martedì 21 ottobre 2014

Del perchè Marcione è la ragion d'ESSERE di Luca (III)

Interrompendo per un attimo l'assidua lettura di Christ's Resurrection in Early Christianity di Markus Vinzent, l'attenzione si è soffermata su un articolo accademico del prof Matthias Klinghardt del 2008, titolato

The Marcionite Gospel and the Synoptic Gospel: A New Suggestion

Sapevo già in realtà dell'esistenza dell'articolo suddetto e del suo sommario, ma sull'onda della riscoperta di Marcione, e dell'ultima più recente pubblicazione dello stesso Klinghardt (che aihmè non potrò mai leggere fino a quando rimane in un per me incomprensibile tedesco), il massimo che potrò fare al momento è leggere attentamente il suo articolo, non mancando di notare con stupore come l'iniziale incertezza e cautela di allora dell'autore si siano a quanto pare mutate in estrema confidenza e certezza nella priorità del Vangelo di Marcione rispetto a tutti gli altri vangeli canonici (compreso Marco), convergendo sostanzialmente, come piccolo effetto collaterale, con la stessa conclusione del prof Vinzent: il Vangelo di Marcione è il vangelo più antico.


Quest'ultima loro così drastica conclusione (che, come ho già spiegato, riprende una tesi che fu per prima annunciata dal miticista Couchoud) mi spinge a riconsiderare il vangelo di Luca e la sua relazione a Marcione, di contro all'iniziale indifferenza su chi dei due precedeva chi in virtù della mia personale forte convinzione, sulla base della lettura letteralista che il proto-cattolico autore di Luca-Atti vuole imporre a priori del suo vangelo (nonchè del suo palese anti-marcionismo), che c'era ragione sufficiente per collocare Luca-Atti nel II secolo inoltrato, non importa se prima o dopo l'ingresso sulla scena del Vangelo di Marcione, senza che ciò avesse da provocare ripercussioni sulla datazione tradizionale dei più antichi vangeli Marco e Matteo (prima facie più visibilmente allegorici e meno sfacciatamente letteralisti di Luca e Giovanni) nel I secolo.

L'autore dell'articolo dunque comincia nel riepilogare i due paradigmi finora prevalenti, 2DH (acronimo di ''Two-Documents hypothesis'') e MwQH (acronimo di ''Markan priority withouth Q''), anche se io sono d'accordo con Richard Carrier (e Mark Goodacre) che in realtà il secondo paradigma è decisamente più probabile del primo.


2DH prevede Marco prima, seguito da due indipendenti Luca e Matteo i quali, oltre ad aver ben in vista Marco ed un'ipotetica fonte Q, non si conoscono reciprocamente salvo in rarissimi (e a detta degli apologeti più tenaci di questo irrazionale paradigma) ''trascurabili'' casi.

MwQH prevede invece il decisamente più semplice:

Marco-->Matteo-->Luca

Quanto al ridicolo vangelo di Giovanni, chiaramente esso dipende dai sinottici in tutti i paradigmi qui considerati, dunque sono folli apologeti cristiani chi lo ritiene una fonte indipendente.

Fin qui ho descritto le mie assunzioni prima di leggere l'articolo.

Colpisce innanzitutto il non-detto in questa astuta affermazione del prof.
Sebbene non sia un nuovo avvistamento che entrambe le osservazioni sollevano serie obiezioni a 2DH, le deboli risposte a quei argomenti provano che è necessario riportarle in discussione di tanto in tanto.
(mia libera traduzione)

Si sta riferendo alle due principali critiche lanciate contro l'utilizzo di Q. Che il prof senta la necessità di esprimersi in queste parole, con quel quasi caustico ''di tanto in tanto'', sta lì lì a testimoniare l'amara quanto grottesca realtà che i folli apologeti cristiani del consensus fanno furbescamente lo gnorri, limitandosi ad accampare deboli scuse di fronte ai forti argomenti contro l'esistenza della fonte Q, credendo così di passarla liscia e di far sussistere ancora per molto quel paradigma oramai al tramonto semplicemente ignorando obiezioni troppo sediziose.

