martedì 20 gennaio 2015

Sulla finta «Sottomissione» di Houllebecq ai Folli Apologeti dell'Islam


Quando ho terminato la lettura di ''Sottomissione'' di Michel Houellebecq (Bompiani, 2015) non avrei mai immaginato un finale così carico d'ironia, un finale che nella sua apparente prevedibilità possiede ciononostante il pregio per nulla trascurabile di rimettere in discussione tutte le carte distribuite fino ad allora sul tavolo da giocatori più che mai interessati a vincere, barando, l'intera partita fin dal principio.

Eppure proprio quel finale tragicomico quanto ironico segna il riscatto da ultimo del protagonista contro tutte le regole convenzionali e i capricci più viziosi del suo carattere che sembravano averlo fino a quel momento quasi sopraffatto definitivamente.

Perchè ''Sottomissione'' sarà certamente il titolo del romanzo, ma solo chi lo ha letto (e apprezzato) con i miei medesimi occhi riuscirà a comprendere quanto abilmente dissimulata sia quella ''sottomissione'' all'Islam ostentata infine dal personaggio del libro (ventriloquo di Houllebecq), François.

E qui voglio esser chiaro, per evitare fraintendimenti di sorta: non sono un critico letterario, come non sono uno storico o un sociologo, ma solo un curioso che non legge nemmeno fin troppo. E pur tuttavia, devo riconoscere alla personale lettura di un saggio di Harold Bloom (lui un vero, geniale critico letterario di prim'ordine) l'enorme merito di avermi insegnato uno strumento ermeneutico che giudicherei senza esitazione assolutamente potente per decifrare e apprezzare (perchè ogni decifratura è prerequisito a qualsiasi apprezzamento) la pressochè totale maggioranza dei migliori libri e romanzi moderni, siano essi classici come Moby Dick di Melville (di gran lunga il mio preferito) oppure classici decisamente più moderni come Meridiano di Sangue del grande Cormac McCharty oppure
L'arcobaleno della gravità di Thomas Pynchon.

Mi riferisco a qualcosa tanto ancestrale quanto apparentemente banale, ovvero al gran mito gnostico della creazione. E qui si rende necessaria una sua breve descrizione prima di applicarne l'ermeneutica esattamente al libro di Houllebecq.

All'inizio era il Pleroma, o Pienezza (presumibilmente, dell'Essere), dal quale mediante uno spinoziano processo di emanazione si origina tutto l'omniverso. Ma l'omniverso così emanato dalla Pienezza risulta scagliato talmente distante da esso per via del processo emanativo, da mostrare i tratti inconfondibili, più che di una vera e propria emanazione, di una semmai autentica degradazione, o Svuotamento, della Pienezza originaria: il Kenoma.

Nell'istante stesso in cui l'emanazione cessava di essere tale per sembrare via via una ineluttabile degradazione, ecco che veniva partorito da ultimo, simile ad un aborto (si noti l'eco del linguaggio paolino di 1 Corinzi 15:8, posto che fosse davvero paolino), un dio che credeva di non avere altro dio all'infuori di sè: il Demiurgo. Questo dio era in realtà inferiore alla Pienezza (che era dunque la Realtà Somma, il Vero Dio), e per essere sicuro di essere dio, visto che qualche sospetto sull'esistenza di qualcosa a lui superiore gli turbava in qualche modo l'inconscio, voleva fugare ogni dubbio convincendo sé stesso di poter a propria volta CREARE. Per quanto soffiasse il suo alito di vita nell'arida, informe materia, avrebbe ottenuto solo tra le mani dei corpi con tanto di anima, simili a stupidi, fatiscienti Golem, dei Gorilla, più che esseri davvero senzienti.
Allora il Demiurgo fece di meglio. Catturò delle Scintille Divine, puro Spirito, anch'esse sprigionate dal Big Bang della Pienezza, e le incastonò dentro i corpi, con le anime come loro guardiane.

Lo Spirito dentro un corpo lo rendeva un corpo umano cosciente di sé e non più uno stupido Golem buono a nulla, ma l'anima affiancata allo Spirito si preoccupava di renderlo ignaro della sua vera natura divina, increata e superiore rispetto allo stesso Demiurgo.

