giovedì 8 gennaio 2015

E gli abitanti della terra ... stupiranno al vedere che la Bestia era, e non è più. Ma riapparirà. (Apocalisse 17:8)

Scritto dopo i tragici fatti di Parigi del 7 Gennaio 2015 e in dedica di Charlie Hebdo.
Costruito
con il sangue,
tinto dal sangue.
Creato contro i Quattro,
caduto contro i Quattro.
Maledetto dai Quattro,
abbandonato da tutti e Cinque.
Un tempo destato dai Tre
contro la volontà dei Tre.
Ancora tinto
dal
sangue
di
tutti
i figli.

La questione della fede è fondamento e origine di tutte le questioni, perchè è l'inizio, ma non la fine, di tutte le questioni che concernono la filosofia, la scienza, la storia e la natura umana. È anche l'inizio, ma assolutamente non la fine, di tutte le discussioni sulla buona vita e sulla città giusta. La fede religiosa è inestirpabile, appunto perchè siamo creature ancora in evoluzione. Non si estinguerà mai, o almeno non si estinguerà finchè non vinceremo la paura della morte, del buio, dell'ignoto e degli altri. Per questo motivo, non la proibirei anche se ne avessi la possibilità. Molto generoso da parte mia, potreste pensare. Ma il religioso mi garantirebbe la medesima indulgenza? Lo chiedo, perchè c'è una schietta e seria differenza tra me e i miei amici religiosi, e gli amici schietti e seri sono sufficientemente onesti da ammetterla. Sarei davvero felice di andare alle bar mitzvah dei loro figli, di ammirare le loro cattedrali gotiche, di «rispettare» la loro credenza che il Corano sia stato dettato, ma esclusivamente in arabo, a un profeta illetterato, o di interessarmi delle consolazioni largite dal neopaganesimo wikka, dall'induismo o dal gianismo. E se capita, continuerò a farlo senza insistere sulla cortese condizione reciproca, e cioè che essi a loro volta mi lascino in pace. Ma questo, in definitiva, la religione è incapace di farlo. Mentre scrivo queste parole, e mentre voi la leggete, persone di fede, in modi diversi, stanno pianificando la vostra e la mia distruzione, nonché la distruzione di tutti i risultati raggiunti con grande sforzo dall'uomo, sui quali mi sono soffermato. La religione avvelena ogni cosa.
(Dio non è grande, Christopher Hitchens, pag. 13-14)



La religione non può sopravvivere nell'Età della Scienza. Fino a quando ho letto questo libro ho pensato che  fosse ancora possibile un'esistenza per la religione, abbastanza per poter sussistere come importante forza motrice negli affari umani per altri 100 anni e passa. Ma poi fui persuaso da Christopher Hitchens che la religione è già morta, anche se ci sono molti milioni di persone che credono ancora in Dio o negli dèi e ancor più che osservano i riti di culto, incuranti di qualche devastante atto politico commesso nel nome di Dio.

Come allora è potuto accadere che la religione è morta? Hitchens la mise in questo modo, con la sua caratteristica eleganza:
La religione ha detto le sue ultime parole intelligibili, nobili o ispirate molto tempo fa ... Questo antico mondo non può più offrirci né saggi né profeti: oggi, infatti, le forme devozionali non sono che echi ripetitivi del passato, talvolta portati al parossismo per colmare un terribile vuoto.



Isaac Newton espulse ogni scopo dalla Fisica. Charles Darwin espulse ogni scopo dalla Biologia. Stephen Hawking ha espulso Dio dalla Fisica. Le neuroscienze hanno espulso Dio dalla psicologia. Richard Carrier ha espulso Gesù dalla Storia.

E a nulla vale, pur di arrestare un processo per se inarrestabile, ripiegare nell'ultima, disperata, folle difesa apologetica.
Esistono apologie religiose a loro modo magnifiche, e in proposito non possiamo dimenticare Pascal (ma in cui c'è qualcosa di cupo e incongruo) e neppure C. S. Lewis, tuttavia lo stile di entrambi mostra una grana comune, e cioè il peso tremendo dello sforzo che debbono affrontare. Quanta fatica per affermare l'incredibile! Gli aztechi dovevano squarciare ogni giorno il petto di un uomo per garantirsi che il sole sarebbe sorto ancora una volta. I monoteisti tormentano la loro divinità molte più volte, forse per timore che sia sorda. Quanta vanità celiamo in noi - non poi troppo efficacemente, per giunta - per illuderci di essere l'oggetto personale di un piano divino? Quanto amor proprio si deve sacrificare per sentirsi continuamente in colpa nella coscienza dei propri peccati? Quante inutili congetture occorre fare e quanta contorsione ci vuole per accogliere ogni nuova intuizione della scienza e manipolarla in modo che «si adatti» alle parole rivelate di antiche divinità create dall'uomo? Quanti santi, miracoli, concili e conclavi ci vogliono, prima, per stabilire un nuovo dogma e, poi - dopo tanto dolore e tante perdite, e assurdità e crudeltà a non finire -, per abrogarlo? Dio non ha creato l'uomo a propria immagine. Palesemente, è stato l'inverso: è questa la semplice chiave per spiegare sia la profusione di dèi e religioni sia la lotta fratricida tra le religioni e al loro stesso interno, fenomeni visibili ovunque attorno a noi e che tanto hanno ritardato lo sviluppo della civiltà.




Così - Hitchens sostiene incoraggiante - anche se l'Islam sta proliferando in tutto il mondo e lotta per la sua sopravvivenza con tutti i mezzi di cui è capace contro la verità scientifica, contro le critiche, contro la libertà del corpo e della mente, e continua con successo a guadagnare nuovi convertiti tramite intimidazione e addirittura persuasione, è condannato anch'esso alla distruzione, proprio come sono condannate le altre religioni, non rappresentando nient'altro che la perpetua ripetizione rituale  di una fede vecchia e superata, e si assottiglierà via via nel nulla al pari di così tante altre religioni. Le future generazioni in un mondo sempre più piccolo difficilmente troveranno ancora la forza necessaria per poter credere nell'incredibile.

Sappiamo che ci sono scienziati che sono religiosi. Sorprendentemente, ce ne sono un bel pò, anche se costituiscono ormai una minoranza, che trovano possibile accettare tutto ciò che la cosmologia e la fisica ci dicono circa la natura dell'universo e ancora credere in un Dio creatore con scopi misteriosi per la sua creazione. Naturalmente - dice Hitchens - si può fare questo, ma 'la teoria funziona senza quell'assunto'.
E partendo dall'inconcepibile passato interstellare che invia la sua luce attraverso distanze che sopraffanno la nostra mente, siamo giunti a realizzare che anche noi sappiamo qualcosa del futuro del nostro sistema, tra cui il suo ritmo di sviluppo nonché la nozione della sua fine. Comunque, ed è un aspetto di estrema importanza, possiamo ora falro lasciando cadere (o anche, se insistete, mantendendola) l'idea di un dio. Ma in entrambi i casi, la teoria funziona senza quell'assunto. Se volete, potete credere in un motore divino, ma non fa nessuna differenza, e la fede tra gli astronomi e i fisici è diventata una faccenda privata e piuttosto rara.