Schierandomi dunque fin d'ora in difesa del prof (e questo in linea con le mie assunzioni di cui sopra), mi unisco alla sua ripetizione, per l'ennesima volta, di quali sono queste forti obiezioni a Q:
Goodacre ha un forte punto ad insistere sulla principale indipendenza di Matteo e di Luca secondo 2DH. Questo esclude la soluzione evasiva che, nonostante essenzialmente indipendenti l'uno dall'altro, Luca conobbe e usò Matteo in certe istanze. Metodologicamente, non è permesso sviluppare una teoria su una certa assunzione e poi abbandonare questa stessa assunzione allo scopo di sbarazzarsi di qualche problema trascurato che la teoria non poteva spiegare a sufficienza. L'incoerenza metodologica di questa soluzione sarebbe meno severa, se ''Q'' fosse esistita. Ma dal momento ''Q'' deve la sua esistenza completamente alle conclusioni derivate da un modello ipotetico, tale argomento va contro la logica: annulla la sua propria base. Questa è la ragione del perchè il riferimento di Goodacre al carattere ipotetico di ''Q'' trasporta molto peso.
(mia libera traduzione)

In altre parole, se Matteo e Luca hanno da essere indipendenti, devono esserlo davvero fino in fondo e non solo per finta, quando fa comodo ai folli apologeti, per cessare di esserlo bruscamente solo in alcune occasioni, le stesse sulle quali si basano le forti critiche contro l'esistenza di Q, pena altrimenti di far sembrare un'indifendibile ipotesi ad hoc il brusco e repentino passaggio dall'indipendenza rigorosa tra Matteo e Luca alla loro sospetta somiglianza in quelle sole, specifiche occasioni.


Tuttavia anche il paradigma nel quale io stesso credo presenterebbe dei difetti ''insormontabili'':

L'osservazione che in alcuni casi Luca sembra più antico e in altre istanze Matteo sembra più antico, non può esser spiegata con ... la proposta di MwQH, ma di necessità richiede una fonte aggiuntiva.
...
L'assunzione di ''Q'' sembrò risolvere questo problema di influenza reciproca nella doppia tradizione. In mancanza di un testo alternativo che possa spiegare questo problema di influenza reciproca nella doppia tradizione, numerosi studiosi sembrano basarsi su ''Q''  a dispetto dell'apparente debolezza di 2DH.

(mia libera traduzione)

Io non vedevo questi difetti di MwQH così ''insormontabili'' nella misura in cui Matteo mi sembrava genuinamente giudeocristiano nella sua teologia laddove consideravo Luca invece un ovvio riflesso del più tardo proto-cattolicesimo.  Mi sbagliavo. Matteo è proto-cattolico fino al midollo come e più di Luca. [1] Non a caso compare in prima posizione nell'odierno Nuovo Testamento fissato dai vincitori. Matteo è un puro proto-cattolico come Luca ma con la sola differenza rispetto al secondo di non avere (ancora) alcuna necessità di togliersi la maschera di facciata del giudeocristianesimo: quella maschera aveva l'unica funzione di cooptare, in funzione antipaolina, l'eredità del VERO giudeocristianesimo dei Pilastri, estinto da tempo quando l'autore di Matteo scriveva.

 Un vero Ebreo, perfino se cristiano, non può essere così violentemente antisemita come lo è l'autore proto-cattolico del vangelo di Matteo. [2]


Tutte le giustificazioni e armonizzazioni da parte apologetica cristiana (e non solo cristiana) per spiegare questo Fatto sono destinate, almeno per me, a cadere nel vuoto. E non importa se traduci ''antisemita'' per ''antigiudaico'' quando quell'attributo è riferito ad un proto-cattolico: la sostanza e la natura dell'evidenza non cambiano.
E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».
(Matteo 27:25)


