venerdì 25 agosto 2017

Cristo: Mito o Realtà ? (XV)

(continua da qui)
 La Vita di Cristo Come Raccontata nei Vangeli
La questione circa i dati biografici su Gesù è una questione estremamente complessa. A parte i vangeli, tutti gli altri libri del Nuovo Testamento contengono meri indizi ed osservazioni e allusioni isolate su alcuni eventi o circostanze della vita di Gesù, ma niente di davvero concreto. E i racconti biografici nei vangeli sono in parecchi punti incompleti e pieni di contraddizioni. Nei vangeli di Matteo e Luca il racconto comincia con la nascita di Gesù, mentre negli altri due vangeli comincia quando Gesù era già un uomo adulto e si recò da San Giovanni che lo battezzò.

Ma anche nei primi due vangeli, dopo la storia circa l'immacolata concezione e la nascita di Gesù, si dice poco dell'infanzia e giovinezza di Gesù, e quel poco è detto di passaggio e manca di coerenza. Così, secondo Matteo, i genitori di Gesù fuggirono in Egitto per impedire che il bambino venisse ucciso da re Erode e ritornò solo dopo la morte di Erode. Ma secondo Luca, i genitori di Gesù quasi immediatamente si recarono a Nazaret dove Gesù trascorse la sua infanzia, adolescenza e giovinezza fino all'età di trent'anni. Di questo periodo della vita di Gesù Luca racconta solamente di un episodio: quando Gesù era dodicenne si recò al tempio di Gerusalemme dove tutti quelli presenti furono impressionati dalla sua sapienza e dal suo apprendimento.

Si può trovare un resoconto più dettagliato e coerente nei vangeli solo di quel breve ultimo periodo della vita di Gesù quando egli insegnò e operò miracoli, fu perseguitato e messo a morte, quando resuscitò dalla tomba e fu asceso in cielo. Non è per nulla facile estrarvi qualsiasi materiale che può essere considerato storicamente autentico. C'è un'assenza di logica interna su parecchi punti importanti; il comportamento di Gesù Cristo era stranamente incoerente e spesso non si presta ad un'interpretazione razionale.

Gesù si considerò un predicatore e un maestro la cui missione era quella di rivelare la verità divina alle persone ed essere loro guida. Chi erano quelle persone? Logicamente, dovrebbero essere ebrei. Gesù fu il Messia promesso da Dio e un discendente del re Davide. Tuttavia il vangelo di Matteo termina con quelle parole pronunciate da Gesù ai suoi discepoli:
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo (Matteo 28:19). Così risulta che la missione di Gesù riguardava tutte le nazioni e non solo Israele.

Cosa predicò Gesù? La vecchia legge israelita prescritta da Yahweh e incarnata nell'Antico Testamento, oppure una nuova fede fondata da lui stesso? Di nuovo ci troviamo di fronte a due risposte contraddittorie. Da una parte, la vecchia legge era inviolabile. Gesù disse ai suoi discepoli:
Ma è più facile che passino il cielo e la terra, piuttosto che cada un sol apice della legge” (Luca 16:17): Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento” (Matteo 5:17) e “... neppure un iota o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto” (Matteo 5:18). Ma questo è contraddetto da ciò che vi segue immediatamente.

Nello stesso capitolo del vangelo di Matteo troviamo un Gesù che sfida sistematicamente gli insegnamenti etici della Legge dell'Antico Testamento, usando questa formula:
Avete inteso che fu detto, ...  Ma io vi dico.... Gesù espose così il suo personale insegnamento su omicidio, adulterio, divorzio, giuramento, retribuzione (“occhio per occhio e dente per dente”) e così via. Ciò che insegnò non era l'osservanza della legge, ma un codice di comportamento che andava contro la legge. Diversi altri episodi descritti nei vangeli mostrano anche che Gesù non seguì strettamente le ingiunzioni dell'Antico Testamento. Quando i suoi discepoli colsero spighe di grano di sabato, infrangendo in tal modo la legge che proibiva il lavoro il giorno di sabato (un peccato punibile con la morte secondo l'Antico Testamento), e quando questo si richiamò all'attenzione di Gesù, Gesù replicò, riferendosi al precedente stabilito da re Davide: “Il sabato è stato fatto per l'uomo, e non per l'uomo il sabato” (Marco 2:27). Gesù guarì le persone il giorno di sabato, che era anche un peccato secondo i credi antichi.