Dio può essere mantenuto, ma non è necessario. Credi in lui, se vuoi, ma per la questione di come il mondo è venuto ad essere così com'è, Dio è irrilevante, superfluo, la mera aggiunta di un ulteriore, futile decorazione, ridicolo contributo frutto di nostalgia e abitudine.  E di certo quel tuo Dio non si sarebbe mai potuto incarnare in un ebreo del I secolo perchè quell'ebreo non è mai esistito oltre ogni ragionevole dubbio.



1.   La religione ha lo straordinario potere di indurre un gran numero di individui a credere in cose ridicole il più in fretta possibile. Ad esempio considera per un attimo le letture letteraliste dei vangeli alle quali preferiscono indulgere, contra sensum, i folli apologeti cristiani, fregandosene totalmente di vagliare ogni alternativa a tutto favore dei loro dogmi preconfezionati.

2. La religione è inoltre impredicibile.  Considera ad esempio l'estrema, inaspettata rapidità con cui si è diffuso e radicato il mito di Gesù durante il secondo e terzo secolo, conquistando da ultimo lo stesso Impero romano.

3. Se x è impredicibile e possiede il potere di indurre molta gente a credere con estrema rapidità nell'assurdo, allora dovremo prendere serie precauzioni contro x.

 4. Così sono necessarie delle precauzioni contro la religione.


 La precauzione migliore è certamente l'alimentazione e diffusione di una ''cultura critica''. Tutti devono essere incoraggiati a criticare tutto, anche la religione. Anzi, principalmente la religione.

 Spesso ci si lamenta di quante sciocchezze trovano diffusione nella blogosfera. Leggete le stronzate di Pier Tulip o di Stefano Manni o di Joe Atwill per avere una prova. Leggete Jerim Pischedda. Ma chi è abbastanza allenato nel pensiero critico è immune alla ricezione di tali sciocchezze così come lo sarà rispetto alle stronzate della religione.


  Ma la ''cultura critica'' non è sufficiente come soluzione.



 Richard Dawkins e Christopher Hitchens hanno detto che non si preoccupano della convinzione personale di un individuo, ma con l'avvertenza che semplicemente non vogliono che quelle credenze siano imposte su di loro o ad altri. Eppure i cristiani si assumono il dovere di ottemperare al comando attribuito al loro Cristo: Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Matteo 28:19)
Gli stessi cristiani possono combattere con veemenza contro i diritti dei gay e il controllo delle nascite, laddove i musulmani possono considerare un loro dovere uccidere quelli di diverse credenze o anche quelli delle stesse credenze.

Sto dicendo che non dobbiamo più dire che è OK per ognuno credere ciò che vuole credere, in particolare quando le conseguenze di quelle stesse convinzioni possono portare ad alcune azioni orribili e risultati.

Quando il relativismo diventa troppo intollerante, trova inevitabilmente le basi per il proprio superamento. Tutto quello che intendo dire è che in una società civile io direi soltanto "vivi e lascia vivere." Non considero mio dovere cercare di convertire le persone alle mie convinzioni.  Semplicemente non sono affari miei ciò che credono o pensano. Anche quando dò del mentecatto a quell'idiota di Pier Tulip non lo considero mio nemico. Al più solo vittima di concezioni errate.


  Dopo aver dato del folle apologeta a così tanti idioti, tra religiosi, astroteologi e perditempo, permettetemi di fare stavolta per me un'apologia.

''Io non so'': sia questa la mia apologia di me stesso. Non c'è nessuna vergogna. Nessun imbarazzo.
 È una semplice dichiarazione di fede. La mia fede. Quella fede mi induce a cercare ostinatamente risposte, ma per tutto il tempo in cui quelle risposte tardano ad arrivare, la mia unica risposta è ''io non so''.

Quello che fa di me un ateo è che io non so, dunque io non credo che esista un Dio.
Quello che fa di me un miticista è che io non so, dunque io non penso che un Gesù storico sia mai esistito.
Quello che fa di me essenzialmente un libertario è lo stesso motivo. IO NON SO.

Non poter andare oltre il punto di domanda mi consente solo, per default, di negare, non di affermare, in assenza di evidenza.

Alcuni delegano facilmente ad altri la risposta: ''non lo so chi ha creato l'universo, dunque un Dio deve averlo creato''.

Oppure: ''non conosco chi ha originato il cristianesimo, dunque un Gesù storico deve esserci stato alla sua origine''.

Oppure ancora: ''non conosco chi debba prendersi cura dei poveri, dunque la società dovrebbe risolvere il problema''.


Perfino se le stesse persone non sanno veramente dimostrare perchè Dio esiste, perchè un Gesù storico è esistito, perchè è lo Stato a dover fare certe cose.

IO NON SO. IO NON CREDO. Io non so perchè esiste qualcosa e non il nulla, come non penso che qualcun altro lo sappia al posto mio. Abbiamo alcuni pezzi del puzzle e alcuni altri no, ma è un errore madornale usare la fede per tappare i buchi. Prima io aspetterò una prova e poi io crederò.

E così io non penso che qualcuno sappia veramente come aiutare il prossimo. Io non so neppure cos'è il ''meglio'' per me. Prendi la mia ignoranza di cosa è ''meglio'' per me e moltiplicala per ogni combinazione di tutti i cittadini europei e concluderai di non avere alcuna idea di cosa dovrebbe essere la cosa migliore per tutti quanti noi.



E i folli apologeti cristiani, invece? Sono miei nemici? Sono la negazione in marcia della mia libertà?


Prima di rispondere, devo ricordare che si deve massimizzare, non assolutizzare, la libertà personale.

Quando i sofisti presocratici, dopo aver viaggiato al di fuori di Atene, facevano ritorno in patria, raccontavano alla gente tutto quello che avevano appreso, cioè, che il loro modo di fare le cose ad Atene non è necessariamente lo stesso modo di fare a Sparta, molto meno in Egitto o a Babilonia. E che cosa faceva pensare che la via di Atene fosse quella giusta? Non pensavano lo stesso in quei altri luoghi? L'erosione delle proprie certezze era appena cominciata.

