più tardi soppiantato dal cristianesimo. Le controversie cristologiche dell'antica chiesa minacciarono di fare a brandelli l'impero, a tal punto che gli imperatori neoconvertiti si sentirono indotti ad introdursi negli affari ecclesiastici. Definirono i primi concili ecumenici principalmente allo scopo di assicurare unità all'interno dell'impero, e la cristologia dei primi quattro concili divenne così strettamente identificata con l'impero d'Oriente che opporsi all'una significava essenzialmente opporsi all'altro. Molti dei gruppi cristiani che i concili ecumenici considerarono eretici lasciarono l'impero.
Il regno della teologia politica, allora, offre la più plausibile spiegazione per la creazione dell'Islam, di Maometto, e del Corano. L'Impero arabo controllava e necessitava di unificare vaste porzioni di territorio dove prevalevano diverse religioni. L'Arabia, la Siria,  e altre terre prima conquistare dagli arabi ospitavano numerosi gruppi cristiani, come per esempio i Nestoriani e i Giacobiti, che erano fuggiti dall'impero bizantino dopo che i concili ecumenici giudicarono eretiche le loro idee. La Persia, nel frattempo, ospitava gli zoroastriani. Quei monoteisti possedevano una teologia imperiale -- cioè, una convinzione che una religione comune unifhcerebbe un impero di diverse nazionalità -- simile a quella dei romani e in qualche misura persino da essa derivata. Quest'influenza era comprensibile, dato che l'imperatore persiano Cosroe aveva trascorso del tempo a Costantinopoli e sposò due donne cristiane.
Ma all'inizio, l'Impero arabo non aveva una teologia politica adatta a competere con quele che sostituì e a consolidare le sue conquiste. I più antichi governatori arabi sembrano essere stati aderenti dell'Agarismo, una religione monoteistica incentrata attorno ad Abramo e Ismaele. Essi disapprovarono le dottrine cristiane della Trinità e la divinità di Cristo -- da qui la lettera di Muawiya all'imperatore bizantino Costantino, esortandolo a ''rinnegare questo Gesù e convertirsi al grande Dio che io servo, il Dio del nostro padre Abramo''.
 Questo movimento monoteistico inclusivo vide sé stesso nell'atto di comprendere le vere forme dei due grandi movimenti monoteistici precedenti, l'ebraismo e il cristianesimo. Tracce di questa prospettiva affiorano nel Corano, ad esempio quando Allah rimprovera gli ebrei e i cristiani per disputarsi Abramo, il quale non fu né un ebreo e neppure un cristiano ma un hanif musulmano -- nel vocabolario coranico, un monoteista pre-islamico (3:64-67). Nella sua forma più antica, l'islam fu probabilmente assai più positivo verso entrambi il cristianesimo e l'ebraismo di quanto lo divenne più tardi. Evidenza di quest'apertura può essere ritrovata nelle croci sulle prime monete arabe e iscrizioni dei califfi, e anche nelle indicazioni provenienti dalla letteratura avversaria che il profeta arabo stava facendo causa comune con gli ebrei. Un Islam primitivo che contava tra le sue fila ebrei e cristiani poteva aiutare a spiegare il passo del Corano che promette salvezza a vari gruppi: ''In verità coloro che credono, siano essi giudei, nazareni o sabei, tutti coloro che credono in Allah e nell'Ultimo Giorno e compiono il bene riceveranno il compenso presso il loro Signore. Non avranno nulla da temere e non saranno afflitti.'' (2:62).