Accompagnato dai suoi discepoli, Gesù andò in giro per la regione, predicando ed operando miracoli. A volte egli disse di eseguire i miracoli per rivelare la gloria di Dio. Ciò avveniva solitamente quando un gran numero di gente si era radunata. Ma per qualche ragione Gesù più di una volta ingiungeva a coloro che assistevano alle sue azioni di trattenere per sé stessi ciò che avevano visto e udito. Disse a un lebbroso che aveva guarito:
Guardati dal farne parola ad alcuno” (Marco 1:44). Invece di fare ciò che Gesù gli impose, l'uomo miracolato andandosene, cominciò a proclamare e a divulgare grandemente il fatto”, e di conseguenza non poteva più entrare pubblicamente in città, ma se ne stava fuori in luoghi deserti”. Ma a quanto pare non erano “luoghi deserti”, poichè le persone da ogni parte venivano a lui” (Marco 1:45). Gesù ritornò presto in città: “Ed entrò di nuovo in Cafarnao” (Marco 2:1), dove predicò e operò miracoli di fronte a grandi masse di persone. Gesù proibì ai suoi discepoli di dire alla gente che egli era Cristo, cioè, il Messia (Marco 8:30; Luca 9:21). In altre occasioni, comunque, egli si riferiva apertamente a sé stesso come Messia.

Appena prima del suo arresto, prevedendo ciò che avrebbe fatto, disse ai suoi discepoli: “...
chi ha una borsa la prenda con sé, e così pure una sacca; e chi non ha la spada venda la sua veste e ne compri una” (Luca 22:36). Allora essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse loro: «Basta!».” (Luca 22:38). Così i discepoli erano preparati a resistere. Ma le cose presero una svolta diversa. Quando una folla venne ad arrestare Gesù, i discepoli vedendo ciò che stava per accadere, gli dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio destro. Ma Gesù, rispondendo, disse: «Lasciate, basta così». E, toccato l'orecchio di quell'uomo, lo guarì.” (Luca 22:49-51). Così non era necessario comprare spade dopotutto, e perfino quelle che possedevano i discepoli non erano realmente necessarie.

Ernest Renan ha ragione a dire riguardo a questo ed episodi simili: “Non dobbiamo guardare qui ad una logica o ad una coerenza”. [9]  Infatti, il comportamento di Gesù come apparve nei vangeli sembra irrazionale. Questo può essere considerato un argomento contro la storicità di Gesù? Non esattamente.

Attraverso i secoli, come adesso, le persone a volte non agirono razionalmente. Sotto l'influenza di emozioni una persona può fare ciò che è contrario ai suoi credi e convinzioni. Infatti, i credi e le convinzioni di una persona potrebbero essere incoerenti e contraddittori. Pertanto, una persona potrebbe fare ciò che vieta ad altri di fare oppure, al contrario, non fare ciò che dice che gli altri dovrebbero fare. Un comportamento simile difficilmente può essere considerato onorevole o lodevole, ma purtroppo può essere osservato nella vita, e non così raramente. Non è difficile immaginare che il Gesù storico abbia agito in un modo simile.

Ma l'ambiente naturale, così come quello sociale e storico in cui Gesù visse e agì, come descritto nei vangeli, è una questione totalmente diversa. Al fine di valutare i vangeli come fonti storiche, è importante determinare in che misura la descrizione da loro data di quell'ambiente è esatta o almeno plausibile. E qui troviamo che il corso e la sequenza degli eventi relativi alla vita di Gesù sono rappresentati diversamente in vangeli diversi e sono in molti punti fattualmente inaccurati o erronei.

Secondo la tradizione evangelica, Gesù era nato a Betlemme, un piccolo villaggio a sud di Gerusalemme. Ma dal momento che i genitori di Gesù vissero lontano nel nord, a Nazaret, è detto che al momento della nascita di Gesù dovettero recarsi in particolare a Betlemme dove stava per attuarsi un censimento della popolazione:
Ora, in quei giorni fu emanato un decreto da parte di Cesare Augusto, che si compisse il censimento di tutto l'impero. Questo censimento fu il primo ad essere fatto quando Quirino era governatore della Siria. E tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Or anche Giuseppe uscì dalla città di Nazaret della Galilea, per recarsi in Giudea nella città di Davide, chiamata Betlemme, perché egli era della casa e della famiglia di Davide” (Luca 2:1-4).