Procede il prof. :
C'è, comunque, un aggiuntivo, tuttavia da lungo tempo trascurato testo che indubbiamente appartiene al mazzo della tradizione sinottica e che, contrariamente al documento ipoteticamente ricostruito ''Q'', è bene attestato dalle fonti antiche: il vangelo di Marcione, oppure, più precisamente, il vangelo che fu usato da Marcione e dai Marcioniti (di qui in poi: Mcn). Sebbene nessuna copia di Mcn è sopravvissuta, le antiche testimonianze di questo vangelo producono un quadro abbastanza chiaro dei suoi contenuti, della sua forma narrativa e, in un numero di passi, persino nel fraseggio.
(mia libera tradizione)

Il prof fa una breve digressione su come in passato quel vangelo fu accantonato alla svelta non appena si profilò sulla scena l'ipotesi Q (e gli argomenti a favore della sua priorità rispetto a Luca trascurati e mai smentiti nè confutati).

Eppure, secondo il prof Klinghardt, 5 indizi sono abbastanza forti da richiedere almeno una riconsiderazione attenta, e stavolta non prevenuta, del caso.

 
1) nessuna traccia di un progetto editoriale di Marcione, nel caso avesse davvero mutilato Luca.

Viene citato Tertulliano:

Mi spiace per te, Marcione: la tua fatica è stata vana. Persino nel tuo vangelo Gesù Cristo è mio.
(Tertulliano)

Per quale motivo Tertulliano non dice, piuttosto:
Mi spiace per te, Marcione: la tua fatica è stata vana. Persino nel vangelo che tu hai ri-editato  Gesù Cristo è mio.

Quale necessità aveva Tertulliano di esprimersi nel primo modo e non, come sarebbe più atteso, nel secondo, alla luce della tradizionale interpretazione della relazione tra Luca e Marcione?

Questo dubbio getta un'ombra sinistra sulle parole di sfida del retore latino. A tratti, in quella luce, il ghigno di Tertulliano mi ricorda il funesto personaggio del Giudice nel romanzo di Cormac McCharty, Meridiano di Sangue (un libro di cui consiglio certamente la lettura ai miei lettori, prima che Ridley Scott ne faccia un film travolgendone puntualmente l'originario significato).

Tertulliano fu pienamente consapevole dell'implicita non-consequenzialità del fatto che il testo di Mcn non tradisce alcun concetto editoriale da lui considerato responsabile delle assunte alterazioni di Marcione. Lui l'assunse, comunque, come un mezzo di deliberato cammuffamento e spiegò: Marcione non alterò Luca di conseguenza ma trattenne alcuni passi contraddicendo le sue opinioni personali, così da poter più tardi pretendere di non aver fatto mai nessuna modifica (Tert. 4.43.7). Chiaramente, questa infastidita spiegazione non spiega nulla. Tertulliano difficilmente credeva al suo personale argomento, ma allora, la sua mancanza di profondità poteva esser dovuta al fiero conflitto con i Marcioniti nel quale era coinvolto.
(mia libera traduzione)

Tipico dei folli apologeti: tradire goffamente sè stessi.

2) anche Marcione accusò i cattolici di falsificazione.


Onestà richiede un minimo di par condicio, per non suonare ''berlusconiani del Cristo cattolico'' (ovvero, folli apologeti cristiani).
 A questo proposito, il rapporto di Tertulliano dell'accusa di Marcione rivolta ai cristiani cattolici è davvero illuminante: Marcione accusò il vangelo di Luca ''di essere stato falsificato dai sostenitori del giudaismo con una mira al suo venir combinato in un unico corpo con la Legge e i Profeti''.  La frase non riflette l'assunta pulizia e restaurazione di Marcione dell'originale vangelo ''paolino'' ma l'integrazione editoriale del ''suo vangelo'' nel corpo della bibbia canonica dell'Antico e Nuovo Testamento. Reciprocamente, Tertulliano credeva fermamente che Marcione ri-editò il suo vangelo dall'edizione canonica, non da un vangelo pre-canonico. Questa proposizione non è mai affrontata da coloro che altrimenti seguono Tertulliano nella sua accusa contro Marcione. Quest'incoerenza indica che la valutazione di Marcione come riportata da Tertulliano poteva essere corretta: i cristiani cattolici ritoccarono Mcn e lo integrarono nella Bibbia canonica.
(mia libera traduzione)