Oltre a plagiare lo Spirito, l'anima si assicurava che lo Spirito tornasse, alla morte del corpo, tra le mani del Demiurgo, senza possibilità alcuna di ricongiungersi con la Pienezza originaria. Dopodichè, servita alla sua unica ragion d'essere di sorvegliante dello Spirito, l'anima moriva assieme al corpo.

Solo lo Spirito era immortale.

Come pezzi di lego, così il Demiurgo avrebbe continuato per l'eternità a riutilizzare ogni Spirito per dare vita ad un nuovo corpo e ad una nuova anima.
L'anima convinceva lo Spirito ad amare e venerare SINCERAMENTE solo e soltanto il Demiurgo quale suo creatore e unico vero dio. Solo mediante questa sincera, santa volontà di riunirsi con il Demiurgo, diventare uno con il Demiurgo, lo Spirito poteva tornare in possesso del Demiurgo quando l'anima lo rilasciava alla morte del corpo prima di morire anche lei, avendo finito di servire agli scopi del suo creatore. Ma se lo Spirito tornava ad essere consapevole della sua vera natura divina, allora poteva solo così, alla morte del corpo e dell'anima, uscire fuori dal cosmo creato dal Demiurgo e ritornare nel caos originario dove dimorava da sempre li Vero Dio Ignoto.

per giungere alla genuina consapevolezza di sè, però, lo Spirito necessitava di ricongiungersi alla Sapienza, anch'essa perdutasi al pari di ogni altra scintilla divina nel cosmo degradato forgiato dal Demiurgo.

Per gli antichi gnostici, il Demiurgo era il dio degli ebrei, dei cattolici e degli islamici.
Era inevitabile dunque che gli gnostici venissero da allora in poi facilmente associati a satanisti, con tanto di puzza di zolfo che quella fin troppo interessata associazione comportava, in termini di roghi, inquisizioni e messe all'Indice.

Nonostante il Mito, nelle sue varianti, sia piuttosto banale, è incredibile quanta influenza questo Mito abbia avuto nel più recondito sottosuolo della civiltà occidentale. Si pensi al monaco ribelle Martin Lutero, nella cui testa germinò per prima la concreta speranza di una vittoriosa ribellione alla chiesa cattolica. Come non notare perfino nella sua teologia l'influenza inconfondibile della gnosi?
 
Il primo, però, a deturpare il vero senso dell’Incarnazione fu Lutero, il quale, svalutando l’aspetto prettamente teologico-metafisico sulle due nature di Cristo per dare risalto solo al fine ultimo della
sua vita, la nostra redenzione, comincia ad intendere che Dio si fece uomo e peccato (vecchia storia!) in Gesù Cristo, come se si fosse effettuato un cambiamento delle proprietà delle due nature. Gesù, facendosi uomo, ha assunto le nostre debolezze, e perfino il peccato: ecco il significato luterano del “Si spogliò”. Inizia così la cosiddetta Teologia della Kenosis, nella quale i teologi protestanti dei secoli scorsi arrivano ad affermare che la Divinità di Cristo era ridotta e limitata.

(pag. 122, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Julio Meinvielle)

E stiamo parlando del cristiano Martin Lutero!

Oppure si pensi a Pelagio: come non subodorare la gnosi in quella sua pretesa che l'uomo è fatto a immagine di Dio, con l'INNATA capacità di aspirare alla salvezza, la speranza nell'uomo, nella sua dignità, e nella coscienza del merito ?

Marcione e Pelagio sono certamente i due più grandi Geni spirituali di cui ci ha fatto dono il cristianesimo per compensare tutti quei così grandi mali da esso provocati alla stessa civiltà occidentale.