Ma le società non cominciano a compenetrarsi, ad esempio, attraverso gli scambi e l'immigrazione?  Con la tolleranza dell'altro imposta come valore imprescindibile, ognuno è l'Altro. La visione del mondo cede il posto alle visioni del mondo.  Niente più alcun senso della via trascendente, tantomeno una punizione trascendente, per le nostre vie. Non più i "nostri" modi di vivere. Guarda l'aborto, i matrimoni gay, l'eutanasia. Non sembra proprio che ci sia un terreno comune da cui partire per risolvere queste questioni.

I cristiani sono intolleranti rispetto a tutto questo? Secondo me, no. Lo spirito apologetico può rendere i cristiani, e in particolar modo i cattolici e gli ortodossi, ardentemente ipocriti nel cercare in tutti i modi di tirare acqua al loro mulino, ma quell'ipocrisia non credo si possa trasformare più in forza coercitiva ed oppressiva nei riguardi del prossimo. Si guardi al folle apologeta Jerim Pischedda: can che abbaia non morde, verrebbe da dire nel suo caso. 


Perché i jihadisti sono una minaccia per tutti noi? Perché hanno ancora un libro sacro, la legge della Sharia basata (pensano) sulla rivelazione divina. Noi non abbiamo più nessun libro sacro. Non possiamo essere d'accordo, anche per difendere il nostro stile di vita e la nostra cultura, in quanto potenti interessi all'interno dell'Occidente rifiutano di concedere loro uno statuto ontologico autonomo. Il socialismo, l'ambientalismo, l'isolazionismo, il multiculturalismo, la correttezza politica rendono impossibile un accordo fondamentale su questioni urgenti.

Naturalmente il nostro nemico naturale non deve essere soltanto la teocrazia islamica o cristiana. Si può proporre un ordine del giorno totalitario facendo a meno di Dio, come è vero che Dio è l'unico essere che per governare non ha bisogno neppure di esistere. Il politicamente corretto, con i suoi codicilli linguistici e le sue parole d'ordine, i suoi costanti attacchi ad hominem contro i dissidenti, le sue accuse ridicole di razzismo, di cristianofobia o di islamofobia, la corruzione della stampa come propaganda del governo, i menu offerti solo dal medesimo governo: tutto questo è la Sharia intollerante della sinistra e della destra.


Ma io confesso di essere semplicemente nauseato e stomacato del doppio standard della ''diversità''. Un bel giorno un antropologo, impressionato dalla varietà delle culture del mondo, giunge alla conclusione che sono tutte valide, tranne la nostra. Il multiculturalismo è  la sostituzione del patriottismo. ''Tutti tranne noi'', è il suo motto.

Professavo senza saperlo il mio dogma politicamente corretto allorchè dicevo di non preoccuparmi delle opinioni altrui: l'importante era trovare la verità per me stesso, e per me stesso soltanto. In apparenza sembrerebbe una mossa logica, ragionevole, perfino saggia e con una buona dose di pragmatismo.

Ma poi io ho fatto personale conoscenza dei folli apologeti cristiani e ho avuto un piccolo assaggio, reale seppur minuscolo, di cosa la gente è veramente in grado di fare pur di imporre con ogni mezzo il proprio credo agli altri, pur vigente l'apparente proibizione di poterlo fare con la forza. L'uso della forza non è consentito, ma le regole del gioco permettono ancora di fare massa, diffamare, fare terra bruciata, generare conformismo, diffondere menzogne e spacciarle per verità. Il consensus accademico sulla storicità di Gesù sta lì lì a dimostrarlo, e mi sto limitando a gente praticamente inoffensiva, innocua e impotente, al di fuori della loro limitata eppur presente sfera d'influenza. Nel libro di M. Houellebeck di prossima uscita che vorrei leggere nessuno ancora si è accorto che la Sorbona, università che nel romanzo diventerà istituzione islamica, è tutt'oggi, nel mondo reale, un'università cattolica. Nessuno si indigna per questo. Come se fosse razionale dare il titolo di università ad un'istituzione cattolica! Quasi che fosse possibile, anche solo in linea di principio, conciliare cattolicesimo e scienza, anche solo nei titoli! Una religione che è tutt'uno con la proclamazione di un ''vero dio e vero uomo'' che non è né l'uno né l'altro, ma solo una tendenziosa chimera propagandistica.

Ogni fede religiosa si trascina sempre con sè una certa dose di indigesta intolleranza.


Per questo io prendo serenamente congedo dalla intollerante Sharia della Sinistra. Non perchè io amo le religioni e perciò mi colloco a destra. Ma perchè io disprezzo le religioni. Disprezzo ogni religione. E soprattutto il cristianesimo e l'islam, per quanto nei mali che hanno provocato e continueranno a provocare quelle due religioni sono incomparabili eppur vagamente simili nell'eguale, irrinunciabile pretesa alla Verità Assoluta.

Ma qui non voglio essere frainteso. Islam e cristianesimo non si possono paragonare. Il rischio di fare false analogie è sempre in agguato.
L'Islam non può essere paragonato al cristianesimo con la scusa delle Crociate.

I crociati avevano sacralizzato la violenza al pari degli odierni terroristi islamici, ma le analogie si fermano lì. Sotto ogni altro aspetto, i crociati erano in tutto e per tutto diversi dai jihadisti musulmani. La crociata non ha mai avuto per la dottrina cristiana quel peso normativo ed essenziale come lo ha da sempre il Jihad per i musulmani.

