martedì 10 marzo 2015

«Perché non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, nulla di segreto che non sarà conosciuto» (Luca 12:2)

OSCURITÁ: Talvolta si incontrano punti oscuri nella Bibbia e nella santa religione che Dio stesso ha rivelato. Le persone senza fede ne restano scioccate; i devoti adorano in silenzio tutto ciò che non capiscono. Se una religione fosse chiara sarebbe ben presto spacciata: i nostri interpreti sacri non avrebbero niente da dirci, se Dio avesse parlato in modo troppo chiaro.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
 Ho trovato una sottile ma profonda differenza tra i miticisti, paragonabile a mio parere, alla differenza che si incontra tra gli storicisti. Già Richard Carrier aveva notato che questi ultimi si dividono in minimalisti e trionfalisti. Uno storicista trionfalista è un Folle Apologeta Cristiano con le iniziali maiuscole, giacchè per essere tale dev'essere di solito tanto idiota e demente da credere all'autenticità del Testimonium Flavianum (per amor del cielo, ovviamente ''nella sua forma originaria'', come potete dubitarne?), oppure del Testimonium Taciteum: questa sua folle fede nell'autenticità di quelle cosiddette ''testimonianze extraevangeliche'' gli deriva dal fatto che per lui è impossibile che il Gesù storico non abbia fatto sentire parlare di sé perfino i pagani e gli ebrei del proprio tempo. Perfino Flavio Giuseppe. Perfino Tacito. Chiaramente un Folle Apologeta di tal fatta non necessita affatto di essere denunciato per la Bestia Trionfante quale egli in definitiva è, è stato, e sempre sarà.

Poi ci sono gli storicisti minimalisti, quelli che tanto più avvertono il Silenzio Profondo su Gesù nelle nostre prime fonti, quanto più diventano ossessivamente convinti - e Dio solo sa come questo possa accadere - della sua esistenza storica, quando piuttosto, se soltanto fossero razionali, dovrebbero quantomeno sospettare del contrario.

È sufficiente il folle apologeta Richard Carrier (e perchè chiamo pure lui così lo spiego qui) per etichettare come folli apologeti perfino questa seconda specie di teologi sotto mentite spoglie (annovero tra costoro anche questo teologo blogger: un vero e proprio idiota, a mio giudizio, per aver recensito negativamente praticamente l'unico storicista degno di rispetto in tutto il Globo). Io non riconosco alcuna dignità scientifica a nessuno di questi due tipi di storicisti.

E tra i miticisti? Quale differenza corre tra i miticisti?
Non voglio riferirmi qui alla differenza tra i miticisti seri e i miticisti dilettanti nonchè dementi astroteologi alla Pier Tulip maniera, anche se pure quella differenza esiste purtroppo, però non è di quella differenza che voglio parlare, dato che sto assumendo che i lettori del mio blog siano colti a sufficienza da saper riconoscere e disprezzare debitamente la scemenza e crassa ignoranza di un Pier Tulip o di un Joe Atwill (con tutto il rispetto per il secondo rispetto al primo). No. Voglio parlare di tutt'altra e più interessante e istruttiva differenza.

La differenza tra quelli che chiamo miticisti minimalisti e quelli che chiamo miticisti trionfalisti.
Chi sarebbero i miticisti minimalisti? Costoro sono esattamente speculari ai loro omologhi storicisti minimalisti: come infatti per gli storicisti minimalisti il Gesù storico fu tanto più ''storico'' quanto più fu irrilevante e insignificante agli occhi dei suoi contemporanei (al limite del ridicolo), così pure accade che per i miticisti minimalisti Gesù è tanto più mitologico e inesistente quanto più le origini della sua progressiva storicizzazione si perdono tra le nebbie dell'anonimato e dell'esoterismo dietro cui si nascose il primo che inventò una Non-Vita sulla Terra per l'inesistente ''Gesù di Nazaret''.

E qui annovero Earl Doherty (la cui astrusa ipotesi sulla storicizzazione prevede nientemeno che la fantomatica fonte Q1 come più antica traccia di un Gesù storicizzato), Roger Parvus (col suo simoniano proto-Marco all'origine di tutti gli altri vangeli), lo stesso Richard Carrier (avendo sposato l'ipotesi Farrer-Goodacre), Robert Price (per il quale fu un anonimo marcionita il primo evangelista), R. G. Price, Roger Viklund (che puntano su Marco Segreto come primo vangelo), e così via, lungo questo trend: tutti questi miticisti minimalisti condividono come aspetto ricorrente l'idea che il primo biografo di un ''Gesù storico'' sarebbe dovuto essere preferibilmente anonimo, con un messaggio essoterico per gli outsiders ed uno esoterico per gli insiders, del tutto ignaro degli effetti che avrebbe provocato poi la sua storiella o dell'uso che ne faranno successivamente altri in seguito.
Così l'anonimo autore di Marco, di Proto-Marco, di Q, o di Marco Segreto è tenuto precisamente nell'ombra, mentre l'enfasi è spostata sul valore propagandistico che la sua creazione artificiale, l'idea di un Gesù ''reale'', assumerà per coloro che alle ''sue'' parole faranno costanti appelli di potere in seguito.