Dal monoteismo a Maometto

Questo monoteismo abramitico, concependo Cristo come il servo di Allah e il suo mesaggero, probabilmente raggiunse la sua apoteosi nel 691 nelle iscrizioni della Cupola della Roccia di Abd al-Malik, che poteva ben riferirsi a Gesù. Durante lo stesso periodo, la religione nascente iniziò a prender forma come un'entità di suo proprio diritto -- un'entità esplicitamente, persino provocatoriamente, araba. Gli aspetti specifici che emersero si avvilupparono attorno alla persona del ''prediletto'', Maometto, un profeta arabo che potrebbe aver vissuto decenni prima e le cui parole e azioni erano già avvolte nelle nebbie della storia.
I dati storici circa questo Maometto erano sparsi e contradditori, ma ci fu di sicuro del rozzo materiale attorno al quale una leggenda poteva costruirsi. Ci fu un misterioso profeta arabo al quale allude la Doctrina Jacobi, i cui detti e atti in qualche modo ricordano alcuni dei profeti dell'Islam e si differenziano fortemente da loro in modi importanti. Ci fu il Mhmt a cui Tommaso il prete cristiano allude negli anni 640, i cui Taiyaye stavano guerreggiando con i bizantini. Ci fu il Maometto delle monete recanti la croce coniate nei primi anni delle conquiste arabe. Questo ''Maometto'' allude ad una persona reale che porta quel nome, i cui atti sono perduti, o si trattava di un titolo per Gesù, o alludeva o qualcuno o qualcos'altro insieme? La risposta a quella domanda non è nota.
Qualunque sia il caso, i documenti chiariscono che verso la fine del settimo secolo e l'inizio dell'ottavo, gli Omayyadi iniziarono a parlare molto più nello specifico circa l'Islam, il suo profeta, ed infine il suo libro. L'insistente asserzione della Cupola della Roccia che il ''prediletto'' fu solo il profeta di Allah e non un essere divino condusse per sé stessa felicemente alla creazione di una figura totalmente nuova distinta da Gesù: un profeta umano che giunse con il messaggio definitivo del supremo Dio.
Maometto, se non era esistito, o se non fossero note le sue reali parole, certamente ssarebbe stato politicamente utile al nuovo Impero arabo come un eroe leggendario. L'impero stava crescendo rapidamente, presto rivaleggiando con gli imperi bizantino e persiano per dimensione e potenza. Aveva bisogno di una religione comune -- una teologia politica che fornisse le fondamenta all'unità dell'impero e assicurasse fedeltà allo stato.
Questo nuovo profeta doveva essere un arabo, vivente nel profondo dell'Arabia. Se fosse venuto da qualche altra parte entro il territorio del nuovo impero, quel luogo avrebbe potuto reclamare uno status speciale e avrebbe premuto per ottenere potere politico su quella base. Maometto, significativamente, è detto di esser proveniente dalla regione centrale dell'impero, non dai confini.
Egli doveva essere un profeta guerriero, infatti il nuovo impero era aggressivamente espansionistico. Dare a quelle conquiste una giustificazione teologica -- come la dottrina e l'esempio di Maometto offrono -- le metterebbe al riparo da ogni critica.
 Questo profeta necessiterebbe anche di una sacra scrittura per rivestirlo di autorità. Molto del Corano mostra segni di esser stato copiato dalle tradizioni ebraiche e cristiane, suggerendo che i fondatori dell'Islam mdoellarono la sua scrittura da materiale esistente. In quanto arabi, i conquistatori vollero stabilire il loro impero con elementi arabi al suo centro: un profeta arabo e una rivelazione araba. La nuova scrittura quindi aveva bisogno di essere scritta in arabo al fine di servire come le fondamenta di un Impero arabo. Ma non possedeva la tradizione di un'estesa letteratura araba da cui derivare.  Abd al-Malik e i suoi successori califfi Omayyadi non erano neppure concentrati in Arabia a quel momento; la loro conquista li aveva portati a Damasco. Non è forse una coincidenza che il Corano tradisce numerose influenze siriane. Questa scrittura araba contiene numerosi elementi non-arabi e totali incoerenze. 

Nonostante il Corano decreta furiosi moniti di giudizio e divine esortazioni alla guerra e al martirio che sarebbero state utili per un impero in espansione, lascia la figura di Maometto, il ''prediletto'', nel caso migliore appena abbozzata. Investendo Maometto di uno status profetico e innalzandolo come l'''esempio eccellente'' di condotta per i musulmani (33:21), il Corano innescò una brama di sapere cosa disse e fece veramente.
Quindi un più vasto corpo di tradizioni che disegnano il quadro di questo profeta sarebbe stato necessario, non solo come materia di pio interesse ma anche per formulare la legge islamica.