Così Robert Spencer:
I versi tolleranti del Corano: «cancellati»
C'è di più: le ultime parole del Corano a proposito del jihad non ne sottolineano affatto l'aspetto difensivo, bensì quello offensivo. Anche se le sure del Corano non sono organizzate in senso cronologico, ma secondo la lunghezza, la teologia islamica le distingue in «meccane» e «medinesi»: le prime risalgono al periodo iniziale della carriera di Maometto, quando il Profeta si limitava a chiamare all'Islam gli abitanti della Mecca. In seguito alla fuga a Medina la sua posizione si indurì. Le sure medinesi sono meno poetiche e in linea generale molto più lunghe di quelle meccane, sovraccariche di questioni relative alla legge e al rituale e disseminate di esortazioni al jihàd contro gli infedeli. I versi relativamente tolleranti sopra menzionati, e altri dello stesso genere, risalgono di regola al periodo meccano, mentre quelli caratterizzati da un taglio più violento e intollerante sono per lo più medinesi. Ma a che prò questa distinzione? Per chiarirlo, occorre metterla in rapporto alla dottrina islamica dell'abrogazione (nash), l'idea cioè che Allah possa modificare o revocare ciò che ha rivelato ai musulmani: «Non abroghiamo un versetto né te lo facciamo dimenticare, senza dartene uno migliore o uguale. Non lo sai che Allah è Onnipotente?» (Corano II, 106). Secondo tale principio i versetti violenti della IX sura, tra cui il cosiddetto «verso della spada», invaliderebbero i versetti pacifici perché rivelati dopo questi ultimi: non a caso, la maggior parte delle autorità musulmane è d'accordo nel ritenere la IX sura l'ultima sezione del Corano a essere stata rivelata. In linea con quest'idea, alcuni teologi islamici sostengono che il «verso della spada» invalidi ben 124 versetti coranici di natura più pacifica e tollerante. Il Tafsir al-gaìàlayn, un commento al Corano composto dagli illustri imam Galal ad-Din Muhammad 'Ibn Ahmad al-Mahalli (1389-1459) e Galal aiDin 'Abd al-Rahman 'Ibn 'Abr Bakr al-Suyutl (1445-1505), afferma che quando la IX sura venne rivelata «i trattati furono rimpiazzati dalla spada»4. Un altro popolarissimo commentatore ufficiale del Corano, 'Isma'xl bin 'Amr 'Ibn KatTr al-Dimasql (1301-1372), noto al grande pubblico come 'Ibn KatTr, dichiara che il quinto verso della IX sura «annulla ogni accordo di pace tra il Profeta e gli idolatri; inficia ogni tregua e ogni condizione. [...] A nessun idolatra sono stati più concessi accordi o tregue da quando venne rivelata la Surah Bara'ah [la IX sura]»5. 'Ibn Guzayy (morto nel 1340), un altro commentatore le cui opere trovano ancora ampia diffusione nel mondo islamico, ribadisce che lo scopo del «versetto della spada» è «abrogare ogni trattato di pace presente nel Corano»6. 'Ibn Katir lo chiarisce ulteriormente nel suo commento a un altro «versetto di tolleranza»: «E [a] quel grido [del Profeta]: "O Signore! Questo è un popolo che non crede!", [risponderà Allah]: "Allontanati da loro [o Muhammad] e di': 'Pace'. Presto sapranno"» (Corano LUI, 88-89). Questa la sua spiegazione: «Dire Salarti (pace!) significa "non rispondere loro nella stessa maniera aggressiva in cui si sono rivolti a te; ma provare invece ad ammorbidire i loro cuori e perdonarli nelle parole e nei fatti"». Ma il passaggio non finisce qui. A questo punto 'Ibn KatTr commenta l'ultima parte del versetto: «Presto sapranno. Si tratta di un avvertimento che Allah rivolge loro. La Sua punizione, che l'uomo non può schivare, li colpirà; la Sua religione e la Sua parola regneranno supremi. Il jihad e la lotta saranno perciò un nostro dovere finché gli uomini non si convertiranno in massa alla religione di Allah e l'Islam non si propagherà a Oriente e a Occidente». Un obiettivo ancora da raggiungere.
Portare avanti la guerra contro gli infedeli finché non si convertano all'Islam o paghino «umilmente» (Corano IX, 29) la gizyah - la tassa speciale imposta dalla legge islamica ai non-musulmani - è dunque l'ultima parola del Corano sul jihad. Una parola che la tradizione islamica ufficiale interpreta da sempre come il primo dovere ingiunto da Allah alla razza umana: per volontà divina la 'ummah (comunità) islamica deve vivere in uno stato di guerra perpetua contro il mondo non-musulmano, interrotto solo saltuariamente da qualche breve tregua. Oggi alcuni teologi islamici stanno tentando di dare forma a una visione alternativa dell'Islam, basata su un'interpretazione differente del concetto di abrogazione; letture che tuttavia hanno incontrato nel mondo musulmano pochissimo interesse e scarsa approvazione non da ultimo perché contrapposte a quelle che per secoli sono state le interpretazioni ufficiali.

(Guida politicamente corretta all'Islam (e alle Crociate), pag. 45-48)

Ovviamente io non faccio alcuna distinzione tra sure «meccane» e «medinesi» dal momento che penso che nessuna di quelle sure, neppure alla lontana, furono emesse veramente dalla bocca del Maometto storico, del quale so solo che fu uno dei tanti condottieri militari arabi con velleità espansionistiche del tempo e nient'altro.
Ma dovendo recitare per un momento la parte di chi concede che quelle sure risalgano davvero al Maometto storico, dovrei recitare per par condicio anche la parte dello storicista gesuano e solo così poter confrontare Gesù con Maometto. Ma non essendo esistito un Gesù storico il gioco non vale affatto la candela. Mi hanno insegnato che al terzo ''se'' occorre fermarsi.

Lascio dunque ai folli apologeti cristiani confrontare Gesù e Maometto rispetto a ciò che ''avevano detto'' SE ''lo avevano detto''.

Ma questo non toglie che almeno il cattolicesimo si possa confrontare con l'Islam. Con una giusta analogia. Non la sciocchezza delle crociate e delle guerre sante, tantomeno delle ipsissima verba di Gesù o di Maometto.


Un termine migliore di paragone lo offre esattamente la chiesa cattolica. Il cattolicesimo si è sempre opposto tenacemente al controllo delle nascite. Probabilmente tale opposizione è il lascito maledetto della velenosa polemica cattolica antimarcionita condotta ad oltranza per tutto il secondo e il terzo secolo, in ordine di disputarsi famelicamente il titolo di ''Grande Chiesa''. Marcione esecrava ogni nascita umana, dal momento che l'assunzione di vera carne non fu mai qualcosa intrapresa da Gesù. La carne apparteneva per Marcione alla creazione di un dio giusto ma crudele, che non era il dio buono straniero.
L'enfasi cattolica sul Gesù Vero Dio E VERO UOMO e sulla bontà del dio creatore ebraico è in tutto e per tutto una reazione al marcionismo, non al miticismo più antico. Pur così, dobbiamo a quella così forte opposizione a Marcione che ogni autentica ricerca del Gesù storico fu condotta per la prima volta non dai folli apologeti moderni (bontà loro) ma dai folli apologeti storici e Padri della Chiesa del II secolo: quei proto-ortodossi avevano disperato bisogno di qualunque racconto che confermasse la storicità di Gesù. Non trovarono nulla di loro gradimento a parte quattro vangeli. Che considerarono ad occhi chiusi 4 indipendenti testimonianze oculari. Ma in realtà quei quattro vangeli erano di quinta sesta mano e per giunta si basavano uno sopra l'altro. E quello considerato primo di essi (ma non da me, per ragioni che spieghierò in un prossimo post), il vangelo chiamato ''Marco'', neppure alludeva ad un personaggio storico quando parlava di ''Gesù'' ma solo all'uomo chiamato Paolo e all'Israele spirituale che muore ''nella carne'' nel 70 EC e risorge ''nello spirito'' nella Galilea dei gentili. ''Gesù'' nel primo vangelo era solo un dispositivo letterario totalmente allegorico che serviva per altri scopi. Nulla di storico. Zero assoluto.