C'è un'intera letteratura sull'argomento di questo censimento. Nel suo studio di tre volumi (1901) della storia del popolo ebraico all'epoca di Gesù Cristo, il famoso storico tedesco Emil Schürer elenca nella sua bibliografia cinquantacinque opere dedicate al passo sopra citato di Luca. Dopo una sintesi delle loro ricerche in un lungo capitolo Schürer ricava le seguenti conclusioni: “La Storia non sa di alcun censimento generale di stato al tempo di Augusto”; [10] “.... per essere contato nel censimento romano Giuseppe non doveva recarsi a Betlemme assieme a Maria”; [11] “... in generale nessun censimento romano poteva aver avuto luogo in Palestina durante il regno di re Erode”; [12] “Flavio Giuseppe non sapeva niente di un censimento romano in Palestina durante il regno di Erode e, ciò che più conta, egli parlò di un censimento fatto nel settimo anno della nostra epoca [cioè, tre o quattro anni dopo la morte di Erode — I. K.] come un fatto nuovo e senza precedenti” [13] e “un censimento non poteva essere stato fatto durante il regno di Erode sotto Quirino, infatti Quirino non fu mai il governatore di Siria quando Erode era vivo”. [14]  Così la storia della nascita di Gesù a Betlemme deve essere scartata come falsa, e questa storia è di non piccolo significato.

 Alcuni eventi descritti nei vangeli sarebbero certamente stati notati dai contemporanei se fossero veramente accaduti. Questo non si riferisce al terremoto e all'eclissi solare che a quanto vien detto accadde su tutta la terra quando Gesù fu crocifisso, perché ovviamente quelli appartengono al regno della mitologia. Ma alcuni degli eventi descritti potevano essere accaduti, come la strage dei bambini a Betlemme, per ordine di re Erode, che pensava che il neonato Gesù sarebbe stato tra loro. Sappiamo dagli scritti di quel tempo che il re Erode fu un tiranno e fu responsabile di molte azioni sanguinose. Ma non ci fu nessuna menzione di questo episodio.

Per gli evangelisti era necessario, però, che Gesù dovesse nascere a Betlemme, perché una ben nota profezia dell'Antico Testamento disse:
Ma tu, o Betlemme Efratah, anche se sei piccola fra le migliaia di Giuda, da te uscirà per me colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini sono dai tempi antichi, dai giorni eterni” (Michea 5:2). E siccome Gesù doveva essere un discendente di Davide, doveva essere nato a Betlemme, che secondo l'Antico Testamento era la sede della casa di Davide. Ma come abbiamo visto, la storia del censimento che presumibilmente portò i genitori di Gesù a Betlemme non è storicamente autentica.

Anche priva di autenticità storica è il villaggio di Nazaret dove è detto che Gesù aveva trascorso la sua infanzia e la sua giovinezza. Il fatto è che non c'era tale villaggio in quel tempo. Archeologi occidentali hanno nuovamente scavato l'area nella quale doveva essere stata situata
Nazaret, ma non vi hanno trovato nulla a parte alcune tracce insignificanti di abitazioni umane — crani e detriti.

Alcuni dei risultati della ricerca archeologica per il villaggio di Nazaret si trovano nel libro The Bible and Archaeology di J. A. Thompson. Thompson non ha dubbi che Nazaret esisteva al tempo di Gesù. Per sostenere la sua tesi egli include nel suo libro due fotografie di ... Nazaret moderna. Il sottotitolo di una delle foto dice che essa forse illustra molti luoghi dove Gesù poteva aver camminato. [15] Thompson è entusiasta di ciò che definisce le eccitanti scoperte dell'archeologia moderna che confermano le informazioni bibliche e, di conseguenza, ora abbiamo tutta la dimostrazione che è richiesta. Ma cosa circa Nazaret? Essa esisteva e la sua posizione geografica può essere facilmente stabilita, [16] anche se, concede Thompson, l'attuale conoscenza archeologica circa Nazaret è limitata. Il fatto indubbio è, riconosce Thompson, che oggi Nazaret può darci davvero poco materiale affidabile su di sé. Alcuni autori, osserva Thompson, pensano perfino che Nazaret del Nuovo Testamento avrebbe potuto essere situata a qualche distanza dalla moderna città di Nazaret. [17] In altre parole, sulla questione di Nazaret c'è poco che la archeologia possa offrire a sostegno della teoria che Cristo avesse un'esistenza storica.

