venerdì 13 febbraio 2015

Perchè Flavio Giuseppe accenna più di una volta a Paolo senza mai fare il suo nome

Così lo storico ebreo Flavio Giuseppe:
C'era un Giudeo, un vero fuggitivo, allontanatosi dal proprio paese perché accusato di trasgredire certe leggi, e per tale motivo temeva una punizione. Proprio in questo periodo costui risiedeva a Roma e svolgeva il ruolo di interprete della legge mosaica e della sua saggezza. Costui arruolò tre mascalzoni suoi pari; e allorché Fulvia, una matrona d'alto rango, diventata una proselita giudea, incominciò a incontrarsi regolarmente con loro, la incitarono a inviare porpora e oro al tempio di Gerusalemme. Essi, però, prendevano i doni e se ne servivano per le proprie spese personali, poiché fin dall'inizio questa era la loro intenzione nel chiedere doni. Saturnino, sollecitato dalla moglie Fulvia, riferì tutto a Tiberio, suo amico; per tale motivo egli ordinò a tutta la comunità giudaica di abbandonare Roma. I consoli redassero un elenco di quattromila di questi Giudei per il servizio militare e li inviarono nell'isola di Sardegna; ma ne penalizzarono molti di più, che per timore di infrangere la legge giudaica, rifiutavano il servizio militare. E così per la malvagità di quattro persone, i Giudei furono espulsi dalla città.
(Antichità Giudaiche Libro 18.81-84)

Il prof (nonchè prete cattolico) B. Adamczewski così commenta il passaggio:
In particolare, Flavio Giuseppe riferisce dell'attività di un certo Ebreo che fuggì a Roma perchè era stato accusato di trasgredire alcune leggi, che pretendeva di spiegare la sapienza delle leggi di Mosè, che operava con un team missionario di altre tre persone, che era attivo tra proseliti appartenenti ad una famiglia romana di alto rango, e che usava per le sue personali necessità il denaro che doveva essere collezionato per il Tempio di Gerusalemme (Ant. 18.81-84). Non è difficile identificare in questa storia enigmatica le caratteristiche dell'attività di Paolo a Roma (si veda ad esempio Filippesi 3:3.20; 4:10.14.22).
... Flavio Giuseppe suggerì in questo modo narrativo-allusivo che la disgraziata espulsione di numerosi ebrei da Roma, che molto probabilmente prese luogo non molto tempo dopo la morte di Gesù, era stata causata dall'attività di Paolo soltanto apparentemente ebraica (ma in realtà irrispettosa-della-legge e finanziariamente anti-ebraica)...
(Constructing Relationships, pag. 27, mia libera traduzione e mia enfasi)

Tramite gli omissis ho espulso dalla citazione delle parole di Adamczewski, qualsiasi riferimento al Testimonium Flavianum oppure al ''detto Cristo'' di Antichità Giudaiche 20.200, in quanto diversamente da questo studioso io penso che le probabilità contro l'autenticità dei cosiddetti Testimonia Flaviana in Flavio Giuseppe sia semplicemente schiacciante.

Pur così, l'acuta osservazione del prof polacco su questo enigmatico riferimento a Paolo sembra essere degna di prendere in considerazione.

Il punto è che Adamczewski non è il solo studioso che vede una neppure tanto malcelata allusione a Paolo qui. Anche Robert Eisenman sospetta che quel ''fuggitivo'' fosse nient'altri che Paolo.


A dire il vero lo stesso Eisenman (insieme al prof Robert Price) considera Paolo alluso anche in un altro passaggio di Flavio Giuseppe.
Per quel che riguarda la successione cronologica, gli Atti riportano la predizione di Agabo sulla carestia, la missione di soccorso di Saulo e Barnaba, la morte di Giacomo, fratello di Giovanni (12, 2), l'arresto e successiva evasione di Pietro e l'entrata in scena di Giacomo (12, 17).
In Giuseppe Flavio la cronologia è assai diversa e inizia con una lunga descrizione della conversione della regina Elena di Adiabene e dei suoi figli, Izates e Monobazo, in cui ancora una volta il tema di base è la circoncisione, per opera di un certo Anania (il nome dell'individuo con cui si incontrò Paolo dopo la visione sulla via di Damasco) e di un altro di cui non viene indicato il nome. Costui, che a nostro parere è Paolo, afferma che per la salvezza la circoncisione non è necessaria.
Il tutto è immediatamente seguito dall'invio, da parte della regina Elena, di propri rappresentanti incaricati di acquistare granaglie in Egitto e a Cirpo per prestare soccorso alle vittime della carestia.
Anche per Paolo, unitamente alla liceità di mettersi a tavola insieme ai pagani, la circoncisione è un argomento cruciale, strettamente legato alla missione apostolica; non per nulla afferma che «a me era stato affidato il Vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi» (Galati 2, 7).