Dunque il ''peccato originale'' dei cattolici, ma anche il loro paradossale modo di redimersi da quel peccato, fu di trasformare, pur di opporsi alla minaccia rappresentata da Marcione contro il dio degli ebrei e la sua creazione, una deliberata allegoria dall'originario copy-right altrui in una Non-Vita per ''Gesù di Nazaret'', fondando la Roccia di San Pietro su una pura invenzione letteraria, in mancanza di meglio ed in mancanza di altro. Se non  avessero insistito su un Gesù vero Dio E VERO UOMO, Gesù sarebbe stato storicizzato ''a metà'' dai marcioniti concedendo loro la vittoria finale: esistito ''veramente'' certo, ma solo ''in apparenza di uomini'', non vero uomo. Non vero uomo realmente.


A differenza delle crociate e di quelli idioti dei guerrieri crociati, ma in comune con il ruolo soverchiante della Jihad nel mondo musulmano, la contraccezione è sempre stata un'ancestrale ossessione cattolica e la sua proibizione è un imperativo morale per tutti i credenti. Laddove Marcione, gli gnostici, i manichei, i catari provavano profondo orrore e disgusto alla vista di una donna incinta (perchè significava che un nuovo schiavo stava per essere soggiogato dal Demiurgo), i cattolici hanno fatto di tutto per sacralizzare e accettare la vita e il creato perfino nei suoi aspetti più orribili, negando con Sant'Agostino lo stesso statuto ontologico alla realtà del Male pur di non attribuire la colpa dello stesso in ultima istanza al Dio creatore della Genesi, al dio degli ebrei che i cattolici hanno fatto coincidere con il loro stesso Gesù ''storico'', vero Dio E VERO UOMO.

Beffa del destino è che proprio nell'Islam la concezione di Gesù è più simile a quella gnostica di un Basilide (neppure di un Marcione!) dal momento che per i folli apologeti musulmani Gesù non sperimentò la morte sulla croce ma fu un suo sosia a farlo in sua vece (e chissà se quel Gesù che scampò alla morte sulla croce non fosse nient'altri che quell'arcieretico del quale Ireneo disse che ''apparve in Giudea come il Figlio, anche se non realmente soffrì'': vale a dire il famigerato Simon Mago, il mostruoso doppio dell'uomo chiamato Paolo!).

Opporsi alla contraccezione per i cattolici costituisce ad un tempo ribadire il loro Sì al creato, la loro fedeltà al dio degli ebrei, la storicità di quel parto da Maria, e soprattutto l'opposizione al docetismo gnostico e alle sue derive libertine e dunque in definitiva anticristiche. Riprendendo un concetto caro al filosofo gnostico Massimo Cacciari e facendolo mio, per il cattolicesimo il
Καθῆκον, ciò che trattiene l'Anticristo, è in definitiva lo stesso dogma della storicità di Gesù, perchè quel dogma salvaguardia ad un tempo e il creato e il creatore. La bellezza e dell'uno e dell'altro. Ovviamente sotto l'egida di Santa Romana Chiesa.

Ma cosa è successo nel frattempo?


È successo, in breve, che la maggior parte dei cattolici ignorano il divieto di anticoncezionali e li usano a discrezione, perchè hanno scelto di vivere esistenze responsabili. Ovviamente ci sono ancora quei cattolici che fanno come insegna loro la chiesa e dunque si oppongono all'aborto.


Tutta questa ossessione cattolica anti-contraccezione (di cui ho appena indicato l'ancestralità delle ragioni teologiche alla base: nientemeno che nell'opposizione a Marcione!) è più che lecito paragonarla all'ossessione islamica per il Jihad. Fin troppi musulmani prendono il Jihad seriamente. Nella misura in cui il cattolicesimo abbandonerà la battaglia contro l'aborto e si aprirà al controllo responsabile delle nascite, così l'Islam abbbandonerà la sua ancestrale ossessione per il Jihad e i ''versi della spada''.
La differenza è che mentre forse è probabile che il cattolicesimo tradisca nel prossimo futuro la sua vera natura riconoscendo la dignità delle pratiche contraccettive (e le ''università cattoliche'' sempre più lo saranno solo di nome: si veda chi insegna a Notre Dame), io non mi illuderei più di tanto sulla capacità dell'Islam di tradire la sua più intima natura abbandonando l'enfasi attribuita al Jihad.


Io vedo ormai una possibilità di pace, di progresso e di giustizia, nel cambiamento, con la forza, se necessario, di uno status quo ingiusto e instabile. 

Così Hitchens:
 “Credevo che la sinistra avesse intuito la natura fascista del fondamentalismo islamico col caso Rushdie. Credevo avesse capito già allora che la rivoluzione islamista non era ribellione degli oppressi, ma un movimento degli oppressori. Che non era battaglia antimperialista, ma volontà di creare un impero anzi di ristabilire un impero perduto. Che non era una protesta contro la povertà e la disoccupazione, ma la causa della povertà e della mancanza di lavoro. Eppure la sinistra sottovaluta questo nemico, minimizza. Crede che il più importante nemico del progresso umano sia la globalizzazione, cioè gli Stati Uniti d’America. Conosco molte persone di sinistra che mi dicono: ‘Ok, bin Laden non è esattamente come Antonio Gramsci, ma meglio un movimento di protesta che nessuna protesta’. Fosse dipeso da loro non avrebbero destituito nemmeno il regime dei Talebani. E’ un mistero. E’ un modo corrotto di pensare che si spiega soltanto con l’antimericanismo. Tra l’altro costoro non si accorgono che ogni fascista d’Europa è contrario alla ‘guerra americana’ esattamente come loro. E contrari sono anche i più reazionari tra i conservatori, da Brent Scowcroft, a Bush senior, a Kissinger, a Pat Buchanan fino al neonazista David Duke”.


Il radicalismo islamista e il fascismo nazionalista, nella definizione di Hitchens, coincidono: “Condividono il culto del leader e il culto della morte che in qualche caso è positivo perché autodistruttivo”. Secondo Hitchens, “sono entrambe ideologie irrazionali, estremamente violente, caratterizzate da un odio fanatico verso il popolo ebraico e volte a ricreare un glorioso passato perduto: il califfato”.