Il nome Nazaret apparve per la prima volta nel Nuovo Testamento. Non c'è alcuna sua menzione nell'Antico Testamento, tra le decine di villaggi conquistati da Giosuè. Non si trova altresì tra i quarantacinque villaggi citati negli scritti di Flavio Giuseppe. Difficilmente può esserci qualche dubbio del fatto che
non esisteva questo villaggio nel tempo in cui è detto che Gesù era vissuto, e che esso fu inserito dagli evangelisti nella biografia di Gesù qualche tempo più tardi.
 
Ci sono anche parecchi errori geografici nei vangeli. Ad esempio, è detto che c'era un grande branco di porci che pascolava” (Marco 5:11) nel paese dei Gadareni” (Marco 5:1) sulla riva del lago di Genesaret. Ma Gadara si trova lontano dal lago. In seguito Origene (nel 185-253/254 circa) introdusse una correzione nella narrazione suggerendo che l'evento accadde in Gherghesa, che in effetti risiede sulla riva del lago. Ma nel vangelo di Marco il luogo è chiamato Gadara, non Gherghesa. Anche i percorsi seguiti da Gesù mentre viaggiava in Palestina sono curiosi. Per esempio, egli si recò da Tiro a Sidone attraverso la Decapoli, che era situata lontano dalla strada tra quelle due città. E la residenza di Ponzio Pilato non fu a Gerusalemme, ma a Cesarea.

Apparamente gli evangelisti non sapevano le condizioni geografiche e naturali della Palestina, oppure le sapevano solo per sentito dire. Nella descrizione dei viaggi di Gesù essi usavano frasi generali come “al mare”, “alla montagna”, oppure “sulla via”. L'inverno in Palestina può essere piuttosto freddo, specialmente nelle montagne, ma nessuno degli evangelisti parlò di un Gesù che sente freddo o che sta coperto al caldo in qualche occasione. Per quanto riguarda le piante e gli animali, quelli menzionati nei vangeli non erano poi comuni in Palestina, ma si trovavano di solito in altre regioni mediterranee. Quando si faceva una menzione di animali e piante che esistevano in Palestina, la loro descrizione da parte degli evangelisti era ovviamente sbagliata. Per esempio, si parlava del senape, una pianta erbacea, come di un grande albero con molti rami (Luca 13:19).
 
Gli evangelisti erano anche ignoranti dei costumi e abitudini dell'antica Palestina. Alcuni degli episodi descritti nei vangeli non potevano essere accaduti oppure almeno non è probabile che fossero accaduti in Palestina a quel tempo. Per esempio, è estremamente improbabile che la figlia di una regina danzasse ad un banchetto pubblico (Matteo 14:6, Marco 6:22), perché danze simili sarebbero state eseguite da “adultere”, donne di umile origine. Inoltre, è un dato noto che Salomè, figlia della regina nell'episodio descritto, non era una ragazza, ma una vedova.

Anche l'episodio di Gesù che caccia mercanti e cambiavalute dal tempio è  implausibile. Non c'erano mercanti e cambiavalute nel tempio, e nessuno scambio di moneta vi avveniva. Il commercio di animali da sacrificare era effettuato nelle strade vicino al tempio, e questo era necessario dal momento che il sacrificio di animali costituiva parte del culto pubblico. In quelle circostanze nessuno avrebbe permesso a Gesù di agire come egli fece; molto probabilmente Gesù sarebbe stato duramente percosso o rapidamente eliminato per aver commesso un simile oltraggio.