Ma torniamo a Houellebecq. Dopo aver ripetuto tutti gli ormai classici tropoi triti e ritriti dell'esistenzialismo più nichilista nella prima metà del libro, una metà invero noiosa nella sua mera ripetizione dei classici stereotipi moderni del nichilismo (sesso, solitudine, consumismo, ecc.), a far  prendere una piega diversa al corso degli eventi (che fino a quel momento aveva imboccato una pericolosa china) ci pensò l'irruzione sulla scena di un presidente francese neoletto islamico e la conseguente imposizione soft della Sharia, nella sua versione ''moderata'' e ''dal volto umano'' (e perciò invisa agli stessi estremisti islamici).
Il corso del libro procede invero veloce ma piuttosto freddo. Sembra che preciso scopo dell'autore nel descrivere l'irrimediabile declino fisico e spirituale del personaggio sia proprio quello di innescare poi il successivo, mirabile contrappasso nel breve ma straordinario epilogo finale del libro. Fino ad allora, il lettore teme sempre il peggio per François, sempre se non abbia già perso prima la pazienza nella frustrata attesa di vederlo finalmente guarito una buona volta dalla sua nichilistica e costante apatia sfogata nel sesso e nell'alcool.

Ma penso che lo stesso François sia in ''serena'' attesa, come un cieco che stenta a tentoni di trovare una via d'uscita da una situazione iniziale d'empasse, di trovare tra le pieghe degli eventi di cui rimane pur sempre un freddo e disincantato osservatore, quel singolo episodo che possa rimuovere il velo di un destino fino ad allora per lui misterioso, mettendolo di fronte finalmente alla possibilità di SCEGLIERE in un mondo costruito apparentemente apposta per impedirgli di farlo.

Ed in questo desiderio è certamente accontentato oltre ogni aspettativa.

È invitato nella lussuosa casa del nuovo potente Rettore islamico della Sorbona, Rediger, ricolmo di petrodollari e teso più che mai a ripopolare quell'istituzione di accademici francesi ma di fede islamica.

Rediger, così il nome del Rettore, propone a François un bivio: se si converte all'Islam, farà un notevole passo avanti nella sua posizione di accademico, con lauti compensi in termini di pecunia.

Rodiger si abbandona di fronte a François a quella che non esiterei a chiamare nient'altro che una folle apologetica dell'Islam, ma lo fa con queste parole:
''È la sottomissione,'' disse piano Rediger. ''L'idea sconvolgente e semplice, mai espressa con tanta forza prima di allora, che il culmine della felicità umana consista nella sottomissione più assoluta. È un concetto che esiterei a esporre davanti ai miei correligionari, potrebbero giudicarlo blasfemo, ma per me c'è un rapporto tra la sottomissione della donna all'uomo come la descrive Histoire d'O e la sottomissione dell'uomo a Dio come la contempla l'islam. Vede,'' proseguì, ''l'islam accetta il mondo, e lo accetta nella sua integrità, accetta il mondo così com'è, per dirla con Nietzsche. Per il buddhismo il mondo è dukkha - inadeguatezza, soggerenza. Il cristianesimo stesso manifesta serie riserve - Satana non viene definito ''principe di questo mondo''? Per l'islam, invece, la creazione divina è perfetta, è un capolavoro assoluto. Cos'è in fondo il Corano, se non un immenso poema mistico di lode? Di lode al Creatore e di sottomissione alle sue leggi.
(pag. 220-221, mia enfasi)

Come non ravvisare in quelle sottili lusinghe di persuasione e di accomodamento la voce medesima che di nuovo e ancora di nuovo lo stesso Demiurgo, tramite i suoi vari intermediari (i preti e i folli apologeti delle varie religioni monoteistiche) riserva a coloro il cui Spirito brama e agogna tornare prima o poi a possedere?

E a quel punto il lettore si chiederà per forza: come reagirà François alle lusinghe del Demiurgo che gli si para di fronte? E come reagirei io stesso se fossi al suo posto? C'è da dire che Rediger ha giocato fin troppo bene le sue carte. L'Islam ha stravinto in Francia. Tutti i tuoi pari sono musulmani o sul punto di diventarlo. Cosa riesce più facile di una scelta assolutamente conformista? E per di più premiata da sicure laute ricompense?