Secondo Hitchens:
 “la vera battaglia odierna è tra il laicismo e il fanatismo religioso. La sinistra non capisce che c’è un nemico da sconfiggere, ma in realtà è tutto l’occidente ad apparire stanco di questa società, a non credere che ci sia qualcosa che davvero meriti di essere difesa. Su questo la destra estrema e la sinistra radicale concordano: Jerry Falwell e Pat Robertson sostengono, così come una parte della sinistra, che l’America si sia meritata ciò che è successo l’11 settembre. Ora il più grande errore che l’America cristiana può commettere è quello di far credere che questa non sia una guerra contro il fondamentalismo, ma a favore. Bush può pensare di essersi salvato grazie alle preghiera, ma sa che la sua battaglia in Iraq e in medio oriente dipende dai laici della regione. Più laici emergeranno, meglio sarà per la sua politica. Ed è affascinante vedere la vittoria dell’America cristiana dipendere dalla vittoria del laicismo. Il dramma della sinistra e dei seguaci dell’illuminismo è che hanno lasciato questa battaglia laica ai cristiani, e ora se ne lamentano. Questa non è politica, è fatalismo, neutralismo”.


Hitchens, insomma, dette tutte le ragioni antifasciste di appoggio alla guerra che la sinistra ha rinunciato a combattere ammiccando paradossalmente ai medesimi argomenti, sotto mentite spoglie, dei vari Salvini, dei Le Pen e dei Pat Robertson di tutto il mondo. Con la stessa destra fascistoide che ora germina da più parti in tutta Europa.

Anche se non mi definisco un umanista, riconosco che le stesse tendenze alla dissoluzione dell'Occidente sono il risultato dell'individualismo e del libero pensiero. Le persone non sono disposte a giurare fedeltà al nulla più nichilistico. Il più grande assioma è "Domanda autorità." Questo è il motivo per cui la frequenza in chiesa si sta rapidamente restringendo. Non che mi dispiaccia. In realtà, ho sempre esortato i lettori di questo blog a pensare per sé stessi, a mettere in discussione l'autorità, ad essere in-dividui. Non mi piace vedere un branco di pecore apologetiche, come si suol dire. Prendo le persone come individui, e quindi posso simpatizzare con i liberali che vogliono mostrare compassione per gli immigrati clandestini, anche con i terroristi imprigionati. Sono persone, individui, non importa a quale categoria li mettiamo, e il prossimo di per sé merita rispetto e compassione. Ma sono consapevole che tutta questa concentrazione sugli alberi oscura la foresta. C'è un perverso disegno più grande alle spalle che ignoriamo a nostro rischio e pericolo.

Temo che la verità non possa funzionare. Penso che Dio non esiste. Penso che un Gesù storico non è mai esistito. Può darsi che, per il bene di salvare il salvabile, abbiamo bisogno di un Dio, ma questo non significa che ci sia uno. Ma anche se, per motivi di coerenza sociale, morale, e politica, si auspicasse un ritorno alla fede in Dio, è oramai troppo tardi per questo.

Allo stesso modo, è il nostro pluralismo religioso, il nostro multiculturalismo, il nostro relativismo quel che pensiamo che sia? La sua apparente vitalità non dipende forse da una semplificazione conveniente? Dobbiamo affrontare  una religione barbarica e chiedere se possiamo darle un uguale onore, come l'abbiamo riservato all'ebraismo, al buddismo, ecc. Perché se ho dovuto ammettere che quella religione è semplicemente inaccettabile, tutto ciò non andrebbe ad invalidare l'intero concetto del "rispetto per tutto e tutti"? Penso proprio di sì. Io credo di sì. Ed è l'Islam che mi ha costretto ad affrontare questo problema. Perchè io penso sempre di più che l'Islam non è affatto come il cristianesimo o l'induismo.

 L'ho detto. E dirò di più.

Considero l'Islam una religione di barbarie, un malcelato culto della morte, un grande passo indietro nell'evoluzione della religione.
L'Islam segna un ritorno al fanatismo sanguinario di Giosuè e Samuele dell'antico Israele. Non si può separare una religione dalla cultura che ne ha forgiato l'ideologia. L'Islam è sorto in mezzo alla barbarie imperialistica araba con tanto di scimitarre brandite al cielo.  Non sto dicendo che si è semplicemente fermato lì. Quando una religione si diffonde oltre la sua culla culturale, quella religione muta. Si modera. Comincia poco a poco a sbarazzarsi delle caratteristiche che una volta si adattavano meglio (o per nulla affatto) al suo ambiente originario.

Ciò significa che i suoi membri, nel bel mezzo di un ambiente nuovo, cercano di assimilare, sminuendo (= ''reinterpretando'') gli aspetti ora offensivi della religione che nessuno trovava scandaloso a casa propria.

Questo è probabilmente vero ma il punto che sfugge ai dementi folli apologeti cristiani (ed ebrei, e musulmani) è che doverlo riconoscere è già una forte concessione al secolarismo intellettuale e dunque all'''eresia'' da essi tanto temuta. Questa è la questione che opponeva fieramente i giudeocristiani ai cristiani paolini: per i primi la Torah era garanzia di preservata identità ebraica e dunque era il Verbo non negoziabile di Dio vincolante per tutti i cristiani, ebrei o gentili, laddove per i secondi almeno i gentili potevano sbarazzarsi della Torah. 


Più eri un buon greco-romano, più dovevi allontanarti dall'ebraismo. Questa è la logica dell'assimilazione. Ed è per questo che l'assimilazione è una questione controversa nelle religioni di oggi. Al suo cospetto, alcuni fanno nuovamente quadrato attorno alla tradizione, per timore di vederlsela scivolare dalle mani. Questo è ciò che provocò la rivolta degli Asmonei contro il collaborazionismo ebraico al programma di ellenizzazione dei seleucidi.  E questo medesimo fenomeno spiega l'insorgere dell'Islam militante nel mondo di oggi (nel caso non l'aveste notato).

Una volta che comprendi questo dinamica di evoluzione-via-assimilazione che induce ad una recrudescenza della tradizione originale, è possibile vedere la fallacia in uno dei principali argomenti degli  apologeti a beneficio tanto di un ipotetico cristianesimo liberale quanto di un presunto Islam moderato:  chiamare fallacia quella che è la profonda verità della biforcazione, cioè forzare i credenti ad eliminare qualsiasi "terza opzione" di moderata religione ragionevole, in modo da considerare di fronte a sé unicamente la scelta tra la più ''pura'' follia superstiziosa da un lato, e il razionalismo più scettico, dall'altro.


Il folle apologeta cristiano Rudolf Bultmann insisteva nella demitologizzazione del Nuovo Testamento in modo da renderlo appetibile all''uomo moderno''. I folli apologeti più integralisti come Vittorio Messori deridono Bultmann che pontificava sul Gesù storico non mettendo mai piede in Israele (come se mettere piede in Israele ti desse qualche maggiore garanzia di trovare il sedicente ''Gesù storico''!) chiamando evanescente e frivolo il suo tipo di cristianesimo.