I vangeli citano spesso i soldati romani, legionari. Tuttavia, in Palestina non c'erano legionari in quel tempo, solo auxilia, o soldati ausiliari arruolati tra la popolazione locale. Per quanto riguarda i legionari, sono comparsi in Palestina solo durante la Guerra Giudaica del 66-73. Ed è certamente strano che i legionari romani dovettero essere a conoscenza dell'Antico Testamento che a volte citarono (Giovanni 19:24).

Il resoconto del processo di Gesù, sia in generale che in alcuni dei suoi dettagli, è implausibile. Gesù non poteva essere stato processato né alla vigilia della Pasqua né durante essa, perché i processi non si tenevano di notte e fu proibito tenere un processo in occasione di festività religiose o alla vigilia di quelle festività. Nel periodo in questione il Sinedrio non aveva il diritto di condurre processi; solo le autorità romane avevano tale diritto. E nei giorni in cui il Sinedrio esercitava ancora tale diritto, i processi non si tenevano nella casa del sommo sacerdote, ma nel tempio. Lo strumento di condanna non era una croce, ma un palo con una traversa a forma di lettera “T”.

Il comportamento di Pilato come descritto nei vangeli è enigmatico. Egli fu informato che Gesù chiamò sè stesso re degli ebrei, e Gesù stesso non lo negò. Sembrerebbe che il governatore romano dovesse essere preoccupato seriamente per questo, perché si trattava di un insurrezionista che apparentemente voleva rovesciare il dominio romano in Palestina e stabilire il proprio potere. Eppure il procuratore di Giudea non trovò alcuna colpa in Gesù o nelle sue intenzioni e di fatto cercò in ogni modo di salvarlo finché gli ebrei non minacciarono di informare le autorità di Roma al riguardo. Pilato era noto per essere un uomo crudele e spietato, e così la sua esitazione nel trattare Gesù e i suoi tentativi di salvarlo sembrano veramente strani.

Ci sono molti punti di differenza tra i vangeli per quanto riguarda la vita di Gesù, a partire dalla questione del suo lignaggio.

Se accettiamo il mito della nascita verginale, non c'è affatto alcun bisogno di una genealogia: Gesù era il figlio di Dio tramite l'intervento dello spirito santo e non c'era nessun bisogno di scoprire chi fossero i suoi antenati. Ma nei vangeli la genealogia di Gesù fu comunque presa in considerazione, perché bisognava dimostrare che Gesù fosse della stirpe di re Davide. Dal punto di vista cristiano, perciò, la genealogia può solo essere fittizia, anche se era ancora necessaria. Ci sono in realtà genealogie del tutto differenti. Nel vangelo di Matteo la genealogia comincia con Abramo, e c'erano quarantadue generazioni prima di Gesù. Gli undici antenati più vicini a Gesù erano: Zorobabele, Abiud, Eliakim, Azor, Sadoc, Achim, Eliud, Eleazar, Matthan, Giacobbe e Giuseppe, padre di Gesù (Matteo 1:13-16). Nel vangelo di Luca la genealogia cominciò con Adamo e c'erano cinquantasei generazioni tra Abramo e Gesù, non quarantadue come in Matteo. Gli undici antenati più vicini a Gesù erano: Eli, Naum, Amos, Mattathia, Giuseppe, Ianna, Melchi, Levi, Matthat, Eli e Giuseppe, padre di Gesù (Luca 3:23-25). I due vangeli differiscono anche per i nomi degli altri antenati di Gesù fino ad Abramo. Così qui c'è una contraddizione evidente.

Quasi dal momento della nascita di Gesù, i suoi genitori dovevano salvarlo dall'ira di Erode: fuggirono in Egitto dove vissero fino a quando Erode non morì. Questo è ciò che ci dice il vangelo di Matteo (2:14-15). In Luca non c'è alcuna menzione della fuga in Egitto. Gesù e i suoi genitori vissero in Palestina per tutta la vita. E anche su questa questione, i vangeli forniscono versioni contraddittorie. Nei vangeli sinottici Gesù visse in Galilea prima di iniziare la sua predicazione a trent'anni. Leggendo il vangelo di Giovanni si ottiene l'impressione che Gesù vivesse tutta la sua vita a Gerusalemme.