Considerando di che tempra è fatto François, tutt'altro che un eroe ribelle, assuefatto com'è dal suo disincantato e lucido nichilismo, la sua ''sottomissione'' al folle apologeta dell'Islam che gli si para davanti è prevedibile.
Intanto, che Rediger sia solo un demente folle apologeta islamico, una specie di Lorenzo Noli musulmano, per quanto furbo e astuto, lo si capisce benissimo dai libri che pubblica:
Tornò con un libretto con il suo nome in copertina, pubblicato in una collana di tascabili illustrati e intitolato Dieci domande sull'islam.
''Le infliggo tre ore di proselitismo pur avendo pubblicato un libro sull'argomento, comincia proprio a diventare una seconda natura... Ma forse ne ha sentito parlare.''
''Sì, ha venduto molto, vero?''
''Tre milioni di copie,'' si giustificò.

(pag. 219-220)

E François lo sa:
Ma la cosa che più mi aveva colpito durante il nostro incontro, e che mi colpiva ancor più nel suo libro, era quell'aspetto discorso ben collaudato, che avvicinava inevitabilmente Rediger al campo politico.
(pag. 229, enfasi originale)


E di certo laddove parla di provvidenziale selezione naturale, la sua natura arcontica e demiurgica appare ancor più evidente:
Per quanto riguarda gli esseri viventi, invece, i disegni del Creatore si esprimevano attraverso la selezione naturale: era grazie a essa che le creature animate raggiungevano il loro massimo di bellezza, vitalità e forza. E per tutte le specie animali, di cui l'uomo faceva parte, la legge era la stessa: solo alcuni individui erano chiamati a trasmettere il proprio seme, e a concepire la nuova generazione da cui a sua volta dipendeva un numero indefinito di generazioni. Nel caso dei mammiferi, tenuto conto del tempo di gestazione delle femmine in rapporto alla capacità di riproduzione quasi illimitata dei maschi, la pressione selettiva si esercitava innanzitutto sui maschi. La diseguaglianza tra maschi - se alcuni si vedevano concesso il godimento di più femmine, altri dovevano necessariamente esserne privati - andava dunque considerata non un effetto perverso della poligamia bensì il suo vero e proprio scopo. Era così che si compiva il destino della specie.
(pag. 227-228)


Guardacaso infatti anche per il Demiurgo c'è l'insopprimibile desiderio di creare e ricreare il mondo servendosi degli stessi lego (ogni Scintilla Divina imprigionata nel corpo e nell'anima di ciascuno di noi) una, due, dieci, mille volte, pur di inebriarsi nell'effimera sensazione di sentirsi Dio con nessun altro al di sopra di lui. Ma il problema che assilla il Demiurgo è che, di tutti i mondi che potrà creare, non gli riuscirà mai una creazione esattamente perfetta come nei suoi reali desideri. E dunque l'imperfezione via via minore ma mai cancellata del tutto dalle sue opere non fa che incrinare inconsciamente la sua fiducia in sé stesso.

Ma quale mezzo ha François per dire no al suo Demiurgo?

Se risponde ''sì'', ripeterà il medesimo che ogni santo cattolico o mistico islamico ha da sempre pronunciato di fronte al proprio Dio. Esprimerà l'insopprimibile desiderio della sua anima (ma non del suo Spirito) di diventare uno con il Demiurgo. Di ritornare al Demiurgo, di modo che il Demiurgo possa nuovamente fare del suo Più Vero Sè quello che vuole e quel che gli piace e ha in mente per esso.

Ma François dice davvero ?

Si convertirà davvero all'Islam?

Davvero il Demiurgo è così potente? Davvero Hallah è così forte? Davvero il miglior spirito europeo è così debole di fronte alla riscossa di Dio, e del Dio creatore?

Ebbene, François si converte. Ma non prima di aver tradito, nel suo colloquio finale con il Folle Apologeta Rediger, tutto il suo più pusillanime opportunismo nella scelta della conversione.

Ciò che gli interessa sapere più di tutto della nuova religione, dell'Eden appena creato del suo Demiurgo, non è la magnificenza di Hallah, lo slancio della fede mistica di un neoconvertito, la bellezza del Corano e altre stronzate simili che suonerebbero altrettanto bene sulla bocca di tanti altri dementi folli apologeti cristiani di mia conoscenza. Ciò che a François preme di più è sapere se le sue future 2, 3, 4 mogli islamiche avranno le curve al posto giusto.