(Giacomo il fratello di Gesù, pag. 392, mai enfasi)

Il passaggio in questione è il seguente:
Ora, durante il periodo nel quale Izate risiedeva a Charax Spasini, un mercante giudeo di nome Anania, visitò le mogli del re e insegnò loro a venerare Dio alla maniera tradizionale dei Giudei; ed anzi, è per mezzo di esse che fu portato alla conoscenza di Izate e, con la cooperazione delle donne, ammaestrò anche lui. E allorché suo padre lo chiamò nell'Adiabene, Anania lo accompagnò obbedendo alle molte insistenza di lui. E così avvenne che Elena, ammaestrata anch'essa da un altro giudeo, fu portata (ad aderire) alle loro leggi.
...
Siccome non aveva abbandonato interamente il suo desiderio, quando giunse un altro Giudeo dalla Galilea di nome Eleazaro, che aveva fama di essere estremamente severo sulle patrie leggi, questi lo spinse ad adempiere il rito.

(Antichità Giudaiche 20:34-35, 43)

Dove l'anonimo ebreo in questione si contraddistingue ancora una volta per la conversione di un personaggio altolocato all'ebraismo, ma facendo a meno della circoncisione.

Evidentemente, se Paolo è lo stesso individuo alluso in entrambe le circostanze, allora come si spiega che Flavio Giuseppe non lo nomina mai col suo vero nome?

La domanda emerge anche qualora si ipotizzi con Parvus che l'uomo chiamato Paolo fosse in realtà Simon Mago, ovvero il Simone detto Atomo menzionato da Flavio Giuseppe in questo passo:
Nel tempo in cui Felice era procuratore della Giudea, la osservò: era infatti più bella di tutte le donne e nacque una passione per lei. Le mandò uno dei suoi amici, un Giudeo cipriota Simone detto Atomo, che si faceva passare per mago, per convincerla ad abbandonare il marito e sposare Felice. Felice le prometteva di renderla estremamente felice, purché lei non lo respingesse.
(Antichità Giudaiche 20:142)


Perchè comunque non si riuscirebbe a spiegare perchè tanta esitazione da parte di Flavio Giuseppe nel nominare questa misteriosa (eppur stranamente familiare) figura di ''ebreo''.


Parvus avrà pure facilmente a portata di mano la sua spiegazione (che Simone era conosciuto con molti nomi presso i suoi seguaci, con tanto di giuramento segreto a non proferire mai il nome di Simone apertamente) ma sotto l'ipotesi che non avesse ragione nell'identificazione di Simon Mago con Paolo (ipotesi che non posso né confermare né smentire, e dunque che per me è semplicemente inverificabile), avrei una spiegazione più semplice, e meno cospirazionistica, del silenzio di Flavio Giuseppe sul nome di un ''ebreo'' che sembra avere tratti così marcatamente ''paolini''.

Ricordo che ad essere cospirazionista è pure lo stesso Adamczewski, qualora arrivi indebitamente a ''presumere'' (con tanto di fallacia del possibiliter ergo probabiliter dalla quale così spesso ci mette in guardia Richard Carrier) che Flavio Giuseppe non menziona Paolo per nome perchè non ci teneva a dilungarsi e a parlare di una variante del messianismo ebraico che venga a patti coi romani, anzi perchè non ci teneva a parlare affatto di messianismo in tutte le sue varianti.

Invece una spiegazione migliore e più semplice, e soprattutto non ad hoc, verrebbe dall'evidenza illustrata dal prof Stevan Davies a proposito del fenomeno noto come ''possessione spirituale'' che lui pone giustamente all'origine del culto  che per comodità indichiamo come ''cristiano''.

In essentia, per farla breve, la tesi del prof Davies è che nell'Antichità, quando uno spirito X penetra dentro l'individuo Y, allora quest'ultimo, ai suoi occhi e anche agli occhi di tutti i presenti, cessa di essere la persona Y per divenire invece la voce, il corpo e la volontà dello stesso spirito X che è ''scivolato'' dentro di lui. Ovviamente il tutto durante un'allucinazione o esperienza di possessione schizotipa. Ed ovviamente al di là della negatività o positività dello spirito possessore in questione (se da Dio o dal demone di turno).