Secondo Matteo (3:13-16) e Marco (1:9), Gesù fu battezzato da San Giovanni. Ma secondo Luca (3:20-21), Gesù battezzò sé stesso e San Giovanni fu in prigione a quel tempo. Ci sono innumerevoli contraddizioni che riguardano la vita di Gesù descritta dagli evangelisti. Qual era il nome del dodicesimo apostolo? “Lebbeo, soprannominato Taddeo”, dice Matteo (10:3). “Giuda Iscariota”, dice Luca (6:16). Secondo Matteo, Gesù si recò a Gerusalemme quattro giorni prima della Pasqua; secondo Giovanni, i giorni furono cinque. In Matteo (27:44), entrambi i ladri che furono crocifissi con Gesù insultarono Gesù. In Luca (23:39-42) uno degli ladri “ingiuriava” Gesù, mentre l'altro si rivolse a Gesù con una preghiera.

Non c'è accordo tra i vangeli perfino su un evento così importante come l'apparizine di Cristo dopo la sua resurrezione. In Giovanni, Gesù apparve prima a Maria Maddalena e poi ai suoi discepoli (20:14-24). In Luca, Gesù apparve innanzitutto a due uomini non menzionati
precedentemente (il nome dato ad uno di loro è  Cleopa) e poi immediatamente a tutti gli apostoli, tranne Giuda che apparentemente si era già impiccato (24:13-36).  In Marco, Gesù apparve prima a Maria Maddalena, poi a due degli apostoli e infine a tutti gli altri apostoli (16:9-14). In Matteo, Gesù apparve prima a Maria Maddalena e ad un'altra donna chiamata Maria (non ci viene detto chi fosse) (28: 1-9).

Gli esempi sopra citati sono sufficienti probabilmente a dare un'idea delle discrepanze tra dettagli fattuali riguardanti la vita e la personalità Gesù come raccontate nei vangeli.

Anno dopo anno centinaia di studiosi — storici, filologi e teologi — avevano ricercato ostinatamente nel Nuovo Testamento, in particolare nei vangeli, materiale sulla base del quale si potesse scrivere una biografia di Gesù. E alla fine giunsero alla conclusione la cui essenza è dichiarata nientemeno che in un libro di testo luterano per il corso “Introduzione al Nuovo Testamento”: “I vangeli non sono un ricordo di Storia nel senso moderno o antico di questa parola; essi rappresentano uno speciale genere letterario. Lo storico moderno deve indagare ogni episodio legato a Gesù e ogni parola pronunciata da lui per determinare se appartengono al tempo in cui visse Gesù, e solo in alcuni casi le indagini hanno fornito risultati definitivi”. [18]  Tuttavia decine, se non centinaia di autori, usando nient'altro materiale se non i vangeli, hanno pubblicato libri che pretendono di essere biografie di Gesù.
 
Quei libri vale la pena di leggere? La risposta a questa domanda può essere ricercata nell'opera monumentale di Albert Schweitzer su Gesù, che fu pubblicata per la prima volta nel 1906 e successivamente ristampata molte volte. E in tutte le edizioni, compresa quella che uscì nel 1966 (Schweitzer morì nel 1965), c'è la seguente conclusione: “Il Gesù di Nazaret che apparve come il Messia, che predicò la morale del regno divino, che stabilì il regno celeste sulla terra e morì così che i suoi atti potessero essere santificati — questo Gesù non è mai esistito. È un'immagine respinta dal razionalismo, resuscitata dal liberalismo e addobbata di una veste storica dalla teologia moderna”. [19] Quest'immagine era stata frantumata. Da chi? Da critici malintenzionati tra i razionalisti?

No, dice Schweitzer, “... non si è distrutta per fattori esterni, ma sbriciolata da dentro di sé, scossa e dilaniata da reali problemi storici che sono subentrati uno dopo l'altro durante gli ultimi cento e cinquant'anni nella teologia circa Gesù, malgrado tutti i trucchi, l'arte, l'artificio e la forzatura ricorsi, problemi che sono stati ripetutamente risolti e, subito dopo essere stati sepolti, sono riapparsi, sebbene in una forma nuova”. [20] Il teologo riconosce che “il Gesù storico  non può più servire la teologia moderna”. È altrettanto pronto a ammettere che “le fondamenta storiche del cristianesimo, come sono state intese da teologi razionalisti, liberali e moderni, non esistono più”. [21]