Rediger risponde soddisfatto:
''...In quanto donne, le mezzane hanno ovviamente il diritto di vedere le ragazze spogliate, di effettuare quella che non si può che definire come una specie di valutazione, e di mettere in rapporto il loro fisico con la condizione sociale dei futuri sposi. Nel suo caso posso garantirle che non avrebbe di che lamentarsi...''
Tacqui. A dire il vero, rimasi a bocca aperta.

(pag. 248)


Il Demiurgo sembra aver vinto. François si convertirà rapidamente all'Islam. Senza alcun rimorso. È rinato di nuovo. Ma viene da chiedersi: il Demiurgo ha davvero vinto? Rediger aveva ottenuto davvero quello che voleva? La risposta a questa domanda determinerà se veramente il libro di Houllebecq merita di titolarsi ''sottomissione'' e di preconizzare chissà quali paure e sgomento per questo.

È davvero una ''sottomissione'' al Demiurgo quella di chi soltanto FINGE di adorarlo e di amarlo? È davvero una vera conversione quella fatta solo per convenienza e mero opportunismo materialista? Con quell'opportunismo, non avrà François ribadito piuttosto la sua eterna ''fedeltà alla terra'', per dirla con Zarathustra, contro tutte le menzogne delle religioni alle quali sembrava apparentemente abboccare con la sua conversione di facciata? Parigi val bene una messa?

Perfino se io accettassi, pena tortura o una qualche punizione fisica, di dichiararmi ''convinto assertore della storicità di Gesù'', quanto sarei davvero sincero?

Ironia della sorte, è stato proprio un islamico, Averroè, il primo teorico della Doppia Verità (speculare per certi veri al tema della Nobile Menzogna di Platone, con la differenza che Platone si rivolgeva al governante ideale, laddove Avicenna al fedele):
la verità della ragione può contraddire quella della fede, senza che ciò impedisca ci considerarle vere entrambe. In altre parole: fai credere alla gente di essere islamico, cattolico, ebreo, ma in cuor tuo professati pure ateo o gnostico o peggio ancora adoratore di Satana.

Ecco perchè Rediger non ha veramente vinto, al risveglio finale della coscienza. La SOTTOMISSIONE da tui tanto agognata di François non è affatto totale, come da lui sperato: non può essere totale. Perchè una Scintilla Divina sempre si opporrà al tentativo congiunto del corpo e dell'anima, i suoi reali carcerieri, di finire fagocitato, corpo, anima E SPIRITO nelle spire del Demiurgo per diventare uno con il Demiurgo.

La Reductio ad Unum, il grande piano tentato a più riprese a tavolino da ogni bastarda religione monoteistica al potere - che sia nel nome di YHWH, della Trinità o di Hallah - si rivelerà sempre alla fine solo una pura chimera, una mera illusione, una gigantesca menzogna.

E così, con quel finale:
Non avrei avuto niente da rimpiangere.

nel momento in cui François è ora un islamico , ma un FINTO islamico (come prima era un FINTO cattolico, ed un FINTO umanista) non si sottomette, non può davvero sottomettersi per sua intima e genuina costituzione, alle pretese del Folle Apologeta Islamico.

Il presunto spauracchio suscitato dal titolo del libro, SOTTOMISSIONE, si rivela alla fine soltanto abilmente dissimulato, e dunque non è vera sottomissione. E se non è vera ''sottomissione'', non è neppure vero ''Islam''.

Il Demiurgo ha perso. Non ha ottenuto quello che voleva, cioè quello che recita lo Shema ebraico:
Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno. E amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze. 

