mercoledì 27 agosto 2014

Della mia Recensione di Mark, Canonizer of Paul di Tom Dykstra (I)

Ho iniziato una nuova lettura: Mark, Canonizer of Paul, A New Look at Intertextuality in Mark's Gospel (OCABS Press, 2012), di Tom Dykstra.
Un'ottima recensione di Neil Godfrey - quella che poi mi ha convinto a procurarmi il libro - si può trovare qui.
Questo invece è il blog dell'autore.

Che lo stesso accademico miticista Thomas L. Brodie in persona abbia dato un così positivo commento del libro non può essere che una garanzia di qualità e un ulteriore invito alla sua lettura:

 “For over 150 years the idea that Mark used the Pauline epistles has been recurring in New Testament research. Now in the work of Tom Dykstra, wide-ranging work and thoughtful, the truth of that idea emerges with a clarity it never had before. The result is to give a fresh sense of the origin and nature of Mark, of all the New Testament books, and of the quest for history.”

La mia intenzione però è di darne una recensione capitolo per capitolo.
Di nuovo, preciso che non sono un esperto. Voglio però provare a mani nude a vedere che caso pro storicità può fare questo studioso indirettamente (provare la storicità di Gesù infatti non è il suo scopo primario in quel libro) alla luce della sua fredda analisi della profonda dipendenza letteraria esistente tra il vangelo di Marco e le lettere di Paolo.
Un difetto degli storicisti - e questo autore lo è - è da sempre quello di celare i loro argomenti a favore di un Gesù storico nei libri dove quell'assunzione è spesso fatta gratuitamente (con tutti gli errori che comporta). Si tratta chiaramente di un segno di debolezza (hanno paura a confrontarsi direttamente con Richard Carrier magari, specie dopo l'uscita del poderoso volume di quest'ultimo, di cui ecco la mia recensione) ma anche di una sorta di 'disperato' messaggio in codice che si può riassumere così: la storicità di Gesù la puoi solo percepire, senza mai riuscire a provarla veramente, nemmeno implicitamente. Il problema con questo tipo di ragionamento sorge quando nemmeno più la tua mera ''percezione'' ti dice qualcosa su di lui. E allora ti accorgi della sua assenza. Con tua somma sorpresa.

 Ma veniamo alla recensione del primo capitolo.


Si parla del vangelo di Marco.

Si annuncia che si vuole parlare del vangelo di Gesù, il SUO vangelo.

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
(Marco 1:1)

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
(Marco 1:14-15)

Ma quella promessa è puntualmente disattesa.

Per trovarvi, al suo posto, qualcos'altro.

Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
(Marco 1:21-22)

Pardon? Di quale insegnamento si trattava?

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
(Marco 1:27)

Come? Quale insegnamento ''nuovo''?
Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
(Marco 1:38)

Se sei venuto per questo, perchè non dici qual è il tuo insegnamento?
e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
(Marco 2:2)

Scusa, ma quale Parola? Non lo dici?
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?
(Marco 6:2)

Ma di quale sapienza stanno parlando?
Cosa insegnò in sinagoga? Silenzio assoluto.



Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
(Marco 6:34)

Quali sono queste molte cose? Perchè non le dici?
Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
(Marco 10:1)

Tanto ''solito fare'' che non dice neppure cos'era che insegnava loro. Nemmeno una parola.
Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. ...
(Marco 4:1-3)

Finalmente sputi il rospo! Ma aspetta, ancora non dici nulla del tuo insegnamento. Ma solo parabole, parabole, parabole... E soprattutto, non dici quello in cui devono credere i tuoi ascoltatori, ma solo quello che succede quando credono o meno. Ancora una volta, rimango all'oscuro del tuo insegnamento. Non so nulla del tuo messaggio. Nessuna parola del vangelo di Gesù pronunciata in un ''vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio''!!!


E il resto delle parabole di Gesù è simile:
si soffermano sulle conseguenze della fede e della non-fede di chi ascolta, ma mai - dico, mai! - illustrano quale fosse l'oggetto di tale fede.



E tutto questo silenzio sul vangelo a dispetto - quasi sfacciatamente - del proposito apparentemente sincero di volerlo manifestare a tutto e a tutti:
Diceva loro: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
(Marco 4:21-23)



A volte l'eccezione che conferma la regola:
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
(Marco 7:14-15)

Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

(Marco 12:38-40)

E questo sarebbe la ''sapienza'' di ''come uno che ha autorità'' ??? Stento a crederci. Riflettono chiaramente disposizioni, dispute, grane e controversie della chiesa successiva. Non di Gesù.

Il cui vangelo non viene mai enunciato.


Finalmente qualcuno più intelligente degli altri se ne accorge e rompe il silenzio, trovando un modo di avvicinare Gesù per chiedergli a chiare lettere cosa diavolo insegna di così importante:

Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».
(Marco 10:17-21)

Pardon??? Ho sentito bene? ''Tu conosci i comandamenti'' ??!?! Questo sarebbe l'insegnamento fatto ''con grande autorità''?

E per fortuna che il tizio se ne accorge:  «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Dunque, qual è la novità dell'insegnamento di Gesù? Qual è, di grazia, il ''vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio''?

Ancora una volta, solo una mera prescrizione su ciò che si deve fare: seguire Gesù. Non una parola sul suo vangelo. Zero assoluto.



In altre parole, Gesù stesso risponde dicendo che lui non ha nulla da dire. Lui può solo rimandare il suo postulante all'Antico Testamento. Che cosa allora è questo ''nuovo'' vangelo che sta predicando tutto il tempo?
(pag. 19, mia libera traduzione e mia enfasi)

Marco non vuole dirci nulla del vangelo di Gesù.
Per lui conta solo l'ordalia e la morte di Gesù. Nemmeno la risurrezione conta, per lui, tant'è vero che nemmeno la descrive.



Con questi inquietanti interrogativi si conclude il primo capitolo:

La conclusione che l'evangelista non aveva nessun interesse nel veicolare qualche insegnamento che si originò con Gesù necessita di una lunga serie di domande. Erano gli insegnamenti di Gesù assenti del tutto anche dalle fonti disponibili a Marco? Se così, perchè? Se erano disponibili tradizioni su cosa insegnò Gesù, perchè Marco le ignorò? E perchè, allora, scrisse il suo vangelo? Forse che egli considerò più importanti la crocifissione e la risurrezione, ma allora perchè enfatizzò l'importanza dell'insegnamento di Gesù, e perchè lasciò fuori un racconto del risorto Cristo?
(pag. 20, mia libera traduzione e mia enfasi)

Inutile far notare come quello strano, sorprendente silenzio sull'insegnamento di Gesù è incredibilmente atteso al 100% nell'ipotesi che Gesù non avesse mai calcato il suolo terrestre, se non come mero avatar del Gesù mitico celeste. E che dunque, di lui e del suo vangelo, ''il vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio'', non c'era niente da ricordare.