È vero, è difficile capire la posizione di Schweitzer sulla questione se Cristo fosse una figura storica oppure una figura mitica. Da un lato, egli attacca la scuola mitologica e rifiuta la sua concezione di Cristo; ma dall'altra parte egli scrive:

“Gesù è di qualche significato al nostro mondo, infatti da lui fluisce una potente corrente spirituale che pervade il nostro tempo. Questo fatto non può né essere confutato né confermato dalla conoscenza storica. Esiste un'opinione che Gesù può significare di più per noi se egli si presentò all'umanità come un essere umano. Ma questo è impossibile. In primo luogo, perché questo Gesù non è mai esistito. E anche perché la ricerca storica può gettare luce sulla questione della vita spirituale di Gesù, ma non può richiamarlo alla vita”. [22]

Così che materiale può essere estratto dal Nuovo Testamento e, innanzitutto, dai vangeli, che possono essere utilizzati per stabilire la storicità di Gesù? La risposta fornita da Schweitzer, dopo aver analizzato tutta la letteratura sulla questione “da Reimarus a Wrede”, è che non ne esiste nessuna. Il contesto della vita di Gesù dato nei vangeli sinottici non è autentico, e per giunta quasi tutti i dettagli vitali necessari per una biografia di Gesù non sono affidabili. [23]

La conclusione di Schweitzer è corroborata da parecchi teologi moderni. Si prenda, ad esempio, il protestante tedesco  W. Kümmel, uno specialista del Nuovo Testamento.

Verso la fine del 19-esimo secolo, si teneva diffusamente l'opinione che il vangelo di Marco fosse più affidabile dal punto di vista storico rispetto agli altri tre vangeli. Uno studio attento dei Logoi (“Detti” di Gesù, un documento di cui solo frammenti sono giunti fino a noi), precedentemente ritenuti la fonte principale del vangelo di Marco, e una ricerca nella tradizione orale che avrebbe potuto servire da base di questo vangelo, mostrano, disse Kümmel, che “la possibilità di formare un quadro storicamente affidabile della vita e dell'insegnamento di Gesù sulla base del vangelo di Marco deve essere considerata dubbia oppure limitata”. [24] In tal senso, Kümmel citò i pareri dei teologi protestanti M. Kähler e Rudolf Bultmann.

Nel 1892 Kähler ha pubblicato un libro intitolato Circa il Cosiddetto Gesù Storico e il Cristo Biblico Storico. [25] La sua idea principale è che è impossibile per i teologi derivare l'insegnamento di Cristo sulla base della sua biografia come raccontata nei vangeli. Sarà di poca utilità, disse Kähler, utilizzare i risultati dubbi e inaffidabili della ricerca nei testi dei vangeli perchè non c'era semplicemente alcun materiale nei testi per una ricerca simile.

Opinioni simili sono tenute principalmente da autori protestanti. In precedenza i teologi cattolici accusarono questi autori di razionalismo, nichilismo e altre offese, ma ora loro stessi sono indotti a prendere la stessa posizione in relazione alla vita di Gesù come raccontata nel Nuovo Testamento. Lo studioso religioso polacco Z. Poniatowski ha notato in questa connessione: “Di recente anche biblisti cattolici sono stati a sottolineare il fatto che i vangeli non forniscono una biografia di Gesù nel senso stretto della parola”. [26] E si riferisce a un libro di V. Trilling che tratta dei problemi del Gesù storico (Leipzig, 1965) e contiene un capitolo intitolato “Perchè non c'è nessuna 'Vita di Cristo'?”.

Cosa devono fare allora i teologi cristiani, dato che la figura centrale del dogma cristiano è un Gesù che fu sia uomo che Dio?  Un'ovvia maniera consiste nel separare una “storia sacra” da una “storia reale”, enfatizzando una “reale” immagine di Cristo, e ciò risulta essere non l'immagine del Gesù storico, il soggetto della ricerca moderna, ma l'immagine del Cristo che predicava attraverso i testimoni apostolici. Questo è di fatto un'indiretta ammissione che i resoconti dell'uomo Gesù come forniti nei vangeli non sono storicamente affidabili.