 
Tutto questo mi persuade che l'Islam cosiddetto ''moderato'', invece di bonificare un Islam più violento (il vero Islam), in realtà il massimo che potrà produrre è solo una nuova razza di folli apologeti islamici, nè più nè meno dei folli apologeti cristiani che fortunatamente si limitano ad infestare le accademie ''del Nuovo Testamento'' sotto le mentite spoglie di ''storici''.
Folli apologeti islamici di tal fatta sono finanziati dai petrodollari del Golfo, ma così pure i folli apologeti cristiani hanno il loro sostegno nel Vaticano e nelle varie chiese e accademie cristiane. È nella loro natura, essere tanto ipocriti da autoconvincersi che i loro dogmi siano la realtà. Ma se il cristianesimo si è ridotto ad essere una religione non più del Padre, e nemmeno del Figlio, ma unicamente ''del Gesù storico'' - perchè ormai gli unici cristiani credenti e praticanti su suolo europeo sono solo quelli interessati alla ricerca del ''Gesù storico'' e alla sua difesa contro il miticismo - è perchè cerca invano di scimmiottare un Islam dilagante che invece un Maometto storico, per quanto semievanescente, ce l'ha eccome a cui mettere in bocca le parole di tutti i più schifosi corani che vuole.
Inoltre i folli apologeti islamici sono perfino migliori dei loro equivalenti cristiani perchè per quanto riguarda Gesù sanno già la verità di metà della storia: che la crocifissione di Gesù fu solo un puro mito.
In questo seguaci senza rendersene conto dello gnostico Basilide, seguace di Valentino, seguace di Teuda, seguace di Paolo.

In questo giorno, in questo momento, l'Islam importa alla gente a causa del terrorismo islamico. L'Islam di per sé è fondamentalmente non peggio di qualsiasi altra religione monoteistica.

I dogmi e i principi di tutte le religioni sono uguali.

Non credo nelle religioni buone o cattive. A mio parere ogni religione è cattiva per l'umanità.

La religione dovrebbe mostrarsi pubblicamente con un avvertimento per la salute come avviene con le sigarette: 'la religione uccide.'

Dio è veramente morto. E non importa se l'Islam dominatore del futuro sarà alleato del cristianesimo oppure suo nemico, come due diversi passi del libro inducono a pensare:
''...E, soprattutto, il vero nemico dei musulmani, quello che temono e odiano più di qualsiasi altro, non è il cattolicesimo: è il secolarismo, la laicità, il materialismo ateo. Per loro, i cattolici sono dei credenti, il cattolicesimo è una religione del Libro; si tratta solo di convincerli a fare un passo in più, a convertirsi all'islam: è questa la vera visione musulmana della cristianità, la sua visione originaria.''
(pag. 134)

Altrettanto nietzscheana era la sua ostilità sarcastica e offensiva nei confronti del cristianesimo, che secondo lui poggiava solo sulla personalità decadente e marginale di Gesù. Il fondatore del cristianesimo si era trovato a proprio agio tra le donne, e questo si notava, scriveva. ''Se l'islam disprezza il cristianesimo,'' citava, riprendendo l'autore dell'Anticristo, ''ha mille volte ragione di farlo; l'islam ha degli uomini per presupposto...''.
...
A furia di moine, smancerie e vergognosi strofinamenti dei progressisti, la chiesa cattolica era diventata incapace di opporsi alla decadenza dei costumi. Di rifiutare decisamente ed energicamente il matrimonio omosessuale, il diritto all'aborto e il lavoro delle donne. Bisognava arrendersi all'evidenza: giunta a un livello di decomposizione ripugnante, l'Europa occidentale non era più in grado di salvare se stessa - non più di quanto lo fosse stata la Roma del V secolo della nostra era.

(pag. 230-234)


Perchè, come meditava giustamente François:
Era lui, Rediger, il primo a riconoscere che la cristianità medievale era stata una grande civiltà, i cui risultati artistici sarebbero rimasti eternamente vivi nella memoria degli uomini; ma a poco a poco aveva perso terreno, aveva dovuto venire a patti con il razionalismo, rinunciare ad annettersi il potere temporale, finendo per condannarsi all'insignificanza, e questo perchè? In fondo, era un mistero: Dio aveva deciso così.
(pag. 234, mia enfasi)

E così sia.

Un'acuta vignetta satirica di Charlie Hebdo: «Attenti alle scottature - Qualcuno può girarmi?»

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