 La reale proliferazione di materiale circa le parole e gli atti di Maometto apparentemente iniziò nel tardo periodo Omayyade ma raggiunse il suo  apice durante il califfato abbaside. Gli  Abbasidi sostituirono gli Omayyadi nel 750; le colossali collezioni canoniche Hadith furono tutte compilate nei primi del nono secolo. Gli Hadith circa Maometto, come abbiamo visto, furono fabbricati a dozzine al fine di favorire una posizione politica o un'altra. Gli Omayyadi crearono hadith di Maometto che racconta cose negative sul conto degli Abbasidi; gli Abbasidi svilupparono hadith in cui Maometto diceva esattamente l'opposto. Gli Sciiti scrissero hadith di loro pugno per favorire il loro campione, Ali ibn Abi Talib.


Gli Abbasidi emersero come il partito dominante, e senza sorpresa il nucleo delle tradizioni che sopravvivono al giorno presente riflette una luce favorevole su di loro. Numerosi hadith denunciano gli Omayyadi per la loro non-religione. Ma il desiderio di descrivere in una cattiva luce i loro rivali non sarebbe stata la sola motivazione per gli Abbasidi. Loro avevano anche bisogno di convincere il popolo che quelle storie circa il profeta dell'Islam e la sua nuova religione erano realmente non nuove del tutto. Come spiegare la rapida apparizione di racconti di quel che si supponeva fosse accaduto in Arabia ben oltre un secolo prima? Come spiegare il fatto che i padri e i padri dei padri non avevano trasmesso le storie di questo grande profeta guerriero e il suo mirabile libro divino?
La risposta fu di incolpare gi Omayyadi. Essi erano non pii. Essi erano non religiosi. Sebbene erano i figli e gli immediati eredi di coloro che avevano conosciuto Maometto, essi erano indifferenti a quest'eredità e lasciarono cadere a lato il grande messaggio del Sigillo dei Profeti. Ora gli Abbasidi erano sopraggiunti e -- Mometto è emerso! Le sue dottrine sarebbero state insegnate per tutto l'impero. Il suo Corano avrebbe risuonato da ogni moschea. I suoi fedeli sarebbero stati chiamati a pregare da ogni minareto.
La tarda apparizione del materiale biografico circa Maometto, il fatto che nessuno avesse udito o sentito di Maometto per decenni dopo l'inizio delle conquiste arabe, i cambiamenti nella religione dell'Impero arabo, le incoerenze nel Corano -- tutto questo ha bisogno di essere spiegato.
Gli hadith che accollano vergogna sugli Omayyadi aiutarono, ma altre spiegazioni sarebbero state necessarie, pure. Una giustificazione comune emerse negli hadith: fu tutto parte del piano divino. Allah indusse persino Maometto a dimenticare porzioni del Corano. Lasciò la collezione di quel libro divino alle persone che persero parti di esso -- da qui la sua tarda edizione e l'esistenza di varianti. Era tutto nel suo piano e quindi non avrebbe dovuto disturbare la fede dei pii.