Un pò di decenni più tardi la stessa idea fu espressa da Rudolf Bultmann, che in parecchi dei suoi libri “demitizzava” il soggetto. Egli rafforzò l'idea di storia sacra, come una via di fuga, coll'idea di kerygma. Secondo Bultmann, non c'è nessun bisogno di andare oltre al kerygma per una ricostruzione del Gesù storico. Il Signore non è il Gesù storico, ma Gesù Cristo predicato da altri, egli disse. [27]

Nel citare questo materiale Kümmel diventò apprensivo: un'aperta ammissione del fatto che il Gesù storico è una figura immaginaria metterà in discussione la teologia del Nuovo Testamento e il cristianesimo nel complesso?

Kummel riconosce che questo creava una situazione imbarazzante. L'interrogativo non si potva rifiutare semplicemente. Lo storico specialmente non può eluderlo, poichè se egli desidera comprendere le origini del cristianesimo egli dovrà conoscere qualcosa circa Gesù. Perfino il credente comune non sarebbe subito d'accordo a rifiutare l'interrogativo. Infatti egli “accetta la dottrina intorno alla resurrezione di Gesù Cristo per le testimonianze degli apostoli e crede ad essa, e vi trova conferma del fatto che il Signore risorto è il Gesù di Nazaret e che alcuni dei testimoni della resurrezione erano stati con lui durante la sua predicazione sulla terra”. [28] Ne deriva che la “fede, se essa dev'essere consapevole del suo messaggio, cioè, se essa tenta di comprendersi in termini teologici, è molto interessata alla risposta alla domanda riguardo a quale misura ogni immagine di Gesù Cristo basata sulla predicazione degli apostoli sia concorde con l'autenticità storica di questo Gesù”. [29]

La conclusione è inevitabile: “Oggi è generalmente accettato che non si può scrivere nessuna biografia di Gesù oppure la storia dello sviluppo della predicazione di Gesù”. [30] Qual è la via d'uscita da questa situazione? Segue un lungo elenco di vari aspetti del problema. Un paragone è fatto tra resoconti ed episodi paralleli nei vangeli; elementi distinti di tradizione sono analizzati e differenziati, una distinzione storico-formale è tracciata tra forme diverse di narrazione e discorso, e così via. E tutto questo indica che
sono necessari strumenti metodologici ausiliari. Ma perfino essi, disse Kümmel, possono offrire solo “una comprensibile immagine uniforme di Gesù e dei suoi discorsi”, ma non un'immagine storicamente vera. [31]

Così, quel che ci dicono i vangeli circa Gesù è riconosciuto non autentico e non storico anche da alcuni teologi.

NOTE

 [9] E. Renan, Vie de Jésus, Parigi, 1974, pag. 283.

[10] E. Schürer, Geschichte des jüdischen Volkes im Zeitalter Jesus Christus, Leipzig, 1901, Volume 1, pag. 519.

[11] Ibid., pag. 524.

[12] Ibid., pag. 525.

[13] Ibid., pag. 530.

[14] Ibid., pag. 534.

[15] J. A. Thompson, The Bible and Archaeology, Grand Rapids, 1973, pag. 362.

[16] Ibid., pag. 442.

[17] Ibid., pag. 361.

[18] G. Schneider, Einfürung in das neue Testament, Neukirken, 1969, pag. 47.

[19] A. Schweitzer, Geschichte des Leben-Jesu-Forschung, Monaco e Amburgo, 1966, Volume 2, pag. 620.

[20] Ibidem.

[21] Ibid., pag. 620, 621.

[22] Ibid., pag. 621.

[23] Ibid., pag. 580.

[24] W. Kümmel, Die Theologie des Neuen Testaments nach seinen Hauptzeugen, Gottinga, 1969, pag. 20-21.

[25] M. Kähler, Der sogenannte historische Jesus und der Geschichtliche biblische Christus, Tubinga, 1892.

[26] Studia Religioznawcze, Numero 12, 1977, pag. 77.

[27] Der Spiegel, Numero 16, 1966, pag. 84-86.

[28] W. Kümmel, op. cit., pag. 22.

[29] Ibidem.

[30] Ibidem.

[31] Ibid., pag. 24.

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