 Ma lasciando perdere questi ultimi, i folli apologeti alla Bultmann di cui sto parlando, e qui ho in mente tanto un Federico Adinolfi quanto un Valerio Polidori, rigettano quello che si definisce un approccio ''essenzialista''. È inutile recuperare l'essenza del Gesù storico, essi dicono, perchè dire che si è in potere di recuperarla significa assegnare la corona della Verità alla propria versione preferita del Gesù storico, e dunque alla propria forma di cristianesimo. Allo stesso modo, sarebbe inutile, per costoro, fossilizzarsi nella selezione del VERO cristianesimo, della VERA versione del cristianesimo, della sua VERA essenza. 
Conta solo il rispetto della Traditio. E dì grazie se c'è almeno quella.

Paradossalmente, quando i folli apologeti islamici accusano - e accuseranno l'autore di questo post - di ''islamofobia'', si scomoderanno a dire che l'Islam selvaggio non rappresenta nient'altro che una distorsione del VERO Islam. Che l'ISIS non è Islam. Uno di loro che ho conosciuto nel net mi ha impressionato per aver chiamato ''folli apologeti'' i guerrieri dell'ISIS, sperando addirittura di far cosa a me gradita! Ma io per ''folli apologeti'' intendo gli ipocriti, non i sinceri: intendo chi si nasconde sotto mentite spoglie scientifiche e ''tolleranti'', non chi non ha già gettato la maschera e mangiato la foglia! Intendo i Jerim Pischedda, i Lorenzo Noli, i Valerio Polidori, non Osama Bin Laden, Sua Maestà il Califfo o Sua Eminenza il Mullah! Intendo Ratzinger, non Savonarola.


Dire che l'ISIS non è il ''vero Islam'' significa non far altro che ribadire, sia pure per indiretta negazione, l'esistenza di un ''vero Islam'', alla faccia della riluttanza iniziale ad accettare un approccio essenzialista apostrofandolo come mera ''fallacia della bifocarzione''! I folli apologeti, quelli veri, sono vittima loro malgrado dell'errore che essi per primi condannano, ed in ciò sta da ultimo la loro follia, il loro errore, la loro insania e demenza mentale, la loro immorale infingardaggine di fondo.

Non posso negare con una certa punta di commozione che Jerim Pischedda ebbe un empito di profonda quanto inaspettata sincerità mista ad acutezza di giudizio, allorchè fu molto vicino dal far cadere la maschera ipocrita di apologeta cristiano allorchè quasi confessò, a proposito del coming out miticista di frate Brodie, queste parole rivelatrici del suo più profondo sè:
La terra bruciata che sembra sempre più svilupparsi attorno alla figura storica di Gesù tuttavia ha un effetto contrario alle intenzioni di molti miticisti. Una volta spazzato via o reso "impossibile" il Gesù degli storici, rimane il Gesù della Tradizione, quello della Chiesa. Benedetto XVI e il suo Gesù di Nazaret ringraziano sentitamente.
Parole da incorniciare perchè sono l'ennesima prova di quello che sto cercando a stento di spiegare in questo post.


Ciò che dà linfa vitale a tutta questa pura follia apologetica è la dinamica di assimilazione & reazione. Le religioni si moderano in virtù di assimilazione e ricerca del compromesso. In altre parole, rinnegando ed obliterando ed eclissando i loro principi originari, non più a lungo sentiti come ''veri''. Tutto qui.


I musulmani moderati che vivono in Occidente sono buoni musulmani nella misura in cui prendono l'Islam poco seriamente.


Basta leggere il maledetto Corano. Guardate le origini e la storia islamica. Quando gli ipocriti "musulmani moderati" ci dicono che il jihad non ha nulla a che vedere con l'uccisione degli infedeli, ma si riferisce solo alla lotta spirituale del pio musulmano, noi stiamo ascoltando o gente in malafede o gente irrimediabilmente - e ingenuamente - ignorante.

Si consideri l'affermazione che l'Islam è "la religione di pace." La parola "Islam" significa "pace", ma nel senso di "pacificazione, sottomissione." Sottomissione ad Allah, che ovviamente significa sottomissione ai suoi sedicenti rappresentanti di turno. Non è sottomissione astratta, ma concreta. Io non so voi, ma io non voglio sottomettermi a questi nuovi barbari. Come sputo e cago sulla sedicente Traditio cristiana, così sputerò e cagherò sul Corano. I Jihadisti di oggi stanno semplicemente ritornando alle radici della loro religione, a differenza dei "moderati" musulmani che si sono modernizzati, cioè, che si sono compromessi, tradendo il vero messaggio del Corano, esattamente come i cristiani storicisti hanno tradito la vera fede dell'uomo chiamato Paolo in un Gesù arcangelo celeste mai sceso sulla Terra.


Guarda dove tutte le religioni liberalizzanti vanno a finire inevitabilmente e logicamente: cercano di scimmiottare sempre più vicino l'umanesimo cercando così di cooptarlo per spacciarsi superiori ad esso. Ma così facendo, quella tentata cooptazione dell'umanesimo ha indotto loro a sbarazzarsi di tutto ciò che una volta ha dato loro un carattere distintivo. I cattolici di oggi sono dei cretini non perchè credono a dei dogmi ridicoli (sarà anche per quello) ma perchè sono diventati buonisti, ''adulti'': vedono la propria identità in termini di (sentimentale) politica liberale, di permissivismo morale, e di fede oramai annacquata.

  La fede per i cattolici di oggi significa che possono essere semplici come colombe, ma non più prudenti come i serpenti.
Queste ''colombe'' sono coloro che io ho chiamato il Buon Selvaggio Cristiano: gente fondamentalmente ottusa e illusa nel loro stato di beata ignoranza edenica. Questo non significa negare che i serpenti alla Ireneo e alla Tertulliano esistono ancora tra i cattolici, in realtà, ma sono per lo più ridotti al lumicino, asseragliati come sono nelle accademie ''cattoliche'': sono i vari Jerim Pischedda, i Lorenzo Noli, i Valerio Polidori, i Gianluigi Bastia, tutti coloro impegnati ad armonizzare faticosamente la presunta, povera verità della Traditio cristiana con la realtà di un Gesù detto Cristo mai esistito sulla Terra.



Dopo i tragici fatti di Parigi del 7 gennaio 2015, io sono giunto, molto a malincuore, ad assegnare il titolo di "vero Islam" ai selvaggi, a quel pozzo di lava ribollente di odio contro innocui vignettisti trucidati a bruciapelo, ostaggi decapitati, genitali femminili mutilati, scuole israeliane fatte espoldere, e così via. La grande vergogna del decadente Occidente è la nostra patetica retorica di fronte a tale virulente barbarie.