Spiegare una Religione Politica
Questa ricostruzione di eventi ha una buona ragione per essere accettata. Essa spiega il curioso silenzio dei primi conquistatori arabi, e di coloro che conquistarono, circa Maometto e il Corano. Spiega perchè i più antichi documenti esistenti del profeta arabo parlano di una figura che mostrò qualche parentela sia con l'ebraismo che con il cristianesimo, contrariamente alla descrizione di Maometto nei testi canonici islamici. Spiega perchè la tradizione araba parla del Corano come del libro perfetto ed eterno di Allah mentre nel contempo dipinge la perdita quasi casuale di significative porzioni del testo sacro. Spiega perchè l'Islam, il presunto impeto alle conquiste arabe, fa un così tardo arrivo sulla scena.
Questo scenario spiega anche perchè l'Islam sviluppò come tale una religione profondamente politica. Per sua natura, l'Islam è una fede politica: il regno divino è per davvero in gran parte di questo mondo, con la collera e il giudizio di Dio da attendere non solo nella prossima vita ma anche in questa vita, per essere consegnata dai fedeli.
Nel considerare i suoi adepti come gli strumenti della giustizia divina sulla terra, l'Islam si diparte dai suoi precursori abramitici. Questa divergenza poteva riflettere le circostanze delle origini dell'Islam: laddove il cristianesimo iniziò come un costrutto principalmente spirituale e ottenne potere mondiale solamente molto più tardi (costringendo i suoi aderenti a venire alle prese con la relazione tra i domini spirituale e temporale), l'Islam fu non apologeticamente mondiale e politico fin dai primordi.

I componenti politici, e in verità militari e imperiali, sono intrinsechi alla fede islamica, e sono evidenti dai più antichi documenti. Gli imperativi politici sorsero dagli imperativi spirituali della fede, o fu viceversa il contrario? Lo scenario alternativo che abbiamo considerato spiega la natura unicamente politica dell'Islam suggerendo che l'impero venne prima e la teologia venne più tardi. In questa ricostruzione, le proposizioni spirituali che l'Islam offre erano elaborate al fine di giustificare e perpetuare l'entità politica che le aveva generate.

Maometto è esistito? Come un profeta degli arabi che insegnò un monoteismo vagamente definito, potrebbe essere esistito. Ma al di là di quello, la storia della sua vita è perduta nelle nebbie della leggenda, come quelle di Robin Hood e di Macbeth. Come il profeta dell'Islam, che ricevette (o persino pretese di ricevere) la perfetta copia del perfetto libro eterno dal supremo Dio, Maometto quasi certamente non è esistito. Ci sono molti, troppi buchi, molti, troppi silenzi, numerosi, molti aspetti del record storico che semplicemente non si accordano, e né possono fatti accordare, con il racconto tradizionale del profeta arabo che insegna il suo Corano, galvanizzando i suoi seguaci a tale misura che essi dilagarono e conquistarono una buona fetta del mondo.


 Un'accurata investigazione almeno una cosa rende chiara: I dettagli della vita di Maometto che sono stati preservati in quanto canonici -- che lui unificò l'Arabia con la forza delle armi, concluse alleanze, sposò mogli, legiferò per la sua comunità, e fece così molto altro -- sono una creazione di fermenti politici che risalgono molto dopo il tempo in cui lui si presume di aver vissuto. In modo simile, i documenti indicano fortemente che il Corano non è esistito fino a molto tempo dopo in cui fu creduto di essere stato consegnato al profeta dell'Islam.

Alla luce di quest'evidenza, c'è una forte ragione per concludere che Maometto il profeta di Allah venne in esistenza solo dopo che l'impero Arabo si fosse stabilmente consolidato e guardandosi attorno per una teologia politica in grado di ancorarlo e unificarlo. Maometto e il Corano cementificarono il potere del califfato omayyade e poi quello del califfato abbaside.  Quella è la spiegazione più persuasiva del perchè furono creati del tutto. E una volta che le leggende di Maometto iniziarono a venir elaborate, la sua storia prese vita di suo proprio: Una leggenda generò un'altra, nella misura in cui la gente bramava sapere cosa disse il loro profeta e cosa fece riguardo questioni che assillavano loro. Una volta che fu sintetizzato Maometto, non poteva più essere rimosso. Una pia leggenda fabbricata per obiettivi politici condurebbe ad un'altra, e poi ad un'altra ancora, per riempire i buchi e risolvere anomalie nella prima; poi quelle nuove storie condurrebbero a loro volta a storie ancor più nuove, finchè finalmente i fedeli musulmani furono in grado di colmare carriole di volumi di hadith, come è il caso tutt'oggi.

(mia enfasi e mia libera traduzione)