Tertulliano non ha messo in bocca a Marcione l'accusa rivolta ai cattolici di aver corrotto il vangelo scritto ''di Paolo'' (perchè in tal caso sappiamo benissimo che un tale vangelo non è mai esistito, e non solo perchè Paolo non scrisse nessun vangelo, ma anche perchè era del tutto privo del concetto di un Gesù storico!) bensì ha messo in bocca a Marcione l'accusa anti-cattolica di aver voluto creare un Novum Testamentum cattolico servendosi del suo vangelo opportunamente falsificato. Il primo a parlare di Novum Testamentum in contrapposizione all'Antico è stato ovviamente Marcione. Dunque questo solo fatto di per sè contraddice l'accusa che A SUA VOLTA Tertulliano mosse a Marcione: di aver corrotto un vangelo cattolico già presente nel  Novum Testamentum cattolico. Ma se Marcione, nelle parole di Tertulliano appena riportate,  accusava i cattolici di esser passati sulla falsificazione del suo vangelo per creare il loro Novum Testamentum (e dunque presupponendo, e apparentemente con lui pure Tertulliano, la creazione di tale Novum Testamentum DOPO l'avvenuto furto del suo vangelo), perchè allora Tertulliano accusava Marcione di aver rubato e mutilato il ''suo'' vangelo dal cattolico Novum Testamentum, quando quel Novum Testamentum, come assume a priori lo stesso Tertulliano, doveva ancora essere creato insieme ''con la Legge e i Profeti''?


Tu, se stai dicendo la verità, non mi accusi di aver rubato una mela dalla tua cesta quando tu stesso riconosci che io ti sto accusando di aver rubato quella mela da me, MA prima ancora di avere una cesta in tuo possesso!
E sei poi convieni con me che sono stato prima io di te a disporre di una cesta di mele tra le mani, allora la credibilità della tua accusa si fa ancora più fragile.



Idem per Tertulliano: se riconosceva che l'accusa di Marcione ai cattolici era il furto del suo vangelo per creare la bibbia cattolica, come poteva accusare lo stesso Marcione di aver carpito quel medesimo vangelo cattolico da una già formata bibbia cattolica, quando poco prima lo stesso Tertulliano aveva appena concordato con l'accusa di Marcione almeno su un punto, e cioè che quella bibbia cattolica era ancora tutta da costituire DOPO il presunto furto?

3) mutilare testi invece di ingrandirli sarebbe una procedura unica nelle riedizioni dell'Antichità.
Se dovessi essere così ingenuo da credere sulla parola all'opinione tradizionale, dovrei credere che questa mutilazione di Luca da parte di Marcione, essendo l'unico caso di tal genere alla luce della costante e pervicace pratica dell'Antichità di modificare un testo INGRANDENDOLO (anzichè accorciandolo), fosse tutt'altro che strana, tutt'altro che sorprendente, tutt'altro che inattesa, tutt'altro che insolita, tutt'altro che improbabile!

4) se Marcione mutilò Luca, allora Marcione conosceva Luca-Atti e le fonti di Luca-Atti, che è improbabile.
...l'assunzione della priorità lucana deve postulare che Marcione non solo conobbe Luca, ma anche gli altri vangeli canonici e Atti. In particolare la relazione di Luca-Atti pone un problema. Ci sono, essenzialmente, due soluzioni: dev'essere assunto che Marcione trovò Luca nella sua canonica combinazione con Atti, e poi dissolse quest'unità eliminando il prologo lucano e ripudiando Atti. Questo presupporrebbe che il canonico Nuovo Testamento (o almeno parti sostanziali di esso) precedeva la ''bibbia'' marcionita, il che sembra impossibile alla luce delle idee di Harnack e Campenhausen circa l'emergenza del canone del Nuovo Testamento.
(mia libera traduzione)

Sta riferendosi al fatto - indiscusso e riconosciuto da tutti gli studiosi della terra - che il primo collettore e pubblicatore dei libri che compongono un Novum Testamentum, con tanto di tale nome a distinguerli dall'Antico, fu lui, il Leone del Ponto: Marcione.