Ed ecco un altro senso in cui i "musulmani moderati" sono ben assimilati: sono proprio altrettanto vigliacchi. La loro colpa ancestrale, il loro peccato originale, è di aver rinunciato da tempo, sin dal principio, al diritto di definire l'Islam. Hanno ceduto volentieri i diritti d'autore ai selvaggi e ai primitivi. Così proprio non contano. In questo sono simili ai folli apologeti cristiani, che si accontentano del Gesù storico fatto su misura per la loro sensibilità ''moderna'', lasciando il ''Cristo della Fede'' alle masse ignoranti di esegesi, senza sapere che non c'è alcuna differenza tra il ''Gesù storico'' e il ''Cristo della fede'': entrambi costituiscono per definizione il tradimento di un culto misterico ebraico del I secolo. Sono come i tedeschi che, seppure in realtà non collaboravano coi nazisti, conoscevano tuttavia della deportazione degli ebrei, ma senza sollevare alcuna nota di protesta. Con il loro silenzio, essi dicono, "Va tutto bene con me." Hanno semplicemente assunto il marchio della Grande Bestia di cui parlava l'Apocalisse.


L'Occidente è caduto in grande difficoltà negli ultimi decenni tollerando l'intolleranza.
Come un malato di cancro alla gola causato dal fumo persiste allegramente nel vizio del fumo, destinato a morire di quello stesso cancro che aveva entusiasticamente invitato nel suo corpo così l'Europa persiste ad accogliere i musulmani e a creare enclave etnico-religiose senza alcuna intenzione di assimilarsi alla cultura ospitante. Sempre più questi immigrati richiedono privilegi ed esenzioni speciali  per le loro leggi e tribunali della Sharia . In termini paolini, chiedono che lo Stato rivolga un occhio ai "fratelli più deboli", costringendo tutti gli altri (noi europei nativi) ad osservare rispettosamente le restrizioni islamiche, per esempio, saltando l'Olocausto a lezione di storia perché potrebbe offendere i bambini musulmani che sono stati catechizzati a credere che non è mai successo, ma dovrebbe capitare di nuovo.  O la rimozione di vignette satiriche su Maometto, sul Corano o su Allah per paura della reazione dei musulmani moderati.  Gli stessi quotidiani rifuggono dal criticare la violenza islamica per paura che possano essere i suoi prossimi oggetti. Questo per quanto riguarda la libertà di parola.

Ma c'è una nazione che vede in particolare di buon occhio un'islamizzazione dell'Europa. La Russia di Putin.


Mi trovo perfettamente d'accordo con questo articolo di Stefano Magni.

 
...c’è un’affermazione falsa: Putin non è un nemico dell’Islam. Non è un baluardo contro l’Islam. Anzi, possiamo ben dire che sia un cavallo di troia dell’Islam peggiore, quello che vuole dotarsi di bombe atomiche e distruggere Israele. La prova? La teoria e i fatti. La teoria prima di tutto, perché la politica segue sempre una linea teorica. E la teoria della politica estera russa include anche un’alleanza organica e strategica con l’Islam, religione tradizionale, contro un Occidente “materialista” e “decadente”.
...
I fatti seguono le parole. La Russia è il maggior sponsor del programma nucleare e missilistico della Repubblica Islamica dell’Iran. E’ il maggior sponsor di Hamas. E’ il maggior sponsor di Hezbollah. E non disdegna gli integralisti islamici, come il presidente ceceno Ramzan Khadirov, quando sono alleati di Mosca. Né disdegna le milizie islamiche pro-russe, della Cecenia e del Daghestan, quando combattono contro i cristiani ucraini e georgiani, nel nome della Russia. Allora, cara vulgata di destra: stare con Putin e con l’Islam vi piace?

È la dimostrazione, ai miei occhi, che il medioevo non è mai finito: la Terza Roma ortodossa di Vladimir Putin, alleata dell'Islam più vero, è il vero nemico.


Ormai è chiaro, dopo gli ultimi fatti di Ucraina, che Putin è pronto per scatenare la Terza Guerra Mondiale. Oltre all'Ucraina, in primis i paesi baltici, la Finlandia, la Polonia, la Georgia, ecc., stanno tutti temendo un'invasione russa. Sono tutte potenziali vittime di aggressione, poichè i loro territori un tempo appartenevano agli zar prima e all'URSS dopo. 


 Comunque, Putin non si limiterà a questo. La propaganda russa non esiterà a rivendicare pure perfino l'Alaska stessa, se soltanto proseguirà ostinatamente su questa linea.

 Putin sta combattendo per la rinascita della potenza e dell'influenza dell'URSS, un impero totalitario del male, il cui unico obiettivo è il dominio del mondo. Una nuova, pervicace, Reductio ad Unum. Considero la religione ortodossa orientale complice di Putin in tutto questo.

 
È falso che la Russia sia oggi «fuori dalla Storia». È invece un perfetto prodotto della propria storia.
(Angelo Panebianco, Corriere della Sera del 31/12/14) 

Ciò che lo rende così tanto audace è il possesso dell'arma atomica. E quel che è peggio, Putin potrebbe davvero usare quell'arma se indotto alla disperazione.



Penso che sia un ciclo naturale:  più una civiltà diventa illuminata e sensibile, maggiore è il pericolo che soccomba prima o poi all'assalto dei barbari. La stessa cultura diventa decadente, fittizia, evanescente, edulcorata. Quando una società diventa poco più che una società di dibattito, di ''dialogo'' (che poi dialogo vero non è, perchè con i folli apologeti non è possibile dialogare per definizione), quella società si paralizza. Siamo noi quella società. Quando siamo troppo buoni (o troppo preoccupati) per combattere i nostri nemici, non stiamo facendo altro che invitare il male a prevalere. Ed è la nostra stessa migliore virtù che ci ha reso impotenti.

Quando una cultura si lascia diventare troppo civilizzata, approfittando della sua libertà per divertirsi con una morale iperbolica e astratta (emblematico in tal senso il tipico buonismo cattolico che scimmiotta invano l'umanesimo), in una torre d'avorio dalla realtà, quella cultura vive in una bolla di sapone che non domanda altro di schiudersi. E presto i nuovi barbari arriveranno a romperla. Si tratta di un'eterna oscillazione del pendolo, per cui i barbari trionfanti finiranno per rilassarsi e godersi le bellezze della civiltà - fino a quando non si presenti al suo capezzale qualche altro gruppo più giovane e più virulento di selvaggi a cacciare i primi dalle loro comode e imbottite sedie a rotelle.


 Le opinioni espresse in questo post sono solo le mie.

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