Ebbene, noi sappiamo, perchè c'è fortissima evidenza per questo, che l'uomo chiamato Paolo quando esperiva lui stesso in pubblico la suddetta possessione spirituale, non era più lui che parlava o viveva, ma ''Cristo'' in lui.

Lo stesso Paolo giunge, a mente lucida, a riconoscere come gli stessi Galati lo scambiarono, mentre predicò loro la prima volta (a quanto sembra, durante una predicazione che comportava anche l'esperienza della possessione spirituale), con lo stesso ''angelo Gesù'' che lo possedette in quella particolare occasione.
Sapete che durante una malattia del corpo vi annunciai il Vangelo la prima volta; quella che, nella mia carne, era per voi una prova, non l’avete disprezzata né respinta, ma mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù.
(Galati 4:13-14)


I Galati erano così impressionati dall'allucinazione che ebbe Paolo quella prima volta, da averlo scambiato per lo stesso angelo Gesù oggetto della loro adorazione e al punto di trattarlo di conseguenza come tale. L'angelo Gesù, per loro, era scivolato dentro Paolo per cui Paolo cessò per tutto quel tempo di essere Paolo per divenire invece tutt'uno con l'angelo Gesù.

Questo dal punto di vista dei Galati.

I pagani più scettici ovviamente non avrebbero creduto affatto allo scambio di persone, ma d'altro canto  solo i più istruiti tra i pagani potevano essere nella posizione di covare del sano scetticismo di fronte a quella che era solo una mera (dissimulata?) allucinazione di un fanatico ebreo presso i suoi  altrettanto fanatici seguaci (Plinio il Giovane non si lasciò certo ingannare da quelle follie quando indagò sui cristiani di Bitinia, regione prossima alla Galazia).

I pagani più ignoranti avrebbero creduto parimenti che Paolo era posseduto da un dio.

I più malevoli, come per esempio i giudeocristiani nemici di Paolo, lo avrebbero accusato sì di possessione spirituale, ma di possessione diabolica. E di questo c'è evidenza sia nelle Epistole che nel primo vangelo (dove Paolo/''Gesù'' è accusato da ''scribi e farisei'' - cifre dei giudeocristiani - di essere posseduto da ''Satana'').

Sta di fatto che durante la sua apparizione pubblica presso i suoi seguaci, Paolo non era più noto come ''Paolo'' (o ''Simone'' o qualsiasi nome di tua preferenza). Bensì come ''Gesù'' oppure come ''Cristo'' oppure come ''Beelzebul'', a seconda del nome dato allo spirito angelico o diabolico che lo possedeva.

Ora, supponi che all'orecchio dello storico ebreo Flavio Giuseppe giungessero tutte quelle informazioni contrastanti sul conto di questo Paolo/''Gesù''/''Belzeebul'', assieme alla famigerata fama delle sue azioni anti-ebraiche.

Non sapendo come diavolo (è il caso proprio di dirlo!) nominarlo, lo storico ebreo pensò bene di riferire solo ciò che sapeva per certo sul conto di un personaggio che sicuramente detestava per il suo ebraismo solo apparentemente di facciata, omettendo per sicurezza e onestà di storico di specificarne il nome.

In questo modo, Flavio Giuseppe si comportò come un vero, obiettivo e scrupoloso storico, rifiutandosi di riportare niente che non sapesse per assolutamente certo.


Questa mia interpretazione ha il pregevole merito di non applicare nessuna ridicola ''ermeneutica del sospetto'' (come viene pomposamente chiamata nel vano tentativo di darle maggiore credibilità) all'enigmatico silenzio di Flavio Giuseppe sul nome di Paolo [1], ma solo di supporre come diffuso e tipicamente paolino il fenomeno noto come ''possessione spirituale'' che lo storico Stevan L. Davies pone all'origine stessa del cristianesimo. 

Se la mia ipotesi non convince, allora il silenzio di Flavio Giuseppe sul nome dell'ebreo in questione resterà per sempre un enigma insoluto.

[1] Si noti che rei di applicare quell'''ermeneutica del sospetto'' per spiegare Flavio Giuseppe sono tanto Eisenman quanto Adamczewski (il primo teorico di un Gesù sedizioso e di un Paolo spia romana, il secondo un prete cattolico).

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