Perciò, Harnack preferì la soluzione che Marcione conobbe Luca-Atti come un libro a due-volumi, ma non come parte del Nuovo Testamento, e scelse di usare solo il vangelo. Questo, comunque, è improbabile per un numero di ragioni, poichè Luca e Atti compaiono in tutti i manoscritti in diverse sezioni (vangeli; praxapostolos) che sono, in tutta probabilità, un risultato dell'edizione canonica.
(mia libera traduzione)


È solo da Marcione in poi che i cristiani si rendono conto di non essere mai stati ebrei perfino quando scimmiottavano l'ebraismo indotti dal loro distorto amore per le Scritture ebraiche, ma di costituire al contrario i membri di una nuova religione in tutto e per tutto distinta e indipendente dall'ebraismo.

Per i lettori di un'isolata opera a due-volumi ''Luca-Atti'', l'identità dell'autore rimarrebbe un mistero. Per i lettori dell'edizione canonica, comunque, il nome dell'autore è contenuto nella superscrizione di Luca (''Vangelo Secondo Luca'') e può senza problemi di sorta essere trasferito ad Atti - ma solo se i prologhi forniscono gli echi necessari che collegano insieme entrambi i volumi. Questo dilemma non può esser risolto sull'assunzione della priorità lucana. L'opposta opinione della priorità di Mcn, comunque, fornisce una facile soluzione: in questo caso, l'accusa di Marcione fu corretta che un'interpolazione cattolica incorporò il ''suo'' vangelo nella bibbia canonica dell'Antico e Nuovo Testamento, fece alcune aggiunte editoriali e spacciò Luca-Atti per un'unità letteraria.
(mia libera traduzione)


Qui posso cavarmela anche da solo aggiungendo una mia personale osservazione:
Il termine ''vangelo'', prima che il Novum Testamentum venisse pubblicato, compare solo in Paolo come sinonimo del messaggio che l'apostolo predicò ai pagani. Se Luca-Atti fosse un'opera unica cattolica e pre-canonica come voleva Harnack, anteriore perfino alla pubblicazione del Novum Testamentum di Marcione, allora dovrei bermi l'improbabile idea che fosse il protocattolico autore di Luca-Atti a fare per prima un nuovo uso del termine paolino ''vangelo'' (riferendolo ad un libro) e non al suo posto quel devoto paolino che fu invece Marcione, quando piuttosto quella tendenziosa propaganda cattolica di Atti degli APOSTOLI  fece di tutto pur di addomesticare l'uomo chiamato Paolo, in quella propaganda convertito oramai in un vero e proprio SAN PAOLO, all'autorità degli apostoli in evidente funzione antimarcionita.


5) Numerosi esempi dove è più probabile che Luca aggiunse a Marcione piuttosto che Marcione tolse da Luca.


Il concetto editoriale che non poteva essere identificato nelle assunte modifiche editoriali di Marcione è apparente in Luca, quindi confermando l'opinione di Mcn che è precedente rispetto a Luca.
(mia libera traduzione)

Ed è proprio quest'ultimo punto che richiede come dimostrazione non solo un mero pdf, ma un intero libro per essere confermato, [3] perchè da solo, se confermato, assurge a valore di PROVA e non più di mero indizio, per quanto forte.

Ma per quell'analisi, che copre la terza parte dell'articolo del prof, si rende necessario un futuro post.


[1] devo a Michael Goulder e a Roger Parvus il merito di avermelo fatto notare.

[2] sono particolarmente debitore ad Ernesto Pintore per quest'insistenza sulla vera ebraicità di un autore.

[3] un libro di 600 pagine, come quello che lo stesso Matthias Klinghardt ha scritto di recente, e che purtroppo non potrò leggere perchè è tutto in tedesco. Potrò rifarmi però leggendo il commentario su Marcione del prof. Vinzent, che giunge alla stessa conclusione.