Io prendo serenamente congedo da questi miticisti minimalisti. Per me l'autore del primo vangelo fu un noto personaggio pubblico, con tanto di nome e città di provenienza: Marcione di Sinope.

Fu Marcione l'uomo sulla soglia tra il mito e la storicizzazione.

Che io sappia, solo due miticisti del passato condividono questa mia convinzione: Couchoud ed Eysinga. Del primo è nota la sua simpatia per la priorità di Marcione rispetto ai sinottici. Ma il secondo è meno noto, eppure si tratta di un grande esponente del Criticismo Radicale Olandese.
Marcione sta al confine tra mito e storicizzazione. La sua dichiarazione relativa al  1° anno di Tiberio potrebbe essere stato scelta perché Marcione scrisse il suo Vangelo esattamente 100 anni dopo quella data. Così pure Marcione vide la necessità di un punto di riferimento storico per motivi propagandistici.Marcione insegnò, come hanno fatto i cinici e gli stoici, una deità apatica che non mostra emozioni. Il Dio del Tanak non si qualifica per questo. Ecco perché Tertulliano incolpa la teologia di Marcione per essere di origine filosofica ellenistica, alla quale nega ogni tipo di rapporto. Stranamente, Tertulliano stesso vuole predicare un  Dio impassibile, e riconciliare questo Dio con certi tratti vendicativi del Dio descritto nel Tanak, Tertulliano sposta i tratti fastidiosi ad una sottodeità, il Logos di eredità stoico-filonic. Quindi né Tertulliano né il canonico NT mai superò completamente il dualismo che era stato modellato dagli eretici precedenti. (mia libera traduzione da qui)
L'aspetto importante da sottolineare qui è che Marcione non fu esente da interessi propagandistici. Il suo vangelo non era inteso a nascondere nulla. Pubblicò insieme al vangelo anche le sue Antitesi dove spiegava probabilmente come andava interpretato il suo vangelo episodio per episodio: facendo affiorare cioè di nuovo e ancora di nuovo la medesima antitesi tra il figlio di un dio straniero e la Storia, il Mondo, e l'Antico Testamento ebraico tutto, dietro la lettera del primo vangelo.

Quello di Marcione non fu un vangelo segreto, come tutta la ridicola retorica dei fan di Marco Segreto o del Codice da Vinci ci hanno fatto alla lunga il callo. Quello di Marcione fu un vangelo pubblico per lettori pubblici, per convertire alla versione di Marcione del cristianesimo tutti gli altri cristiani.

L'esatta definizione è questa, e la devo al grande Edwin Jonhson:
il vangelo di Marcione fu un MANIFESTO TEOLOGICO.
Il 'Vangelo' di Marcione fu piuttosto un manifesto teologico che una narrazione storica o quasi-storica. Fu chiamato il 'Vangelo del Signore'; e il fatto che non portava il nome di alcun autore è piuttosto una prova della sua antica origine che il contrario. Fu quando la polemica richiese un'autenticità definitiva per le dichiarazioni, che gli uomini cominciarono a scoprire i nomi dei singoli apostoli o evangelisti che restano sconosciuti così tardi come a Giustino Martire. E quest'anonimo Vangelo si apriva con l'affermazione che 'Nel quindicesimo anno di Tiberio Cesare, Gesù scese a Cafarnao, una città della Galilea.'
Ciò che fu inteso era che Gesù, o il Soter, lo spirito celeste del sistema gnostico, la prole del Pleroma, discese dal cielo a quell'epoca.
(Edwin Johnson: Antiqua Mater, pag. 111, mia libera traduzione)
Gli effetti di quell'opera letteraria hanno cambiato la Storia dell'umanità.


E poichè per definizione il Gesù docetico del primo vangelo, proprio perchè del PRIMO vangelo, non è STORICO, anzi è deliberatamente creato per essere un Gesù ANTI-STORICO, ne deriva che il concetto stesso di storicità è assente nel primo vangelo e che il Gesù di quel primo vangelo non è STORICO, ma in procinto inesorabile di varcare la soglia fatidica tra il mondo del Mito e il teatro della ''Storia''.

E così, SÌ: io sono un miticista ''trionfalista''. Che vuol dire che per me il concetto di ''Gesù storico'' fece il suo ingresso nella Storia (che è altra cosa dal Passato Reale) a suon di pubblica, ossessiva e insistente propaganda teologica sin dal primo vangelo. Nulla di nascosto. Nessun mistero. Il mistero è che non c'è nessun mistero.
Moreover, given the enduring legacy of Marcion’s influence and supporters, from the second to fifth century, and reports by Justin, Irenaeus, Hippolytus of Rome, Clement of Alexandria, Tertullian, Eusebius, and Epiphanius, it is clear that Marcion intended to make his message heard loud and clear, far and wide. (fonte)

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